Ludovico Ariosto
&
Torquato Tasso
Analogie e differenze della vita degli scrittori,dello stile di vita,dei poemi,dello stile dei poemi,della poetica,
del pensiero e modo di interpretare ciò che viene inteso per libertà
Ludovico Ariosto(Reggio Emilia 1474–Ferrara 1533) poeta italiano,uno dei più
importanti dell’epoca rinascimentale. Figlio di un capitano di guarnigione al servizio
degli estensi e di una nobile reggiana, nel 1484 si trasferì con la famiglia a Ferrara dove
assunse le prime cariche amministrative. gli studi giuridici gli diedero una qualifica
ulteriore, preziosa per il futuro di cortigiano. Nella prima metà degli anni novanta
partecipò alla vita di corte di Ercole primo d’Este, quindi comincio a scrivere poesie in
latino. Nel 1497 fu accolto fra i cortigiani stipendiati, mentre intensificava il lavoro
intorno alle rime,poesie, stampate postume nel 1546 nelle quali la lezione di Francesco
Petrarca veniva rivisitata in chiave più scopertamente personale e realistica
Ben presto però gli impegni divennero anche militari: nel 1501 fu capitano della rocca
di Canossa, mentre nel 1503 passò al servizio di Ippolito d’Este, ottenendo incarichi
amministrativi e diplomatici. L’opera alla quale intanto stava lavorando con maggiore
impegno era il poema cavalleresco Orlando Furioso, la cui prima edizione,composta di
quaranta canti, usci nel 1516.
Sempre meno disposto a sacrificare il lavoro letterario a quello politico e
amministrativo, nel 1517 si rifiutò di seguire il cardinale Ippolito in Ungheria, e perciò
ruppe ogni rapporto con lui: Nel 1418 passo al servizio del duca Alfonso, ma questi non
risparmio numerose missioni in varie corti italiane
1474-LUDOVICO ARIOSTO
NASCE A REGGIO EMILA
1484-DA REGGIO EMILIA SI
TRASFERISCE A FERRARA
1497-FU ACCOLTO TRA I
CORTIGIANI STIPENDIATI
1501-DIVENNE CAPITANO
DELLA ROCCA DI CANOSSA
1503-PASSO AL SERVIZIO DI
IPPOLITO D’ESTE
1516-VIENE PIBBLICATO
ORLANDO FURIOSO(40 CANTI)
1517-RIFIUTA DI SEGUIRE IL
CARDINALE IPPOLITO IN
UNGHERIA
1518-PASSO AL SERVIZIO DEL
DUCA ALFONSO
1521-COMPARVE
LA SECONDA EDIZIONE
DELL’ORLANDO FURIOSO
1522/25-EBBE ONEROSO
INCARICO DI COMMISSARIO
DUCALE DELLA GARFAGNANA
1525-PUBBLICA LE SETTE
SATIRE
1532-ESCE L’EDIZIONE
DEFINITIVA DELL’ORLANDO
FURISO
1508
La Cassaria
Commedia in prosa, rielaborata in versi nel 1528-1531
1509
I Suppositi
Commedia in prosa, rielaborata in versi nel 1528-1531
1516
Orlando
Furioso
Poema epico-cavalleresco in ottave: prima edizione, di 40 canti
15171525
Satire
Sette satire, indirizzate a parenti e amici, scritte in terzine, pubblicate postume nel 1534
1518
I studenti
Commedia incompiuta
1520
Il Negromante
Commedia in versi
1521
Orlando
Furioso
Poema epico-cavalleresco in ottave; seconda edizione
1528
La Lena
Commedia in versi
1532
Orlando
furioso
Terza e ultima edizione, con l'aggiunta di 6 canti
1545
Cinque canti
Canti pubblicati postumi; ideati e composti in vista dell'edizione del Furioso del 1521, dove però non furono
accolti, vennero rivisti linguisticamente tra il 1525 e il 1526, ma non comparvero neppure nell'edizione
definitiva del poema
1564
Rime
Scritte durante tutta la vita e mai raccolte né pubblicate dal poeta: comprendono canzoni, madrigali, sonetti
perlopiù di argomento amoroso
Orlando furioso Poema cavalleresco, capolavoro della letteratura del Rinascimento italiano. Composto da
Ludovico Ariosto in ottave, fu pubblicato per la prima volta nel 1516 in 40 canti, saliti a 46 nell’edizione
definitiva del 1532. Orlando furioso
Frontespizio di un'edizione illustrata dell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto stampata a Venezia nel 1583.
