«Più siamo in numero concordi nel procurare un bene, più riesce facile il conseguirlo». Lorenzo Guetti (in “Almanacco Agrario”, 1891) Annuario 2006/07 Istituto di Istruzione ‘Lorenzo Guetti’ Via Durone TIONE DI TRENTO Tel. 0465 321735 - Fax 0465 322811 email: [email protected] - [email protected] www.guetti.tn.it Secondo numero a cura di Biagio Comitini Si ringraziano tutti i docenti, studenti, personale amministrativo e studiosi per la collaborazione. Fotografie: Biagio Comitini Grafica: Danilo Dallabrida (DALLA srl) - Mezzolombardo (TN) Impaginazione e stampa: Antolini Tipografia - Tione di Trento Liceo con indirizzi: 2 Scientifico Scientifico delle professioni del turismo di montagna Linguistico Socio Psico Pedagogico Tecnico con indirizzi: I.G.E.A. Geometri Biennio Industriale Corsi serali: Geometri Ragioneria Liceo delle Scienze Sociali Sommario ommario Saluto del Dirigente scolastico __________ 4 Contributi Il valore delle reti territoriali delle scuole __ Questo è il tempo della precarietà, ma anche della responsabilità ___________ Dalle capacità alle competenze. Come accedere alle opportunità di inserimento del mondo del lavoro _____ Requisiti per la buona riuscita degli studi universitari_________________ 8 Staff _____________________________ 57 11 Docenti ___________________________ 58 Personale A.T.A. ____________________ 59 12 Consiglio d’Istituto __________________ 60 14 Studenti e Classi Progettualità Il Sistema Qualità nella nostra scuola _____ La scuola e la grande seduzione _________ Accogliere bene per stare bene _________ Continuare a studiare: i corsi liberi del Guetti _________________________ Il puzzle dell’orientamento_____________ Lavorare in continuità _________________ Per una scuola che interagisce con le famiglie Motivazione e abilità di studio, per diventare... studenti professionisti!____ Norwich... sweet... Norwich ___________ 50 La partecipazione al concorso cooperativo _ 52 Il miracolo economico nelle Giudicarie____ 55 20 22 24 26 28 32 34 36 Esperienze Per una scuola contro gli sprechi energetici_ 44 De Gasperi dei nonni _________________ 46 Orizzonte Europa: da Tione a Mondragòn sulla via della cooperazione ____________ 48 1° Ragioneria A _____________________ 1° Ragioneria B _____________________ 2° Ragioneria A _____________________ 3° Ragioneria A _____________________ 3° Ragioneria B _____________________ 4° Ragioneria A _____________________ 5° Ragioneria A _____________________ 5° Ragioneria B _____________________ 1° Geometri A______________________ 1° Geometri B ______________________ 2° Geometri A______________________ 3° Geometri A______________________ 3° Geometri B ______________________ 4° Geometri A______________________ 5° Geometri A______________________ 5° Geometri B ______________________ 1° Istituto Tecnico Industriale A _________ 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 2° Istituto Tecnico Industriale A _________ 79 1° Scientifico A _____________________ 80 1° Scientifico B _____________________ 81 1° Scientifico C _____________________ 82 1° Scientifico M _____________________ 83 2° Scientifico A _____________________ 84 2° Scientifico B _____________________ 85 2° Scientifico C _____________________ 86 2° Scientifico M ____________________ 87 3° Scientifico A _____________________ 88 3° Scientifico B _____________________ 89 4° Scientifico A _____________________ 90 4° Scientifico B _____________________ 91 4° Scientifico C _____________________ 92 5° Scientifico A _____________________ 93 5° Scientifico B _____________________ 94 5° Scientifico C _____________________ 95 1° Linguistico A _____________________ 96 1° Linguistico B _____________________ 97 2° Linguistico A _____________________ 98 3° Linguistico A _____________________ 99 4° Linguistico A _____________________100 5° Linguistico A _____________________101 1° Socio Psico Pedagogico A ___________102 1° Socio Psico Pedagogico B ___________103 2° Socio Psico Pedagogico A ___________104 3° Socio Psico Pedagogico A ___________105 4° Socio Psico Pedagogico A ___________106 5° Socio Psico Pedagogico A ___________107 Corsi serali _________________________108 3 Saluto del Dirigente aluto del Dirigente scolastico Severino Papaleoni 4 Ed ecco, puntuale, l’Annuario 2006/07 dell’Istituto “Lorenzo Guetti”. La sua storia è iniziata lo scorso anno, in concomitanza con la titolazione dell’Istituto a Lorenzo Guetti, il fondatore della cooperazione trentina, e continua quest’anno. Le ragioni dell’annuario le aveva già illustrate molto bene il dirigente prof. Gianbattista Rossi in occasione dell’edizione 2005/06. Le richiamiamo brevemente per confermarle. Anzitutto per creare memoria, per archiviare soggetti, luoghi e tempi con ordine. E’ bello per tutti, studenti e famiglie, docenti e personale, territorio e comunità poter un giorno rivisitare ciò che è stato fissato durante quest’anno scolastico. Quindi per la possibilità futura di ricordare. Spesso la memoria ci è di aiuto, ma con l’andare del tempo anche i ricordi più nitidi possono sfumare, o lasciare il posto ad altri, o perdere le tracce di una fase della vita che ha avuto il suo peso, i suoi significati, la sua importanza personalizzata sulla storia di ciascuno. Le immagini delle classi, degli ambienti, di eventi interessanti fissate nell’annuario, invece, ed i testi che le accompagnano, non svaniranno e costituiranno uno scrigno piacevole da sfogliare volentieri ogni volta che lo si vorrà. Ed infine per proporre qualche riflessione di interesse comune. Quest’anno gli interventi della prima parte riguardano in particolare il pensiero di alcuni cordiali collaboratori che si sono proposti in ottica di espressione territoriale, e quelli della seconda propongono sprazzi di vita scolastica affidati alla penna di docenti e studenti Un grazie a tutti loro. Anche quest’anno scolastico è stato molto impegnativo. In primo luogo per i cambiamenti intervenuti, annotati in breve sintesi. Alla conclusione dello scorso anno scolastico hanno lasciato la scuola il dirigente prof. Rossi, assegnato ad altro incarico presso il Dipartimento Istruzione della Provincia, ed il suo collaboratore prof. Comitini, che ha raggiunto l’età della pensione. Grazie infinite a tutt’e due. Al loro posto sono arrivati il sottoscritto ed il prof. scolastico Rizzonelli a fargli da vicario, con i conseguenti adattamenti delle forme di collegialità interna, già espressione per altro di buona organizzazione, e la necessaria ri-sintonizzazione delle forme relazionali di conoscenza, comprensione e fiducia tra i diversi attori interni e con i soggetti esterni. La nuova Legge provinciale n. 5/2006 sul riordino del sistema scolastico del Trentino ha iniziato ad occupare la scuola negli adeguamenti e nei cambiamenti che vi sono connessi. La prima applicazione del Sistema Qualità, dopo la certificazione ISO 9001 del maggio 2006, ha impegnato severamente docenti, uffici e personale nella ricerca e nella applicazione della migliore organizzazione dei processi interni. Il pensionamento di Adelino Mella, lo storico custode della scuola al quale va un grande ringraziamento per la dedizione che ha riservato nei suoi venti anni all’Istituto, ha costretto ad individuare nuovi modelli e nuove strategie. Lo sviluppo del Liceo per le professioni del turismo di montagna, sia per le forme dell’iniziale assestamento, sia per le esigenze che l’innovativo indirizzo liceale comporta, ha richiesto un notevole impiego di energie progettuali e gestionali. L’espansione dei Corsi serali, con la nuova proposta dei Corsi liberi e l’allargamento alle iniziative di alfabetizzazione rivolte agli stranieri adulti, ha avuto bisogno di ricerca e attenzione costanti. Il consolidamento ed il rinvigorimento delle relazioni di rete con tutte le altre Istituzioni sco- lastiche giudicariesi, con aperture che hanno dato vita a nuovi protocolli interessanti per la scuola e per il territorio, ha costituito un ambito di lavoro di incessante applicazione. In secondo luogo per l’intensità e la complessità della vita scolastica, per la problematicità dell’organizzazione e della gestione dell’Istituto e per la molteplicità dei soggetti, delle relazioni, delle azioni che richiedono grande quantità di tempo e di energie. Per fortuna è stato un anno scolastico positivo sotto molti profili. Gli sforzi profusi da tutti hanno permesso e favorito un andamento in corso d’anno con livelli di conflittualità molto limitati, e con risultati soddisfacenti. Alcuni progetti, condivisi nei metodi e negli obiettivi e partecipati da docenti e studenti con grande spirito e applicazione, hanno condotto a risultati di eccellenza. Nel campo della ricerca culturale il lavoro di alcune classi è stato riconosciuto con un primo premio nazionale, due primi premi a livello provinciale ed un terzo premio regionale. Nel campo degli apprendimenti ci sono situazione di pregevole levatura. Anche in altre aree l’istituto si è distinto: nello sport, ambito significativo di impegno extracurricolare, la scuola si è distinta con vittorie o piazzamenti onorevolissimi, nel teatro il gruppo ha colto buoni successi, la banda miete riconoscimenti ovunque si esibisca. Gli esiti dei processi di autovalutazione e di va- lutazione esterna sono stati per parecchi aspetti positivi. La società BVC, che ha effettuato la verifica ispettiva, ha confermato il certificato di qualità, rilevando alcuni significativi miglioramenti. I questionari dell’autovalutazione di famiglie, studenti e docenti hanno documentato un buon livello di soddisfazione. Non mancano, però, aree di ombre e di chiaro scuro, sulle quali sono necessarie analisi, riprogettazioni e scelte nell’ottica della valutazione generativa di miglioramento. Il dirigente, docenti, gli organi collegiali ed il personale dovranno agire su queste con il passo prudente ma sicuro di chi intende innovare ed innovarsi con determinazione per pervenire a graduali e progressivi miglioramenti. In particolare, nella predisposizione di analisi, progettazioni, pianificazioni, programmazioni, scelte strategiche e processi gestionali sarà fondamentale ciò di cui siamo fermamente convinti: non c’è e non ci sarà efficacia nei diversi miglioramenti prodotti dagli sforzi comuni, se non si migliora e si migliorerà costantemente il cuore della scuola che è la didattica. E’ lì che ogni energia deve e dovrà convergere, verso la qualità della didattica, della metodologia, della capacità motivante ed orientante della scuola: ciò che conta di più è la istruzione/formazione dei giovani che le famiglie ci affidano e che la comunità attende preparati. A tale proposito ci sono preoccupazioni che non possono essere nascoste. 5 Deve crescere la capacità delle scuola e dei suoi operatori di capire il giovane di oggi, di leggerne i tratti nei contesti attuali, e di agire con i metodi e gli strumenti più adeguati. Ma occorre che crescano anche la forza e la volontà degli studenti, i quali devono essere sempre più consapevoli che è con l’impegno ed il sacrificio che si raggiungono i risultati positivi di una buona preparazione e di una buona formazione. E’ necessario che passino progressivamente dal bisogno di motivazione data da altri all’automotivazione come motore interiore della ricerca personale nella realizzazione del proprio progetto di vita. In ciò hanno ed avranno compito insostituibile le famiglie, alleate con la scuola nella promozione delle migliori condizioni che favoriscano uno sviluppo armonico ed equilibrato di ogni nostro studente. Un cordiale e doveroso ringraziamento alle otto Casse Rurali delle Giudicarie che, con spirito collegiale lodevole, hanno sostenuto la stampa dei due numeri de “L’Apostrofo”, il giornalino dell’Istituto, e dell’annuario. 6 Contributi Il valore delle reti ter l valore delle reti territoriali delle scuole Tiziano Salvaterra Assessore provinciale all’istruzione e alle politiche giovanili Provincia autonoma di Trento 8 Annuario: le tracce della comunità educante Ho avuto modo ribadire in più occasioni come l’Annuario di un istituto possa essere considerato uno degli strumenti importanti per marcare l’identità della singola scuola, per “lasciare traccia”, come si dice “nero su bianco” del percorso fatto da tutte le componenti dell’istituto nel processo di crescita e formativo del singolo studente, ma anche dell’intera comunità educante. Ed è proprio sfogliando le pagine di un annuario, così come passando in rassegna le immagini legate alle attività di un anno scolastico, che già possiamo cogliere una prima “rete” tra le varie componenti di uno stesso istituto, tra insegnanti, studenti, dirigente scolastico, operatori vari, genitori e presenze esterne legate ad enti ed associazioni del territorio in cui la scuola è inserita. Non servono molte parole per capire se c’è “il clima di rete” in una comunità educante, de nei mille progetti dell’offerta formativa, in quelli programmati e attivati i protagonisti non sono solo gli insegnanti e i ragazzi di una singola classe, ma sempre più ritroviamo famiglie, associazioni, enti locali, istituti di credito, cooperative e soggetti volontari coinvolti a titolo diverso, assieme, accanto e per i ragazzi, che restano il vero centro di tutto l’intervento scolastico e formativo. La nuova legge provinciale La nuova legge provinciale (la n. 5/2006), da questo punto di vista ribadisce con fermezza la nuova filosofia del sistema scolastico, che non a caso viene denominato “Sistema educativo d’istruzione e formazione del Trentino”. Il nuovo approccio ai processi educativi vede coinvolti almeno tre soggetti che a diverso titolo intervengono con ruoli propri: la famiglia, la scuola e la comunità. Alla famiglia o meglio ai genitori il compito di guidare la dimensione più propriamente valoriale dei soggetti, alla comunità la dimensione sociale e di sviluppo della partecipazione e dell’appartenenza, al mondo scolastico il compito di far crescere i soggetti nell’acquisizione di conoscenze e di un metodo per lo sviluppo della stesse, non come mere nozioni ma come capacità di acquisire informazioni, collocarle nel proprio bagaglio conoscitivo ed utilizzarle nel momento del bisogno. Tuttavia la scuola non può vivere in una posizione isolata o autarchica rispetto agli altri due soggetti che operano nel campo dell’educazione. Nel rispetto dei ruoli specifici di ogni soggetto, si devono attivare adeguate sinergie, collaborazioni ed integrazioni che permettano di raggiungere i risultati più qualificati nell’apprendimento e nella valorizzazione dei talenti dei singoli soggetti. Con il nuovo riferimento legislativo, la dimensione “di rete” nell’agire scolastico e formativo diventa ancora più urgente, non a caso è stata richiamata rritoriali delle scuole negli Indirizzi che la Giunta provinciale ha assegnato alle scuole negli ultimi anni. Accanto all’esigenza di “fare sistema” come capacità di “operare tutti, ognuno in base agli obiettivi ed al ruolo assegnato, in una logica di sistema integrato in grado di interagire al suo interno in maniera efficace ed efficiente nel quale le auto- nomie non ostacolano le interdipendenze”, negli Indirizzi alle scuole l’obiettivo prioritaro, spesso enunciato, ma che resta spesso solo sulla carta, è proprio “la condivisione che gli istituti scolastici debbano fare rete nel rispettivo territorio” attraverso iniziative concrete, che, col contributi di tutti e nel rispetto dei diversi ruoli, favoriscano la formazione e la crescita complessiva degli studenti innanzitutto, degli altri soggetti coinvolti, ma anche del territorio nel suo complesso. Vanno promossi e intensificati i rapporti con tutte le forze vive del territorio, con il sistema produttivo, con le associazioni di volontariato e tutti i soggetti che operano nella condivisione di finalità e orizzonti culturali dell’offerta educativa e formativa della scuola. In questo senso vanno le recenti direttive sull’educazione degli adulti, le proposte formative sulla genitorialità e quelle legate all’integrazione interculturale nella scuola e nel territorio. In questa direzione resta ancora pregnante ed attuale l’obiettivo di costruire “Reti territoriali” oltre la scuola, con il coinvolgimento e la concertazione fra i soggetti presenti nel sistema e con la comunità locale nelle sue articolazioni economiche, sociali, culturali e istituzionali, attraverso tutte le forme che ogni singoli istituto riterrà opportune per rafforzare e migliorare la propria offerta formativa. Le Giudicarie da sempre “in anticipo” sulla rete territoriale Fa piacere ribadire questi concetti e riprendere questi obiettivi in una realtà territoriale, quella delle Giudicarie appunto, ed all’interno dell’Annuario di un Istituto superiore (il “L. Guetti” di Tione), da sempre all’avanguardia su questo terreno, sia come territorio sia come Istituto. 