Annamaria Mariutto La favièla de Andrèes dòlcia coma l’amêil, amara coma la fêil vocabolario, detti, motteggi e strofe ironiche, nomi di persona ANDREANI © 2015 Annamaria Mariutto Un grazie speciale ad Annita Bucco, Rita Mariutto e Mariagrazia Tavan, per la loro preziosa collaborazione e generosa disponibilità. Un grazie ai molti che mi hanno regalato parole che non conoscevo, oppure fornito con pazienza i significati dei vocaboli più antichi o desueti. Un grazie affettuoso alla mia famiglia per avermi supportata e sopportata. Testi e immagini: Annamaria Mariutto Illustrazione copertina: Ennia Visentin, Luigi Caccia, Stefano Ornella Grafica e impaginazione: Interattiva, Spilimbergo (Pn) Stampa: Tipografia Menini, Spilimbergo (Pn) Annamaria Mariutto La favièla de Andrèes dòlcia coma l’amêil, amara coma la fêil vocabolario, detti, motteggi e strofe ironiche, nomi di persona ANDREANI A mia nonna Anna che mi ha dato il suo nome e un grembo caldo di affetto. Donna mite, che sopportò una vita amara e la perdita di entrambi i figli maschi in una guerra assurda, come tutte le guerre. A mia nonna Valdina che non ho conosciuto, che lasciò i suoi Appennini per le nostre Alpi, portando in dote la sua arguta intelligenza. Alla bisnonna Vittoria che alla fine dell’Ottocento, madre di cinque figli, si diplomò a Padova in Ostetricia e per quasi quarant’anni aiutò a venire alla luce centinaia di bambini di Andreis, con umanità e senso del dovere, sostituendo anche spesso il medico negli interventi di primo soccorso. A loro. L’anello forte. PREFAZIONE Nel libro Il giovane Holden il protagonista afferma che da grande vorrebbe fare “colui che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale”. Infatti il titolo originale è L’acchiappatore nella segale. Fin da ragazza ho trovato affascinante sfogliare i vocabolari e mi è sempre piaciuto cercare di acchiappare le parole della mia lingua madre e pure paterna, prima che cadano nel precipizio dell’oblio. Molte sono già cadute e dimenticate. Con questo libretto spero di averne salvate parecchie. È stato un lavoro lungo e faticoso ma anche entusiasmante e gratificante che mi ha permesso di conoscere nuovi vocaboli e di trascorrere molte ore proficue con Jacopo Pirona e con i miei informatori. Sono raccolti qui circa 3500 vocaboli o lemmi e 580 tra modi di dire, proverbi, frasi sentenziose. Molti sono ancora in uso, tantissimi ormai sconosciuti alla maggior parte degli andreani. Sicuramente mancheranno molte parole, in particolar modo quelle che riguardano mestieri ormai scomparsi. Sicuramente qualche parola sarà leggermente diversa da come qualcuno la conosce o la ricorda. Certe parole poi variano da una frazione all’altra, dalle borgate alla “Vila”. Per le parole più antiche o desuete, ma anche per le altre, ho sentito più persone, per avere conferma che il significato fosse univoco. Ho consultato vocabolari di Friulano cartacei e anche online su Internet, per fare, quando era possibile, dei controlli incrociati. Ho inserito anche vocaboli che erano conosciuti da pochi o addirittura da un’unica persona perché non vadano comunque persi. Non ho praticato nessuna censura. Penso che i vocaboli in sé non siano né belli né brutti e neppure buoni o cattivi. Belli o brutti possono essere semmai i concetti e i sentimenti che esprimono, che sono però interessanti in quanto spie della mentalità e cultura di un’epoca. Una cosa che sicuramente si nota nella nostra parlata, come in tante altre tipiche di un mondo agro-pastorale, è l’abbondanza di aggettivi che descrivono qualità o comportamenti negativi. Non ho voluto fare un vocabolario classico anche se ne ha la struttura. Mancano infatti tutte quelle indicazioni di tipo grammaticale (sostantivo, aggettivo, numero, genere ecc.). Mi sembrava un lavoro superfluo che avrebbe appesantito la consultazione. Ho pure tralasciato volutamente la “Grafia ufficiale della Lingua Friulana” perché secondo me non riesce a rendere certi suoni peculiari della parlata andreana e anzi crea solo confusione. È quindi un vocabolario poco ortodosso ma spero utile, un regalo che ho voluto fare a me stessa e alla mia comunità. Sarebbe mia intenzione raccogliere in seguito in un CD tutte le parole, lette con la giusta pronuncia e cadenza, da qualche andreano. F6f LEGENDA Nella trascrizione dei vocaboli ho scelto pochi segni per indicare alcuni suoni particolari che nel libretto sono evidenziati in rosso: S - Indica un suono che è come la SC di scena, quindi più marcato di una S normale. Spesso serve per distinguere un singolare dal plurale (esempio Paeis - Paeis, Ors - Ors), oppure in finale di parola come Paradîs dove il suono della S è SC. Così pure dove c’è la doppia S e la seconda è una SC. Š - Questo tipo di suono, che si trova spesso in certi vocaboli all’inizio o anche in posizione intermedia, è affine al suono francese J di Jour o Jamais. Ž - Ho scelto questo segno grafico per la Z quando essa ha un suono simile a TS o TZ (esempio Žesta o Žucar) Č - Indica la C di cinema e come tale va letto. C’- È uno dei suoni che caratterizza l’andreano e che si trova in parole come Dinc’, Tanc’, Deic’. Dopo la C si avverte una I molto debole. Questo suono C’, però più accentuato e in questo caso seguito dalla J, differenzia parole come Cioc e Cjoc (Ceppo e Ubriaco) oppure Cjcâ e Cicâ (Masticar tabacco e Far rumore). È evidente che una pronuncia sbagliata cambia completamente il senso della parola. Ovviamente questo gli andreani lo sanno, anche se un conto è pronunciare una parola, un conto è leggerla; io stessa a volte ho un attimo di incertezza nel leggere i vocaboli in andreano o peggio ancora in friulano, ma credo che dopo un po’ la lettura diventi più facile. Spesso è stato usato un solo tipo di accento, al fine di far comprendere a coloro che non conoscono l’andreano, su quale vocale esso cada. Per ogni vocabolo andreano, nella traduzione in italiano, quando ci sono più sinonimi, sono intervallati da un trattino, quando invece la parola assume un significato completamente diverso si evidenzia con una virgola. Nella sezione dei modi di dire, proverbi o motti sentenziosi, ho mantenuto le frasi così come si sono tramandate, senza correzioni di tipo grammaticale. F7f Vecchia fontana per stupire Attila abito da sposa a a Âf - âs: ape - api Afièt: affetto Àar: acero Aga: acqua Abàs: di sotto - giú Aga o aga lungja: torrente Abastància: abbastanza Agadič: acquoso Àbet: abito Agadìcia: acquolina in bocca Abraciacuòl: con le braccia al collo - abbraccio Agâr: solco (orto - campo - seno sedere) Àcia: matassa di lana Àgar: composto acido di siero e germogli di faggio per cagliare le ricotte Adalt: di sopra - al piano superiore della cucina andreana Agaraša: acquaragia Adès: adesso - ora Agaroul - agaròi: gente della Bassa Adìu: oddio Agna: zia - appellativo usato anche per tutte le donne anziane (abbrev. ’Gna) Adòra: presto - per tempo Agnèl: agnello Adoremus (vignî): venire alla resa dei conti - venire a miti consigli Ago: spilla da balia Aduòs: addosso Ai: aglio F8f Alc: qualcosa Anc’: anche Alciâ: alzare - tirar su Anda: andatura - portamento Alciasse: alzarsi - levarsi Andiu: andito - corridoio - anticamera Alciât: alzato - sollevato Andre: grotta - antro Aldidavuoi: al giorno d’oggi oggigiorno Andrean - andreana: andreano abitante di Andreis Alinfòur: tranne - eccetto Andrèes: Andreis Almancu: almeno Anema: anima Aloc: allocco Angonia: agonia, campana a morto Alsera: ieri sera Anguênt: pomata - unguento Altreir (l’): l’altro ieri Animèla: stoppino Alumìniu: alluminio Animu: animo Amâr: amaro Anòrums: anni e anni (ans e anorums) Amarecia: amarezza Antòn: cumulo d’erba tagliata ad ogni falciata - ampiezza della falciata Amaròticu: amarognolo Ambuàna o buana: folata di fetore o di fumo Amîc - amiga: amico - amica Antre: altro Ànzal - anzi: angelo - angeli Amidu: amido Anziana: genziana lutea. La radice dalle proprietà digestive viene messa nella grappa Amižižia: amicizia Apuosta: apposta Amôur: amore Àrbal - arbi: albero - alberi Amôur (šiî in): si dice delle piante quando cominciano a rigonfiare le gemme Ârc de San Mârc: arcobaleno An - ans: anno - anni Archèt: archetto - bastoncino ricurvo per catturare uccelli F9f a Arde: ardere - prendere fuoco Ašèit: aceto Ardièl: lardo Ašnuòt: stasera Ardielùt: valerianella Assa: utensile a forma di piccone, con manico corto, con entrambe le estremità piatte e taglienti, per la lavorazione della palota Argàgn: arnese - attrezzo - utensile Arghignâ: fare lavoretti di poco conto Asta: asta, persona alta Àrghigna: persona incapace, oggetto di poco valore Àsticu: elastico Arloi: orologio Asvêlt - asvêlta: svelto - svelta - veloce Armâr: armadio Atôr: a zonzo - in giro - attorno intorno Armaròn: armadio della camera Atôr atôr: tutt’intorno Armonica: fisarmonica a Audâ: aiutare Arneis: arnese Audasse: aiutarsi Arniâ: bagnare abbondantemente annegare Aunâr: ontano Arniasse: bagnarsi da capo a piedi Aussâ: osare - aver coraggio - avere l’ardire Arniât: annegato, bagnato fradicio Ava: nonna, suocera Aromai: ormai Avei: avere - possedere Aršent: argento Aršila: argilla Aveliment: tristezza - malinconia sconforto - angoscia Aršoul: orzaiolo Aviêrt o viêrt: aperto Articjòc: carciofo Avôst: agosto Ašedin: recipiente di legno che conteneva il composto acido per cagliare le ricotte (àgar) Avrîl: aprile Ažident: accidente - colpo apoplettico, spasmo dei neonati F 10 f In primavera gabbie nelle pupille sei triste Remo b Baâ: abbaiare Babaross: cespuglio intricato Balâ: ballare Babilonia: confusione - caos Balacèna: margherita Bàcal: cicciottello (neonato) Balàcia: forma di formaggio Bacan: pacchiano - tronfio Balaciòt: luna piena Bacòn: boccone, pasto delle mucche Balància: bilancia Badâ: badare - fare attenzione sorvegliare - preoccuparsi Balarìn - a: ballerino - a Bafa de ardiel: pezzo di lardo Balin: pallino (fucile - bocce) Baga: otre, pancione Balinâ: calcare - pestare con i piedi (letto - fieno), balneare per la testa Bagjgjal: arachide Balòn: pallone Bagnâ: bagnare - innaffiare Bàlsin: balsamo, bambino irrequieto - vivace Bagnasse: bagnarsi Bagu: residuo sul fondo della pipa Bagulina: bacchetta - bastoncino Bala: palla, bugia, testicolo Bambarìle (a): stare a cavalcioni sulle spalle di qualcuno Bambin da cuna!: Bambino da culla! (Esclamazione) Bambùc: esclamazione F 11 f b Bambùla: terreno con cedimenti acquitrino Barcòn: finestra, scuro della finestra Barèla: carrettino Bampàda: vampata Bàmpal: pampino fresco della vite Barèta: anello nunziale detto anche “vera” Bàncja: panca con 3 o 4 piedi Barghèsses: calzoni Bancòn o banc: cassapanca - baule Barîl: piccola botticella per portare l’acqua da bere nei prati Banda: latta Barlèc: balbuziente Banda: parte, direzione Barlecâ: balbettare Banda (da): da parte - per conto - dalla parte b Barlùm: barlume Banda (in): in parte - di lato - di fianco Baròn - barona: cattivo - cattiva Bandonâ: abbandonare - lasciare Baronada: cattiveria - cattiva azione dispetto Bar: cespuglio, cespo (radicchio) Barada: filare di alberi della stessa specie Bartovèla: cerniera degli infissi, persona volubile - che cambia spesso idea Barafùsa: zuffa - rissa - lotta Barufâ: litigare - far baruffa Barba: mento - barba Baseri (alti): toni accesi escandescenze Barba: zio, appellativo che precede il nome delle persone anziane Basile: basilico, Basilio (nome) Basovâl: imbecille - balordo Barba comeda: una persona accomodante in senso negativo Bassitalia: meridione Barč: cortile rustico - corte Bastardâ: guastare (razza) Barces: Barcis Bastòn: bastone Barcian - a: abitanti di Barcis Batafièr: battiferro Barcja: barca F 12 f Batarìa: cianfrusaglia - carabattola cose di poco valore Bec: lembo - cocca - angolo (tovaglia collo della camicia - lenzuolo) Batatoc: tocco della campana a segnare le ore Bec in cròus: crociere Bate: battere - percuotere, il segnare le ore della campana Beca: vulva Batiâ: battezzare Becâ: beccare (uccelli), pungere (ape) - mordere (vipera) - pizzicare (cibo in bocca) Batibui: baccano - trambusto Becada: morso - puntura Batièsim: battesimo Beceda: monetine, minutaglia Bation: trambusto - baraonda Becjâr: macellaio Batòcju: batacchio, citrullo Becjaria: macelleria Batòn: bottone, pulsante Befèl: libro voluminoso - incartamento Batòn de l’alegria: ombelico Begarâ: belare, piangere forte Batòn de la panza: ombelico Begaràda: verso della pecora, pianto con singulti e lamenti Batònaria: asola Batoncèl: batacchio, persona influenzabile - sciocca Batùda: latticello avanzato dalla lavorazione del burro Batût: pavimento, battuto - percosso Baùc: baucco Bažilâ: preoccuparsi - sragionare darsi pensiero Beât: beato, fortunato Bel bel: pian piano Belcêit: senza far rumore - sottovoce Belècia: bellezza Belelena: astro (fiore) Belplanc: pian piano Belšà: di già - ormai Belsòla - belsoles: sola - da sola, sole da sole Bec: caprone Belsòul - belsoi: solo - da solo, soli - da soli Bec: cornuto (tradito) Ben: bene - affetto F 13 f b Bena: cestone di vimini Biròc’: carretto rustico a due ruote Bergjâ: fare (generico) - dimorare all’aperto Bisàcja: sacco grande di juta per un carico di carbone, donna di malaffare Bernàchela: pino mugo Bìsal: pisello Betònega: betonica, ficcanaso onnipresente Bisavèna: ligustro Betùm: calcestruzzo Biscuòt: pane abbrustolito - spesso frantumato e messo nel latte Bevaron: beverone - pasto per le mucche di acqua e semola Bisodiâ: farfugliare - parlare in modo incomprensibile Beve: bere, essere alcoldipendente Bisòdia: uno che farfuglia Bevorcju: ubriacone Bisugna: bisogno - necessità occorrenza Bêž: soldi b Bisugnâ: bisognare Biât: poveretto Bit: lombrico - verme Bìbera: lucertola Blaga: baldanza - boria Biduscle: persona gracile o cosa piccola Blagàla: darsi delle arie - vantarsi Biel - biela: bello - bella Blanc - blancja: bianco - bianca Biel sest (avei un): avere un bel modo - bella maniera Blava: gentaglia - persone poco affidabili Bila: arrabbiatura - travaso di bile (cjapâ una bila - fâ vegnî su una bila) Bleda: bieta Blùšima: nevischio Bina: piccia, serie - sfilza di panini dolci o altro ancora uniti tra di loro Boč: arnia, mastello di legno per la salamoia Bindanda: donnaccia Bocâl: vaso da notte Binòcal: binocolo Bòcal: bocciolo Birdia: donnaccia Bòcal: girino F 14 f Bocalèta: brocca Borascja: burrasca - bufera Bochèir: botola del fieno Borascjâ: fare brutto tempo Bocia: bottiglia Bôrc: ramarro Bociòn: bottiglione Boreč o bora: brace Bocja: bocca Boro: soldo - quattrino Bocjària: herpes Borsa de li animes: borsa per l’elemosina Bocjas: persona che tende ad alzare la voce Bojon: ira - furia Bola: livella Bòlsia: bolsaggine - difficoltà di respiro - tosse Boscjadour: boscaiolo - taglialegna Bosgnàc: bosniaco (usato anche come epiteto) Bòssal: barattolo (de vere - de lata) Bomba: gomma da masticare Bòtal - boti: pezzi di legno lungo il greto del torrente, levigati e trascinati dalle correnti Bombâs: bambagia - cotone Botèga: negozio, patta dei pantaloni Bombašina: tela bambagina - cotone grezzo per lenzuola Brač - braž: braccio - braccia Bombu: zuppo - inzuppato Braciadoria: bretella della gerla Bon: buono - bene! - va bene Braciaròla: panno per avvolgere il neonato dopo avergli messo il “panuč” Bon: capace - in grado Braciolèt: braccialetto Bonâ: calmare - spiovere Braga: diaframma di legno che impedisce la completa spaccatura e separazione, mediante la scure, di un ceppo Bora: pezzo di tronco tagliato Bora in traviers: tronco di legno con due tacche, messo di traverso ad un carico di legna come sistema di aggancio alla teleferica Brau - brava: bravo - brava Brazeto (a): sottobraccio Borai: cardo - carlina F 15 f b Brea: asse - tavola di legno - tagliere (brea da lavâ - brea de la polenta) Brombalât: ammaccato Brombalìta: bacca del prugnolo Brècal: pezzetto, capezzolo Bròmbela: bernoccolo - botta, ammaccatura Brena: briglia Brinc: oggetto appuntito, dente di una sega Bròndal: pon pon della cuffia Bront: pentolone Brincâ: afferrare - ghermire acchiappare (“te brìnche par i cjavei”) Broša: brina Brìscjes: rami sottili Brosegâ: brontolare - borbottare Brišola: braciola Broût: brodo Brìtela: coltellino Brovàda: pietanza a base di rape inacidite Broc: fogliame fresco del faggio usato come foraggio b Brovadaria: tino per prepare la brovada Bròcal: broccolo, scemo Brundìn: campanello Bròchela: eruzione della pelle - bolle dovute al contatto con piante o a malattie come la varicella Brusâ: bruciare Brušat o buršat: bruciato Brocja: borchia - chiodo dalla testa larga Brûsc: brufolo Brocja de garofâl: chiodo di garofano Bruschìn: spazzolina di saggina Brocjn: chiodino Brušour: bruciore Broda: brodaglia di acqua e neve Brustulâ: abbrustolire (pane - polenta) - tostare Brodaleit: brodaglia Brustulin: bruciato (odor di) Bròmbal: susina, persona poco sveglia Buàcia: sterco di mucca Brombalâ: ammaccare Buba: bua nel linguaggio infantile, male, dolore Brombalâr: susino F 16 f Bubana: pacchia Budièl: budello Burtulâ: il muggire della mucca affamata, brontolare dello stomaco o pancia Budielòs: farabutto Bûs - bûs: buco - buchi Bùfela: bolla, bolle di sapone, vescica Bûs dal cûl: ano Bugànzia: gelone della mani o dei piedi Buša: buca Bulî: bollire Buliâ: muoversi - brulicare Bulìnt: bollente Bunaman: offerta - mancia. Veniva data ai bambini durante la questua del primo dell’anno Bušia: bugia Bušiâr: bugiardo Bušigna: salvadanaio Bušinâ: ronzare (api - orecchie) Bušinòur: ronzio fastidioso Bundì: buongiorno Busplanêr - busplanêra: abitanti di Bosplans Bunòra: mattino - presto Busplans: Bosplans Buntimp: voglia di scherzare Bussaciâ: sbaciucchiare Buòla: fermentazione della frutta o del fieno tagliato Bussaciàsse: sbaciucchiarsi Buòlp: volpe Bussàda: bacio Buracja: borraccia Bussamedâes: persona che ha il vizio di sbaciucchiare Bùrcju: tracagnotto, burchio Bussàsse: baciarsi Burèla: testone - capoccia Bust: canottiera Burle: testa But: getto - germoglio Burlè: vin burlè Butìn: pancia - interiora Burò: mobile della camera con due cassetti piccoli e tre grandi Butìru: burro F 17 f b Macchie di erica pensieri miei d’amore lungo la strada Calderin: piccolo pentolino di solito usato per il caffè “de trupa”, fatto con una miscela di orzo e cicoria C Calìga: nebbia Camamila: camomilla Caca: boria - superbia c Camarìn: ripostiglio - dispensa Cacìt: soldo di cacio - marmocchio moccioso Canâ: bambina Cafelàt: caffelatte Canabeles: etimo e significato incerto: in rumeno canabele corrisponde al latino canabae Cagadour: gabinetto esterno in legno o muratura Canai: bambino, usato anche come sinonimo di petal Cagjonâ: prendere in giro - deridere Canàja: canaglia Cagnàta: fiacca - indolenza stanchezza Canarin: canarino Cagòl: covone piccolo di fieno Caìa: persona spregevole - cattiva Canàvola: tirchio - avaro, collare di legno per animali Cainâ: guaire, gemere Càncar: cardine Cainàda: guaito Candalostia: imprecazione - epiteto Candalporco: briccone - birichino F 18 f Candaluva: epiteto Candît: secco - asciutto (biancheria legna) Canèla (fâ): fare tabula rasa (cibo soldi) Canèla in cana: cannella Canelòt: boccolo Càneva: cantina Canevacia: canovaccio Canipa: naso grande Canocjâl: cannocchiale Canola: nocella del polso o del piede Canòn: tubo della stufa Canòsce: conoscere - riconoscere Cantesemâ: incantare - seccare (sole) Cantìn: cantino (corda di violino), scusa - pretesto Cap: colpo per pistola giocattolo Capelàn: cappellano, furbacchione Capèta: botta, pugno Capî: capire - intendere Capòla: cuffia - berretto di lana Caprižiu: capriccio Capuriòn: uno che vuole comandare capo in senso dispregiativo Capùt: cappuccio (verza) Carbuniêr: carabiniere Careciâ: accarezzare Carècia: carezza Carèi: cumino dei prati. Viene usato come ingrediente nella peta Carèmbal: sasso di grandi dimensioni - masso Caresima: quaresima Carga: carica (carga de legnes - de legnades - de freit) Cargâ: caricare, sobillare, rannuvolare (“al timp al carga”) Cargu - carga: carico - carica Caritât: elemosina - carità Carnovâl: carnevale, persona poco sveglia Caròbela: carrubba Carolât: tarlato Caròna: corona del rosario - corona Carôul: tarlo del legno Cartùfela: patata Carùchela: carrucola Capùcju: cappuccio F 19 f c Cass: corpetto corto. Poteva avere delle fettucce di elastico per reggere le calze di lana Cea: ciglia - sopracciglia Cassa da muârt: bara Cechela: donnetta di poco conto Cassèla: cassetta Cecja: gemma, bernoccolo Càssia: acacia Cefâ: affare - daffare - lavoro Castigna o cjastigna: castagna Cêil: cielo Castignâr o cjastignâr: castano Cêit - cèida: zitto - zitta, silenzioso silenziosa Ceca: averla (uccello) Catiglâ: litigare - cavillare Cemoût: come Catiglous: piantagrane Cencia: senza Catòr: coturnice c Cengla: strato roccioso - cengia Catorba: piazza pulita Cenisa: cenere Catòrdes: quattordici Cenonè: ad un tratto - in un batter d’occhio Catrabonacja: catramonacje: filtro magico - stregoneria (Pirona) Cent: cento Catro (puciâ da): puzzare - avere un cattivo odore Cèntena: fettuccia cucita lungo la tomaia di velluto delle scarpetes Cavagna: cumulo (“cavagna de roba da stirâ”) Ceràn: verdone (uccello) Cavaleîr: baco da seta Cercja: assaggio di un po’ di cibo (“dame la cercja”) Cavalèt: cavaletto per segare i tronchi di legna Cercjâ: assaggiare Cavaleta: capriola Cercjâ: cercare Cazòt: cazzotto - pugno Cercjât: cercato, assaggiato Cazu: esclamazione a volte preceduta da eh Cercle: cerchio F 20 f Cerclòn: cerchione Chist cà: questo qua Cere: cero Chist chì: questo qui Cêrf: cervo Chistaltre - chistaltra: quest’altro quest’altra Cernèle: fronte Cerviel: cervello Cetanc’ - cetantes: quanti - quante Cetànt - cetanta: quanto - quanta Chê - chês: quella - quelle Cheža: copricapo Chialtre - chialtra: quell’altro quell’altra Chichiricâ: il cantare del gallo Chìcia: cagna Chiel - chiei: quello - quelli Chiel ulà: quello lá Chiel uvì: quello lí Chigâ: defecare Chila: donna con gonne scomposte Chipa: squadra - gruppo - compagnia Chipasse: piegarsi - adagiarsi riposare Ciàc: cesena (uccello) Ciàcal: piccolo, ragazzo piccolino Ciàcela: balza - volant Ciachela: famiglia - cespo di funghi Ciafa: zampa - mano Ciafàda: zampata, manciata (caramelle o altro) Ciafòn: arraffone Ciafùtes: ditola gialla o manina Ciapiâ: calpestare - pestare Ciàpia: orma - traccia Ciarcègna: persona indecisa Cibùria: testa (scherzoso) Cic: rumore - parola Cicâ: fare un qualsiasi rumore - parlare Cìdela: cerchio della stufa Cifar: ceffo - modo di porsi spigoloso Chirma: giostra Cìgal: urlo Chist - chista: questo - questa Cignâ: fare l’occhiolino F 21 f c Cigòla: cipolla Ciondra: cava - concava - vuota, forma di formaggio difettosa Cigulâ: urlare - lamentarsi dal dolore Ciopa: zolla di terra - erba, gran quantità Cigulin: uno che urla Cirièša: ciliegia Cima - cimes: rametti secchi di legno raccolti in una fascina per accendere il fuoco Ciriola: neve a mulinello - neve della candelora Cimulaes: Cimolais Cirulìn: cervellino Cimulian - a: abitanti di Cimolais Cisada: scottatura Cinc: cinque Cit: pentolino cilindrico con manico Cincàt: fringuello Citât: città Cincent: cinquecento c Ciùcal: colle Cincignòul: campanellino (fiore) Ciùchela: collina, bernoccolo Cincinât: alticcio - ebbro Ciùcja: zucca Cincirinât: alticcio Ciòc: ceppo Ciucja intal fôr: spicchi di zucca cucinati nel forno a legna e poi mangiati con il cucchiaino Ciòcal: zoccolo, accumulo di neve sotto le palotes Ciucjària: grillotalpa Ciucjàt: zucchina Ciocela: cucitura eseguita male che determina un rigonfiamento rigonfiamento di indumento che non cade bene Ciucjòn: zuccone Ciùnchela: dosso erboso - zolla Ciocial: accumulo adiposo sui fianchi maniglie di Venere Ciuòt: zoppo Ciompedòn: bastone ricurvo ad arco, con ganci alle due estremità, per portare i cjaldèirs o i vâs dal lat Ciuotî: zoppicare Ciupìna: erba che veniva tagliata come foraggio sui pendii dei monti Cioncjâ: troncare - mozzare - tagliare (alberi - discorso - gambe) Ciùrle: sbadato - svampito F 22 f Cius: babbeo - allocco Cjalcia: calza Ciuvìta: civetta Cjalcìn: calzino Civièria: barella per il trasporto di terra, sassi ecc. Cjalcina: calce Cjacarâ: chiacchierare Cjàchela: sterco di capra - escrementi di piccoli animali Cjàchera: chiacchiera - diceria Cjàcia: mestolo Cjàcia: caccia Cjàcia cui bûs: schiumarola Cjaciadôur: cacciatore Cjaciòla: cazzuola Cjaciòn: cucchiaione con gancio nel manico Cjalciumit: norcino - vagabondo Cjalcjâ: calcare - premere comprimere Cjaldana: caldana - vampata Cjaldèir: secchio in rame per l’acqua Cjalderàcia: aquilegia Cjaldèria: paiolo (per polenta formaggio) Cjalìm: nerofumo - fuliggine della stufa e del camino Cjàmera: camera Cjàmešòt: camiciotto - camicione Cjàde: cadere Cjamòč: camoscio Cjadenač: catenaccio Cjamòcia: narciso, femmina del camoscio Cjadìn: catino - terrina per insalata Cjadòvre: Cadore Cjadrèa: sedia Cjadreòn: seggiolone per bambini Cjadût: caduto Cjâf: testa Cjafìc: bambino sventato che non vede i pericoli Cjamp: campo Cjampana: campana Cjampanèla: bucaneve Cjampanile: campanile Cjampicòne: persona alta e magra Cjampistre: attaccabrighe - litigioso F 23 f c Cjan - cjana: cane - cagna Cjapièl: panna del latte Cjana: canna Cjàr: carne Cjana cargana: canna montana Cjàr: carro, “girello” di legno che permetteva ai bambini piccoli di muoversi avanti e indietro Cjanàipa: canapa Cjâr - cjara: costoso, costosa Cjanâl: mangiatoia per le mucche, canale Cjàra: capra Cjanâl (al): per antonomasia: la vecchia strada della Valcellina costruita sulla forra omonima Cjaranda: pezzo di bosco Cjarestia: carestia - penuria Cjandela: candela Cjariada: carreggiata Cjandelèir: candelabro Cjaròdela: angelica - pastinaca sativa Cjandelèir: caglio giallo c Cjaròdeles: le bolle che si formavano sulla pelle a contatto con la pianta Cjanes de la gola: gargarozzo - strozza Cjanora (lana): lana bianca - candida Cjarpedai: uno che incespica di continuo Cjantâ: cantare Cjarta: carta Cjanton: cantone Cjartêr: pioppo tremulo Cjantonâl: armadio ad angolo Cjartêr: boletus auriantiacus o porcinello rosso Cjap: gruppo (mucche - case giovani), gregge, stormo Cjarvòn: carbone, biacco carbonarius Cjapâ: prendere - afferrare, attecchire Cjasa: casa Cjàpa: forcina per i capelli Cjasadaldiàul: molto lontano Cjapâ dentre: rimanere impigliato sbattere contro qualcosa Cjastiâ: castigare - punire Cjapàssela: prendersela - offendersi Cjastièl: castello Cjapièl: cappello Cjastròn: montone, zuccone F 24 f Cjatâ: trovare - far visita a qualcuno, incontrare Cjatât: trovato - incontrato Cjavàl: cavallo Cjaveč: gruppo di case Cjavedâl: alare Cjavèl: capello Cjavelàda: chioma Cjàvena: collare in legno per animali Cjavìla: caviglia Cjavrôul: capriolo Cjcâ: masticar tabacco Cjca: mozzicone di sigaretta - sigaretta Cjchera: tazzina Cjcolata: cioccolata Cjcolatin: cioccolatino Cjèlica o cjerica: chierica - tonsura Cjoc: ubriaco Cjòc: uccello notturno, probabilmente allocco Cjòca: ubriacatura - sbornia Cjòmpu: persona con una mano rattrappita Cjossal - cjossela: coso - cosa (qualcuno o qualcosa di cui non si ricorda il nome) - arnese - aggeggio Cjossolâ: armeggiare - fare Cjùcjâ: succhiare, bere smodatamente Cjùcju: ciuccio Clâf - clâs: chiave - chiavi Clamâ: chiamare Clànfa: cambra Clap - clas o claps: sasso - sassi Clap de la smarva: sasso forato naturalmente che veniva posto sulla porta come protezione dalla smarva Claut: chiodo, Claut (paese) Clip o cliput: tepore del focolare Cloce: dondolare - tentennare Clochigna: oggetto malfermo e scassato, persona con andatura claudicante Clocignâ: cigolare Clopa: nuca - collottola Clostra: colostro, parte cremosa del latte munto da mucche che avevano partorito da poco Clostre: chiavistello Clucâ: tracannare - ubriacarsi Clucada: sorsata F 25 f c Clupâ: sonnecchiare stando seduti Colarîa: gruppo di persone Clusa: siepe Coleti: pupazzo di legno - marionetta Cocalâr: albero di noce Colm: trave di colmo del tetto Còchela: noce Colombina: russula Cocodêc: coccodè - imitazione del verso della gallina Coltâ: concimare Coltra: coperta Coda: coda, organo maschile Coma: come Coda mucìna: equiseto Comare: ostetrica, testimone di nozze - madrina del figlio Codâr: custodia semiconica in legno per la cote Comedâ: aggiustare - sistemare Codaròss: codirosso, credulone ingenuo c Comedòn: gomito Codarùč: ultimogenito, quello più indietro in una fila Còmedu: comodo Còmet: agio - comodo (sost.) Codîns e codôns: proprietari, i primi di capre e i secondi di mucche, che si contendevano i pascoli Companade: companatico Codùmar: cetriolo Compare: testimone di nozze padrino del figlio Cogu: cuoco Complen: sazio, gonfio Còguma: caffettiera Compliment: complimento - elogio congratulazione Cojabitât: predica - paternale - critica, preghiera (salmo) Conàle: caglio, stupidotto Côl: colino Condòt: gabinetto Colâ: cadere - gocciolare (naso sangue) Condurasse: essere disposto - aver la volontà - decidersi Colač: ciambella (una collana “de colaž” veniva regalata dai padrini ai cresimandi) Cone: cuneo, somma consistente da pagare F 26 f Conferî: giovare - far bene Cop: coppo - tegola Confèrla: consolida maggiore (usata come unguento per le botte) Cop: coppo di rame per attingere acqua dal secchio Confessòur: confessionale Copa: incavo, avvallamento Conforme: secondo - come Copâ: ammazzare, spegnere (luce televisione - gas) Confuârt: conforto Confuartâ: confortare Confušionâ: confondere - creare confusione Coradèla: interiora di piccoli animali Corài: perlina Coràju: coraggio Consuvrìn: cugino di secondo grado Coranta: quaranta Contâ: narrare - raccontare Cordèla: fettuccia - metro in fettuccia Contâ: contare - enumerare Core: correre Cònta: favola Core davour: inseguire - seguire - stare dietro, corteggiare Contegùti: diavolo (si evidenzia che guta è termine arcaico per capra) Content: contento - felice - soddisfatto Contentâ: accontentare - soddisfare Contentasse: accontentarsi Contentècia: contentezza Còresse davour: inseguirsi - giocare a prendersi Coriàm: cuoio Corna: lumaca Cornàt: lumacone Contradùra: schifezza - porcheria Coròto: figura spaventosa per far paura ai bambini Contrùm: sporco Corsàt: gilè Conturbâ: conturbare - nauseare Côrt: piccola concimaia fuori casa per l’“umido” Conturbât: conturbato - nauseato Convulso: agitazione - frenesia Côrt de ledam: letamaio Cortelač: coltellaccio - manaresso F 27 f c Cortelač cu la fuarfa: coltellaccio affilato su un lato solo, usato per fare le palotes Crèdet: credito Cos - coss: gerla - gerle Cresce: crescere - salire (acqua) Còsal: insetto nero con un codino che si trovava nelle concimaie Cressuda: crescita, cresciuta Crepa: cranio - testa Cret: precipizio - rupe Costumâ: castigare - riprendere educare Cretura: screpolatura profonda della pelle Cotegâ: abbindolare - convincere blandire - adulare c Crevâ: rompere - spezzare Cotimu: cottimo Cric: grillo Cour: cuore Cridâ: litigare, sgridare Cour (de): volentieri - con generosità Cridada: litigata, sgridata Cour (un de): persona generosa altruista Crina: crine vegetale usato nei materassi Coût: cote, rigonfiamento di una parte del corpo dovuto ad una infezione Crincinâ: scricchiolare - cigolare, digrignare i denti Coventâ: occorrere - servire - aver bisogno Cristian: persona Crivèl: setaccio grosso Cràcela: raganella, uno che non sta mai zitto Criviela: setaccio Cràcial: ragazzino Croc: legnata Cragnâ: piangere in maniera fastidiosa Cròcela: stampella - trampolo Cragna: sporcizia, muco rappreso nasale Crode: credere - pensare - ritenere Cragnôul: lagnoso - piagnucolone Cròdia: cotica - cotenna Cramâr: venditore ambulante Crognâl: pezzo di corniolo molto duro e resistente Creancia: creanza - educazione F 28 f Crompâ: comperare Cuàrnal: frutto del corniolo Crosaria: regione lombare Cuarnalâr: corniolo Cròstal: crostolo Cuars (fâ i): tradire - fare le corna Crovàt: corvo Crovatâ: parlare male - spettegolare Cuarteis: decima - comunemente la quarantesima parte del raccolto che si paga al parroco Crovatâda: pettegolezzo Cuatre: quattro Cruchigna: impugnatura arcuata del falcjâr Cuatrecent: quattrocento Crùcial: persona piccola di statura Crufasse: accucciarsi Cùbia: coppia Cubiasse: accoppiarsi - mettersi insieme Crùgnal: tozzo di pane Cuc: gheriglio di noce o seme della nocciola Crût: crudo, freddo pungente (vuoi al è crût) Cuc: stipa - lino delle fate Cruvî: coprire Cuc (a): gioco del nascondino Cuacju - cuacja: quatto - quatta Cuc (šiî a): accasarsi dai parenti della moglie Cuadre: quadro, quadrato Cuadriûl: parte bassa della schiena Cualchecjossal: qualcosa Cualchidun: qualcuno Cuc o cucuc: cuculo Cucjèta: intelaiatura del letto Cucòn: crocchia Cuàr: corno Cucs dal formai: grumi all’interno del formaggio invecchiato nella salamoia Cuarda: corda Cucurèl: svampitello Cuarnâ: bere smodatamente Cudič: diavolo Cuarnàda: cornata Cuèla: voglia - volontà F 29 f c c Cuêt - cueta: quieto - tranquillo, quieta - tranquilla Cuncja: pigra - che non ha voglia di lavorare Cuetasse: tranquillizzarsi - placarsi Cundiò: buonanotte Cufasse o crofasse: accosciarsi accovacciarsi Cùnfal: individuo di figura corta e grossa, pigro e indolente Cugnî: dovere Cunfìn: confine Cui?: Chi? Cunìn: coniglio Cuindes: quindici Cuntra: contro Cuintâl: quintale Cuòcja: chioccia Culà: colà Cuoê: cuocere Cularia: emorroide Cuol: collo - gola Culàta: natica Cuòssa: coscia Culatìn: omosessuale Cuosta: costola Culavia: laggiù Cuosta: costa, fiancata di un colle o di montagna Culculinsù: sottosopra - rovescio Cuot: cotto Cultura: primo taglio di fieno Cupìn: nuca - collottola Cumbinâ: combinare - aggiustare Curagruèles: curaorecchi, curioso spione Cuna: culla Curàndal - curandela: persona che è sempre in giro Cunč: burro cotto, condimento Cuncia: condimento Cunciâ: condire Curandalâ: girare di casa in casa girovagare Cunciamûles: epiteto rivolto ad uno sporco Curidùra: placenta della mucca, donna poco seria Cunciât: condito, conciato Curinâ: gironzolare F 30 f Rufus il Rosso alto sulla magnolia merli in fuga Curnila: cornacchia Cursor: messo - cursore Cûrt: corto Curtîf: cortile Cuscignèl: cuscino Cušidura: cucitura Cušin - cušina: cugino - cugina Cušina: cucina Cussì: così Cuvertour: copriletto Cuvièria: zolla di terra dell’orto o del campo Cuvierše: coprire - ricoprire Cuvièrta: coperta, ricoperta Cuvièrte: coperchio Cuvìgna: voglia di fare Cuža: cuccia Cuža: fame Cužasse: accucciarsi - accovacciarsi d Dabànt (stâ): oziare - stare senza far niente Dacìes: presso - vicino - accanto (arcaico per dongja) Dafâ: daffare Dafinde: difendere Dàlmena: zoccolo in legno e cuoio con chiodi per non scivolare Dalt: ampio ballatoio in legno coperto Daltadàlt: soffitta - sottotetto Dam: danno Damòt: mosso - smosso Damove: muovere - smuovere Cužit: indumento stretto simile al gilè F 31 f d Damovesse: muoversi - affrettarsi Deit - deic’: dito - dita Dapardùt: dappertutto - dovunque Deit pôl: pollice Dasciâr: piccole ramaglie lasciate nel bosco dopo il taglio degli alberi Delegasse: sciogliersi (neve - ghiaccio) Denandì: all’alba - di buon mattino Daspa: aspo Denant: davanti Davaltadour: arcolaio Desbranât: senza briglie - scatenato Davàte: pulire la stalla dal letame Descedâ: svegliare Davormàn: subito - di seguito Descedàsse: svegliarsi Davòrme: dietro a me, con me d Davòrne: dietro a noi, con noi Descedât - descedada: svegliato svegliata Davòrse: dietro a lui - loro, con lui loro Descjadenasse: scatenarsi - andare in collera Davòrte: dietro a te, con te Descjalciâ: scalzare - togliersi dai piedi Davôur: dietro Descjulasse: darsi una mossa svegliarsi Davuôit: vuoto Desclaudâ: schiodare Daže: dazio Descocalâ: togliere il mallo alle noci De capòt: immediatamente - subito Descocalâž (vuoe): occhi fuori dalle orbite Dèbal - debela: debole Descolč - descolcia: a piedi nudi Debànt: inutilmente - per niente invano Descòmedu: scomodo Dèbet: debito Debòt: quasi quasi - tra un po’ Descore: parlare - conversare discorrere Decaviaca: poco lontano - nei paraggi Descrošâ: spezzare in due Deis: dieci Descušî: scucire F 32 f Descuviêrt: scoperto Despèil: pettine Desfâ: disfare (letto - maglione), sciogliere (nodo - treccia) Despetenâ: togliere le foglie dagli alberi, tagliare con il coltellaccio i rami più piccoli di un albero abbattuto Desfalcâ: togliere dal conto - stornare Desfiliâ: sfilacciare, ridurre a brandelli Despiâ: pettinare Desfiliasse: sfilacciarsi - sfrangiarsi Despicjâ: distaccare - sganciare staccare Desflamiasse: disinfiammarsi Despierde: disperdere, abortire Desfridât: raffreddato - diventato freddo Despièt: dispettoso Desfrìde: fare un soffritto Desplašei: dispiacere Desfrìt: soffritto Despossènt: persona con qualche handicap Desgatiâ: districare Despuâ: spogliare Desglonfasse: sgonfiarsi Dessavît - dessavida: insipido insipida - con poco sale Desgràcia: disgrazia Desgraciât: disgraziato Destacâ: staccare - tirar giù Desgropâ: sciogliere un nodo Destièrne: stendere per terra distendere Desliâ: slegare Destin: destino Desliasse: slegarsi, andare in collera Destinâ: destinare - assegnare, decidere Desmintiâ: dimenticare - scordare Desmintiasse: dimenticarsi - scordarsi Destirâ: stendere per terra - distendere - allungare (braccia - gambe) Desmintiât: dimenticato - scordato Destirasse: stendersi - sdraiarsi stiracchiarsi Desmintiòn: uno che si dimentica tutto - smemorato Destirât: steso - disteso - sdraiato Desmontâ: scendere da un mezzo in movimento Destracâ: riposare - distendere togliere la fatica F 33 f d d Destracasse: riposarsi - distendersi Diu: dio Destrigâ: annientare - far fuori Dižembre: dicembre Destropâ: stappare Dodes: dodici Desvuitâ: svuotare Doi: due Desvuitât: svuotato Dolč: dolce Dežerne: distinguere - decernere Dole: dolere - far male Dezimin: decilitro Dolicâ: avvertire un leggero dolore Dì: giorno Dolôur: dolore Dì de vuora: giorno feriale Doman: domani Diàul: diavolo Dombrèna: ombra Didâl: ditale Donela: donnola Diespa: vespa Dongja: vicino - accanto - presso Diespâr: vespaio Dople: doppio Diestra: destra Dopomai: da molto tempo Dint: dente Dopomesdì: pomeriggio Dirêa: diarrea Doprâ: adoperare - usare Diše: dire Dormî: dormire Dišinouf: diciannove Došenta: duecento Dišisièt: diciassette Doul: pena Dišivuòt: diciotto Dova: doga Dismintiâ: dimenticare - scordarsi Dreciâ: raddrizzare, rimettere a posto qualche slogatura Dišun: digiuno F 34 f Luce dorata Il torrente contento fa le capriole Drècia: treccia Duč: tutti Duminia: domenica Durieša: dura da rompersi o da estrarre il gheriglio (noce) Dusdoi: entrambi Dut - duta: tutto - tutta Dutrina: catechismo e Ecce homo: persona malconcia - in stato pietoso, bambino con i vestiti sporchi Efièt: effetto Erba de côl o coladòria: erba per trattenere le impurità del latte licopodio Erba de San Šuan: iperico Ereditâ: ereditare Ereditât: eredità Erta: spalletta di porta o finestra Èsteru: estero Èstru: estro Etât: età Eisse: essere Elieše: eleggere Energja: energia Enga: acetosa F 35 f e Nubi col sole la strega sulla testa presto svanita Falcjâr: asta di legno della falce Falèt: felce Falopa: errore, magro affare Famêa: famiglia Fanèla: flanella f Fantaciàt: ragazzaccio f Fantàt: ragazzo Farc: talpa Farinela: farinello - chenopodio bianco Fâ: fare Farinosa: attributo della neve quando cade simile alla farina Fâ boô: dare un’occhiata - fare una visita veloce - affacciarsi Farsoria: padella Fâ l’amôur: essere fidanzato o fidanzata con qualcuno Fas - fas: fascio di fieno Faâr: faggio Fascìna: fascio di ramoscelli Fadia: fatica Fascinâr: fascina grande Fagnàn: uno che non ha voglia di lavorare - di far niente Fašolâr: pianta di fagiolo Falč: falce Fašop: tontolone - stupido Falcìn: falcetto Fašòul: fagiolo Fassolet: fazzoletto per coprire la testa F 36 f Fassolet da nâs: fazzoletto per il naso Fevrâr: febbraio Fastide: fastidio, svenimento Fì - fia: figlio - figlia (talvolta usati anche dagli adulti rivolgendosi a figli non loro) Fastide (vegnî o colâ in): perdere i sensi - svenire Favelâ: parlare Favièla: favella - capacità di parlare Feda: pecora Fedâr: pecoraio Fedeil: fedele Fêil: fiele Femena: donna, di sesso femminile, moglie Fen: fieno, l’unico taglio nel prato magro Fenâ (a): dare la propria mucca a qualcuno temporaneamente, perché si ha finito il foraggio Fenasse: mangiare Fenât: pasciuto Fenîl: fienile Fenòle: finocchio Fenta: finta Fia: bambola di pezza - di stracci Fiât: fegato Fier: ferro Fier da fûs: strumento per la lavorazione dei rastrelli o altri oggetti Fier da gjamba: lama tagliente con impugnature alle due estremità, utilizzabile o libera oppure bloccando un’estremità sotto il ginocchio Fier da gualivâ: detto anche “fier da gjamba”. Questo attrezzo veniva usato nella lavorazione delle palotes e anche in quella dei cucchiai Fiesta: festa Fifulâ: aver brividi di freddo - patir freddo Figuràta: figuraccia Filèt: frenulo sublinguale Fìlia: filamento Filostocâ: pensare in modo ossessivo ad una cosa, a volte ingrandendola con l’immaginazione Feràcia: ferro o metallo scadente ferraglia Filùca: furbacchione Ferâl: lanterna Finadalmont: fine del mondo - evento catastrofico Feriàda: inferriata - recinzione F 37 f f Fioč - fiòcia: figlioccio - figlioccia Flôur dal mâl de cjâf: daphne mezereum Fioldeuncan: mariuolo Flôur de blâs: anemone fegatella Fiss: denso - sodo (carne) - fisso saldo, fitto (di cosa che va diradata) Flôur de la broša: colchico Fistolâ: fantasticare - arrovellarsi Fluscja: favilla del fuoco o piccolo e rado fiocco di neve Flagjelumdei: pestifero - bambino vivace Fluscjâ: nevicare appena appena Flama: fiamma Fogolâ: fare fuoco - mantenere vivo il fuoco Flamada: fiammata Fôla: mantice Flânc: fianco Fònc: fungo Flap: fiacco - fiappo - mogio f Fonda: fondamenta Flâsc: fiasco Flât: fiato Fondacjus: feccia - depositi sedimenti Flàuria: fragola Fondìn: cassetta dell’ambulante Flit: insetticida spray Fondrùms: fondi di caffè Flitâ: spruzzare insetticida Fonghèta: lepiota procera o mazza di tamburo Floc: fiocco (neve - nastro) Fôr: forno Florî: fiorire Forbî: spolverare - ripulire Floridura: fioritura Forbìda: spolverata - ripulita Florît: fiorito Flossa: allentata - floscia Fòrchela: interstizio tra le dita del piede Flôur: fiore Forcja: forca, valico Flôur (la): fioretta del vino o dell’aceto Forcjass: forcella di bicicletta o fionda, pertica biforcuta F 38 f Forcjssa: forbicetta (insetto) Fraidisse: andar marcio - fradicio Forêst: straniero - non del paese Frait: marcio Formai: formaggio Frajâ: sperperare - spendere - dissipare Formai cu’la cigòla: formaggio salato grattugiato e cotto assieme ad un soffritto abbondante di cipolla Franc: franco: usato al singolare al posto di lire Formai frit: fette di formaggio salato dorate nel burro fuso Forment: frumento Fornâr: fornaio Fornâs: fornace Fossâl: fossato Fota: rabbia - ira - collera Fota: noia - fastidio Fota (vegnî su una): arrabbiarsi andare in collera Fota (venin una): essere stufo - non sopportare più qualcosa o qualcuno Fouc: fuoco Fôur: fuori Fôur (de): fuori - all’esterno Fous: piccola forra - cavità Fracâ: comprimere - premere - calcare Frade: fratello Frânc: franco nel mangiare - di buona bocca Franculìn: francolino (uccello) Frantùm: frammento - pezzetto Franžèis: francese Frare: frate Fratòn: frattazzo Fratonâ: lisciare l’intonaco usando il frattazzo Frecia: canna comune - pianta che cresce in zone umide. Veniva usata anche per la costruzione dei “cagadours”. Brombi, personaggio eccentrico, viveva buona parte dell’anno “inta li frèces” Frêit - frêida: freddo - fredda, il freddo Frenc: tomaia di cuoio che veniva sagomata e inchiodata sullo zoccolo di