Annamaria Mariutto
La favièla
de Andrèes
dòlcia coma l’amêil, amara coma la fêil
vocabolario, detti, motteggi e strofe ironiche, nomi di persona
ANDREANI
© 2015 Annamaria Mariutto
Un grazie speciale ad Annita Bucco, Rita Mariutto e Mariagrazia Tavan,
per la loro preziosa collaborazione e generosa disponibilità.
Un grazie ai molti che mi hanno regalato parole che non conoscevo,
oppure fornito con pazienza i significati dei vocaboli più antichi o desueti.
Un grazie affettuoso alla mia famiglia per avermi supportata e sopportata.
Testi e immagini: Annamaria Mariutto
Illustrazione copertina: Ennia Visentin, Luigi Caccia, Stefano Ornella
Grafica e impaginazione: Interattiva, Spilimbergo (Pn)
Stampa: Tipografia Menini, Spilimbergo (Pn)
Annamaria Mariutto
La favièla
de Andrèes
dòlcia coma l’amêil, amara coma la fêil
vocabolario, detti, motteggi e strofe ironiche, nomi di persona
ANDREANI
A mia nonna Anna che mi ha dato il suo nome e un grembo caldo di affetto.
Donna mite, che sopportò una vita amara e la perdita di entrambi i figli
maschi in una guerra assurda, come tutte le guerre.
A mia nonna Valdina che non ho conosciuto, che lasciò i suoi Appennini
per le nostre Alpi, portando in dote la sua arguta intelligenza.
Alla bisnonna Vittoria che alla fine dell’Ottocento, madre di cinque figli,
si diplomò a Padova in Ostetricia e per quasi quarant’anni aiutò a venire
alla luce centinaia di bambini di Andreis, con umanità e senso del dovere,
sostituendo anche spesso il medico negli interventi di primo soccorso.
A loro. L’anello forte.
PREFAZIONE
Nel libro Il giovane Holden il protagonista afferma che da grande vorrebbe fare “colui che salva
i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo
di segale”.
Infatti il titolo originale è L’acchiappatore nella segale.
Fin da ragazza ho trovato affascinante sfogliare i vocabolari e mi è sempre piaciuto cercare di
acchiappare le parole della mia lingua madre e pure paterna, prima che cadano nel precipizio
dell’oblio. Molte sono già cadute e dimenticate. Con questo libretto spero di averne salvate
parecchie.
È stato un lavoro lungo e faticoso ma anche entusiasmante e gratificante che mi ha permesso
di conoscere nuovi vocaboli e di trascorrere molte ore proficue con Jacopo Pirona e con i miei
informatori.
Sono raccolti qui circa 3500 vocaboli o lemmi e 580 tra modi di dire, proverbi, frasi sentenziose. Molti sono ancora in uso, tantissimi ormai sconosciuti alla maggior parte degli andreani.
Sicuramente mancheranno molte parole, in particolar modo quelle che riguardano mestieri
ormai scomparsi.
Sicuramente qualche parola sarà leggermente diversa da come qualcuno la conosce o la ricorda. Certe parole poi variano da una frazione all’altra, dalle borgate alla “Vila”.
Per le parole più antiche o desuete, ma anche per le altre, ho sentito più persone, per avere
conferma che il significato fosse univoco. Ho consultato vocabolari di Friulano cartacei e
anche online su Internet, per fare, quando era possibile, dei controlli incrociati. Ho inserito
anche vocaboli che erano conosciuti da pochi o addirittura da un’unica persona perché non
vadano comunque persi. Non ho praticato nessuna censura. Penso che i vocaboli in sé non
siano né belli né brutti e neppure buoni o cattivi. Belli o brutti possono essere semmai i concetti e i sentimenti che esprimono, che sono però interessanti in quanto spie della mentalità
e cultura di un’epoca.
Una cosa che sicuramente si nota nella nostra parlata, come in tante altre tipiche di un mondo
agro-pastorale, è l’abbondanza di aggettivi che descrivono qualità o comportamenti negativi.
Non ho voluto fare un vocabolario classico anche se ne ha la struttura. Mancano infatti tutte quelle indicazioni di tipo grammaticale (sostantivo, aggettivo, numero, genere ecc.). Mi
sembrava un lavoro superfluo che avrebbe appesantito la consultazione. Ho pure tralasciato
volutamente la “Grafia ufficiale della Lingua Friulana” perché secondo me non riesce a rendere certi suoni peculiari della parlata andreana e anzi crea solo confusione. È quindi un
vocabolario poco ortodosso ma spero utile, un regalo che ho voluto fare a me stessa e alla mia
comunità.
Sarebbe mia intenzione raccogliere in seguito in un CD tutte le parole, lette con la giusta pronuncia e cadenza, da qualche andreano.
F6f
LEGENDA
Nella trascrizione dei vocaboli ho scelto pochi segni per indicare alcuni suoni particolari che
nel libretto sono evidenziati in rosso:
S - Indica un suono che è come la SC di scena, quindi più marcato di una S normale. Spesso
serve per distinguere un singolare dal plurale (esempio Paeis - Paeis, Ors - Ors), oppure in
finale di parola come Paradîs dove il suono della S è SC. Così pure dove c’è la doppia S e la
seconda è una SC.
Š - Questo tipo di suono, che si trova spesso in certi vocaboli all’inizio o anche in posizione
intermedia, è affine al suono francese J di Jour o Jamais.
Ž - Ho scelto questo segno grafico per la Z quando essa ha un suono simile a TS o TZ (esempio Žesta o Žucar)
Č - Indica la C di cinema e come tale va letto.
C’- È uno dei suoni che caratterizza l’andreano e che si trova in parole come Dinc’, Tanc’, Deic’.
Dopo la C si avverte una I molto debole.
Questo suono C’, però più accentuato e in questo caso seguito dalla J, differenzia parole come
Cioc e Cjoc (Ceppo e Ubriaco) oppure Cjcâ e Cicâ (Masticar tabacco e Far rumore).
È evidente che una pronuncia sbagliata cambia completamente il senso della parola.
Ovviamente questo gli andreani lo sanno, anche se un conto è pronunciare una parola, un
conto è leggerla; io stessa a volte ho un attimo di incertezza nel leggere i vocaboli in andreano
o peggio ancora in friulano, ma credo che dopo un po’ la lettura diventi più facile.
Spesso è stato usato un solo tipo di accento, al fine di far comprendere a coloro che non conoscono l’andreano, su quale vocale esso cada.
Per ogni vocabolo andreano, nella traduzione in italiano, quando ci sono più sinonimi, sono
intervallati da un trattino, quando invece la parola assume un significato completamente diverso si evidenzia con una virgola.
Nella sezione dei modi di dire, proverbi o motti sentenziosi, ho mantenuto le frasi così come
si sono tramandate, senza correzioni di tipo grammaticale.
F7f
Vecchia fontana
per stupire Attila
abito da sposa
a
a
Âf - âs: ape - api
Afièt: affetto
Àar: acero
Aga: acqua
Abàs: di sotto - giú
Aga o aga lungja: torrente
Abastància: abbastanza
Agadič: acquoso
Àbet: abito
Agadìcia: acquolina in bocca
Abraciacuòl: con le braccia al
collo - abbraccio
Agâr: solco (orto - campo - seno sedere)
Àcia: matassa di lana
Àgar: composto acido di siero e
germogli di faggio per cagliare le ricotte
Adalt: di sopra - al piano superiore
della cucina andreana
Agaraša: acquaragia
Adès: adesso - ora
Agaroul - agaròi: gente della Bassa
Adìu: oddio
Agna: zia - appellativo usato anche per
tutte le donne anziane (abbrev. ’Gna)
Adòra: presto - per tempo
Agnèl: agnello
Adoremus (vignî): venire alla resa dei
conti - venire a miti consigli
Ago: spilla da balia
Aduòs: addosso
Ai: aglio
F8f
Alc: qualcosa
Anc’: anche
Alciâ: alzare - tirar su
Anda: andatura - portamento
Alciasse: alzarsi - levarsi
Andiu: andito - corridoio - anticamera
Alciât: alzato - sollevato
Andre: grotta - antro
Aldidavuoi: al giorno d’oggi oggigiorno
Andrean - andreana: andreano abitante di Andreis
Alinfòur: tranne - eccetto
Andrèes: Andreis
Almancu: almeno
Anema: anima
Aloc: allocco
Angonia: agonia, campana a morto
Alsera: ieri sera
Anguênt: pomata - unguento
Altreir (l’): l’altro ieri
Animèla: stoppino
Alumìniu: alluminio
Animu: animo
Amâr: amaro
Anòrums: anni e anni (ans e anorums)
Amarecia: amarezza
Antòn: cumulo d’erba tagliata ad ogni
falciata - ampiezza della falciata
Amaròticu: amarognolo
Ambuàna o buana: folata di fetore o
di fumo
Amîc - amiga: amico - amica
Antre: altro
Ànzal - anzi: angelo - angeli
Amidu: amido
Anziana: genziana lutea. La radice
dalle proprietà digestive viene messa
nella grappa
Amižižia: amicizia
Apuosta: apposta
Amôur: amore
Àrbal - arbi: albero - alberi
Amôur (šiî in): si dice delle piante
quando cominciano a rigonfiare le
gemme
Ârc de San Mârc: arcobaleno
An - ans: anno - anni
Archèt: archetto - bastoncino ricurvo
per catturare uccelli
F9f
a
Arde: ardere - prendere fuoco
Ašèit: aceto
Ardièl: lardo
Ašnuòt: stasera
Ardielùt: valerianella
Assa: utensile a forma di piccone,
con manico corto, con entrambe le
estremità piatte e taglienti, per la
lavorazione della palota
Argàgn: arnese - attrezzo - utensile
Arghignâ: fare lavoretti di poco conto
Asta: asta, persona alta
Àrghigna: persona incapace, oggetto
di poco valore
Àsticu: elastico
Arloi: orologio
Asvêlt - asvêlta: svelto - svelta - veloce
Armâr: armadio
Atôr: a zonzo - in giro - attorno intorno
Armaròn: armadio della camera
Atôr atôr: tutt’intorno
Armonica: fisarmonica
a
Audâ: aiutare
Arneis: arnese
Audasse: aiutarsi
Arniâ: bagnare abbondantemente annegare
Aunâr: ontano
Arniasse: bagnarsi da capo a piedi
Aussâ: osare - aver coraggio - avere
l’ardire
Arniât: annegato, bagnato fradicio
Ava: nonna, suocera
Aromai: ormai
Avei: avere - possedere
Aršent: argento
Aršila: argilla
Aveliment: tristezza - malinconia sconforto - angoscia
Aršoul: orzaiolo
Aviêrt o viêrt: aperto
Articjòc: carciofo
Avôst: agosto
Ašedin: recipiente di legno che
conteneva il composto acido per
cagliare le ricotte (àgar)
Avrîl: aprile
Ažident: accidente - colpo
apoplettico, spasmo dei neonati
F 10 f
In primavera
gabbie nelle pupille
sei triste Remo
b
Baâ: abbaiare
Babaross: cespuglio intricato
Balâ: ballare
Babilonia: confusione - caos
Balacèna: margherita
Bàcal: cicciottello (neonato)
Balàcia: forma di formaggio
Bacan: pacchiano - tronfio
Balaciòt: luna piena
Bacòn: boccone, pasto delle mucche
Balància: bilancia
Badâ: badare - fare attenzione sorvegliare - preoccuparsi
Balarìn - a: ballerino - a
Bafa de ardiel: pezzo di lardo
Balin: pallino (fucile - bocce)
Baga: otre, pancione
Balinâ: calcare - pestare con i piedi
(letto - fieno), balneare per la testa
Bagjgjal: arachide
Balòn: pallone
Bagnâ: bagnare - innaffiare
Bàlsin: balsamo, bambino
irrequieto - vivace
Bagnasse: bagnarsi
Bagu: residuo sul fondo della pipa
Bagulina: bacchetta - bastoncino
Bala: palla, bugia, testicolo
Bambarìle (a): stare a cavalcioni sulle
spalle di qualcuno
Bambin da cuna!: Bambino da culla!
(Esclamazione)
Bambùc: esclamazione
F 11 f
b
Bambùla: terreno con cedimenti acquitrino
Barcòn: finestra, scuro della finestra
Barèla: carrettino
Bampàda: vampata
Bàmpal: pampino fresco della vite
Barèta: anello nunziale detto anche
“vera”
Bàncja: panca con 3 o 4 piedi
Barghèsses: calzoni
Bancòn o banc: cassapanca - baule
Barîl: piccola botticella per portare
l’acqua da bere nei prati
Banda: latta
Barlèc: balbuziente
Banda: parte, direzione
Barlecâ: balbettare
Banda (da): da parte - per conto - dalla
parte
b
Barlùm: barlume
Banda (in): in parte - di lato - di fianco
Baròn - barona: cattivo - cattiva
Bandonâ: abbandonare - lasciare
Baronada: cattiveria - cattiva azione dispetto
Bar: cespuglio, cespo (radicchio)
Barada: filare di alberi della stessa
specie
Bartovèla: cerniera degli infissi,
persona volubile - che cambia spesso
idea
Barafùsa: zuffa - rissa - lotta
Barufâ: litigare - far baruffa
Barba: mento - barba
Baseri (alti): toni accesi escandescenze
Barba: zio, appellativo che precede il
nome delle persone anziane
Basile: basilico, Basilio (nome)
Basovâl: imbecille - balordo
Barba comeda: una persona
accomodante in senso negativo
Bassitalia: meridione
Barč: cortile rustico - corte
Bastardâ: guastare (razza)
Barces: Barcis
Bastòn: bastone
Barcian - a: abitanti di Barcis
Batafièr: battiferro
Barcja: barca
F 12 f
Batarìa: cianfrusaglia - carabattola cose di poco valore
Bec: lembo - cocca - angolo (tovaglia collo della camicia - lenzuolo)
Batatoc: tocco della campana a segnare
le ore
Bec in cròus: crociere
Bate: battere - percuotere, il segnare le
ore della campana
Beca: vulva
Batiâ: battezzare
Becâ: beccare (uccelli), pungere (ape)
- mordere (vipera) - pizzicare (cibo in
bocca)
Batibui: baccano - trambusto
Becada: morso - puntura
Batièsim: battesimo
Beceda: monetine, minutaglia
Bation: trambusto - baraonda
Becjâr: macellaio
Batòcju: batacchio, citrullo
Becjaria: macelleria
Batòn: bottone, pulsante
Befèl: libro voluminoso - incartamento
Batòn de l’alegria: ombelico
Begarâ: belare, piangere forte
Batòn de la panza: ombelico
Begaràda: verso della pecora, pianto
con singulti e lamenti
Batònaria: asola
Batoncèl: batacchio, persona
influenzabile - sciocca
Batùda: latticello avanzato dalla
lavorazione del burro
Batût: pavimento, battuto - percosso
Baùc: baucco
Bažilâ: preoccuparsi - sragionare darsi pensiero
Beât: beato, fortunato
Bel bel: pian piano
Belcêit: senza far rumore - sottovoce
Belècia: bellezza
Belelena: astro (fiore)
Belplanc: pian piano
Belšà: di già - ormai
Belsòla - belsoles: sola - da sola, sole da sole
Bec: caprone
Belsòul - belsoi: solo - da solo, soli - da
soli
Bec: cornuto (tradito)
Ben: bene - affetto
F 13 f
b
Bena: cestone di vimini
Biròc’: carretto rustico a due ruote
Bergjâ: fare (generico) - dimorare
all’aperto
Bisàcja: sacco grande di juta per un
carico di carbone, donna di malaffare
Bernàchela: pino mugo
Bìsal: pisello
Betònega: betonica, ficcanaso onnipresente
Bisavèna: ligustro
Betùm: calcestruzzo
Biscuòt: pane abbrustolito - spesso
frantumato e messo nel latte
Bevaron: beverone - pasto per le
mucche di acqua e semola
Bisodiâ: farfugliare - parlare in modo
incomprensibile
Beve: bere, essere alcoldipendente
Bisòdia: uno che farfuglia
Bevorcju: ubriacone
Bisugna: bisogno - necessità occorrenza
Bêž: soldi
b
Bisugnâ: bisognare
Biât: poveretto
Bit: lombrico - verme
Bìbera: lucertola
Blaga: baldanza - boria
Biduscle: persona gracile o cosa
piccola
Blagàla: darsi delle arie - vantarsi
Biel - biela: bello - bella
Blanc - blancja: bianco - bianca
Biel sest (avei un): avere un bel modo
- bella maniera
Blava: gentaglia - persone poco
affidabili
Bila: arrabbiatura - travaso di bile
(cjapâ una bila - fâ vegnî su una bila)
Bleda: bieta
Blùšima: nevischio
Bina: piccia, serie - sfilza di panini
dolci o altro ancora uniti tra di loro
Boč: arnia, mastello di legno per la