9 10 Non occorre certo ricordare che proprio nelle Giudicarie si sono tenuti importanti momenti di riflessione e di puntualizzazione sulla visione di sistema e sulle “reti territoriali”, a cominciare da quelle che vedono la scuola presente accanto agli altri soggetti con la firma di importanti Protocolli in ambiti diversi. In molte realtà della provincia sono ormai una realtà le “Reti” di scuole e amministrazioni locali con obiettivi precisi per l’erogazione di alcuni servizi e per la gestione concordata di interventi formativi. Va incoraggiata la costruzione di un riferimento più forte al territorio, un territorio identificato per una comunanza di interessi e di valenze, di obiettivi dentro il quale possa veramente crescere un’idea forte di reti di scuola, dentro il quale la scuola possa incontrarsi con le altre agenzie formative, con le agenzie preposte alle politiche attive del lavoro, con le altre realtà culturali, dentro ambiti territoriali, dentro i quali possa crescere una politica complessiva a favore dei ragazzi e dei giovani e non separata in ragione del fatto che siano dentro o fuori le mura delle scuole, ma una visione globale. Ma nelle Giudicarie, come dicevo prima, non solo non partiamo da zero ma non credo di essere smentito se dico che siamo in una realtà privilegiata, da questo punto di vista. E il forte radicamento nella realtà territoriale è stata anche la nota dominante del richiamo a don Lorenzo Guetti ed alla cooperazione, in occasione della cerimonia di intitolazione dell’istituto d’istruzione superiore. Il Protocollo Eda: valore aggiunto L’obiettivo di perseguire livelli di elevata qualità nel servizio va coniugato con l’uso razionale delle risorse. Negli ultimi anni l’investimento nella scuola trentina è stato sempre convinto, in un confronto con la realtà nazionale che ci vede peraltro spesso avvantaggiati in termini di dotazioni organiche e risorse finanziarie accessorie. Elevare sempre più la qualità delle prestazioni, con un utilizzo più mirato e flessibile delle risorse, che tenga conto delle esigenze reali degli studenti e delle singole competenze professionali, eliminando sperequazioni territoriali e superando una visione meccanicistica basata sul rapporto meccanicistico quantità/organico - qualità dei risultati. L’obiettivo resta quello di fare di più e meglio, magari investendo più risorse dove necessitano e tagliandone altre sono risultano superflue. All’interno di questo processo di rafforzamento della dimensione territoriale, integrandola con l’autonomia delle singole scuole, acquista decisamente un valore aggiunto il recente protocollo denominato “Protocollo per Iniziative formative di educazione permanente”, con durata triennale, a partire dall’anno scolastico 2007-2008. Un Protocollo che vede l’adesione di istituti scolastici e Centri di formazione professionale, con la prospettiva dia allargamento ad altre realtà del territorio. Una buona premessa, per l’Istituto, di proporsi e diventare sempre più riferimento importante per le future attività di Educazione degli Adulti. Questo è il tempo... uesto è il tempo della precarietà, ma anche della responsabilità Riccardo Maturi Presidente del Consiglio di Istituto Ecco l’Annuario. Come ci eravamo ripromessi è divenuto un appuntamento piacevolmente atteso. Una pubblicazione annuale d’informazione, di dialogo e di riflessione che rinsalda i legami col territorio giudicariese tutto. Viviamo tempi difficili ed incerti. La gente, anche se più ricca di un tempo, quando doveva emigrare, non è certo felice. Secondo il sociologo Zygmunt Bauman è in atto un cambiamento epocale rispetto al quale tutti ci sentiamo smarriti ed impreparati. Bauman, che nonostante l’età è uno dei pensatori più moderni e interessanti del nostro tempo, sostiene che la nostra epoca è caratterizzata dalla transitorietà e dalla fugacità di ogni aspetto della nostra vita e ciò pone un peso sempre maggiore sulle spalle dei singoli. Egli parla di “modernità liquida” per dire come il nostro sia il tempo della precarietà. Niente è più solido e fermo, come una volta, nella società contadina. Un tempo si era sobri, parsimoniosi, tesi a costruire un mondo che fosse stabile, almeno per sé e i propri figli, oggi tutto è diventato aleatorio e precario. Il “non conservare” diventa una scelta nel timore che quel che si conserva possa rubare il posto a cose sempre “nuove e migliori” togliendoci emozioni e felicità. Tutto cambia nel giro di tempo brevissimo: dalla tecnologia, alla produzione, al consumo, agli stili di vita. Anche nella scuola sono saltati i vecchi schemi di riferimento collettivo e i giovani sono chiamati in prima persona a fare scelte per il proprio futuro. La globalizzazione ci carica di maggiori responsabilità e quindi di maggior ansia perché ci sentiamo inadeguati e impotenti nell’affrontare quello che il cambiamento ci chiede. Questo senso d’impotenza e di precarietà, che caratterizza anche il futuro delle giovani generazioni, ci spinge a ricercare un nuovo senso di identità che, però, rischia di essere effimero. La preoccupazione, assai contemporanea, della tutela ad ogni costo dell’identità è la manifestazione del bisogno di ritrovare ciò che abbiamo perso: la solidità dei rapporti interpersonali. Non tutto però è negativo nel processo di trasformazione della nostra società. Lo spostamento della responsabilità dalla comunità verso la singola persona è un fatto, tutto sommato, positivo perché ci pone di fronte a scelte che, nel passato, erano fatte da altri; ci rende consapevoli dell’interdipendenza del genere umano. La direzione dello sviluppo e la diffusione della modernità, nelle epoche passate, erano un privilegio di una percentuale ristretta di abitanti del pianeta, oggi invece si impone alla coscienza di strati sempre più vasti di persone. In presenza della crescente globalizzazione delle responsabilità occorre tornare alla solidità dei valori, occorre trasmettere alle giovani generazioni il senso della partecipazione e della solidarietà. Agire localmente pur pensando globalmente. Ciò è possibile a patto di essere coerenti con i valori che non vanno solo enunciati nelle manifestazioni ufficiali, ma praticati nella quotidianità. I giovani chiedono agli adulti proprio questo, soprattutto coerenza. 11 Dalle capacità alle co alle capacità alle competenze. Come Intervista a Davide Donati Il dott. Davide Donati è Direttore Generale della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella, che rappresenta oggi la maggiore realtà privata nel settore dei servizi bancari del Comprensorio delle Giudicarie, con i suoi 106 collaboratori (dato al 30.06.2007) che operano nelle due sedi di Ponte Arche e Darzo e nei 18 sportelli sparsi nel territorio del Comprensorio, in Valle Sabbia e nell’Altopiano della Paganella. Per conoscere il parere di chi ha esperienza della tematica della relazione capacità/competenze applicata ad un settore del mondo del lavoro, abbiamo intervistato il dott. Davide Donati, diplomato presso il nostro Istituto nel 1981, che ha partecipato al focus group relativo al “profilo educativo culturale e professionale (competenze finali)” dello studente alla fine delle scuole superiori, promosso dalla scuola nella primavera scorsa. Gentile Direttore, La vostra Cassa Rurale ha assunto molti giovani negli ultimi anni: può indicarci come procedete e quali diff icoltà incontrate nell’attività di selezione? Innanzitutto preciso che nella nostra Cassa Rurale assumiamo principalmente neolaureati e neodiplomati, tanto per fare chiarezza sulla richiesta di esperienza lavorativa che per noi non è necessaria. È paradossale, ma vero, che facciamo molta fatica ad incontrare una adeguata domanda alla nostra offerta. Che tipo di prof ili professionali ricercate normalmente? 12 In passato in banca si cercavano ragioneri o laureati in economia e commercio, mentre oggi nella individuazione dei laureati non facciamo più distinzione. Nelle nostre selezioni non si fa riferimento ad aspetti di conoscenza della tecnica bancaria. Molti degli ultimi assunti provengono da facoltà diverse, ad esempio Giurisprudenza (ndr. il Direttore Donati è laureato in questa disciplina), ma abbiamo ottimi collaboratori laureati in Scienze della Formazione che si occupano anche di conti. Se l’aspetto tecnico non è così importante, può indicare quali sono allora le caratteristiche che ricercate? Attenzione, non ho detto che non serve avere un buon curriculum scolastico: studiare tanto e bene è necessario, anche nel senso che normalmente un giovane che si diploma con una buona votazione parte con il piede giusto, sia per il mondo del lavoro che per quello dell’Università. Quello del merito scolastico è un requisito necessario ma, da solo, non è sufficiente. Con i test psico-attitudinali ed i colloqui di selezione noi cerchiamo di far emergere i potenziali delle competenze. Ci vuole spiegare meglio questo concetto di competenze? Vorrei limitarmi pragmaticamente a quello che ricerchiamo noi: caratteristiche quali la motivazione, l’intraprendenza, la spigliatezza, l’autonomia, la propositività, la disponibilità, la socievolezza, l’impegno ed il senso di responsabilità sono tutti elementi che costituiscono una base di competenze che, coniugata alle capacità tecniche ompetenze accedere alle opportunità di inserimento del mondo del lavoro di svolgere una specifica attività lavorativa, ha portato alcuni dei nostri giovani collaboratori ad assumere ruoli di responsabilità all’interno della struttura aziendale, anche con meno di cinque anni di esperienza. Direi che la sfida per tutti è il passaggio dalle capacità alle competenze: le prime si possono insegnare in un tempo breve, le seconde si acquisiscono in un periodo ben più lungo. Potrebbe tracciare un prof ilo del candidato ideale per la vostra Cassa Rurale? Ci provo: è uno che ha frequentato la ragioneria o il liceo, studiando tanto e bene, con profitto; durante le vacanze estive ha cominciato ad affacciarsi al mondo del lavoro, magari anche attraverso stages formativi; ha imparato almeno una lingua straniera facendo esperienze all’estero di percorsi di studio; ha confidenza con gli strumenti informatici. Questo per i diplomati, mentre per chi si vuole laureare non è determinante il tipo di facoltà ma come raggiunge la laurea. Anche in questo caso, oltre ad uno studio approfondito e proficuo delle materie, è necessario sviluppare non solo un percorso universitario, ma anche un percorso di vita e di conoscenze. Le lingue e l’informatica non servono fini a se stesse, ma quali strumenti per viaggiare e per accedere alle informazioni in questo mondo globalizzato. Tutte le esperienze “fuori casa” non possono che essere importanti. Secondo Lei, il candidato ideale può trovare adeguate opportunità professionali nella nostra zona? Sono convinto che l’offerta di lavoro sia ben più elevata di quello che si percepisce, ma forse scontiamo un disallineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro. Conosco alcuni imprenditori della zona che cercano giovani laureati e non riescono a trovarli. Ritengo possibile che la nostra Cassa possa assumere dalle 8 alle 10 nuove persone nei prossimi 2/3 anni e credo che ci possano essere anche ottime possibilità di collaborazione con questo Istituto. 13 Requisiti per la buon equisiti per la buona riuscita degli s prof. Alberto Tagliaferro Professore Associato Confermato di Fisica della materia presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino Introduzione Nel delineare le difficoltà che le matricole possono incontrare al loro ingresso nel mondo universitario e nel proseguimento degli studi, occorre innanzitutto rilevare come la transizione al nuovo sistema universitario (noto come ‘3+2’) abbia in qualche misura variato i requisiti richiesti ad uno studente universitario al fine di una buona riuscita negli studi. Prima peraltro di addentrarsi in tali argomenti, passo preliminare deve essere quello di chiarire il significato di termini che spesso incontreremo nel proseguio: • studente - uno studente che abbia sufficienti attitudini per affrontare un determinato corso di studi; • buona riuscita – proficua carriera universitaria (acquisizione di conoscenze e competenze commisurate all’impegno ed alle attitudini). Spesso, come emergerà dalla discussione, ai fini di una buona riuscita degli studi le carenze in termini di conoscenze risultano le meno penalizzanti. 1. Sistema Formativo Universitario 14 Non è pensabile organizzare un sistema “produttivo” atto a trasformare della “materia prima” in un “prodotto finale” senza conoscere con precisione la materia a disposizione e le caratteristiche richieste al “prodotto”. Se sostituiamo i termini “produttivo”, “materia prima” e “prodotto finale” rispettivamente con “formativo”, “conoscenze e competenze in ingresso” e “obiettivo formativo” ecco che risulta evidente come la descrizione sia adeguata per scuole di ogni ordine e grado. Compito di un istituto di formazione è quello di definire un percorso (personalizzato, compatibilmente con le risorse a disposizione) che permetta ad ogni studente di raggiungere l’obiettivo formativo nel modo più efficiente possibile, ovvero massimizzando la resa del proprio impegno e minimizzando i tempi. na riuscita degli studi studi universitari Negli ultimi decenni, a fronte di una variazione della “materia prima”, il sistema formativo universitario ha mantenuto pressoché uguale il percorso formativo, con conseguenze rilevanti sull’allungamento della durata degli studi (es.: prima della recente riforma, la durata media degli studi in Ingegneria era giunta a 8,5 anni, a fronte dei 5 nominali). Un’analisi più dettagliata delle carriere evidenzia come le criticità fossero posizionate nei primi due anni di corso, come conseguenza della discrasia fra le conoscenze e (meta-)competenze che il sistema universitario dava per acquisite da parte delle matricole e quelle realmente possedute. Il nuovo ordinamento universitario, pur tentando di porre rimedio alle conseguenze di tale discrasia, non ha affrontato il problema alla radice, agendo soprattutto in due direzioni: 1) abbassamento, soprattutto in termini di competenze, del livello richiesto per ottenere il titolo; 2) scoraggiamento della individualizzazione dei tempi di lavoro: al fine di ridurre la durata degli studi, si sprona lo studente a sostenere l’esame al termine di ogni modulo didattico. Pur essendo oggidì in atto sporadiche sperimentazioni che si pongono l’obiettivo di strutturare i moduli didattici anche in termini di percorso non solo di conoscenze ma anche di competenze, in modo da stimolare gli studenti a sviluppare capacità fondamentali nel post-laurea lavorativo quali il “problem solving” (debole e forte), tali tentativi sono ancora troppo isolati per avere un rilievo ai fini della presente analisi. per avere una notevole rilevanza sullo sviluppo di competenze. 