L'immenso successo del capolavoro ariostesco non si desume solo dalle numerose ristampe, ma anche dalle
molte imitazioni che ebbe il poema e dalla rapida successione delle traduzioni
PRIMA OTTAVA-La fuga di Angelica
Nata pochi dì inanzi era una gara
tra il conte Orlando e il suo cugin Rinaldo;
che ambi avean per la bellezza rara
d’amoroso disio l’animo caldo.
Carlo, che non avea tal lite cara,
che gli rendea l’aiuto lor men saldo,
questa donzella, che la causa n’eran
tolse, e diè in mano al duca di bavera
LE RIME:
Nata pochi dì inanzi era una gara A
tra il conte Orlando e il suo cugin Rinaldo; B
che ambi avean per la bellezza rara A
d’amoroso disio l’animo caldo. B
Carlo, che non avea tal lite cara, A
che gli rendea l’aiuto lor men saldo, B
questa donzella, che la causa n’eran C
tolse, e diè in mano al duca di bavera C
questa donzella, che la causa n’eran
que\sta\ don\zel\la\, che\ la\ cau\sa\ n’e\ran
DECIMA SILLABA ACCENTATA
COSA E’ UN VERSO
ENDECASILLABO?
Endecasillabo Verso di undici sillabe (il
termine deriva dal greco éndeka, "undici", e
syllabé, "sillaba"), misurato tenendo conto
dei fenomeni di dialefe e sinalefe e di
dieresi e sineresi, e considerando piana
(con l'accento sulla penultima sillaba) la
parola finale del verso; se invece la parola è
sdrucciola, cioè con l'accento sulla
terzultima sillaba, il verso ha una sillaba in
più, ossia dodici; e se è tronca, ovvero con
l'accento sull'ultima sillaba, ne ha una in
meno, cioè dieci. L'endecasillabo ha un
accento tonico costante sulla 10a sillaba
Orlando Furioso
RINASCIMENTO
La libertà
ORLANDO
ANGELICA
ARIOSTO NEL
NARRARE LA
VICENDA DELL’EROE
PER ECCELLENZA(IL
CAVALIERE
DIFENSORE DEI
DEBOLI E
PALLADINO DELLA
FEDE CRISTIANA)SI
LASCIA VINCERE
DAGLI STEREOTIPI
MEDIEVALI: LIBERO
DI OFFRIRE AL
LETTORE UNA
NUOVA
INTERPRETAZIONE
DELL’EROE DANDO
NEL POEMA LIBERO
DI SBAGLIARE E DI
COMPORTARSI DA
ANTIEROE E
ADDIRITTURA DI
IMPAZZIRE
ANGELICA SECONDO
GLI SCHEMI
TRADIZINALI
DELL’AMOR
CORTESE,DOVREBBE
RICAMBIARE
L’AMORE DELL’EROE
PIU’ VALOROSO(AL
COR GENTIL
RIEMPIVA SEMPRE
AMORE)INVECE è
LIBERA DI
SCEGLIERE: SI
INNAMORA DI UNO
STALLIERE PAGANO
L’ ENCOMIO
ARIOSTO VIVE
NELL’EPOCA DELLE
SIGNORIE è
STIPENDIATO DAL
SUO SIGNORE
DOVREBBE QUINDI
OMAGGIARE LA
FIGURA E LA
GRANDEZZA DEGLI
ESTENSI. INVECE IL
MOTIVO
ENCOMISTICO CHE
PURE PRESENTE
NELL’OPERA NON
LIMITA LA LIBERTA’
DEL POETA: NELA
PASSO ASTOLFO
SILLA LUNA
ARIOSTO
POLEMIZZA CONTRO
IL SUO SIGNORE
RIMPROVERANDOLO
DI NON MANTENERE
LE PROMESSE FATTE
PERIODO DI
TRANSIZIONE
ARIOSTO VIVE IN UN MOMENTO
STORICO IN CUI è LIBERO DI
PENSARE E AGIRE SENZA IL
CONTROLLO DEL SUO SIGNORE
O PRINCIPE.ARIOSTO QUINDI
ERA
LIBERO DI SCEGLIERE LE
TEMATICHE DELLE PROPRIE
OPERE
