Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Daniele
Rizzo
agosto 5, 2014
La nostra corrispondenza chiusina prosegue con uno degli eventi più
significativi e di maggior successo del nuovo corso artistico del Festival, il
dittico Pierrot Lunaire – Gianni Schicchi.
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Un breve appunto anche per la performance andata in scena al Museo
Nazionale Etrusco, la narrazione itinerante delle eroiche vicende di Ulisse
di un ispirato Paolo Panaro. Un percorso che l’attore e regista pugliese sta
portando in scena all’interno di location particolarmente suggestive, dal
lago di Chiusi al Museo Civico, con grande emozione ed efficacia.
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Il ritorno dopo decenni della lirica a Chiusi coincide con la messa in scena
di Pierrot Lunaire, manifesto della rivoluzione atonale di Arnold
Schönberg, e del secondo episodio del celebre Trittico pucciniano. Tratta
dal Canto XXX dell’Inferno di Dante, l’esemplare storia dei parenti serpenti
del malcapitato Buoso e dello scaltro Gianni Schicchi è
significativamente posta dal poeta nel girone dei falsari.
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Nato conseguentemente alla nuova direzione artistica di Andrea Cigni, la
genesi del dittico risale al 2013 con la vittoria del Concorso di Allestimento
della Fondazione Orizzonti per under 30 del progetto di Roberto Catalano
(regista), Emanuele Sinisi (scene) e Serena Saporito (costumi).
A completare il cast, il direttore spagnolo Sergio Alapont, l’orchestra da
camera del Maggio Musicale Fiorentino, i numerosi, colorati e disastrati
personaggi pucciniani e la cantante Laura Catrani, nel complesso e
bizzarro ruolo di Pierrot Lunaire.
Due opere profondamente diverse per composizione e ideazione,
accomunate da esecuzioni e interpretazioni complessivamente di buon
livello, in modo particolare le seconde, oltre che dal più che positivo
riscontro del numeroso pubblico presente a entrambe le repliche.
Meno convincente, invece, la messa in scena delle pur importanti
intenzioni drammaturgiche. Volte a legare le due vicende attraverso la
dimensione della decadenza, per un verso simboleggiata dalla famiglia di
Buoso Donati e per l’altro patita dal malinconico Pierrot, il parallelismo è
restituito visivamente con una certa forzatura da comuni elementi
scenografici («l’orbita di Pierrot Lunaire diventa un tavolo imbandito
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pronto ad accogliere degli invitati») e chiusure caratterizzate da
«apertura» e «possibilità» come unica possibile concessione a un ipotetico
lieto fine.
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Accanto a dinamiche sceniche su cui la regia indugia un po’
scolasticamente e ad ambientazione e atmosfere che ci si aspettava
costruite con maggiore audacia, magari appoggiandosi alla magnifica
Piazza Duomo, ha positivamente sorpreso il picco di accattivante
personalità della costumista Serena Saporito nella realizzazione del
costume di Pierrot. Una camicia di forza che volge ad abito nuziale,
interessante nella sua immediata semplicità e profondità, sottile ma
trasparente riferimento a una dimensione psichica intesa nella sua
intrinseca complessità.
Grazie alla talentuosa interpretazione vocale e fisica della Catrani, in
Pierrot sembra così prendere forma quel margine indefinito che allo stesso
tempo dilania, estrania e sintetizza in una individualità concreta il mondo
onirico e quello della follia, cuore pulsante e anima di quest’opera. Dal
canto suo, Gianni Schicchi sfoggia con determinazione la tipica
intelligente sagacia dell’essere toscano, che pur senza brillare, raggiunge
perfettamente il duplice scopo di divertire e far riflettere. Il tutto
accompagnato dalla solida orchestra da camera del Maggio.
La sensazione si attesta, dunque, su quella di quadri ben studiati ma posti
in sequenza piuttosto che nella auspicabile e ricercata relazione coerente
e circolare. Un dettaglio non marginale, ma che non inficia la godibilità di
un’operazione rispetto alla quale – per la giovane età di chi ha curato
l’allestimento e per la convinta approvazione del pubblico – non si potrà
che essere ottimisti, sperando che questo progetto possa avere gambe
lunghe per continuare il proprio ambizioso percorso.
Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Orizzonti
Festival 2014:
lunedì 4 agosto 2014
Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, ore 17:00
VisitAzioni
di e con Paolo Panaro
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Piazza Duomo, ore 21:30
Nuovo allestimento della Fondazione Orizzonti d’Arte
direttore d’orchestra Sergio Alapont
regia Roberto Catalano
scene Emanuele Sinisi
costumi Serena Saporito
ORCHESTRA DA CAMERA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
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PIERROT LUNAIRE op. 21
di Arnold Schönberg
Voce Laura Catrani
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GIANNI SCHICCHI
di Giacomo Puccini
Opera in un atto dal libretto di Giovacchino Forzano
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Personaggi e interpreti
Gianni Schicchi baritono, Andrea Porta
Rinuccio, nipote di Buoso tenore, Filippo Adami
Lauretta, figlia di Gianni Schicchi soprano, Lavinia Bini
Zita, cugina di Buoso mezzosoprano, Dionisia Di Vico
Gherardo, nipote di Buoso tenore, Saverio Pugliese
Nella, sua moglie soprano, Rosa Fiocco
Betto di Signa basso, Gianluca Margheri
Simone, cugino di Buoso basso, Salvatore Salvaggio
Marco, suo figlio baritono, Filippo Fontana
La Ciesca, moglie di Marco mezzosoprano, Alessandra Palomba
Maestro Spinelloccio, medico e Ser Amantio Di Nicolao, notaro
baritono, Marco Granata
Pinellino, calzolaio basso Andrea Pellegrini
Guccio, tintore basso, Adriano Gramigni
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Speranze – Orizzonti Festival 2014