3. Studenti ideali e Studenti reali 2. Il nuovo ordinamento degli studi universitari Il vecchio sistema universitario era auto-formativo, nel senso che lo studente, posto davanti al libro ed agli appunti presi a lezione, doveva orientarsi e “trovare la propria strada”. Ciò avveniva con tempi diversi per i diversi individui, sulla base di una serie di fattori, non di nostro interesse nel presente ambito. In tale sistema, lo studente che già non le avesse possedute, era obbligato a sviluppare delle competenze in modo autonomo mediante lo studio individuale, in tempi che risultavano tanto più lunghi quanto più la preparazione, le capacità e la maturità iniziali erano carenti. Se lo studente risultava privo di un adeguato metodo di studio, la necessità di sviluppare tale meta-competenza aumentava il rischio di fallimento o di un eccessivo prolungarsi della vita universitaria. Il nuovo sistema è stato introdotto con due precipue, ancorché non uniche, finalità: 1) fornire un titolo intermedio spendibile sul mercato del lavoro; 2) ridurre la durata degli studi della media degli studenti. Se il primo punto ha influenzato principalmente i contenuti dei moduli didattici, il secondo ha finito Come precedentemente osservato, i problemi che le matricole incontrano nell’affrontare l’anno iniziale degli studi universitari (e che possono ripercuotersi sugli anni successivi) sono legati alla distonia fra “studente ideale”, cioè quello per cui il percorso formativo (in termini di conoscenze da acquisire, competenze da sviluppare e tempi in cui ciò debba avvenire) è stato progettato, e “studente reale”, quello che il percorso formativo deve seguire. Nell’analizzare la differenza fra studente reale ed ideale, occorre porre attenzione a fattori di varia natura: 1) conoscenze possedute all’ingresso; 2) (meta-)competenze sviluppate precedentemente all’ingresso, con particolare riguardo al metodo di studio; 3) aspetti psicologici/caratteriali legati all’interazione con una diversa realtà. 3.1 Carenza di conoscenze Le università spesso producono elenchi di prerequisiti per i vari corsi di laurea, intendendo con ciò quelle conoscenze ritenute indispensabili per poter affrontare un determinato tipo di studi. Ciò rischia di essere fuorviante, in quanto non tiene in debita considerazione una serie di fattori che, 15 Requisiti per la buon come vedremo, fanno ritenere i pre-requisiti di rilievo spesso quasi marginale. E’ innegabile come la carenza di conoscenze date per note, e dunque non più illustrate e descritte, non permetta allo studente di acquisire quelle che da esse consequenzialmente discendono. D’altro canto, se si è in possesso della capacità di acquisire conoscenze in modo autonomo (competenza che contribuisce a formare la meta-competenza “metodo di studio”), è possibile sopperire a tale lacuna. In tal caso, conseguenza della carenza potrà essere un limitato allungamento del percorso formativo universitario, ma non un suo abbandono. Occorre poi rilevare come il possesso preliminare di una conoscenza sia utile nella misura in cui tale conoscenza risulti appropriata e non totalmente o parzialmente erronea. E’ noto come sia molto difficile, richiedendo opportuni percorsi destrutturanti, rimuovere radicate errate conoscenze per procedere alla cosiddetta “ricostruzione della conoscenza”. E costruire un impianto di conoscenze e competenze su basi traballanti non ne assicura la necessaria solidità. Le conclusioni cui si è giunti nel presente paragrafo sono supportate dalla (statisticamente provata) miglior riuscita (minori tempi e migliori risultati) nei corsi di Ingegneria degli studenti provenienti dai Licei Classici rispetto a quelli provenienti dai Licei Scientifici. 16 3.2 Carenza di competenze Dal punto di vista delle competenze richieste, vi è una netta cesura fra la scuola superiore e l’università. Le differenze sono molteplici, ma ai nostri fini due sono quelle che paiono avere un maggior rilievo nel determinare l’allungamento dei tempi e, talvolta, anche l’abbandono degli studi. Da un lato allo studente viene richiesta la capacità di gestire in proprio i tempi della preparazione, essendo generalmente i moduli didattici universitari privi di quella verifica continua in itinere che le interrogazioni ed i compiti in classe rappresentano nelle scuole superiori. La verifica in itinere ha, per quel che ci riguarda in questo scritto, due valenze: 1) permette allo studente di avere un riscontro continuo sul proprio grado di preparazione. Una volta giunto all’università, però, lo studente non ha più a disposizione tale controllo esterno, per cui è obbligato a sviluppare la capacità di autovalutarsi, ovvero di comprendere se lo studio ha avuto come conseguenza la corretta acquisizione di un concetto. Per essere in grado di autovalutarsi, lo studente deve saper utilizzare in modo appropriato strumenti di autovalutazione che possono variano da un campo del sapere all’altro. 2) obbliga lo studente a seguire ritmi di apprendimento dettati dall’esterno. Lo studente universitario ha, invece, di fronte a sé quale unica scadenza l’appello d’esame che, però, non può solitamente essere affrontato con una na riuscita degli studi preparazione di pochi giorni, ma a seguito di una sedimentazione di conoscenze e sviluppo di specifiche competenze, processo che richiede tempi lunghi e verifica costante. Di qui il rischio che le matricole sottovalutino i tempi necessari alla preparazione di un esame, che pare inizialmente lontano nel tempo, ma che spesso finisce per essere troppo vicino rispetto alla data in cui si è iniziato seriamente a prepararlo. La mancanza di autonomia nella valutazione dell’apprendimento e nella gestione dei tempi è, dunque, spesso causa di problemi per gli studenti universitari. Tali criticità possono, in realtà, essere definite di secondo livello, poiché presuppongono che lo studente sia in possesso di un adeguato metodo di studio, cioè di un metodo personale di apprendimento che lo ponga in grado di acquisire nozioni e sviluppare metodi nonché di riconoscere i concetti basilari da acquisire e sui quali costruire la propria struttura cognitiva. La mancanza di un metodo di apprendimento autonomo costituisce una criticità di primo livello, che rende impossibile una proficua resa dell’impegno profuso, con conseguenze spesso irrevocabili sulla prosecuzione della carriera universitaria. Per completare questo paragrafo occorre rilevare come il nuovo ordinamento universitario possa rivelarsi talvolta meno stringente in termini di richiesta capacità di autogestione dei tempi. D’altro canto, questa competenza diventerà poi indispensabile per il laureato che si trovi ad affrontare il mercato del lavoro. 3.3 Aspetti psicologici e caratteriali Gli aspetti psicologici e caratteriali rivestono un ruolo non secondario nel determinare la capacità di elaborare in modo positivo l’impatto con la realtà universitaria. Fra i molti elementi che differenziano il sistema di istruzione secondaria da quello universitario, alcuni paiono avere una maggior rilevanza e di essi qui tratteremo. Lo studente abituato ad un rapporto di “odio” o “amore” (molto raramente di indifferenza), sviluppatosi in anni di forzata convivenza, con i docenti di scuola superiore, si trova ad interagire in modo molto diverso con i docenti universitari. Essi, infatti: 1) pur essendo spesso pronti a rispondere alle domande, non amano interrompere le spiegazioni, per cui sono disponibili solo durante gli intervalli o a fine lezione; 2) non sono interessati a stabilire un rapporto umano con il singolo studente, ma solo a raggiungere una condizione che permetta di svolgere le lezioni in serenità; 3) accompagnano lo studente solo per un breve periodo (solitamente qualche mese) della sua carriera universitaria Come conseguenza di ciò, gli studenti si trovano a dover gestire rapporti molto più asettici rispetto a quelli cui erano abituati. A ciò vanno ad aggiungersi altri elementi di spersonalizzazione, quali le dimensioni delle segreterie studenti universitarie, la difficoltà di identificare e reperire un interlocutore ove si presentassero problemi non relativi ad uno specifico corso (piano di studi, localizzazione aule, ...), la totale estraneità delle figure dirigenziali (mentre il preside di una scuola superiore è ben noto a tutti i suoi studenti, 17 rilassamento dei criteri di promozione, per cui anche studenti con 3-4 debiti formativi seguono la regolare progressione della classe. Non interessa qui l’aspetto della carenza di conoscenze che ne deriva, giacché finisce per ricadere nell’ambito di quanto discusso nel paragrafo 3.1. Di maggior impatto è invece la conseguenza psicologica. Lo studente matura la convinzione che, a prescindere dall’impegno e dalle capacità, una scappatoia si possa sempre trovare e che non si “paghi dazio” per gli errori. Proiettando ciò sulla carriera universitaria, lo studente finisce per affrontarla con la, più o meno cosciente, convinzione che in qualche modo sia possibile cavarsela anche senza impegnarsi a sufficienza. Ciò è fonte di amare disillusioni, poiché, contrariamente a quanto avviene nella scuola superiore, non esistono “camere di compensazione” fra le varie materie: ogni esame fa storia a sé, e le conoscenze e competenze richieste per superare un esame sono spesso definite in modo assoluto. 18 il rettore o il preside di una facoltà sono ignoti alla stragrande maggioranza delle matricole), la numerosità delle classi (che talvolta si accompagna alla inadeguatezza delle aule), ... Un altro aspetto che va doverosamente citato è conseguenza della sostituzione degli esami di riparazione con il sistema dei debiti formativi (e di alcune derive della società moderna la cui trattazione esula dal presente scritto). Nella realtà, a tale variazione ha finito per accompagnarsi un 4. Conclusione Rimandando il lettore alla lettura dei paragrafi precedenti per i dettagli, è possibile qui compendiare il tutto nello slogan: “Per iscriversi all’università, alla matricola serve la maturità !”, dove la maturità cui si fa riferimento è non già il diploma di maturità, ma la maturità personale, fatta di capacità di autocritica e di autogestione, possesso di un metodo di studio, ... Progettualità Il Sistema Qualità n l Sistema Qualità nella nostra scuola La Commissione Qualità 20 L’Istituto “Lorenzo Guetti” è da qualche tempo impegnato nel miglioramento della progettazione, dell’organizzazione, della gestione e dell’erogazione del servizio formativo a beneficio degli studenti, delle loro famiglie e degli operatori della scuola. Partendo da una analisi critica del funzionamento dell’Istituto, la “Commissione Qualità”, costituita dai docenti Salvaterra Tiberio (Responsabile del Sistema Qualità), Cazzolli Lorenzo, Giacobazzi Lorena, Macinati Alessandra ed il Dirigente Scolastico hanno individuato quelle attività (la valutazione dell’apprendimento degli studenti, la messa in atto delle condizioni di sicurezza e di benessere degli utenti e degli operatori dell’Istituto, la rilevazione del grado di soddisfazione dell’utenza, la crescita professionale degli operatori del servizio, la cura del clima comunicativo-relazionale interno, la gestione dei progetti curricolari ed extracurricolari, ecc.) che caratterizzano il servizio fornito dall’Istituto ed analizzato i metodi migliori per il loro corretto svolgimento, stendendo alcune procedure che ne sono la sintesi e la semplificazione. La Commissione ha inoltre redatto un Manuale della Qualità che descrive la struttura organizzativa dell’Istituto, il servizio offerto e stabilisce le regole e le responsabilità degli operatori per la corretta applicazione delle procedure e per monitorare e ottimizzare i processi ed i risultati ottenuti. Il 22 maggio 2006 l’Istituto ha ottenuto la Cer- tificazione di Qualità che attesta che le attività dell’Istituto sono organizzate secondo un Sistema di Gestione per la Qualità, conformemente alla norma internazionale UNI EN ISO 9001:2000 [approvata dal CEN (Comitato Europeo Normazione), elaborata dal Comitato Tecnico ISO (Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione) e tradotta in lingua italiana dall’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione)]. Il Sistema di gestione per la Qualità permette di: • migliorare la qualità dell’offerta formativa in termini di trasparenza, efficacia ed efficienza; • favorire processi di rinnovamento dell’assetto organizzativo valorizzando l’identità collettiva e le competenze individuali del personale dell’Istituto; • offrire occasioni per una costante formazione ed un continuo aggiornamento dei propri operatori; • consentire un’efficace partecipazione delle componenti scolastiche alla gestione dei processi fondamentali; • avviare un sistema di rilevazione dei disservizi e di suggerimenti per il miglioramento in grado di orientare tempestivi interventi correttivi o preventivi; • individuare e monitorare i punti di debolezza del sistema; • definire i fattori di qualità del servizio scolastico nella nostra scuola anche in base alle aspettative e ai bisogni degli operatori dell’Istituto, degli studenti, delle loro famiglie e del territorio; • misurare il grado di soddisfazione degli operatori dell’Istituto, degli studenti e delle loro famiglie rispetto ai fattori di qualità individuati; • programmare, sulla base di una scala di priorità tra i fattori individuati, una politica di gestione del sistema scolastico mirata al costante miglioramento del servizio. Le procedure ed il Manuale della Qualità sono a disposizione per la consultazione da parte di tutto il personale dell’Istituto e degli utenti che ne fanno richiesta. Gli operatori della scuola e gli utenti possono inoltrare in forma scritta, se lo ritengono opportuno, proposte di modifica delle procedure o presentare reclami sui servizi offerti in modo difforme rispetto a quanto previsto. Questo al fine di collaborare con il Dirigente Scolastico e con la Commissione Qualità alla realizzazione di un percorso di miglioramento dell’offerta formativa e dell’organizzazione interna dell’Istituto. Le eventuali proposte di modifica delle procedure ed i reclami degli utenti vengono esaminati e valutati dalla Commissione Qualità che cerca di predisporre interventi adeguati. Tutte le attività messe in atto dall’Istituto e descritte nelle procedure vengono verificate almeno una volta all’anno, in base ad un piano di Verifiche Ispettive Interne, da gruppi di valutatori costituiti da personale docente e non docente dell’Istituto opportunamente formati e che non hanno alcuna diretta responsabilità nell’esecuzione dell’attività soggetta a