I morti in vita ANTOLOGIA DI SPOON RIVER di Edgar Lee Masters De Lucia Marco, 5^B Liceo Scientifico Tecnologico Giulio Natta, Bergamo, Anno Scolastico 2013/2014 Indice 1. Prefazione pag. 1 2. La storia del libro in Italia pag. 2 - Il fraintendimento Americano pag. 4 3. Pavese e le considerazioni inattuali sull’Antologia Di Spoon River pag. 5 4. Analisi specifica: Poesie e racconto pag. 7 5. Bibliografia pag. 10 Prefazione I morti di Spoon River sono l’oggetto di uno studio imperituro che si protrae da quando “L’Antologia di Spoon River” venne pubblicata nel 1915 in America. Indagare sul perché questo studio nel tempo non possa essere sufficientemente esaustivo ci porta a considerare le liriche dell’Anthology come pregne di caratteri esistenzialistici da una definizione universale molto complessa. Edgar Lee Masters compose un’opera tale da farlo accomodare nella storia come uno dei più grandi maestri di vita. E’ vero infatti che ai tempi della prima pubblicazione del libro la “gioventù” di quell’epoca ebbe le più vivide esperienze politiche e di scontro sociale (la prima edizione italiana risale al 1943). L’Antologia di Spoon River fu quindi in grado di formare un periodo eroico della giovinezza di molti; di quelli che, tra la seduzione della lettura scandalistica e lo specchio culturale etnico, riuscirono a cavar fuori i caratteri letterali che dipingevano la società di massa del novecento. Per gli scrittori, come sostenne Pavese, il discorso è simile, “dal 1915, l’anno in cui essa uscì, al 1940in breve il periodo fra le due guerre - non c’è scrittore significativo di quel paese che non debba qualcosa del suo messaggio e del suo mondo a Lee Masters”*. Nel suo complesso l’Anthology è un nodo centrale, insostituibile, in tutto quel groviglio di passaggi, di influssi, di azioni e reazioni, che connettono la letteratura americana ottocentesca a quella del primo novecento. Le tematiche però non si limitano a ciò che è stato suddetto; l’analisi si addentra nell’etica e nel ricordo, contornando il tutto con la riflessione sulla problematicità del senso della vita (in gran parte in relazione ad una filosofia nichilista). La tensione etica che si tratta nei personaggi è espressa sotto la legge dell’epigrafe, per appunto concentrarsi sui segreti che i morti, in piena sincerità, possono urlare al mondo: “urlano” le “confessioni di Spoon River” che hanno il tono liberatorio delle persone che in vita sono vittime dell’etica: vestito che non sempre calza a pennello. La ricerca ci porta alla scoperta della dimensione della memoria. La sforzo delle anime di Spoon River descrive una vita tutta conchiusa in un breve ricordo e della quale il pathos nasce dal contrasto di questa brevità con l’immensità delle aspirazioni. Un intreccio di richiami e rimandi crea dei nessi esistenziali che fanno dell’intera necropoli un insieme quasi narrativo, che si proietta costantemente nell’attualità da quasi un secolo. In conclusione, il breve lavoro qui esposto si preoccupa di analizzare storicamente l’opera e attualizzarne le scottante modernità, con la pretesa che, intraprendere una lettura di questo tipo, ci possa donare buoni spunti di riflessione sulla vita e la morte. * I morti di Spoon River, saggio pubblicato su “il Saggiatore”, n. 1, 10 agosto 1943 1 La storia del libro in Italia Pubblicata per la prima volta da Einaudi il 9 marzo 1943, l’Antologia di Spoon River fu il frutto della traduzione perspicace di Fernanda Pivano, ai tempi studentesse di lettere. Bisogna premettere che la Pivano ebbe un rapporto piuttosto intimo con Cesare Pavese, il quale fu suo insegnante ai tempi del liceo. Fu proprio Pavese a presentare alla Pivano l’Antologia, in risposta ad una domanda di quest’ultima: “Ero una ragazzina quando vidi per la prima volta l'Antologia di Spoon River: me l'aveva portata Cesare Pavese, una mattina che gli avevo chiesto che differenza c'è tra la lettura americana e quella inglese. Si era tanto divertito alla mia domanda; si era passato la pipa dall’altra parte della bocca per nascondere un sorriso e non mi aveva risposto. Naturalmente c’ero rimasta malissimo; e quando mi diede i primi libri ‘americani’ li guardai con grande sospetto”*. La traduttrice in realtà si appassionò immediatamente allo scritto di Lee Masters “l'aprii proprio alla metà, e trovai una poesia che finiva così ‘mentre la baciavo con l'anima sulle labbra, l'anima d'improvviso mi fuggì’. Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato: è così difficile spiegare le reazioni degli adolescenti”; spesso dedicò la sua critica alla componente emotiva dell’opera, soprattutto nella prefazione della prima pubblicazione del libro. Fernanda Pivano, coordinata dal suo professore, iniziò a sbrigare i nodi delle tematiche dell’Anthology: la rivolta al conformismo, la brutale franchezza, la disperazione, la denuncia alla falsa morale, l’ironia antimilitarista, anticapitalista, antibigottista: la necessità e l’impossibilità di comunicazione. E col tempo dagli epigrafi dei morti scaturiva un fascino sempre più sottile; la Pivano si mise a tradurre le poesie. Pavese, ignaro del lavoro svolto dalla sua “protetta”, trovò il manoscritto tradotto in un cassetto e lo portò via –consapevole del fatto che Fernanda avesse capito la differenza tra la letteratura americana e quella inglese. Convinse Einaudi a pubblicarlo: giorni felici, ma già tormentati dall’inizio della guerra. La libertà di stampa in realtà era cosa ormai dimenticata, e per occultare la vera natura dell’opera, questa venne presentata come “Antologia di S. River” ed il fiume era improvvisamente diventato un santo, il che poteva parere un’ azione assurda. Tuttavia all’Antologia, sotto le mentite spoglie canoniche, venne accordata la pubblicazione. Il libro uscì, in piena guerra, poco prima che la casa editrice venisse confiscata. La prima copia dell’Anthology venne portata alla Pivano dallo stesso Pavese in un caffè di Torino. Per capire quanto tesa fosse la situazione, è bene riportare la breve descrizione, scritta da Fernanda