salamoia
Bindanda: donnaccia
Bocâl: vaso da notte
Binòcal: binocolo
Bòcal: bocciolo
Birdia: donnaccia
Bòcal: girino
F 14 f
Bocalèta: brocca
Borascja: burrasca - bufera
Bochèir: botola del fieno
Borascjâ: fare brutto tempo
Bocia: bottiglia
Bôrc: ramarro
Bociòn: bottiglione
Boreč o bora: brace
Bocja: bocca
Boro: soldo - quattrino
Bocjària: herpes
Borsa de li animes: borsa per
l’elemosina
Bocjas: persona che tende ad alzare la
voce
Bojon: ira - furia
Bola: livella
Bòlsia: bolsaggine - difficoltà di respiro
- tosse
Boscjadour: boscaiolo - taglialegna
Bosgnàc: bosniaco (usato anche come
epiteto)
Bòssal: barattolo (de vere - de lata)
Bomba: gomma da masticare
Bòtal - boti: pezzi di legno lungo il
greto del torrente, levigati e trascinati
dalle correnti
Bombâs: bambagia - cotone
Botèga: negozio, patta dei pantaloni
Bombašina: tela bambagina - cotone
grezzo per lenzuola
Brač - braž: braccio - braccia
Bombu: zuppo - inzuppato
Braciadoria: bretella della gerla
Bon: buono - bene! - va bene
Braciaròla: panno per avvolgere il
neonato dopo avergli messo il “panuč”
Bon: capace - in grado
Braciolèt: braccialetto
Bonâ: calmare - spiovere
Braga: diaframma di legno che
impedisce la completa spaccatura e
separazione, mediante la scure, di un
ceppo
Bora: pezzo di tronco tagliato
Bora in traviers: tronco di legno
con due tacche, messo di traverso ad
un carico di legna come sistema di
aggancio alla teleferica
Brau - brava: bravo - brava
Brazeto (a): sottobraccio
Borai: cardo - carlina
F 15 f
b
Brea: asse - tavola di legno - tagliere
(brea da lavâ - brea de la polenta)
Brombalât: ammaccato
Brombalìta: bacca del prugnolo
Brècal: pezzetto, capezzolo
Bròmbela: bernoccolo - botta,
ammaccatura
Brena: briglia
Brinc: oggetto appuntito, dente di una
sega
Bròndal: pon pon della cuffia
Bront: pentolone
Brincâ: afferrare - ghermire acchiappare (“te brìnche par i cjavei”)
Broša: brina
Brìscjes: rami sottili
Brosegâ: brontolare - borbottare
Brišola: braciola
Broût: brodo
Brìtela: coltellino
Brovàda: pietanza a base di rape
inacidite
Broc: fogliame fresco del faggio usato
come foraggio
b
Brovadaria: tino per prepare la
brovada
Bròcal: broccolo, scemo
Brundìn: campanello
Bròchela: eruzione della pelle - bolle
dovute al contatto con piante o a
malattie come la varicella
Brusâ: bruciare
Brušat o buršat: bruciato
Brocja: borchia - chiodo dalla testa
larga
Brûsc: brufolo
Brocja de garofâl: chiodo di garofano
Bruschìn: spazzolina di saggina
Brocjn: chiodino
Brušour: bruciore
Broda: brodaglia di acqua e neve
Brustulâ: abbrustolire (pane - polenta)
- tostare
Brodaleit: brodaglia
Brustulin: bruciato (odor di)
Bròmbal: susina, persona poco sveglia
Buàcia: sterco di mucca
Brombalâ: ammaccare
Buba: bua nel linguaggio infantile,
male, dolore
Brombalâr: susino
F 16 f
Bubana: pacchia
Budièl: budello
Burtulâ: il muggire della mucca
affamata, brontolare dello stomaco o
pancia
Budielòs: farabutto
Bûs - bûs: buco - buchi
Bùfela: bolla, bolle di sapone, vescica
Bûs dal cûl: ano
Bugànzia: gelone della mani o dei
piedi
Buša: buca
Bulî: bollire
Buliâ: muoversi - brulicare
Bulìnt: bollente
Bunaman: offerta - mancia. Veniva
data ai bambini durante la questua del
primo dell’anno
Bušia: bugia
Bušiâr: bugiardo
Bušigna: salvadanaio
Bušinâ: ronzare (api - orecchie)
Bušinòur: ronzio fastidioso
Bundì: buongiorno
Busplanêr - busplanêra: abitanti di
Bosplans
Bunòra: mattino - presto
Busplans: Bosplans
Buntimp: voglia di scherzare
Bussaciâ: sbaciucchiare
Buòla: fermentazione della frutta o del
fieno tagliato
Bussaciàsse: sbaciucchiarsi
Buòlp: volpe
Bussàda: bacio
Buracja: borraccia
Bussamedâes: persona che ha il vizio
di sbaciucchiare
Bùrcju: tracagnotto, burchio
Bussàsse: baciarsi
Burèla: testone - capoccia
Bust: canottiera
Burle: testa
But: getto - germoglio
Burlè: vin burlè
Butìn: pancia - interiora
Burò: mobile della camera con due
cassetti piccoli e tre grandi
Butìru: burro
F 17 f
b
Macchie di erica
pensieri miei d’amore
lungo la strada
Calderin: piccolo pentolino di solito
usato per il caffè “de trupa”, fatto con
una miscela di orzo e cicoria
C
Calìga: nebbia
Camamila: camomilla
Caca: boria - superbia
c
Camarìn: ripostiglio - dispensa
Cacìt: soldo di cacio - marmocchio moccioso
Canâ: bambina
Cafelàt: caffelatte
Canabeles: etimo e significato incerto:
in rumeno canabele corrisponde al
latino canabae
Cagadour: gabinetto esterno in legno
o muratura
Canai: bambino, usato anche come
sinonimo di petal
Cagjonâ: prendere in giro - deridere
Canàja: canaglia
Cagnàta: fiacca - indolenza stanchezza
Canarin: canarino
Cagòl: covone piccolo di fieno
Caìa: persona spregevole - cattiva
Canàvola: tirchio - avaro, collare di
legno per animali
Cainâ: guaire, gemere
Càncar: cardine
Cainàda: guaito
Candalostia: imprecazione - epiteto
Candalporco: briccone - birichino
F 18 f
Candaluva: epiteto
Candît: secco - asciutto (biancheria legna)
Canèla (fâ): fare tabula rasa (cibo soldi)
Canèla in cana: cannella
Canelòt: boccolo
Càneva: cantina
Canevacia: canovaccio
Canipa: naso grande
Canocjâl: cannocchiale
Canola: nocella del polso o del piede
Canòn: tubo della stufa
Canòsce: conoscere - riconoscere
Cantesemâ: incantare - seccare (sole)
Cantìn: cantino (corda di violino),
scusa - pretesto
Cap: colpo per pistola giocattolo
Capelàn: cappellano, furbacchione
Capèta: botta, pugno
Capî: capire - intendere
Capòla: cuffia - berretto di lana
Caprižiu: capriccio
Capuriòn: uno che vuole comandare capo in senso dispregiativo
Capùt: cappuccio (verza)
Carbuniêr: carabiniere
Careciâ: accarezzare
Carècia: carezza
Carèi: cumino dei prati. Viene usato
come ingrediente nella peta
Carèmbal: sasso di grandi dimensioni
- masso
Caresima: quaresima
Carga: carica (carga de legnes - de
legnades - de freit)
Cargâ: caricare, sobillare, rannuvolare
(“al timp al carga”)
Cargu - carga: carico - carica
Caritât: elemosina - carità
Carnovâl: carnevale, persona poco
sveglia
Caròbela: carrubba
Carolât: tarlato
Caròna: corona del rosario - corona
Carôul: tarlo del legno
Cartùfela: patata
Carùchela: carrucola
Capùcju: cappuccio
F 19 f
c
Cass: corpetto corto. Poteva avere delle
fettucce di elastico per reggere le calze
di lana
Cea: ciglia - sopracciglia
Cassa da muârt: bara
Cechela: donnetta di poco conto
Cassèla: cassetta
Cecja: gemma, bernoccolo
Càssia: acacia
Cefâ: affare - daffare - lavoro
Castigna o cjastigna: castagna
Cêil: cielo
Castignâr o cjastignâr: castano
Cêit - cèida: zitto - zitta, silenzioso silenziosa
Ceca: averla (uccello)
Catiglâ: litigare - cavillare
Cemoût: come
Catiglous: piantagrane
Cencia: senza
Catòr: coturnice
c
Cengla: strato roccioso - cengia
Catorba: piazza pulita
Cenisa: cenere
Catòrdes: quattordici
Cenonè: ad un tratto - in un batter
d’occhio
Catrabonacja: catramonacje: filtro
magico - stregoneria (Pirona)
Cent: cento
Catro (puciâ da): puzzare - avere un
cattivo odore
Cèntena: fettuccia cucita lungo la
tomaia di velluto delle scarpetes
Cavagna: cumulo (“cavagna de roba da
stirâ”)
Ceràn: verdone (uccello)
Cavaleîr: baco da seta
Cercja: assaggio di un po’ di cibo
(“dame la cercja”)
Cavalèt: cavaletto per segare i tronchi
di legna
Cercjâ: assaggiare
Cavaleta: capriola
Cercjâ: cercare
Cazòt: cazzotto - pugno
Cercjât: cercato, assaggiato
Cazu: esclamazione a volte preceduta
da eh
Cercle: cerchio
F 20 f
Cerclòn: cerchione
Chist cà: questo qua
Cere: cero
Chist chì: questo qui
Cêrf: cervo
Chistaltre - chistaltra: quest’altro quest’altra
Cernèle: fronte
Cerviel: cervello
Cetanc’ - cetantes: quanti - quante
Cetànt - cetanta: quanto - quanta
Chê - chês: quella - quelle
Cheža: copricapo
Chialtre - chialtra: quell’altro quell’altra
Chichiricâ: il cantare del gallo
Chìcia: cagna
Chiel - chiei: quello - quelli
Chiel ulà: quello lá
Chiel uvì: quello lí
Chigâ: defecare
Chila: donna con gonne scomposte
Chipa: squadra - gruppo - compagnia
Chipasse: piegarsi - adagiarsi riposare
Ciàc: cesena (uccello)
Ciàcal: piccolo, ragazzo piccolino
Ciàcela: balza - volant
Ciachela: famiglia - cespo di funghi
Ciafa: zampa - mano
Ciafàda: zampata, manciata (caramelle
o altro)
Ciafòn: arraffone
Ciafùtes: ditola gialla o manina
Ciapiâ: calpestare - pestare
Ciàpia: orma - traccia
Ciarcègna: persona indecisa
Cibùria: testa (scherzoso)
Cic: rumore - parola
Cicâ: fare un qualsiasi rumore - parlare
Cìdela: cerchio della stufa
Cifar: ceffo - modo di porsi spigoloso
Chirma: giostra
Cìgal: urlo
Chist - chista: questo - questa
Cignâ: fare l’occhiolino
F 21 f
c
Cigòla: cipolla
Ciondra: cava - concava - vuota, forma
di formaggio difettosa
Cigulâ: urlare - lamentarsi dal dolore
Ciopa: zolla di terra - erba, gran
quantità
Cigulin: uno che urla
Cirièša: ciliegia
Cima - cimes: rametti secchi di legno
raccolti in una fascina per accendere il
fuoco
Ciriola: neve a mulinello - neve della
candelora
Cimulaes: Cimolais
Cirulìn: cervellino
Cimulian - a: abitanti di Cimolais
Cisada: scottatura
Cinc: cinque
Cit: pentolino cilindrico con manico
Cincàt: fringuello
Citât: città
Cincent: cinquecento
c
Ciùcal: colle
Cincignòul: campanellino (fiore)
Ciùchela: collina, bernoccolo
Cincinât: alticcio - ebbro
Ciùcja: zucca
Cincirinât: alticcio
Ciòc: ceppo
Ciucja intal fôr: spicchi di zucca
cucinati nel forno a legna e poi
mangiati con il cucchiaino
Ciòcal: zoccolo, accumulo di neve
sotto le palotes
Ciucjària: grillotalpa
Ciucjàt: zucchina
Ciocela: cucitura eseguita male
che determina un rigonfiamento rigonfiamento di indumento che non
cade bene
Ciucjòn: zuccone
Ciùnchela: dosso erboso - zolla
Ciocial: accumulo adiposo sui fianchi maniglie di Venere
Ciuòt: zoppo
Ciompedòn: bastone ricurvo ad
arco, con ganci alle due estremità, per
portare i cjaldèirs o i vâs dal lat
Ciuotî: zoppicare
Ciupìna: erba che veniva tagliata come
foraggio sui pendii dei monti
Cioncjâ: troncare - mozzare - tagliare
(alberi - discorso - gambe)
Ciùrle: sbadato - svampito
F 22 f
Cius: babbeo - allocco
Cjalcia: calza
Ciuvìta: civetta
Cjalcìn: calzino
Civièria: barella per il trasporto di
terra, sassi ecc.
Cjalcina: calce
Cjacarâ: chiacchierare
Cjàchela: sterco di capra - escrementi
di piccoli animali
Cjàchera: chiacchiera - diceria
Cjàcia: mestolo
Cjàcia: caccia
Cjàcia cui bûs: schiumarola
Cjaciadôur: cacciatore
Cjaciòla: cazzuola
Cjaciòn: cucchiaione con gancio nel
manico
Cjalciumit: norcino - vagabondo
Cjalcjâ: calcare - premere comprimere
Cjaldana: caldana - vampata
Cjaldèir: secchio in rame per l’acqua
Cjalderàcia: aquilegia
Cjaldèria: paiolo (per polenta formaggio)
Cjalìm: nerofumo - fuliggine della
stufa e del camino
Cjàmera: camera
Cjàmešòt: camiciotto - camicione
Cjàde: cadere
Cjamòč: camoscio
Cjadenač: catenaccio
Cjamòcia: narciso, femmina del
camoscio
Cjadìn: catino - terrina per insalata
Cjadòvre: Cadore
Cjadrèa: sedia
Cjadreòn: seggiolone per bambini
Cjadût: caduto
Cjâf: testa
Cjafìc: bambino sventato che non vede
i pericoli
Cjamp: campo
Cjampana: campana
Cjampanèla: bucaneve
Cjampanile: campanile
Cjampicòne: persona alta e magra
Cjampistre: attaccabrighe - litigioso
F 23 f
c
Cjan - cjana: cane - cagna
Cjapièl: panna del latte
Cjana: canna
Cjàr: carne
Cjana cargana: canna montana
Cjàr: carro, “girello” di legno che
permetteva ai bambini piccoli di
muoversi avanti e indietro
Cjanàipa: canapa
Cjâr - cjara: costoso, costosa
Cjanâl: mangiatoia per le mucche,
canale
Cjàra: capra
Cjanâl (al): per antonomasia: la
vecchia strada della Valcellina costruita
sulla forra omonima
Cjaranda: pezzo di bosco
Cjarestia: carestia - penuria
Cjandela: candela
Cjariada: carreggiata
Cjandelèir: candelabro
Cjaròdela: angelica - pastinaca sativa
Cjandelèir: caglio giallo
c
Cjaròdeles: le bolle che si formavano
sulla pelle a contatto con la pianta
Cjanes de la gola: gargarozzo - strozza
Cjanora (lana): lana bianca - candida
Cjarpedai: uno che incespica di
continuo
Cjantâ: cantare
Cjarta: carta
Cjanton: cantone
Cjartêr: pioppo tremulo
Cjantonâl: armadio ad angolo
Cjartêr: boletus auriantiacus o
porcinello rosso
Cjap: gruppo (mucche - case giovani), gregge, stormo
Cjarvòn: carbone, biacco carbonarius
Cjapâ: prendere - afferrare, attecchire
Cjasa: casa
Cjàpa: forcina per i capelli
Cjasadaldiàul: molto lontano
Cjapâ dentre: rimanere impigliato sbattere contro qualcosa
Cjastiâ: castigare - punire
Cjapàssela: prendersela - offendersi
Cjastièl: castello
Cjapièl: cappello
Cjastròn: montone, zuccone
F 24 f
Cjatâ: trovare - far visita a qualcuno,
incontrare
Cjatât: trovato - incontrato
Cjavàl: cavallo
Cjaveč: gruppo di case
Cjavedâl: alare
Cjavèl: capello
Cjavelàda: chioma
Cjàvena: collare in legno per animali
Cjavìla: caviglia
Cjavrôul: capriolo
Cjcâ: masticar tabacco
Cjca: mozzicone di sigaretta - sigaretta
Cjchera: tazzina
Cjcolata: cioccolata
Cjcolatin: cioccolatino
Cjèlica o cjerica: chierica - tonsura
Cjoc: ubriaco
Cjòc: uccello notturno, probabilmente
allocco
Cjòca: ubriacatura - sbornia
Cjòmpu: persona con una mano
rattrappita
Cjossal - cjossela: coso - cosa
(qualcuno o qualcosa di cui non si
ricorda il nome) - arnese - aggeggio
Cjossolâ: armeggiare - fare
Cjùcjâ: succhiare, bere smodatamente
Cjùcju: ciuccio
Clâf - clâs: chiave - chiavi
Clamâ: chiamare
Clànfa: cambra
Clap - clas o claps: sasso - sassi
Clap de la smarva: sasso forato
naturalmente che veniva posto sulla
porta come protezione dalla smarva
Claut: chiodo, Claut (paese)
Clip o cliput: tepore del focolare
Cloce: dondolare - tentennare
Clochigna: oggetto malfermo e
scassato, persona con andatura
claudicante
Clocignâ: cigolare
Clopa: nuca - collottola
Clostra: colostro, parte cremosa del
latte munto da mucche che avevano
partorito da poco
Clostre: chiavistello
Clucâ: tracannare - ubriacarsi
Clucada: sorsata
F 25 f
c
Clupâ: sonnecchiare stando seduti
Colarîa: gruppo di persone
Clusa: siepe
Coleti: pupazzo di legno - marionetta
Cocalâr: albero di noce
Colm: trave di colmo del tetto
Còchela: noce
Colombina: russula
Cocodêc: coccodè - imitazione del
verso della gallina
Coltâ: concimare
Coltra: coperta
Coda: coda, organo maschile
Coma: come
Coda mucìna: equiseto
Comare: ostetrica, testimone di nozze
- madrina del figlio
Codâr: custodia semiconica in legno
per la cote
Comedâ: aggiustare - sistemare
Codaròss: codirosso, credulone ingenuo
c
Comedòn: gomito
Codarùč: ultimogenito, quello più
indietro in una fila
Còmedu: comodo
Còmet: agio - comodo (sost.)