legno Fresancòn: uomo alto - magro e rigido Freschin: odore di uovo o pesce Friâ: fregare - portar via Fraidî: marcire F 39 f f Friâ: sfregare (linzoi - brês), lucidare (cjaldeirs - cjandeleirs) Fruntasse: irrigidirsi per oppore resistenza Friada: sfregata - fregatura Frusignùm: fuliggine che si forma sulle pentole a contatto con il fuoco Friât: fregato - sfregato - lucidato Frust: logorato - consunto Frìca: truciolo di legno Frûst (stâ sul): stare antipatico - essere odioso Frìca: ritaglio di formaggio fresco messo nelle forme Fuacia: focaccia Fricia: cicciolo Fuarcia: forza Fricia: porzione di carne (“fricia de cjâr - de cunîn - de polač”) f Fuarfa: forbice Fride: friggere Fuârt: forte Fritât: frittata Fùfigna: inezia - bazzecola cianfrusaglia Fritòla: portantina - cassettiera per ambulanti Fufignât: stropicciato - sgualcito; spiegazzato Frìtola: frittella Fugulìn: lucciola Frolî: frollare Fui - fui: fuggifuggi - cosa fatta in fretta Frosc: fuscello Fulgìc: vivace Fruciâ: fare a pezzi servendosi di un oggetto o dei denti - spezzare Fulinâ: cercare - rovistare Frùcia: briciola Fulpiâ: pestare - calpestare (anche riferito a persone) Fruciàda: carne pizzicata, dito pestato con un martello o con un oggetto che ti cade sopra Fum: fumo Fum (par un): appena appena, per un attimo Frugâ: consumare - logorare Frugnâ: strofinare - sfregare (occhi lenzuola) Fumâ: fumare, affumicare Fumaron: polverone F 40 f Pioggia sottile il bosco si colora raggio dorato Fuòssa: fossa Furmìa: formica Furmiâr: formicaio Furminànt: fiammifero Gardela: graticola - griglia Fûs: fuso Gardelin: cardellino Fuseta: razzo Gardič: graticcio Fusina: fucina, cottura delle pannocchie sulle braci Gargnèl: chicco - acino - granello briciolo (uva - caffè - sale - granoturco - fagiolo - corona) g Gabàn: cappotto - paltò Gabana: casacca Garòfal: garofano Gastricu: gastroenterite Gàtia: solletico Ghež: diavolo Gabiòt: piccola costruzione di legno o di lamiera Ghigna: muso - faccia - ceffo Galeto: cantharellus cibarius o galletto Ghirba: pelle - pellaccia Galiòf: gaglioffo - manigoldo Ghirmâl: grembiule Galòn: natica Gioncle: giunco Galùp: giovinastro - una buona lana Gjâ: gazza Garbu - garba: aspro - aspra - acido acida Gjabia: gabbia F 41 f g Gjabiàt: voliera Gjrgjn: palo portante e ruotante della porta d’ingresso Gjàl: gallo Glač: ghiaccio Gjalèit: recipiente in legno per il latte Glacèra: luogo freddo - gelido Gjalinàcia: iris selvatico Glàcia: gelo - paesaggio gelato Gjalùt: corydalis (fiore) Glaciât: ghiacciato Gjamba: gamba g Gjàmbar: gambero Glacìn: chiodo largo appuntito che si metteva sotto gli zoccoli di legno (dalmenes) Gjambassila: persona dalle gambe lunghe e magre Glagn: gugliata (filo - spago - lana) Gjara: ghiaia Glamùč: gomitolo Gjarin: ghiaino Gland: ghianda Gjàspa: racchetta da neve - ciaspola Glàsima: mirtillo Gjat: gatto Gleria o leria: edera Gjàtes: addensamenti di nubi, agglomerati di polvere sotto i letti Glèsia: chiesa Glesiùt: capitello votivo Gjatolâr: salicone Glîr: ghiro Gjava: cava Glotî: inghiottire Gjavâ: togliere - cavare Glova: rostro per girare la cagliata Gjavastrops: cavatappi Gnagna: zia (vezzeggiativo) Gjavavuòe: libellula Gjlera: bambino furbo e vivace Gnàgnera: fiacca - spossatezza febbriciattola - indolenza Gjornâl: giornale Gnanc’ o nanc’: neanche - nemmeno Gjra: donna poco seria Gnecal - gnechela: apostrofe diretta ai bambini, abitanti di Barcis: “i gnechi de Barces” (canzonatorio) F 42 f Gnêrf: nervo - nerbo Gnervadura: nervatura - sistema nervoso - legamenti - muscolatura Gošaròt: gargarozzo - pomo d’Adamo - esofago Gošièr: uno che quando parla urla Gnèspal: nespola Got: bicchiere Gnespalâr: nespolo Gota: goccia Gnic o gnical: piccola quantità Gotâ o gotignâ: gocciolare piovigginare Gnis: corno di mucca con cui si giocava colpendolo con una pietra piatta (lastra) Gnò - gnôs: mio - miei Gnuca: intelligenza - perspicacia acume Gracia: grazia Gràmela: gramola, mandibola Gramolâ: masticare, maciullare Grânf: crampo Godìbal: gioviale - faceto compagnone Grap: utensile per incavare le palòtes Gofa: tasca Grapèla: rampone a 4 punte, più leggero del gris, per scarponi e scarpetes Gola: voglia - brama - desiderio Golàna: collana Golèt: colletto Gòmet: vomito Gôrc: gorgo - pozza profonda del torrente Gratâ: grattare - grattuggiare Grataròla: grattugia Gratât: grattugiato Gràtela: mensola porta piatti Grava: letto ghiaioso del torrente Gorgna: grondaia Gravâl: canalone ghiaioso Gôs: affanno Grèbela o crèbela: dirupo - rupe balza Goša: gozzo Gošâ: gridare - urlare Grêf - greva: greve - pesante Grifa: artiglio, mano F 43 f g Grigna: deposito di foglie annesso alla stalla Guantiera: vassoio Guàrbela: orbettino Grignòn: erica Guciâ: affilare - arrotare Grim: grembo Guciafuàrfes: arrotino Gripiòn: scorpione Guciât: affilato Gris: rampone a sei punte per scarponi Gucjâ: lavorare a maglia Grîs: grigio Gucjarìn: cucchiaino Grisòla: graticcio di legno che si metteva sulla piastra della stufa per asciugare gli indumenti Gùcju: lavoro a maglia Guera: guerra Grispa: grinza - ruga Gumitâ: vomitare Grisulàt o grìsal: brivido g Gurle: gioco costituito da una grossa noce forata, un’elica di legno infissa e azionata da un filo Grisulòn: silene alba Grogal - groghi: soprannome dato agli abitanti di Bosplans Gurlèta: filatoio Grogren: gros-grain - nastro di tessuto rigido cordonato Gušela: ago Gušelâr: agoraio Grop: nodo - nodo alla gola Gušelâr: borsa del pastore Grup: difterite Gušelàta: moscacieca (gioco) Guâ: lisciare con il rastrello le zolle appena zappate Gušelin: spillo Guàita: spia Guta: capra (arcaico) Guàita (fâ la): spiare - fare la spia - fare la posta Gualîf: liscio - uniforme Gualivâ: uniformare - lisciare livellare F 44 f Verde tenero nascono nuovi faggi tra foglie morte i Ieir: ieri Imbabarossât: intabarrato - coperto molto bene Imbarlumâ: abbagliare - accecare Imbarlumât: abbagliato dalla luce Imbevarâ: portare le mucche a bere o dare loro da bere Imbignâ: accumulare (roba da lavare - da stirare - soldi), tenere dentro di sè dispiaceri o preoccupazioni Imbrojâ: imbrogliare - trarre in inganno Imbrojòn: imbroglione Imbušâ: imbucare - riporre in un luogo nascosto Impanisse: infeltrirsi Impastorât: legato con pastoie impacciato Impelagât: impegolato Imbilada: arrabbiatura - travaso di bile Impestâ: appestare - ammorbare infettare - contaminare Imbilasse: arrabbiarsi - aver un travaso di bile Impestât: infetto - contagiato appestato Imboraciasse: eccitarsi - infervorarsi Impetalât: avviluppato - appiccicato impiastricciato Imboraciât: euforico - eccitato Imbraciolâ: abbracciare Imbramît: intirizzito - assiderato Imbrentalasse: finire in qualche situazione poco buona Impevarâ: pepare Impevarât - ada: pepato - pepata Impiâ: accendere (fuoco - luce - radio) F 45 f i Impirâ: trafiggere - infilzare, infilare (cruna dell’ago) Inciuvitât: intontito - ubriaco Incjalcjada: incalcata Implenî: riempire Incjamò: ancora Impletâ: ripiegare (lenzuola asciugamani - maglie) Incjarnîda: incarnita (unghia) Impòla: salice Incjarnît: incarnito (pelo) Imposdomàn: dopodomani Incjarpedàsse: inciampare incespicare Impradisse: inerbarsi - diventare prato Incjastre: incastro Impradît: (campo) non più coltivato e diventato prato Incjocasse: ubriacarsi Impraterìbal: indispensabile - senza dubbio - irrinunciabile Inclaudâ: inchiodare Incoconâ: imboccare Imprest: arnese - attrezzo - utensile i Incolaciât: acciambellato (serpente) Imprest (a l’): in prestito Incolorî: colorare - dipingere Imprestâ: prestare - dare in prestito Inconeglât: coagulato (sangue) rappreso Inacuàršese: accorgersi - notare rendersi conto Incornišâ: incorniciare Incagolâ: raccogliere il fieno in covoni Incoûf: la festa che si fa quando si termina la costruzione di una casa Incalmâ: innestare Incancrignît: anchilosato - rigido inattivo Incretasse: trovarsi in montagna sopra un precipizio e non sapere in che direzione muoversi - incrodarsi Incaponisse: ostinarsi - intestardirsi Incrošâ: incrociare Incàssar: varco ricavato tra due versanti Incruciasse: accovacciarsi - abbassarsi piegando le ginocchia Incìnde: aver un gusto acido, bruciare (ferita - occhi) Incrudulît: intirizzito - indurito Inciussît: intontito - assonnato F 46 f Incuardadùra: contrattura della muscolatura dovuta ad un lavoro insolito o ad una lunga camminata Incugn: incudine Incuntuârt: slogato (piede - braccio mano) Indavôur: indietro Indolentrât: indolenzito Indormedî: addormentare Indormedisse: addormentarsi Indormedît: addormentato, poco sveglio Indòrmia: anestetico Indrett: soluzione - il verso giusto Infiêr: inferno Inflamiasse: infiammarsi Infôur (al): tranne - eccetto Infrengâ: inchiodare la tomaia di cuoio alle palòtes Ingjòstre: inchiostro Inglamuciâ: avvolgere la lana in gomitolo Inglamuciât: raggomitolato su se stesso, avvolto in gomitolo Inglaviâ: avvolgere il filo ingarbugliarlo Inglaviât: avvolto - annodato (filo) ingarbugliato Ingleis: inglese Ingrišignisse: rannicchiarsi rattrappirsi - rabbrividire Ingrišignît: rattrappito - infreddolito Ingrispât: grinzoso - increspato Ingrišulasse: rabbrividire Ingropâ: annodare Ingropât: annodato - intricato, commosso Ingrošidura: raucedine Infrusignât: sporco di fuliggine Ingrošît: affetto da raucedine - con la voce rauca Infumentâ: avvolgere di fumo (sigaretta - fuoco) Inmulasse: fare come il mulo ostinarsi - rifiutarsi di fare qualcosa Infurmiâsse: informicolarsi Inmulât: corrucciato - con il muso Infurmiât: informicolato Inorsasse: arrabbiarsi - adirarsi Ingatiât: peli o capelli pieni di nodi Inrabiasse: arrabbiarsi Ingjambarlasse: incespicare F 47 f i Insanganât: insanguinato - sporco di sangue Intìvu: caso - un terno al lotto Intiziâ: stuzzicare - provocare, indurre in tentazione Inšegn: ingegno Insemenît: scemo - rimbambito Intopât: capitato per caso - trovato (con qualcuno - in una situazione) Insestasse: cambiar vita - mettere la testa a posto i Intôr: intorno Insièmin: insieme - assieme Intorgalât: avviluppato - intricato Insòmp: in cima Intortiriciâ: attorcigliare - avvolgere Insordî: assordire Intortiriciât: attorcigliato - avvolto Insuriâ: far arrabbiare - far incollerire Intossiâ: intossicare - ammorbare Insuriasse: adirarsi - arrabbiarsi Intrigâ: intralciare - dare impaccio ostacolare Intassâ: accatastare Intrigasse: impicciarsi - intromettersi Inteir - interia: intero - intera - del tutto simile a Intrigât: intricato, in difficoltà, intromesso Intenše: intingere Intrigu: intrigo - impaccio - ostacolo intralcio Intênt: tinto Intimèla: federa Introitu: colui che l’ideatore di una bravata o di una malefatta Intinde: tendere, preparare una trappola per topi o un ferro per la cattura degli uccelli Intropedu: impedito nell’incedere goffo nel muoversi Invecjâ: invecchiare Intinde: intendere - capire - afferrare il senso Invelegnâ: avvelenare Intìndessela: intendersela - andare d’accordo, avere una tresca Invertît: omosessuale Intivâ: trovare - incontrare per caso o in modo fortuito Inviasse: avviarsi - cominciare la strada Intivàsse: trovarsi per caso Invidricît: avvizzito - rinsecchito F 48 f Per catturare, un diadema di perle, acqua su seta Inžampu: inciampo - ostacolo contrattempo Inžens: incenso Inžirigâ: stuzzicare - indispettire gabbare Inžucarâ: zuccherare - addolcire l Lâc: lago Inžucarât - inžucarada: zuccherato zuccherata Lacèt: corda che legava con un nodo scorsoio un carico di legna, appesa poi alla carrucola Istât: estate Laciâ: allacciare - legare Iterižia: ittero Ladìn: cedevole (riferito a ciocco di legno) j Jelôus: geloso Jescî: uscire Jode: vedere Judèl: giudeo, bambino vivace Lagrima: lacrima Lai: guasto - andato a male (latte) Làip: trogolo del maiale Lama: pozzanghera Lamarin: lamierino Lambicâ: penare -tribolare Lampa: acciarino Lanič: laniccio F 49 f j-l Laniciâr: infreddolito Lavadura: schifezze - cose di poco conto, minestra poco consistente (dispregiativo) Lapâ: mangiare Lavandin: mobiletto per la camera dotato di catino e brocca Laparsòt: là sotto - nelle parti intime Lapis: matita Laveč (fâ un): versare acqua per terra bagnando il pavimento Lârc: ampio - largo - spazioso Lavina: valanga - slavina Lârc (a): con abbondanza di posto con più spazio Lavinâl: scivolo fatto con la neve per slittare, scivolo per far scorrere i tronchi tagliati Lare: larice Lare - lara: ladro - ladra Lavra o lavera: cengia rocciosa Largja: larga - ampia Lavre: labbro Larìn: focolare l Lazèt: gioco a rincorrersi e toccarsi con una mano dicendo: buna! Colui che viene toccato deve a sua volta inseguire i compagni. Lasarèt: disordine - sporco Lat: latte Ledam: letame Lat cui bacons: latte con bocconi di pane Ledrâ: rincalzare le piante di granoturco - patate o fagioli Lata: correnti delle pergole - assi distanziate del dalt, latta Ledrosâ: girare a rovescio Lataria: latteria, seno abbondante (scherzoso) Ledròus - ledrosa: rovescio - rovescia Legn: legno Latešin: smalto bianco Latisoul: crespigno comune. Pianta raccolta come cibo per i conigli Legnola: finto albero costruito con bastoncini di legno e rametti intrisi di vischio per la cattura degli uccelli Làubia: passaggio coperto per accedere ad un cortile interno Legrècia o alegrècia: suono della campana quando moriva un bambino Lavadinc’: ceffone Lelu: stupidotto - con la testa per aria Lavadôur: lavatoio F 50 f Lèmet: ristagno d’acqua dove si formano anche delle alghe Lenga: lingua Lengata: linguaccia - linguacciuto Lengheta: linguetta delle scarpe Lengòn: pettegolo - linguacciuto Lesciva: lisciva - sapone a base di acqua e cenere Lescja: falasco Lescju: stornello - senza cervello Letovana: puerpera Levâ: alzarsi dal letto, sorgere (sole), cominciare (vento), tirarsi su, lievitare (pane) Levarin: piede di porco Liâ: legare Libâr - libera: libero - libera Libre: libro, quaderno Libre de la spesa: quadernetto dove la cooperativa sociale di mutuo soccorso segnava gli importi della spesa Lichet: leccornia - bonbon Lichet (eisse coma un): persona linda ed ordinata Liet: letto (libro), letto (camera) Lievre: lepre Ligurinc’: travetto del tetto Lila: sbronza Limon: limone Linghêir: bastone con all’estremità due punte quasi ad angolo retto, una per spingere e una per tirare i tronchi durante la fluitazione Lingjera: un poco di buono - briccone Lînt: lente, lentiggine Linzôul: lenzuolo Lipera: vipera Liron: contrabasso Lisciòt: liscio Lisciotâ: accarezzare, adulare Lisêir - lisêria: leggero - leggera Lîsp: viscido Liss - lissa: liscio - liscia Lissa: scivolo fatto con tronchi per far scendere verso valle le piante tagliate nel bosco Lòdar: giaciglio di frasche Licôur: liquore Lòfiu: loffio Lieše: leggere Lopa: piantina che cresce nelle coltivazioni di fagioli e patate F 51 f l Novella Dafne linfa della mia linfa iato d’amore Lunare: calendario Lûnc - lungja: lungo - lunga Lùnes: lunedì m Loša: slitta per slittare o mezzo di trasporto con ruote o con pattini Lûs - lûs: luce - luci Lošat: slitta grande Luše: brillare - splendere - scintillare Lošât: alloggiato Lusimpòn: estero - luogo di emigrazione Lošât (ben): ben alloggiato - sistemato (anche in senso ironico) Lusina: fabbrica - stabilimento Lossa: di lusso Lušint: lucente Lôuc: luogo - località, appezzamento fuori dall’abitato Lušour: chiarore - luce Louf: lupo m Lustre: lucido - lustro, alba Lovač: farfaraccio - petasites officinalis Luâl: spiazzo piano per fare il carbone Mac: mazzo Lufela: gufo Macia: bastone - bacchetta Lùgar: lucherino Maciacjan: disonesto Lui: luglio Lùja: donnaccia Maciarolùt: omino vestito di rosso che vive nei boschi e fa dispetti Lum: lucerna - lume - corteccia di pino resinosa per far luce Maciòla: mazza Macja: macchia Luminâr: abbaino F 52 f Macjâ: macchiare - ungere Majòn: maglione Macjàsse: macchiarsi - ungersi Mâl dal fluss: scariche con perdite di sangue Madìns: messa di mezzanotte la notte di Natale Malaciât: malaticcio Madòn: mattone Maladèt: maledetto Madràc: serpente Maladî: maledire Madrachera: cosa di poco conto cianfrusaglia Malagracia: dispetto - cattiveria danno Madre: martora Malamentre: malamente, male Madròn: male di visceri - cattiva digestione Malcaduto: epilessia Madurî: maturare, suppurare (foruncolo), sbloccarsi (raffreddore) Mafia (fâ una): darsi delle arie - fare l’elegantone Malcondurancia: indolenza - pigrizia Malcondurânt: indolente - mal disposto Maldirièt: malmesso - disordinato Magagnât: pieno di acciacchi Malfidànt: diffidente Magàlža: donna di malaffare Malincoûr (a): malicuore (a) Magàlžu: malandrino Malnassût: malnato Magnifica: cibo - il mangiare (scherzoso) Malpidiâ: diffamare - maltrattare Magolâ: strapazzare - stropicciare arruffare Malsešolât: malmesso - mal sistemato Malstâ: malessere - disgusto Mai: maggio Maltòn: orecchioni - parotite Mai: maglio Malusât: abituato male Maja: maglia - maglia intima Malùta: mallo Majeta: maglietta Malvuole: malocchio F 53 f m Mam: da bere (nel gergo usato con i bambini) Mantîl: tovaglietta Mami: vino (gergale) Manutengo: complice - mezzano manutengolo Man žanca: mano sinistra Mâr: mare Mana: mana (lassativo) Maraman: ragazzo particolarmente vivace e difficile da gestire, arimanno Manaria: scure Marangòn: falegname Manarùt: piccola scure Maràntega: strega - befana Manč - manša: manzo - manza Marč: marzo Mancjâ: mancare - scarseggiare Marcâ: segnare - annotare Mancjamai: putacaso Marcantoniu: marcantonio - grande e grosso Mancu: meno m Marcanzia: paccottiglia - cianfrusaglie Mancumâl: menomale - abbastanza bene - discretamente Marcheis: marchese, mestruo Mandolàt: torrone Marciòn: scazzone (pesce) Mane: manico - gambo Marcjadànt: mercante Manècia: guanto Mare: madre, stecca dell’ombrello Manèl: stupido Mània: manica Mare: fondiglio - sedimento del vino o dell’aceto Maniascin - a: abitanti di Maniago Mare de la vacja: utero della mucca Maniât: Maniago Margarita: mughetto Manledroûs: manrovescio Maridàsse: sposarsi Manovâl: manovale Marinda: pranzo al sacco di pasquetta Màntia: manico - maniglia Maristela: litania - discorsi vani racconto breve F 54 f Maršòcal: bambino paffuto Meda: pagliaio - covone Màrtar: pover’uomo, martire Medaâ: medaglia Màrtes: martedì Medešina: medicina Martorèl: martora Medîl: palo del pagliaio o covone - stollo Mašarît: macerato Medòla: midollo Mascagna: pettinatura alla Mascagni Mèe - mês: mia - mie Mascaròn: figura spaventosa per far paura ai bambini Meil: mela Mascaròn (in): maschera - andare in maschera Maschera: cloasma gravidico Mascja: femmina di animale Mascju: maschio - di sesso maschile Mašeria: maceria Massa: troppo Massalâr: dente molare Massèla: guancia Mastiel: mastello Mataràn: mattacchione - burlone Meil codogn: mela cotogna Meil cuot: mela cotta nel forno e poi cosparsa con un po’ di zucchero Meis - meis: mese - mesi Melaciùt: piccola mela Melâr: melo Meloss: sorbo degli uccellatori Menâ: portare - condurre, mescolare (polenta), girare (manovella), vegetare Menada: presa in giro, crescita (pianta - bambino), fluitazione Menarôst: uno che prende in giro Materia: pus Menarôul: uno che prende per i fondelli Matiâ: giocare Menavîž: cacciavite Matièria: gioco Mênž: mente Matuscèl: pazzerello Meràcal: miracolo F 55 f m Meravea: meraviglia Mincionâ: nominare - sparlare - ricordare Meraveasse: meravigliarsi Minela: bambino birbante Mešan: mezzano Miniestra de fašoi: minestra di fagioli. Uno dei piatti fondamentali della cucina andreana Mèscal: mestolo per polenta Minuciâ: sminuzzare - fare a pezzetti Mescedâ: mescolare, combinare qualcosa Mescede (a): insieme con - alla rinfusa Mismas: miscuglio - accozzaglia, tafferuglio Mescediòt: miscuglio - accozzaglia Misteir: mestiere Mesdì: mezzogiorno Mitanc’ - mitantes: molti - tanti, molte - tante Mestre - mestra: maestro - maestra Mitànt - mitanta: molto - tanto, molta - tanta Mesu: mezzo - modo (“a nol è mesu da convinželu”) m Mobilia: mobili d’arredamento Mete: mettere - porre - collocare supporre Mobiliâ: arredare Mieč: metà (“mieč a mi e mieč a ti”) Moc: mutilo - mozzo, dito mozzo Mieč: mezzo (“in mieč”) Mocal: moccolo Miede: medico Mocàssela: svignarsela - andarsene Miei: meglio Mòchela uvì: finiscila! Smettila! Mierchi: mercoledì Molâ: mollare Mierle: merlo Molasse: mollarsi - lasciarsi andare Miešanuòt: mezzanotte Molèna: mollica Mièstie - miestia: mansueto domestico, mansueta - domestica, frutto selezionato non selvatico Molge: mungere, spillare soldi a qualcuno Môlt: munto Mignògnela: moina - smanceria Momo: zuccherino - caramella - dolcetto (nel gergo usato con i bambini) Mil: mille F 56 f Mondura o moldura: biancheria sporca - divisa Moneda: moneta Monfròn: muso duro Mont: mondo Mont: montagna Montâ: montare - salire (scala automezzo) Mostiâ: masticare Mostru: davvero? Motôur: motore Môut: modo - maniera Muàrde: mordere Muarduda: morso (sostant.) Muârt: morte Montàn: peppola (uccello) Muârt: morto Montana: pioggia intensa, piena del torrente Muc: tedesco Morbin: vivacità - buonumore Morèval - morèvela: morbido - tenero, morbida - tenera Mucj: gatto (vezzeggiativo) Mucj!: Zitto! Mucj mucj: richiamo per il gatto Moriâl: Montereale Mûl: mulo, strambo Morialin - a: abitanti di Montereale Mùles: intestino Morlàc: tempo sciroccoso, molle Mulìa: lampone Moru: moro - scuro di carnagione abbronzato Mulìn: mulino Moscardin: saputello - superbone Moschèt: baffo Moscja: mosca Moscjn: moscerino Mošenâ: macinare Mošenìn: macinino per caffè o pepe Mostač: viso Mulišit: morbido - molle Mùnia: scaldino - braciere per scaldare il letto, suora Muôl - muôla: molle - floscio allentato Muôl (in): in ammollo Muola: molla Muola: mola - macina F 57 f m Ecco la casa nella goccia racchiusa come sospesa Muss: tocca. Non ci sono alternative. Seguito da un altro verbo a volte sottinteso. Dal tedesco müssen Mussa: parete della casa, asina Mûr: muro Mussa: braccio orizzontale fissato