Pivano, di quel giorno: “Io arrivavo da un paese, lui da un altro; era già ricercato e si era messo una gran sciarpa buffa per nascondersi metà della faccia: secondo lui quella sciarpa bastava a non farlo riconoscere. Avevamo tutti e due gli occhi un po’ lucidi, mentre stavamo lì in piedi a guardare quel libretto smilzo, che era solo una scelta della vera antologia, con la copertina bianca orlata di verde e la carta un po’ ruvida sotto le mani intirizzite dal freddo. Un cameriere ci portò due tazze con qualcosa di colorato (lo chiamavano caffè o cioccolata, in quei giorni) e si offese molto quando si accorse che non assaggiavamo neanche. Poi Pavese ripartì per il suo villaggio, io per il mio; col libretto sotto il cappotto, senza sapere che pochi giorni dopo le autorità l’avrebbero sequestrato”. *Articolo pubblicato sul “Corriere d’Informazione” il 20 luglio 1962 2 La censura del regime si proponeva il controllo: dell'immagine pubblica del regime, ottenuto anche con la cancellazione immediata di qualsiasi contenuto che potesse suscitare opposizione, sospetto, o dubbi sul fascismo; dell'opinione pubblica come strumento di misurazione del consenso. La censura fascista aggiunse ai temi che già in epoca liberale venivano tenuti sotto sorveglianza, come la morale, la magistratura, la casa reale e le forze armate, una quantità di argomenti che variavano a seconda dell'evolversi dell'ideologia fascista e dei suoi atti politici. In particolare veniva censurato ogni contenuto ideologico alieno al fascismo o considerato disfattista dell'immagine nazionale, ed ogni altro tema culturale considerato disturbante il modello stabilito dal regime. In questo modo fu dapprima tagliata dalle forbici del censore quanto riguardava ogni considerazione ritenuta lesiva del regime a proposito del Duce, della guerra, della patria, del sentimento nazionale e, in seguito, ogni accenno ritenuto negativo nei confronti della maternità, della battaglia demografica, dell'autarchia eccetera. In modo particolare la censura fascista era attenta ed occhiuta quando, nelle produzioni e visioni degli spettacoli, si rintracciava una qualche considerazione celebrante l'individualismo che mettesse in discussione la supremazia dello Stato, principio supremo della ideologia fascista. E’ chiaro che l’Antologia non era esplicita su molte delle tematiche che trattava, ma si occupava comunque di dare un’ idea diversa e di destare una sorta di opzione nelle scelte politiche e sociali. Anche solo la trattazione della guerra come evento catastrofico, potrebbe far capire come mai l’Antologia non fosse gradita al regime. Continua la storia della Pivano che tramite il suo racconto ci proietta nel pieno periodo di guerra: il sequestro le viene raccontato da Pavese all’ora di pranzo, accompagnato da una “cotoletta di coniglio impanata”, presentata come “pollo alla milanese”. Il permesso di pubblicazione era stato sfruttato al meglio da Einaudi e le autorità vollero sequestrare il libro per “l’immoralità della copertina”. Copertina che venne sostituita con insolita docilità; così il libro iniziò a circolare con un ritmo da best seller. Molti ragazzi iniziarono ad avvicinarsi alle poesie di Lee Masters. Fernanda Pivano si sorprese della capacità trasmissiva di questa raccolta. Dall’America una ventata di inni libertini arrivò fresca, superando il mare, quando i ponti con gli USA erano già stati, da tempo, interrotti dal regime fascista. Questa pubblicazione costò alla Pivano il carcere, un prezzo che pagò volentieri evidentemente: “Era superproibito quel libro in Italia. Parlava della pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare [...], e mi hanno messo in prigione e sono molto contenta di averlo fatto”*. Per i giovani di quel tempo Spoon River significava molte cose: la schiettezza, la fede nelle verità, l’orrore delle sovrastrutture. In un periodo così denso di disagio significava uno sfogo, un altro fuoco acceso di ribellione. Pavese, all’indomani della comparsa del libro, il 10 agosto 1943, pubblica su “Il Saggiatore” un’ampia recensione in cui elogia la traduzione “tutta pervasa di una gioia ingenua della scoperta, che trascina e convince” e sottolinea “la felicità espressiva, non di rado creatrice, da cui sono pervase non poche pagine”. Lee Master guardo spietatamente alla sua “piccola America” e abilmente giudicò e rappresentò una formicolante commedia umana. Gli attori sprigionano i loro vizi e virtù che germogliano nel terreno di una società ormai corrotta, la cui l’involuzione è soltanto il caso più clamoroso e tragico della generale degenerazione occidentale. Occidente che temeva l’ormai destinato crollo del controllo, che aveva imposto sulla società di massa. * La Storia siamo noi, Rai tre, puntata del 25 febbraio 2008 3 Il fraintendimento Americano E’ giusto fare una piccola considerazione dell’accoglienza del libro in America, siccome la critica attraversò l’oceano insieme a questo. Anche lì il successo dell’Anthology non tardò a manifestarsi; chiunque in America sapesse leggere, lo aveva letto; e non c’è dubbio che fu il libro di poesia americana più venduto fino ad allora. Masters venne confrontato a Omero e a Zola, a Dante e a Rabelais, a Eschilo e a Byron; chi disse che era il più grande poeta americano dopo Walt Whitman e chi lo denunciò di plagio dell’Antologia Palatina; chi ne sottolineò l’amarezza e la corruzione, e chi sproloquiò di lamentele per l’audacia. Masters partecipò in incognito ad una conferenza a Chicago tenuta sulla sua opera e si sentì a disagio per il peso della critica che si era destinato a portare. Il fraintendimento forse più grande sull’interpretazione dell’opera, riguardava il significato politico. Aveva infatti avuto molto successo, nel primo anteguerra, una certa letteratura scandalistica di denuncia anticapitalistica e antigovernativa: si era sviluppata una narrativa mediatica che rilevava corruzioni politiche e finanziare e che raccontava di scandali di industrie di carne in scatole (le quali avrebbero venduto carne avariata) , movimenti di borsa predisposti e simili. La polemica, che risaliva a sei anni prima della pubblicazione del libro, ferveva ancora; fu alimentata dal fraintendimento delle opere a sfondo morale di Masters, le quali non avevano invece nessuna pretesa scandalistica. 