Codîns e codôns: proprietari, i primi
di capre e i secondi di mucche, che si
contendevano i pascoli
Companade: companatico
Codùmar: cetriolo
Compare: testimone di nozze padrino del figlio
Cogu: cuoco
Complen: sazio, gonfio
Còguma: caffettiera
Compliment: complimento - elogio congratulazione
Cojabitât: predica - paternale - critica,
preghiera (salmo)
Conàle: caglio, stupidotto
Côl: colino
Condòt: gabinetto
Colâ: cadere - gocciolare (naso sangue)
Condurasse: essere disposto - aver la
volontà - decidersi
Colač: ciambella (una collana “de
colaž” veniva regalata dai padrini ai
cresimandi)
Cone: cuneo, somma consistente da
pagare
F 26 f
Conferî: giovare - far bene
Cop: coppo - tegola
Confèrla: consolida maggiore (usata
come unguento per le botte)
Cop: coppo di rame per attingere
acqua dal secchio
Confessòur: confessionale
Copa: incavo, avvallamento
Conforme: secondo - come
Copâ: ammazzare, spegnere (luce televisione - gas)
Confuârt: conforto
Confuartâ: confortare
Confušionâ: confondere - creare
confusione
Coradèla: interiora di piccoli animali
Corài: perlina
Coràju: coraggio
Consuvrìn: cugino di secondo grado
Coranta: quaranta
Contâ: narrare - raccontare
Cordèla: fettuccia - metro in fettuccia
Contâ: contare - enumerare
Core: correre
Cònta: favola
Core davour: inseguire - seguire - stare
dietro, corteggiare
Contegùti: diavolo (si evidenzia che
guta è termine arcaico per capra)
Content: contento - felice - soddisfatto
Contentâ: accontentare - soddisfare
Contentasse: accontentarsi
Contentècia: contentezza
Còresse davour: inseguirsi - giocare a
prendersi
Coriàm: cuoio
Corna: lumaca
Cornàt: lumacone
Contradùra: schifezza - porcheria
Coròto: figura spaventosa per far
paura ai bambini
Contrùm: sporco
Corsàt: gilè
Conturbâ: conturbare - nauseare
Côrt: piccola concimaia fuori casa per
l’“umido”
Conturbât: conturbato - nauseato
Convulso: agitazione - frenesia
Côrt de ledam: letamaio
Cortelač: coltellaccio - manaresso
F 27 f
c
Cortelač cu la fuarfa: coltellaccio
affilato su un lato solo, usato per fare le
palotes
Crèdet: credito
Cos - coss: gerla - gerle
Cresce: crescere - salire (acqua)
Còsal: insetto nero con un codino che
si trovava nelle concimaie
Cressuda: crescita, cresciuta
Crepa: cranio - testa
Cret: precipizio - rupe
Costumâ: castigare - riprendere educare
Cretura: screpolatura profonda della
pelle
Cotegâ: abbindolare - convincere blandire - adulare
c
Crevâ: rompere - spezzare
Cotimu: cottimo
Cric: grillo
Cour: cuore
Cridâ: litigare, sgridare
Cour (de): volentieri - con generosità
Cridada: litigata, sgridata
Cour (un de): persona generosa altruista
Crina: crine vegetale usato nei
materassi
Coût: cote, rigonfiamento di una parte
del corpo dovuto ad una infezione
Crincinâ: scricchiolare - cigolare,
digrignare i denti
Coventâ: occorrere - servire - aver
bisogno
Cristian: persona
Crivèl: setaccio grosso
Cràcela: raganella, uno che non sta
mai zitto
Criviela: setaccio
Cràcial: ragazzino
Croc: legnata
Cragnâ: piangere in maniera fastidiosa
Cròcela: stampella - trampolo
Cragna: sporcizia, muco rappreso
nasale
Crode: credere - pensare - ritenere
Cragnôul: lagnoso - piagnucolone
Cròdia: cotica - cotenna
Cramâr: venditore ambulante
Crognâl: pezzo di corniolo molto duro
e resistente
Creancia: creanza - educazione
F 28 f
Crompâ: comperare
Cuàrnal: frutto del corniolo
Crosaria: regione lombare
Cuarnalâr: corniolo
Cròstal: crostolo
Cuars (fâ i): tradire - fare le corna
Crovàt: corvo
Crovatâ: parlare male - spettegolare
Cuarteis: decima - comunemente la
quarantesima parte del raccolto che si
paga al parroco
Crovatâda: pettegolezzo
Cuatre: quattro
Cruchigna: impugnatura arcuata del
falcjâr
Cuatrecent: quattrocento
Crùcial: persona piccola di statura
Crufasse: accucciarsi
Cùbia: coppia
Cubiasse: accoppiarsi - mettersi
insieme
Crùgnal: tozzo di pane
Cuc: gheriglio di noce o seme della
nocciola
Crût: crudo, freddo pungente (vuoi al
è crût)
Cuc: stipa - lino delle fate
Cruvî: coprire
Cuc (a): gioco del nascondino
Cuacju - cuacja: quatto - quatta
Cuc (šiî a): accasarsi dai parenti della
moglie
Cuadre: quadro, quadrato
Cuadriûl: parte bassa della schiena
Cualchecjossal: qualcosa
Cualchidun: qualcuno
Cuc o cucuc: cuculo
Cucjèta: intelaiatura del letto
Cucòn: crocchia
Cuàr: corno
Cucs dal formai: grumi all’interno del
formaggio invecchiato nella salamoia
Cuarda: corda
Cucurèl: svampitello
Cuarnâ: bere smodatamente
Cudič: diavolo
Cuarnàda: cornata
Cuèla: voglia - volontà
F 29 f
c
c
Cuêt - cueta: quieto - tranquillo, quieta
- tranquilla
Cuncja: pigra - che non ha voglia di
lavorare
Cuetasse: tranquillizzarsi - placarsi
Cundiò: buonanotte
Cufasse o crofasse: accosciarsi accovacciarsi
Cùnfal: individuo di figura corta e
grossa, pigro e indolente
Cugnî: dovere
Cunfìn: confine
Cui?: Chi?
Cunìn: coniglio
Cuindes: quindici
Cuntra: contro
Cuintâl: quintale
Cuòcja: chioccia
Culà: colà
Cuoê: cuocere
Cularia: emorroide
Cuol: collo - gola
Culàta: natica
Cuòssa: coscia
Culatìn: omosessuale
Cuosta: costola
Culavia: laggiù
Cuosta: costa, fiancata di un colle o di
montagna
Culculinsù: sottosopra - rovescio
Cuot: cotto
Cultura: primo taglio di fieno
Cupìn: nuca - collottola
Cumbinâ: combinare - aggiustare
Curagruèles: curaorecchi, curioso spione
Cuna: culla
Curàndal - curandela: persona che è
sempre in giro
Cunč: burro cotto, condimento
Cuncia: condimento
Cunciâ: condire
Curandalâ: girare di casa in casa girovagare
Cunciamûles: epiteto rivolto ad uno
sporco
Curidùra: placenta della mucca, donna
poco seria
Cunciât: condito, conciato
Curinâ: gironzolare
F 30 f
Rufus il Rosso
alto sulla magnolia
merli in fuga
Curnila: cornacchia
Cursor: messo - cursore
Cûrt: corto
Curtîf: cortile
Cuscignèl: cuscino
Cušidura: cucitura
Cušin - cušina: cugino - cugina
Cušina: cucina
Cussì: così
Cuvertour: copriletto
Cuvièria: zolla di terra dell’orto o del
campo
Cuvierše: coprire - ricoprire
Cuvièrta: coperta, ricoperta
Cuvièrte: coperchio
Cuvìgna: voglia di fare
Cuža: cuccia
Cuža: fame
Cužasse: accucciarsi - accovacciarsi
d
Dabànt (stâ): oziare - stare senza far
niente
Dacìes: presso - vicino - accanto
(arcaico per dongja)
Dafâ: daffare
Dafinde: difendere
Dàlmena: zoccolo in legno e cuoio con
chiodi per non scivolare
Dalt: ampio ballatoio in legno coperto
Daltadàlt: soffitta - sottotetto
Dam: danno
Damòt: mosso - smosso
Damove: muovere - smuovere
Cužit: indumento stretto simile al gilè
F 31 f
d
Damovesse: muoversi - affrettarsi
Deit - deic’: dito - dita
Dapardùt: dappertutto - dovunque
Deit pôl: pollice
Dasciâr: piccole ramaglie lasciate nel
bosco dopo il taglio degli alberi
Delegasse: sciogliersi (neve - ghiaccio)
Denandì: all’alba - di buon mattino
Daspa: aspo
Denant: davanti
Davaltadour: arcolaio
Desbranât: senza briglie - scatenato
Davàte: pulire la stalla dal letame
Descedâ: svegliare
Davormàn: subito - di seguito
Descedàsse: svegliarsi
Davòrme: dietro a me, con me
d
Davòrne: dietro a noi, con noi
Descedât - descedada: svegliato svegliata
Davòrse: dietro a lui - loro, con lui loro
Descjadenasse: scatenarsi - andare in
collera
Davòrte: dietro a te, con te
Descjalciâ: scalzare - togliersi dai piedi
Davôur: dietro
Descjulasse: darsi una mossa svegliarsi
Davuôit: vuoto
Desclaudâ: schiodare
Daže: dazio
Descocalâ: togliere il mallo alle noci
De capòt: immediatamente - subito
Descocalâž (vuoe): occhi fuori dalle
orbite
Dèbal - debela: debole
Descolč - descolcia: a piedi nudi
Debànt: inutilmente - per niente invano
Descòmedu: scomodo
Dèbet: debito
Debòt: quasi quasi - tra un po’
Descore: parlare - conversare discorrere
Decaviaca: poco lontano - nei paraggi
Descrošâ: spezzare in due
Deis: dieci
Descušî: scucire
F 32 f
Descuviêrt: scoperto
Despèil: pettine
Desfâ: disfare (letto - maglione),
sciogliere (nodo - treccia)
Despetenâ: togliere le foglie dagli
alberi, tagliare con il coltellaccio i rami
più piccoli di un albero abbattuto
Desfalcâ: togliere dal conto - stornare
Desfiliâ: sfilacciare, ridurre a brandelli
Despiâ: pettinare
Desfiliasse: sfilacciarsi - sfrangiarsi
Despicjâ: distaccare - sganciare staccare
Desflamiasse: disinfiammarsi
Despierde: disperdere, abortire
Desfridât: raffreddato - diventato
freddo
Despièt: dispettoso
Desfrìde: fare un soffritto
Desplašei: dispiacere
Desfrìt: soffritto
Despossènt: persona con qualche
handicap
Desgatiâ: districare
Despuâ: spogliare
Desglonfasse: sgonfiarsi
Dessavît - dessavida: insipido insipida - con poco sale
Desgràcia: disgrazia
Desgraciât: disgraziato
Destacâ: staccare - tirar giù
Desgropâ: sciogliere un nodo
Destièrne: stendere per terra distendere
Desliâ: slegare
Destin: destino
Desliasse: slegarsi, andare in collera
Destinâ: destinare - assegnare,
decidere
Desmintiâ: dimenticare - scordare
Desmintiasse: dimenticarsi - scordarsi
Destirâ: stendere per terra - distendere
- allungare (braccia - gambe)
Desmintiât: dimenticato - scordato
Destirasse: stendersi - sdraiarsi stiracchiarsi
Desmintiòn: uno che si dimentica
tutto - smemorato
Destirât: steso - disteso - sdraiato
Desmontâ: scendere da un mezzo in
movimento
Destracâ: riposare - distendere togliere la fatica
F 33 f
d
d
Destracasse: riposarsi - distendersi
Diu: dio
Destrigâ: annientare - far fuori
Dižembre: dicembre
Destropâ: stappare
Dodes: dodici
Desvuitâ: svuotare
Doi: due
Desvuitât: svuotato
Dolč: dolce
Dežerne: distinguere - decernere
Dole: dolere - far male
Dezimin: decilitro
Dolicâ: avvertire un leggero dolore
Dì: giorno
Dolôur: dolore
Dì de vuora: giorno feriale
Doman: domani
Diàul: diavolo
Dombrèna: ombra
Didâl: ditale
Donela: donnola
Diespa: vespa
Dongja: vicino - accanto - presso
Diespâr: vespaio
Dople: doppio
Diestra: destra
Dopomai: da molto tempo
Dint: dente
Dopomesdì: pomeriggio
Dirêa: diarrea
Doprâ: adoperare - usare
Diše: dire
Dormî: dormire
Dišinouf: diciannove
Došenta: duecento
Dišisièt: diciassette
Doul: pena
Dišivuòt: diciotto
Dova: doga
Dismintiâ: dimenticare - scordarsi
Dreciâ: raddrizzare, rimettere a posto
qualche slogatura
Dišun: digiuno
F 34 f
Luce dorata
Il torrente contento
fa le capriole
Drècia: treccia
Duč: tutti
Duminia: domenica
Durieša: dura da rompersi o da
estrarre il gheriglio (noce)
Dusdoi: entrambi
Dut - duta: tutto - tutta
Dutrina: catechismo
e
Ecce homo: persona malconcia - in
stato pietoso, bambino con i vestiti
sporchi
Efièt: effetto
Erba de côl o coladòria: erba per
trattenere le impurità del latte licopodio
Erba de San Šuan: iperico
Ereditâ: ereditare
Ereditât: eredità
Erta: spalletta di porta o finestra
Èsteru: estero
Èstru: estro
Etât: età
Eisse: essere
Elieše: eleggere
Energja: energia
Enga: acetosa
F 35 f
e
Nubi col sole
la strega sulla testa
presto svanita
Falcjâr: asta di legno della falce
Falèt: felce
Falopa: errore, magro affare
Famêa: famiglia
Fanèla: flanella
f
Fantaciàt: ragazzaccio
f
Fantàt: ragazzo
Farc: talpa
Farinela: farinello - chenopodio bianco
Fâ: fare
Farinosa: attributo della neve quando
cade simile alla farina
Fâ boô: dare un’occhiata - fare una
visita veloce - affacciarsi
Farsoria: padella
Fâ l’amôur: essere fidanzato o
fidanzata con qualcuno
Fas - fas: fascio di fieno
Faâr: faggio
Fascìna: fascio di ramoscelli
Fadia: fatica
Fascinâr: fascina grande
Fagnàn: uno che non ha voglia di
lavorare - di far niente
Fašolâr: pianta di fagiolo
Falč: falce
Fašop: tontolone - stupido
Falcìn: falcetto
Fašòul: fagiolo
Fassolet: fazzoletto per coprire la testa
F 36 f
Fassolet da nâs: fazzoletto per il naso
Fevrâr: febbraio
Fastide: fastidio, svenimento
Fì - fia: figlio - figlia (talvolta usati
anche dagli adulti rivolgendosi a figli
non loro)
Fastide (vegnî o colâ in): perdere i
sensi - svenire
Favelâ: parlare
Favièla: favella - capacità di parlare
Feda: pecora
Fedâr: pecoraio
Fedeil: fedele
Fêil: fiele
Femena: donna, di sesso femminile,
moglie
Fen: fieno, l’unico taglio nel prato
magro
Fenâ (a): dare la propria mucca a
qualcuno temporaneamente, perché si
ha finito il foraggio
Fenasse: mangiare
Fenât: pasciuto
Fenîl: fienile
Fenòle: finocchio
Fenta: finta
Fia: bambola di pezza - di stracci
Fiât: fegato
Fier: ferro
Fier da fûs: strumento per la
lavorazione dei rastrelli o altri oggetti
Fier da gjamba: lama tagliente con
impugnature alle due estremità,
utilizzabile o libera oppure bloccando
un’estremità sotto il ginocchio
Fier da gualivâ: detto anche “fier da
gjamba”. Questo attrezzo veniva usato
nella lavorazione delle palotes e anche
in quella dei cucchiai
Fiesta: festa
Fifulâ: aver brividi di freddo - patir
freddo
Figuràta: figuraccia
Filèt: frenulo sublinguale
Fìlia: filamento
Filostocâ: pensare in modo ossessivo
ad una cosa, a volte ingrandendola con
l’immaginazione
Feràcia: ferro o metallo scadente ferraglia
Filùca: furbacchione
Ferâl: lanterna
Finadalmont: fine del mondo - evento
catastrofico
Feriàda: inferriata - recinzione
F 37 f
f
Fioč - fiòcia: figlioccio - figlioccia
Flôur dal mâl de cjâf: daphne
mezereum
Fioldeuncan: mariuolo
Flôur de blâs: anemone fegatella
Fiss: denso - sodo (carne) - fisso saldo, fitto (di cosa che va diradata)
Flôur de la broša: colchico
Fistolâ: fantasticare - arrovellarsi
Fluscja: favilla del fuoco o piccolo e
rado fiocco di neve
Flagjelumdei: pestifero - bambino
vivace
Fluscjâ: nevicare appena appena
Flama: fiamma
Fogolâ: fare fuoco - mantenere vivo il
fuoco
Flamada: fiammata
Fôla: mantice
Flânc: fianco
Fònc: fungo
Flap: fiacco - fiappo - mogio
f
Fonda: fondamenta
Flâsc: fiasco
Flât: fiato
Fondacjus: feccia - depositi sedimenti
Flàuria: fragola
Fondìn: cassetta dell’ambulante
Flit: insetticida spray
Fondrùms: fondi di caffè
Flitâ: spruzzare insetticida
Fonghèta: lepiota procera o mazza di
tamburo
Floc: fiocco (neve - nastro)
Fôr: forno
Florî: fiorire
Forbî: spolverare - ripulire
Floridura: fioritura
Forbìda: spolverata - ripulita
Florît: fiorito
Flossa: allentata - floscia
Fòrchela: interstizio tra le dita del
piede
Flôur: fiore
Forcja: forca, valico
Flôur (la): fioretta del vino o dell’aceto
Forcjass: forcella di bicicletta o fionda,