ad un palo girevole per avvicinare o allontanare la caldaia dal fuoco nelle malghe Mûr de mariuž: toponimo. Muro delle famiglie Mariutto Murada: muro a secco n Muradour: muratore Mutriu: musone - faccia di cattivo umore Muraž: ruderi di un edificio (casa stalla) Mužal: pannocchia più piccola nella stessa pianta, tutolo Murî: morire Mužal - mužela: bambino dalla faccia paffuta Murous - murosa: fidanzato fidanzata Muži (aria da): aria fredda che preannuncia l’autunno n Mus - muss: asino - asini Mus blanc: pianta che fa bacche mangerecce Musa: faccia - viso Nâf: nave Musarola: maschera, museruola Nàina: sciocchezza - fandonia Muscìc: muso Nalcheda: Alcheda Muscle: muschio Nalchedans: abitanti di Alcheda Musèt: cotechino Napa: cappa del camino, naso grande F 58 f Narànza: arancia Neviada: nevicata Nâs: naso, scolo del naso Nevôut - nevoda: nipote Nasâ: odorare - annusare, avere odore buono o cattivo Nežessare: necessario, gabinetto Nasâ bon: profumare - avere un buon odore Niâ: negare Niciâ: cullare - dondolare - far oscillare Nasce: nascere Niecia: sinonimo di nevoda - nipote Nasciòn: germinazione Nišâ: aprire una confezione nuova per iniziare a consumare il contenuto Nasclài: moccio Nècal - nèchela: nudo - nuda (forma arcaica) Negre - negra: nero - nera Neîf: neve Nembiu: nuvolosità scura che proviene da Barcis Nišasse: arrossarsi - essere in carne viva a causa di sfregamento (es. Interno cosce) Nišât: iniziato - aperto (barattolo pacco - liquore), arrossato Nissun: nessuno Nît: nido Nerdan - a: abitanti di Erto Noces: nozze Nêrt: Erto Nocia: festa di nozze Nervostenicu - a: nevrastenico - a Nodâ: nuotare Nessa: fretta Nodâl: natale Net: pulito - lavato Nodâr: notaio Netâ: pulire Noglâr: nocciolo Netišia: pulizia Nola: nocciola Nevêres: nevicate ripetute Nola moscjada: noce moscata Neviâ: nevicare Nom: nome F 59 f n Soli nel bosco ci sorprende la pioggia rosse le bocche Nût: nudo Nuvalous: tempo o cielo nuvoloso Nuvič - nuvicia: fidanzato - fidanzata Nome: solo - solamente - soltanto o Nosèla: color nocciola (filo - lana) Nostre - nostres: nostro - nostri Ocjada: occhiata Notâ: annotare - segnare su un foglio o Nòtal: pipistrello Ocjai: occhiali Nôuf: nove Odeo gjgjai: si ripete più volte per canzonare Nôuf - nuova: nuovo - nuova Om: uomo, marito Noufcent: novecento Novembre: novembre Ombraciòn: ombelico - cordone ombelicale Nua: nulla - niente Ombrasse: adombrarsi - infuriarsi Nua (par): per nulla - affatto, per niente - gratis Ombroûs: ombroso - collerico Nuâr: noce (arcaico) Ompedin: piccola escrescenza della cute Nuàra: nuora Ongla: unghia Nùmar: numero Ongliša o onglišia: pellicina dell’unghia - cuticola Nùnzal: sacrestano Onše: ungere, picchiare Nuot: notte Ônt: unto - macchiato, burro cotto F 60 f Primule gialle per noi timidi soli segni di vita Onta: unta, legnata Ontùm: sporco - untume Opura: oppure Orâr: alloro Oraziòn o razion: preghiera Orbâ: accecare Orbu: cieco Ordenare: grossolano - dozzinale sboccato Orlevâ: allevare - crescere Orlièvu: figlio - colui che viene allevato Orpudalostia: imprecazione Ors - ors: orso - orsi Ôrt: orto Oru: oro Osmarin: rosmarino Ospedâ: sbadigliare Ospedada: sbadiglio Ostaria: osteria Ota: minestra densa poco appetitosa Otimu: maggiorenne Otobre: ottobre Ouf: uovo p Paâ: pagare Pàa: paglia Pàa: paga - salario Paca: botta - pacca - percossa Pacâ: picchiare - battere - bastonare Pacagnita: fanghiglia - poltiglia Pacàss: pasticcione Pacassaria: pasticcio - cosa mal fatta Pacjoti: bambino tranquillo e pacioso Pacòndria: ipocondria - pigrizia F 61 f p Pacondriòus: pigro - ipocondriaco Pan - planc: pian piano Padìm: tregua - riposo Pan - planùt: pianino, a piccoli passi Padre: termine con cui ci si rivolgeva al parroco Panada: pancotto Panaria: madia Paêis - paêis: paese - paesi Pande: rivelare - palesare Pagnaca: poltiglia fangosa p Pagnoca: pagnotta Pandòle: pandolo - persona imbranata - poco furba Pagugna: viburno Panedavìn: falò epifanico Paiažo: pagliaccio Panèt: panino Paidî: espiare - pagare Panevin: acetosella Paissa (fâ la): fare la ferma - puntare una preda, addocchiare una ragazza Pangèl: pennecchio di lana preparato per la filatura sulla conocchia, bimbo paffuto Pajeta: paglietta Panòla: pannocchia Pâl: palo Pantalòn: babbeo - sciocco Palanca: moneta - soldo Pantiana: ratto Paletò: cappotto - paltò Panuč: pannolino Palmâr: foglia dello spondilio o sedano dei prati, usata come foraggio per i conigli Panza: pancia Panžeta: pancetta Palmòn: polmone Palostia: imprecazione Papes de lin: cataplasma con la farina di semi di lino Palota: zoccolo in legno e cuoio Papìn: schiaffo Palpaquà: persona priva di carattere Papina: schiaffo Paltam: fango Papussa: pantofola F 62 f Pâr: paio Parèir: parere - opinione Par da bon: per davvero - sul serio Parele (a): affiancati - vicini - simili Parâ: spingere - ridurre qualcuno o qualcosa a pezzetti (in tocs - in stices in sfrindeles) Parentât: parentado - parentela Parâ a remengu: rovinare - ridurre sul lastrico - mandare a quel paese Parâ jù: spingere giù - far cadere, inghiottire, mangiare smodatamente Parâ su: mandare su - infilare spingere in su Parâ via: allontanare - mandare via andarsene - partire (in senso esteso: morire) Paradîs: Paradiso Parasse: difendersi Parcà: grande così, per di qua Parcê?: Perché? - Per quale ragione? Parcêche: perchè - per la ragione che Parcent: buono spesa conteggiato sul totale della spesa annuale elargito ai soci della cooperativa Pardabon: davvero - sul serio Pare: padre Parecjâ: apparecchiare - preparare Parèi: sembrare - parere Parei bon: stare bene - fare bella figura Parentre (ca - la): qui vicino - nei dintorni Parìč: pagliericcio Paròm: per ciascuno - per ognuno Paron: padrone, marito Parsèmbal: prezzemolo Parsot: sotto Part: parte - fetta (torta) Partinde: pretendere Parùssela: cinciallegra Parzùchigna: topinambur Pâs: pace Pasca: pasqua Pasce: imboccare Pascjolasse: scomporsi - darsi pena Passèra o pass: catasta di tronchi bloccata da quatto pali Passion (la): croce decorata di tutti i simboli della passione che si porta in processione il venerdì santo Passòn: pascolo F 63 f p Passùda: sazia - pasciuta, quantità che nausea - da fastidio Patus: tritume di paglia Paussâ: riposare - rilassarsi - stare in ozio Passût: sazio - pasciuto Pastasuta: pastasciutta Pàussa: sosta per riposare - per appoggiare il fascio di fieno o un carico di legna. Pastec: arnese di legno che si impugna con la mano per rendere compatta la polenta sul tagliere Peč - pež: abete Pastèc: buffetto dato dal vescovo al cresimando (pax tecum) Pecia: pezza di tela, pezza di formaggio Peciacâ: dare pedate - tirare calci Pastecâ: baciare ripetutamente Peciacui: bacche di rosa canina Pastòn: pastone - cibo per galline Peciada: calcio - pedata Pastriâ: sopportare - tollerare Peciòt: straccio Pastrocjâ: pasticciare - imbrattare p Pecja: difetto - mancanza - pecca Pastrocjon: pasticcione Pedalin: fusto d’albero giovane Pat: pianerottolo Pedina (a): a piedi Patàf: sberla Pedoglous: pidocchioso - tirchio Patafâ: dare sberle, mangiare Pedole: pidocchio Patarùgal: barba di becco (pianta) Pedrada: ciottolato Patates in bala: patate lessate con la buccia e mangiate calde con il formaggio salato Pegna: zangola Pegnata: pentola Patòc: marcio - fradicio, vero e proprio (es.: Cruda patoca) Pegre: pigro Patofal: faccia paffuta - da sberle Pegrecia: pigrizia Patonflan: gonfio - grasso Peil - pei: pelo - peli Patras (a): in rovina - in malora Pèir: pera F 64 f Pêis: peso Perìcal: pericolo Pelanda: donnaccia - donna di malaffare Periculâ: mettersi in pericolo - andare in luoghi pericolosi Pelandrana: palandrana Pernis: pernice Pelegata: pelle cadente in persona magra o anziana Peršon: prigione Pelešina: pellicina Pèliu: straccione - uomo in maschera Peloniu: uno malvestito Pelos: peloso - irsuto, tremendo Pena: penna - foglia Penacju: pennacchio Penaroûl: penna in legno con pennino Penč - penša: denso - concentrato, densa - concentrata Peršoneir: prigioniero Perùc: buon Enrico Pes - pes: pesce - pesci Pescja: pesca Pescjâ: pescare Pesta: peste, bambino terribile Pestâ: pestare - frantumare - tritare, picchiare Pestadicia: tritume Pendalâ: barcollare - pendere Pestadoria: tagliere di legno su cui si tritano carni o verdure Penetincia: penitenza Pestasâl: pesta sale - pestello Penìn: pennino Pestassa: ceppo leggermente concavo per rompere la carne in pezzi Pensâ: pensare - riflettere Pensasse: ricordarsi - far memoria Penseîr: pensiero Perâr: pero Peràula: parola Peraulàta: parolaccia Pestič: rape inacidite e tritate Pestìn: mortaio Pestolač: primula Pestum: pestume Pesu: peggio F 65 f p Pet: peto Pežegâr: straccivendolo - raccoglitore di ferro vecchio, pellicce di coniglio, capelli Peta: insaccato tipico andreano poltiglia, pasticca Pežoti: straccivendolo, vagabondo Petâ: battere - percuotere - fare (genericamente), picchiare Piatola: persona lagnosa - noiosa, piattola Petâ un trim: spaventarsi - sussultare Piatolâ: perdere tempo - indugiare Petàč: sinonimo di petal Pic: uncino per appendere qualcosa, piccone Petaciâ: scoreggiare p Pètal: specie di gilè imbottito per portare la gerla, trapuntino per bambini per non bagnare il letto Pič: pizzico Petarèl: pettirosso Pichignâ: toccare Petèc - peteca: pettegolo - pettegola Picia: prurito Petenâ: pettinare, rubare Piciâ: pizzicare Petenada: pettinata, rubata - portata via - ripulita (“una biela petenada”) Piciàda: pizzicotto Pic: picchio Picial - pìcela: piccolo - piccola Petenela: pettine per donne che si infila nei capelli Picja: forca Petenile (fâ al): toccare una donna nelle parti intime Picjâ: appendere Picjacjàces: appendimestoli Petos - petossa: persona grossa Picjaroba: appendino Petu: petto Picjasse: appendersi - impiccarsi Pevaròn: peperone Picjât: appeso - impiccato Pevre: pepe Picjât: peccato Pežangalâ: vagabondare Picòul - picoi: piolo - pioli F 66 f Picugna: denaro Pindulon (a): a penzoloni Piê - peis: piede - piedi Pinia: frangia di abito o di scialle Piecia: pezzo di stoffa Pipitâ: suonare il clacson Piel: pelle - pelle di animale dopo la scuoiatura Piria: imbuto Piera: pietra Pierde: perdere Pierde la lûs dei vuoe: accecarsi Piešu: pieggio - garante Piriâ: bere smodatamente Piròn: forchetta Pironàda: forchettata Piruca: capelli raccolti in vario modo Pietin: pettine, favo Pirulòt: oggetto di forma conica allungata Pigulâ: patire - soffrire Pis: urina Pila: gran quantità di soldi Pisane: persona alta Pila de l’aga santa: acquasantiera Pissâ: urinare Pilòt: ghiacciolo Pissač de bec: ligustro Pilùc: peluzzo - capello più lungo degli altri Pissal: getto della fontana Pimpinela: bambolina Pimpinòt: pupazzo - fantoccio bamboccio Pindal: sasso usato per il gioco del gniss, paracarro Pindioc: alto e allampanato Pindulâ: penzolare Pindulòn: persona poco sveglia Pissin: pipì (“fâ al pissin”) Pissòt - pissota: epiteti dati ai bambini Pissulanda: cascata d’acqua Pistagna: bavero Pistòc: bastone da montagna Pit - piž: estremità delle dita Pita: gallina Pita: pigna F 67 f p p Pitêr: vaso di terracotta Planta: pianta Pitìn: pulcino Plantâ: piantare - piantare in asso Pitintana: frottola - stupidaggine Plantai - plantais: piantaggine Pitintanâ: perdere tempo - questionare Planura: pianura Pitintòn (a): in gran quantitá Plaše: piacere - andare a genio Pitocasse: litigare - azzuffarsi Plašei: piacere - favore Pitochigna: persona avara - cavillosa Plat: piatto Pitufàsse: litigare - azzuffarsi Platâ: nascondere Pituòst: piuttosto Platàsse: nascondersi Piturâ: dipingere, colorare un disegno Platât: nascosto Piturasse: truccarsi - imbellettarsi (“piturâ i lavres”) Plebe: plebaglia Plen: pieno Pivìda: gola Plera: imbuto Plàa: piaga Pleta: piega - orlo ripiegato del lenzuolo sopra la coperta Plàcia: piazza Placiâl: piazzale Pletôur: strumento per incavare i cucchiai di legno Plàdena: catinella - terrina Pliâ: piegare Plan: piano - pianoro Pliàsse: piegarsi - chinarsi Plana: pialla Pliât - pliâda: piegato - piegata Planâ: piallare Ploa: pioggia Plânc: piano (“fâ plânc”) Plomba: sbornia, gran quantità (raffreddore - sonno) Plàncja: strato di fieno disposto sul fienile Plomp: piombo F 68 f Plota: piastra della stufa - piastra o lastra di metallo Plove (in): fare insieme lavori di pubblica utilitá Pluma: le fronde tagliate degli alberi abbattuti Pluma: piuma Pò mostru: figuriamoci! Poben: non importa - chissenefrega Poc: spinta, la parte di albero tagliata vicino al ceppo Polač: pollo Polacia: pollastra Polejâla: dormire, avere una tresca Polpèt: polpaccio Pòmela: generico per bacca Pomicaco: caco Pomidoro: pomodoro Ponaro: dormire (scherzoso) Ponge: pungere - pizzicare Poč: pozzo Pòngesse: pungersi Pocâ: spingere Pont: punto (agg.) Pocia: pozza - piccolo stagno pozzanghera Pont: punto (a carte - a dadi) - punto di sutura - punto a maglia - punto di cucito Pocùt: spintarella Podei: potere Podeir: potere Pòdena: vaso in metallo per raccogliere il latte della mungitura Pontâ: cucire - rammendare - fare piccole impunture Ponta: punta (del naso - della matita del piede - del coltello) Pontapetu: spillone Podestât: sindaco Pòpal: popolo Pofavre: Poffabro Pôr: povero - trapassato (si antepone davanti al nome di qualcuno che è morto) Pofavrin - a: abitanti di Poffabro Pogne: covare - fare l’uovo Pògnesse: adagiarsi - stendersi Pognêst: adagiato - steso Porbiât: poveretto - indigente ritardato - sfortunato Porcaria: sporco - spazzatura, persona cattiva F 69 f p Porcodis: imprecazione Prope: proprio Poscegn: fuscelli di fieno Prupiere: Prapiero Potacju: fanghiglia - poltiglia Prupissiòn: processione Poura: paura Puâ: appoggiare Povarèt: povero - indigente Puana: poiana Povèa: farfalla Puart: porto Povêir: stoppino, filamento che si forma nel foruncolo Puarte: portico Puasse: appoggiarsi Prât: prato Puata: carbonaia, nuvola di fumo Precjantâ: sovrastare con la parlantina Puciâ: puzzare Prede: prete p Puciòur - puciòria: epiteto: puzzone Prediâl: tassa - imposta fondiaria Pugn - puns: pugno - pugni Predicja: predica Pugnaciâ: prendere a pugni Predicjâ: predicare Pûl - pui: tacchino - tacchini Premura: fretta Pulč - pulž: pulce - pulci Presa: quantitativo di tabacco che si puo prendere con la punta di due dita Pulìna: sterco di gallina Prèscia: fretta - premura Pulît: bene, in salute Pretor: uno che vuole comandare, aver ragione Pulvin: polvere del fieno essicato Punt: ponte Priâ: pregare Prinžipe (al): upupa Puntina: trina - pizzo o merletto fatto a macchina Profônt: profondo, profondità Puôc - puòcja: poco - poca Profums: suffumigi Puòcja: guaio F 70 f Letti di foglie per risvegli di luce sul passo Croce Puost: posto - luogo Puost (a): a posto - va bene Puosta: posta - corrispondenza Puosta (a): per scherzo - per finta, deliberatamente - con uno scopo Pup: peonia selvatica, gota arrossata dal freddo o tipica dei bambini r Radegâ: questionare Purcel: maiale Radegoûs: piantagrane Purcelùt: foglie primaverili del colchico. Venivano usate per tingere le uova pasquali Radicje: radicchio Purcitâ: ammazzare il maiale Purcìta: scia di foglie secche, di paglia, segatura o letame che univa le case di due che si erano presi o lasciati Radicje de prât: tarassaco Radicjessa: leontodon hastilis Radîs: radice Purcitâr: norcino Râf: rapa, gonfiore duro dovuto a puntura od infiammazione Purgâ: purgare - espiare Rafanai: arraffatore - egoista Purgatoriu: purgatorio Rai: raggio Puricjnela: burattino - pagliaccio stolido Rai: ragno Pustìn: postino Ram: rame Ram: ramo Ramina: pentola con fondo concavo F 71 f r Ramondel: grimaldello Recjn: orecchino Rangjasse: arrangiarsi Redàule: tavoletta di legno con fissato un lungo bastone per far cadere la neve dal tetto di paglia, persona che dà sempre impiccio dovunque sia Rànšedu: rancido Rap: graspo - grappolo Raša: resina Redenzia: remissione - scampo salvezza - modo - verso Rascja: rametto sottile Refudâ: rifiutare Rascja de uva: grappolo d’uva ancora appeso al suo rametto Refugjum pecatorum: ritrovo o luogo di gente poco raccomandabile Rašin: residuo indurito sul fondo di un recipiente Regjstre: registro Reguardâ: ricordare - rammentare Rašint: rasente r Rêit: rete Rašonâ: ragionare Remenâ: agitare - smuovere - rigirare Raspâ: raccogliere (fiori - erbe radicchio) Remenasse: rigirarsi (nel letto), dimenarsi Raspadicia - cès: rimasugli di fieno o di legna o di erbacce Rèngena: cerchio - disposti in cerchio (foncs) Ràspela: zecca Repeciâ: rattoppare Rassadič: grattino in gola Repelênt: sperone o pennello (manufatto lungo il torrente per proteggere gli argini) Rassin: raschietto - raschiatoio Razza: anatra Repeton: cagnara - chiasso - fracasso Rebaltâ: rovesciare - ribaltare capovolgere Rešentâ: risciacquare Rešentada: risciacquo Rebaltina: piccola anta che si apre a ribalta del mobile angolare Rešon: ragione Rebatuda: colpo di rimbalzo Rèspiže: ricetta medica Rebeca: bisbetica - petulante F 72 f Respunde: rispondere Ressurî un: dare il nome di un parente morto ad un neonato Ressurît: resuscitato Restelâ: rastrellare Restogna: indeciso - restio Reuma: dolore reumatico Reveglasse: riprendersi da una malattia - migliorare Reveglât: ripreso - malato che sta migliorando Revende: rimbombare - rimbalzare rimandare Riba: china Rič: ricino Ridužâ: ridacchiare - ridere sotto i baffi Riese: secondo taglio di fieno grumereccio Riese bastârt: terzo taglio del fieno Rièsta: resta - treccia (aglio - cipolla) Rietes: scambio - prestazione o restituzione di ore lavorative (portar letame nei campi - raccogliere pannocchie - patate) Rincja: catena, donnaccia Rincurâ: ripulire, occuparsi della pulizia di qualcuno - della casa - delle mucche Rincurada: ripulita - sistemata Rincurât: pulito - in ordine Rič: riccio - ricciuto Riša (fâ la): piantare il coltello al maiale, ammazzare Rič: porcospino Riscjalt: infiammazione intestinale Riciâ: arricciare Riscju: rischio Ricioûl: porro - verruca Riscla: piccola scheggia Ridarola: ridarella Risi: muscari (fiore) Ride: ridere Rispuosta: risposta Riduda: risata Ristiel: rastrello Riduše: ridurre - diminuire Riût: ruscello Ridušesse: ridursi - adattarsi Roa: roggia, rivolo (sudore) Robâ: rubare - portar via F 73 f r Roc: montone Rovan: paonazzo - arroventato Roč: collare per le bestie, cerchio con molte chiavi Rovêit: rovo Rua: bruco Rochel: rocchetto Ruâl: rivolo Rocja: rocca del filatoio, oggetto vecchio o scassato (automobile) Rùchela: rucola Roda: ruota Rucsac: zaino Rodâ: ruotare - girare (detto anche dello stomaco quando si ha difficoltà digestive) Ruda: ruta. Messa in infusione nella grappa ha un effetto digestivo Rufa: sporcizia - scarsa igiene Roi: rivo r Rojòt: rottame Rufal - rufela: uomo o donna pasciuti e rubicondi, tozzo - tozza Romač: ramo Rufaldu: godereccio Roncèa: roncola Rufianasse: arruffianarsi - cercare di farsi benvolere con qualche scopo Ronconâ: russare Rosàda: rugiada Rugnâ: brontolare - borbottare mugugnare Rosâr: rosaio, Rosario Rumiâ: ruminare Rosiâ: mordere - rosicchiare Rumiot - rumengot: persona scontrosa Rosiada: morso (sostant.) Rusâ: ringhiare Rosiòn: torsolo di mela o di pera Rùsin: arrugginito - ruggine Rosipola: erisipela (malattia della pelle) Ruspious: ruvido - rude - spigoloso Ross: rosso Russâ: grattare - strofinare Rosta: sentiero provvisorio per il trasporto dei tronchi dal bosco al luogo di raccolta Russa de gjalina: pelle d’oca Russada: grattata F 74 f In primavera un torrente montano mi scorre dentro Russal - russi: rododendro rododendri Rusùm: resti di fieno - resti in generale Rusumâ: mangiare i resti di fieno nella mangiatoia (mucca) Ruvîs: luogo franoso - discarica (per estensione) s Šà: gia’ Sàbeda: sabato Sabulît: marcio - fradicio (legno) Sacagnada: pestata (per la fatica dovuta al lavoro) - sconquasso, danno Sacagnât: rotto dalla fatica - distrutto Sacranon: imprecazione Sacueris: formula per ritrovare le cose smarrite Sacumada: botte diffuse in seguito a caduta Šaga: soppalco ricavato nella parte alta del fienile Sâl: sale Šâl: giallo Salât: salame, salato Salènc: maggiociondolo Salmàndria: salamandra Sacapròt: tascapane Salmòria: salamoia (tino in legno per il formaggio con una soluzione di acqua, latte e sale) Sacodâr: indolente Salocôr: forse - se occorre Sacrabolt: imprecazione Saltafuoss: domanda o gesto trabocchetto Sacrament: imprecazione F 75 f s Saludâ: salutare - andarsene (“ve salude!”) Sapâ: zappare Sapa da ciochi: utensile a forma di zappa con il manico corto usato per il primo abbozzo della palota Salvàde - salvàdia: selvatico - selvatica Salvecia: salvezza Sanc: sangue Sapìn: attrezzo con uncino per spostare tronchi Sancugnî: san dovere Sapòn: piccone Sandenâs: sangue di naso Saponta: puntello - sostegno Sandenêil: cetonia dorata (coleottero) Sapulî: seppellire Sanfasson: disordinato - uno che fa le cose alla carlona Saradèla: sardina Saranel: fanciullo - bambino vivace Sanfermu: freno - limite - controllo s Sarapètola: persona petulante Sanfrêit (a): a sangue freddo all’improviso - di punto in bianco Sarašin: grano saraceno Sanganâ: sanguinare - perdere sangue Saregn: tempo sereno Sanganìč: siero sanguinolento Saross: sorgo - melica Sangloč: singhiozzo Sarpìnt: serpente Sanglociâ: avere il singhiozzo Sartòria: sartoria Sanguèta: sanguisuga Sartôur o sârt: sarto Santa gjamba: figura spaventosa per far paura ai bambini Sassìn: assassino - poco di buono Sauma: carico Sàntal - santela: padrino - madrina Savalòn: sabbia Santèl: saliscendi per chiudere una porta Savêi: sapere, avere il sapore Santònegu: assenzio marino o santonico. Vermifugo Savòn: sapone Savonada: lavata di capo - rimprovero Sapa: zappa F 76 f Savorît: saporito Sbira: persona cattiva Savoûr: sapore Sbiragliu: sfrontato, uno che si muove velocemente da un luogo all’altro Savùc: sambuco Sbalonâ: tirare palle di neve