Note di Regia
La duchessa di Chicago rappresenta un momento particolarmente importante per l’evoluzione dell’operetta, proprio in quel periodo
che va dai primi del Novecento agli anni Venti; sarebbe meglio, infatti, non parlare semplicemente di evoluzione, bensì di una vera e
propria “trasformazione”, nel momento in cui questo genere tradizionale di spettacolo diventa ‘musical’. Certamente un cambiamento epocale: un nuovo modo di fare musica e teatro, una nuova
accattivante espressione di spettacolo, un genere nuovo che avrà
diverse sfaccettature, per gusti e tendenze culturali e che segnerà
per sempre i destini evolutivi dell’operetta. Questo sostanziale cambiamento nacque dalla spinta che Kálmán ricevette dal suo viaggio
in America e dall’incontro/scontro di due culture, quella europea e
quella americana. I nascenti fermenti artistici d’oltre oceano, l’amicizia e collaborazione con straordinari musicisti come Gershwin, lo
spinsero a ricercare, su quelle ispirazioni, nuovi modi d’espressione
e di scrittura. Tutto questo è ancor più evidente analizzando il testo:
La duchessa di Chicago ha un taglio chiaramente satirico, sullo
stile del “cabaret politico” in auge in alcuni ambienti culturalmente
evoluti nella Vienna degli anni Venti, che Kálmán non esitò a sfruttare per prendere di mira, con evidente ironia, gli “anni ruggenti” americani. Evidente, a questo punto, non forzare mai a livello registico,
verso l’una o l’altra tendenza, senza prevaricare il modo espressivo
dell’operetta con il musical e viceversa. Ho cercato, invece, di calare
la storia in un ambiente più adatto a mantenere costante il rapporto
Fondazione
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Via Trento, 4 - 33100 Udine - I
Tel. 0432 248411 - Fax 0432 248452
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musica-parola; ho voluto infatti, che tutto il racconto si sviluppasse
in un clima di favola all’interno di un castello di un regno immaginario, con i personaggi che da quel regno e da quel castello di favola,
scaturiscono. Non caricature certamente, ma raccontati come in una
favola dei fratelli Grimm. Invece, reali, veri e presenti, solamente gli
“americani”: la Duchessa e mister Bondy; non solo per creare il giusto necessario contrasto, ma anche per agevolare le scelte musicali
dell’autore e condividerle fino in fondo.
Marco Prosperini
PROSSIMO APPUNTAMENTO
STAGIONE OPERETTA
venerdì 21 marzo 2014 · h 20.45
OPERETTA
SOGNO DI UN VALZER
musica di Oscar Straus
libretto di Felix Dörmann e Leopold Jacobson
regia di Corrado Abbati
produzione Compagnia Corrado Abbati Inscena Produzioni
© studio patrizia novajra
LA DUCHESSA DI CHICAGO
martedì 25 febbraio 2014 · h 20.45 OPERETTA
produzione: Compagnia Italiana di Operette 2003
regia di Marco Prosperini
direzione musicale di Maurizio Bogliolo
coreografie di Monica Emmi
Prima Esecuzione: Vienna, Theater an der Wien,
21 giugno 1929
musica di Emmerich Kálmán
libretto di Julius Brammer
e Alfred Grüwald
LA DUCHESSA DI CHICAGO
Mister Bondy
Miss Mary Lloy
Re Pancrazio
Sandor
Rosemary
Dobruja
Sasha
Misha
Bojazzi
Negresco
Matteo Micheli
Silvia Santoro
Marco Prosperini
Massimiliano Costantino
Giorgia Barnabei
Cristina Chiaffoni
Gianvito Pascale
Mattia Rosellini
Francesco Giuffrida
Antonello Coggiati
Personaggi e interpreti
Nel piccolo regno di Sylvaria le casse dello stato sono miseramente vuote e solo un miracolo può evitare la bancarotta. Un
miracolo che ha le graziosissime fattezze della giovane miliardaria Mary Lloyd, una americana che gira l’Europa a caccia di
emozioni e divertimenti. L’acquisto del castello reale di Sylvaria
- re Pancrazio e principe Sandor inclusi! - le sembra un interessante antidoto alla noia. La privatizzazione trova favorevole
tutto lo Stato, assicurando una cospicua entrata all’agonizzante
bilancio pubblico. Con la rapidità che contraddistingue gli americani, il castello di Sylvaria viene trasformato completamente e
tra l’antiquata corte europea e il moderno staff americano, capeggiato dal segretario di Mary, mister Bondy, inizia un vorticoso
intreccio di interessi economici e - trattandosi di operetta!, - deliziosamente amorosi. Si rallegrano tutti, meno chi è più legato
alle tradizioni: lo scontroso principe ereditario Sandor. Ma tra gli
opposti c’è attrazione e se il burbero fascino old european stile
del nobiluomo incanta immediatamente la giovane americana,
anche la vivace freschezza della miliardaria alla fine conquisterà
il cuore del principe.
Una storia brillante che con balli e melodie irresistibili, tra walzer
viennese e jazz americano, valorizzerà il cambio di ditta della
Compagnia Italiana di Operette: la fascinosa miliardaria e l’aitante principe avranno infatti le voci e… le gambe, dei due giovani
protagonisti Silvia Santoro e Matteo Micheli.
Dopo successi in tutto il mondo de La principessa della czarda (1915),
La bajadera (1921), Contessa Mariza (1924) e La principessa del
circo (1926), Imre Kálmán (Emmerich per i viennesi) volle misurarsi con
le nuove creazioni d’oltre oceano, stringendo saldi legami d’amicizia con
i rappresentanti del teatro musicale americano come Herbert Stothart e
Oscar Hammerstein, ma soprattutto con George Gershwin, che compose
proprio sul pianoforte di Kálmán la sua celebre Rapsodia in blu. Fu in
quel momento che, da artista sensibile e duttile qual era, Kálmán maturò
la decisione di apportare delle modifiche al suo modo di comporre: il
confronto con Gershwin lo aveva investito di una nuova energia.
Curiosità
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