4 Pavese e le considerazioni inattuali del tempo Nel 1931, alimentata dalla incomprensione generale, esce una prima formulazione di pensiero critico di Pavese nei confronti della Antologia di Spoon River. La prima “verità” sostenuta da Pavese è la riduzione impropria di Edgar Lee Master ad un ben “misero e trascurabile libellista” perché preso per antipuritano. Tutt’al più è proprio l’ardore puritano con cui vengono affrontati i modi di vita delle persone che è caratteristica delle poesie. In particolare sono rilevanti sotto questo punto di vista il momento storico, il problema del senso dell’esistenza e il problema delle proprie azioni dalla componente fortemente morale e dal sapore quasi biblico. Dice Pavese: “Ha una tal serietà e sincerità, questa ricerca sempre rinnovata del valore dell’esistenza in articulo mortis, che, anche per Lee Masters, vien da ripetere quello che ormai è un luogo comune nella storia della cultura nordamericana: all’opposizione contro il puritanesimo ci sono sempre stati i grandi puritani”. Caratterizza la poetica di Masters una visione dei suoi compaesani di stile austero e fraterno nel confronto del dolore di tutti, della vanità di tutti: le confessioni vengono strappate ai personaggi come una risposta definitiva, ma solamente per sete di verità umana. Un lavoro immenso: è davvero rivoluzionario fare la sintesi di una vita per casi come mariti scontenti, mogli adultere, bambini nati già morti e un turbine di lamentele per chi questa vita se l’è “vista mancare” in punto di morte. Il cimitero di Spoon River diventa un’ unica tomba delle ambizioni fallite e delle realtà sofferte. L’importanza del libro sta nella concezione della “risposta” alla vita: questa non esiste se non in forma di vari rinnovamenti per ogni individuo; non esiste una definitiva e soddisfacente conclusione che possa parere una soluzione della vita, ci saranno sempre altri individui che ne resteranno fuori. Interessante è capire come Pavese attacca i superficiali, spiazzandoli con la semplicità che viene espressa dal rinnovamento di forma e che, pur serbando il verso, ignora la rima ed il ritmo: “E’ inutile discutere: se uno non sente da sé la solennità tragica e definitiva di quelle poche frasi, poste a concludere una vita, in un verseggiare così sobrio e pacato, che ha semplicemente l’ufficio di segnare il pensiero, dubito che qualunque discorso lo possa educare.”. Per poi portare la stoccata finale analizzando quest’ epigrafe: FRANCIS TURNER Non potevo correre o giocare da ragazzo. Da uomo potevo solo sorseggiare dalla coppa, non bere, perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato. Ora giaccio qui confortato da un segreto che nessuno tranne Mary conosce: c'è un giardino di acacie, di catalpe, e di pergole dolci di viti, là quel pomeriggio di giugno al fianco di Maria baciandola con l'anima sulle labbra all'improvviso questa prese il volo 5 “Qui le pause non sono arbitrarie. Le prime martellano appunto perché esprimono il ritorno beffardo di quel destino. E quando un pensiero, come nel quinto verso, non ha ragione di venir spezzato, l’autore non si fa scrupolo di scriverlo tutto di seguito. E si osservi poi, ancora, l’importanza della paura di brevità nel verso ‘al fianco di Maria’ che fa tenere il fiato per il volo che segue”. Difficilmente sarebbe stata possibile una risposta migliore alla critica, che aveva dato nel naso a molti, per la difficile accettazione della forma. L’ultima considerazione tratta di una delle specifiche risposte, che la Pivano probabilmente trasse in risposta alla suo domandarsi su qual era la differenza tra la letteratura americana e quella inglese (“La storia di questo libro in Italia”). Pavese parte da un epigrafe in particolare: PAULINE BARETT Quasi una larva di donna dopo il coltello del chirurgo! E quasi un anno per recuperare le forze, finché all'alba di dieci anni di matrimonio mi ritrovai quasi la stessa. Passeggiammo insieme nel bosco, per un silenzioso sentiero di muschio e d'erba. Ma non potevo guardarti negli occhi, e tu non potevi guardare nei miei, tale era il nostro dolore - i tuoi primi capelli grigi, e io solo la larva di me stessa. E di che parlammo?-del cielo e dell'acqua, di tutto, si può dire, per nascondere i nostri pensieri. Poi il tuo dono di rose selvatiche, messe sul tavolo per dare grazia alla nostra cena. Povero caro, con che coraggio lottavi per illuderti di vivere la memoria di un'estasi! Poi il mio animo s'intristì al calar della notte, e tu mi lasciasti sola nella stanza per un attimo, come il giorno delle nozze, povero caro. Allora guardai nello specchio e qualcosa mi disse: "Si dovrebbe essere morti del tutto quando si è morti a metàe non beffare la vita, né truffare l'amore". E lo feci guardando là nello specchio caro, hai mai capito? In questa epigrafe, Pavese, trova la “misura dell’arte” di Lee Masters. E’ da notare nel particolare che, a differenza della poetica inglese, nella lirica di Masters si plasma astrattamente (il che pare assurdo) il tremore di sofferenza. Questo tremore fa parte di un severo poema morale, a differenza delle poesie romantiche inglesi, con cui l’epigrafe trova affinità solo per l’alone naturale che si crea attorno alla poesia. 6 Analisi specifica: Poesie e racconto Cercando di destare curiosità, analizziamo a livello tematico alcune poesie dell’Antologia di Spoon River; per dimostrare come ogni poesia, anche se scelta a caso, abbia un importante significato filosofico e umano. GEORGE GRAY Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito: una barca con vele ammainate, in un porto. In realtà non rappresenta la mia destinazione ma la mia vita. Perchè l'amore mi si offrì, ma mi ritrassi per non illudermi; il dolore bussò alla mia porta, e ne ebbi paura; l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti. Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita. Adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, ovunque spingano la barca. Dare un senso alla vita può condurre alla follìa ma una vita senza senso è la tortura dell'inquietudine e del vano desiderio è una barca che anela al mare, ma ne ha paura. George Gray ha spiegato le vele nel punto di morte: l’ermeneutica ci propone una visione pessimistica contornata di rimpianti. Il concetto di vivere nel pieno delle emozioni, considerando “paura” e “imprevisti”, è totalizzante a livello umano. Masters lo ripropone sotto varie spoglie, vari defunti. E si trova una curiosa affinità, forse data da un suo studio precedente, con la filosofia della tragedia greca Nietzschiana. Le anime di Spoon River sono la voce di una società che non pensa più “in universali”. Disse Lee Masters ad un giornalista: “Ogni due o tre anni ho fino a poco tempo fa riletto tutte le tragedie greche. La civiltà dei Greci fu la grande meraviglia del mondo. Essi pensavano in universali. Così i drammaturghi elisabettiani … Pensare in universali significa far parte di una società dove non siano, come credono gli sciocchi, aboliti il dolore, l’angoscia spirituale o fisica, la problematicità della vita, ma esistano gli strumenti per condurre una comune concorde lotta contro il dolore, la miseria, la morte. Lee Masters testimonia con l’Antologia che la società, in cui si è trovato a vivere, manca di questi strumenti, di questi “universali”in altre parole, ch’essa ha perso il senso e la guida dei suoi atti. 7 Non ci allontaniamo quasi per nulla, dal “Il miracolo della tragedia greca” esposto da Nietzsche con “La nascita della tragedia”: il fatto che questa oltreumana percezione, che i Greci avevano dell’armonia, presuppone in realtà una drammatica, umanissima coscienza della disarmonia. E’ dall’irrazionalità, dalla contraddizione, dall’eccesso, vissuti consapevolmente nell’immaginario e in tante vicende della storia di questa civiltà, che scaturiscono la razionalità, l’unitarietà, la misura, come miti ideali necessari per vivere quella disarmonia che è il reale. La realtà viene cioè sublimata e diventa un’idea, che in quanto tale non è più reale. Ma senza l’idea, che è un sogno, una visione, l’uomo non potrebbe vivere la realtà, poiché essa lo schiaccerebbe. Andiamo ora a capire chi, invece, non piange di nostalgia: IL SUONATORE JONES La terra ti suscita vibrazioni nel cuore: sei tu. E se la gente sa che sai suonare, suonare ti tocca, per tutta la vita. Che cosa vedi, una messe di trifoglio? O un largo prato tra te e il fiume? Nella meliga è il vento; ti freghi le mani perché i buoi saran pronti al mercato; o ti accade di udire un fruscio di gonnelle come al Boschetto quando ballano le ragazze. Per Cooney Potter una pila di polvere o un vortice di foglie volevan dire siccità; a me pareva fosse Sammy Testa-rossa quando fa il passo sul motivo di Toor-a-Loor. Come potevo coltivare le mie terre, - non parliamo di ingrandirle con la ridda di corni, fagotti e ottavini che cornacchie e pettirossi mi muovevano in testa, e il cigolìo di un molino a vento - solo questo? Mai una volta diedi mani all'aratro, che qualcuno non si fermasse nella strada e mi chiedesse per un ballo o una merenda. Finii con le stesse terre, finii con un violino spaccato e un ridere rauco e ricordi, e nemmeno un rimpianto. A questa poesia, e ad altre dell’Antologia di Spoon River, fu dedicato un adattamento musicale da parte di un fenomenale cantautore, purtroppo venuto a mancare quasi quindici anni fa: Fabrizio De Andrè. La canzone di De Andrè tiene lo stesso titolo e da gli stessi spunti di riflessione. Il suonatore Jones rappresenta la capacità di assumere su di sé, di rielaborare e trasfigurare i problemi e le angosce del proprio mondo, di riprendere e ribaltare di segno le prerogative degli altri personaggi. Mentre tutti in un vortice di polvere vedono solo un segno della siccità, Jones gode della capacità di vedere oltre e plasmare la realtà, per cui coglie un segno fantastico e personale. Accetta il destino 8 riservatogli: gli tocca suonare per tutta la vita ma è un ruolo sociale che coincide con il suo modo d'essere. A Jones, infatti, piace lasciarsi ascoltare. Questa poesia commuove. Il suo explicit fa vivere la pace di chi finisce la propria vita, ridendo dei ricordi, senza alcun rimpianto. Un’ ultima epigrafe, per concludere: HORTENSE ROBBINS Il mio nome era ogni giorno sui giornali perché cenavo qui, o facevo un viaggio là, o affittavo una casa a Parigi, e ricevevo l’aristocrazia. Ero sempre a cena o in viaggio, o a passare le acque a Baden-Baden. Ora sono qui per fare onore a Spoon River, accanto alla famiglia da cui discendo. E a nessuno importa dove cenavo, o abitavo, o chi ricevevo, e quante volte passavo le acque a Baden-Baden! Questa poesia potrebbe essere stata scritta anche ai giorni nostri. Mette in luce quanto è effimera la celebrità: quando sei sulla cresta dell'onda, tutti vogliono sapere cosa fai, poi, quando qualcuno ti supera, tutti si dimenticano di te. La riflessione che giunge è che ultimamente esistono più interpreti che autori, mi spiego meglio: Hortense Robbins è la proiezione attuale dei personaggi che vediamo in televisione; le vittime dei “talent show” e simili, destinati al dimenticatoio ancora prima di essere diventate veramente qualcuno. L’Antologia di Spoon River in queste epigrafi corte, ma strabordanti di significato ci pone tantissime riflessioni. La storia di una piccola città che può essere sintesi della storia del mondo. E ogni “morto” ha qualcosa da dire, qualcosa che lo rende più vivo di quanto non lo fosse mai stato. 