Sblancjada: imbiancata, spruzzata di neve Sbalonada: pallonata, lancio di palle di neve Sblancjn: imbianchino (famosa ad Andreis Dina la sblancjna) Sbalž: sbalzo - salto - rimbalzo Sboliùm: eruzione cutanea - orticaria Sbassâ: abbassare - calare Sbopâ: schiacciare (foruncolo) Sbate: sbattere - scuotere - agitare, parlare in continuazione, ripetere con insistenza un discorso Sbora: sperma Sbatolâ: chiacchierare con insistenza Sbova: vento forte Sbàtola: parlantina, chiacchierone Sbregâ: strappare - lacerare Sbatolòn: chiacchierone Sbregabalòn (a): in gran quantità - a gran velocità Sbava: bava Sbavaroul: bavaglia Sbavôus: bavoso Sbecât: sbreccato - rotto Sberfâ: mostrare la lingua sbeffeggiare Sberlotâ: prendere a sberle Sbèssola: mento sporgente Sbicotâ: assaggiare qua e là mangiucchiare Sbìgula: paura - spavento Sborât: birbone - fottuto Sbregu: strappo - squarcio Sbrenât: sfrenato - scatenato Sbrìndela: donna che è sempre a zonzo Sbrindulòn: vagabondo - girovago Sbrindulòn (a): a zonzo - in giro - a penzoloni - a brandelli Sbrinzia: persona svampitella Sbriss (de): di sfuggita - di passaggio Sbrissâ: scivolare - perdere l’equilibrio Sbrissada: scivolone, puntatina - visita veloce F 77 f s Sbrissât: scivolato - caduto, sfuggito Scandai: occhiata - controllo (“daje un scandai”) Sbrocasse: sfogare - esternare - dar esito (febbre) Scansia: ripiano con tavole di legno Sbrodegâ: sbrodolare Scanželâ: cancellare Sbrodegasse: sbrodolarsi - imbrattarsi Scapelòt: scapellotto Sbrovâ: scottare - sbollentare Scarabocju: scarabocchio Sbrovasse: scottarsi - ustionarsi Scarlada: secca Sbuarč: fascio di ramaglie fresche per il bestiame Scarmulìn: snello - minuto - esile Scarnòfal: cartoccio del mais, bendaggio del dito, persona tracagnotta Sbuarša: fascio di fieno legato male Sbudielâ: sbudellare - sventrare s Scarpâr: calzolaio Sbuf: soffio - folata - raffica Scarpeta: calzatura tipica di Andreis con suola di strati di stoffa e tomaia di velluto nero Sbûs o sbušât: bucato - forato perforato Sbušasse: pungersi Scarpetâ: camminare in fretta scarpinare - muovere i primi passi (bambino) Scabiu: vino (scherzoso) Scarselin: taschino Scagn: sgabello Scartaciâ: lavare qualcosa con la spazzola (scartacia), usare la carta vetrata su legno o ferro Sbušâ: bucare - forare Scagnôul: legno a sostegno della linda Scartàcia: spazzola di saggina per eliminare lo sporco mentre si fa il il bucato o si lavano stoviglie Scalfaròt: calzerotto di lana Scalfudre: spavento Scartafažiu: scartafaccio Scalžâ: scalciare Scartòč: cartoccio, brattee della pannocchia Scalžada: calcio (animale) Scàtela: scatola F 78 f Scatùra: spavento - bruttura Scatura (fâ): fare paura - spavento Scaturî: spaventare - atterrire Scaturît: spaventato - atterrito Scempiòldu: scimunito - sempliciotto Sceo: stupido Scešolet: roncola, falce di luna Scet: stupido - sciocco Schena: schiena Sciràca: bestemmia - imprecazione, stato di ubriachezza Sciroc: scirocco Scissola: truciolo Scjadenasse: scatenarsi - adirarsi Scjafuâ: soffocare Scjafuasse: soffocarsi Scjala: scala Scjala a picoi: scala a pioli Schenâl: spalliera Scjaldinôus: irrascibile - impulsivo, che si veste poco Scheo - scheis: soldo - soldi Scjampâ: scappare Schinca: scontrosa - non affabile Scjanât: trafelato per la corsa o la fatica - scannato Schižâ: schiacciare Sciacorâ: mandar via - mandar fuori far scappare Scjanta: piccola quantità - pezzetto Sciâl: scialle Scjao (e): e tanti saluti! A conclusione di una frase sentenziosa o che non ammette repliche Scialabràc: mascalzone - avventuriero Scjapins: in calzetti - senza scarpe Sciblâ: fischiare Scjarač: lungo bastone per le piante dei fagioli Sciblada: fischio Sciblòt: fischietto Sciblòt: ciuffolotto Scina: rotaia Scjarpî: cardare la lana Scjarpî: potare Scjass de ploa: piovasco Scjassâ: scuotere - agitare - scrollare Scjassacoda: ballerina (uccello) F 79 f s Scjassada: scossa - scuotimento movimento tellurico Sclopâ: scoppiare -schiattare, morire Sclopacour: crepacuore Scjatusson: goffo Sclopât: schiattato - stanco morto Scjavaciâ: spezzare - rompere, scapezzare Sclopèt: genziana Sclâf - sclâs: schiavo - slavo, schiavi slavi Sclopèt de la buolp: genzianella Sclopetada: fucilata - scoppio Sclàmpa: pezzo di legna - di solito un quarto di ceppo tagliato con la scure Scoltâ: ascoltare Sclapâ: spaccare (sassi - pezzi di legna) Scombate: lottare - faticare affaccendarsi Sclapadura: fessura - spaccatura s Sclapasse: fendersi - fessurarsi Scopola: batosta (malattia), scapaccione Sclaponâ: prendere a sassate Scoria: frusta Sclara: fibbia della cintura - anello di metallo Scoriâ: frustare Scoriada: frustata - sferzata Sclata: stirpe - genere - razza Scoriât: frustato - flagellato Sclavoč: randello Scorpetòn: aringa affumicata Sclet - scleta: schietto - schietta semplice Scotâ: scottare - sbollentare, aver la febbre Sclič: schizzo - spruzzo Scotada: scottatura, scottata Sclicèt: piccolo spruzzatore Scotasse o scuotasse: scottarsi Scliciâ: schizzare un liquido spruzzare Scotât: scottato Sclip: goccio - un po’ Scova: scopa Sclipignâ: piovigginare Scovâ: scopare Sclop: fucile Scovacera: pattumiera F 80 f Scovadicia: spazzatura Scòval: scopino, tifa Scràssigna: oggetto sconquassato catorcio, cassettiera per ambulanti dotata di cinghie per il trasporto sulla schiena Scuarše: porgere - allungare qualcosa, scorgere, accompagnare Scudelin: scodellino Scudiela: scodella Scufia: cuffia - berretto di lana Scravacion: scroscio di pioggia Scufiòt: schiaffo Screna: costola Scufiotâ: prendere a schiaffi Scriâ: inaugurare - indossare per la prima volta Scufòn: calzetto pesante Scrič: scricciolo Scrivant: scrivano Scrive: scrivere Scroc: cosa mal riuscita Scrova: scrofa, puttana Scuaiàssela: svignarsela Scuara: squadra Scuarâ: squadrare tronchi, guardare dall’alto in basso Sculiciâ: sculacciare Sculiciada: sculacciata Scuminciâ: cominciare Scùntia: dissenteria Scuòde: riscuotere - incassare Scuòta: ricotta Scûr: buio - oscurità, scuro Scûr (a): al buio Scurtâ: accorciare Scuarât: squadrato Scurtasse: accorciarsi Scuàrcia: scorza di frutta o di albero Scurtissâ: accoltellare Scuarcìt: cotenna Scurtissada: coltellata Scuarnacâ: spiattellare - spifferare riferire Scussâ: scartocciare (pannocchie) sgusciare (piselli - fagioli) - strisciare (la vernice dell’auto) - sbucciare (ginocchia) Scuarnacòn: uno che riferisce tutto che non sa tenere un segreto F 81 f s Scùssa: cartoccio della pannocchia Segn: segno -traccia Scussada: escoriazione - sbucciatura (ginocchia) - ammaccatura (auto) Segn: stimolo di urinare o defecare Segn o sen (avei): avere un bisogno fisiologico (da pissâ - da chigâ) Scussòn: maggiolino Scuvierše: scoprire - venire a conoscenza Segnasse: annotarsi Segnasse: farsi il segno della croce Sdâl: pezzo di legno di acero, ontano o noce, di circa 50 cm, stagionato per fare le dalmenes Segònt: secondo, a seconda Segrât: camposanto Sdris: striscio Šei: cesto in vimini Sdrissâ: strisciare s Sdrissada: strisciata Sêir: siero - residuo della lavorazione del formaggio dato ai maiali Sdròile: incapace - poco sveglio Seis: sei Sdrondenâ: scuotere - agitare - cullare Seiscent: seicento Sdrondenada: scossone - scampanata Sêit: sete Sdrum: mucchio Sela: secchio Sdruma: folla - frotta - moltitudine Sem: seme - semente Šea: cesta in vimini Sem de li âs: favo di api Sebèn: sebbene Šèmal - šèmela: gemello - gemella Seda: seta Šemalâ: avere una coppia di gemelli Sèdela: Nematomorpha: verme filamentoso che vive nell’acqua dolce Šeme: gemere - respirare a fatica Sèmela: semola - crusca Sedìm: fondo - piccolo lotto Semiâ: sembrare - assomigliare Sedòn: cucchiaio Semincia: semenza - sementi Seglâr: secchiaio in pietra F 82 f Sena: senna (lassativo) Seta: saetta Šenâr: gennaio Setembre: settembre Sènelu: sedano Sevêir: severo Šenevre: ginepro Sfadiâ: faticare Šenìa: gentaglia - genia Sferes: lancette dell’orologio Sensa: ascensione (festa) Sfesa: fenditura Sensâl: intermediario Sfila: cantinella Šenšiva: gengiva Sfilious: filaccioso Šent: gente Sfirlâ: sfiorare - passare vicino Sentâ: far sedere - sistemare su una sedia Sfirlasse: azzardarsi - osare Sènta: sedia - seduta Sfisiâ: asfissiare - soffocare Sentàsse: sedersi - accomodarsi Sfladâ: fiatare - respirare - tirare un respiro, sentirsi sollevato Sentât: seduto Sfladonâ: respirare a fatica - ansimare Sentiment: capacità di ragionare buonsenso Sflanconâ: dare colpi nel fianco - dare fiancate Sentòn (in): porsi o stare seduto a letto Sflantour: bagliore - splendore Sepa: nòcciolo - sementi di pera e mela, botta Sflorât: a fiori (tessuto) Sepì: salvo - a meno che Sfondrât: maledetto - fortunato (una fortuna sfondrada) - senza fondo Serâ: chiudere Sfondròn: farabutto Serât: chiuso Sfresòn: frosone Sest: garbo - misura - capacità Sfrìndela: brandello Sestàt: gestaccio - smorfia Sfuarč: sforzo F 83 f s Sfuarciâ: sforzare Sglož: bollicine di saliva indotte da bocconi ghiotti Sfuarciasse: sforzarsi s Sfuoi: foglio Sgnacâ: buttare - tirare - gettare schiaffare Sgarbitâ: razzolare - rovistare Sgnapa: grappa Sgargnelâ: sgusciare legumi, pannocchie o il rosario Sgnapada: smacco - rinfaccio rimprovero Sghirata: scoiattolo Sgnaurâ: miagolare Sghiribiž: schiribizzo Sgnervâ: snervare - debilitare Sgjâ: bava schiumosa Sgnifaròt: scarabocchio Sgjambiroul: persona dalle gambe lunghe e sottili Sgobàsse: chinarsi - abbassarsi Sgobât: chino - piegato Sgjarèt: garretto Sgorlâ: volare, scuotere qualcuno o qualcosa Sgjavelada: spettinata - scarmigliata Sgorlàda: scossa - scuotimento movimento tellurico Sglesa: scheggia Sglešâ: scheggiare - sbreccare Sgorle: volo Sglinghinâ: tintinnare Sgorle de ploa: piovasco Sglofa: guscio di uovo o di frutta secca Sgrifâ: graffiare Sglofâsse: lo staccarsi di frammenti di pittura da un muro o di vernice dal legno o ferro Sgrifada: graffio, graffiata Sgrimia: brutto ceffo Sglônf: gonfio - tumefatto Sgueta: irrequieta Sglonfâ: gonfiare Sguoiba: sgorbia Sglonfasse: gonfiarsi Siâ: segare - tagliare l’erba Sglosa: forfora Siadìcia: segatura F 84 f Siala: segala Siàtega: male al nervo sciatico Siea: sega Sintisse: sentirsi - essere nelle condizioni o in grado Sintuda (a): d’istinto - secondo intuizione Siea de aga: sega che funzionava ad acqua, persona che parla continuamente Sintût: sentito, ascoltato Sieòn: segone, fronte di pioggia intensa (“sieòns de ploa”) Sior: ricco - signore Sierâ: chiudere Sierât - serada: chiuso - chiusa Siet: sette Sietcent: settecento Signour: Signore - Dio Sigûr: sicuro - certo Šiî: andare Šiî e vignî: andirivieni Šiî in oca: dimenticarsi - scordarsi di un impegno Siò - siôs: suo - suoi Siora: signora, ricca, bambola Siora de mont: mantide religiosa Slambrâ: squarciare - lacerare Slambrât: squarciato - a brandelli Slambre: taglio - squarcio, ferita da taglio Slapragnona: una che si sporca facilmente mentre fa qualcosa Slauf: marcio (uovo) Slembra: una grossa fetta (formaggio polenta - carne) Simoro o samoru: cimurro Slepa: sberla, fetta (polenta formaggio) Šinar: genero Slichignous: schizzinoso Sinč: assenzio Slondrona: baldracca Šinoglòn (in): in ginocchio Slopa: sberlona Šinòle: ginocchio Slôž: sporco - sudicio Sintî: sentire - udire - avvertire Slungjâ: allungare - diluire - porgere distendere F 85 f s s Smacada: smacco - umiliazione Šocal: capretto Smalutâ: togliere il mallo alle noci Sociura: sporcizia Smargòt: sputo catarroso Šocja: gonna Smargotâ: sputare catarro Šocjasòt: sottoveste Smarît: stinto Sòfegu: afa Smarva: essere fantastico che di notte succhiava il latte delle donne che allattavano. Ai neonati come protezione veniva appuntata una piccola croce su un indumento Sofistegu: pedante - fissato con certe cose - insistente Soflâ: soffiare - sbuffare Smecâ: garbare - piacere Soflèt: soffietto per il fuoco - mantice tubo in ferro per soffiare sulla brace Smîr: grasso - lubrificante Solana: insolazione Smirâ: spalmare - ungere Solâr: solaio Smirasse: imbellettarsi (ironico) Sold: soldo Smolaciât: allentato - lasco Solfre: zolfo Smoliâ: ammollare Songia: sugna, grasso che si accumula sui fianchi Smorsa: morsa Šonta: aggiunta Snorbiâ: nauseare - disgustare Šontâ: aggiungere - mettere insieme unire Snorbiada: nausea, nauseata (“cjapâ una snorbiada”) Sopa: brodo con dei pezzi di pane o con le trippe Snorbiu o snorbu: persona di brutto aspetto Sopa: gran quantità (de bêz - de neif) Sô - sôs: sua - sue Sopressâ: stirare Šoa: ghirlandina funebre - corona Sora: sopra Soč - socia: astuto - scaltro, astuta scaltra Soradùt: soprattutto F 86 f Soralôuc (šiî in): fare un indagine - un controllo sul posto Soranòm: soprannome Sorapensèir: soprappensiero Sôrc: granoturco Soreglâ: esporre al sole Sorèle: sole Sorestant: responsabile - controllore Sorgjâl: canne delle pannocchie stocco Sormontâ: sovrapporre - scavalcare Sot Anciâs: Sott’Anzas Sotrativu: clistere Spagle: spago Spagnòul: spagnolo Spalzada: staccionata di legno Spande: spargere - versare, diffondere Spangja: pattino in legno della slitta Sparagn: risparmio Sparagnâ: risparmiare Sparecjâ: sparecchiare Sparniciâ: sparpagliare - disperdere - spargere qua e là, diffondere una notizia Sparniciât: sparpagliato - disperso, raccontato in giro Sotsora: sottosopra Sparšal - sparši: asparago di monte aruncus dioicus Šouc: gioco Spasemât: impaurito - agitato Sôul: solo - unico Specjasse: specchiarsi Sôur: sorella Specju: specchio Šovâ: giovare Spèla: buccia di frutto, frammento di pelle Šoventût: gioventù Sovignî: sovvenire - venir in mente ricordare Šovin - šovena: giovane Sožiu - sozia: furbo - scaltro, furba scaltra, socio Spelâ o despelâ: sbucciare - scuoiare pelare Spelada: sbucciatura - scorticatura, conto salato Spelât: sbucciato - scuoiato - pelato Spera: lancetta dell’orologio, raggio di sole (“spera de sorele”) F 87 f s Sperancia: speranza Spolèta: rocchetto di filo Sperdana: pancone a cassa con schienale Spongja: grasso del latte rappreso Sponta: puntura - punzecchiatura Spiciâ: fare la punta di una matita - di un bastone Spovênt: spavento, spauracchio per catturare gli uccelli nel roccolo Spicialapis: temperamatite Spungjaroul: spugnola Spiciât: appuntito, affilato (viso) Stâ: stare - rimanere, abitare Spiciòt: punta acuminata - punta dell’albero di natale Stâ debant: oziare - stare senza far nulla Spièrsal: pesca Stâ in pârt: partecipare alla spesa Spiersalâr: pesco Stabilî: stabilire, intonacare Spietâ: aspettare - attendere s Stadèria: stadera Spìgal: spigolo, stinco Stadič: stantio - umido Spìgal: spicchio Stagjòn: stagione Spinâl: spina dorsale - colonna vertebrale Stagnâ: stagnare, fermare il flusso del sangue Spinc: spina Stale: stalla Spinc: spino (arbusto) Stangja: pertica - stanga Spinde: spendere Stangjada: stangata Spinghinada: puntura di spina Spinghinasse: pungersi Stanžia: stanza - locale adibito a deposito Spiriocal: oggetto appuntito Stâr: staio Splachera (a): schiacciato - appiattito Starlocju: strabico Spluma: schiuma Starneta: sparpagliamento spargimento - tappeto F 88 f Starnudâ: starnutire Starnudada: starnuto Starùc: unità di misura della farina recipiente per prendere la farina da un sacco Staša: staggia - regolo usato dai muratori per spianare e livellare la malta di un intonaco o di un pavimento Stoc: caduta - botto, discorso strampalato Stocâ: buttare - lanciare - tirare Stocada: frecciata - motto - battuta Stomble: pezzo di legno rotondo Stome: stomaco Stomiâ: nauseare - disgustare Stecadinc’ : stuzzicadente Stomiada: nausea Stecja: stecca - asticciuola, colpo sberla Storč: gambo della verza o della pannocchia, persona poco sveglia Stela: stella Storin: arella Stela de la cena: venere Stornaciòn: sempliciotto - poco sveglio Stelât: cielo stellato Stornèl: storno, sciocco - sempliciotto - con la testa per aria Stelìn: luì piccolo Stentâ: stentare - far fatica Strac: stanco Sterp: sterile - scapolo Stracaganasces: castagne seccate e senza buccia Sterpa: sterile - zitella Stracapî: fraintendere - capir male Sticia: pezzetto - frammento Stracaplàces: fannullone - perditempo Sticiòn: pirosi - digestione difficile Stracia: straccio Stiela: scheggia di legno Straciâ: spandere - versare - gocciolare, sprecare (tempo), sciupare Stilotada: fitta - stilettata Stim (a): a caso - pressappòco Stiriana: mantello - giaccone invernale Straciatimp (a): a perditempo Strafanič: cianfrusaglia - carabattola Strafônt: bagnato fradicio F 89 f s Strafuoi: trifoglio Striana: mantella Stramač: materasso Strica: striscia - piccolo appezzamento di terreno Stramač de busies: persona molto bugiarda Striciâ: strizzare - spremere Strambera: persona stramba - poco cordiale Stringuli stranguli (a): andare di qua e di là - barcollare Strambolòt: strafalcione - facezia storpiatura Strion: stregone Strioneč: stregoneria Stransît: stanco - senza forze Strocèis: piovitoi del tetto privo di grondaie Straplòmp: strapiombo Strassin: strascico, scia di sporco (fango - terra - liquido versato), persona che tira per le lunghe s Strolegâ: parlare a vanvera - inventarsi - far congetture Stròlegu - strolega: zingaro - zingara - nomade Strassinâ: trascinare - portare in giro Straviâ: distrarre - distogliere - sviare, rilassare, traviare Strop: tappo, persona piccola di statura Straviàsse: distrarsi - rilassarsi per un breve periodo da un assillo Stropâ: tappare - turare (bottiglia - bocca - orecchie - naso - occhi) chiudere (finestra - buco - buca) Straviât: distratto - traviato - alleviato Stropabûs: tappabuchi Stravìnt: controvento (pioggia grandine) Stropât: chiuso - tappato - turato Strož: freno Strenše: stringere Strucâ: premere - schiacciare, sbaciucchiare Strent - strenta: stretto - stretta Strenta: stretta - morsa (gelo) Struncunâ: incornare (mucca), dare colpi, ammaccare Strentour: morsetto Stua: stufa, sbarramento in cemento lungo il Molassa per la fluitazione del legname Stria: strega Striâ: stregare - fare fatture F 90 f Stuarše: storcere - piegare Suč: succo Stuârt - stuarta: storto - storta Sucia: lamio rosso Stuarta: storta - distorsione - slogatura Suciâ: succhiare Stuartegai: persona con problemi di deambulazione, pianta cresciuta storta Šuf: minestra densa di farina di mais e latte - condimento per la peta (acqua e farina) Stubâ: sputare Stubač: sputo - saliva Stubada: sputata Studiâ: studiare, muoversi - fare in fretta Stùncal: tutolo di pannocchia Stupedu: stupido Stužigâ: stuzzicare Stužighin: dispettoso Suâ: asciugare Šuâ: giocare Suamàn: asciugamano Suaša: cornice Suàsse: asciugarsi Sùbetu: subito Subla: lesina Šublâr: persona poco sveglia Sublèt: subbiello Šufignâ: pasticciare - esser maldestro Šùfigna: pasticcio - cosa mal fatta, pasticcione Sufrignìt: piagnucolone Sum: sogno Sum: sonno Sum: tempia Sumiâ: sognare Šumièla: dose a due mani Sunâ: suonare Suneta: trombetta Šuoiba: giovedì Supâ: assorbire Šupa: giubba Supuòsta: supposta Šurâ: giurare Šurament: giuramento Surîs - surîs: topo - topi F 91 f s Dorothy bella si sdoppia nei tuoi occhi la pratolina t Taâ: tagliare Tàa: pezzo di tronco di 4 metri Taâ de peis: abbattere una pianta alla base Suru: sughero Suruvièr: autunno t Sussure: rumore - baccano Taâ in bora: tagliare a pezzi un albero abbattuto Sustâ: piangere - singhiozzare Tabacâ: fiutar tabacco Susta: molla- bottone automatico, molletta per il focolare Tabernacàl: tabernacolo Tabiu: spersola - scolatoio per il formaggio Sustât: seccato - stizzito Tacâ: attaccare - incollare, cominciare - iniziare Sut: asciutto Sutîl: sottile Tacadič: appiccicoso - appiccicaticcio Suturnu: taciturno - di poche parole Taciâ: fare a pezzi Svampî: svaporare - evaporare Tàcia: tazza Svariâ: distrarre - distogliere - sviare Taciât: fatto a pezzi, screpolato tagliuzzato (viso o mani, per effetto del freddo) Svintulâ: tirare vento, muoversi al vento Tàcja: chiazza - difetto Svìntula: girandola Tacòn: toppa F 92 f Taconâ: rattoppare, fottere Tan cu magare!: Figurati! Tacuin: taccuino Tanaâ: tenaglia Tacumacju: garza con impiastro Tananâ: fare cose di poco conto Tafanàre: sedere Tananai: buono a nulla - povero diavolo Tafiâ: divorare - mangiare Tai: taglio Tajadèla: tagliatella Talč: forma per il formaggio, costituita da un cerchio di legno Talòn: tallone Talpìna: monticello di terra scavato dalla talpa Tancuan: posapiano Tanin: stantio - umido Tant - tanc’ : tanto - tanti Tanta - tantes: tanta - tante Tarabachela: strumento di legno rumoroso usato il venerdì santo raganella Talpon: pioppo nero Tarabara: uno che parla a vanvera persona incostante Tamai: trappola per topi Tarabûs: buca - pertugio Tàmar: spiazzo di prato - stazzo Taramòt: terremoto Tamaròt: persona rumorosa Târč: tardi Tamarotâ: fare un grande rumore Taregn: terreno - suolo Tamburlâ: tuonare e lampeggiare in lontananza Tarlùp: lampo Tameis: setaccio per farina Tamešâ: setacciare Tamešada: vagliatura - strappazzata Tampestâ: grandinare Tampiesta: grandine Tarlupâ: lampeggiare Taronšâ: tagliare in tondo - sforbiciare - ritagliare Tarônt: rotondo - tondo, poco sveglio - ottuso Taše: tacere Tass: tasso F 93 f t Tassa: grande quantità (legnes - neif bêž) Tendelec: alto - allampanato Tâsse: farsi un taglio Terač: pavimento alla veneziana battuto Tât - tada: tagliato - tagliata Teracia: terrazza - terrazzo Tàula: tavola Terai: stiaccino (uccello) Taulač: tavolaccio, tavola operatoria Teribile (eisse de la): avere un caratteraccio - essere tremendo Taulìn: tavolino Terina: terrina Tavan: tafano, cognome andreano Tesoru: tesoro Tavèla: tegola Têst: testamento Tècja: casseruola Testemòne: testimonio Tecjada: tegamata (carne - verdura) t Testimoniâ: testimoniare Tega: baccello di fagiolo - fagiolino, sberlone - pacca Teta: tetta - seno Tegna: tigna Teta (dâ la): allattare Tegnî têrž: tenere bordone - essere complice Tetaròla: biberon Tica: bisticcio - bega Tegnisse a menž: ricordarsi - far attenzione Tica (eisse in tica): non andare d’accordo - avere una bega Tegnisse impât: andar fiero - vantarsi Tiera: terra Tegnisse impât (no): vergognarsi Tieracuota: terracotta Tegnisse in bon: andar fiero - vantarsi Tiessera: tessera Telâr: telaio - struttura ossea Tif: tifo Telarin: telaio per finestre Timp: tempo Tema: timore - paura F 94 f Tindelìn: pezzo di legno che bloccava la porta della “stua”, lo sbarramento per la fluitazione del legname Tiò - tiôs: tuo - tuoi Tirâ: tirare - lanciare, sparare Tira (fâ la): addocchiare - dare la caccia - spiare Todescjâ: parlare in modo incomprensibile - farfugliare Tofa: cumulo di escrementi Tognu: finto tonto Tolf: getto d’acqua, rigurgito acido Tomària: tomaia Tirâ i sgjarež: tirare i garretti: morire Tombadič: gonfio nell’aspetto Tiraca: bretella Ton: tonno Tiracampanei: perditempo - uno che procrastina - inaffidabile Ton: tuono Tirasse: scivolare sulla neve con la slitta Tondu: tondo - rotondo, luna piena Tonia: tonaca (prete) Tiražiment: uno che induce in tentazione, uno che provoca Tontonâ: martellare - assillare insistere Tiròn: strappo - tirata Tòrgal: vortice, persona che è sempre in giro Titataši: uno che sta zitto e che non dice mai la sua Torgalâ: andare sempre in giro Tô - tôs: tua - tue Tornâ: tornare - ritornare, restituire Toc’: sugo - intingolo Tortiglion: biscotto prodotto in Andreis a forma di torciglione Toc: pezzo Tocjâ: toccare, intingere (biscotti pane) Tòdal (tegnî a): riferito alla neve molto ghiacciata che sostiene chi ci cammina sopra Todesc: tedesco Toru - torus: toro - tori Tosâ: tosare, tagliare i capelli Tosasse: farsi tagliare i capelli dal barbiere Tosci: bambino tranquillo - pacioccone Tovaâ: tovaglia F 95 f t Trâ: gettare - buttare - lanciare Treful: cerchio di ferro in cui venivano infilati i tronchi, appeso poi alla teleferica con il sistema “bora de traviers” Trâ al cûl: sculettare - ancheggiare Trâ al toc: tirare a sorte Trepiê: trepiedi Trâ cul sclòp: sparare Trešenta: trecento Trâ in cuc: buttare sottosopra - far disordine Trevelâ: sbandare in sella alla bicicletta, non stare in equilibrio Trâf: trave Trevelin: succhiello, scherzosamente organo maschile dei bambini Tràgal: specie di giogo in cui veniva bloccata la testa della mucca nella monta taurina t Treviela: trivella mozza Tràina: maneggio - intrigo Trìbal: turibolo Tramešâ: dividere una stanza con un tramezzo - un muro - una parete Trim: spavento - sussulto Trimâ: tremare Tramontan: freddo che arriva da nord Trimaròla: tremarella - tremore tremito Trapolòn: buono a niente Trispont: maleficio (sot i stroceis - piè sul cunfin) Trasse: buttarsi - lanciarsi Trasse a arniâ: annegarsi Trivielâ: oscillare - avere l’equilibrio instabile Trasse cun la cuarda: andare in altalena Troi: sentiero Trastimp: brutto tempo - temporale Travai: impegno - bisogno Tropetâ: camminare velocemente trotterellare Travièrs: traverso - traverso di legno Truč: da trojuz: viottolo Traviers (par): di traverso Trucâ: urtare - colpire con le corna Trêc: tre Trucada: cornata Trucamurades: scontroso - dallo sguardo torvo F 96 f La pozzanghera: Castello di fantasia più bello che mai Trùmbela: ruzzolone Trùmbeles (a): ruzzolando rotolando Truta: trota Tu po’ nome crode: figurarsi! Tuârt: torto Tuarta: ritorta Tuc: colpo - botta Tucâ: bussare - battere - fare rumore colpendo qualcosa Tùchela: botta Tui: vezzeggiativo per gatto Tui tui: richiamo per gatto Tùndar: stupido - persona poco sveglia u Ucà: qua Ucassù: quassù Ucavîa: qua vicino Ucèl - ucèi: uccello - uccelli Uchì: qui Ucûu: quaggiù Tuole: prendere - portar via Udiže: giudizio - senno discernimento Tuole su: raccogliere - sollevare Ufulâ: fare il verso del gufo Tuoss: tosse Ùgnal: singolo - spaiato Ugrela o gruela: orecchio Ugrèles de lievre: silene vulgaris F 97 f u Secco il ramo ancora dona vita fiori di legno Usma (a): a naso - ad intuito v Ulà: là vicino Usurpu: sconfinamento, persona da disprezzare Ulâ?: Dove? Ùtar: utero Ulassù: lassù Uva respina: ribes Ulavîa: là vicino Uvì: lì Ulîf: ulivo, domenica delle Palme Uvièr: inverno Ulûu: laggiù Uvre: mammella (mucca) Ûmet: umido Uzzâ: aizzare - provocare v Undes: undici Ureglària: semprevivo dei tetti Urtìa: ortica Vacja: mucca Urtiasse: orticarsi - pungersi con l’ortica Vaî: piangere Vaîda: pianto Urticiòn: luppolo Val: cesto aperto su un lato - vaglio Usc: uscio - soglia Val: valle - vallata Ušelâ: praticare l’uccellagione Valei: valere - contare Ušelèra: roccolo per la cattura degli uccelli Valîs - valîs: valigia - valigie Usma: intuito F 98 f Valour: valore Venc: vimine Vangâ la neif: camminare nella neve soffice appena caduta Vencjâr: salice da vimini Vanzèle: vangelo Varòla: antivaiolosa, cicatrice causata dal vaccino Varùscle: morbillo Vâs da nuòt: vaso in metallo con acqua calda per scaldare il letto Vatecjàva: vai a farti fregare o fottere Vatepìcja: vai ad impiccarti Vatesbòra: vai a sfogarti Vatesmèrda: vai a smerdarti Vêa: vigilia Vecjàia: vecchiaia Vecje - vecja: vecchio - vecchia Vedran - vedrana: scapolo - celibe, zitella - nubile Vere: vetro Veretât: verita’ Verìa: segno rosso sulla pelle lasciato da una vergata o da uno sberlone Verša: verza Versôur: spazzaneve Vêrt - verda: verde, acerbo - acerba non maturo Vertele: roccia argillosa che si sfalda Vescîa: vescica Vescu: vescovo Vetrinare: veterinaio Viač: viaggio Viagjâ: viaggiare Vič: vizio Vedu - vedova: vedovo - vedova Vìdal: falco maschio Veglâ: vegliare - prestare assistenza essere insonne Vìdal: attrezzo in legno, dotato di un lungo manico, per mescolare e sciogliere la calcina Veir - vera: vero - vera Velègn: veleno Veludin: tagete Veludina: passamaneria in velluto Vidiâ: convolvolo - rampicante Vidièl - vidiela: vitello - vitella Vièr: verme F 99 f v Vieria: anello di ferro per bloccare qualcosa Višiâ: viziare Višiât - višiada: viziato - viziata Viers: verso - direzione - modo all’incirca v Visìlia: digiuno religioso Vierše: aprire Višioc: viziato - piagnucolone Viêrt: aperto Vît: vite (uva), vite Vierta (la): primavera Vodàgn: guadagno Vièspin: vespero Vodagnâ: guadagnare Viesta: veste - tonaca, sacco amniotico Volei: volere Vila: l’abitato di Andreis Volgu: vocio - mormorio - zizzania Vilàn: villano - maleducato Volt: volta - arco - curvatura Vilût: velluto Volta: svolta - turno - giro Vìnars: venerdì Voltâ: girare - voltare Vinc’: venti Volta (dâ de): avere un miglioramento di un malessere Vint: vento Voltada: curva Vintâ: tirar vento Von: nonno, suocero Vinže: vincere Vonda (a): abbastanza - a sufficienza Virgulada: striatura (pelle - tessuto) Vordâ: guardare - tener d’occhio Virgulât: striato - screziato (di indumento danneggiato dal lavaggio) Vostre - vostres: vostro - vostri Vîsc: vischio Vous - vous: voce - voci, diceria dicerie Viscja: verga - bacchetta molto flessibile Vua: voglia - macchia congenita della pelle Viscjada: vergata, bastoncino spalmato di vischio per catturare gli uccelli (pania) Vuâr: acero montano F100f Legge la bimba le parole del rogo braci mai spente Vuàrfen - vuàrfens: orfano - orfani Vuarî: guarire Vuarisse: guarirsi Vuarît - vuarida: guarito - guarita Vuocent: ottocento Vuoe de la madona: veronica Vuoi: oggi Vuoit - vuoita: vuoto - vuota Vuole: occhio Vuole: olio Vuole de rič: olio di ricino (purgante) Vuole sant: olio santo - estrema unzione Vuora: lavoro - faccenda Vuora (a): lavoro stagionale o saltuario Vuoss - vuos: osso - ossi Vuoss dal cûl: osso sacro Vuot: otto z Žàina: gran quantità - grosso carico Žambre: carpino Žanc: mancino - sinistro Zanzero: soldo Zavacâ: fare (generico), combinare Žavariâ: vaneggiare (febbre) ammattire - spremere le meningi Žažera: frangia Žede: cedere Žefu: ceffo Žèlega: passero Želeste: azzurro Žercandal: girovago Zergo: gergo F101f z Zes: gesso Žito!: Silenzio! Žesâr: ciliegio Zornâ: bighellonare - girovagare Žesâra: galaverna Zornada: giornata Žesila: rondine Žùcar: zucchero Žesilìn: tordo sassello Žùcar de orzu: croccante fatto con noci, nocciole e zucchero caramellato Žiera: carnagione - cera - aspetto Žiespa: prugna Žiespalâr: pruno Žigagna: zingara - nomade Žigareta: sigaretta z Žiment (tirâ a): provocare - stuzzicare - tentare Zìnzela: fronzolo - indumento da poco Žinžimbel: stupido - zimbello Zirâ: girare - girovagare Ziru: giro Neve disseta la foglia mi ripara nulla mi manca F102f Detti andreani A brena vierta A briglia sciolta - senza freni A contentâ un cumùn a no se contenta nissùn Per accontentare un comune non si accontenta nessuno A m’ à šût al sanc in aga Il sangue mi è diventato acqua: ho preso un gran spavento A me ven scûr Mi viene buio: mi vien male - mi preoccupa A fai tassa La neve fa mucchio A me zira la cibùria Mi gira la testa A fât gjambes Ha fatto gambe: qualcosa che è sparita e probabilmente rubata A n’ à restât nome la strada par cjaminâ Ci è rimasta solo la strada per camminare A fuarcia da bate anc’ al fier a se pliea A forza di battere anche il ferro si piega A jà dât l’anema al ghèž Ha venduto l’anima al diavolo A no me da udienza Non mi dà udienza: non mi ascolta non mi bada A jà metût al cuzìt Lo ha sottomesso A no se po’ passaje par denant Non si può prendere un’iniziativa o assumere un ruolo che spetta di diritto ad un altro À li cuardes debeles Di una donna che non riesce a portare avanti una gravidanza A no se pout cjantâ e portâ la crous Non si può cantare e portare la croce A m’ à parât su un bel cone Mi ha presentato una somma salata da pagare A no se pout stâ sentâž su do’ cjadrèes Non si può star seduti su due sedie F103f A no te dares gnanc’ ce cal piert par davour Non ti darebbe nemmeno ciò che perde per dietro: è talmente tirchio che non darebbe nemmeno le sue feci A santa Lûzia al freit al crùžia A santa Lucia il freddo cruccia A nol à cuvigna Non ha voglia di fare A te cola al nâs Ti cola il naso A nol à gnanc’ li ongles Non ha nemmeno le unghie: paragonando due persone che sono all’opposto - che non si assomigliano per nulla A te implenis al cûl de rešon Ti da ragione ma non ti risolve il problema A se trai in ploa La neve si butta in pioggia A te mangja al šuf sul ciâf Ti mangia il “šuf ” sulla testa: ti frega - ti mette in una condizione di sottomissione A nol da pì udienza Non dà più udienza: non è più cosciente - non dà segnali di vita A nol è biel usâ, al è biel mantignî Non è bello usare, è bello conservare A te tira gjù la piêl Ti tira giù la pelle: ti tormenta con richieste - tira sul prezzo A nol è bon gnanc’ da fâ la O cul got Non è nemmeno capace di fare la O con il bicchiere: incapace di fare una cosa facile À un cos de cjavei Ha una gerla di capelli: ha una folta chioma A ven da riba in jù Arriva giù in discesa: arriva senza fatica - in regalo A nol è ne de sanc e ne de aga Non è né di sangue né di acqua: non ha alcun vincolo di parentela A ven l’ora par duč Viene l’ora per tutti A nol è un mâl sa nol è un ben A una situazione negativa segue una positiva - non tutti i mali vengono per nuocere Ah Crist de Cjadovre! Ah Cristo del Cadore! Esclamazione A nol è un mulin da menâ Non è una buona abitudine - bisogna cambiar vita Ai i coriams che i se tocja Ho i cuoi che si toccano: non ho un soldo nel taccuino A priâ i muss a se vanza panež de chiei doples A pregare gli asini si ottengono “panetti” doppi Ai li mê robes Ho il mestruo Ai timps che Berta a filava All’epoca che Berta filava: tanto tempo fa - in un’epoca remota F104f Ai una fam che no jôt lûs Ho una fame che non ci vedo Ai una seit che bevares la Plâf Ho una sete che mi berrei il Piave Al diaul al caga intala tassa granda Il diavolo defeca sul cumulo grande: i soldi vanno sempre a coloro che ne hanno già in abbondanza Al à cjapât una biela sgnapada Si è preso un bello smacco Al diaul al è negre Il diavolo è nero: Il diavolo è malvagio - potente Al à patafât dut Ha mangiato tutto Al dîs tant al sac Parla un tanto al sacco: parla a vanvera Al à pierdût la faviela Non riesce più a parlare Al è al miei de la covada! È il migliore della covata (anche in senso ironico) Al à tetât dut al lat de so mare Ha succhiato tutto il latte di sua madre Al à un vuole da budielos Ha un occhio da farabutto - da persona cattiva Al bala su un scheo Balla su un soldo: persona agile Al brout de pita al va par duta la vita Il brodo di gallina dà energia a tutto il corpo Al bundì a se jôt a bunora Il buongiorno si vede al mattino Al cjan a nol mena la coda par nua Il cane non scodinzola per niente Al conta coma al doi de còpes Conta come il due di coppe: non conta nulla. A volte si aggiunge: “cun dânar in taula” (con denari in tavola) Al coreva che i talons i jè tocjava al cûl Correva così veloce che i talloni gli toccavano il sedere Al è biel coma un melaciut È bello come una piccola mela: si dice di un bambino bianco e rosso Al è blanc e ross coma un flour È bianco e rosso come un fiore: gode di buona salute - ha una bella cera Al è cafè de chiel de trupa È caffè di quello di truppa: caffè fatto nel “calderin” a base di miscele Al è cargu È carico: è ubriaco Al è coma soflâ int’ un cos da fua È come soffiare in una gerla da fogliame: fare un’azione inutile. La gerla da fogliame ha un intreccio molto largo Al è dût un lasarèt C’è tutto un disordine - sporco Al è dût un stelât Il cielo è tutto stellato Al è dût un vere È tutto un vetro: il terreno è tutto una lastra di ghiaccio F105f Al è dût un volgu È tutto un mormorio Al è šût a cuc Marito che è andato ad abitare nella casa della famiglia della moglie. Un tempo era considerato un po’ mortificante Al è duta una Babilonia È tutta una confusione - un caos Al è taront coma una bala È rotondo come una palla: poco sveglio Al è frêsc coma la glacia È fresco come il ghiaccio: ortaggio o frutto appena colto. Si dice anche di una persona Al è un dal tiò nâs È uno del tuo naso: uno che ti va a genio - della tua cerchia Al è l’arca dal demoniu C’è l’arca del demonio: una situazione di gran confusione - baccano Al è un de chiei de Polentìn È una persona istruita. Polentìn era il soprannome di una famiglia i cui figli avevano tutti studiato Al è làchela Veniva detto per spaventare i bambini Al è un fî de nin È un bambino buono - un bambino ideale Al è li gjates Nebbie diffuse che promettono pioggia Al è lustre È giorno - albeggia Al è un fouc de li stries È un fuoco da streghe: è un fuoco poco vivace - bisogna ravvivarlo Al è magre coma un cjavedâl o capitâl È magro come un alare o capitale: persona particolarmente magra Al è massa bunora È troppo presto Al è un sorele par ciucal C’è un sole su ogni colle: è una giornata molto soleggiata. A volte in senso ironico Al è ora che tu faše udiže È ora che tu faccia giudizio: devi mettere la testa a posto Al è un titataši Si dice di uno che non dice mai la sua opinione Al è plen de bêž (o fam) coma un scus È pieno di soldi (o di fame) come un guscio - un bacello Al è una branca de fina dal mont È un pezzo di fine del mondo: si dice di una situazione e anche di una persona nociva o irruenta Al è restât a bocja vierta È rimasto a bocca aperta Al è vignût a tirâ su al nâs È venuto a tirare su il naso: è venuto a curiosare - a cercare notizie Al è sapât e ledrât Si dice di persona che frequenta con assiduità un posto o una casa Al eis coma al betùm Duro come il calcestruzzo - compatto F106f Al eis a cjasa dal diaul È a casa del diavolo: è in un posto molto lontano Al mulîn a se va cun doi sacs Al mulino si va con due sacchi: uno per la farina e uno per la crusca Al eis coma pissâ cuntra vint Come pisciare contro vento: fare una cosa che va contro il tuo interesse Al nevieâ, la gjata a se despieâ Nevica, la gatta si pettina Al eis de dova È di doga: resistente - consistente Al eis fadia a fâ vuoss Si fa fatica a partorire Al eis pì timp che vita C’è più tempo che vita Al eis un mont cul cûl in su Questo mondo è sottosopra Al neviuceâ Nevischia Al picjât a no sta želât Il peccato non sta celato Al plôuf che Diu a la manda Piove a catinelle Al plôuf, la gjata a no se damôuf Piove, la gatta non si muove Al era miseria de chê negra C’era miseria di quella nera Al sanc a nol è aga Il sangue non è acqua: la consanguineità è un legame molto forte Al fai al chilo Poltrisce - sta in ozio Al sarà ce che Diu vorà Sarà quel che Dio vorrà Al fai scatura Fa paura Al sbaglia anc’ al prede sul altâr Sbaglia anche il prete sull’altare Al frêit al ven dentre in dalmenes Il freddo entra con gli zoccoli: il freddo si fa sentire Al scroc de Paleva Per prendere in giro il falò epifanico di Paleva, o di Rût, Nalcheda, Siês. Scroc è una cosa riuscita male Al gotignêa Pioviggina Al incînt coma al venc È amaro come il vimine Al Signour al è un gran om, a nol paâ nome de sabeda Dio è un grande uomo, non paga solo il sabato Al mâl nissun lu compra La malattia nessuno la compera Al siò al eis siò chiel de chialtres anc’ Il suo è suo, quello degli altri pure Al mancja al soramanegu Manca il sopraintendente - manca quello che dirige Al sorele al va gjù intal sac Il sole tramonta nel sacco (tra le nuvole) F107f Al struca al pûlč par salvâ la piel Schiaccia la pulce per conservarne la pelle: uno particolarmente avaro And’è tanc’ muss che i se semea Ci sono molte persone o cose che si assomigliano e non sempre è possibile distinguerli o rivendicarne la proprietà Al timp a no se à maridât par fâ ce ch’al vôul Il tempo non si è sposato per poter fare quello che vuole: al tempo non si comanda Anzi fritz! Angeli fritti! Risposta scherzosa data ai bambini quando chiedevano cosa ci fosse per pranzo o cena Al timp al è galantom Il tempo è galantuomo Arniât fin ta la medola dei vuoss Bagnato fino nel midollo delle ossa: bagnato fradicio Al timp al è mus Il tempo è asino: il tempo è incerto Avei al diaul, al ghež, al demoniu Avere il diavolo: essere vivace Al timp al sgorla Il tempo vola Al tocja tirâ e molâ Tocca tirare e mollare Avei al nâs lunc Avere il naso lungo: capire le situazioni o le intenzioni, subodorare gli inganni o le bugie Al va a gjata Cammina a carponi - gattona Avei cuela da lavorâ Aver voglia di lavorare Al va coma al fum Va come il fumo: cammina molto veloce Avei lôuc e fôuc Avere luogo e fuoco: possedere tutto ciò di cui si ha bisogno Al va jù ca l’è una gloria! Va giù che è una gloria (il vino) Avei nome semela intal cerviel Avere solo semola nel cervello: avere la testa vuota Al voul ciuf, ciàf e cerviel Ci vuole acume, acutezza di ingegno Avei segn da pissâ, Avei segn da chigâ Avvertire lo stimolo ad urinare o defecare An bisest cencia ne cjâf ne sest Anno bisestile senza capo nè modo Anc’ un pâl ben vestît al semea carnovâl Anche un palo ben vestito assomiglia a carnevale Avei un bel specju Avere uno bello specchio: avere davanti un esempio di ciò che potrebbe accadere o di come ci si potrebbe ridurre And’è da fâ cu la farina Ce n’è da fare con la farina: ce n’è parecchia - in abbondanza Avei un cjâf da bate teraž Avere una testa adatta a battere pavimenti: avere una testa dura F108f Avei un cûl coma una val Avere un sedere grande come un vaglio Avei una cuncia de rafredour Essere molto raffreddato Bate brocjes Avere freddo - battere i denti Beta da la lenga scleta Betta dalla lingua schietta: persona che dice ciò che pensa, tagliente Bisugna meteje un Sanfermu Bisogna mettergli un freno - dargli una regolata Bisugna šiî intal mâr grant Quando c’è un problema di salute grave bisogna andare in un grande ospedale Bisugnarès date jù cun un sclavoč maldespetenât Bisognerebbe picchiarti con un randello che conservi gli spuntoni dei rametti laterali Blanc coma al latesìn Bianco come lo smalto: candido Blanc coma un dint de cjan Bianco come un dente di cane: un bucato o un indumento bianco e pulito Bon da fâ nua Incapace di far qualsiasi cosa Brut coma l’an de la fam Brutto come l’anno della fame: persona particolarmente brutta Brut in fassa, biel in placia Brutto da neonato, bello da ragazzino Budièl de Fiandra! Epiteto rivolto ad un mangione. In Friulano significa anche camera d’aria o presevativo Bundì e bun an … Me deu la buna man? La “bunaman” la chiedevano i bambini durante la questua del primo dell’anno Bundì patria! Era il saluto che rivolgeva Felice Bucco de Doru ai suoi compaesani Burtulâ li mules Brontolare la pancia Bûs e tarabûs Buchi e pertugi - luoghi angusti Cê eisal chîst? Sborač de ôc? Cos’è questo? Liquido seminale di oca maschio? (L’agna Melia vittima di uno scherzo) Cê? Una merda sot un piê Cosa? Una merda sotto un piede: risposta scherzosa a una domanda Cê biel cristian! Che bell’uomo! Ce ca nol passa al ingrassa Quel che non passa ingrassa Cê fia de nina Che brava bambina Cencia savei ne lieše ne scrive Senza sapere né leggere né scrivere: trovarsi in una situazione senza rendersi conto - senza pena né colpa F109f Che al Signôur me salve l’anema e po l’udiže Che il Signore mi salvi l’anima e poi il senno Cjatâ chiel dal formai Trovare quello del formaggio: trovare uno che ti sistema per le feste Clamâ malta e puartâ clas Chiedere malta e ricevere sassi: esserci un malinteso - un difetto di comunicazione Chiei chi an da dâ, i van a scuode Quelli che sono in debito vanno a riscuotere Chiei chi an fedes i an piels Quelli che hanno pecore hanno pelli Colâ dal perâr Cadere dal pero: quando nasce un fratello o una sorella si perdono le attenzioni e i privilegi propri del figlio unico Chiei chi son pegres a mangjâ i son pegres anc’ a lavorâ Quelli che son pigri a mangiare sono pigri anche a lavorare Contâ chê dal ors Raccontare la storia dell’orso: raccontare una balla - una cosa non vera Chiel ch’al à al sospièt al à al difièt Chi ha il sospetto ha il difetto Copâ al pedole Ammazzare il pidocchio: essere tirchio - taccagno Chiel ch’al à fât al mane a li ciriešes al sa ce ch’al fai Quello che ha fatto il picciolo alle ciliegie sa quello che fa Cour content anima consolada Cuore