pertica biforcuta
F 38 f
Forcjssa: forbicetta (insetto)
Fraidisse: andar marcio - fradicio
Forêst: straniero - non del paese
Frait: marcio
Formai: formaggio
Frajâ: sperperare - spendere - dissipare
Formai cu’la cigòla: formaggio salato
grattugiato e cotto assieme ad un
soffritto abbondante di cipolla
Franc: franco: usato al singolare al
posto di lire
Formai frit: fette di formaggio salato
dorate nel burro fuso
Forment: frumento
Fornâr: fornaio
Fornâs: fornace
Fossâl: fossato
Fota: rabbia - ira - collera
Fota: noia - fastidio
Fota (vegnî su una): arrabbiarsi andare in collera
Fota (venin una): essere stufo - non
sopportare più qualcosa o qualcuno
Fouc: fuoco
Fôur: fuori
Fôur (de): fuori - all’esterno
Fous: piccola forra - cavità
Fracâ: comprimere - premere - calcare
Frade: fratello
Frânc: franco nel mangiare - di buona
bocca
Franculìn: francolino (uccello)
Frantùm: frammento - pezzetto
Franžèis: francese
Frare: frate
Fratòn: frattazzo
Fratonâ: lisciare l’intonaco usando il
frattazzo
Frecia: canna comune - pianta
che cresce in zone umide. Veniva
usata anche per la costruzione dei
“cagadours”. Brombi, personaggio
eccentrico, viveva buona parte
dell’anno “inta li frèces”
Frêit - frêida: freddo - fredda, il freddo
Frenc: tomaia di cuoio che veniva
sagomata e inchiodata sullo zoccolo di
legno
Fresancòn: uomo alto - magro e rigido
Freschin: odore di uovo o pesce
Friâ: fregare - portar via
Fraidî: marcire
F 39 f
f
Friâ: sfregare (linzoi - brês), lucidare
(cjaldeirs - cjandeleirs)
Fruntasse: irrigidirsi per oppore
resistenza
Friada: sfregata - fregatura
Frusignùm: fuliggine che si forma
sulle pentole a contatto con il fuoco
Friât: fregato - sfregato - lucidato
Frust: logorato - consunto
Frìca: truciolo di legno
Frûst (stâ sul): stare antipatico - essere
odioso
Frìca: ritaglio di formaggio fresco
messo nelle forme
Fuacia: focaccia
Fricia: cicciolo
Fuarcia: forza
Fricia: porzione di carne (“fricia de
cjâr - de cunîn - de polač”)
f
Fuarfa: forbice
Fride: friggere
Fuârt: forte
Fritât: frittata
Fùfigna: inezia - bazzecola cianfrusaglia
Fritòla: portantina - cassettiera per
ambulanti
Fufignât: stropicciato - sgualcito;
spiegazzato
Frìtola: frittella
Fugulìn: lucciola
Frolî: frollare
Fui - fui: fuggifuggi - cosa fatta in
fretta
Frosc: fuscello
Fulgìc: vivace
Fruciâ: fare a pezzi servendosi di un
oggetto o dei denti - spezzare
Fulinâ: cercare - rovistare
Frùcia: briciola
Fulpiâ: pestare - calpestare (anche
riferito a persone)
Fruciàda: carne pizzicata, dito pestato
con un martello o con un oggetto che ti
cade sopra
Fum: fumo
Fum (par un): appena appena, per un
attimo
Frugâ: consumare - logorare
Frugnâ: strofinare - sfregare (occhi lenzuola)
Fumâ: fumare, affumicare
Fumaron: polverone
F 40 f
Pioggia sottile
il bosco si colora
raggio dorato
Fuòssa: fossa
Furmìa: formica
Furmiâr: formicaio
Furminànt: fiammifero
Gardela: graticola - griglia
Fûs: fuso
Gardelin: cardellino
Fuseta: razzo
Gardič: graticcio
Fusina: fucina, cottura delle
pannocchie sulle braci
Gargnèl: chicco - acino - granello briciolo (uva - caffè - sale - granoturco
- fagiolo - corona)
g
Gabàn: cappotto - paltò
Gabana: casacca
Garòfal: garofano
Gastricu: gastroenterite
Gàtia: solletico
Ghež: diavolo
Gabiòt: piccola costruzione di legno o
di lamiera
Ghigna: muso - faccia - ceffo
Galeto: cantharellus cibarius o galletto
Ghirba: pelle - pellaccia
Galiòf: gaglioffo - manigoldo
Ghirmâl: grembiule
Galòn: natica
Gioncle: giunco
Galùp: giovinastro - una buona lana
Gjâ: gazza
Garbu - garba: aspro - aspra - acido acida
Gjabia: gabbia
F 41 f
g
Gjabiàt: voliera
Gjrgjn: palo portante e ruotante della
porta d’ingresso
Gjàl: gallo
Glač: ghiaccio
Gjalèit: recipiente in legno per il latte
Glacèra: luogo freddo - gelido
Gjalinàcia: iris selvatico
Glàcia: gelo - paesaggio gelato
Gjalùt: corydalis (fiore)
Glaciât: ghiacciato
Gjamba: gamba
g
Gjàmbar: gambero
Glacìn: chiodo largo appuntito che
si metteva sotto gli zoccoli di legno
(dalmenes)
Gjambassila: persona dalle gambe
lunghe e magre
Glagn: gugliata (filo - spago - lana)
Gjara: ghiaia
Glamùč: gomitolo
Gjarin: ghiaino
Gland: ghianda
Gjàspa: racchetta da neve - ciaspola
Glàsima: mirtillo
Gjat: gatto
Gleria o leria: edera
Gjàtes: addensamenti di nubi,
agglomerati di polvere sotto i letti
Glèsia: chiesa
Glesiùt: capitello votivo
Gjatolâr: salicone
Glîr: ghiro
Gjava: cava
Glotî: inghiottire
Gjavâ: togliere - cavare
Glova: rostro per girare la cagliata
Gjavastrops: cavatappi
Gnagna: zia (vezzeggiativo)
Gjavavuòe: libellula
Gjlera: bambino furbo e vivace
Gnàgnera: fiacca - spossatezza febbriciattola - indolenza
Gjornâl: giornale
Gnanc’ o nanc’: neanche - nemmeno
Gjra: donna poco seria
Gnecal - gnechela: apostrofe diretta ai
bambini, abitanti di Barcis: “i gnechi de
Barces” (canzonatorio)
F 42 f
Gnêrf: nervo - nerbo
Gnervadura: nervatura - sistema
nervoso - legamenti - muscolatura
Gošaròt: gargarozzo - pomo d’Adamo
- esofago
Gošièr: uno che quando parla urla
Gnèspal: nespola
Got: bicchiere
Gnespalâr: nespolo
Gota: goccia
Gnic o gnical: piccola quantità
Gotâ o gotignâ: gocciolare piovigginare
Gnis: corno di mucca con cui si
giocava colpendolo con una pietra
piatta (lastra)
Gnò - gnôs: mio - miei
Gnuca: intelligenza - perspicacia acume
Gracia: grazia
Gràmela: gramola, mandibola
Gramolâ: masticare, maciullare
Grânf: crampo
Godìbal: gioviale - faceto compagnone
Grap: utensile per incavare le palòtes
Gofa: tasca
Grapèla: rampone a 4 punte, più
leggero del gris, per scarponi e
scarpetes
Gola: voglia - brama - desiderio
Golàna: collana
Golèt: colletto
Gòmet: vomito
Gôrc: gorgo - pozza profonda del
torrente
Gratâ: grattare - grattuggiare
Grataròla: grattugia
Gratât: grattugiato
Gràtela: mensola porta piatti
Grava: letto ghiaioso del torrente
Gorgna: grondaia
Gravâl: canalone ghiaioso
Gôs: affanno
Grèbela o crèbela: dirupo - rupe balza
Goša: gozzo
Gošâ: gridare - urlare
Grêf - greva: greve - pesante
Grifa: artiglio, mano
F 43 f
g
Grigna: deposito di foglie annesso alla
stalla
Guantiera: vassoio
Guàrbela: orbettino
Grignòn: erica
Guciâ: affilare - arrotare
Grim: grembo
Guciafuàrfes: arrotino
Gripiòn: scorpione
Guciât: affilato
Gris: rampone a sei punte per scarponi
Gucjâ: lavorare a maglia
Grîs: grigio
Gucjarìn: cucchiaino
Grisòla: graticcio di legno che si
metteva sulla piastra della stufa per
asciugare gli indumenti
Gùcju: lavoro a maglia
Guera: guerra
Grispa: grinza - ruga
Gumitâ: vomitare
Grisulàt o grìsal: brivido
g
Gurle: gioco costituito da una grossa
noce forata, un’elica di legno infissa e
azionata da un filo
Grisulòn: silene alba
Grogal - groghi: soprannome dato agli
abitanti di Bosplans
Gurlèta: filatoio
Grogren: gros-grain - nastro di tessuto
rigido cordonato
Gušela: ago
Gušelâr: agoraio
Grop: nodo - nodo alla gola
Gušelâr: borsa del pastore
Grup: difterite
Gušelàta: moscacieca (gioco)
Guâ: lisciare con il rastrello le zolle
appena zappate
Gušelin: spillo
Guàita: spia
Guta: capra (arcaico)
Guàita (fâ la): spiare - fare la spia - fare
la posta
Gualîf: liscio - uniforme
Gualivâ: uniformare - lisciare livellare
F 44 f
Verde tenero
nascono nuovi faggi
tra foglie morte
i
Ieir: ieri
Imbabarossât: intabarrato - coperto
molto bene
Imbarlumâ: abbagliare - accecare
Imbarlumât: abbagliato dalla luce
Imbevarâ: portare le mucche a bere o
dare loro da bere
Imbignâ: accumulare (roba da lavare
- da stirare - soldi), tenere dentro di sè
dispiaceri o preoccupazioni
Imbrojâ: imbrogliare - trarre in
inganno
Imbrojòn: imbroglione
Imbušâ: imbucare - riporre in un
luogo nascosto
Impanisse: infeltrirsi
Impastorât: legato con pastoie impacciato
Impelagât: impegolato
Imbilada: arrabbiatura - travaso di bile
Impestâ: appestare - ammorbare infettare - contaminare
Imbilasse: arrabbiarsi - aver un travaso
di bile
Impestât: infetto - contagiato appestato
Imboraciasse: eccitarsi - infervorarsi
Impetalât: avviluppato - appiccicato impiastricciato
Imboraciât: euforico - eccitato
Imbraciolâ: abbracciare
Imbramît: intirizzito - assiderato
Imbrentalasse: finire in qualche
situazione poco buona
Impevarâ: pepare
Impevarât - ada: pepato - pepata
Impiâ: accendere (fuoco - luce - radio)
F 45 f
i
Impirâ: trafiggere - infilzare, infilare
(cruna dell’ago)
Inciuvitât: intontito - ubriaco
Incjalcjada: incalcata
Implenî: riempire
Incjamò: ancora
Impletâ: ripiegare (lenzuola asciugamani - maglie)
Incjarnîda: incarnita (unghia)
Impòla: salice
Incjarnît: incarnito (pelo)
Imposdomàn: dopodomani
Incjarpedàsse: inciampare incespicare
Impradisse: inerbarsi - diventare prato
Incjastre: incastro
Impradît: (campo) non più coltivato e
diventato prato
Incjocasse: ubriacarsi
Impraterìbal: indispensabile - senza
dubbio - irrinunciabile
Inclaudâ: inchiodare
Incoconâ: imboccare
Imprest: arnese - attrezzo - utensile
i
Incolaciât: acciambellato (serpente)
Imprest (a l’): in prestito
Incolorî: colorare - dipingere
Imprestâ: prestare - dare in prestito
Inconeglât: coagulato (sangue) rappreso
Inacuàršese: accorgersi - notare rendersi conto
Incornišâ: incorniciare
Incagolâ: raccogliere il fieno in covoni
Incoûf: la festa che si fa quando si
termina la costruzione di una casa
Incalmâ: innestare
Incancrignît: anchilosato - rigido inattivo
Incretasse: trovarsi in montagna sopra
un precipizio e non sapere in che
direzione muoversi - incrodarsi
Incaponisse: ostinarsi - intestardirsi
Incrošâ: incrociare
Incàssar: varco ricavato tra due
versanti
Incruciasse: accovacciarsi - abbassarsi
piegando le ginocchia
Incìnde: aver un gusto acido, bruciare
(ferita - occhi)
Incrudulît: intirizzito - indurito
Inciussît: intontito - assonnato
F 46 f
Incuardadùra: contrattura della
muscolatura dovuta ad un lavoro
insolito o ad una lunga camminata
Incugn: incudine
Incuntuârt: slogato (piede - braccio mano)
Indavôur: indietro
Indolentrât: indolenzito
Indormedî: addormentare
Indormedisse: addormentarsi
Indormedît: addormentato, poco
sveglio
Indòrmia: anestetico
Indrett: soluzione - il verso giusto
Infiêr: inferno
Inflamiasse: infiammarsi
Infôur (al): tranne - eccetto
Infrengâ: inchiodare la tomaia di
cuoio alle palòtes
Ingjòstre: inchiostro
Inglamuciâ: avvolgere la lana in
gomitolo
Inglamuciât: raggomitolato su se
stesso, avvolto in gomitolo
Inglaviâ: avvolgere il filo ingarbugliarlo
Inglaviât: avvolto - annodato (filo) ingarbugliato
Ingleis: inglese
Ingrišignisse: rannicchiarsi rattrappirsi - rabbrividire
Ingrišignît: rattrappito - infreddolito
Ingrispât: grinzoso - increspato
Ingrišulasse: rabbrividire
Ingropâ: annodare
Ingropât: annodato - intricato,
commosso
Ingrošidura: raucedine
Infrusignât: sporco di fuliggine
Ingrošît: affetto da raucedine - con la
voce rauca
Infumentâ: avvolgere di fumo
(sigaretta - fuoco)
Inmulasse: fare come il mulo ostinarsi - rifiutarsi di fare qualcosa
Infurmiâsse: informicolarsi
Inmulât: corrucciato - con il muso
Infurmiât: informicolato
Inorsasse: arrabbiarsi - adirarsi
Ingatiât: peli o capelli pieni di nodi
Inrabiasse: arrabbiarsi
Ingjambarlasse: incespicare
F 47 f
i
Insanganât: insanguinato - sporco di
sangue
Intìvu: caso - un terno al lotto
Intiziâ: stuzzicare - provocare, indurre
in tentazione
Inšegn: ingegno
Insemenît: scemo - rimbambito
Intopât: capitato per caso - trovato
(con qualcuno - in una situazione)
Insestasse: cambiar vita - mettere la
testa a posto
i
Intôr: intorno
Insièmin: insieme - assieme
Intorgalât: avviluppato - intricato
Insòmp: in cima
Intortiriciâ: attorcigliare - avvolgere
Insordî: assordire
Intortiriciât: attorcigliato - avvolto
Insuriâ: far arrabbiare - far incollerire
Intossiâ: intossicare - ammorbare
Insuriasse: adirarsi - arrabbiarsi
Intrigâ: intralciare - dare impaccio ostacolare
Intassâ: accatastare
Intrigasse: impicciarsi - intromettersi
Inteir - interia: intero - intera - del
tutto simile a
Intrigât: intricato, in difficoltà,
intromesso
Intenše: intingere
Intrigu: intrigo - impaccio - ostacolo intralcio
Intênt: tinto
Intimèla: federa
Introitu: colui che l’ideatore di una
bravata o di una malefatta
Intinde: tendere, preparare una
trappola per topi o un ferro per la
cattura degli uccelli
Intropedu: impedito nell’incedere goffo nel muoversi
Invecjâ: invecchiare
Intinde: intendere - capire - afferrare
il senso
Invelegnâ: avvelenare
Intìndessela: intendersela - andare
d’accordo, avere una tresca
Invertît: omosessuale
Intivâ: trovare - incontrare per caso o
in modo fortuito
Inviasse: avviarsi - cominciare la
strada
Intivàsse: trovarsi per caso
Invidricît: avvizzito - rinsecchito
F 48 f
Per catturare,
un diadema di perle,
acqua su seta
Inžampu: inciampo - ostacolo contrattempo
Inžens: incenso
Inžirigâ: stuzzicare - indispettire gabbare
Inžucarâ: zuccherare - addolcire
l
Lâc: lago
Inžucarât - inžucarada: zuccherato zuccherata
Lacèt: corda che legava con un nodo
scorsoio un carico di legna, appesa poi
alla carrucola
Istât: estate
Laciâ: allacciare - legare
Iterižia: ittero
Ladìn: cedevole (riferito a ciocco di
legno)
j
Jelôus: geloso
Jescî: uscire
Jode: vedere
Judèl: giudeo, bambino vivace
Lagrima: lacrima
Lai: guasto - andato a male (latte)
Làip: trogolo del maiale
Lama: pozzanghera
Lamarin: lamierino
Lambicâ: penare -tribolare
Lampa: acciarino
Lanič: laniccio
F 49 f
j-l
Laniciâr: infreddolito
Lavadura: schifezze - cose di poco
conto, minestra poco consistente
(dispregiativo)
Lapâ: mangiare
Lavandin: mobiletto per la camera
dotato di catino e brocca
Laparsòt: là sotto - nelle parti intime
Lapis: matita
Laveč (fâ un): versare acqua per terra
bagnando il pavimento
Lârc: ampio - largo - spazioso
Lavina: valanga - slavina
Lârc (a): con abbondanza di posto con più spazio
Lavinâl: scivolo fatto con la neve
per slittare, scivolo per far scorrere i
tronchi tagliati
Lare: larice
Lare - lara: ladro - ladra
Lavra o lavera: cengia rocciosa
Largja: larga - ampia
Lavre: labbro
Larìn: focolare
l
Lazèt: gioco a rincorrersi e toccarsi
con una mano dicendo: buna! Colui
che viene toccato deve a sua volta
inseguire i compagni.