9 Bibliografia • • • “Antologia di Spoon River”, Edgar Lee Masters, Einaudi, Torino, 2009 - 507 pagine “La Nascita della Tragedia dallo Spirito della Musica”, Friedrich Nietzsche, 1872, edizione 1978 – 216 pagine “Sintesi di Letteratura Italiana III” Domenico Bruni, Il Girasole, Napoli, 2009 - 439 pagine Sitografia • • www.wikipedia.org www.filosofico.net 10 The dead in life SPOON RIVER ANTHOLOGY by Edgar Lee Masters De Lucia Marco, 5^B Liceo Scientifico Tecnologico Giulio Natta, Bergamo, Anno Scolastico 2013/2014 Index 6. Preface pag. 1 7. The history of the book in Italy pag. 2 - The American misunderstanding pag. 4 8. Pavese and the incurrent considerations about Spoon River Anthology pag.5 9. pag. 7 Detailed analysis: poetries and tale 10. References and bibliography pag. 10 Premessa La traduzione in Inglese è stata decisamente un’impresa. Ho scelto di farla per sfida personale. Mi piaceva mantere il distacco tra la critica italiana e riportare allo stesso tempo l’Antologia alle sue radici linguistiche. Pensavo, inoltre, di affrontare un lavoro come quello che la Pivano compì negli anni ’30: una sorta di “stupida” affinità emotiva si è mossa dentro il mio spirito. La traduzione è frutto complessivamente del mio lavoro e dell’appoggio di amicizie e affetti più preparati di me in materia; considerando il fatto che certe locuzioni italiane erano per me di difficile trasposizione linguistica. Preface The 'dead' by Spoon River are content of long-lasting study that has started since "Spoon River Anthology" was published in 1915 in America. To investigate on the reasons why this study cannot adequately be complete, it lead us to consider the opera of the "Anthology" as full of existential features from a very complex universal definition. Edgar Lee Masters creates a masterpiece that places himself in History as one of the greatest life mentor. Indeed, it is true that at the time of his first publication of the book "La gioventù" had the most vivid political and social face-off experiences (the first Italian edition dates back to 1943). Thus, Spoon River Anthology was able to develop an heroic period of the youth for many; from those ones that, between the charm of the yellow journalism and the ethnic cultural environment, were able to pull out the literal characters that belongs to the mass society of the 1900s. For the writers the concept was similar, as Pavese asserted, "Since 1915, the day of the publication, until 1940 - about the period between the two World Wars- there was no significant writer of that country not recognizing the contribute of Lee Masters to his teaching and world. On the whole, the Anthology is a central and irreplaceable point, in the mixture of changes, fluxes of actions and reactions, that links nineteenth-century American literature to the first Twentieth century. However, the issues are not limited to what has just described; in fact the analysis goes into the ethic and the memory, surrounding the whole with the consideration on the complexity of the meaning of life ( in majority, concerning to a nihilistic philosophy). The ethical tension belonging to the characters is expressed under the law of the epigraph, indeed focusing on the secret that the dead, in complete honesty, can shout to the world: "shout" the "confessions of Spoon River" that have liberating tone of people that during lifetime were victims of ethic. The pursuit brings us to discover the dimension of the memory. The effort of the souls of "Spoon River" describes a life enclosed in a short recollection and from which the pathos rises from the contrast of this shortness against the immensity of the ambitions. A twist of recollections and cross references generates existential connection that makes the whole necropolis an almost narrative set, that projects itself constantly into the modernity from almost a century. Finally, the short essay here presented deals with the issue to analyze historically the poetry and actualize the fresh modernity, with the claim that, to undertake a reading like this, can donate us good ideas of reflection about life and death. * I morti di Spoon River, saggio pubblicato su “il Saggiatore”, n. 1, 10 agosto 1943 1 The history of the book in Italy First published by Einaudi in March 9th 1943, Spoon River Anthology was the result of the perceptive translation of Fernanda Pivano, at that time, literature student. It is necessary to advance that Pivano had a rather intimate relationship with Cesare Pavese, who was her teacher during high-school times. It was indeed Pavese to introduce the Anthology to Pivano, answering a question by this last one: " I was a young girl when for the first time I saw Spoon River Anthology: Cesare Pavese has brought it to me, a morning that I have asked him the difference between American and English Reading. He had a lot of fun with my question; he moved the pipe to the other side of the mouth to hide a smile and he did not answer me. Naturally, I felt very bad; and when he gave me the first 'American' books, I observed them with great suspicious"*. Actually, the interpreter became fond to Lee Masters' essay and " I opened it precisely in the middle, and found a poetry that end in this way: "mentre la baciavo con l'anima sulle labbra, l'anima d'improvviso mi fuggì". Who knows why these lines took my breath away: it is so difficult to describe the reactions of adolescents"; often he dedicated his critical works to the emotional component of the essay, especially in the preface of the first publication of the book. Fernanda Pivano, cooperating with his teacher, began to deal with the issues of the Anthology, addressed to the conformism, the brutal frankness, the despair, the complaint to the false morality, the irony of anti-militarist, anti-capitalist, anti-bigotry : the necessity and the impossibility of communication. With the time from the epigraphs of dead it originates an always thinner charm, Pivano started to translate the poetries. Pavese, unaware of the work done by his "disciple", found the writing translated in a drawer and he took it away - aware that Fernanda had understood the difference between American literature and English one. He convinced Einaudi to publish it: happy days, but anguished by the beginning of the war. The freedom of the press was actually already forgotten, and to hide the real nature of the