contento anima consolata Cigulâ i vîs e i muarž dal dolour Urlare ai vivi e ai morti per il dolore Cuanche a se vôul chigâ pi dal cûl a se sfuarcia la buša Quando si vuol defecare più del culo si sforza l’orifizio Cjàpa la pi curta e para via Prendi la strada più breve e vattene Cjapâ un pal cupìn Prendere uno per la collottola Cuanche al cjanta al cucùc un’ora al è bagnât e chialtra sut Quando canta il cuculo un’ora è bagnato e una asciutto Cjapâ una strenta de vuoss Prendere una stretta alle ossa: sentirsi come pestato - provato da malattia o dispiacere Cuanche al plâš al frare al plâš anc’ al convent Quando piace un ragazzo deve piacere anche il suo luogo di residenza Cjapâla intai comedons Prenderla nei gomiti: rimanere fregato, scornato Cuanche l’aga a tocja al cûl a se impara a nodâ Quando l’acqua arriva al sedere si impara a nuotare: in stato di necessità ci si ingegna Cjâr de cûl a no va in Paradîs Carne di culo non va in Paradiso F110f Cuanche Raut al à al ciapièl, poa la falč e tuoi al ristièl Quando Raut ha un cappello di nubi, metti giù la falce e prendi il rastrello Cuanche Raut al à la cintura, ploa sigura Quando Raut ha una cintura di nubi, pioggia sicura Cui? Codes! Chi? Code!: risposta scherzosa giocando sul doppio senso della parola “cui” (chi, culi) e “codes” (organi maschili) Cui? Piere pindui, cinc a ti e cinc a lui Risposta scherzosa a chi chiedeva: chi? Cumbinâ una puòcja Combinarla grossa - combinare un guaio Cun bon rispiet Con buon rispetto: si prepone al dire qualcosa di volgare o disgustoso Cun che cjacia che tu miniestre tu ven miniestrada Lo dicevano le suocere alle nuore: a seconda di come ti comporti sarai trattata Curandelùt de Val de Frina Detto ad un bambino che va sempre in giro Da ca se nas ogni erba a pas Dove si nasce ogni erba pasce Da ca sta Piere a no sta Paule Dove sta Pietro non sta Paolo: dove sta una cosa non può starne un’altra Dâ duč i contenž Viziare - soddisfare ogni richiesta Da insomp a bâs Da in cima in fondo - da sopra a sotto Da riba in jù i van anc’ li fedes muartes In discesa vanno anche le pecore morte: in discesa si fa poca fatica Dâ una biela tamešada Dare una bella setacciata: dare una bella strapazzata Dâ una tega Dare una sberla Da vecjes la ca se pent a se va Da vecchi dove si pende si va Cun puôc e cun nua Con poco e niente Daie al bacon a li vacjes Recarsi nella stalla a dare il fieno o il pastone alle mucche Cun una man a se lava chialtra e cun dutes dôs a se se lava la musa Con una mano si lava l’altra e con tutte e due ci si lava il viso Daie al tabac a cualchidun Distanziare qualcuno camminando o finendo prima un lavoro o un’altra attività Cunciadôur de veršes Epiteto dispregiativo Dal čioc a ven la stiela Dal ceppo viene la scheggia Dame la cercja Fammelo assaggiare F111f Davatete! Togliti dai piedi! E no restan nissun par semincia Non rimaniamo nessuno come semenza: tutti prima o poi dobbiamo morire De massa paussâ a nol è mai muârt nissun! Non è mai morto nessuno a causa del troppo riposare! E sen da nôuf a còpes Siamo di nuovo allo stesso punto Deventâ ross coma una bora de fouc Diventare rosso come una brace del fuoco: arrossire, o per timidezza o per vergogna o perché colti in flagrante E šin de mâl in pesu Andiamo di male in peggio E tu so al soč de la bira! Sei un socio della birra: sei furbo scaltro Dî un dret o un stuart Dire qualcosa di dritto o di storto: dare un proprio parere - esprimere un’opinione E tu so un prefaziu Uno che sa tutto - che sa parlar bene Diu al à desfât nouf voltes al mont par un’anema Dio ha disfatto il mondo nove volte per un’anima: tutte le persone sono importanti agli occhi di Dio E vuoi a Codroip a vende muoles Risposta scherzosa quando non si vuol dire dove si sta andando E vuoi pa li curtes Prendo una scorciatoia Dople coma li cigoles Doppio come le cipolle: corpulento, vestito eccessivamente - a più strati E vuoi ulà che al bo a nol para al cjâr Vado dove il bove non spinge il carro: vado a dormire Dormî coma un čioc Dormire come un ceppo: dormire sodo Eh grantidiu! Esclamazione Dret coma un fûs Dritto come un fuso Eh tabernàcal! Esclamazione Dûr cun dûr a nol fai bon mûr Duro con duro non si ottiene un buon muro Eis la mare de san Piere È la madre di san Pietro: temporali che si scatenano dopo il 29 giugno E fai dut un pestum de te Ti riduco a pezzettini - in poltiglia Eis una roda ca zira È il ciclo della vita - oggi tocca a noi, domani ad altri E grazie barba Tomâs! E grazie barba Tommaso! Si risponde così ad uno che fa un’affermazione ovvia o condivisa Eis vecja coma al cuc È vecchia come il cucco: è una cosa vecchia e risaputa F112f Eise la tô companìa? È la tua compagnia?: è la tua fidanzata? (Gnuta de Novè) Eisse svelt coma un fugulìn Essere svelto come una lucciola: essere agile e veloce Eisse sempre in tica Essere sempre in lite Eisse taront coma la luna Essere tondo come la luna: non capire nulla - essere uno stupido Eisse coma un pangel Essere paffuto - rotondetto Eisse coma un pulč penetrant Essere come una pulce penetrante: essere insistente - fastidioso Eisse coma una raspela Essere come una zecca: essere un tipo appiccicaticcio - insistente Eisse coma una siea de aga Essere come una sega ad acqua: parlare sempre, in continuazione, al punto da infastidire Eisse cu’i fics Essere con i fichi: essere tremendo Eisse un candalostia Epiteto con valore negativo spesso scherzoso Eisse un conale Esser uno stupido Eisse un flagjelum dei Essere un flagellum dei: essere uno che combina sempre guai - un devastatore Eisse un pedole refat Essere un pidocchio rifatto Fâ gruela da marcjadânt Fare orecchio da mercante Eisse de rešon Essere parenti Fâ “benedeta la netišia” Fare “benedetta la pulizia”: fare piazza pulita Eisse o Šiî a têt Essere o andare a tetto: trovarsi o andare al riparo dalle intemperie Fâ al cjâf coma un šei Fare la testa come un cesto: frastornare di parole Eisse paron e spotegu Essere padrone e despota Fâ al mona par no pâ al daže Fare lo stupido per non pagare il dazio Eisse pi de la che de ca Essere più di là che di qua: essere mezzo morto - essere più morto che vivo Fâ al pan in cjasa Fare il pane in casa: combinare un guaio Eisse sot al mônt Essere sotto il mondo: essere esposto alle intemperie - senza un riparo Fâ al pass pi lunc de la gjamba Fare il passo più lungo della gamba: intraprendere qualcosa oltre le proprie possibilità o disponibilità F113f Fâ bossal Fare crocchio - capannello - radunarsi in cerchio a parlottare Fâ par sot coma li patates Agire sottoterra come le patate: agire di nascosto - tramare Fâ canela dei bež Spendere tutti i soldi Fâ piešu Fare il pieggio: far da garante per qualcuno Fâ catòrba Fare piazza pulita Fâ San Martin Fare San Martino: fare trasloco Fâ e desfâ al è dut un lavorâ Fare e disfare è tutto un lavorare Fâ un negre coma un cjapièl Fare uno nero come un cappello: picchiare qualcuno di santa ragione Fâ i purceluž Fare i porcellini: vomitare (in genere dopo una sbronza) Fâ un stoc Cadere Fâ la riša al purcel Uccidere il maiale: ammazzare (per estensione) Fâ vegnî al diaul, al ghez, al demoniu Fare venire il diavolo: far arrabbiare infuriare Fâ la tira Spiare - tenere d’occhio qualcuno per controllarlo o prenderlo Fâje tignî su la gjamba Fargli tenere su la gamba: tenere uno sulle spine - lasciarlo nelle ambasce di proposito Fâ li bieles par denant Mostrarsi affabile ma in realtà covare altri sentimenti o sparlare dietro le spalle Fàjeles purgâ a qualchidun Sottoporre qualcuno ad angherie continue Fâ li bufelès Fare le bollicine con la saliva o con il sapone Fala francja Farla franca: uscire indenne o impunito Fâ li gòšes Farsi venire il gozzo a forza di gridare Fals coma la moneda de Buia Falso come la moneta di Buia: persona falsa - ipocrita Fâ mil mignogneles Fare mille moine - mille storie Fànin de ogni cuinta fata Combinarne di tutti i colori Fâ mostač da ride Abbozzare un sorriso Fašòul de gabana Stupido - sempliciotto Fâ pa la miei Cercare di fare il meglio Fàssela inta li barghesses Farsela addosso dalla paura F114f Favièla coma che tu mangje Parla come mangi I me van dutes par traviers Mi vanno tutte storte Fissâ caligu Fissare caligine: rimurginare, guardare fisso nel vuoto I nins cu i nins e li nines cu li nines! Tra bambini: i maschi con i maschi e le femmine con le femmine! Furbu coma al gjat de plomp Furbo come il gatto di piombo: ingenuo - poco sveglio I non me ven jù pal camin Non mi scendono dal camino (i soldi): faccio fatica a guadagnarli - non ne ho da buttare Gjavaie li sèpes a un Togliere i semi a qualcuno: cercare di fargli dire delle cose - interrogarlo Gramamai no e i nostre vuoss Poveri noi e le nostre ossa Grant coma al ferâl d’Inecu Grande come la lanterna di Inecu (nome di uno di Andreis) I riva chiei de Peones Arrivano quelli di Peonis: si diceva quando i bambini si assopivano I riva li leles de Pentina Arrivano le stupidine di Pentina I son bales de chês de Cjoni! Sono bugie di quelle grosse I an lassât nome la creancia Hanno lasciato solo la creanza: poco o niente I son dût un cûl cusît Sono tutto un culo cucito: vanno d’accordo - sono coalizzati fra di loro I ans i fai la šent Gli anni fanno le persone I son filâž s’un soul fûs Sono filati su uno stesso fuso: sono uguali, degni l’uno dell’altro. In senso negativo I arbi i van in amour Gli alberi “vanno in amore”: in primavera quando le piante sono piene di linfa, la scorza si distacca con facilità dal legno. È allora il momento in cui si fanno fischietti o bastoni intagliati I bêž e l’amicizia i orba la gjustizia I soldi e l’amicizia accecano la giustizia I t’an tât al filèt Ti hanno tagliato il frenulo della lingua: a uno che ha una parlantina o la risposta pronta I bêž i no jù mangja gnac’ li gjalines I soldi non li mangiano nemmeno le galline I te ten alta de cjanâl Ti razionano il cibo. Per evitare che le mucche mangiassero troppo accorciavano la catena così non potevano abbassare la testa fino sul fondo della mangiatoia (cjanâl) I bêž i van coma la merda dal muss I soldi se ne vanno come lo sterco dell’asino I van coma al sâl inta l’aga Se ne vanno come il sale in acqua: di solito è riferito ai soldi F115f I vecjes i son coma li canaês, i an vua anc’ dal pic’ de la luna I vecchi sono come i bambini, desiderano anche un pizzico di luna La cjameša dal content nissun l’à mai induòssada La camicia del contento nessuno l’ha mai indossata In ogni usc al è al siò patus Su ogni uscio c’è il proprio strame La fam a no rašona La fame non ragiona Intal mônt al è diu e diaul Nel mondo esiste Dio e il diavolo La farina a torna sempre intal siò sac La farina torna sempre nel suo sacco Intant che la feda a begarèa a piêrt al bacòn Intanto che la pecora bela perde il boccone La letovana par coranta dis ne al ôrt ne a la fontana La puerpera per quaranta giorni né nell’orto né alla fontana Inteir so mare Tutto sua madre La merda montada in scagn o ca pucia o ca fai dam La merda salita sullo sgabello o puzza o fa danno Jò par jò e tu par tu Ognuno per la propria strada, dopo essersi lasciati La pegnata cuanche eis plena a va paršora La pentola quando è piena bolle e trabocca L’aga a fraidis i pai L’acqua marcisce i pali La planta a va dreciada da picela La pianta va raddrizzata da giovane L’aga ulâ ch’eis stada a torna L’acqua dove è stata torna: non si devono deviare i corsi d’acqua La prima a se perdona, la segonda a se condona, la terza a se bastona La prima volta si perdona, la seconda si condona, la terza si bastona L’arbal da la banda ch’al pent al cola L’albero dalla parte che pende cade L’oru a nol cjapa al rušin L’oro non arrugginisce La prima gjalina ca cocodeâ à fât al ouf La prima gallina che canta ha fatto l’uovo La ca se nas ogni erba a pas Dove si nasce ogni erba pasce La prima ploa de avôst a rinfrescja al bosc La prima pioggia di agosto rinfresca il bosco Lâ che duč va, la roba a no sta Là dove tutti vanno la roba non dura La cita rota a dura pì de chê interia La tazza sbeccata dura più di quella intera F116f La roba à da šiî pal siò dret La roba deve andare nel suo verso giusto: l’eredità deve seguire il suo asse Mangjâ anc’ la crodia Mangiare anche la cotenna: ridursi male - finire sul lastrico La roba coma ca ven a va La roba come viene se ne va Mangjâ anc’ la curidura de la vacja Mangiare anche la placenta della mucca: essere di bocca buona mangiare tutto La roba cuanch’ eis a no mangja pan La roba quando c’è non mangia pane La vita a te insegna de ce legn che i son fates li carònes La vita ti insegna di che legno sono fatte le corone Làudete cjan che t’ à una biela coda Lodati cane che hai una bella coda. Si dice a chi si vanta Ledrosâ i vuoe Rovesciare gli occhi - svenire Li desgracies i no ven mai belsòles Le disgrazie non vengono mai da sole: di solito ne capita una dietro l’altra Mangjâ e murî Mangiare e morire: si dice di un piatto molto appetitoso Mare d’ombrela Madre snaturata (giocando sul doppio senso di mare) Me pensarai fin che ai li grueles tacades Mi ricorderò fin che avrò le orecchie attaccate: non mi dimenticherò più mi servirà di lezione Menâ gorcs Diffondere dicerie, seminar zizzania, anche arricchendola di particolari Li gjambes i me fai Jacu Le gambe mi fanno Giacomo: mi sento le gambe molli - che non mi reggono Menâ la viola Menar la viola: prendere in giro Lûnc coma l’an de la fam Lungo come l’anno della fame Menâ un ghet Insistere in un comportamento che da fastidio Mai fâ al pass pi lûnc de la gjamba Mai fare il passo più lungo della gamba Mai fâ i cônž denant a l’ôst Mai fare i conti prima dell’oste Mai lassâ la strada vecja par chê nuova Mai abbandonare la strada vecchia per quella nuova Mangjâ a sbregabalòn Mangiare smodatamente Menâ un mulin Insistere su un argomento o reiterare un comportamento riprovevole Mete a puost Ordinare - sistemare Mete su i moschèž Mettersi i baffi: passare da un atteggiamento permissivo ad uno più severo F117f Mortus est non più buligaribus È morto e pace all’anima sua No sai a cê sant vodame Non so a quale santo votarmi: non so dove sbattere la testa Mucj zaba Silenzio! No savei ne da mi ne da ti Non sapere né da me né da te: essere senza personalità, insipido (cibo) Musa da sberles, da patafs Faccia da sberle - da schiaffi Musa da tognu Faccia da finto tonto - ipocrita No serâ cea Non chiuder ciglia: non chiudere occhio Nasce cu la viesta Nascere con il sacco amniotico: nascere fortunati No sta šiî a damove gjates Non andare a muovere gatte: non tirare fuori argomenti spinosi Net coma un got Pulito come un bicchiere: persona o cosa molto pulite No sta voltâ (o cambiâ) panola Non cambiare discorso volutamente Nô sta cicâ Stai zitto - non far rumore Niciâ al cjâf Scrollare la testa, dissentire No crevànin Fare il lavativo No sta fâ doman cê che tu po’ fâ vuoi Non fare domani quello che puoi fare oggi No dî né ai né bai Stare zitto - non esprimere nessun parere No sta impiâ foucs Non accendere fuochi: non scatenare polemiche o litigi No intrigasse mai ne cun predes, ne cun miedes, ne cun avocaž Non avere a che fare mai né con preti, né con dottori, né con avvocati No sta pandeme Non tradirmi, mantieni il segreto No sta šiî pa chi pechi Non andare nei pericoli (“pechi” contrazione di “perichi”) No pensasse dal nâs a la bocja Non ricordarsi dal naso alla bocca: Aver poca memoria - dimenticarsi subito una cosa No sta tirâ four cantins Non tirare fuori scuse No podei ne traâ ne muarde Essere impossibilitato a fare qualsiasi cosa, anche a causa di una malattia No tu me cuche Non mi prendi - non mi avrai - non sono disponibile F118f No tu me tire jù nome la piêl ma anc’ i vuoss Non mi tiri giù solo la pelle ma anche le ossa: mi esasperi - mi consumi No tu so farina da fâ osties Non sei farina da far ostie: non sei uno stinco di santo No tu so gnanc’ tu chiel ca l’à fermât al treno Non sei neanche tu quello che ha fermato il treno No tu voul sentî la cojabitât Non vuoi sentire la predica, la critica, la rampogna. “Cojabitât” deriva dalla contrazione dell’incipit del Salmo 90 di David: “Qui habitat in adutorio Altissimi” che è una preghiera di protezione. È interessante che secondo una leggenda locale una donna si sia salvata dai demoni perché recitava la “cojabitât”. Appare evidente lo scivolamento semantico da preghiera a predica, a qualcosa che non si vuol sentire e da fastidio, come lo dava ai diavoli! No vei cuela da fâ nua Non avere voglia di far niente Nome da murî Figurati! Te lo scordi! O cjantâ o portâ al Crist O cantare o portare il Cristo: o fare una cosa o l’altra O da rufa o da rafa In un modo o in un altro O duč de Diu o duč dal diaul O tutti di Dio o tutti del diavolo: non facciamo differenze Ogni bel bâl al stufa Ogni bel ballo viene a noia Ogni dì passa un dì Ogni giorno passa un giorno Ogni sant al àuda Ogni santo aiuta Orba santa Lùzia! Si dice abbassando un po’ la palpebra inferiore di un occhio per commentare un impegno o promessa non mantenuti da qualcuno. Gesto che a volte accompagna anche l’espressione: Parcà! No vei ne pâs ne requie Non avere nè pace nè requie: essere agitati - irrequieti Ormai che sen in bâl al tocja balâ Ormai che siamo in ballo tocca ballare: quando si ha intrapreso o si è coinvolti in un’azione tocca condurla a termine No vei stome Non sentirsi di mangiare o condividere qualcosa con qualcuno che è sporco e non cura l’igiene Ormai li vacjes i son four dal stale Ormai le mucche sono fuori dalla stalla: ormai il danno è fatto No vei travai da fâlu Non avere bisogno di farlo No vuoi savei de maristeles Non ne voglio sapere di storielle Oru de chiel chi caga li gjalines de nuot Oro di quello che cagano le galline di notte: oro falso F119f Pa la strada ca no’ se voul šiî, bisun core Per la strada dove non si vuole andare…bisogna correre Pestâ un coma al saròss Pestare uno come il sorgo: picchiarlo per bene Pešu al tacòn dal bûs Peggio la toppa del buco: peggio il rimedio del male Pâla cjàr de franculìn Pagarla carne di francolino (cibo prelibato): pagarla molto cara, anche in senso metaforico Petâ al ton Fare il tuono: scoppiare a ridere o scoppiare dal troppo mangiare Par un blânc e un negre Per un bianco e un nero: per poco - per pochi soldi Picjassela par recjn Appenderselo come orecchino: non dimenticare qualcosa, portar rancore, servire da lezione Par un curious al voul un bušiâr Per uno curioso serve un bugiardo: se vuoi fare diventare matto un curioso ci vuole un bugiardo Pierde anc’ li barghesses Perdere anche i pantaloni: perdere tutto Par una pipa de tabac Per una pipa di tabacco: per poco e per niente Pierde sac e râs Perdere sacco e rape: perdere tutto Pasca marciosa, mortilitât famosa Pasqua di Marzo mortalità famosa Pista! Alêrt cul cûl aviêrt! Si gridava scendendo con le slitte per avere via libera Passanin coma al Castelan Passarne come il Castellano (Roman du Châtelain de Coucy): passarne di tutti i colori Plantâ baraca e buratins Piantar baracca e burattini: Abbandonare tutto, andarsene via Passanin coma la Gjenovefa Passarne come la Genoveffa (leggenda di Genoveffa di Brabante): passarne di tutti i colori Polenta contenta, la mesta lamenta La polenta accontenta, la mesta fa lamentare Passût e imbevarât Pasciuto e dissetato: sazio di cibo e di vino Prest e ben a nol convièn Presto e bene non conviene Puâ la firma Metter giù la firma: defecare Pensasse par un fum Ricordarsi per un fumo: ricordarsi appena appena - avere un vago ricordo Puciâ da bagu Puzzare di tabacco bruciato - di qualcosa di sgradevole F120f Puciâ da tanin Puzzare di stantio Pulît e dariòn Più che bene - ottimo! Quel che man non prende canton di casa rende Quello che non è stato rubato prima o poi salta fuori Raccomandete l’anema Minaccia degli adulti ai bambini che combinavano qualcosa Rebaltasse coma la salmoria Girarsi sottosopra come la salamoia Ressurî una persona Dare ad un neonato il nome di un parente morto Restâ coma al bec al marcjât Rimanere come il caprone al mercato: restare solo - abbandonato Robâ a man salva Rubare senza esser preso Roba da trêc braž un franc Roba da tre braccia un franco: roba che vale poco (“Brač” è unità di misura) S’al ploûf al dì de la sensa par coranta dis e no sen cencia Se piove il giorno dell’Ascensione, pioverà per quaranta giorni Salât coma un bec Salato come un caprone: cibo molto salato San Cugnî al è un gran sant San Dovere è un gran santo: il dovere ha un gran potere San Piere a s’à fât la barba a lui par prim San Pietro si è fatto la barba per primo a se stesso Sanc dal mûr a no sin gjava Non si cava sangue da un muro Sassin de strada Assassino di strada: uno che assale lungo la strada - persona poco raccomandabile Savei da mil setes Avere l’odore di mille sette - puzzare Savei menâ al mus sul glač Saper condurre l’asino sul ghiaccio: essere abile negli affari o nel saperla raccontare Savei una pagjna pì dal libre Sapere una pagina più del libro Sbate sempre chê Dire sempre quella - sostenere sempre la stessa tesi Scheis i fai scheis, miseria a fai miseria I soldi fanno soldi, la miseria fa miseria Scova nuova a scova ben Scopa nuova scopa bene Se li robes i van mâl al cuârp a nol à da patî Anche se le cose vanno male concediamoci di mangiare e bere Se no tu vôul vordâ al aip vuarda al purcèl Se non vuoi guardare il trogolo guarda il maiale F121f Se ognun al puarta la crous su la placia al torna indavôur cun la sô Se ognuno porta la sua croce in piazza torna a casa con la sua Šiî da Mârc a Madones Andare da Marco a Madonne: andare da un estremo all’altro Šiî in doves Finire a doghe: sfasciarsi - finire male Se tu guste no tu cene Se pranzi non ceni: se arrivi all’ora di pranzo non arriverai all’ora di cena, non passerà molto tempo Šiî in oca Andare in oca: dimenticarsi di fare qualcosa Sei pešu dei Sclâs Siete peggio