di Giacomo Leopardi
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Silvia è stata identificata con una certa Teresa
Fattorini, che era figlia del cocchiere di famiglia
e che morì giovane di tubercolosi nel 1818
Leopardi si innamorò di tante donne, ma non
di Silvia
Questo non è un canto d’amore, ma di
nostalgia
Il canto parla di sensazioni piacevoli perdute e
fu scritto a Pisa nel 1828
La casa della famiglia Leopardi a Recanati
Prima strofa
1.
1.
Silvia, rimembri ancora
2.
2.
quel tempo della tua vita mortale,
3.
3.
quando beltà splendea
4.
4.
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi
5.
e tu, lieta e pensosa, il limitare
6.
di gioventù salivi?
5.
ricordi
destinata alla morte
splendeva
sorridenti, lieti ||timidi
(ma anche: che stanno
per fuggire da questo
mondo)
soglia
Seconda strofa
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
Sonavan le quiete
stanze, e le vie dintorno,
sl tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente
avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
13.
risuonavano
.
.
lavori (tessitura)
.
futuro
profumato
14.
trascorrere
7.
8.
9.
10.
11.
12.
21.
le fatiche gradevoli
lo scrivere faticoso
in cui la mia giovinezza
impiegava
balconi || casa
Rivolgevo
.
22.
IPALLAGE
15.
16.
Terza strofa
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d'in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il
monte.
Lingua mortal non dice
quel ch'io sentiva in seno.
17.
18.
19.
20.
23.
24.
25.
26.
27.
: è il lavoro, non il
suo prodotto (la tela) ad
essere faticoso
guardavo intensamente
illuminate dal sole
da una parte … dall’altra ||
da lontano
di un essere umano
dentro di me
27.
Quarta strofa
27.
28.
29.
30.
31.
32.
33.
34.
35.
36.
37.
38.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori , o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura.
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
28.
29.
30.
31.
32.
33.
34.
35.
36.
37.
.
quali speranze
portavamo in cuore
.
.
mi ricordo di tanta
speranza
provo un sentimento
doloroso
.
.
.
quando siamo giovani
40.
Quinta strofa
40.
41.
42.
43.
44.
45.
46.
47.
48.
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d'amore.
41.
42.
43.
44.
45.
46.
47.
48.
prima che (il freddo
dell’) inverno facesse
seccare le erbe
la tubercolosi
morivi
il fiore è spesso
METAFORA della
giovinezza
lusingava
capelli neri
che fanno innamorare ||
cfr fuggitivi al v. 4
con te
discutevano
49.
50.
Sesta strofa
49.
50.
51.
52.
53.
54.
55.
56.
57.
58.
59.
60.
61.
62.
63.
Anche peria fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell'età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
51.
52.
53.
54.
55.
56.
57.
58.
59.
60.
sarebbe morta
alla mia vita
(METONIMIA)
il destino negò
.
.
della mia giovinezza
speranza che rimpiango
.
Piaceri ||azioni illustri
|| fatti
Di cui tanto
discutemmo
.
è la speranza
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A Silvia - E. Mattei