verifica. In base ai risultati delle Verifiche Ispettive Interne il gruppo di verifica provvede, se necessario, ad avviare eventuali azioni correttive e/o a predisporre un piano di miglioramento dell’attività esaminata. Inoltre le attività dell’Istituto vengono esaminate una volta all’anno da una Commissione di valutatori esterni all’Istituto e dipendenti dall’Ente specializzato in certificazioni BVC Italia S.P.A. (Bureau Veritas Certification S.P.A.) 21 La scuola e la grande a scuola e la grande seduzione Erminio Rizzonelli 22 Qualche volta ci si scoraggia, come insegnanti (ma anche genitori), nel vedere i frutti della scuola contraddetti da una società che teorizza e pratica valori diversi o addirittura antagonistici rispetto a quelli tenuti come riferimento durante i momenti scolastici. Si arriva perfino a dubitare del valore del grande sogno illuminista di poter progredire indefinitamente avvicinandosi a livelli di cultura e civiltà avanzati, sogno del quale la scuola ha un posto privilegiato. E allora le reazioni sono di segno opposto: o si pretenderebbe che la scuola infilasse nella sua azione educativa ogni cosa utile a riportare le cose sotto controllo o si cede alla conclusione pessimistica che la vede in un ineluttabile ribasso. L’uno e l’altro ragionamento sono comprensibili e tuttavia spesso avvengono senza considerare adeguatamente le condizioni nelle quali si fa scuola. Forse a questo riguardo può servire un paragone con il passato che tutti ricordiamo: quello degli anni del boom che anche da noi ha innescato le trasformazioni epocali che oggi viviamo in modo eclatante. Quarant’anni fa la scuola era il mezzo principale dell’emancipazione dalla povertà e da condizioni sociali di emarginazione, il grimaldello con cui aprirsi la porta verso un futuro più soddisfacente per sé e più equo socialmente. Era il luogo in cui conoscere ed esplorare la realtà, una realtà imponente ma (apparentemente almeno) razionale e ordinata che si era messa in movimento e che era possibile tentare di “agganciare” in modo e seduzione positivo, seppellendo il nostro piccolo mondo e i nostri storici complessi di inferiorità. A distanza di qualche decennio il panorama si è modificato del tutto: l’inseguimento è finito, la nostra società è “arrivata”, siamo addirittura per tanti aspetti passati in testa. Parlo dell’Italia, ma soprattutto del nostro opulento Trentino. Ora la realtà è un’altra: il benessere che ci scorta sta per sfrattare la memoria di un passato di stenti e degli sforzi per uscirne; la via del futuro non appare ben delineata, il presente trattiene e cattura, come un grande seduttore, tutti i nostri desideri. E la cultura, la scuola che ci fanno in questo contesto di soddisfazione, che cosa rappresentano in un mondo in cui tutto è a portata di mano? In non pochi casi una faticosa esperienza di acquisizione di conoscenze giudicate “scarsamente utili”, sicuramente grigie rispetto al rutilante mondo che esula dai momenti didattici dentro e fuori la scuola e che è contrassegnato da estrema disponibilità di mezzi, autonomia di movimento e di azione. In particolare le tecnologie dell’informazione esercitano un fascino irresistibile giungendo a formare l’idea che la cultura sia una somma di nozioni facilmente rinvenibili e pronte all’uso connettendosi ad aggeggi vari. L’idea che sia la laboriosa conquista di spazi di libertà maggiori, un corredo imprescindibile per il futuro e un’onesta corazza contro gli attacchi inevitabili della vita non trova molta diffusione. Eppure la soddisfazione per il presente non è esente da dubbi e ansie che si avvertono anche fra le giovani generazioni. Preoccupazioni indefinite di conservare il benessere raggiunto generano malessere e rischiano di produrre presunzioni di autosufficienza e atteggiamenti di difesa dell’esistente che non ci portano lontano. Ne conseguono tentazioni di chiudersi e di non misurarsi veramente con le sfide che attendono l’uomo a tutte le latitudini. Ma le nostre montagne non sono rocche di confine inespugnabili: meglio viverle come incantati luoghi di rarefazione di quanto ci giunge dalle sterminate pianure della terra e di rielaborazione e scambio (come lo sono state nel loro passato migliore) fra noi e con gli altri. Il compito della scuola, della nostra scuola, accanto a quello delle famiglie e della comunità, è già ritrovato: bisogna crederci a dispetto di risultati non sempre visibili o mirabolanti come quelli offerti dal grande seduttore e lavorare con serietà. 23 Accogliere bene per s ccogliere bene per stare bene Liliana Gallazzini 24 Uno dei compiti della scuola è quello di preparare i propri studenti ad affrontare il percorso di vita che li attende, cercando di fornire loro gli strumenti necessari per riuscire ad interagire costruttivamente con la comunità sociale, economica e valoriale di cui fanno parte. Nella consapevolezza che lo “stare bene” a scuola è elemento essenziale per il raggiungimento di un completo successo formativo, anche il nostro Istituto mette in atto una serie di attività tese ad aumentare il ben-essere, principalmente con la costruzione di un positivo ambiente di crescita. Un ambiente scolastico stimolante è la risultanza di molte categorie di intervento, integrate e connesse tra loro; alcune possono essere individuate nel supporto allo studio e ai percorsi di potenziamento, altre nel sostegno emotivopsicologico, altre ancora nelle scelte di orientamento e ri-orientamento o nei percorsi formativi e informativi sui temi della salute: le scelte possono essere diverse e articolate per ciascun Istituto scolastico. Tutto ciò concorre a creare una dimensione “personale” per ciascuno studente, accolto e riconosciuto come individuo in formazione e crescita per il quale la scuola si impegna a lavorare, oltre che sul piano delle competenze, anche su quello dell’identità personale. Nella scuola troviamo in questo senso molti ottimi insegnanti che sanno mettersi in gioco, entrare in relazione con i ragazzi, cercare punti di incontro, diventare riferimenti forti. Solo in questo modo, e cioè attraverso la relazione e la conoscenza, si possono gettare le basi per avviare un proficuo lavoro di conoscenza e approfondimento della materia specifica. A volte nella scuola si verificano situazioni di malessere emotivo legato spesso a difficoltà nelle discipline scolastiche proprio perché è stata data la precedenza ad un rapporto di tipo “nozionistico” con lo studente, prima ancora di conoscerlo come persona, con le proprie potenzialità o fragilità, sensibilità ed emozioni, contesto famigliare o provenienza. stare bene Noia, apatia, indifferenza, forte demotivazione alla scuola come luogo di apprendimento, sono tutte variabili che scuola e istituzioni individuano come fenomeni di fallimento della relazione educativa: fallimento che quasi sempre porta ad una non integrazione e ad un marcato disagio dalla dimensione psico-sociale. Un disagio spesso troppo coinvolgente e determinante per le scelte degli studenti, dei docenti, delle famiglie. Famiglia e scuola sono due poli su cui poggia la formazione: non possono quindi essere in conflitto fra di loro, ma devono collaborare per un obiettivo comune e cioè il successo formativo. E’ evidente come il rapporto scuola-famiglia sia oggi una scommessa socio-educativa da costruire: non può rimanere ancorato allo scontro tra modelli pedagogici diversi, ma deve ridisegnarsi sullo sfondo di una ricerca comune di sintonie dell’educazione. La famiglia può essere fattore di protezione o di rischio, così come lo può essere la scuola: dipende dalla scelta dello stile educativo e dalla qualità della relazione. 25 Continuare a studiar ontinuare a studiare: i corsi liberi del Ilaria Pedrini La Redazione 2006/07 dell’Apostrofo (il giornalino dell’Istituto) 26 La ricerca di formule organizzative capaci di valorizzare le competenze delle persone adulte, di incrementarle nella prospettiva dell’educazione permanente e di rendere accessibile a tanti un percorso che conduca al conseguimento del diploma di scuola secondaria superiore – com’è negli auspici dell’Unione Europea – ha condotto l’Istituto “L. Guetti” di Tione a rilanciare la sua offerta formativa rivolta agli adulti. Da anni ormai esistono i corsi serali di tre indirizzi e, precisamente: • l’istituto tecnico per ragionieri • l’istituto tecnico per geometri • il liceo delle scienze sociali Oggi i tre indirizzi sono strutturati in un primo e in un secondo biennio in classe articolata, e in un quinto anno distinto e fortemente caratterizzato per la preparazione all’esame di Stato che porta ai rispettivi diplomi. L’integrazione dei bienni va intesa sia in senso verticale, in quanto consente - a certe condizioni - di accelerare il percorso, sia in senso orizzontale e Guetti perché costituita da un gruppo di materie fondamentali comuni ai tre indirizzi e da discipline specialistiche tipiche dell’indirizzo scelto dallo studente. L’attenzione allo studente adulto e lavoratore è ancor più evidente nella didattica e nella metodologia che caratterizza i corsi serali attraverso: - la flessibilità del percorso che tiene conto delle esperienze lavorative e formative precedenti in quanto riconosce crediti per competenze già acquisite (e dunque accelerando il conseguimento del diploma), che si adatta agli interessi dello studente con piani di studio personalizzati, che consente di programmare il proprio impegno in relazione ad esigenze di carattere lavorativo, familiare o sociale; - la modularità, ossia la strutturazione dei programmi per argomenti coerenti, con un proprio monte ore ed una propria verifica di competenze raggiunte; - la personalizzazione dell’insegnamento attraverso la possibilità di momenti di spiegazione/esercitazione individualizzate in orario concordato con i docenti, e attraverso la presenza di un docente-tutor, punto di riferimento e facilitatore del rientro nelle attività scolastiche; - la certificazione del percorso nel libretto formativo dello studente riconosciuto anche in altre scuole della Provincia di Trento. Dunque, l’Istituto Guetti propone anzitutto agli adulti che ne fossero privi di puntare al conseguimento di un diploma di scuola superiore, quale requisito formativo utile in ogni carriera lavorativa e patrimonio culturale importante per una partecipazione attiva e consapevole alla vita civile e sociale nella complessità del mondo contemporaneo. Ma non è tutto. Da un paio di anni si sono fatte strada altre opportunità: i corsi liberi ossia la possibilità di frequentare singoli moduli dei programmi del primo biennio, aperta a persone che intendano approfondire argomenti di particolare interesse per una cittadinanza culturalmente sostenuta o desiderose di acquisire specifiche competenze per la vita professionale o sociale (certificabili a richiesta, anche per avere diritto al relativo credito nel caso si intenda entrare nel percorso di istruzione di uno dei tre indirizzi). Nell’anno scolastico 2006/2007 se ne sono proposti 7, precisamente: 1. sguardo sull’identità trentina 2. cittadinanza consapevole e diritto 3. le rivoluzioni della modernità 4. conversazione in inglese 5. internet per l’accesso alle informazioni e ai servizi 6. laboratorio di scrittura in italiano 7. conoscere l’impresa sociale L’offerta dei corsi liberi ha avuto un buon successo di adesioni e di risultati formativi. Per l’anno 2007/2008 quindi l’iniziativa verrà riproposta, ampliata e – speriamo – migliorata. Nel frattempo inoltre i dirigenti delle scuole giudicariesi hanno siglato un accordo che vede la rete delle scuole coordinarsi per offrire agli adulti una gamma di possibilità formative e di educazione permanente. Oltre ai corsi liberi già citati, saranno attivati - corsi per la preparazione all’esame di terza media (realizzati in collaborazione con gli Istituti comprensivi delle Giudicarie e con il supporto di docenti appositamente preparati); - corsi di italiano L2 per persone di nazionalità non italiana desiderose di apprendere o migliorare la conoscenza della lingua italiana (con possibilità di preparazione alla certificazione CILS); - corsi di informatica per la preparazione agli esami della patente europea del computer (ECDL); - corsi di lingue straniere per la preparazione agli esami di certificazione di competenze nella lingua inglese e tedesca. In tal modo anche le Giudicarie si pongono in modo aggiornato di fronte alla nuova domanda di formazione che le persone esprimono. Una formazione non più confinata agli anni dell’adolescenza, ma un percorso di crescita continua perchè per imparare... “non è mai troppo tardi”. 27 Il puzzle dell’orientam l puzzle dell’orientamento Claudio Pucci 28 Anche quest’anno l’attività di orientamento ha visto l’Istituto impegnato su diversi fronti. Nei primi giorni di settembre il nostro Istituto insieme alle altre scuole del territorio ha proposto un importante corso d’aggiornamento sull’orientamento dal titolo “Per una scuola che orienta a 360 gradi”. Il corso che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di docenti di tutto il territorio si è potuto avvalere degli interventi di relatori molto importanti come il dott. Piero Cattaneo e il dott. Andrea Pintonello psicologo orientatore del Cospes di Torino ed ancora il dott. Ignazio Punzi e le dott.sse Mary Binelli e Nadia Bortoli. Dalla stretta collaborazione che si è creata fra gli Istituti nella preparazione del corso è nata poi l’idea di creare un luogo di scambio e di collaborazione per promuovere l’orientamento nel nostro territorio. Così nel mese di dicembre è stato costituito in seno all’Accordo di rete “Rete scuole C8”, sottoscritto da tutte e sette le istituzioni scolastiche delle Giudicarie, il Tavolo per l’Orientamento (TpO). Questo organismo, che si incontra periodicamente, ha già messo in cantiere diverse iniziative per il prossimo anno scolastico: un corso di aggiornamento sulle didattiche orientative nel mese di settembre, un Convegno, il 20 ottobre, dal titolo “C8 orienta” finalizzato a far incontrare scuola e territorio sulle tematiche dell’orientamento. Infine in data ancora definire verrà realizzato un evento rivolto espressamente ai giovani. Per quanto riguarda l’orientamento rivolto agli studenti di terza media, coordinato dalla prof.ssa Armida Antolini, anche quest’anno sono stati effettuati numerosi incontri con genitori e studenti nelle singole Scuole Medie delle Giudicarie. Il 25 novembre 2006 è stata inoltre organizzata, in accordo con i Centri formazione professionale, la giornata della Scuola Aperta. Sono stati quindi preparati come tutor alcuni studenti delle classi quarte che hanno incontrato direttamente gli studenti della terza media di Tione e che, in occasione della giornata di Scuola Aperta, hanno accompagnato le famiglie nella visita del nostro Istituto. A gennaio è stato avviato da parte della prof. ssa Paola Scarpari un interessante monitoraggio sulla scelta scolastica compiuta dagli studenti di terza media degli Istituti Comprensivi giudicariesi. Dall’analisi si è evidenziato per l’anno scolastico 2007/2008 un calo di iscrizione alla Scuola superiore (78% 2005/06; 75,4% 2006/07; 69% 2007/08) e un aumento degli alunni che si iscrivono alla scuola professionale. La percentuale di studenti che si iscrivono nel nostro Istituto è risultata piuttosto stabile (72% 2005/06; 74% 2006/07; 72,5% 2007/08). Complessivamente è invece leggermente calato, in termini di percentuale, il numero degli