Parafrasi a Silvia Tromboni Alessandro Silvia , ricordi ancora quel tempo della tua vita mortale quando la tua bellezza risplendeva nei tuo occhi sorridenti e schiavi e tu, lieta e pensosa, stavi raggiungendo il confine della giovinezza? Risuonavano le stanze tranquille e le strade circostanti al tuo canto continuo , quando tu, intenta alle attività femminili, sedevi, molto felice di quel futuro indeterminato e desiderato che avevi in mente. Era il mese di maggio, pieno di profumi, e tu eri solita passare così le giornate. Io, abbandonando di tanto in tanto gli studi piacevoli e le carte che mi affaticavano, nei quali si consumavano il tempo della mia giovinezza e la parte migliore di me, dai balconi della casa di mio padre porgevo le orecchie al suono della tua voce e a quello della tua mano veloce che tesseva la tela. Guardavo il cielo sereno, le vie illuminate dal sole e i giardini e da una parte il mare da lontano, dall’altra la montagna. Le parole di un uomo non possono esprimere ciò che io provavo nel cuore • Che pensieri dolci! Che speranze, che amore , o mia Silvia! Come ci apparivano la vita umana e il destino! Quando mi ricordo di una grande speranza mi angoscia un sentimento forte e disperato, e riprendo a dispiacermi della mia sventura. O natura, o natura, perché poi non dai quel che prima prometti? Perché inganni così tanto i tuoi figli • Tu, prima che l’inverno inaridisse l’erba, combattuta e vinta da una malattia morivi, o dolcezza. E non conoscevi il fiore dei tuoi anni; la dolce lode ora dei capelli neri, ora dello sguardo che innamora e, non ti allietava il cuore; né le compagne parlavano con te d’amore nei giorni di festa. • Poco dopo morì anche la mia dolce speranza ; anche alla mia vita il destino ha negato la giovinezza. Ahi , come sei passata cara compagna della mia età giovanile, mia compianta speranza, Questo è qual mondo ? Questi sono piaceri, l’amore, le attività, i fatti intorno ai quali così tanto abbiamo parlato insieme? Questa è la sorte del genere umano? Tu, sei crollata all’apparire della verità: e con la mano indicavi da lontano la fredda morte e una tomba desolata