essay, this was presented as "Antologia di S. River" and the river was suddenly become a saint, that can seem an absurd action. However, under canonical false pretences, it was agreed to the Anthology the publication. The book issued, during war time, a moment earlier than the publishing house was confiscated. The first copy of the Anthology was brought to Pivano by Pavese himself in a café in Turin. To understand how much the situation was tense, it is necessary to recall a short description, written by Fernanda Pivano, of that day: " Io arrivavo da un paese, lui da un altro; era già ricercato e si era messo una gran sciarpa buffa per nascondersi metà della faccia: secondo lui quella sciarpa bastava a non farlo riconoscere. Avevamo tutti e due gli occhi un po’ lucidi, mentre stavamo lì in piedi a guardare quel libretto smilzo, che era solo una scelta della vera antologia, con la copertina bianca orlata di verde e la carta un po’ ruvida sotto le mani intirizzite dal freddo. Un cameriere ci portò due tazze con qualcosa di colorato (lo chiamavano caffè o cioccolata, in quei giorni) e si offese molto quando si accorse che non assaggiavamo neanche. Poi Pavese ripartì per il suo villaggio, io per il mio; col libretto sotto il cappotto, senza sapere che pochi giorni dopo le autorità l’avrebbero sequestrato”. *Articolo pubblicato sul “Corriere d’Informazione” il 20 luglio 1962 2 The censorship of the regime was intended to control: of the public imagine of the regime, also obtained with the immediate removal of any contents that can generate opposition, suspect, or doubts about Fascism; of the public opinion as object to measure the approval. The fascist censorship added to the themes, that were already kept under surveillance, like the moral, the judiciary, the royal house and the armed forces, an amount of issues that varies with the evolution of the fascist ideology and its political acts. In particular, it was censored every ideological content out from Fascism or considered defeatist of the national figure, and every other cultural theme considered disturbing the established model by the regime. In this way, it was initially removed any negative considerations supposed damaging the regime about the Dux, the war, the native land, the demographic battle, the autarchy etc. Especially, the fascist censorship was careful when the production and the view of the shows was recollecting any kind of consideration celebrating the individualism that put under discussion the supremacy of the State, supreme principle of the fascist ideology. It is clear that the Anthology was not really explicit about several issues that is about, but, however it dealt with giving a different idea and arousing a sort of optional chances in political and social choices. Even only the dissertation of the war as catastrophic event, could make everybody understand why the Anthology was not appreciated by the regime. Pivano's history continues via his tale that projects us in the vivid part of the war: the seizure was told her by Pavese during lunch time, surrounded by a “cotoletta di coniglio impanata”, introduced as “pollo alla milanese”. The permit of the publication was exploited at best by Einaudi and the authorities wanted to seizure the book for the immorality of the cover. Cover was substituted with unusual docility; so the book start to flow with a best-seller rhythm. Several boys started to get close to Lee Masters' poetries. Fernanda Pivano was surprised by the broadcasting ability of this collection. From America, a wind of libertine odes arrived fresh, over-passing the sea when the gates with USA were already interrupted by fascist regime. This publication lead Pivano to the jail, a price that she has gladly paid: “ Era superproibito quel libro in Italia. Parlava della pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare [...], e mi hanno messo in prigione e sono molto contenta di averlo fatto”*. For the young men of that time, Spoon River meant several things: the honesty, faith in truth, the horror of the superstructure. In a period so full of hardship meant a vent, another fire ignited of rebellion. The day after the book publication, August 10th 1943, Pavese publishes on "Il Saggiatore" a large review where he acclaims the translation " tutta pervasa di una gioia ingenua della scoperta, che trascina e convince” and underlines “la felicità espressiva, non di rado creatrice, da cui sono pervase non poche pagine”. Lee Master watched wildly to his "piccola America" and skillfully he judged and represented a crawling human comedy. The actors give off their vices and virtues that shoots in the ground of an already corrupted societym whose involution is merely the most clamorous and tragic case of the general occidental deterioration. Occident which was frightened of the fated collapse of the control that it had imposed on the mass society. * La Storia siamo noi, Rai tre, puntata del 25 febbraio 2008 3 The American misunderstanding It is correct to make a little consideration about the reception of the book in America since the critics crossed through the ocean altogether to this. Even there, the success of the Anthology was not late to show up, anyone in America that knew how to read, has read it; and there is no doubt that it was the most ever sold book of American poetry to that time. The masterpiece was compared to Omero and to Zola, to Dante and to Rabelais, to Eschilo and to Byron; who said that he was the greatest American poet after Walt Whitman and who reported him to plagiarism of Antologia Palatina*; who underlined the bitterness and the corruption, and who rambled on complaints for the bravery. Masters has participated incognito to a conference in Chicago, hold on his work and he felt uncomfortable for the weight of the critique that he was addressed to carry. Probably the biggest misunderstanding on the interpretation of the Anthology, was about the political meaning. Indeed he have had a lot of success, in the period precedent to the war, a certain tabloid literature of anti-capitalist and anti-governmental reporting: a media narrative was developed that derived political and financial corruptions and that told scandalous events of meat cans' factories, stock market movements and similar affairs. The controversy, that aroused to six years early to the publication of the book, was still fervid; it was fostered by the misunderstanding of the essays with moral issues of Masters, which instead did not have any tabloid claim. 