dei Slavi: le madri ai bambini quando erano tremendi Šiî inta li scusses Andare sul pagliericcio imbottito di brattee di mais: andare a dormire Semiâ fat cun la pena Sembrare disegnato con la penna: avere una forma perfetta di una parte del corpo Šiî la lenga pal cuol Andare la lingua in gola: restare senza parole - rimanere male Sgargnelâ al Rosare Recitare il rosario Šilâ a fave dâ al curagrueles o al stamp dei salâž Andate a farvi dare il curaorecchi o lo stampo dei salami: per togliersi i bambini d’attorno quando si ammazza il maiale Signour da four cuantes femenes ma jò belsoul Signore di fuori quante donne ma io solo Sintinin da bò e da vacja Sentirsene di tutti i colori Signour da four mandâ panolès che sôrc ind’aven assai Signore da fuori manda pannocchie che sorgo ne abbiamo abbastanza! Sintinin par un mus Ricevere un sacco di improperi o di rimproveri Šiî a Patras Andare a Patrasso: andare in rovina, andare a remengo Sintisse al Verbumcaro Sentirsi il Verbumcaro: sentirsi una rampogna Šiî a ponaro Andare nel pollaio: andare a letto Soi in bala Sono in balla: sono ubriaco Šiî a stringuli stranguli Andare ciondolando come fanno gli ubriachi Sora al sâl a nol è savôur, sora Diu a nol è Signôur Sopra al sale non esiste sapore, sopra Dio non c’è Signore Šiî coma li âsaluca Andarsene in fretta (andare come le api da Luca) F122f Sorele de vere e aria de fessura i puarta a la sepoltura Sole dietro al vetro e spifferi portano alla morte Spieta mus che l’erba a cres Aspetta asino che l’erba cresce: campa cavallo che l’erba cresce Stâ cu li perdudes Accettare di aver subito un torto o un’ingiustizia pur pensando di avere ragione Stagnâ al sandenâs a un Chiudergli la bocca, rispondere per le rime Sten atenž che al è li finànces Stiamo attenti che ci sono le finanze: detto dagli adulti quando arrivava un bambino e non volevano far sentire i loro discorsi Šuâ bala de oru Giocare una palla d’oro: avere un colpo di fortuna - fare una scelta indovinata Sudât coma una razza Sudato come una anitra Šuoiba vignuda setemana šuda Giovedi arrivato settimana andata T’à al stome fât de guciu Hai lo stomaco fatto a maglia: Insaziabile - che può contenere molto cibo T’à li mans da prede Hai le mani da prete: di uno che non fa lavori manuali T’à una musa da portôn vecje Hai una faccia da vecchio portone: hai una faccia stanca - assonnata Taâ al tacòn Tagliare la toppa: scappare - andarsene via Tacât cul stubàč Attaccato con lo sputo: incollato con niente Tâs che t’à la bocia coma un fôr Taci che hai la bocca come un forno, sempre aperta Te doi un tuc sul cjâf Ti do una botta in testa Te doi una sberla che al mûr a t’in da un’altra Ti do una sberla che il muro te ne da un’altra Te lieč al coriam Ti do una bella strapazzata - te le canto Te lu mêt par cheža Te lo metto per cappello Te pare cul cjâf in jù Ti riduco a testa in giù: ti rovino Te pare in stices Ti riduco a pezzettini Te peste coma al bacalà Ti pesto come lo stoccafisso Te trai l’asèit coma i šovaž Ti spruzzo l’aceto come i rospi (credenza): ti rispondo con acidità con parole aspre Te vierč al butin Ti sbudello Tegnî têrž Tenere terzo: assecondare uno parteggiare per uno F123f Tegnisse su cun una tuarta secja Tenersi su con una liana secca: essere in uno stato di precarietà, sostenere un discorso con deboli argomenti Trâ al mane davour la manaria Buttare il manico dietro alla scure: arrendersi - mandare tutto in malora Trâ in cuc Buttare all’aria - creare disordine Tignî su al mocal Reggere il moccolo: essere il terzo incomodo in presenza di due amanti Trasse coma una guarbela Dimenarsi come un orbettino Tignisse in bon Andar fiero, in senso ironico Tromba di cul sanità di corpo… aiutami cul sennò son morto! Scoreggiare fa bene Tirâ al cûl indavour Tirare indietro il culo: fare il lavativo Tu cun calâ li acès Devi venire a miti consigli - devi darti meno arie Tirâ i sgiarež Tirare i garretti: morire Tirâ jù la piel Tirare giù la pelle: sfruttare intensamente qualcuno fisicamente o economicamente, tediare Tu à fât la puocja L’hai combinata grossa Tu à ‘na musa da patarughi Hai una cattiva cera Tirâ jù un da li spèses Far fuori qualcuno - ucciderlo Tu à stufât anc’ i clas Hai stancato persino i sassi Tirâ su un de cjadena Tirare su uno di catena: farlo arrabbiare - provocarlo - eccitarlo Tu m’à fât un ciâf coma un cos Mi hai fatto una testa come una gerla Tirala cui dinc’ Tirarla con i denti: essere in difficoltà a sbarcare il lunario Tu m’à fât un ciâf coma un staruc Mi hai fatto una testa come un “staruc” (recipiente per la farina) Torna a tuole, torna a dâ, al infier e tu cun stâ Torna a prendere, torna a dare, all’inferno devi stare Tu me dîs li robes a pìseles Mi dici le cose un po’ alla volta, col contagocce Tu me fai vignî su al simoro Mi fai venire il cimurro: mi fai arrabbiare - innervosire Tornâ un punt indavôur Tornare un passo indietro con il discorso inserendo un altro particolare Tu me li gjave da li mans Le busse me le togli dalle mani (ai bambini) Trâ al fier Lanciare il ferro: fare una proposta sondare il terreno F124f Tu po’ bussâ ulà ch’al cjamina Puoi baciare dove cammina: devi essergli riconoscente Tu so coma la fous dei fasoi Sei come la “fous” dei fagioli: mangione - senza fondo Tu po nome dilu! Ma figurati! Neanche per sogno! Tu so coma un anema deliberada Sei agitato e di fretta come un’anima appena liberata dal Purgatorio Tu provarà al bon de li veršes Proverai il “buono” delle verze: verrà il momento che la pagherai Tu rive coma i lares Arrivi come i ladri: senza farti sentire Tu semeê un mus cul sclop Sembri un asino con il fucile: sei ridicolo - goffo Tu so indavôur coma la coda dal mus Sei indietro come la coda dell’asino: uno che non capisce niente - che non ci arriva Tu so ben lošât Sei ben alloggiato: sei ben messo (senso ironico) Tu so coma al balòn de Pètes Sei come l’ernia di Pètes: sei pesante (Pètes era il soprannome di uno del luogo) Tu so coma al bàlsin Sei come il balsamo: sei un bambino vivace Tu so coma al purcel de sant’Antone Sei come il maiale di sant’Antonio: sei sempre in giro a mangiare nelle case altrui Tu so coma Bet e Lena Sei come Bet e Lena: sempre insieme Tu so coma un bonbon Sei come uno zuccherino: sei vestito bene - pulito ed ordinato Tu so coma un fîl de fier Sei come un fil di ferro: resistente inossidabile Tu so coma un torgal Sei come un vortice: Sempre in giro in movimento Tu so coma una feda Sei come una pecora: remissivo - senza carattere Tu so de la de žebela Sei fuori di testa Tu so fât de crognâl Sei fatto di corniolo: ad una persona forte e resistente Tu so fat de piêl de diaul! Sei fatto di pelle di diavolo: sei un tipo dal fisico forte - una pellaccia Tu so four cu li fascines Sei fuori di testa Tu so glaciât coma un pilòt Sei freddo come un ghiacciolo Tu so la mare dal frêit Sei la madre del freddo: sei sempre piena di freddo, a tutte le stagioni F125f Tu so lûnc coma al Passio Sei lungo come il Passio (Passione di Cristo, letta il Venerdì Santo) Tuòle su dutes li pedàtes Imitare qualcuno nell’atteggiarsi o nell’esprimersi (senso negativo) Tu so plen de bun timp Sei pieno di buon tempo: sei di buon umore - in vena di scherzare (usato spesso come rimprovero) Un fì tu lu despìcje dal cour Un figlio quando lo metti al mondo lo sganci dal tuo cuore (Agna Mira) Un pare al manten deis fis, deis fis i no manten un pare Un padre mantiene dieci figli, dieci figli non mantengono un padre Tu so plen de morbin Sei pieno di brio - di buonumore Tu sò plen e passût, tu po’ šiî a begarâ cu li fedes Sei pieno e pasciuto, puoi andare a belare con le pecore. Si diceva ai bambini dopo che avevano mangiato Un soul Diu, un soul Papa, un soul Fuada, un soul Napa Un solo Dio, un solo Papa, un solo Fuada, un solo Napa Tu so prope una Pasca de Scartoč Sei proprio una Pasqua de Scartoč (Soprannome di famiglia): sei una fannullona - una buonanulla Un’onta e una sponta Un’unta e una punzecchiatura Va a passon cui pui! Vai al pascolo con i tacchini!: togliti dai piedi Tu so un storč Sei uno che non capisce niente Va a scjosi! Vai a lumache!: vai fuori dei piedi - va in malora Tu so una buna spluma Sei una buona schiuma: sei un tipaccio Tu va stracà e stralà Ciondoli - barcolli (per un eccessivo carico o per la stanchezza) Va in casin a vende sanž! Vai in casino a vendere santini! Va in malorsega Va a quel paese Tu vegnarà adoremus Verrai “adoremus”: verrà il momento che sarai tu ad aver bisogno (a chi ti ha fatto un torto o uno sgarbo) Vaî coma una fontana Piangere come una fontana Tuòle in ziru Prendere in giro Vegnî madûrs i gnespi Venire mature le nespole: i nodi vengono al pettine Tuòle pal cûl Prendere per il culo: prendere in giro canzonare Vegnî su al bojon Essere colto da ira o rabbia F126f Vei al caroul intal ciâf Avere un tarlo in testa: essere fuori di testa - bacato Vei i trêc pei dal diaul Avere i tre peli del diavolo: essere un tipo terribile - vivace Vei li ales lustres Avere le ali lucide: essere una carognetta - prepotente - un bambino vivace - tremendo Vei un bel ouf da beve Avere un bell’uovo da bere: avere una situazione difficile da risolvere - dover ingoiare un bel rospo Vei un pâr de vuoe coma dôs glašimes Avere gli occhi come due mirtilli: apprezzamento a chi ha due bei occhi neri Vei una biela o bruta žiera Avere una bella o brutta cera Vei una scarpa e un ciòcal Avere una scarpa e uno zoccolo: essere mal vestiti - indossare indumenti che non armonizzano tra di loro Veila par un bon mane Avere una vita agiata - senza problemi Vèinin un gôs Essere pieno di affanno - trovarsi in difficoltà Vèinin a plen canàbeles Trovarsi in difficoltà Vèinin fin parsora al cjâf Averne fin sopra la testa: averne abbastanza - aver raggiunto il limite della pazienza o della sopportazione Vèinin una passuda Essere stufo o stanco di una situazione (malattia, lavoro, seccature) Vignî four cun un stoc Saltar fuori con discorsi strampalati Volei eisse sempre sora coma al vuole Voler stare sopra come l’olio: voler comandare - volerla sempre vinta essere al centro dell’attenzione Volei savei cjâmp e semincia Voler conoscere campo e semenza: voler indagare - esser curioso - sapere tutto anche nei dettagli Volei savei una pagjna pì dal libre Voler sapere una pagina più del libro: essere un saccente - un saputello Voltâ li cjares Girare le capre: voltarsi e tornare sui propri passi Vuoi al dešuna anc’ al ucel dal bôsc Oggi digiuna anche l’uccello del bosco. Si diceva il giorno di Venerdì Santo Žanca peraula santa, diestra i bat tampiesta Brusio alle orecchie: sinistra parola santa, destra batton tempesta Vèinin a plen cušidures Averne a piene cuciture: trovarsi in difficoltà ad uscire da una malattia o situazione F127f Motteggi e strofe ironiche Se jo ves da maridame in Fontana no šires Al è li cjases pa chi ciuchi e davour al è al Ruscel In Prupiere al è li steles, in Rompagnel al è i flôurs E in Nalcheda i cagadours Se jo ves da maridame jo in Fontana no šires I an li cjases pa che pòces, la davôur al è al Ruscel I ven su chiei de la Vila cu’na pipa in siet de lôur I se la impresta un cun l’altre cuan chi van a fâ l’amôur Piuttosto che cior un scarto l’è meglio restar putele E dei revedibili fasemo bigoli Al gno murôus al à la fievra, al è ulà vizin al fôuc E cjaparai una surisuta je fasarai un po de brôut E vuoi su i da Baiechi tunda tunda E vuoi su i da Baiechi tunda tunda E alce su chel santelùt tunda tunda ta A jesc four la me Lenuta tunda tunda A jesc four la me Lenuta tunda tunda Cun chel vuole da purcelùt tunda tunda ta La Pasteca blancja e rossa coma al flour su pal melâr E nissun i la mena via nome Tita palombâr I ven jù li busplaneres cu la gola dei peruz Sa no foss pa la vergogna i mangjares perâr e dut In Busplans and’è de bieles, inta la Vila and’è de miei Al gno murôus a m’à lassada, ma al à bût ancja reson Al cordeva da dame pena, ma a m’à dât consolazion Soi passada per Montebelluna soi montada su un vagon E su c’eran le Busplanere che cantavan questa canzon Le Busplanere, le Busplanere la blaga la blaga, cossa ganno da blagar? Quel fazzoletto che portano in testa l’hanno ancora da pagar! Le Busplanere, le Busplanere son tutte bugiarde Daghe la sgnapa che non ghe piase F128f Le go viste ieri sera tutte ciuche andare a ballar E la Vila e ne pi Vila, è una ponta de citât E sa foss int’un plan, a sares miei de Milan Povarez i mus dal Sôrt sui plâns dal Lâc A mangjâ frèces Ca l’è ca al è un cjap de šovins, i partind da eisse biei I van via pa li strades coma maces de ristiei Ca l’è ca al è un cjap de šovins, cu’na fuma in siet de lôur I se la impresta un cun l’altre cuanche i van a fâ l’amôur I ven jù li Busplaneres, i ven jù pal Cjarantàn Cu li palotes infrengades chi semea chês de Davian La šornada l’aven finida e la nuot da scuminciâ Se l’agna Minia e n’è contenta la mandan a fasse cjavâ Per prendere in giro quelli di Barcis Sante Joanne protetôur de li barciane Salvete po’ Luti, no sta šiî a cjade Sul punt de le aghe In grîs e grapele, scufons e gambarele O cê cjan! O cê coda! Muàrdel? No ch’al è de màrmel Canto contro i Tedeschi Quanti son morti per noi… Magare ch’an murîss incjamò Ma chi cjapâss duc’ al troi Chi no tornâss pì da no I an bursât i da Dante I an bursât i dal Mût I an bursât in Sacôns Ch’i son bruž lasarôns I an bursât i da Tadena I an bursât i da Sclâf I an bursât in Parnâns Ch’i son bruž ciarlatâns Piru piru piru Catarina dal butiru I crodeva ch’al foss un bar E al era sot al tabar La femena de Todero a veva un bel baûl E dentre al era Todero ca se gratava al cûl La femena de Zesare è maridada ben A va a dormî cun chialtres e Zesare sul fen Stei lontans fantaz de Vila, che in Busplans i no ve voul I ve fai saltâ murades tan de scûr che de lušour F129f Nomi di persona Ana - Nuta: Anna Dori: Salvatore Ànzal: Angelo Fedêil: Fedele Arnesto - Arnesta: Ernesto - Ernesta Fonso: Alfonso Basile: Basilio Gjeniu - Gjenia: Eugenio - Eugenia Bastian: Sebastiano Gjlio - Gjlia: Giglio - Giglia Bela : Isabella Gonda: Gioconda Bepi: Giuseppe Inožent: Innocente Bêrt: Roberto - Alberto Jacu: Giacomo Bina - Bino: Albina - Albino Jacuma - Maca: Giacoma Bon: Omobono Jelmo: Guglielmo Catarina o Rina: Caterina Judita: Giuditta Cecu - Chechi: Francesco Laide: Adelaide Condo: Giocondo Landa: Iolanda Delia: Adelia Làsar: Lazzaro Deneil - Neli: Daniele Lena: Maddalena Disima: Disma Lissandre - Sandre: Alessandro Sandro F130f Livo - Liva: Olivo - Oliva Rašimo : Erasmo Lize: Felice Razio: Orazio Lugrezia: Lucrezia Reste : Oreste Lùzia: Lucia Rico: Enrico Malia: Amalia Stiefin: Stefano Melia: Amelia Šualt o Lut: Osvaldo Melino - Melini: Armellino Armellina Talia - Talio: Italia - Italico Mene: Domenico Mia: Maria Milia - Milio : Emilia - Emilio Minia o Gnuta: Domenica Taresia o Jeja: Teresa Tina o Tinuta: Cristina Titi o Tita: Giobatta Tone o Tonino: Antonio Mira o Miri: Diomira - Palmira Tonia o Tonina o Neta: Antonia Antonietta Mondo : Raimondo Toria - Torio: Vittoria - Vittorio Nane: Giovanni Vigj - Vigia: Luigi - Luigia Nârt: Leonardo Viro - Vira: Elviro - Elvira Nise: Dionisio Vùrscela: Orsola Novè: Noè Zana: Susanna Pascalin: Pasquale - Pasqualino Zebiu: Eusebio Paula: Paola Zela: Gisella Paule o Paulùt o Paulin: Paolo Žesare: Cesare Piere o Perin: Pietro Zia: Anastasia Pina o Pinuta: Giuseppina Zumaria: Giomaria F131f Al troi de Cristina L’uomo era piccolo e rotondo, con la pipa e un naso grande, rosso, che tradiva la sua fama di buon bevitore, ai piedi le palotes d’inverno e le scarpetes d’estate. Spesso quando lo incontravo lungo le vie del paese, puntando il dito indice verso me bambina, diceva: “una Mariutto Annamaria lassù da voi e una Mariutto Annamaria quaggiù da noi”. Le nostre case infatti si trovavano alle due estremità del paese. Già allora intuivo che probabilmente si riferiva a qualche sua antenata, magari una lontana comune parentela. Quello che ancora non sapevo, Cristina, era che quella donna ti aveva messa al mondo il 7 Gennaio 1847. Tempo fa mentre facevo una ricerca nell’Archivio comunale su tutt’altro argomento, il mio sguardo è caduto su un lungo documento scritto a mano dal medico Giovanni Corradini alla fine dell’Ottocento. Era la relazione dettagliata di una visita su un cadavere, il tuo. Il giorno 9 Agosto alle 6 del pomeriggio del 1879 stavi tornando a casa con il tuo carico nella gerla, lungo un sentiero infido e scabroso nella zona Fascia dei Pini, sopra il Canale Molassa. Ancora oggi si racconta che le donne salivano anche due volte al giorno oltre la Forcella d’Antracisa sul versante verso Barcis, fin sotto la Forcella dell’Asta, come poveri animali da soma, per trasportare il carbone giù in paese. Al loro passo allenato servivano più di due ore per raggiungere il luâl, il pianoro dove si trovava la puata dal cjarvon, nella cui pancia con una lenta combustione la legna si trasformava e si alleggeriva. I tuoi compaesani di allora ti descrivevano come una giovane di condizione miserabile, nubile, religiosa, orfana di madre, non conosciuta da chicchessia per cattivo carattere e malvista da nessuno. Non potremo mai sapere cosa accadde. Stando alla stazione metereologica di Udine quel giorno il cielo era coperto e caddero 15 millimetri di pioggia. Probabilmente aveva piovuto anche sulle montagne della provincia. Non sappiamo se fu la fatica, l’erba bagnata, se avevi avvertito un lieve mancamento che ti aveva fatto sfilare la gerla dalle spalle. F132f Oppure ti colse un senso di vertigine? Milan Kundera con felice intuito sostiene che “la vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura”. Se esiste davvero un angelo custode sicuramente anche lui era stanco o distratto o affascinato dal baratro. E non ti salvò Cristina. Ti lasciò precipitare in quel burrone senza fine. Chissà quali furono i tuoi ultimi pensieri mentre cadevi e rimbalzavi sulle rocce che ti lacerarono le vesti, che ti spezzarono le ossa, dilaniarono le carni, facendo uscire parte dei visceri, della materia cerebrale. Le tue due compagne che ti seguivano a poca distanza trovarono solo la tua gerla abbandonata sul sentiero e intuendo l’orrore dell’accaduto, giunte alle prime case del paese con la maggior sollecitudine possibile, diedero l’allarme. E da lì si diffuse la triste notizia. Probabilmente nel frattempo era già scesa la sera. Verso le due di notte, quando era ancora buio, due uomini incaricati dal Municipio, assieme ad altri sei compagni, partirono alla tua ricerca e dopo tre ore di cammino il tuo corpo fu ritrovato alle 5 del mattino nel canale Molassa, in località “Sopra la Stua del Rugo detto Palòn”. Un salto di 400 passi veneti il tuo, 700 metri in volo senz’ali. Credo che quasi nessuno conosca la tua sventurata storia Cristina, ma ho scoperto che in Alcheda il tuo sentiero, ormai quasi impraticabile, è ancora conosciuto come il “Troi de Cristina” e il luogo attraversato da esso è indicato, quasi con inconsapevole affetto, “I da Cristina”. Queste coincidenze, tasselli seminati nel tempo, mi sono apparse come una sorta di investitura. Io non sono tua madre, sono solo una sua omonima, ma volevo far riemergere alla luce la tua storia, racchiusa in un faldone umido e polveroso. Restituirti intera alla memoria, con la camicia della festa, con le ferite rimarginate, le ossa rinsaldate, la fatica dimenticata, mentre con passo agile percorri sentieri illuminati dal sole. BIBLIOGRAFIA Jacopo Pirona Vocabolario Friulano Ristampa anastatica dell’edizione originale (1871) Udine 1983 Dizionari online www.friul.net www.istitutoladino.it F134f INDICE Prefazione .................................................................................................................................................................................................................................................................... » 6 Legenda ............................................................................................................................................................................................................................................................................ » 7 Vocabolario ............................................................................................................................................................................................................................................................... » 8 Detti andreani ....................................................................................................................................................................................................................................................... » 103 Motteggi, strofe ironiche................................................................................................................................................................................................................... » 128 Nomi di persona .............................................................................................................................................................................................................................................. » 130 Al troi de Cristina .......................................................................................................................................................................................................................................... » 132 Bibliografia ................................................................................................................................................................................................................................................................. » 134 F135f Piccolo borgo in silenzio respiri bianco di neve