Torquato Tasso
(il poeta da piccolo..)
Margherita Arca e
Anna Montesi IIB
Gerusalemme
liberata
Torquato Tasso
Inizi…
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Tasso iniziò probabilmente a scrivere l'opera all'età di 15 anni con il titolo
di Gierusalemme tra il 1559 ed il 1560, durante il soggiorno a Venezia, ma si fermò
a 110 ottave.
La Gerusalemme liberata, vera e propria, venne completata dall'autore nel 1575.
Leggendola, il duca Alfonso II d'Este, destinatario dell’opera, volle subito la
pubblicazione ma Tasso non accettò la decisione e la sottopose al giudizio di
cinque critici di fiducia, scelti tra eruditi e religiosi, ottenendo critiche positive e
negative che suscitarono in lui conflitti e tormenti che già lo affligevano.
L’opera venne pubblicata a Venezia senza l'autorizzazione del poeta nell'estate
del 1580 con il titolo di Goffredo.
Pochi mesi dopo, il 24 giugno 1581, uscì a Ferrara la prima edizione autorizzata da
Tasso.
In seguito ad altre edizioni e alla liberazione dalla prigionia di Sant'Anna, il poeta
revisionò l’opera e la riscrisse eliminando gran parte delle scene amorose,
accentuando il tono religioso e epico della trama e cambiando infine anche il titolo
in Gerusalemme conquistata (1593), opera che viene generalmente considerata
separatamente.
Struttura dell’opera
• L’opera è suddivisa in 20 canti raggruppabili in cinque parti,
corrispondenti ai cinque atti della tragedia classica.
• Riprende la corrente classica prendendo come esempio l’Iliade e
l’Eneide.
• La poesia narra il verosimile: avvenimenti di carattere storico con
elementi fantastici non propri del romanzo cavalleresco ma del
“meraviglioso” cristiano, il sovrannaturale, dettato da interventi
divini degli angeli e delle potenze infernali.
• La poesia non può essere separata dal diletto che deve essere
finalizzato al giovamento morale.
• Il poema dev’essere vario in quanto deve contenere le realtà più
diverse: battaglie,amori, tempeste, siccità..il tutto dev’essere legato
in una struttura rigorosamente unitaria.
• E’ un poema didascalico e pedagogico.
• Collegamento con Lucrezio
• Collegamento con Petrarca: analogia tra Goffredo e Petrarca?
“Però che, sì come in questo mirabile magisterio di Dio, che mondo si chiama, e ’l cielo si
vede sparso o distinto di tanta varietà di stelle; e, discendendo poi giuso di mano in
mano,l’aria e ’l mare pieni d’uccelli e di pesci; e la terra albergatrice di tanti animali così
feroci come mansueti, nella quale e ruscelli e fonti e laghi e prati e campagne e selve e monti
si trovano; e qui frutti e fiori, là ghiacci e nevi, qui abitazioni e culture, là solitudini ed orrori:
con tutto ciò uno è il mondo che tante e sì diverse cose nel suo grembo rinchiude, una la
forma e l’essenza sua, uno il modo dal quale sono le sue parti con discorde concordia insieme
congiunte e collegate; e non mancando nulla in lui, nulla però vi è di soverchio o di non
necessario: così parimente giudico che da eccellente poeta (il quale non per altro divino è
detto se non perché, al supremo Artefice nelle sue operazioni assomigliandosi, della sua
divinità viene a partecipare) un poema formar si possa nel quale, quasi in un picciolo mondo,
qui si leggano ordinanze d’eserciti, qui battaglie terrestri e navali, qui espugnazioni di città,
scaramucce e duelli, qui giostre, qui descrizioni di fame e di sete, qui tempeste, qui incendii,
qui prodigii; là si trovino concilii celesti ed infernali, là si veggiano sedizioni, là discordie, là
errori, là venture, là incanti, là opere di crudeltà, di audacia, di cortesia, di generosità; là
avvenimenti d’amore, or felici or infelici, or lieti or compassionevoli; ma che nondimeno uno
sia il poema che tanta varietà di materie contegna,una la forma e la favola sua, e che tutte
queste cose siano di maniera composte che l’una a l’altra riguardi, l’una l’altra corrisponda,
l’una da l’altra o necessariamente o verisimilmente dependa: sì che una sola parte o tolta via
o mutata di sito, il tutto ruini.”