TASSO VIVE IN UN PERIODO
DI CRISI .IL PRINCIPE VUOLE
IL PIENO CONTROLLO NEL
SUO STATO DEI FUNZIONARI
(GLI ARTISTI),I QUALI DEVONO ESEGUIRE
LE DIRETTIVE DEL PRINCIPE
CON LA CONTRORIFORMA GLI ARTISTI
DEVONO SEGUIRE LE DIRETTIVE DELLA
CHESA
TASSO E ARIOSTO VIVONO
NEL PERIODO DI
PASSSAGGIO
DALLE SIGNORIE AI
PRINCIPATI
SIGNORIE
PRINCIPATI
PRINCIPATI
IL PRINCIPE HA PIENO POTERE SU
TUTTO ANCHE SULLE
PUBBLICAZIONI LETTERARIE E
ARTISTICHE DEI PROPRI FUNZIONARI
SIGNORIA
IL PODESTà DIVENTA SIGNORE.LA CARICA DEL
PODESTà SI TRAMANDAVA DA PADRE IN
FIGLIO(VENIVA EREDITATA)COL PASSAR DEL
TEMPO IL SIGNORE VIENE RICONOSCIUTO
DALLE AUTORITA NOBILIARE DIVENTA PRINCIPE
COSA è UNA SIGNORIA
Età delle Signorie Fase della
storia d'Italia successiva al
declino dei Comuni e
compresa tra la metà del XIII e
la fine del XV secolo. Tale
periodo fu caratterizzato dalla
diffusione, nell’Italia
centrosettentrionale, di una
forma di governo dove tutti i
poteri erano concentrati nelle
mani di una sola persona, che
li trasmetteva al suo
successore per via ereditaria.
COMUNE
NEL’ Età DEI COMUNI IL POTERE è NELLE MANI DEI
CITTADINI.
QUESTI ELEGGONO I CONSOLI I QUALI HANNO NELLE LORO
MANI IL GOVERNO.
I CONSOLI NON GARANTIVANO L’IMPARZIALITà,Ciò
COMPORTO LA VENUTA AL POTERE DI UN PODESTà
COSA è UN COMUNE
Età dei Comuni Fase della
storia del Medioevo in Europa
occidentale, durata dall'XI al
XIV secolo, contrassegnata
dalla ripresa della crescita delle
città e del loro ruolo politico, dal
lungo e sanguinoso conflitto tra
poteri feudali e poteri
corporativi cittadini, e dal
trionfo di forme di autogoverno
cittadino.
Tasso, Torquato (Sorrento, Napoli 1544 - Roma 1595), poeta italiano, una delle figure
più autorevoli del Rinascimento. Figlio del poeta Bernardo Tasso, compì gli studi
universitari di legge e filosofia a Bologna e Padova, e qui compose il suo primo poema
epico-cavalleresco, Rinaldo, pubblicato nel 1562, che racconta la giovinezza del famoso
cugino di Orlando, anch'egli paladino di Carlo Magno. Intanto nel 1559, a Venezia,
aveva cominciato a scrivere un poema sulla prima crociata intitolato provvisoriamente
prima Gierusalemme e poi Gottifredo.La sua vita fu contrassegnata da continui
spostamenti, sintomatici del suo sradicamento e della sua inquietudine esistenziale. Nel
1565 entrò al servizio del cardinale Luigi d'Este e si trasferì a Ferrara, dove divenne
membro ammirato della corte del duca Alfonso II. Gli Estensi erano rinomati patroni
delle arti, e fin dal XV secolo si erano circondati di talenti come Ludovico. Nel 1575
Tasso completò il poema dedicato alla prima crociata, che sottopose all'opinione di
alcuni autorevoli critici, mentre si manifestavano i primi segni di uno squilibrio mentale.