Lasarèt: disordine - sporco
Lat: latte
Ledam: letame
Lat cui bacons: latte con bocconi di
pane
Ledrâ: rincalzare le piante di
granoturco - patate o fagioli
Lata: correnti delle pergole - assi
distanziate del dalt, latta
Ledrosâ: girare a rovescio
Lataria: latteria, seno abbondante
(scherzoso)
Ledròus - ledrosa: rovescio - rovescia
Legn: legno
Latešin: smalto bianco
Latisoul: crespigno comune. Pianta
raccolta come cibo per i conigli
Legnola: finto albero costruito con
bastoncini di legno e rametti intrisi di
vischio per la cattura degli uccelli
Làubia: passaggio coperto per accedere
ad un cortile interno
Legrècia o alegrècia: suono della
campana quando moriva un bambino
Lavadinc’: ceffone
Lelu: stupidotto - con la testa per aria
Lavadôur: lavatoio
F 50 f
Lèmet: ristagno d’acqua dove si
formano anche delle alghe
Lenga: lingua
Lengata: linguaccia - linguacciuto
Lengheta: linguetta delle scarpe
Lengòn: pettegolo - linguacciuto
Lesciva: lisciva - sapone a base di
acqua e cenere
Lescja: falasco
Lescju: stornello - senza cervello
Letovana: puerpera
Levâ: alzarsi dal letto, sorgere (sole),
cominciare (vento), tirarsi su, lievitare
(pane)
Levarin: piede di porco
Liâ: legare
Libâr - libera: libero - libera
Libre: libro, quaderno
Libre de la spesa: quadernetto dove la
cooperativa sociale di mutuo soccorso
segnava gli importi della spesa
Lichet: leccornia - bonbon
Lichet (eisse coma un): persona linda
ed ordinata
Liet: letto (libro), letto (camera)
Lievre: lepre
Ligurinc’: travetto del tetto
Lila: sbronza
Limon: limone
Linghêir: bastone con all’estremità
due punte quasi ad angolo retto, una
per spingere e una per tirare i tronchi
durante la fluitazione
Lingjera: un poco di buono - briccone
Lînt: lente, lentiggine
Linzôul: lenzuolo
Lipera: vipera
Liron: contrabasso
Lisciòt: liscio
Lisciotâ: accarezzare, adulare
Lisêir - lisêria: leggero - leggera
Lîsp: viscido
Liss - lissa: liscio - liscia
Lissa: scivolo fatto con tronchi per far
scendere verso valle le piante tagliate
nel bosco
Lòdar: giaciglio di frasche
Licôur: liquore
Lòfiu: loffio
Lieše: leggere
Lopa: piantina che cresce nelle
coltivazioni di fagioli e patate
F 51 f
l
Novella Dafne
linfa della mia linfa
iato d’amore
Lunare: calendario
Lûnc - lungja: lungo - lunga
Lùnes: lunedì
m
Loša: slitta per slittare o mezzo di
trasporto con ruote o con pattini
Lûs - lûs: luce - luci
Lošat: slitta grande
Luše: brillare - splendere - scintillare
Lošât: alloggiato
Lusimpòn: estero - luogo di
emigrazione
Lošât (ben): ben alloggiato - sistemato
(anche in senso ironico)
Lusina: fabbrica - stabilimento
Lossa: di lusso
Lušint: lucente
Lôuc: luogo - località, appezzamento
fuori dall’abitato
Lušour: chiarore - luce
Louf: lupo
m
Lustre: lucido - lustro, alba
Lovač: farfaraccio - petasites officinalis
Luâl: spiazzo piano per fare il carbone
Mac: mazzo
Lufela: gufo
Macia: bastone - bacchetta
Lùgar: lucherino
Maciacjan: disonesto
Lui: luglio
Lùja: donnaccia
Maciarolùt: omino vestito di rosso che
vive nei boschi e fa dispetti
Lum: lucerna - lume - corteccia di pino
resinosa per far luce
Maciòla: mazza
Macja: macchia
Luminâr: abbaino
F 52 f
Macjâ: macchiare - ungere
Majòn: maglione
Macjàsse: macchiarsi - ungersi
Mâl dal fluss: scariche con perdite di
sangue
Madìns: messa di mezzanotte la notte
di Natale
Malaciât: malaticcio
Madòn: mattone
Maladèt: maledetto
Madràc: serpente
Maladî: maledire
Madrachera: cosa di poco conto cianfrusaglia
Malagracia: dispetto - cattiveria danno
Madre: martora
Malamentre: malamente, male
Madròn: male di visceri - cattiva
digestione
Malcaduto: epilessia
Madurî: maturare, suppurare
(foruncolo), sbloccarsi (raffreddore)
Mafia (fâ una): darsi delle arie - fare
l’elegantone
Malcondurancia: indolenza - pigrizia
Malcondurânt: indolente - mal
disposto
Maldirièt: malmesso - disordinato
Magagnât: pieno di acciacchi
Malfidànt: diffidente
Magàlža: donna di malaffare
Malincoûr (a): malicuore (a)
Magàlžu: malandrino
Malnassût: malnato
Magnifica: cibo - il mangiare
(scherzoso)
Malpidiâ: diffamare - maltrattare
Magolâ: strapazzare - stropicciare arruffare
Malsešolât: malmesso - mal sistemato
Malstâ: malessere - disgusto
Mai: maggio
Maltòn: orecchioni - parotite
Mai: maglio
Malusât: abituato male
Maja: maglia - maglia intima
Malùta: mallo
Majeta: maglietta
Malvuole: malocchio
F 53 f
m
Mam: da bere (nel gergo usato con i
bambini)
Mantîl: tovaglietta
Mami: vino (gergale)
Manutengo: complice - mezzano manutengolo
Man žanca: mano sinistra
Mâr: mare
Mana: mana (lassativo)
Maraman: ragazzo particolarmente
vivace e difficile da gestire, arimanno
Manaria: scure
Marangòn: falegname
Manarùt: piccola scure
Maràntega: strega - befana
Manč - manša: manzo - manza
Marč: marzo
Mancjâ: mancare - scarseggiare
Marcâ: segnare - annotare
Mancjamai: putacaso
Marcantoniu: marcantonio - grande e
grosso
Mancu: meno
m
Marcanzia: paccottiglia - cianfrusaglie
Mancumâl: menomale - abbastanza
bene - discretamente
Marcheis: marchese, mestruo
Mandolàt: torrone
Marciòn: scazzone (pesce)
Mane: manico - gambo
Marcjadànt: mercante
Manècia: guanto
Mare: madre, stecca dell’ombrello
Manèl: stupido
Mània: manica
Mare: fondiglio - sedimento del vino o
dell’aceto
Maniascin - a: abitanti di Maniago
Mare de la vacja: utero della mucca
Maniât: Maniago
Margarita: mughetto
Manledroûs: manrovescio
Maridàsse: sposarsi
Manovâl: manovale
Marinda: pranzo al sacco di pasquetta
Màntia: manico - maniglia
Maristela: litania - discorsi vani racconto breve
F 54 f
Maršòcal: bambino paffuto
Meda: pagliaio - covone
Màrtar: pover’uomo, martire
Medaâ: medaglia
Màrtes: martedì
Medešina: medicina
Martorèl: martora
Medîl: palo del pagliaio o covone - stollo
Mašarît: macerato
Medòla: midollo
Mascagna: pettinatura alla Mascagni
Mèe - mês: mia - mie
Mascaròn: figura spaventosa per far
paura ai bambini
Meil: mela
Mascaròn (in): maschera - andare in
maschera
Maschera: cloasma gravidico
Mascja: femmina di animale
Mascju: maschio - di sesso maschile
Mašeria: maceria
Massa: troppo
Massalâr: dente molare
Massèla: guancia
Mastiel: mastello
Mataràn: mattacchione - burlone
Meil codogn: mela cotogna
Meil cuot: mela cotta nel forno e poi
cosparsa con un po’ di zucchero
Meis - meis: mese - mesi
Melaciùt: piccola mela
Melâr: melo
Meloss: sorbo degli uccellatori
Menâ: portare - condurre, mescolare
(polenta), girare (manovella), vegetare
Menada: presa in giro, crescita (pianta
- bambino), fluitazione
Menarôst: uno che prende in giro
Materia: pus
Menarôul: uno che prende per i
fondelli
Matiâ: giocare
Menavîž: cacciavite
Matièria: gioco
Mênž: mente
Matuscèl: pazzerello
Meràcal: miracolo
F 55 f
m
Meravea: meraviglia
Mincionâ: nominare - sparlare - ricordare
Meraveasse: meravigliarsi
Minela: bambino birbante
Mešan: mezzano
Miniestra de fašoi: minestra di fagioli.
Uno dei piatti fondamentali della
cucina andreana
Mèscal: mestolo per polenta
Minuciâ: sminuzzare - fare a pezzetti
Mescedâ: mescolare, combinare
qualcosa
Mescede (a): insieme con - alla rinfusa
Mismas: miscuglio - accozzaglia,
tafferuglio
Mescediòt: miscuglio - accozzaglia
Misteir: mestiere
Mesdì: mezzogiorno
Mitanc’ - mitantes: molti - tanti, molte
- tante
Mestre - mestra: maestro - maestra
Mitànt - mitanta: molto - tanto, molta
- tanta
Mesu: mezzo - modo (“a nol è mesu da
convinželu”)
m
Mobilia: mobili d’arredamento
Mete: mettere - porre - collocare supporre
Mobiliâ: arredare
Mieč: metà (“mieč a mi e mieč a ti”)
Moc: mutilo - mozzo, dito mozzo
Mieč: mezzo (“in mieč”)
Mocal: moccolo
Miede: medico
Mocàssela: svignarsela - andarsene
Miei: meglio
Mòchela uvì: finiscila! Smettila!
Mierchi: mercoledì
Molâ: mollare
Mierle: merlo
Molasse: mollarsi - lasciarsi andare
Miešanuòt: mezzanotte
Molèna: mollica
Mièstie - miestia: mansueto domestico, mansueta - domestica,
frutto selezionato non selvatico
Molge: mungere, spillare soldi a
qualcuno
Môlt: munto
Mignògnela: moina - smanceria
Momo: zuccherino - caramella
- dolcetto (nel gergo usato con i
bambini)
Mil: mille
F 56 f
Mondura o moldura: biancheria
sporca - divisa
Moneda: moneta
Monfròn: muso duro
Mont: mondo
Mont: montagna
Montâ: montare - salire (scala automezzo)
Mostiâ: masticare
Mostru: davvero?
Motôur: motore
Môut: modo - maniera
Muàrde: mordere
Muarduda: morso (sostant.)
Muârt: morte
Montàn: peppola (uccello)
Muârt: morto
Montana: pioggia intensa, piena del
torrente
Muc: tedesco
Morbin: vivacità - buonumore
Morèval - morèvela: morbido - tenero,
morbida - tenera
Mucj: gatto (vezzeggiativo)
Mucj!: Zitto!
Mucj mucj: richiamo per il gatto
Moriâl: Montereale
Mûl: mulo, strambo
Morialin - a: abitanti di Montereale
Mùles: intestino
Morlàc: tempo sciroccoso, molle
Mulìa: lampone
Moru: moro - scuro di carnagione abbronzato
Mulìn: mulino
Moscardin: saputello - superbone
Moschèt: baffo
Moscja: mosca
Moscjn: moscerino
Mošenâ: macinare
Mošenìn: macinino per caffè o pepe
Mostač: viso
Mulišit: morbido - molle
Mùnia: scaldino - braciere per scaldare
il letto, suora
Muôl - muôla: molle - floscio allentato
Muôl (in): in ammollo
Muola: molla
Muola: mola - macina
F 57 f
m
Ecco la casa
nella goccia racchiusa
come sospesa
Muss: tocca. Non ci sono alternative.
Seguito da un altro verbo a volte
sottinteso. Dal tedesco müssen
Mussa: parete della casa, asina
Mûr: muro
Mussa: braccio orizzontale fissato
ad un palo girevole per avvicinare o
allontanare la caldaia dal fuoco nelle
malghe
Mûr de mariuž: toponimo. Muro delle
famiglie Mariutto
Murada: muro a secco
n
Muradour: muratore
Mutriu: musone - faccia di cattivo
umore
Muraž: ruderi di un edificio (casa stalla)
Mužal: pannocchia più piccola nella
stessa pianta, tutolo
Murî: morire
Mužal - mužela: bambino dalla faccia
paffuta
Murous - murosa: fidanzato fidanzata
Muži (aria da): aria fredda che
preannuncia l’autunno
n
Mus - muss: asino - asini
Mus blanc: pianta che fa bacche
mangerecce
Musa: faccia - viso
Nâf: nave
Musarola: maschera, museruola
Nàina: sciocchezza - fandonia
Muscìc: muso
Nalcheda: Alcheda
Muscle: muschio
Nalchedans: abitanti di Alcheda
Musèt: cotechino
Napa: cappa del camino, naso grande
F 58 f
Narànza: arancia
Neviada: nevicata
Nâs: naso, scolo del naso
Nevôut - nevoda: nipote
Nasâ: odorare - annusare, avere odore
buono o cattivo
Nežessare: necessario, gabinetto
Nasâ bon: profumare - avere un buon
odore
Niâ: negare
Niciâ: cullare - dondolare - far oscillare
Nasce: nascere
Niecia: sinonimo di nevoda - nipote
Nasciòn: germinazione
Nišâ: aprire una confezione nuova per
iniziare a consumare il contenuto
Nasclài: moccio
Nècal - nèchela: nudo - nuda (forma
arcaica)
Negre - negra: nero - nera
Neîf: neve
Nembiu: nuvolosità scura che proviene
da Barcis
Nišasse: arrossarsi - essere in carne
viva a causa di sfregamento (es. Interno
cosce)
Nišât: iniziato - aperto (barattolo pacco - liquore), arrossato
Nissun: nessuno
Nît: nido
Nerdan - a: abitanti di Erto
Noces: nozze
Nêrt: Erto
Nocia: festa di nozze
Nervostenicu - a: nevrastenico - a
Nodâ: nuotare
Nessa: fretta
Nodâl: natale
Net: pulito - lavato
Nodâr: notaio
Netâ: pulire
Noglâr: nocciolo
Netišia: pulizia
Nola: nocciola
Nevêres: nevicate ripetute
Nola moscjada: noce moscata
Neviâ: nevicare
Nom: nome
F 59 f
n
Soli nel bosco
ci sorprende la pioggia
rosse le bocche
Nût: nudo
Nuvalous: tempo o cielo nuvoloso
Nuvič - nuvicia: fidanzato - fidanzata
Nome: solo - solamente - soltanto
o
Nosèla: color nocciola (filo - lana)
Nostre - nostres: nostro - nostri
Ocjada: occhiata
Notâ: annotare - segnare su un foglio
o
Nòtal: pipistrello
Ocjai: occhiali
Nôuf: nove
Odeo gjgjai: si ripete più volte per
canzonare
Nôuf - nuova: nuovo - nuova
Om: uomo, marito
Noufcent: novecento
Novembre: novembre
Ombraciòn: ombelico - cordone
ombelicale
Nua: nulla - niente
Ombrasse: adombrarsi - infuriarsi
Nua (par): per nulla - affatto, per
niente - gratis
Ombroûs: ombroso - collerico
Nuâr: noce (arcaico)
Ompedin: piccola escrescenza della
cute
Nuàra: nuora
Ongla: unghia
Nùmar: numero
Ongliša o onglišia: pellicina
dell’unghia - cuticola
Nùnzal: sacrestano
Onše: ungere, picchiare
Nuot: notte
Ônt: unto - macchiato, burro cotto
F 60 f
Primule gialle
per noi timidi soli
segni di vita
Onta: unta, legnata
Ontùm: sporco - untume
Opura: oppure
Orâr: alloro
Oraziòn o razion: preghiera
Orbâ: accecare
Orbu: cieco
Ordenare: grossolano - dozzinale sboccato
Orlevâ: allevare - crescere
Orlièvu: figlio - colui che viene
allevato
Orpudalostia: imprecazione
Ors - ors: orso - orsi
Ôrt: orto
Oru: oro
Osmarin: rosmarino
Ospedâ: sbadigliare
Ospedada: sbadiglio
Ostaria: osteria
Ota: minestra densa poco appetitosa
Otimu: maggiorenne
Otobre: ottobre
Ouf: uovo
p
Paâ: pagare
Pàa: paglia
Pàa: paga - salario
Paca: botta - pacca - percossa
Pacâ: picchiare - battere - bastonare
Pacagnita: fanghiglia - poltiglia
Pacàss: pasticcione
Pacassaria: pasticcio - cosa mal fatta
Pacjoti: bambino tranquillo e pacioso
Pacòndria: ipocondria - pigrizia
F 61 f
p
Pacondriòus: pigro - ipocondriaco
Pan - planc: pian piano
Padìm: tregua - riposo
Pan - planùt: pianino, a piccoli passi
Padre: termine con cui ci si rivolgeva
al parroco
Panada: pancotto
Panaria: madia
Paêis - paêis: paese - paesi
Pande: rivelare - palesare
Pagnaca: poltiglia fangosa
p
Pagnoca: pagnotta
Pandòle: pandolo - persona imbranata
- poco furba
Pagugna: viburno
Panedavìn: falò epifanico
Paiažo: pagliaccio
Panèt: panino
Paidî: espiare - pagare
Panevin: acetosella
Paissa (fâ la): fare la ferma - puntare
una preda, addocchiare una ragazza
Pangèl: pennecchio di lana preparato
per la filatura sulla conocchia, bimbo
paffuto
Pajeta: paglietta
Panòla: pannocchia
Pâl: palo
Pantalòn: babbeo - sciocco
Palanca: moneta - soldo
Pantiana: ratto
Paletò: cappotto - paltò
Panuč: pannolino
Palmâr: foglia dello spondilio o sedano
dei prati, usata come foraggio per i
conigli
Panza: pancia
Panžeta: pancetta
Palmòn: polmone
Palostia: imprecazione
Papes de lin: cataplasma con la farina
di semi di lino
Palota: zoccolo in legno e cuoio
Papìn: schiaffo
Palpaquà: persona priva di carattere
Papina: schiaffo
Paltam: fango
Papussa: pantofola
F 62 f
Pâr: paio
Parèir: parere - opinione
Par da bon: per davvero - sul serio
Parele (a): affiancati - vicini - simili
Parâ: spingere - ridurre qualcuno o
qualcosa a pezzetti (in tocs - in stices in sfrindeles)
Parentât: parentado - parentela
Parâ a remengu: rovinare - ridurre sul
lastrico - mandare a quel paese
Parâ jù: spingere giù - far cadere,
inghiottire, mangiare smodatamente
Parâ su: mandare su - infilare spingere in su
Parâ via: allontanare - mandare via andarsene - partire (in senso esteso:
morire)
Paradîs: Paradiso
Parasse: difendersi
Parcà: grande così, per di qua
Parcê?: Perché? - Per quale ragione?
Parcêche: perchè - per la ragione che
Parcent: buono spesa conteggiato sul
totale della spesa annuale elargito ai
soci della cooperativa
Pardabon: davvero - sul serio
Pare: padre
Parecjâ: apparecchiare - preparare
Parèi: sembrare - parere
Parei bon: stare bene - fare bella figura
Parentre (ca - la): qui vicino - nei
dintorni
Parìč: pagliericcio
Paròm: per ciascuno - per ognuno
Paron: padrone, marito
Parsèmbal: prezzemolo
Parsot: sotto
Part: parte - fetta (torta)
Partinde: pretendere
Parùssela: cinciallegra
Parzùchigna: topinambur
Pâs: pace
Pasca: pasqua
Pasce: imboccare
Pascjolasse: scomporsi - darsi pena
Passèra o pass: catasta di tronchi
bloccata da quatto pali
Passion (la): croce decorata di tutti i
simboli della passione che si porta in
processione il venerdì santo
Passòn: pascolo
F 63 f
p
Passùda: sazia - pasciuta, quantità che
nausea - da fastidio
Patus: tritume di paglia
Paussâ: riposare - rilassarsi - stare in
ozio
Passût: sazio - pasciuto
Pastasuta: pastasciutta
Pàussa: sosta per riposare - per
appoggiare il fascio di fieno o un carico
di legna.