4 Pavese and the incurrent consideration of his time In 1931, fostered by the general incomprehension, a first draft of the author's critical thinking issued about Spoon River Anthology. The first "truth" supported by Pavese is the improper devaluation of Edgar Lee Master to a “misero e trascurabile libellista" because considered anti-puritan. Particularly, the puritan fire was the main feature belonging to the lifestyle along all the poetries. In addition it is relevant, from this point of view, the historical background, the problem concerning the meaning of life and the problem of personal actions with a strong moral component and with a bible taste. Pavese says: “Ha una tal serietà e sincerità, questa ricerca sempre rinnovata del valore dell’esistenza in articulo mortis, che, anche per Lee Masters, vien da ripetere quello che ormai è un luogo comune nella storia della cultura nordamericana: all’opposizione contro il puritanesimo ci sono sempre stati i grandi puritani”. A vision by their compatriots , characterized by a strict and fraternal style in comparison with everybody's pain, vanity distinguishes Masters' poetry: the confessions were torn to the characters as a definitive answer, but merely for human truth sake. A huge work: it is really revolutionary to do a life synthesis for such cases as unhappy husband, adulteress, already dead babies and a whirl of complaints for who has seen this life pass out at the point of death. The cemetery of Spoon River becomes a unique grave of the failed ambition and the suffered realities. The importance of the book is inner to the concept about the " answer" to life: this does not exist, but only as shaped as various renovations for every individual; it does not exist a definitive and satisfactory conclusion that can seem a life solution, there will always be other individuals which will stay out. It is interesting to understand how Pavese attacks frivolous persons, flooring with easiness that is expressed from the renovation of form, that even retaining the verse, ignores the rhyme and the rhythm: “E’ inutile discutere: se uno non sente da sé la solennità tragica e definitiva di quelle poche frasi, poste a concludere una vita, in un verseggiare così sobrio e pacato, che ha semplicemente l’ufficio di segnare il pensiero, dubito che qualunque discorso lo possa educare.” Finally, to end the paragraph the epigraph is analyzed: FRANCIS TURNER I could not run or play In boyhood. In manhood I could only sip the cup, Not drink For scarlet-fever left my heart diseased. Yet I lie here Soothed by a secret none but Mary knows: There is a garden of acacia, Catalpa trees, and arbors sweet with vines There on that afternoon in June By Mary's side Kissing her with my soul upon my lips It suddenly took flight. 5 “Qui le pause non sono arbitrarie. Le prime martellano appunto perché esprimono il ritorno beffardo di quel destino. E quando un pensiero, come nel quinto verso, non ha ragione di venir spezzato, l’autore non si fa scrupolo di scriverlo tutto di seguito. E si osservi poi, ancora, l’importanza della paura di brevità nel verso ‘al fianco di Maria’ che fa tenere il fiato per il volo che segue”. Hardly, it would have been possible a better answer to the critical that had given noise to many, for the difficult acceptance of the form. The last consideration concerns about one of the specific answers that Pivano probably pulled in response to her questioning on what was the difference between American literature and the English one (“La storia di questo libro in Italia”). Pavese starts from a specific epigraph: PAULINE BARRETT Almost the shell of a woman after the surgeon's knife And almost a year to creep back into strength, Till the dawn of our wedding decennial Found me my seeming self again. We walked the forest together, By a path of soundless moss and turf. But I could not look in your eyes, And you could not look in my eyes, For such sorrow was ours--the beginning of gray in your hair. And I but a shell of myself. And what did we talk of?-- sky and water, Anything, Omost, to hide our thoughts. And then your gift of wild roses, Set on the table to grace our dinner. Poor heart, how bravely you struggled To imagine and live a remembered rapture! Then my spirit drooped as the night came on, And you left me alone in my room for a while, As you did when I was a bride, poor heart. And I looked in the mirror and something said: "One should be all dead when one is half-dead--" Nor ever mock life, nor ever cheat love." And I did it looking there in the mirror-Dear, have you ever understood? In this epigraph, Pavese found the art by Lee Masters. It 'should be noted in particular that, unlike the English poetic, in this inscription is abstractly molded (which seems absurd) the tremor of suffering, which is part of a strict moral poem unlike English romantic poems with which the inscription is affinity for the natural aura that is created around the poem. 6 Detailed analysis: poetries and tale In order to attract curiosity, I was intended to evaluate on thematic level some poetries by Spoon River Anthology; to demonstrate how every poetry, even chosen randomly, has an important philosophic and human meaning. The first epigraph is dense of meanings: GEORGE GRAY I HAVE studied many times The marble which was chiseled for me-A boat with a furled sail at rest in a harbor. In truth it pictures not my destination But my life. For love was offered me and I shrank from its disillusionment; Sorrow knocked at my door, but I was afraid; Ambition