Si autodenunciò infatti al tribunale dell'Inquisizione, che lo assolse. Tornato a Ferrara
dopo essere stato ospite di Francesco Maria della Rovere, a Urbino, maturò in lui la
convinzione di un'azione persecutoria nei propri confronti. Nel 1579, a seguito di
ripetute crisi violente, fu ricoverato nell'ospedale Sant'Anna di Ferrara, dove rimase
setteanni. È il periodo in cui lavorò, tra l'altro, ai Dialoghi, dedicati ad argomenti
letterari, filosofici, morali.
Nel 1581 apparve la prima versione completa, ma non autorizzata dall’autore, della Gerusalemme
liberata, riedita da un diverso curatore nel 1584. L'opera consiste di venti canti in ottave e tratta
degli ultimi mesi dell'assedio di Gerusalemme, fatto storico avvenuto nel 1099, della conseguente
caduta della città e della battaglia di Ascalona. I personaggi sono sia storici (Goffredo di Buglione)
sia d'invenzione, come Rinaldo, già protagonista dell'omonimo poema giovanile. Tra gli eroi
cristiani spiccano il capitano Goffredo e due giovani: Rinaldo, appunto, e Tancredi. Il primo
rappresenta il vigore guerresco allo stato puro, il secondo è invece una figura combattuta e
malinconica, anche per via del suo amore per una donna nemica, Clorinda. Tra i pagani hanno
particolare rilievo Argante e Solimano, eroici avversari sui quali aleggia la consapevolezza
dell'inevitabile sconfitta. Tra i personaggi femminili primeggia Erminia, innamorata di Tancredi ma
timida e riservata, l'opposto della bella maga Armida, simbolo dell'amore erotico e della sua forza.
Novità significative del poema sono sia la realizzazione di figure psicologicamente ben delineate sia
la sapiente commistione fra immaginario cristiano e sensibilità "magica", tipica del poema.
Mentre continuava a rivedere il suo capolavoro, Tasso rielaborò i Discorsi dell'arte poetica e in
particolare sopra il poema eroico, in cui in gioventù aveva esposto la sua poetica. Il volume fu
pubblicato in seguito, nel 1594, col titolo Discorsi del poema eroico. Nel 1586, anno in cui stampò
la tragedia Re Torrismondo, grazie all'intervento del principe di Mantova poté lasciare l'ospedale.
Intanto continuavano gli spostamenti; l'anno seguente Tasso si allontanò dalla città e cominciò a
peregrinare per l'Italia senza smettere di rielaborare La Gerusalemme, ossessionato dal giudizio dei
critici. Il risultato, considerato sensibilmente inferiore alla prima versione per via degli episodi
tagliati e della nuova disposizione della materia, fu pubblicato a Roma nel 1593 col titolo di
Gerusalemme conquistata, opera dedicata all'ultimo protettore del poeta, il cardinale Cinzio
Aldobrandini. Tasso morì prima che venisse presa la decisione di incoronarlo poeta laureato.