Pastec: arnese di legno che si impugna
con la mano per rendere compatta la
polenta sul tagliere
Peč - pež: abete
Pastèc: buffetto dato dal vescovo al
cresimando (pax tecum)
Pecia: pezza di tela, pezza di formaggio
Peciacâ: dare pedate - tirare calci
Pastecâ: baciare ripetutamente
Peciacui: bacche di rosa canina
Pastòn: pastone - cibo per galline
Peciada: calcio - pedata
Pastriâ: sopportare - tollerare
Peciòt: straccio
Pastrocjâ: pasticciare - imbrattare
p
Pecja: difetto - mancanza - pecca
Pastrocjon: pasticcione
Pedalin: fusto d’albero giovane
Pat: pianerottolo
Pedina (a): a piedi
Patàf: sberla
Pedoglous: pidocchioso - tirchio
Patafâ: dare sberle, mangiare
Pedole: pidocchio
Patarùgal: barba di becco (pianta)
Pedrada: ciottolato
Patates in bala: patate lessate con
la buccia e mangiate calde con il
formaggio salato
Pegna: zangola
Pegnata: pentola
Patòc: marcio - fradicio, vero e proprio
(es.: Cruda patoca)
Pegre: pigro
Patofal: faccia paffuta - da sberle
Pegrecia: pigrizia
Patonflan: gonfio - grasso
Peil - pei: pelo - peli
Patras (a): in rovina - in malora
Pèir: pera
F 64 f
Pêis: peso
Perìcal: pericolo
Pelanda: donnaccia - donna di
malaffare
Periculâ: mettersi in pericolo - andare
in luoghi pericolosi
Pelandrana: palandrana
Pernis: pernice
Pelegata: pelle cadente in persona
magra o anziana
Peršon: prigione
Pelešina: pellicina
Pèliu: straccione - uomo in maschera
Peloniu: uno malvestito
Pelos: peloso - irsuto, tremendo
Pena: penna - foglia
Penacju: pennacchio
Penaroûl: penna in legno con pennino
Penč - penša: denso - concentrato,
densa - concentrata
Peršoneir: prigioniero
Perùc: buon Enrico
Pes - pes: pesce - pesci
Pescja: pesca
Pescjâ: pescare
Pesta: peste, bambino terribile
Pestâ: pestare - frantumare - tritare,
picchiare
Pestadicia: tritume
Pendalâ: barcollare - pendere
Pestadoria: tagliere di legno su cui si
tritano carni o verdure
Penetincia: penitenza
Pestasâl: pesta sale - pestello
Penìn: pennino
Pestassa: ceppo leggermente concavo
per rompere la carne in pezzi
Pensâ: pensare - riflettere
Pensasse: ricordarsi - far memoria
Penseîr: pensiero
Perâr: pero
Peràula: parola
Peraulàta: parolaccia
Pestič: rape inacidite e tritate
Pestìn: mortaio
Pestolač: primula
Pestum: pestume
Pesu: peggio
F 65 f
p
Pet: peto
Pežegâr: straccivendolo - raccoglitore
di ferro vecchio, pellicce di coniglio,
capelli
Peta: insaccato tipico andreano poltiglia, pasticca
Pežoti: straccivendolo, vagabondo
Petâ: battere - percuotere - fare
(genericamente), picchiare
Piatola: persona lagnosa - noiosa,
piattola
Petâ un trim: spaventarsi - sussultare
Piatolâ: perdere tempo - indugiare
Petàč: sinonimo di petal
Pic: uncino per appendere qualcosa,
piccone
Petaciâ: scoreggiare
p
Pètal: specie di gilè imbottito per
portare la gerla, trapuntino per
bambini per non bagnare il letto
Pič: pizzico
Petarèl: pettirosso
Pichignâ: toccare
Petèc - peteca: pettegolo - pettegola
Picia: prurito
Petenâ: pettinare, rubare
Piciâ: pizzicare
Petenada: pettinata, rubata - portata
via - ripulita (“una biela petenada”)
Piciàda: pizzicotto
Pic: picchio
Picial - pìcela: piccolo - piccola
Petenela: pettine per donne che si
infila nei capelli
Picja: forca
Petenile (fâ al): toccare una donna
nelle parti intime
Picjâ: appendere
Picjacjàces: appendimestoli
Petos - petossa: persona grossa
Picjaroba: appendino
Petu: petto
Picjasse: appendersi - impiccarsi
Pevaròn: peperone
Picjât: appeso - impiccato
Pevre: pepe
Picjât: peccato
Pežangalâ: vagabondare
Picòul - picoi: piolo - pioli
F 66 f
Picugna: denaro
Pindulon (a): a penzoloni
Piê - peis: piede - piedi
Pinia: frangia di abito o di scialle
Piecia: pezzo di stoffa
Pipitâ: suonare il clacson
Piel: pelle - pelle di animale dopo la
scuoiatura
Piria: imbuto
Piera: pietra
Pierde: perdere
Pierde la lûs dei vuoe: accecarsi
Piešu: pieggio - garante
Piriâ: bere smodatamente
Piròn: forchetta
Pironàda: forchettata
Piruca: capelli raccolti in vario modo
Pietin: pettine, favo
Pirulòt: oggetto di forma conica
allungata
Pigulâ: patire - soffrire
Pis: urina
Pila: gran quantità di soldi
Pisane: persona alta
Pila de l’aga santa: acquasantiera
Pissâ: urinare
Pilòt: ghiacciolo
Pissač de bec: ligustro
Pilùc: peluzzo - capello più lungo degli
altri
Pissal: getto della fontana
Pimpinela: bambolina
Pimpinòt: pupazzo - fantoccio bamboccio
Pindal: sasso usato per il gioco del
gniss, paracarro
Pindioc: alto e allampanato
Pindulâ: penzolare
Pindulòn: persona poco sveglia
Pissin: pipì (“fâ al pissin”)
Pissòt - pissota: epiteti dati ai bambini
Pissulanda: cascata d’acqua
Pistagna: bavero
Pistòc: bastone da montagna
Pit - piž: estremità delle dita
Pita: gallina
Pita: pigna
F 67 f
p
p
Pitêr: vaso di terracotta
Planta: pianta
Pitìn: pulcino
Plantâ: piantare - piantare in asso
Pitintana: frottola - stupidaggine
Plantai - plantais: piantaggine
Pitintanâ: perdere tempo - questionare
Planura: pianura
Pitintòn (a): in gran quantitá
Plaše: piacere - andare a genio
Pitocasse: litigare - azzuffarsi
Plašei: piacere - favore
Pitochigna: persona avara - cavillosa
Plat: piatto
Pitufàsse: litigare - azzuffarsi
Platâ: nascondere
Pituòst: piuttosto
Platàsse: nascondersi
Piturâ: dipingere, colorare un disegno
Platât: nascosto
Piturasse: truccarsi - imbellettarsi
(“piturâ i lavres”)
Plebe: plebaglia
Plen: pieno
Pivìda: gola
Plera: imbuto
Plàa: piaga
Pleta: piega - orlo ripiegato del
lenzuolo sopra la coperta
Plàcia: piazza
Placiâl: piazzale
Pletôur: strumento per incavare i
cucchiai di legno
Plàdena: catinella - terrina
Pliâ: piegare
Plan: piano - pianoro
Pliàsse: piegarsi - chinarsi
Plana: pialla
Pliât - pliâda: piegato - piegata
Planâ: piallare
Ploa: pioggia
Plânc: piano (“fâ plânc”)
Plomba: sbornia, gran quantità
(raffreddore - sonno)
Plàncja: strato di fieno disposto sul
fienile
Plomp: piombo
F 68 f
Plota: piastra della stufa - piastra o
lastra di metallo
Plove (in): fare insieme lavori di
pubblica utilitá
Pluma: le fronde tagliate degli alberi
abbattuti
Pluma: piuma
Pò mostru: figuriamoci!
Poben: non importa - chissenefrega
Poc: spinta, la parte di albero tagliata
vicino al ceppo
Polač: pollo
Polacia: pollastra
Polejâla: dormire, avere una tresca
Polpèt: polpaccio
Pòmela: generico per bacca
Pomicaco: caco
Pomidoro: pomodoro
Ponaro: dormire (scherzoso)
Ponge: pungere - pizzicare
Poč: pozzo
Pòngesse: pungersi
Pocâ: spingere
Pont: punto (agg.)
Pocia: pozza - piccolo stagno pozzanghera
Pont: punto (a carte - a dadi) - punto
di sutura - punto a maglia - punto di
cucito
Pocùt: spintarella
Podei: potere
Podeir: potere
Pòdena: vaso in metallo per
raccogliere il latte della mungitura
Pontâ: cucire - rammendare - fare
piccole impunture
Ponta: punta (del naso - della matita del piede - del coltello)
Pontapetu: spillone
Podestât: sindaco
Pòpal: popolo
Pofavre: Poffabro
Pôr: povero - trapassato (si antepone
davanti al nome di qualcuno che è
morto)
Pofavrin - a: abitanti di Poffabro
Pogne: covare - fare l’uovo
Pògnesse: adagiarsi - stendersi
Pognêst: adagiato - steso
Porbiât: poveretto - indigente ritardato - sfortunato
Porcaria: sporco - spazzatura, persona
cattiva
F 69 f
p
Porcodis: imprecazione
Prope: proprio
Poscegn: fuscelli di fieno
Prupiere: Prapiero
Potacju: fanghiglia - poltiglia
Prupissiòn: processione
Poura: paura
Puâ: appoggiare
Povarèt: povero - indigente
Puana: poiana
Povèa: farfalla
Puart: porto
Povêir: stoppino, filamento che si
forma nel foruncolo
Puarte: portico
Puasse: appoggiarsi
Prât: prato
Puata: carbonaia, nuvola di fumo
Precjantâ: sovrastare con la parlantina
Puciâ: puzzare
Prede: prete
p
Puciòur - puciòria: epiteto: puzzone
Prediâl: tassa - imposta fondiaria
Pugn - puns: pugno - pugni
Predicja: predica
Pugnaciâ: prendere a pugni
Predicjâ: predicare
Pûl - pui: tacchino - tacchini
Premura: fretta
Pulč - pulž: pulce - pulci
Presa: quantitativo di tabacco che si
puo prendere con la punta di due dita
Pulìna: sterco di gallina
Prèscia: fretta - premura
Pulît: bene, in salute
Pretor: uno che vuole comandare, aver
ragione
Pulvin: polvere del fieno essicato
Punt: ponte
Priâ: pregare
Prinžipe (al): upupa
Puntina: trina - pizzo o merletto fatto
a macchina
Profônt: profondo, profondità
Puôc - puòcja: poco - poca
Profums: suffumigi
Puòcja: guaio
F 70 f
Letti di foglie
per risvegli di luce
sul passo Croce
Puost: posto - luogo
Puost (a): a posto - va bene
Puosta: posta - corrispondenza
Puosta (a): per scherzo - per finta,
deliberatamente - con uno scopo
Pup: peonia selvatica, gota arrossata
dal freddo o tipica dei bambini
r
Radegâ: questionare
Purcel: maiale
Radegoûs: piantagrane
Purcelùt: foglie primaverili del
colchico. Venivano usate per tingere le
uova pasquali
Radicje: radicchio
Purcitâ: ammazzare il maiale
Purcìta: scia di foglie secche, di paglia,
segatura o letame che univa le case di
due che si erano presi o lasciati
Radicje de prât: tarassaco
Radicjessa: leontodon hastilis
Radîs: radice
Purcitâr: norcino
Râf: rapa, gonfiore duro dovuto a
puntura od infiammazione
Purgâ: purgare - espiare
Rafanai: arraffatore - egoista
Purgatoriu: purgatorio
Rai: raggio
Puricjnela: burattino - pagliaccio stolido
Rai: ragno
Pustìn: postino
Ram: rame
Ram: ramo
Ramina: pentola con fondo concavo
F 71 f
r
Ramondel: grimaldello
Recjn: orecchino
Rangjasse: arrangiarsi
Redàule: tavoletta di legno con fissato
un lungo bastone per far cadere la
neve dal tetto di paglia, persona che dà
sempre impiccio dovunque sia
Rànšedu: rancido
Rap: graspo - grappolo
Raša: resina
Redenzia: remissione - scampo salvezza - modo - verso
Rascja: rametto sottile
Refudâ: rifiutare
Rascja de uva: grappolo d’uva ancora
appeso al suo rametto
Refugjum pecatorum: ritrovo o luogo
di gente poco raccomandabile
Rašin: residuo indurito sul fondo di un
recipiente
Regjstre: registro
Reguardâ: ricordare - rammentare
Rašint: rasente
r
Rêit: rete
Rašonâ: ragionare
Remenâ: agitare - smuovere - rigirare
Raspâ: raccogliere (fiori - erbe radicchio)
Remenasse: rigirarsi (nel letto),
dimenarsi
Raspadicia - cès: rimasugli di fieno o
di legna o di erbacce
Rèngena: cerchio - disposti in cerchio
(foncs)
Ràspela: zecca
Repeciâ: rattoppare
Rassadič: grattino in gola
Repelênt: sperone o pennello
(manufatto lungo il torrente per
proteggere gli argini)
Rassin: raschietto - raschiatoio
Razza: anatra
Repeton: cagnara - chiasso - fracasso
Rebaltâ: rovesciare - ribaltare capovolgere
Rešentâ: risciacquare
Rešentada: risciacquo
Rebaltina: piccola anta che si apre a
ribalta del mobile angolare
Rešon: ragione
Rebatuda: colpo di rimbalzo
Rèspiže: ricetta medica
Rebeca: bisbetica - petulante
F 72 f
Respunde: rispondere
Ressurî un: dare il nome di un parente
morto ad un neonato
Ressurît: resuscitato
Restelâ: rastrellare
Restogna: indeciso - restio
Reuma: dolore reumatico
Reveglasse: riprendersi da una
malattia - migliorare
Reveglât: ripreso - malato che sta
migliorando
Revende: rimbombare - rimbalzare rimandare
Riba: china
Rič: ricino
Ridužâ: ridacchiare - ridere sotto i
baffi
Riese: secondo taglio di fieno grumereccio
Riese bastârt: terzo taglio del fieno
Rièsta: resta - treccia (aglio - cipolla)
Rietes: scambio - prestazione o
restituzione di ore lavorative (portar
letame nei campi - raccogliere
pannocchie - patate)
Rincja: catena, donnaccia
Rincurâ: ripulire, occuparsi della
pulizia di qualcuno - della casa - delle
mucche
Rincurada: ripulita - sistemata
Rincurât: pulito - in ordine
Rič: riccio - ricciuto
Riša (fâ la): piantare il coltello al
maiale, ammazzare
Rič: porcospino
Riscjalt: infiammazione intestinale
Riciâ: arricciare
Riscju: rischio
Ricioûl: porro - verruca
Riscla: piccola scheggia
Ridarola: ridarella
Risi: muscari (fiore)
Ride: ridere
Rispuosta: risposta
Riduda: risata
Ristiel: rastrello
Riduše: ridurre - diminuire
Riût: ruscello
Ridušesse: ridursi - adattarsi
Roa: roggia, rivolo (sudore)
Robâ: rubare - portar via
F 73 f
r
Roc: montone
Rovan: paonazzo - arroventato
Roč: collare per le bestie, cerchio con
molte chiavi
Rovêit: rovo
Rua: bruco
Rochel: rocchetto
Ruâl: rivolo
Rocja: rocca del filatoio, oggetto
vecchio o scassato (automobile)
Rùchela: rucola
Roda: ruota
Rucsac: zaino
Rodâ: ruotare - girare (detto anche
dello stomaco quando si ha difficoltà
digestive)
Ruda: ruta. Messa in infusione nella
grappa ha un effetto digestivo
Rufa: sporcizia - scarsa igiene
Roi: rivo
r
Rojòt: rottame
Rufal - rufela: uomo o donna pasciuti
e rubicondi, tozzo - tozza
Romač: ramo
Rufaldu: godereccio
Roncèa: roncola
Rufianasse: arruffianarsi - cercare di
farsi benvolere con qualche scopo
Ronconâ: russare
Rosàda: rugiada
Rugnâ: brontolare - borbottare mugugnare
Rosâr: rosaio, Rosario
Rumiâ: ruminare
Rosiâ: mordere - rosicchiare
Rumiot - rumengot: persona
scontrosa
Rosiada: morso (sostant.)
Rusâ: ringhiare
Rosiòn: torsolo di mela o di pera
Rùsin: arrugginito - ruggine
Rosipola: erisipela (malattia della
pelle)
Ruspious: ruvido - rude - spigoloso
Ross: rosso
Russâ: grattare - strofinare
Rosta: sentiero provvisorio per il
trasporto dei tronchi dal bosco al luogo
di raccolta
Russa de gjalina: pelle d’oca
Russada: grattata
F 74 f
In primavera
un torrente montano
mi scorre dentro
Russal - russi: rododendro rododendri
Rusùm: resti di fieno - resti in generale
Rusumâ: mangiare i resti di fieno nella
mangiatoia (mucca)
Ruvîs: luogo franoso - discarica (per
estensione)
s
Šà: gia’
Sàbeda: sabato
Sabulît: marcio - fradicio (legno)
Sacagnada: pestata (per la fatica
dovuta al lavoro) - sconquasso, danno
Sacagnât: rotto dalla fatica - distrutto
Sacranon: imprecazione
Sacueris: formula per ritrovare le cose
smarrite
Sacumada: botte diffuse in seguito a
caduta
Šaga: soppalco ricavato nella parte alta
del fienile
Sâl: sale
Šâl: giallo
Salât: salame, salato
Salènc: maggiociondolo
Salmàndria: salamandra
Sacapròt: tascapane
Salmòria: salamoia (tino in legno
per il formaggio con una soluzione di
acqua, latte e sale)
Sacodâr: indolente
Salocôr: forse - se occorre
Sacrabolt: imprecazione
Saltafuoss: domanda o gesto
trabocchetto
Sacrament: imprecazione
F 75 f
s
Saludâ: salutare - andarsene (“ve
salude!”)