Tasso, in questo passo tratto da “I discorsi dell’arte poetica”, paragona il poema al mondo che, al suo interno,
presenta un’infinità e mirabile varietà di aspetti ma reca l’impronta della mente ordinatrice e unificatrice di Dio.
Temi
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Interiorità dei personaggi: virtù e passioni, cedimenti e riscatti. Il poeta
rappresenta i loro pensieri e desideri, il senso del dovere si scontra con le passioni.
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Eroismo: una lotta contro tutto ciò che è insensato, come una sfida alla casualità e
all'irrazionalità dei rapporti umani e delle leggi della materia e della storia.
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Magia: il ricorso alla dimensione sovrannaturale. E’ solo la religione che indica la
via della salvezza, è anzi soltanto attraverso l'unione d'eroismo e di religiosità che
può realizzarsi una qualche attribuzione di senso.
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Amore: il vero motivo del poema, denso di significati e di contraddizioni. Da una
parte esprime la dimensione felice e rasserenante; ma l'amore è anche la via
privilegiata seguita dalle forze oscure che minacciano l'individuo distraendolo dai
doveri sociali e dai valori religiosi. Rappresenta la complessità ideologica ed
espressiva.
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Guerra: solo in essa è possibile trovare l’eroismo, unica fonte per vincere
l’insensatezza. E’ tuttavia assurda (Tancredi che uccide Clorinda).
Proemio
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(1) “Canto l’arme pietose e ‘l capitano
che ‘l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co ‘l senno e con la mano,
molto soffrì nel glorioso acquisto;
e in van l’Iferno vi s’oppose, e in vano
s’armò d’Asia e di Libia il popol misto.
Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.”
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Fin dalla prima ottava è presente il
forte tema religioso: tutte le azioni
umane sono dettate dalla volontà di
Dio.
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(2) “O Musa, tu che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona,
ma su nel cielo infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona,
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
s’intesso fregi al ver, s’adorno in parte
d’altri diletti, che de’ tuoi, le carte.”
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“Tu illumina il mio canto e tu perdona
se intreccio abbellimenti di fantasia
alla verità, se adorno in parte le carte
di piaceri diversi dai tuoi.”
Il poeta, nei versi 6-8 della seconda
ottava, riprende il rapporto tra vero e
invenzione fantastica.
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(3) “Sai che là corre il mondo ove più versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
e che ‘l vero, condito in molli versi,
i più schivi allettando ha persuaso.
Così a l’egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso:
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l’inganno suo vita riceve.”
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(4) “Tu, magnanimo Alfonso, il qual ritogli
al furor di fortuna e guidi in porto
me peregrino errante, e fra gli scogli
e fra l’onde agitato e quasi absorto,
queste mie carte in lieta fronte accogli,
che quasi in voto a te sacrate i’ porto.
Forse un dì fia che la presaga penna
osi scriver di te quel ch’or n’accenna.”
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Evidente collegamento con Lucrezio:
“Così come il miele, cosparso sul bordo
della tazza, inganna il bambino malato ad
ingoiare la medicina benefica, altrimenti
troppo amara.”
La poesia è un “dolce” tramite per i valori
religiosi, indispensabili per la
sopravvivenza dello spirito.
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Nella quarta ottava è presente il tema
encomiastico nei confronti di Alfonso
D’Este. Nel v. 3 il poeta di definisce
‘peregrino errante’ poiché cerca rifugio
presso la corte di Ferrara.