1544-Torquato Tasso nasce a
Napoli
1559-Inizia a scrivere la
Gerusalemme
1562-Viene pubblicato il suo
primo poema epico
cavalleresco
1565-Entrò al servizio del
cardinale Luigi d’Este
1575-completò il poema
dedicato alla crociata
1579-viene ricoverato
all’ospedale Sant’Anna di
ferrara
1581-Apparve la prima versione
non completa della
gerusalemme liberata
1586-Stampo la tragedia Re
torrismondo
1593-A roma viene pubblicata
la Gerusalemme Conquistata
1594-Viene pubblicato
discorsi del poema eroico
1595-Muore a Roma prima
di essere incoronato poeta
laureato
1559
Il Gierusalemme
Poema rimasto incompiuto, di cui ci restano 110 ottave; costituisce il primo nucleo della Gerusalemme
1562
Rinaldo
Poema in 12 canti, in ottave
1565-66
Discorsi dell'arte
poetica
Opera in prosa
1573
Aminta
Dramma pastorale in 5 atti, in settenari ed endecasillabi
1579-94
Dialoghi
Ventisei dialoghi sul modello di quelli platonici su argomenti filosofici, letterari, morali
1580-81
Gerusalemme
liberata
Poema epico in 20 canti, in ottave; pubblicazioni non autorizzate dall'autore
1584
Gerusalemme
liberata
Poema epico; edizione rivista e corretta con l'aiuto dell'amico Scipione Gonzaga
1586
Re Torrismondo
Tragedia in 5 atti
1588
Monte Oliveto
Poema sacro in ottave
1591-93
Rime
In tutto 2000 tra sonetti, canzoni, ballate e madrigali, furono raccolte da Tasso in canzoniere,
raggruppate per argomento e date alle stampe in due tempi successivi nel 1591 e nel 1593
1592-94
Le sette giornate
del mondo creato
Poemetto in versi sciolti sulla creazione del mondo, pubblicato postumo nel 1607
1594
Discorsi del poema
eroico
Rielaborazione dei Discorsi dell'arte poetica
liberata
Gerusalemme liberata Poema epico di Torquato Tasso, in venti canti strutturati in ottave, composto tra il 1564 e il 1575 e pubblicato la prima
volta a Venezia nel 1580 in un’edizione parziale in sedici canti non autorizzata dall’autore e con il titolo di Goffredo. Seguirono, con il titolo
di Gerusalemme liberata, altre edizioni, sia parziali sia complete, nessuna delle quali riconosciuta da Tasso, che continuò ossessivamente a
correggere il testo per quasi vent’anni finché, nel 1593, autorizzò la pubblicazione di una versione profondamente modificata dell’opera, in 24
canti e con il titolo di Gierusalemme conquistata.
PRIMA OTTAVA-Il combattimento di Tancredi e Clorilda
Vuol ne l’armi provarla: un uom la stima
degno a cui sua virtù si paragone.
Va girando colei l’alpestre cima
verso altra porta, ove d’entrar dispone.
Segue egli impetuoso, onde assai prima
che giunga, in guisa avien che d’armi suone,
ch’ella si volge e grida:<<O tu, che porte,
che corri sì?>> Risponde:<<E guerra e morte.>>
LE RIME:
Vuol ne l’armi provarla: un uom la stima A
degno a cui sua virtù si paragone. B
Va girando colei l’alpestre cima A
verso altra porta, ove d’entrar dispone. B
Segue egli impetuoso, onde assai prima A
che giunga, in guisa avien che d’armi suone, B
ch’ella si volge e grida:<<O tu, che porte, C
che corri sì?>> Risponde:<<E guerra e morte.>> C
Degno a cui sua virtù si paragone.
De\gno a\ cui\ sua\ vir\tù\ si\ pa\ra\go\ne.
DECIMA SILLABA ACCENTATA
COSA E’ UN VERSO
ENDECASILLABO?
Endecasillabo Verso di undici sillabe (il
termine deriva dal greco éndeka, "undici", e
syllabé, "sillaba"), misurato tenendo conto
dei fenomeni di dialefe e sinalefe e di
dieresi e sineresi, e considerando piana
(con l'accento sulla penultima sillaba) la
parola finale del verso; se invece la parola è
sdrucciola, cioè con l'accento sulla
terzultima sillaba, il verso ha una sillaba in
più, ossia dodici; e se è tronca, ovvero con
l'accento sull'ultima sillaba, ne ha una in
meno, cioè dieci. L'endecasillabo ha un
accento tonico costante sulla 10a sillaba
La Gerusalemme Liberata
LA CONTRORIFORMA
il contrasto interiore
AMOREGUERRA
LE VARIE
EDIZIONI
LA LIBERA’ E’ PIENA
DI CONTRASTI
INTERIORI E
TORMENTI ETICORELIGIOSI, E SI
MATERIALIZZANO
NEL CONTRASTO
TRA LA PIETAS
CRISTIANA E LE
NECESSITA’ DI
GUERRA AGLI
INFEDELI.