Sapâ: zappare
Sapa da ciochi: utensile a forma di
zappa con il manico corto usato per il
primo abbozzo della palota
Salvàde - salvàdia: selvatico - selvatica
Salvecia: salvezza
Sanc: sangue
Sapìn: attrezzo con uncino per
spostare tronchi
Sancugnî: san dovere
Sapòn: piccone
Sandenâs: sangue di naso
Saponta: puntello - sostegno
Sandenêil: cetonia dorata (coleottero)
Sapulî: seppellire
Sanfasson: disordinato - uno che fa le
cose alla carlona
Saradèla: sardina
Saranel: fanciullo - bambino vivace
Sanfermu: freno - limite - controllo
s
Sarapètola: persona petulante
Sanfrêit (a): a sangue freddo all’improviso - di punto in bianco
Sarašin: grano saraceno
Sanganâ: sanguinare - perdere sangue
Saregn: tempo sereno
Sanganìč: siero sanguinolento
Saross: sorgo - melica
Sangloč: singhiozzo
Sarpìnt: serpente
Sanglociâ: avere il singhiozzo
Sartòria: sartoria
Sanguèta: sanguisuga
Sartôur o sârt: sarto
Santa gjamba: figura spaventosa per
far paura ai bambini
Sassìn: assassino - poco di buono
Sauma: carico
Sàntal - santela: padrino - madrina
Savalòn: sabbia
Santèl: saliscendi per chiudere una
porta
Savêi: sapere, avere il sapore
Santònegu: assenzio marino o
santonico. Vermifugo
Savòn: sapone
Savonada: lavata di capo - rimprovero
Sapa: zappa
F 76 f
Savorît: saporito
Sbira: persona cattiva
Savoûr: sapore
Sbiragliu: sfrontato, uno che si muove
velocemente da un luogo all’altro
Savùc: sambuco
Sbalonâ: tirare palle di neve
Sblancjada: imbiancata, spruzzata di
neve
Sbalonada: pallonata, lancio di palle
di neve
Sblancjn: imbianchino (famosa ad
Andreis Dina la sblancjna)
Sbalž: sbalzo - salto - rimbalzo
Sboliùm: eruzione cutanea - orticaria
Sbassâ: abbassare - calare
Sbopâ: schiacciare (foruncolo)
Sbate: sbattere - scuotere - agitare,
parlare in continuazione, ripetere con
insistenza un discorso
Sbora: sperma
Sbatolâ: chiacchierare con insistenza
Sbova: vento forte
Sbàtola: parlantina, chiacchierone
Sbregâ: strappare - lacerare
Sbatolòn: chiacchierone
Sbregabalòn (a): in gran quantità - a
gran velocità
Sbava: bava
Sbavaroul: bavaglia
Sbavôus: bavoso
Sbecât: sbreccato - rotto
Sberfâ: mostrare la lingua sbeffeggiare
Sberlotâ: prendere a sberle
Sbèssola: mento sporgente
Sbicotâ: assaggiare qua e là mangiucchiare
Sbìgula: paura - spavento
Sborât: birbone - fottuto
Sbregu: strappo - squarcio
Sbrenât: sfrenato - scatenato
Sbrìndela: donna che è sempre a zonzo
Sbrindulòn: vagabondo - girovago
Sbrindulòn (a): a zonzo - in giro - a
penzoloni - a brandelli
Sbrinzia: persona svampitella
Sbriss (de): di sfuggita - di passaggio
Sbrissâ: scivolare - perdere l’equilibrio
Sbrissada: scivolone, puntatina - visita
veloce
F 77 f
s
Sbrissât: scivolato - caduto, sfuggito
Scandai: occhiata - controllo (“daje un
scandai”)
Sbrocasse: sfogare - esternare - dar
esito (febbre)
Scansia: ripiano con tavole di legno
Sbrodegâ: sbrodolare
Scanželâ: cancellare
Sbrodegasse: sbrodolarsi - imbrattarsi
Scapelòt: scapellotto
Sbrovâ: scottare - sbollentare
Scarabocju: scarabocchio
Sbrovasse: scottarsi - ustionarsi
Scarlada: secca
Sbuarč: fascio di ramaglie fresche per
il bestiame
Scarmulìn: snello - minuto - esile
Scarnòfal: cartoccio del mais,
bendaggio del dito, persona
tracagnotta
Sbuarša: fascio di fieno legato male
Sbudielâ: sbudellare - sventrare
s
Scarpâr: calzolaio
Sbuf: soffio - folata - raffica
Scarpeta: calzatura tipica di Andreis
con suola di strati di stoffa e tomaia di
velluto nero
Sbûs o sbušât: bucato - forato perforato
Sbušasse: pungersi
Scarpetâ: camminare in fretta scarpinare - muovere i primi passi
(bambino)
Scabiu: vino (scherzoso)
Scarselin: taschino
Scagn: sgabello
Scartaciâ: lavare qualcosa con la
spazzola (scartacia), usare la carta
vetrata su legno o ferro
Sbušâ: bucare - forare
Scagnôul: legno a sostegno della linda
Scartàcia: spazzola di saggina per
eliminare lo sporco mentre si fa il il
bucato o si lavano stoviglie
Scalfaròt: calzerotto di lana
Scalfudre: spavento
Scartafažiu: scartafaccio
Scalžâ: scalciare
Scartòč: cartoccio, brattee della
pannocchia
Scalžada: calcio (animale)
Scàtela: scatola
F 78 f
Scatùra: spavento - bruttura
Scatura (fâ): fare paura - spavento
Scaturî: spaventare - atterrire
Scaturît: spaventato - atterrito
Scempiòldu: scimunito - sempliciotto
Sceo: stupido
Scešolet: roncola, falce di luna
Scet: stupido - sciocco
Schena: schiena
Sciràca: bestemmia - imprecazione,
stato di ubriachezza
Sciroc: scirocco
Scissola: truciolo
Scjadenasse: scatenarsi - adirarsi
Scjafuâ: soffocare
Scjafuasse: soffocarsi
Scjala: scala
Scjala a picoi: scala a pioli
Schenâl: spalliera
Scjaldinôus: irrascibile - impulsivo,
che si veste poco
Scheo - scheis: soldo - soldi
Scjampâ: scappare
Schinca: scontrosa - non affabile
Scjanât: trafelato per la corsa o la fatica
- scannato
Schižâ: schiacciare
Sciacorâ: mandar via - mandar fuori far scappare
Scjanta: piccola quantità - pezzetto
Sciâl: scialle
Scjao (e): e tanti saluti! A conclusione
di una frase sentenziosa o che non
ammette repliche
Scialabràc: mascalzone - avventuriero
Scjapins: in calzetti - senza scarpe
Sciblâ: fischiare
Scjarač: lungo bastone per le piante dei
fagioli
Sciblada: fischio
Sciblòt: fischietto
Sciblòt: ciuffolotto
Scina: rotaia
Scjarpî: cardare la lana
Scjarpî: potare
Scjass de ploa: piovasco
Scjassâ: scuotere - agitare - scrollare
Scjassacoda: ballerina (uccello)
F 79 f
s
Scjassada: scossa - scuotimento movimento tellurico
Sclopâ: scoppiare -schiattare, morire
Sclopacour: crepacuore
Scjatusson: goffo
Sclopât: schiattato - stanco morto
Scjavaciâ: spezzare - rompere,
scapezzare
Sclopèt: genziana
Sclâf - sclâs: schiavo - slavo, schiavi slavi
Sclopèt de la buolp: genzianella
Sclopetada: fucilata - scoppio
Sclàmpa: pezzo di legna - di solito un
quarto di ceppo tagliato con la scure
Scoltâ: ascoltare
Sclapâ: spaccare (sassi - pezzi di legna)
Scombate: lottare - faticare affaccendarsi
Sclapadura: fessura - spaccatura
s
Sclapasse: fendersi - fessurarsi
Scopola: batosta (malattia),
scapaccione
Sclaponâ: prendere a sassate
Scoria: frusta
Sclara: fibbia della cintura - anello di
metallo
Scoriâ: frustare
Scoriada: frustata - sferzata
Sclata: stirpe - genere - razza
Scoriât: frustato - flagellato
Sclavoč: randello
Scorpetòn: aringa affumicata
Sclet - scleta: schietto - schietta semplice
Scotâ: scottare - sbollentare, aver la
febbre
Sclič: schizzo - spruzzo
Scotada: scottatura, scottata
Sclicèt: piccolo spruzzatore
Scotasse o scuotasse: scottarsi
Scliciâ: schizzare un liquido spruzzare
Scotât: scottato
Sclip: goccio - un po’
Scova: scopa
Sclipignâ: piovigginare
Scovâ: scopare
Sclop: fucile
Scovacera: pattumiera
F 80 f
Scovadicia: spazzatura
Scòval: scopino, tifa
Scràssigna: oggetto sconquassato catorcio, cassettiera per ambulanti
dotata di cinghie per il trasporto sulla
schiena
Scuarše: porgere - allungare qualcosa,
scorgere, accompagnare
Scudelin: scodellino
Scudiela: scodella
Scufia: cuffia - berretto di lana
Scravacion: scroscio di pioggia
Scufiòt: schiaffo
Screna: costola
Scufiotâ: prendere a schiaffi
Scriâ: inaugurare - indossare per la
prima volta
Scufòn: calzetto pesante
Scrič: scricciolo
Scrivant: scrivano
Scrive: scrivere
Scroc: cosa mal riuscita
Scrova: scrofa, puttana
Scuaiàssela: svignarsela
Scuara: squadra
Scuarâ: squadrare tronchi, guardare
dall’alto in basso
Sculiciâ: sculacciare
Sculiciada: sculacciata
Scuminciâ: cominciare
Scùntia: dissenteria
Scuòde: riscuotere - incassare
Scuòta: ricotta
Scûr: buio - oscurità, scuro
Scûr (a): al buio
Scurtâ: accorciare
Scuarât: squadrato
Scurtasse: accorciarsi
Scuàrcia: scorza di frutta o di albero
Scurtissâ: accoltellare
Scuarcìt: cotenna
Scurtissada: coltellata
Scuarnacâ: spiattellare - spifferare riferire
Scussâ: scartocciare (pannocchie) sgusciare (piselli - fagioli) - strisciare
(la vernice dell’auto) - sbucciare
(ginocchia)
Scuarnacòn: uno che riferisce tutto che non sa tenere un segreto
F 81 f
s
Scùssa: cartoccio della pannocchia
Segn: segno -traccia
Scussada: escoriazione - sbucciatura
(ginocchia) - ammaccatura (auto)
Segn: stimolo di urinare o defecare
Segn o sen (avei): avere un bisogno
fisiologico (da pissâ - da chigâ)
Scussòn: maggiolino
Scuvierše: scoprire - venire a
conoscenza
Segnasse: annotarsi
Segnasse: farsi il segno della croce
Sdâl: pezzo di legno di acero, ontano
o noce, di circa 50 cm, stagionato per
fare le dalmenes
Segònt: secondo, a seconda
Segrât: camposanto
Sdris: striscio
Šei: cesto in vimini
Sdrissâ: strisciare
s
Sdrissada: strisciata
Sêir: siero - residuo della lavorazione
del formaggio dato ai maiali
Sdròile: incapace - poco sveglio
Seis: sei
Sdrondenâ: scuotere - agitare - cullare
Seiscent: seicento
Sdrondenada: scossone - scampanata
Sêit: sete
Sdrum: mucchio
Sela: secchio
Sdruma: folla - frotta - moltitudine
Sem: seme - semente
Šea: cesta in vimini
Sem de li âs: favo di api
Sebèn: sebbene
Šèmal - šèmela: gemello - gemella
Seda: seta
Šemalâ: avere una coppia di gemelli
Sèdela: Nematomorpha: verme
filamentoso che vive nell’acqua dolce
Šeme: gemere - respirare a fatica
Sèmela: semola - crusca
Sedìm: fondo - piccolo lotto
Semiâ: sembrare - assomigliare
Sedòn: cucchiaio
Semincia: semenza - sementi
Seglâr: secchiaio in pietra
F 82 f
Sena: senna (lassativo)
Seta: saetta
Šenâr: gennaio
Setembre: settembre
Sènelu: sedano
Sevêir: severo
Šenevre: ginepro
Sfadiâ: faticare
Šenìa: gentaglia - genia
Sferes: lancette dell’orologio
Sensa: ascensione (festa)
Sfesa: fenditura
Sensâl: intermediario
Sfila: cantinella
Šenšiva: gengiva
Sfilious: filaccioso
Šent: gente
Sfirlâ: sfiorare - passare vicino
Sentâ: far sedere - sistemare su una
sedia
Sfirlasse: azzardarsi - osare
Sènta: sedia - seduta
Sfisiâ: asfissiare - soffocare
Sentàsse: sedersi - accomodarsi
Sfladâ: fiatare - respirare - tirare un
respiro, sentirsi sollevato
Sentât: seduto
Sfladonâ: respirare a fatica - ansimare
Sentiment: capacità di ragionare buonsenso
Sflanconâ: dare colpi nel fianco - dare
fiancate
Sentòn (in): porsi o stare seduto a letto
Sflantour: bagliore - splendore
Sepa: nòcciolo - sementi di pera e
mela, botta
Sflorât: a fiori (tessuto)
Sepì: salvo - a meno che
Sfondrât: maledetto - fortunato (una
fortuna sfondrada) - senza fondo
Serâ: chiudere
Sfondròn: farabutto
Serât: chiuso
Sfresòn: frosone
Sest: garbo - misura - capacità
Sfrìndela: brandello
Sestàt: gestaccio - smorfia
Sfuarč: sforzo
F 83 f
s
Sfuarciâ: sforzare
Sglož: bollicine di saliva indotte da
bocconi ghiotti
Sfuarciasse: sforzarsi
s
Sfuoi: foglio
Sgnacâ: buttare - tirare - gettare schiaffare
Sgarbitâ: razzolare - rovistare
Sgnapa: grappa
Sgargnelâ: sgusciare legumi,
pannocchie o il rosario
Sgnapada: smacco - rinfaccio rimprovero
Sghirata: scoiattolo
Sgnaurâ: miagolare
Sghiribiž: schiribizzo
Sgnervâ: snervare - debilitare
Sgjâ: bava schiumosa
Sgnifaròt: scarabocchio
Sgjambiroul: persona dalle gambe
lunghe e sottili
Sgobàsse: chinarsi - abbassarsi
Sgobât: chino - piegato
Sgjarèt: garretto
Sgorlâ: volare, scuotere qualcuno o
qualcosa
Sgjavelada: spettinata - scarmigliata
Sgorlàda: scossa - scuotimento movimento tellurico
Sglesa: scheggia
Sglešâ: scheggiare - sbreccare
Sgorle: volo
Sglinghinâ: tintinnare
Sgorle de ploa: piovasco
Sglofa: guscio di uovo o di frutta secca
Sgrifâ: graffiare
Sglofâsse: lo staccarsi di frammenti
di pittura da un muro o di vernice dal
legno o ferro
Sgrifada: graffio, graffiata
Sgrimia: brutto ceffo
Sglônf: gonfio - tumefatto
Sgueta: irrequieta
Sglonfâ: gonfiare
Sguoiba: sgorbia
Sglonfasse: gonfiarsi
Siâ: segare - tagliare l’erba
Sglosa: forfora
Siadìcia: segatura
F 84 f
Siala: segala
Siàtega: male al nervo sciatico
Siea: sega
Sintisse: sentirsi - essere nelle
condizioni o in grado
Sintuda (a): d’istinto - secondo
intuizione
Siea de aga: sega che funzionava
ad acqua, persona che parla
continuamente
Sintût: sentito, ascoltato
Sieòn: segone, fronte di pioggia intensa
(“sieòns de ploa”)
Sior: ricco - signore
Sierâ: chiudere
Sierât - serada: chiuso - chiusa
Siet: sette
Sietcent: settecento
Signour: Signore - Dio
Sigûr: sicuro - certo
Šiî: andare
Šiî e vignî: andirivieni
Šiî in oca: dimenticarsi - scordarsi di
un impegno
Siò - siôs: suo - suoi
Siora: signora, ricca, bambola
Siora de mont: mantide religiosa
Slambrâ: squarciare - lacerare
Slambrât: squarciato - a brandelli
Slambre: taglio - squarcio, ferita da
taglio
Slapragnona: una che si sporca
facilmente mentre fa qualcosa
Slauf: marcio (uovo)
Slembra: una grossa fetta (formaggio polenta - carne)
Simoro o samoru: cimurro
Slepa: sberla, fetta (polenta formaggio)
Šinar: genero
Slichignous: schizzinoso
Sinč: assenzio
Slondrona: baldracca
Šinoglòn (in): in ginocchio
Slopa: sberlona
Šinòle: ginocchio
Slôž: sporco - sudicio
Sintî: sentire - udire - avvertire
Slungjâ: allungare - diluire - porgere distendere
F 85 f
s
s
Smacada: smacco - umiliazione
Šocal: capretto
Smalutâ: togliere il mallo alle noci
Sociura: sporcizia
Smargòt: sputo catarroso
Šocja: gonna
Smargotâ: sputare catarro
Šocjasòt: sottoveste
Smarît: stinto
Sòfegu: afa
Smarva: essere fantastico che di
notte succhiava il latte delle donne
che allattavano. Ai neonati come
protezione veniva appuntata una
piccola croce su un indumento
Sofistegu: pedante - fissato con certe
cose - insistente
Soflâ: soffiare - sbuffare
Smecâ: garbare - piacere
Soflèt: soffietto per il fuoco - mantice tubo in ferro per soffiare sulla brace
Smîr: grasso - lubrificante
Solana: insolazione
Smirâ: spalmare - ungere
Solâr: solaio
Smirasse: imbellettarsi (ironico)
Sold: soldo
Smolaciât: allentato - lasco
Solfre: zolfo
Smoliâ: ammollare
Songia: sugna, grasso che si accumula
sui fianchi
Smorsa: morsa
Šonta: aggiunta
Snorbiâ: nauseare - disgustare
Šontâ: aggiungere - mettere insieme unire
Snorbiada: nausea, nauseata (“cjapâ
una snorbiada”)
Sopa: brodo con dei pezzi di pane o
con le trippe
Snorbiu o snorbu: persona di brutto
aspetto
Sopa: gran quantità (de bêz - de neif)
Sô - sôs: sua - sue
Sopressâ: stirare
Šoa: ghirlandina funebre - corona
Sora: sopra
Soč - socia: astuto - scaltro, astuta scaltra
Soradùt: soprattutto
F 86 f
Soralôuc (šiî in): fare un indagine - un
controllo sul posto
Soranòm: soprannome
Sorapensèir: soprappensiero
Sôrc: granoturco
Soreglâ: esporre al sole
Sorèle: sole
Sorestant: responsabile - controllore
Sorgjâl: canne delle pannocchie stocco
Sormontâ: sovrapporre - scavalcare
Sot Anciâs: Sott’Anzas
Sotrativu: clistere
Spagle: spago
Spagnòul: spagnolo
Spalzada: staccionata di legno
Spande: spargere - versare, diffondere
Spangja: pattino in legno della slitta
Sparagn: risparmio
Sparagnâ: risparmiare
Sparecjâ: sparecchiare
Sparniciâ: sparpagliare - disperdere
- spargere qua e là, diffondere una
notizia
Sparniciât: sparpagliato - disperso,
raccontato in giro
Sotsora: sottosopra
Sparšal - sparši: asparago di monte aruncus dioicus
Šouc: gioco
Spasemât: impaurito - agitato
Sôul: solo - unico
Specjasse: specchiarsi
Sôur: sorella