studenti iscritti in altri Istituti agli stessi nostri indirizzi (10,5% 2005/06; 9% 2006/07; 8,5% 2007/08). Si è notato infine un leggero aumento della percentuale degli mento studenti iscritti in altri Istituti ad indirizzi diversi dai nostri (17,5% 2005/06; 17% 2006/07; 19% 2007/08). Vorrei ricordare che il prossimo anno sarà avviato un monitoraggio simile sulle scelte post diploma dei nostri studenti. Il progetto orientamento e ri-orientamento nel biennio, indirizzato agli studenti di prima e di seconda, ha proseguito come gli scorsi anni con gli incontri della psicologa dott.ssa Mary Binelli. Tali interventi hanno visto la somministrazione di un questionario, i colloqui individuali con gli alunni, con i Coordinatori di classe e con le famiglie degli alunni che mostravano particolari difficoltà. Da notare un dato emerso dai questionari e durante i colloqui: ben un 15% circa di alunni ha dichiarato infatti di essere poco soddisfatto nell’area familiare e/o scolastica, mentre l’area di maggiore soddisfazione è quella relativa alle relazioni con i compagni, a conferma di quanto sia importante a questa età il confronto con i coetanei, la socializzazione e la possibilità di rispecchiamento e identificazione tra pari. Due indicazioni sono state offerte dalla psicologa per migliorare il progetto: un investimento maggiore sulla figura del Coordinatore di classe ritenuto osservatore principale e una maggiore e chiara collaborazione fra le figure che all’interno della scuola sono chiamate a cogliere e ad ascoltare le difficoltà o il disagio degli alunni delle prime classi. Vorrei ancora ricordare che per accompagnare gli studenti che chiedono di essere riorientati o di usufruire di una passerella è stato preparato il libretto “Voglio essere protagonista”, un testo molto semplice per aiutare i ragazzi a raccogliere informazioni e a riflettere prima di compiere l’eventuale nuova scelta. Per l’orientamento biennio Industriale, gli studenti di seconda ITI nel mese di dicembre hanno potuto incontrare in Istituto i responsabili dell’orientamento degli Istituti Industriali di Trento e Riva del Garda e nel mese di gennaio hanno effettuato in un’unica giornata la visita degli Istituti tecnici di Trento, Rovereto e Riva del Garda. Il progetto Orientamento Scuola – lavoro, indirizzato agli studenti del triennio, coordinato dalla prof.ssa Rosi Merli, ha proposto anche quest’anno 29 Il puzzle dell’orientam vari e interessanti incontri in classe con esperti ed operatori del mondo del lavoro. Incontri di base sulla sicurezza nel posto di lavoro e sulla preparazione allo stage estivo (significato, finalità, paure e aspettative). Quindi incontri specifici per geometri su bioedilizia, acustica, energia; per ragionieri su sistema previdenziale, marketing e gestione del magazzino ed ancora per il liceo socio psico pedagogico su disabilità, handicap, anziani, adolescenza, cooperative sociali e servizi sociali sul territorio. Sono state effettuate inoltre varie visite guidate ad aziende, enti e associazioni (Stabilimento termale di Ponte Arche, magazzino centralizzato dei supermercati Poli di Gardolo, cittadella del vino di Mezzocorona, azienda industriale Loacker di Bolzano; Fiera di Bolzano, Solarexpo di Verona; comunità di recupero tossicodipendenti San Patrignano a San Vito di Pergine, villaggio SOS di Trento, cooperativa ANFFAS, laboratorio sociale, RSA consultorio familiare di Tione, Scuola Montessori di Bergamo, Biblioteca comunale di Tione). 30 Gli studenti di terza e di quarta che quest’anno faranno l’esperienza dello stage estivo dall’11 giugno al 4 agosto sono in totale 80 così suddivisi: 21 del liceo socio psico pedagogico, 27 del corso ragionieri, 30 del corso geometri e per la prima volta 2 del liceo scientifico (cooperativa sociale e comune). Per quanto riguarda l’orientamento post diploma/ università, per gli studenti di quinta è stata organizzata nel mese di novembre la visita all’università di Trento e nel mese di aprile, un incontro sul diritto allo studio (borse di studio, alloggi, mense) tenuto dal prof. Zannini. Nel mese di dicembre vi è stata la somministrazione agli studenti delle classi quarte di un test di orientamento e nei mesi di aprile e maggio i colloqui individuali di restituzione dello stesso con la psicologa orientatrice dott.ssa Cristina Simonetti. Quest’anno la dottoressa ha preparato un quadro riassuntivo degli interessi espressi dagli studenti e questo ci permetterà di organizzare incontri più specifici nel corso del prossimo anno. Sempre nel mese di maggio ci sono stati l’incon- mento tro con la responsabile e gli studenti del Servizio Orientamento dell’Università di Trento per avere una prima informazione sulla proposta formativa dell’ateneo trentino e l’iniziativa Orientaday, mattinata dedicata all’Orientamento Universitario, al quale sono intervenuti studenti universitari di diversi corsi di laurea e di differenti università, nonché rappresentanti di agenzie formative (Guardia di Finanza, Esercito, Servizio Civile…). Quest’anno per la prima volta sono state presenti con propri rappresentanti l’università di Bolzano e di Feltre e il corso di laurea nelle professioni sanitarie dell’università di Trento e Verona. Infine al progetto Orientamat quest’anno hanno partecipato alle lezioni 50 studenti. Di questi 29 (tutti del liceo scientifico tranne uno del liceo linguistico) hanno partecipato anche ai test. 23 hanno superato il livello equivalente al test di ingresso di matematica della Facoltà di Scienze Cognitive di Rovereto; 25 il livello equivalente al test di matematica della Facoltà di Economia; 6 il livello equivalente alla prova di autovalutazione della Facoltà di Scienze Matematica e di Ingegneria. 31 Lavorare in continuit avorare in continuità Antonella Moratelli 32 È ormai da parecchi anni che in ogni ordine di scuola la continuità è sentita come esigenza primaria, considerata come diritto dell’alunno ad un percorso formativo organico e completo che abbia come obiettivo quello di promuovere uno sviluppo articolato dello studente il quale, pur nei cambiamenti evolutivi e nelle diverse istituzioni scolastiche, costruisce così la sua particolare identità. Compito dell’istituzione scolastica è quindi quello di prevenire le difficoltà che dovrebbero insorgere nei passaggi tra diversi ordini di scuola e che spesso sono causa di fenomeni gravi come quello dell’abbandono scolastico. La definizione di continuità si basa su un’idea ben precisa che pone l’accento sul problema di apprendimento – formazione e garantisce il diritto dei giovani a ricevere offerte nella cui ottica la formazione costituisce la valorizzazione delle competenze acquisite; da qui, allora, una formazione che consenta di sviluppare il suo potenziale di apprendimento, creando collaborazione tra i diversi gradi di scuola dal punto di vista: organizzativo, curricolare, pedagogico e didattico. Non c’è dubbio però che la continuità del processo educativo non significa né uniformità, né mancanza di cambiamento; consiste piuttosto nel considerare il percorso formativo secondo una logica di sviluppo coerente, che valorizzi le competenze già acquisite dall’alunno e riconosca la specificità e la pari dignità educativa dell’azione di ciascuna scuola, nella dinamica della diversità dei ruoli e delle funzioni ad essa correlati. Il punto di riferimento è sempre “lo star bene a scuola”, la motivazione dello studente, il raggiungimento degli obiettivi didattici e la formazione dell’uomo e del cittadino. Uno dei problemi che solitamente si incontra è insito nel fatto che è lo studente a doversi adattare alla nuova struttura, ai nuovi metodi, alla nuova organizzazione. La centralità della questione dovrebbe, allora, spostarsi dalla scuola allo studente stesso. La continuità quindi può essere realizzata solo se viene portata all’interno di un itinerario curricolare articolato, organico e condiviso. Questo però spesso viene ad infrangersi contro la rigidità di un sistema scolastico che non trova certo nella condivisione di percorsi e metodi il modello ispiratore. Se dalla creazione degli istituti comprensivi tra elementari e medie la trasmissione di informazioni e il lavoro di equipe tra la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono ormai quasi dappertutto consolidati, non così facile potrebbe sembrare il discorso per la continuità tra la scuola media e quella superiore, passaggio che per molti alunni risulta più traumatico rispetto a quello tra scuola elementare e media. Chi poi tra gli insegnanti non ha vissuto l’ansia nei confronti dei gradi scolastici diversi dal proprio? tà Questo non è successo ai docenti del “Guetti” e delle scuole medie degli Istituti comprensivi del C8 che hanno partecipato durante l’anno scolastico agli incontri di continuità tra la scuola media e la scuola superiore. L’avvio ad un confronto era già arrivato dalla collaborazione tra i Dirigenti di tali Istituti, i quali periodicamente, da alcuni anni, si riuniscono per condividere percorsi e strategie atte al miglioramento della vita di studenti e docenti. Anche tra noi insegnanti, dopo un primo momento di disagio e di conoscenza reciproca, ha prevalso la consapevolezza dell’importanza di tale confronto nell’ottica superiore del bene degli studenti e della possibilità di costruire davvero qualcosa che possa essere di aiuto nel cammino che i nostri ragazzi compiono nel loro percorso scolastico. Per molti anni la diffidenza tra i diversi gradi di scuola aveva di fatto impedito un confronto, basando le considerazioni di scetticismo su argomenti che molte volte rappresentavano più delle sensazioni che dei veri e propri dati oggettivi: la scuola superiore accusava la scuola media di trasmettere in maniera inadeguata i contenuti, di mancare nella acquisizione di un metodo di studio adeguato, di mancare nella selettività con conseguente abbassamento dei livelli culturali degli studenti; per contro la scuola media imputava alla scuola superiore una serie di errori, soprattutto nella mancanza di attenzione per l’alunno nella sua globalità, nella mancanza di una valutazione di tipo formativo, di forte selettività basata solo su una valutazione sommativa, di difficoltà di recupero degli svantaggi. Molti passi avanti si sono fatti negli anni e oggi si può tranquillamente sostenere che sia da parte della scuola media sia da parte di quella superiore ci sono stati dei progressi fortissimi nella ricerca di una giusta programmazione degli obiettivi tali da rendere la scuola media più efficace nella trasmissione delle conoscenze e la scuola superiore più efficace sul piano degli obiettivi formativi tanto da non incontrare più quel divario che metteva in conflitto gli insegnanti delle due parti. Oggi incontrarsi è significato soprattutto mettere a disposizione gli uni degli altri le proprie competenze e le proprie professionalità nell’ottica di migliorare il cammino degli studenti nei vari ordini di scuola tanto da permettere loro un maggiore senso di autonomia, responsabilità nell’ assunzione di scelte, motivazione allo studio che sappiamo essere una delle prerogative alla base di un buon apprendimento. I gruppi di italiano, matematica e lingue straniere hanno lavorato fianco a fianco per un anno intero costruendo un primo abbozzo di un curricolo verticale tale da permettere un passaggio meno traumatico dai gradi di scuola inferiori a quelli superiori, ma soprattutto in grado di tenere conto delle competenze acquisite dagli studenti durante gli anni di scuola media. Tanto ancora il lavoro da fare, e lungo è ancora il cammino, ma come dicevano gli antichi saggi chi ben comincia… e a noi sembra di avere gettato delle buone basi per un lavoro proficuo e ben saldo su principi importanti, quali il bene degli alunni e il loro crescere per diventare veri protagonisti del futuro. 33 Per una scuola che in er una scuola che interagisce con le Claudio Pucci 34 Il progetto Scuola-genitori, presente nell’offerta formativa dell’Istituto da diversi anni, ha lo scopo di favorire un costante rapporto fra scuola e famiglie, promuovere incontri di riflessione e di approfondimento sul rapporto genitori e figli, scuola e salute e sui cambiamenti in atto nella scuola d’oggi. Quest’anno l’attività di progettazione è stata indirizzata in modo particolare alla costruzione di un percorso formativo per genitori mirato a favorire l’accompagnamento dei propri figli nelle scelte quotidiane di vita, da quelle più semplici a quelle più complesse. Per arrivare a questo obiettivo sono stati pensati e realizzati quattro incontri, affidati alla conduzione dello psicologo dott. Ignazio Punzi, che hanno toccato diversi e interessanti aspetti, come stare bene con i propri figli e trasmettere atteggiamenti di fiducia e stima reciproca, come gestire le situazioni di conflitto in modo positivo, come scoprire che cosa sta dietro ad una provocazione ed ancora come essere vicini ai figli senza sostituirsi loro. Il percorso, nato in collaborazione con il Tavolo per l’Orientamento, ha visto la partecipazione costante di numerosi genitori (circa centocinquanta per serata) provenienti dal nostro Istituto, da tutti gli Istituti Comprensivi giudicariesi e dai Centri professionali di Tione. Non si è trattato di semplici conferenze; gli incontri hanno visto infatti il coinvolgimento diretto degli stessi genitori, sia in attività individuali di auto-osservazione che in attività laboratoriali realizzate in gruppi guidati da altri docenti-genitori che si sono prestati nel ruolo di facilitatori. Ricordiamo alcuni punti cardine che sono emersi in questi incontri. L’importanza, ad esempio, dell’”accettazione genitoriale”, del passare cioè da un atteggiamento che si ferma esclusivamente alla correzione dei lati negativi del proprio figlio, che trasmette quindi l’idea che “io-figlio non vado bene”, a quello di accettazione e di rafforzamento degli aspetti positivi presenti comunque nel ragazzo. Oppure della necessità di scoprire la reale origine nteragisce famiglie di ogni problema: quando il problema è ricollegabile ad un’esigenza personale del genitore non sentita dal figlio, non è possibile risolverlo se non attraverso una chiara presa di coscienza da parte del genitore di questa situazione. Il genitore deve di conseguenza ricorrere ad una comunicazione attenta a ciò. Ed ancora: riguardo alla gestione del conflitto è utile sapere che la contrapposizione tra generazioni è un fenomeno naturale, le cui dinamiche costituiscono un potenziale fattore di crescita perché si cresce solo per progressive differenziazioni. Il punto critico non è quindi quanti conflitti insorgono, ma come vengono risolti. Per concludere dobbiamo dire che molti altri interessanti stimoli e bisogni sono emersi nei lavori di gruppo, tanto che i genitori partecipanti hanno richiesto di proseguire nell’anno a venire con un nuovo ciclo di incontri. La scelta dei temi da approfondire questa volta potrebbe cadere sulla gestione delle emozioni. 