TASSO PRESO DA
SCRUPOLI RELIGIOSI
DECIDE DI RIVEDERE
E CORREGGERE
L’OPERA E DI
SOTTOPORLA AL
VAGLIO DELLA
CHIESA. NEL 1593 LA
RIPUBBLICHERA’
CAMBIANDO
NOME(GERUSALEMM
E CONQUISTATA)IN
QUESTA NUOVA
EDIZIONE
L’ELEMENTO
AMOROSO VIENE
ENORMEMENTE
RIDOTTO PER
METTERE IN
EVIDENZIA LA PARTI
EROICHE
L’ ENCOMIO
TASSO NELL’EPOCA
DEI PRINCIPATI, E’
UNO STIPENDIATO E’
COSCIENTE DI
QUESTO SUO STATO
SUBALTERNO,PER
QUESTO SI
DEFINISCE
PEREGRINO
ERRANTE
ALLUDENDO ALLA
SUA CONDIZIONE DI
CORTIGIANO
BISOGNOSO DELLA
PROTEZIONE DI UN
SIGNORE,IL SUO
ASSEQUIOO E’
SENTITO QUASI
RELIGIOSAMENTE
1545 - 1600
Controriforma
Alla metà del XVI secolo, al fine di contrastare l'ascesa del protestantesimo e
recuperare i territori europei sottratti al proprio controllo, la Chiesa cattolica
apostolica romana dà inizio a una potente offensiva politica e religiosa passata
alla storia come Controriforma. La convocazione del concilio di Trento serve
a riconfermare dogmi, dottrina e pratiche ecclesiastiche della Chiesa. Viene
riformato l'insegnamento del clero e incoraggiato lo sviluppo degli ordini
predicatori come i gesuiti, con i quali la Chiesa si lancia in una politica di
evangelizzazione in America e in Asia. Non manca inoltre di dotarsi di un
braccio poliziesco con l'Inquisizione per stroncare le tendenze eretiche. In
Francia e in Italia, la Controriforma si accompagna a movimenti di carità,
oltre che a un rinnovamento della spiritualità e del fervore religioso. Sul
piano politico la lotta confessionale tra i due fronti porta a conflitti armati e a
spietate repressioni da ambo le parti: alla metà del XVII secolo si chiude la
fase militare della Controriforma con un ridimensionamento del ruolo
centrale della Santa Sede nella politica europea.
La chiesa vigilava la stampa. Si
imponeva che avesse
l’approvazione dell’autorità
ecclesiastica e compilò un elenco,
un indice, dei libri non ammessi
alla lettura, perché giudicati
pericolosi per la dottrina
dogmatica e per la morale
Il sant’uffizio, per salvaguardare
l’ortodossia cattolica, istituì il
tribunale d’inquisizione che
promosse processi contro gli
eretici e li fece condannare
EPICO-CAVALLERESCO
il romanzo cavalleresco diventa un genere di consumo che ottiene un grande successo
anche presso i ceti culturalmente meno colti e raffinati. La letteratura ufficiale registra
invece un cambiamento, cioè alla libertà fantastica del romanzo è una forma aperta e
priva di schemi precostituiti, dominata dal carattere relativo delle azioni e dei
comportamenti umani, soprattutto soggetta alla casualità e imprevedibilità degli eventi pur
dando spazio alle avventure guerresche attribuisce una importanza non inferiore alle
vicende delle passioni amorose: mette in risalto i valori individuali e soggettivi,
presentando punti di vista dai quali gli avvenimenti possono essere osservati e
interpretati. L’epica, al contrario, sostituisce al dubbio delle scelte relative le certezze
assolute;diversamente dal romanzo, appare quindi regolata da precise direttive
ideologiche, alla soggettività prima indicata subentra l’oggettività del racconto; non
contano tanto i valori individuali quanto quelli collettivi
MOTIVI
A una prima analisi può sembrare che Ariosto abbia scelto il poema cavalleresco per
mirare a un successo rapido e alla facile conquista del pubblico della corte, al quale la
materia cavalleresca era familiare e particolarmente grata, ma la sua scelta è stata
compiuta per ragioni più profonde e per fini artistici in quanto questo genere letterario
li permetteva di soddisfare le sue esigenze di narrativa avventurosa e molteplice e la
disponibilità inesauribile di intrecci. Vi è invece nel Tasso una volontà conformistica, di