called to me, but I dreaded the chances. Yet all the while I hungered for meaning in my life. And now I know that we must lift the sail And catch the winds of destiny Wherever they drive the boat. To put meaning in one's life may end in madness, But life without meaning is the torture Of restlessness and vague desire-It is a boat longing for the sea and yet afraid. George Gray has blown the sails at death time. The receiving answer is pessimistic but about redemption in response to life. The concept of living in full of emotions, considering "fear" and "accidents", is effectively total at human level. Masters propose it again under several pretences, several dead. And it can be found a curious affinity, maybe given by an early study of him, with the philosophy of Nietzsche Greek tragedy. Spoon River's souls are the voice of a society that does not think anymore "in universali". Lee Masters said to a journalist:“Ogni due o tre anni ho fino a poco tempo fa riletto tutte le tragedie greche. La civiltà dei Greci fu la grande meraviglia del mondo. Essi pensavano in universali. Così i drammaturghi elisabettiani… " 7 Thinking "in universali" means to belong to a society where, differently from what simpletons believe, the pain, the spiritual and physical stress, the problems of the life are not abolished, but there are the instruments to bring a common fight against the pain, the misery, the death. Lee Master witnesses with the Anthology that the society, where he turned out to live, leak of these objects, of these "universali" - in other words, it has lost the sense and the guide of his actions. It does not go far way from “Il miracolo della tragedia greca”, showed by Nietzsche with “La nascita della tragedia”: with the fact that this superhuman perception that Greeks had about the harmony, does actually suppose a dramatic, human awareness of the disharmony. It is from irrationality, from contradiction, from the surplus, lived consciously in the imaginary world and in several episodes of this civilization, that originate the rationality, the unitary, the measure, as necessary ideal myths to live that disharmony that is the reality. The reality is sublimated and becomes an idea, that as like that is not real anymore. But without the idea, that is a dream, a vision, the man could not live the reality, because it would overwhelm him. Now we are going to understand who, on the other hand, does not cry of nostalgia: FIDDLER JONES The earth keeps some vibration going There in your heart, and that is you. And if the people find you can fiddle, Why, fiddle you must, for all your life. What do you see, a harvest of clover? Or a meadow to walk through to the river? The wind's in the corn; you rub your hands For beeves hereafter ready for market; Or else you hear the rustle of skirts Like the girls when dancing at Little Grove. To Cooney Potter a pillar of dust Or whirling leaves meant ruinous drouth; They looked to me like Red-Head Sammy Stepping it off, to "Toor-a-Loor." How could I till my forty acres Not to speak of getting more, With a medley of horns, bassoons and piccolos Stirred in my brain by crows and robins And the creak of a wind-mill--only these? And I never started to plow in my life That some one did not stop in the road And take me away to a dance or picnic. I ended up with forty acres; I ended up with a broken fiddle-And a broken laugh, and a thousand memories, And not a single regret. Addressed to this poetry, and to other of Spoon River Anthology, it was dedicated a musical adjustment by a wonderful singer-songwriter, unfortunately he deceased almost fifteen years ago: Fabrizio De Andrè. 8 De Andrè's song keeps the same title and give the same points of reflection. "Il suonatore Jones" represents the ability to accept on itself, to rework and to transfigure the problems and the stresses of its own world, to reclaim and to overturn the prerogative of the other characters. While everybody, in a vortex of dust, see only a sign of the drought, Jones benefits of the ability to see beyond and to shape the reality, so he takes a fantastic and personal sign. He accepts his deserved destiny: he is obliged to play all over his life, but is social role that matches with his being way. Indeed, Jones likes being listened. This poetry provokes. His explicit message makes feel the peace of who end his life smiling of good memories, and without any regrets A last epigraph, to sum up: HORTENSE ROBBINS MY name used to be in the papers daily As having dined somewhere, Or traveled somewhere, Or rented a house in Paris, Where I entertained the nobility. I was forever eating or traveling, Or taking the cure at Baden-Baden. Now I am here to do honor To Spoon River, here beside the family whence I sprang. No one cares now where I dined, Or lived, or whom I entertained, Or how often I took the cure at Baden-Baden This poetry can be also written during our days. It puts under light how much the fame is evanescent: when you are at the top, everybody wants to know what you do, later, when someone passes over you, everybody forgets about you. The reflection that comes first is that recently does exist more interpreters than authors, in a better way: Hortense Robbins is the actual projection of the characters that we watch at TV; the victims of the "talent show" and similar ones, destined to the oblivion even before becoming "somebody". Spoon River Anthology in these short epigraphs, but full of meaning give us plenty of reflections. The history of a little town that can be synthesis of the world history. And any "dead" has something to say, something that makes him more alive than he has ever been. 9 Bibliography • • • “Antologia di Spoon River”, Edgar Lee Masters, Einaudi, Torino, 2009 - 507 pagine “La Nascita della Tragedia dallo Spirito della Musica”, Friedrich Nietzsche, 1872, edizione 1978 – 216 pagine “Sintesi di Letteratura Italiana III” Domenico Bruni, Il Girasole, Napoli, 2009 - 439 pagine Sitography • • www.wikipedia.org www.filosofico.net 10