35 Motivazione e abilità otivazione e abilità di studio, per dive Cristina Maturi, Ilaria Pedrini e Claudia Polla Iniziando ad immaginare un’attività di approfondimento con gli alunni delle classi prime sul perchè e sul come si studia (bene), dovevamo trovare un’immagine semplice che esprimesse la nostra idea di studio “efficace”. Abbiamo subito pensato ad una “cassetta degli attrezzi” indispensabile per lo “studente professionista”, proprio come succede ad un architetto o ad un idraulico. Così comincia quello che è stato poi il “quaderno” del metodo di studio, consegnato a settembre 2006, pagina per pagina, abilità per abilità, a tutti i 243 iscritti nelle 13 classi prime del “Guetti”. Eccone la copertina: LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI 36 Per studiare bene devo disporre di attrezzi ef¿cienti e utilizzarli al meglio!!! E quindi venivano le relative spiegazioni, ossia l’idea precisa che tutti quanti dovevamo avere: “Lo studio è un’attività complessa, costituita da diversi fattori, tra i quali: • • • • • le condizioni ambientali le condizioni psicofisiche la motivazione (perché studiare?) le abilità cognitive (attenzione e memoria) il metodo (dove, quando, come studiare?)” Molto più e molto prima che una tecnica (il metodo), lo studio è stato concepito da noi come un’ attività che parte da lontano e dal profondo di noi stessi. Abbiamo quindi dedicato molto tempo a capire la molla che ci fa studiare: è solo questione di premi o punizioni dei genitori? Sarebbe ben poca cosa. Rimarrebbe una motivazione “estrinseca”, destinata ad evaporare presto senza lasciare traccia. Meglio scavare un po’ alla ricerca di motivazioni “intrinseche”, di quelle molle interiori che ci soccorrono in modo forte e duraturo, quando la fatica di studiare ci mette alla prova. Solo a questo punto si può affrontare il discorso sulle abilità e poi sulla tecnica dello studio efficace. Anche qui siamo partiti da una metafora, quella di una scala da salire, gradino per gradino. à di studio entare... studenti professionisti! LO STUDIO: ASSIMILAZIONE DI UN ARGOMENTO Ho veramente imparato? Verificare So dire e spiegare agli altri quanto ho appreso? Comunicare ripetere Organizzare Quanti e quali sono i concetti fare mappe concettuali Selezionare sottolineare e prendere appunti Comprendere ascolto e lettura Di cosa si sta parlando? Quali sono i legami fra i concetti? Ad ogni gradino dello studio, ossia ad ogni passaggio, compete una specifica domanda e una tipica abilità. Salendo, in questo procedere “metacognitivo”, ossia capace di riflettere su ciò che si sta facendo per tenere ben puntata la bussola dello studio, si potrà raggiungere quel punto alto e desiderato in cui studiare non è più fatica senza senso ma... gioia! Sì, gioia di studiare. Esattamente come quando si va in montagna, allorché la vetta ci ricompensa con la gioia del panorama, di ogni sforzo fatto per raggiungerla. La lettura attiva La lettura è caratterizzata da fasi successive. Conoscerle e padroneggiarle ti potrà aiutare moltissimo nel rendere efficace lo studio. PRELEGGERE Preleggere signif ica: • sfogliare il testo, • farsi un’idea generale, • leggere silenziosamente titoli, sottotitoli, didascalie, parole in grassetto, ecc., • porsi le domande: di chi/cosa si parla nel testo? che cosa se ne dice? quanto tempo mi serve per studiarlo? 37 Motivazione e abilità Preleggere è come sorvolare un territorio dall’alto… LEGGERE Leggere signif ica: • controllare la correttezza delle informazioni che hai recepito nella prelettura • tenere d’occhio le parole chiave • individuare la suddivisione in capitoli, paragrafi, capoversi capitolo: ciascuna delle parti in cui è suddiviso un libro paragrafo: ognuna delle sezioni in cui è suddiviso un capitolo capoverso: parte del testo, dotata di significato, di uno o più periodi e conclusa dal punto e “a capo”. • comprendere il messaggio del testo • ricerca dell’esatto significato dei termini sconosciuti attraverso l’uso del vocabolario. posto le basi del lavoro successivo che consiste nell’operare direttamente sul testo in modo attivo per far emergere quello che in definitiva devi studiare. def inizione di sottolineare: • dare risalto • saper cogliere rapidamente le informazioni utili quando? • prima o dopo aver letto un testo? • dipende dagli scopi del lettore (es: per individuare sequenze, per rintracciare informazioni utili per l’apprendimento, per ridurre la quantità,ecc..) • meglio farlo dopo aver “pesato” l’importanza delle informazioni RILEGGERE Rileggere signif ica: • verificare se si è capito • evidenziare e chiarire le parole sconosciute • dare la caccia alle parole/frasi chiave • capire i legami/connettivi (espressioni che fanno da anello di congiunzione tra le informazioni) e i riferimenti. Sottolineare (per comprendere e per ricordare) 38 Con la prelettura e la lettura approfondita hai Esempio di probabile lettura attiva à di studio quanto? • quanto basta per soddisfare i propri scopi di apprendimento cosa? • informazioni significative • definizioni • parole chiave • dati come? • a colori • con inquadrature • cerchiature • numerazioni a margine dei “pro-memoria” brevi e schematici con la funzione di raggruppare il massimo delle informazioni con il numero minimo delle parole, in vista di una successiva rielaborazione. Criteri generali per prendere appunti • Selezionare le informazioni essenziali • Ridurre e sintetizzare • Organizzare e classificare gerarchicamente le informazioni Prendere appunti Come devono essere gli appunti? • Sintetici: ridurre le informazioni al 10-20 % • Essenziali: cogliere il “succo” del brano • Concisi: usare il minimo numero di parole (si eliminano i connettivi e le frasi di collegamento) • Personali: sono frutto del proprio apprendimento (raramente si può studiare sugli appunti degli altri, ma si possono confrontare con quelli degli altri!) • Leggibili: curare la grafia e la disposizione spaziale nel foglio • Ordinati: dare una forma, una struttura; un inizio e una fine Questa tecnica ti assicura una rielaborazione personale ed efficace dei contenuti che stai studiando; oltre a ciò puoi ottenere una più veloce assimilazione e la possibilità di sistematizzare i concetti all’interno di vari tipi di schemi. Gli appunti sono annotazioni rapide, essenziali, Quando prendere appunti? A lezione: Per cogliere i contenuti essenziali presentati dall’insegnante, in modo da poterli riutilizzare a casa per ricostruire il senso della lezione Durante lo studio: perchè? • per facilitare la memoria visiva • per sviluppare la capacità di sintesi • per non appesantire la memoria Bisogna sottolineare in modo attivo, consapevole, originale Esempio di probabile lettura NON attiva Sono brevi annotazioni sintetiche o schematiche dei concetti o dei dati importanti contenuti nel testo scritto, per confermare a se stessi la comprensione ed anche in vista di un successivo ripasso. Tipi di appunti • Appunti per enumerazione. Sono i più semplici e diffusi. Raggruppano in ordine una lista di caratteristiche. Esempi: da ciò che viene prima a ciò che viene dopo, dalla causa all’effetto, dal più generale al più particolare, dal più al meno importante. • Appunti per idee chiave. Dai concetti più generali alle idee di dettaglio. Le parole chiave si pongono sul lato sinistro del foglio e gli approfondimenti di dettaglio nel lato destro del foglio. • Appunti tramite categorie. Sono la rielabo- 39 Motivazione e abilità razione delle informazioni attraverso una loro raccolta e classificazione in categorie o “raccoglitori” formali, come le seguenti: definizioni, caratteristiche, cause, conseguenze. Le categorie formali si pongono sul lato sinistro del foglio, le risposte nel lato destro. Errori nel prendere appunti • Copiare interi brani, senza selezionare • Trascrivere letteralmente parola per parola le spiegazioni dell’insegnante • Utilizzare gli appunti altrui, senza adattarli alle proprie caratteristiche e ai propri scopi. Schematizzare Un’ulteriore tecnica del percorso di lettura-studio consiste nel collocare le parole o le frasi evidenziate in precedenza (sottolineando o prendendo appunti) in schemi, per: • visualizzare (e quindi memorizzare meglio) • evidenziare i legami che ci sono tra le informazioni. Gli schemi sono contenitori e organizzatori di informazioni, per facilitare l’apprendimento e il ricordo di informazioni complesse. Criteri generali per schematizzare • Essere sintetici • Organizzare in maniera logica le informazioni (secondo gerarchie o categorie o nessi) • Collocare spazialmente le informazioni essenziali, in modo da sfruttare la memoria visiva • Non essere troppo complessi Quando si usano gli schemi? • Prima dello studio: per riattivare le preconoscenze • Durante lo studio: per riorganizzare sinteticamente le informazioni • Dopo aver studiato: per memorizzare, rielaborare e ripassare 40 Mi raccomando! Sottolinea con chiarezza ma anche con delicatezza! à di studio • Collocando l’idea principale al centro del foglio • Indicando il percorso, il flusso, la direzione e il raccordo dei concetti con linee e/o frecce di collegamento Fiuuu! Meno male che a lezione ho preso appunti. Solo dal testo non avrei capito!! Cosa schematizzare? • Solo i dati e i concetti essenziali, ponendo però attenzione alle relazioni fra di essi • Si deve schematizzare ciò che si è sottolineato e scelto come importante Come schematizzare? • In modo semplice e chiaro ed efficace • Procedendo da sinistra verso destra con ramificazioni semplici o a biforcazione prevalentemente in senso orizzontale Tipi di schemi (i più comuni) • Schema “elenco o lista”. E’ il modo più semplice per riassumere per informazioni e concetti in relazione gerarchica o sequenziale • Schema a raggiera. Si pone al centro il concetto più importante ed ad esso si collega le altre parole chiave usando le frecce come indicatori • Schema ad albero. Può servire per rappresentare un concetto principale complesso suddivisibile in concetti e sottoconcetti. Si visualizza in tal modo la “ramificazione delle idee” • Schema a tavella. A righe e colonne, per collocare informazioni strutturate ed evidenziarne analogie e differenze • Mappa concettuale. Rappresentazione grafica nella quale i concetti sono collegati fra di loro, evidenziandone le relazioni. Ripetere • Non si possono solo accumulare appunti e MEMORIA A BREVE TERMINE Visione lucida e completa dell’argomento che si ricorderà con facilità nelle 24/48 ore successive mappe, bisogna rileggerli e rielaborarli sistematicamente (e non solo prima dell’interrogazione!) • Leggere, sottolineare, prendere appunti, schematizzare infatti non serve se poi tutte le informazioni non vengono conservate nella memoria. Le tracce delle informazioni, comprese e apprese con lo studio, per fissarsi nella memoria hanno bisogno di essere di tempo in tempo richiamate. Fra la memoria e l’attività del “ripetere” (ri-petere = andare di nuovo, domandare ancora) esiste infatti uno stretto legame. • La ripetizione aiuta anche ad auto-valutarsi, a confrontarsi con se stessi, a verificare quanto si è compreso e ad essere quindi più sicuri. Quando e come ripetere? • Occorre dedicare ogni giorno un tempo definito alla ripetizione di quanto si è studiato. Dunque: ripetere con regolarità e metodicamente, anche se, ovviamente l’efficacia di questo esercizio dipende anche dalla bontà delle precedenti fasi di studio. • Come si è detto, la ripetizione permette alla nostra memoria di esercitarsi nel richiamare le informazioni, consolidandone l’acquisizione. RIPETIZIONE MEMORIA A LUNGO TERMINE Mantenimento del ricordo che previene l’oblio delle informazioni acquisite 41 • • • • • • E chi li capisce gli appunti di Gigi?!? 42 Questi richiami – che possono essere fatti in tanti modi, come si dirà dopo – sono tanto più efficaci quanto più coinvolgono la nostra parte affettiva (amiamo e vogliamo amare quell’oggetto dello studio) e la nostra parte razionale (i corretti legami che stabiliamo fra quella data informazione e tutte le altre). Diversamente la nostra ripetizione sarebbe “a pappagallo”, una ripetizione meccanica e non “umana”, coinvolgente cioè tutte le nostre facoltà personali. Ci sono molti modi di ripetere, ma la ripetizione è utile se fatta in modo attivo e creativo, che renda vivi i contenuti. Abbiamo, in un crescendo di coinvolgimento: la replicazione immediata, a voce alta (memoria a breve termine), la reiterazione a bassa voce o silenziosa, per l’organizzazione del materiale, la recitazione come davanti ad un pubblico, la revisione o ripasso, dopo una sessione di studio, da soli o (meglio) con un compagno, la meditazione, un amoroso ritorno alle cose già imparate per “rigustarle” ancora I tempi necessari al ripetere, se questo interviene quanto il ricordo è ancora presente, si fanno via via più rapidi. Se ripetiamo e lo facciamo bene, ne scopriremo l’importanza: ciò che richiamiamo alla memoria ci apparirà nuovo e sempre meglio collegato al nostro sapere, lo capiremo più profondamente, ne scopriremo altre sfumature, e... diventerà “nostro”, parte di noi, e saremo – come dice Dante nel Paradiso – gente di scienza: “Non fa scienza, senza lo ritenere, avere inteso”. Esperienze Per una scuola contro er una scuola contro gli sprechi ene Susanna Serafini 44 Le scuole sono spesso responsabili di sprechi energetici dovuti non solo alla vetustà degli edifici o alla bassa efficienza dei loro impianti ma anche a comportamenti scorretti dei fruitori. Di fronte all’incontestabile e progressivo esaurimento delle energie fossili ed ai seri pericoli derivanti dai cambiamenti climatici l’obiettivo del Progetto è quello di rendere la gestione energetica una parte integrante della vita scolastica di tutti i giorni e di ottenere da tutti i frequentatori dell’edificio una estesa condivisione. Il successo di una gestione energetica corretta si basa infatti sulla diffusione quanto più ampia possibile di comportamenti “sostenibili” per ottenere un risparmio energetico ad ogni livello di utilizzazione. Tra i primi passi effettuati c’è stata l’adesione alla settimana promossa dall’UNESCO per la sensibilizzazione al risparmio energetico tenutasi nel novembre 2006 con l’allestimento di una mostra sui cambiamenti climatici in cui sono stati gli studenti stessi a promuovere la sensibilizzazione verso le tematiche energetiche legate alla salvaguardia dell’ambiente. Il Progetto in questione è nato e si è sviluppato nel corso dell’anno scolastico 2005/06 e, con il sostegno ottenuto da parte della Fondazione CARITRO e del BIM del Sarca, è divenuto sempre più complesso e ambizioso. Esso si è articolato in tre fasi: una di formazione dei docenti, in cui sono stati affrontati i temi del risparmio energetico, dell’uso dell’energia solare e di altre fonti alternative; una seconda di formazione degli studenti, in cui la normale programmazione curricolare è stata integrata da aspetti riguardanti le fonti energetiche rinnovabili, alternative, il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale; infine la terza fase ha riguardato il monitoraggio dell’Istituto, con il conseguente studio del sistema energetico della scuola (le caratteristiche tecniche dei materiali edili utilizzati o gli sprechi energetici rgetici e dei componenti termotecnici installati, come le caldaie, le pompe, ecc.), i disegni tecnici dell’edificio e dell’impianti, le condizioni climatiche riferite al paese di Tione, la raccolta e l’elaborazione dei dati, e in ultima il calcolo del fabbisogno energetico/certificazione, vale a dire del consumo energetico complessivo dell’edificio. L’Istituto viene infatti costantemente monitorato da una serie di sensori installati sugli impianti che inviano i dati registrati ad un computer. Tali dati, elaborati da un software, rilevano in tempo reale i consumi di energia elettrica e termica. Si è proceduto poi alla valutazione di possibili soluzioni, con l’elaborazione di misure per