Confronto con Ariosto
Tasso
Tasso ritiene che varietà e unità
possano conciliarsi: il poema epico deve
essere come il mondo, che presenta
una mirabile varietà di aspetti, ma resta
unico nella sua forma.
Ne “La Gerusalemme liberata” vi è una
duplice prospettiva, terrena e
ultraterrena: la prima è sede della
guerra tra cristiani e musulmani, la
seconda è data dagli interventi degli
angeli e delle potenze infernali (cielo e
inferno: due piani contrapposti).
Nella Gerusalemme si apre la nuova
dimensione psicologica di Tasso, i suoi
personaggi sono autobiografici e ne
riflettono l’irrequietezza. Il bifrontismo
si riflette anche nello scontro tra
cristiani e pagani. Non si tratta di uno
scontro tra due religioni e culture
diverse, ma di uno scontro sulla visione
dell’uomo: i pagani sono i portatori di
una visione laica, che si rifà ai valori
rinascimentali, i cristiani sono portatori
del codice culturale dell’età della
Controriforma.
Ariosto
MOLTEPLICITA’ E UNITA’
Manifesta diverse voci, portatrici
di varie prospettive sul reale,
tutte in perfetta autonomia,
senza intervenire per fissare una
prospettiva privilegiata.
PROSPETTIVA DELLO SPAZIO
Ne “L’Orlando Furioso” vi è una
prospettiva terrena: i personaggi
rincorrono gli oggetti del proprio
amore.
PERSONAGGI
Nel Furioso nessun personaggio
presenta uno sviluppo psicologico
individuale in quanto l’autore
intendeva creare delle figure che
riflettessero soltanto un aspetto
della natura umana.
Egli si limita ad abbassare la
dignità epica ed eroica dei
personaggi facendo emergere i
cavalieri e le dame con i loro limiti
ed errori.
Tasso
Vede nella religione e nella
fede la vera interpretazione
del mondo. I valori cristiani
sono gli unici che obbligano
l’uomo alla fedeltà eterna,
mentre i valori classici,
legati alla materialità,
lasciano l’uomo libero di
decidere e di agire secondo
la propria volontà.
Nella Gerusalemme,
sebbene risulti dominante
l’impresa militare, non
manca la presenza
dell’amore, forza negativa,
che si oppone al compito
eroico dei guerrieri crociati.
La poesia del Tasso è
caratterizzata da una
compresenza dei contrari. Il
suo è uno stile ricco di
tensioni interne che
rispecchiano il suo mondo
interiore.
Ariosto
RELIGIONE
AMORE
STILE
Ha una visione del mondo
positiva e vede nell’uomo e
nella religione la capacità di
capire il mondo, la natura e la
possibilità di piegarla al
proprio volere, riuscendo in
un certo modo a controllarla.
L’opera ariostesca si collega
alla tradizione cavalleresca, di
cui riprende gli armi e gli
amori. La follia di Orlando
appare come il rovesciamento
ironico dei concetti cortesi:
l’amore non innalza l’uomo
spiritualmente ma lo degrada
ad una condizione disumana.
Il criterio linguistico seguito
da Ariosto è ispirato
a un’idea classicistica di
uniformità, compostezza ed
equilibrio.
Personaggi
Maschili
• Goffredo: cavaliere della fede
in quanto lontano dalle
tentazioni terrene e passionali.
• Rinaldo: fondatore fantastico
della casa D’Este, giovane,
appassionato e ciò lo fa cadere
nella trappola della strega
Armida.
• Tancredi: malinconico e
sfortunato, non riconosce
l’amata Clorinda e la uccide in
duello.
Femminili
• Armida: personificazione
dell’erotismo che si
sottomette alla morale
riunendosi all’amato Rinaldo e
convertendosi al cristianesimo.
• Clorinda: donna guerriera che,
ferita a morte da Tancredi, gli
chiede il battesimo.
• Erminia: donna innamorata di
Tancredi.
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La Gerusalemme Liberata - Liceo Classico Dettori