totale adeguazione ai codici dominanti nella sua epoca; e questo non solo a livello dei
contenuti affrontati ma anche a quello delle forme:Tasso con la Gerusalemme liberata
vuole dare non solo il perfetto poema cristiano secondo i canoni controriformistici,
rigoroso verso la religione ma anche il perfetto poema epico in obbedienza alla
autorità di Aristotele
MOLTEPLICITA’ E UNITA’
Nel Furioso viene a crearsi un pluralismo prospettico, cioè si
manifestano varie voci, portatrici di varie prospettive sul reale, di vari
orientamenti ideologici, tutte in perfetta autonomia, senza che
l’autore intervenga a fissare una prospettiva privileggiata. Esso
possiede insomma i caratteri formali tipici della narrazione polifonica;
ed è metafora del poema stesso, che, nella sua struttura molteplice e
intricata, vuole essere appunto immagine di una realtà complessa e
multiforme. Tasso invece respinge questo modello ariostotesco
perchè comprometterebbe il principio dell’unità dell’opera, d’altro lato
però riconosce che la varietà è indispensabile al diletto. Ebbene,
Tasso ritiene che varietà e unità possano conciliarsi: il poema epico
deve essere come il mondo, che presenta una mirabile varietà di
aspetti, ma resta uno nella sua forma
STRANIAMENTO
Il procedimento dello straniamento consiste nell’impedire
l’immedesimazione emotiva del lettore costringendolo a guardare i
personaggi con l’atteggiamento critico. Ariosto, interviene all’inizio di
ogni canto e sottolinea attraverso l’ironia, ovvero una sottile polemica
contro gli idoli della cultura cortigiana, l’amore idealizzato e i valori
cavallereschi, il suo atteggiamento di superiorità critica nei confronti
della vicenda narrata. Tasso invece nella Gerusalemme conserva un
andamento più impersonale evitando di intervenire nella narrazione,
in rispetto al principio di oggettività che è proprio dell’epica evitando
nello stesso tempo di esprimere giudizi personali
SPAZIO
Dato che la vicenda nell’Orlando Furioso è costituita dal movimento
incessante dei personaggi alla ricerca degli oggetti del loro desiderio,
una funzione essenziale ha nel poema l’organizzazione dello spazio,
che è del tutto orizzontale in quanto il movimento dei cavalieri
avviene in una dimensione puramente terrena. Nella Gerusalemme
invece il bifrontismo si riflette ancora nella struttura spaziale del
racconto ovvero è presente uno spazio orizzontale, teatro dello
scontro tra cristiani e pagani che si va a intersecare con uno spazio
verticale, a sua volta diviso in due piani contrapposti,il cielo e
l’inferno
TEMPO
Nel Furioso il tempo non è lineare ma anch’esso labirintico, poiché
torna costantemente su sé stesso, dato che il poeta torna
continuamente indietro a riprendere fili narrativi che aveva lasciati
interrotti. Al contrario nella Gerusalemme si ha una linearità
temporale nella quale si inseriscono solo brevi flash-back, per
informare sulle vicende degli eroi che si sono allontanati dal campo
senza i continui salti nel tempo tipici del poema ariostesto
PERSONAGGI
Nel furioso nessun personaggio presenta un complesso sviluppo
psicologico in quanto l’autore intendeva creare delle figure che, di
volta in volta, riflettessero soltanto un aspetto tipico della natura
umana. Egli si limita ad abbassare la dignità epica ed eroica dei
personaggi, e portandoli a un livello più familiare, facendo emergere
al di sotto delle apparenze dei cavalieri e delle dame gli uomini e le
donne comuni, con i loro limiti ed errori.
Perciò la vita affettiva dei personaggi ariosteschi non è mai
approfondita in modo tale da evitare di bloccare la narrazione e
concentrare su di essi l’attenzione del lettore.