il contenimento del consumo energetico e la successiva valutazione di fattibilità tecnico-economica degli interventi ritenuti più vantaggiosi. All’interno di ogni classe sono state individuate le importanti figure degli ENERGY MANAGER, studenti responsabili della rilevazione dei dati, che hanno registrato le abitudini dei compagni e dei docenti e che, in una fase successiva, saranno promotori dei comportamenti corretti individuati durante la fase di sperimentazione. Quindi è stata la volta della divulgazione dei risultati ottenuti, attraverso una brochure informativa, e della attuazione delle soluzioni, adottando quelle a basso costo e attuabili nel breve periodo (l’ottimizzazione delle regolazioni e l’utilizzo degli impianti, l’uso di lampadine a basso consumo energetico, di sensori e temporizzatori per l’illu- minazione, di valvole termostatiche). In questo contesto inoltre sono state previste le realizzazioni di possibili implementazioni nel lungo periodo, quali coibentazioni, schermature per la radiazione solare, collettori solari, pannelli fotovoltaici. Ulteriori benefici deriveranno dalla maggiore consapevolezza degli studenti rispetto alle pro- blematiche energetiche, un ambito strategico nelle politiche dell’Unione Europea e che fornirà importanti sbocchi occupazionali. Al fine di determinare le condizioni di confort nelle aule della scuola sono stati utilizzati dei minidata logger mobili (HOBO) che hanno consentito di misurare parametri di benessere ambientale quali la temperatura, l’umidità relativa, la luminosità, la qualità dell’aria (CO2) nelle diverse aule della scuola. Attraverso le misure registrate dagli HOBO sono stati prodotti dagli studenti diversi diagrammi di identificazione dei profili microambientali per poter così intervenire nelle aule con minore confort riportando i parametri nella normalità. Tutto questo impegno è stato riconosciuto sia a livello nazionale che regionale: l’adesione al concorso promosso da Legambiente e da Edison “Kyoto anch’io: la scuola amica del clima”, che ha visto la partecipazione di oltre 150 scuole e di 15.000 studenti di tutta Italia, ci è valsa il 1° Premio per le pratiche educative (Roma 28 novembre 2006) e la partecipazione al concorso bandito dalle Province Autonome di Trento e Bolzano il 3° Premio del concorso “Premio Ambiente Trentino –Alto Adige” (Bolzano dicembre 2006). Due belle soddisfazioni! 45 De Gasperi dei nonni e Gasperi dei nonni A cura di Nicola Spada e Giuseppina Zanelli 46 Come rendere più viva e autentica nella pratica didattica la nostra storia nazionale e locale? Come conservare anche tra i giovani il senso di appartenenza alla comunità e al territorio? La via sperimentata con gli studenti della classe III RIA ci ha portati ad esplorare eventi importanti della storia locale e nazionale attraverso le testimonianze della gente semplice che li ha vissuti, anche se a volte solo da lontano. Aderendo ad un concorso-ricerca promosso dal Consiglio Provinciale nell’ambito del “Progetto 2006-2007. Dalle visite guidate al rapporto con la comunità”, la classe ha presentato un progetto dal titolo “La costruzione europea” che si articola in tre fasi e che sarà realizzato nel corso del triennio. Per il primo anno (2006/07) il progetto prevedeva la realizzazione dei seguenti punti: • Conoscenza e approfondimento della figura di Alcide De Gasperi. • Conoscenza e approfondimento della storia evolutiva dell’autonomia trentina. • Conoscenza e approfondimento della figura di Altiero Spinelli. Si è scelto di indirizzare l’attività di ricerca all’accordo De Gasperi-Gruber e al contesto storico e sociale locale in cui nacque l’autonomia trentina. Strumenti della ricerca sono state le interviste ai nonni degli studenti che hanno vissuto negli anni dell’accordo. Attraverso le loro parole semplici ci hanno restituito l’immagine di un Trentino alle prese con la difficile situazione del dopoguerra, quando la preoccupazione maggiore e incombente era quella di far fronte ai problemi quotidiani della povertà, del lavoro, quando le informazioni circolavano lentamente, quando la politica sembrava un “lusso” che non ci si poteva permettere. Eppure dalle parole dei nonni intervistati traspare anche l’orgoglio per un conterraneo, Alcide De Gasperi, che si era affermato a livello nazionale e internazionale, che faceva tanto parlare di sé e che alimentava grandi speranze. Non c’è retorica celebrativa nelle testimonianze raccolte, ma l’immagine autentica di un momento storico, colto attraverso le parole semplici e vere della gente comune che lo ha vissuto. L’attività di ricerca degli studenti, grazie alla collaborazione dell’Istituto Don Sturzo di Roma, si è poi completata con un’intervista telefonica alla figlia dello statista trentino, Maria Romana, che, con grande disponibilità, ha risposto alle domande dei ragazzi. Dalle sue parole emerge un ritratto più privato e familiare di De Gasperi, con le abitudini e le preoccupazioni della vita quotidiana, ma anche con le sue profonde convinzioni che ancora oggi possono offrire occasione di interessanti riflessioni sulla società contemporanea e, in particolare, sul futuro dell’Europa. i Il lavoro realizzato dagli studenti ha ricevuto lusinghieri apprezzamenti dal Consiglio Provinciale che ha voluto premiarli con una cerimonia a Palazzo Trentini nel corso della quale il Presidente Pallaoro ha consegnato una targa-ricordo al Dirigente Papaleoni; agli studenti sarà inoltre offerto un viaggio a Roma, nel mese di settembre, per conoscere i “luoghi” di De Gasperi. Il progetto però non finisce qui; sono previste infatti altre due fasi secondo la seguente articolazione: Anno scolastico 2007/08: • Dal Trattato di Roma 1957 alla Dichiarazione di Berlino 2007. • Le istituzioni europee. • L’euro. • L’Europa e la globalizzazione. • Il pensiero europeista di De Gasperi e Spinelli. Anno scolastico 2008/09: • La Costituzione italiana. • Analisi comparata elle principali forme di costituzione. • La Costituzione europea. • L’Europa e le autonomie regionali (Statuto speciale per il Trentino Alto Adige). Siamo perciò solo all’inizio di un percorso che ci auguriamo possa essere costruttivo ed efficace dal punto di vista didattico e formativo. 47 Orizzonte Europa: da rizzonte Europa: da Tione a Mondr Cristina Maturi 48 L’incontro con nuove realtà attraverso un’esperienza concreta di scambio può diventare occasione per un apprendimento vivo, per imparare a conoscere da vicino storie, luoghi, persone. Confrontarsi e collaborare con gli altri permette anche di riflettere su noi stessi e di cogliere nuovi stimoli per migliorare il nostro lavoro di studenti e di insegnanti. Il progetto di gemellaggio che stiamo realizzando con Arizmendi Ikastola, Koop. E., una scuola che opera nella zona di Arrasate-Mondragón, provincia di Gipuzkoa, nella comunità autonoma dei Paesi Baschi, a nord della Spagna, ci permette di sperimentare una nuova forma di collaborazione tra istituti scolastici in ambito europeo. Arizmendi è una realtà scolastica molto particolare e interessante poiché è una “Ikastola cooperativa integral”. I soci sono gli stessi insegnanti, i genitori degli studenti e altri collaboratori esterni (per esempio imprese, enti pubblici o genitori i cui figli hanno terminato il percorso scolastico). Essa opera in un territorio che è molto orgoglioso della propria identità e che ha fondato il suo sviluppo su un’esperienza unica di cooperativismo nata attraverso l’opera di don Josè Maria Arizmendarrieta. Arizmendi Ikastola, come il nostro istituto, è intitolata ad un illustre personaggio del luogo che ha creduto nel vero significato della cooperazione insegnando e stimolando la gente a dare un senso positivo e profondo al proprio operare. Durante quest’anno scolastico abbiamo avuto nostri graditi ospiti alcuni docenti e la dirigente di Arizmendi Ikastola. Dopo i primi momenti non abbiamo avuto alcun problema per comunicare: ci accomuna “il linguaggio della scuola”, il fatto che condividiamo molti valori e che… abbiamo spesso gli stessi problemi! A marzo abbiamo ricambiato la visita ricevendo un’ottima ospitalità. a Tione a Mondragón agón sulla via della cooperazione Nel prossimo anno scolastico anche un gruppo di studenti, rappresentativo di tutti i corsi, andrà a conoscere da vicino i nostri amici baschi ed il loro territorio, potrà cogliere elementi dalla loro esperienza di cooperazione. Saranno loro a curare il programma della nostra visita e ad organizzare l’accoglienza. Un progetto di gemellaggio implica rispetto, disponibilità, spirito di adattamento e (perché no?) anche un pizzico di avventura! Successivamente li attenderemo al Guetti come nostri graditi ospiti! Aitor, docente di Arizmendi, ci ha insegnato anche un po’ di Euskara, la tipica lingua basca e ci ha lasciato questo messaggio. BESTE GIZARTE BAT POSIBLE DA OTRO MUNDO ES POSIBLE UN ALTRO MONDO É POSSIBILE ? Què es el hombre? Un ser imperfecto. Un ser perfectible. Un ser cuyo destino no es contemplar, sino trasformar. Trasformarse a sì mimso, trasformar cuanto le rodea. 49 Norwich… sweet… orwich… sweet… Norwich Emy Coffano Prof.: “... e in settimana linguistica quest’anno vi porto a... Norwich!”. Classe: “doveee??!”. Prof.: “Norwich… in East Anglia… è la sua capitale… è bellissima, vi piacerà”. Classe: “si, se lo dice lei?! … ma… cosa c’è da vedere …insomma, che vita si farà?”. Prof.: “Classe di poca fede!! Fidatevi, almeno per una volta…”. L’avventura cominciò in questo modo, fra il ‘serio ed il faceto’, con la 4SA che mi guardava incredula e sospettosa verso quella meta con il nome strano e mai sentito prima, quasi che la prof stesse escogitando un ‘suo numero’ per essere più convincente. 50 La scelta di Norwich non era stata casuale; per esperienza personale sapevo che la città offriva un ambiente culturalmente stimolante ma al tempo stesso accogliente e tollerante nei confronti degli studenti stranieri. Decisi dunque di mandare gli studenti alla scoperta della città: ogni gruppo ne avrebbe esplorato una parte seguendo un itinerario turistico che richiedeva interviste con negozianti, raccolta di informazioni sui vari monumenti e siti storici incontrati, richieste a volte ‘strane’ a passanti, per esempio cosa fossero alcuni oggetti o come si pronunciassero i toponimi. Fu così che scoprimmo la giusta pronuncia di Norwich /norrich/ e non /noruich/ come ci si potrebbe aspettare. Capimmo che cosa è ‘a hole in the wall’ e soprattutto a cosa serve, e che insetto è un ‘beeshy barnaby’, e che i giocatori della squadra di calcio locale sono canarini!!! Gli studenti si dimostrarono all’altezza del loro compito; per alcuni giorni abbandonarono quella ‘naturale riservatezza’ tipica dell’ ambiente scolastico, della serie: “rispondo solo se interrogato e sotto tortura!!! “e sfoggiando un idioma ‘quasi perfetto’ si lanciarono alla caccia di autoctoni dall’aria disponibile e …carina. I dati raccolti vennero confrontati ed esposti oralmente in classe al rientro, ovviamente con valutazione quadrimestrale! L’obiettivo primario di promuovere l’ interazione spontanea dei gruppi in un contesto autentico era stato raggiunto. Era inoltre stata stimolata l’abilità del ‘project-work’ o ‘presentazione orale di gruppo’ del lavoro svolto. Il soggiorno presso le famiglie si svolse serenamente tra uscite e barbecues serali: anche sotto questo aspetto le classi seppero reagire positivamente adattandosi ad atteggiamenti e realtà culturali diversi. A tal proposito vorrei sottolineare il forte senso di responsabilità dimostrato dalle classi 4SC/SA durante tutte le attività svolte nella Norwich settimana: visite guidate a Londra e Cambridge, alla University of East Anglia (U. E. A), dove il ‘mondo universitario‘ ci apparve così stimolante ed attraente; la frequenza puntuale alle lezioni presso la scuola; il rapporto sempre corretto ed educato con le famiglie e gli insegnanti del luogo e …perché no?! …le …capatine serali ad un famoso ‘Pub’. Ultimo punto, ma non per questo meno importante, desidero ringraziare Laura e Elena colleghe di lingua della classe 4SC per l’ aiuto fondamen- tale nel seguire e condividere pazientemente le proposte ‘estrose’ della sottoscritta… come la cena ‘very hot’ con alcuni studenti coraggiosi al ristorante indiano del centro! Che altro aggiungere? … mix equilibrato di cultura e divertimento, esperienza perfetta, resa possibile dalla sinergia di tutti i partecipanti senza la quale il progetto sarebbe stato solo una bella idea irrealizzata. I thank you all. Thank you Norwich …and see you soon! 51 La partecipazione al a partecipazione al concorso cooperat Liana Algeri 52 Quando, come loro insegnante di diritto e di economia, ho proposto ai ragazzi della 3a Ragioneria, sezione B, di svolgere la loro “area di progetto” (il lavoro multidisciplinare da svolgere nel triennio) in ambito cooperativo, e precisamente con una ricerca dal titolo “La cooperazione e le Casse Rurali delle Giudicarie”, hanno accettato abbastanza volentieri. Quando ho proposto loro di partecipare, già che c’erano, al 16° concorso “Idee e progetti di nuove imprese cooperative” indetto dalla P.A.T. e dalla Federazione Trentina della Cooperazione, erano invece piuttosto perplessi per paura di dover impegnarsi troppo e rischiare, inoltre, di fare una brutta figura. Li ho convinti con l’argomentazione che il concorso era solo uno stimolo e che nessuno si aspettava di più. Ottenere l’approvazione dal Consiglio di Classe è stato quasi più arduo. La proposta appariva troppo ambiziosa ed i ragazzi troppo poco attrezzati per farvi fronte al livello richiesto da un concorso. Alla fine, la valenza multidisciplinare della proposta ha prevalso ed ho ottenuto un consenso unanime. Nell’iniziare ad operare, per prima cosa si è cercato di impostare un modo di agire simile a quello cooperativo. Cioè, i ragazzi si sono riuniti in assemblea, nominando un presidente e un segretario, hanno poi discusso e deciso assieme un programma di lavoro, attribuito degli incarichi operativi ed eletto un rappresentante. Tutte le decisioni assembleari sono state verbalizzate. Una volta terminata la fase di impostazione organizzativa, è iniziata quella operativa. Il lavoro svolto dai ragazzi, pur essendo stato sviluppato con una progressione parallela delle varie fasi, ha seguito questo percorso logico ed espositivo: • Cercare, innanzitutto, di acquisire una cultura cooperativa di carattere generale. Questo è stato possibile attraverso: • L’intervento di un esperto inviato dalla Federazione, che ha trattato l’argomento soprattutto dal punto di vista pratico. • L’utilizzo del materiale, predisposto allo scopo, dalla Commissione Area Cooperazione della nostra scuola e relativo: • sia alla storia generale della cooperazione, dalla sua nascita in Inghilterra al suo sviluppo in Europa e in Italia; • che alla storia specifica della cooperazione trentina. Poiché, come detto, la cooperazione è nata in Inghilterra, si sono compiuti approfondimenti in lingua inglese, seguiti dalla prof.ssa Natalina Antolini. • Successivamente, dopo aver acquisito informazioni sulla cooperazione in genere, in tutte le sue forme, i ragazzi si sono dedicati ad approfondire il tema particolare della cooperazione di credito e, specificatamente, quello delle Casse Rurali trentine. Poiché le Casse Rurali sono nate in Germania, una concorso cooperativo tivo parte del lavoro, curata dalla prof.ssa Dalpont, è stata svolta in lingua tedesca. • Poi, prima