SEMIRAMIDE di Gaetano Rossi Musica di Gioacchino Rossini Milano TEATRO LA SCALA 17 dicembre 1962 Semiramide, Regina di Babilonia Arsace, comandante le armate Assur, principe del sangue di Belo Idreno, Re dell’Indo Azema, principessa del sangue di Belo Oróo, capo dei Magi Mitrane, capitano delle guardie reali L’ombra di Nino Joan Sutherland Giulietta Simionato Wladimiro Ganzarolli Gianni Raimondi Manuele Bianchi Porro Ferruccio Mazzoli Giuseppe Bertinazzo Antonio Zerbini Solisti delle danze Aida Accolla, Roberto Fascilla, Walter Venditti Maestro concertatore e direttore Scene Costumi Coreografia Gabriele Santini Nicola Benois Enrico Job Giulio Perugini Regia Margherita Wallmann Arsace Semiramide è l’ultima opera italiana di Rossini, composta sul libretto che Gaetano Rossi trasse dalla tragedia di Voltaire. Fu scritta nel 1832, anno anche della prima rappresentazione alla Fenice di Venezia. Rossini dedicò l’opera a sua moglie, Isabella Colbran, che ne fu la prima interprete. La suggestiva ambientazione del soggetto è nel fastoso e lussureggiante oriente assiro-babilonese. Semiramide è l’opera del bel canto per eccellenza. L’elemento decorativo e quello espressivo sono inscindibili; tanto che, per Rossini quest’opera fu impegno musicale e non drammatico, in risposta a Beethoven, quando sostenne che gli italiani non possedevano abbastanza scienza per scrivere opere serie. La Semiramide smentì quest’affermazione, fu un assunto di perfezione formale, tecnica e stilistica.“La psicologia di Semiramide è assai complessa.Accanto alla donna sensuale e innamorata di Arsace, di cui ignora l’identità, vi è l’assassina dello sposo, la quale odia e teme il complice, Assur, e trema inorridita all’apparizione dell’ombra di Nino” (Gino Roncaglia, Ansia di rinnovamento nell’ultimo Rossini italiano, Programma di sala). “Molto belle le scene realizzate da Nicola Benois su antichi bozzetti del Sanquirico e del Bagnara, nonché i figurini ricavati da Enrico Job da documenti dell’Ottocento” (P. S., Semiramide alla Scala, Avanti!, 18 dicembre 1962). “Benois ricorre ai bozzetti – bellissimi fra l’altro – di Sanquirico e del Bagnara, semplificati ma non snaturati e anzi esaltati nell’esecuzione ... Una particolare lode va pure al giovanissimo Enrico Job autore – sempre nel filologico rispetto degli esemplari dell’Ottocento – di figurini ispirati talora a David, Ingres e Paussin, con un’armonia di colori e di panneggi perfettamente adeguata allo spirito dell’opera” (Mario Monteverdi, Le scene il gusto di Benois, Corriere Lombardo, 18 dicembre 1962). Semiramide is Rossini’s last Italian opera, composed using the libretto that Gaetano Rossi drew from Voltaire’s tragedy. It was written in 1832, which was also the year which saw the opening of Venice’s La Fenice. Rossini dedicated the work to his wife, Isabella Colbran, who was the first to play the leading role.The evocative setting of the subject is in the oriental splendour and luxury of Assyrian Babylonia. Semiramide is an opera of “bel canto” par excellence. The decorative and expressive elements are inseparable. Indeed, for Rossini this was a musical project and not a theatrical one, in answer to Beethoven, when he claimed that Italians didn’t have the expertise to write serious operas. Semiramide was the evidence to the contrary, an exercise in formal, technical and stylistic perfection. “The psychology of Semiramis is quite complex. Alongside the sensual woman in love with Arsace without knowing who he really is, there is the woman who murders her husband and who loathes and fears her accomplice, Assur, and trembles in terror at the apparition of Ninus’s ghost” (Gino Roncaglia, Ansia di rinnovamento nell’ultimo Rossini italiano, Programme Notes). “The set design by Nicola Benois, based on old sketches by Sanquirico and Bagnara, is beautiful, as are Enrico Job’s costumes, which have been traced from nineteenth century sources” (P.S., Semiramide alla Scala, Avanti!, 18 December 1962). “Benois makes use of the sketches, which are beautiful, of Sanquirico and Bagnara, simplified but not distorted - on the contrary, enhanced in their execution... Particular praise should also go to the young Enrico Job, author - albeit with philological respect for his nineteenth century fashion plates - of costume designs inspired in turn by David, Ingres and Paussin, with a harmony of colours and drapery perfectly consonant with the spirit of the opera” (Mario Monteverdi, Le scene il gusto di Benois, Corriere Lombardo, 18 December 1962). 9