Nella Gerusalemme si apre la nuova dimensione psicologica
tassiana e i suoi personaggi ne esprimono, di volta in volta e in modi
diversi, le varie dominanti, essi sono cioè autobiografici e ne
riflettono la risentita irrequietezza. Il bifrontismo tassesco si riflette
anche nello scontro tra cristiani e pagani. Non si tratta in realtà di
uno scontro tra due religioni e culture diverse, ma piuttosto di uno
scontro sulla visione dell’uomo, in quanto sono i portatori di una
visione laica, che si rifà ai valori rinascimentali mentre i cristiani sono
portatori del codice culturale tipico dell’età della Controriforma
RAPPORTO CON LA
RELIGIONE
L’Ariosto ha una visione del mondo abbastanza positiva e da buon
rinascimentale vede nell’uomo e nella religione la capacità di capire il
mondo che ci circonda e la natura e la possibilità di piegarla al
proprio volere, riuscendo in un certo mondo che ci circonda e Tasso
vede invece nella religione e nella fede la vera interpretazione del
mondo. Gli unici ideali da seguire non sono quelli classici, a cui si
rifaceva il mondo rinascimentale, ma quelli della religione.
Infatti i valori cristiani sono gli unici che obbligano l’uomo alla fedeltà
eterna, mentre i valori classici, legati alla materialità lasciano l’uomo
libero di decidere e di agire secondo la propria volontà. Per questo
nell’opera del Tasso troviamo un vero solo eroe, l’unico che è
sempre fedele e che crede profondamente nella religione. Nell’opera
dell’Ariosto invece troviamo molti eroi
LA VISIONE DELL’AMORE
L’opera ariostesco si collega alla tradizione cavalleresca, di cui riprende la
materia di armi e di amori. Orlando, è un perfetto amante cortese, poiché
idealizza Angelica, l’oggetto irraggiungibile del suo amore, trasformandola in
creatura di assoluta perfezione, da adorare a servire con umiltà devota. La follia
di Orlando appare come il rovesciamento ironico delle concezioni cortesi:
l’amore non innalza l’uomo spiritualmente, ma al contrario lo degrada ad una
condizione bestiale. Nella Gerusalemme risulta invece nettamente dominante il
progetto dell’impresa militare, che comprime ogni altro valore. Non manca certo
la presenza dell’amore, forza essenzialmente negativa, che si oppone al
compito eroico dei guerrieri crociati. Da questa visione dell’amore nasce una
poesia fortemente soggettiva e autobiografica, che vede la forte
immedesimazione emotiva del poeta nei suoi personaggi
IL MERAVIGLIOSO
Tasso abbandona il modello del poema cavalleresco di Ariosto,
ritenuto troppo libero e irregolare e si rivolge alla storia, l’unica che
possa garantire la verosimiglianza richiesta dal poema eroico che
però deve anche riservarsi un margine di finzione. Egli respinge il
meraviglioso fiabesco e fantastico del romanzo cavalleresco, poiché
comprometterebbe il verisimile e propone come soluzione il
meraviglioso cristiano: gli interventi soprannaturali di Dio, degli
angeli, ma anche delle potenze infernali
LO STILE
A creare nel poema ariostesco l’immagine di un ordine armonico ed
equilibrato intervengono la lingua e la metrica. Il criterio linguistico
seguito da Ariosto è ispirato a un’idea classicista di uniformità,
compostezza ed equilibrio. La poesia del Tasso è caratterizzata da
una perenne compresenza dei contrari. Il livello stilistico riflette
direttamente questo onnipresente bifrontismo. All’equilibrio armonico
di Petrarca, Tasso contrappone un modello nuovo uno stile percorso
da tensioni interne, opporre ricco di colore e di musicalità, che
rispecchia il suo complesso mondo interiore
PROEMIO
Il proemio dell’Ariosto somiglia strutturalmente molto a quello del Tasso,
che trasse spunto dall’Orlando per la sua opera. Innanzitutto troviamo
infatti l’argomento dell’opera, poi l’invocazione alle muse, la dedica al
signore e infine l’inizio del poema. Tra le differenze tra i due proemi si
può innanzitutto notare come il Tasso sia fortemente legato al mondo
classico mentre l’Ariosto non di riaffaccia solo a questo mondo, ma
anche al poema cavalleresco. Inoltre nel proemio del Tasso non
compaiono due tipi differenti di linguaggio, come appare nel proemio
dell’Ariosto apposta per indicare i due chiari riferimenti al mondo
cavalleresco e a quello classico rispettivamente con un linguaggio
semplice e uno più curato ed elaborato
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Ipertesto: Ludovico Ariosto VS Torquato Tasso