di fare la conoscenza con le singole Casse Rurali delle Giudicarie, è stato compiuto un breve lavoro di inquadramento storico, geografico e sociale delle Giudicarie, seguito dalla prof.ssa Riccadonna e con la collaborazione della prof.ssa Bentivogli. • Acquisita così una preparazione sufficiente in ambito generale, i ragazzi si sono dedicati a fare una conoscenza diretta con le otto Casse Rurali delle nostre valli, cercando di conoscerne la storia, l’organizzazione, la consistenza e i dati di bilancio. Pertanto, divisi in squadre in base alle scelte organizzative da essi effettuate, si sono recati, in più riprese, alle singole Casse, muniti di penna e macchina fotografica, comportandosi come un socio che voglia conoscere bene la propria Cassa. Bisogna aggiungere che le nostre Casse Rurali, preavvertite, hanno mostrato molta collaborazione e pazienza. Comunque non si è trattato di un lavoro facile: soprattutto, l’ottenere notizie storiche da persone molto indaffarate e tutte concentrate sul presente, è stato arduo e, a volte, impossibile. E’ stato necessario ricorrere alle biblioteche, alle organizzazioni storiche come “Judicaria”, ma anche a semplici persone esterne che, apprezzando lo sforzo dei ragazzi, ci hanno aiutato come potevano. E’ opportuno anche rimarcare che la ripartizione del lavoro si è rivelata, di fatto, un po’ squilibrata: ad alcuni ragazzi competevano Casse “facili”, in quanto piccole, con una storia lineare e ben documentata; ad altri Casse “difficili”, in quanto grandi e con una complicata storia di fusioni o incorporazioni di altre Casse preesistenti delle quali non esisteva più memoria. In questo lavoro si è cercato di far scoprire ai ragazzi il cambiamento nel ruolo delle Casse Rurali prodotto dall’evoluzione socio-economica delle nostre valli e di far assumere loro una qualche posizione critica in merito. • Una volta fatta la conoscenza con le singole Casse Rurali, i ragazzi, seguiti dalla prof.ssa Merli, ne hanno messo a confronto i più significativi dati di bilancio. Poiché si trattava pur sempre di ragazzi di 3.a, cioè con delle nozioni contabili ancora piuttosto limitate, si è reso necessario fornire loro le nozioni essenziali in materia. A tale scopo, l’esame dei bilanci è stato preceduto da un apposito breve corso tenuto da un esperto, il rag. Povinelli, messoci gentilmente a disposizione dalla Cassa Rurale di Pinzolo. • A questo punto era necessario, per i ragazzi, capire a fondo la natura del rapporto oggi esistente tra le famiglie giudicariesi da una parte e la cooperazione e le Casse Rurali dall’altra. Per questo è stato necessario per loro compiere un’indagine statistica, in cui sono stati seguiti dai proff. Pucci e Cazzolli. A tale scopo, i ragazzi hanno preparato e distribuito, in tutte le scuole medie delle Giudicarie, un apposito questionario. Poi, ne hanno elaborato i dati in apposite tabelle e grafici e ne hanno valutato i risultati. Si è trattato di un lavoro molto impegnativo e serio per la loro età. Un lavoro che, oltrettutto, li ha esposti a motificazioni. Infatti, non hanno avuto quella collaborazione che speravano dalle famiglie. Hanno dovuto recarsi più e più volte alle scuole, quasi a supplicare la restituzione dei questionari compilati e, alla fine, 1/3 dei questionari non è mai stato restituito. Pazienza, anche le delusioni servono per crescere! I risultati ottenuti sono stati comunque validi e indicativi. • Come ultima cosa, per terminare il lavoro, si rendeva necessario un confronto tra le nostre Casse Rurali e altre realtà di cooperazione di 53 La partecipazione al... credito. A tale proposito cadeva opportuno il gemellaggio intrapreso dalla nostra scuola con una scuola cooperativa basca. Pertanto i ragazzi, anche per prepararsi adeguatamente a tale gemellaggio, hanno studiato la particolare cooperazione basca e messo a confronto la loro cooperazione di credito, chiamata Càja Laboràl, con le nostre Casse Rurali. La ricerca conclusa è stata presentata alla Federazione delle Cooperative il 15 maggio, ultimo giorno utile. Il 24 maggio a Trento la ricerca svolta è stata riassunta, dal rappresentante eletto dai ragazzi, davanti alle autorità cooperative e provinciali, al nostro dirigente scolastico, ed alle altre scolaresche partecipanti. E’ seguita la cerimonia di premiazione, nel corso della quale è stato conferito ai ragazzi il primo premio, settore ricerche, consistente nella somma di 350 euro. I ragazzi, inoltre, come ulteriore premio per il lavoro svolto, che si è aggiunto al normale carico scolastico, saranno inviati il prossimo ottobre, in rappresentanza della scuola, a Mondragòn (Spagna) per conoscere da vicino l’esperienza cooperativa basca. Il migliore riconoscimento a chi ha creduto e si è adoperato per la riuscita di questo faticoso lavoro sta nelle parole di motivazione scritte sull’attestato di premiazione: 54 • “per aver costruito un reale rapporto con il territorio”; • “per aver individuato un settore di studio importante e coerente con le discipline curricolari”; • “per la ricchezza e l’approfondimento delle indagini”; • “per la coerenza e completezza dell’elaborato”. Mi preme, in ultimo, sottolineare che, al di là dei premi avuti, i ragazzi hanno comunque conseguito dei vantaggi dal lavoro svolto: hanno acquisito conoscenze che prima non avevano, hanno imparato ad organizzarsi, ad assumersi responsabilità, a imbastire relazioni con il mondo del lavoro, ad affrontare difficoltà e delusioni. Questa ricerca li ha fatti veramente crescere. Ne è un esempio questo episodio: io ero un po’ in difficoltà per trovare il modo migliore per accompagnare la presentazione del lavoro, quando uno studente mi dice: “Prof., se mi permette, vorrei farle vedere una cosa”. Aveva costruito da solo, senza che nessuno gli avesse chiesto nulla, un bellissimo filmato multimediale di presentazione del lavoro. Il miracolo economico l miracolo economico nelle Giudicarie Renato Paoli Pubblicazione Appena dietro al presente, basta aprire un vecchio album di fotografie o recuperare in qualche baule di famiglia una rivista ingiallita, ci parla il passato. Ma a ben guardare non ci separa da esso nemmeno un sottile strato di polvere: è lì davanti a noi, e ha le sembianze di una diga di montagna, i volumi dello sviluppo urbano o le modulazioni delle voci degli adulti. Si tratta di scoprirlo, di indagarlo, di porgli delle domande. Lo hanno fatto gli studenti delle classi quinte dei corsi liceali nell’anno scolastico 2005-2006. Il loro lavoro è diventato un libriccino, di piccolo formato, pubblicato dal Museo Storico in Trento. “Il miracolo economico nelle Giudicarie” è l’esito del lavoro “da storici” che gli studenti hanno intrapreso, reperendo intorno a sé le tracce del passato delle nostre valli, organizzandole in capitoli tematici (Economia e lavoro, Flussi migratori, Politica, Vita quotidiana) che permettono al lettore di accedere a un’epoca, non remota ma già in grado di mostrare una sua specificità. Curatori del lavoro e revisori del libro sono stati i docenti Renato Paoli e Marco Cassisa. “Un lavoro di questo tipo – dicono i due docenti - è operazione di duplice virtù: in primo luogo rende gli studenti, riuniti per gruppi, protagonisti attivi dell’attività didattica, e poi consente di connettere una fase importante della ricerca storica (la raccolta diretta dei documenti e delle testimonianze e una prima interpretazione delle fonti) ai luoghi e alle persone del territorio che ci circonda, che assume quindi un volto nuovo e più ricco: acquista di profondità, significatività e ricchezza di tratti”. Nel volume il Museo Storico ha voluto generosamente riprodurre i documenti utilizzati: foto, buste paga, certificati, lettere autografe, grafici, oltre agli “strumenti del mestiere”: schede di catalogazione dei documenti, schede di presentazione di film e documentari utilizzati, insieme a una introduzione metodologica-didattica. La scelta di realizzare un modulo sperimentale di didattica laboratoriale di storia che avesse come oggetto le principali trasformazioni sociali, di mentalità e culturali indotte dal cosiddetto 55 Il miracolo economico 56 “miracolo economico” - con tutte le sue contraddizioni interne - che ha interessato l’Italia degli anni ’50-’60, ha avuto un impatto formativo particolarmente forte. Innanzitutto, per quanto riguarda la scala spaziale, il tema, pur nel privilegiare la dimensione nazionale degli eventi storici trattati, consentiva di stabilire proficue relazioni con la dimensione internazionale, senza la quale non solo le dinamiche economiche, ma anche le conseguenti trasformazioni sociali e di mentalità non sarebbero state comprensibili. Nel contempo il carattere di “rivoluzione socio-economica” proprio del passaggio da una civiltà fondamentalmente ancora rurale ad una più propriamente industriale – passaggio che caratterizza l’Italia degli anni ’50-’60 – è misurabile anche attraverso l’ottica della storia locale: è stato infatti possibile raccogliere documenti e tracce di tale processo anche sul territorio provinciale e di valle, valutando opportunamente sia le analogie con i processi nazionali, sia le eventuali specificità. Per quanto riguarda, poi, la scala temporale, i decenni ’50’60 sono stati decisivi nel processo di definitiva modernizzazione del nostro paese. Come ha rilevato lo storico Guido Crainz “fra la fine degli anni cinquanta e la metà degli anni sessanta l’Italia venne attraversata da trasformazioni complessive che ne mutarono profondamente la struttura e il modo di essere, influendo sulla realtà e sull’immaginario collettivo del paese, sui suoi modi di produrre e di consumare, di lavorare e di vivere” (L’Italia repubblicana, in Storia contemporanea, Manauli Donzelli). Nel corso del lavoro sono emersi non solo gli indiscutibili elementi di “progresso” determinati dal miracolo economico, ma anche alcuni tratti specifici della modernizzazione italiana che hanno delineato quegli squilibri sociali e quelle contraddizioni politiche e culturali che hanno condizionato lo sviluppo del paese nei decenni successivi. Quanto, infine, all’approccio disciplinare, il tema scelto si prestava particolarmente ad essere affrontato dal punto di vista di quelle storie “settoriali” che spesso non trovano adeguato spazio nelle programmazioni curricolari di storia. Le dinamiche demografiche, le trasformazioni nel costume e nella vita quotidiana, i mutamenti di mentalità, i riflessi culturali dei processi economici e sociali sono stati oggetti privilegiati di studio, per comprendere la natura “rivoluzionaria” del processo di modernizzazione che il miracolo economico ha avviato. Di qui l’attenzione posta su argomenti specifici quali le trasformazioni del paesaggio, l’urbanizzazione, i flussi migratori, la rivoluzione nei consumi e nella vita quotidiana. Il presente lavoro corona il successo del Laboratorio storico che, giunto ormai al suo sesto anno di attività, può ritenersi un elemento costitutivo e strutturale dell’offerta formativa dell’Istituto “Guetti”, punto di riferimento per il ruolo che la storia e la memoria hanno nella formazione culturale e civica degli studenti che lo frequentano. taff Dirigente scolastico Docente vicario Docenti collaboratori Docenti collab. D.L.vo 626/94 Coordinatori di Indirizzo Coordinatori di Dipartimento dott. Severino Papaleoni prof. Erminio Rizzonelli Staff Staff prof. Innocentino Antoniolli prof. Luciano Bugna prof.ssa Lorena Giacobazzi prof.ssa Ilaria Pedrini prof. Tiberio Salvaterra prof.ssa Giuseppina Zanelli prof. Silvano Bonomi prof. Alberto Tomasi prof. Tiberio Salvaterra - Scientif ico prof. Luciano Bugna - Scientif ico Montagna prof.ssa Mirella Bertolini - Linguistico prof.ssa Laura Rossi - Socio Psico Pedagogico prof.ssa Anna Riccadonna - Ragioneria / IGEA prof. Innocentino Antoniolli - Geometri prof.ssa Alessandra Macinati - Biennio ITI prof.ssa Ilaria Guidotti - Corsi serali proff. P. Piccoli - R. Paoli - Area Umanistica prof.ssa Mirella Bertolini - Area Linguistica prof. Carlo Carè - Area Tecnica prof. Tiberio Salvaterra - Area Scientif ica prof.ssa Cristina Maturi - Area Giurid.-Econ.-Az.le 57 Docenti 58 Anna Alamia Addolorata Liana Algeri Armida Antolini Marcella Antolini Mariachiara Antolini Natalina Antolini Innocentino Antoniolli Patrizia Bentivogli Mirella Bertolini Annamaria Bianchini Giovanna Binelli Francesco Bondioli Silvano Bonomi Antonio Bonvecchio Alessandra Boroni Graziano Borsari Marco Bosetti Renato Bosetti Caterina Buganza Ivan Bugna Luciano Bugna Geronima Caffarena Paolo Caldaroni Attilio Caldera Maria Caola Carlo Carè Marco Cassisa Paolo Castronovo Lorenzo Cazzolli Lucia Ceschinelli Luciana Coffano ocenti Federica Collini Mario d’Agnese Gabriella Dal Pont Carmen Dal Rì Maria Giovanna De Biase Enrico De Rosa Elena Di Francesco Salvatore Dionesalvi Paolo Dolzan Carmelo Faraci Caterina Farella Paolo Ferrari Patrizia Forgione Maria Concetta Gaglio Maria Paola Galiazzo Liliana Gallazzini Elisabetta Gasperi Alessandro Genovese Giuseppe Gentile Mariateresa Ghizzi Lorena Giacobazzi Laura Giordani Maria Carla Girardini Alberto Gosetti Ilaria Guidotti Rosanna Iannucci Maria Leonello Roberto Lissandrini Annunziata Lo Giudice Marika Lorenzi Vittoria Lovisatti Amos Luchesa Luca Maccabelli Alessandra Macinati Gislena Martina Michele Masè Filippo Matarrese Guido Mattina Cristina Maturi Cinzia Melchiorri Raffaella Meli Maria Rosi Merli Maria Luisa Meroni Alessandra Messina Paola Mezzi Paola Montanari Massimo Mora Antonella Moratelli Paolo Morello Lorena Nabacino Sara Navarra Edda Nella Alberta Nicolli Raffaello Novelli Linda Omezzolli Luisa Pane Renato Paoli Ilaria Pedrini Antonella Piacenza Paolo Piccoli Sylviane Polin Claudia Polla Claudio Pucci Angelo Rampino Anna Riccadonna Severino Riccadonna Erminio Rizzonelli Laura Rossi Giuliana Salvaterra Tiberio Salvaterra Andrea Santini Paola Scarpari Susanna Serafini Erica Simoni Felice Sorrentino Nicola Spada Tamara Spadaccino Maria Spallino Matteo Stanga Roberto Strangis Magdalena Stucki Maria Tinè Giovanni Tipoldi Annalisa Titta Alberto Tomasi Filippo Tomasi Carmela Vaccaro Antonello Veneri Michele Zambotti Giuseppina Zanelli Lodovico Zannini Rosa Zazzara Fabiola Zini Personale A.T.A. Amministrativi Assistenti di laboratorio Marta Bagozzi Iris Cosi Amedea Degiuliani Silvia Franchini Giulio Giofrè Erica Gottardi Mafalda Maestri Germana Pellizzari Mara Pernisi Maurizia Rigotti Nicola Russo Pierluigi Salvaterra Vanda Viviani Maximo Clementi Giuseppe Mussi Lucio Noldin Luciano Radoani Renato Simoni Collaboratori scolastici Casimira Amadei Elena Armani Franca Armani Luisa Bertini Mariassunta Bertini Maria Grazia Bonapace Pierangela Bugna Raffaella Bugna Nicola De Feo Radia Ducati Ivano Leonardi Angela Longhi Achille Pasi Dorina Pasi Adriano Passardi Bruna Rigotti Giuseppe Rimmaudo Vittorio Salvaterra Docenti e personale ersonale A.T.A. 59 Consiglio d’Istituto onsiglio d’Istituto Dirigente scolastico dott. Severino Papaleoni Genitori sig. Riccardo Maturi sig. Mario Bertolini sig.ra Francesca Santoro sig.ra Silvana Collini Docenti prof. Lorenzo Cazzolli prof.ssa Maria Luisa Meroni prof. Erminio Rizzonelli prof. Claudio Pucci prof.ssa Addolorata Liana Algeri prof. Nicola Spada prof.ssa Cinzia Melchiorri Personale A.T.A. 60 sig. Luciano Radoani Studenti sig. Simone Giorgetta sig. Jacopo Cereghini sig. Remo Fambri sig. Nicola Cordeschi Studenti Consulta provinciale sig. Aldo Gottardi sig. Nicola Cordeschi