Specju: specchio
Šovâ: giovare
Spèla: buccia di frutto, frammento di
pelle
Šoventût: gioventù
Sovignî: sovvenire - venir in mente ricordare
Šovin - šovena: giovane
Sožiu - sozia: furbo - scaltro, furba scaltra, socio
Spelâ o despelâ: sbucciare - scuoiare pelare
Spelada: sbucciatura - scorticatura,
conto salato
Spelât: sbucciato - scuoiato - pelato
Spera: lancetta dell’orologio, raggio di
sole (“spera de sorele”)
F 87 f
s
Sperancia: speranza
Spolèta: rocchetto di filo
Sperdana: pancone a cassa con
schienale
Spongja: grasso del latte rappreso
Sponta: puntura - punzecchiatura
Spiciâ: fare la punta di una matita - di
un bastone
Spovênt: spavento, spauracchio per
catturare gli uccelli nel roccolo
Spicialapis: temperamatite
Spungjaroul: spugnola
Spiciât: appuntito, affilato (viso)
Stâ: stare - rimanere, abitare
Spiciòt: punta acuminata - punta
dell’albero di natale
Stâ debant: oziare - stare senza far
nulla
Spièrsal: pesca
Stâ in pârt: partecipare alla spesa
Spiersalâr: pesco
Stabilî: stabilire, intonacare
Spietâ: aspettare - attendere
s
Stadèria: stadera
Spìgal: spigolo, stinco
Stadič: stantio - umido
Spìgal: spicchio
Stagjòn: stagione
Spinâl: spina dorsale - colonna
vertebrale
Stagnâ: stagnare, fermare il flusso del
sangue
Spinc: spina
Stale: stalla
Spinc: spino (arbusto)
Stangja: pertica - stanga
Spinde: spendere
Stangjada: stangata
Spinghinada: puntura di spina
Spinghinasse: pungersi
Stanžia: stanza - locale adibito a
deposito
Spiriocal: oggetto appuntito
Stâr: staio
Splachera (a): schiacciato - appiattito
Starlocju: strabico
Spluma: schiuma
Starneta: sparpagliamento spargimento - tappeto
F 88 f
Starnudâ: starnutire
Starnudada: starnuto
Starùc: unità di misura della farina recipiente per prendere la farina da un
sacco
Staša: staggia - regolo usato dai
muratori per spianare e livellare
la malta di un intonaco o di un
pavimento
Stoc: caduta - botto, discorso
strampalato
Stocâ: buttare - lanciare - tirare
Stocada: frecciata - motto - battuta
Stomble: pezzo di legno rotondo
Stome: stomaco
Stomiâ: nauseare - disgustare
Stecadinc’ : stuzzicadente
Stomiada: nausea
Stecja: stecca - asticciuola, colpo sberla
Storč: gambo della verza o della
pannocchia, persona poco sveglia
Stela: stella
Storin: arella
Stela de la cena: venere
Stornaciòn: sempliciotto - poco sveglio
Stelât: cielo stellato
Stornèl: storno, sciocco - sempliciotto
- con la testa per aria
Stelìn: luì piccolo
Stentâ: stentare - far fatica
Strac: stanco
Sterp: sterile - scapolo
Stracaganasces: castagne seccate e
senza buccia
Sterpa: sterile - zitella
Stracapî: fraintendere - capir male
Sticia: pezzetto - frammento
Stracaplàces: fannullone - perditempo
Sticiòn: pirosi - digestione difficile
Stracia: straccio
Stiela: scheggia di legno
Straciâ: spandere - versare - gocciolare,
sprecare (tempo), sciupare
Stilotada: fitta - stilettata
Stim (a): a caso - pressappòco
Stiriana: mantello - giaccone invernale
Straciatimp (a): a perditempo
Strafanič: cianfrusaglia - carabattola
Strafônt: bagnato fradicio
F 89 f
s
Strafuoi: trifoglio
Striana: mantella
Stramač: materasso
Strica: striscia - piccolo appezzamento
di terreno
Stramač de busies: persona molto
bugiarda
Striciâ: strizzare - spremere
Strambera: persona stramba - poco
cordiale
Stringuli stranguli (a): andare di qua e
di là - barcollare
Strambolòt: strafalcione - facezia storpiatura
Strion: stregone
Strioneč: stregoneria
Stransît: stanco - senza forze
Strocèis: piovitoi del tetto privo di
grondaie
Straplòmp: strapiombo
Strassin: strascico, scia di sporco
(fango - terra - liquido versato),
persona che tira per le lunghe
s
Strolegâ: parlare a vanvera - inventarsi
- far congetture
Stròlegu - strolega: zingaro - zingara
- nomade
Strassinâ: trascinare - portare in giro
Straviâ: distrarre - distogliere - sviare,
rilassare, traviare
Strop: tappo, persona piccola di statura
Straviàsse: distrarsi - rilassarsi per un
breve periodo da un assillo
Stropâ: tappare - turare (bottiglia
- bocca - orecchie - naso - occhi) chiudere (finestra - buco - buca)
Straviât: distratto - traviato - alleviato
Stropabûs: tappabuchi
Stravìnt: controvento (pioggia grandine)
Stropât: chiuso - tappato - turato
Strož: freno
Strenše: stringere
Strucâ: premere - schiacciare,
sbaciucchiare
Strent - strenta: stretto - stretta
Strenta: stretta - morsa (gelo)
Struncunâ: incornare (mucca), dare
colpi, ammaccare
Strentour: morsetto
Stua: stufa, sbarramento in cemento
lungo il Molassa per la fluitazione del
legname
Stria: strega
Striâ: stregare - fare fatture
F 90 f
Stuarše: storcere - piegare
Suč: succo
Stuârt - stuarta: storto - storta
Sucia: lamio rosso
Stuarta: storta - distorsione - slogatura
Suciâ: succhiare
Stuartegai: persona con problemi di
deambulazione, pianta cresciuta storta
Šuf: minestra densa di farina di mais e
latte - condimento per la peta (acqua e
farina)
Stubâ: sputare
Stubač: sputo - saliva
Stubada: sputata
Studiâ: studiare, muoversi - fare in
fretta
Stùncal: tutolo di pannocchia
Stupedu: stupido
Stužigâ: stuzzicare
Stužighin: dispettoso
Suâ: asciugare
Šuâ: giocare
Suamàn: asciugamano
Suaša: cornice
Suàsse: asciugarsi
Sùbetu: subito
Subla: lesina
Šublâr: persona poco sveglia
Sublèt: subbiello
Šufignâ: pasticciare - esser maldestro
Šùfigna: pasticcio - cosa mal fatta,
pasticcione
Sufrignìt: piagnucolone
Sum: sogno
Sum: sonno
Sum: tempia
Sumiâ: sognare
Šumièla: dose a due mani
Sunâ: suonare
Suneta: trombetta
Šuoiba: giovedì
Supâ: assorbire
Šupa: giubba
Supuòsta: supposta
Šurâ: giurare
Šurament: giuramento
Surîs - surîs: topo - topi
F 91 f
s
Dorothy bella
si sdoppia nei tuoi occhi
la pratolina
t
Taâ: tagliare
Tàa: pezzo di tronco di 4 metri
Taâ de peis: abbattere una pianta alla
base
Suru: sughero
Suruvièr: autunno
t
Sussure: rumore - baccano
Taâ in bora: tagliare a pezzi un albero
abbattuto
Sustâ: piangere - singhiozzare
Tabacâ: fiutar tabacco
Susta: molla- bottone automatico,
molletta per il focolare
Tabernacàl: tabernacolo
Tabiu: spersola - scolatoio per il
formaggio
Sustât: seccato - stizzito
Tacâ: attaccare - incollare, cominciare
- iniziare
Sut: asciutto
Sutîl: sottile
Tacadič: appiccicoso - appiccicaticcio
Suturnu: taciturno - di poche parole
Taciâ: fare a pezzi
Svampî: svaporare - evaporare
Tàcia: tazza
Svariâ: distrarre - distogliere - sviare
Taciât: fatto a pezzi, screpolato tagliuzzato (viso o mani, per effetto del
freddo)
Svintulâ: tirare vento, muoversi al
vento
Tàcja: chiazza - difetto
Svìntula: girandola
Tacòn: toppa
F 92 f
Taconâ: rattoppare, fottere
Tan cu magare!: Figurati!
Tacuin: taccuino
Tanaâ: tenaglia
Tacumacju: garza con impiastro
Tananâ: fare cose di poco conto
Tafanàre: sedere
Tananai: buono a nulla - povero
diavolo
Tafiâ: divorare - mangiare
Tai: taglio
Tajadèla: tagliatella
Talč: forma per il formaggio, costituita
da un cerchio di legno
Talòn: tallone
Talpìna: monticello di terra scavato
dalla talpa
Tancuan: posapiano
Tanin: stantio - umido
Tant - tanc’ : tanto - tanti
Tanta - tantes: tanta - tante
Tarabachela: strumento di legno
rumoroso usato il venerdì santo raganella
Talpon: pioppo nero
Tarabara: uno che parla a vanvera persona incostante
Tamai: trappola per topi
Tarabûs: buca - pertugio
Tàmar: spiazzo di prato - stazzo
Taramòt: terremoto
Tamaròt: persona rumorosa
Târč: tardi
Tamarotâ: fare un grande rumore
Taregn: terreno - suolo
Tamburlâ: tuonare e lampeggiare in
lontananza
Tarlùp: lampo
Tameis: setaccio per farina
Tamešâ: setacciare
Tamešada: vagliatura - strappazzata
Tampestâ: grandinare
Tampiesta: grandine
Tarlupâ: lampeggiare
Taronšâ: tagliare in tondo - sforbiciare
- ritagliare
Tarônt: rotondo - tondo, poco sveglio
- ottuso
Taše: tacere
Tass: tasso
F 93 f
t
Tassa: grande quantità (legnes - neif bêž)
Tendelec: alto - allampanato
Tâsse: farsi un taglio
Terač: pavimento alla veneziana battuto
Tât - tada: tagliato - tagliata
Teracia: terrazza - terrazzo
Tàula: tavola
Terai: stiaccino (uccello)
Taulač: tavolaccio, tavola operatoria
Teribile (eisse de la): avere un
caratteraccio - essere tremendo
Taulìn: tavolino
Terina: terrina
Tavan: tafano, cognome andreano
Tesoru: tesoro
Tavèla: tegola
Têst: testamento
Tècja: casseruola
Testemòne: testimonio
Tecjada: tegamata (carne - verdura)
t
Testimoniâ: testimoniare
Tega: baccello di fagiolo - fagiolino,
sberlone - pacca
Teta: tetta - seno
Tegna: tigna
Teta (dâ la): allattare
Tegnî têrž: tenere bordone - essere
complice
Tetaròla: biberon
Tica: bisticcio - bega
Tegnisse a menž: ricordarsi - far
attenzione
Tica (eisse in tica): non andare
d’accordo - avere una bega
Tegnisse impât: andar fiero - vantarsi
Tiera: terra
Tegnisse impât (no): vergognarsi
Tieracuota: terracotta
Tegnisse in bon: andar fiero - vantarsi
Tiessera: tessera
Telâr: telaio - struttura ossea
Tif: tifo
Telarin: telaio per finestre
Timp: tempo
Tema: timore - paura
F 94 f
Tindelìn: pezzo di legno che bloccava
la porta della “stua”, lo sbarramento per
la fluitazione del legname
Tiò - tiôs: tuo - tuoi
Tirâ: tirare - lanciare, sparare
Tira (fâ la): addocchiare - dare la
caccia - spiare
Todescjâ: parlare in modo
incomprensibile - farfugliare
Tofa: cumulo di escrementi
Tognu: finto tonto
Tolf: getto d’acqua, rigurgito acido
Tomària: tomaia
Tirâ i sgjarež: tirare i garretti: morire
Tombadič: gonfio nell’aspetto
Tiraca: bretella
Ton: tonno
Tiracampanei: perditempo - uno che
procrastina - inaffidabile
Ton: tuono
Tirasse: scivolare sulla neve con la
slitta
Tondu: tondo - rotondo, luna piena
Tonia: tonaca (prete)
Tiražiment: uno che induce in
tentazione, uno che provoca
Tontonâ: martellare - assillare insistere
Tiròn: strappo - tirata
Tòrgal: vortice, persona che è sempre
in giro
Titataši: uno che sta zitto e che non
dice mai la sua
Torgalâ: andare sempre in giro
Tô - tôs: tua - tue
Tornâ: tornare - ritornare, restituire
Toc’: sugo - intingolo
Tortiglion: biscotto prodotto in
Andreis a forma di torciglione
Toc: pezzo
Tocjâ: toccare, intingere (biscotti pane)
Tòdal (tegnî a): riferito alla neve molto
ghiacciata che sostiene chi ci cammina
sopra
Todesc: tedesco
Toru - torus: toro - tori
Tosâ: tosare, tagliare i capelli
Tosasse: farsi tagliare i capelli dal
barbiere
Tosci: bambino tranquillo - pacioccone
Tovaâ: tovaglia
F 95 f
t
Trâ: gettare - buttare - lanciare
Treful: cerchio di ferro in cui venivano
infilati i tronchi, appeso poi alla
teleferica con il sistema “bora de
traviers”
Trâ al cûl: sculettare - ancheggiare
Trâ al toc: tirare a sorte
Trepiê: trepiedi
Trâ cul sclòp: sparare
Trešenta: trecento
Trâ in cuc: buttare sottosopra - far
disordine
Trevelâ: sbandare in sella alla
bicicletta, non stare in equilibrio
Trâf: trave
Trevelin: succhiello, scherzosamente
organo maschile dei bambini
Tràgal: specie di giogo in cui veniva
bloccata la testa della mucca nella
monta taurina
t
Treviela: trivella mozza
Tràina: maneggio - intrigo
Trìbal: turibolo
Tramešâ: dividere una stanza con un
tramezzo - un muro - una parete
Trim: spavento - sussulto
Trimâ: tremare
Tramontan: freddo che arriva da nord
Trimaròla: tremarella - tremore tremito
Trapolòn: buono a niente
Trispont: maleficio (sot i stroceis - piè
sul cunfin)
Trasse: buttarsi - lanciarsi
Trasse a arniâ: annegarsi
Trivielâ: oscillare - avere l’equilibrio
instabile
Trasse cun la cuarda: andare in
altalena
Troi: sentiero
Trastimp: brutto tempo - temporale
Travai: impegno - bisogno
Tropetâ: camminare velocemente trotterellare
Travièrs: traverso - traverso di legno
Truč: da trojuz: viottolo
Traviers (par): di traverso
Trucâ: urtare - colpire con le corna
Trêc: tre
Trucada: cornata
Trucamurades: scontroso - dallo
sguardo torvo
F 96 f
La pozzanghera:
Castello di fantasia
più bello che mai
Trùmbela: ruzzolone
Trùmbeles (a): ruzzolando rotolando
Truta: trota
Tu po’ nome crode: figurarsi!
Tuârt: torto
Tuarta: ritorta
Tuc: colpo - botta
Tucâ: bussare - battere - fare rumore
colpendo qualcosa
Tùchela: botta
Tui: vezzeggiativo per gatto
Tui tui: richiamo per gatto
Tùndar: stupido - persona poco sveglia
u
Ucà: qua
Ucassù: quassù
Ucavîa: qua vicino
Ucèl - ucèi: uccello - uccelli
Uchì: qui
Ucûu: quaggiù
Tuole: prendere - portar via
Udiže: giudizio - senno discernimento
Tuole su: raccogliere - sollevare
Ufulâ: fare il verso del gufo
Tuoss: tosse
Ùgnal: singolo - spaiato
Ugrela o gruela: orecchio
Ugrèles de lievre: silene vulgaris
F 97 f
u
Secco il ramo
ancora dona vita
fiori di legno
Usma (a): a naso - ad intuito
v
Ulà: là vicino
Usurpu: sconfinamento, persona da
disprezzare
Ulâ?: Dove?
Ùtar: utero
Ulassù: lassù
Uva respina: ribes
Ulavîa: là vicino
Uvì: lì
Ulîf: ulivo, domenica delle Palme
Uvièr: inverno
Ulûu: laggiù
Uvre: mammella (mucca)
Ûmet: umido
Uzzâ: aizzare - provocare
v
Undes: undici
Ureglària: semprevivo dei tetti
Urtìa: ortica
Vacja: mucca
Urtiasse: orticarsi - pungersi con
l’ortica
Vaî: piangere
Vaîda: pianto
Urticiòn: luppolo
Val: cesto aperto su un lato - vaglio
Usc: uscio - soglia
Val: valle - vallata
Ušelâ: praticare l’uccellagione
Valei: valere - contare
Ušelèra: roccolo per la cattura degli
uccelli
Valîs - valîs: valigia - valigie
Usma: intuito
F 98 f
Valour: valore
Venc: vimine
Vangâ la neif: camminare nella neve
soffice appena caduta
Vencjâr: salice da vimini
Vanzèle: vangelo
Varòla: antivaiolosa, cicatrice causata
dal vaccino
Varùscle: morbillo
Vâs da nuòt: vaso in metallo con acqua
calda per scaldare il letto
Vatecjàva: vai a farti fregare o fottere
Vatepìcja: vai ad impiccarti
Vatesbòra: vai a sfogarti
Vatesmèrda: vai a smerdarti
Vêa: vigilia
Vecjàia: vecchiaia
Vecje - vecja: vecchio - vecchia
Vedran - vedrana: scapolo - celibe,
zitella - nubile
Vere: vetro
Veretât: verita’
Verìa: segno rosso sulla pelle lasciato
da una vergata o da uno sberlone
Verša: verza
Versôur: spazzaneve
Vêrt - verda: verde, acerbo - acerba non maturo
Vertele: roccia argillosa che si sfalda
Vescîa: vescica
Vescu: vescovo
Vetrinare: veterinaio
Viač: viaggio
Viagjâ: viaggiare
Vič: vizio
Vedu - vedova: vedovo - vedova
Vìdal: falco maschio
Veglâ: vegliare - prestare assistenza essere insonne
Vìdal: attrezzo in legno, dotato di
un lungo manico, per mescolare e
sciogliere la calcina
Veir - vera: vero - vera
Velègn: veleno
Veludin: tagete
Veludina: passamaneria in velluto
Vidiâ: convolvolo - rampicante
Vidièl - vidiela: vitello - vitella
Vièr: verme
F 99 f
v
Vieria: anello di ferro per bloccare
qualcosa
Višiâ: viziare
Višiât - višiada: viziato - viziata
Viers: verso - direzione - modo all’incirca
v
Visìlia: digiuno religioso
Vierše: aprire
Višioc: viziato - piagnucolone
Viêrt: aperto
Vît: vite (uva), vite
Vierta (la): primavera
Vodàgn: guadagno
Vièspin: vespero
Vodagnâ: guadagnare
Viesta: veste - tonaca, sacco amniotico
Volei: volere
Vila: l’abitato di Andreis
Volgu: vocio - mormorio - zizzania
Vilàn: villano - maleducato
Volt: volta - arco - curvatura
Vilût: velluto
Volta: svolta - turno - giro
Vìnars: venerdì
Voltâ: girare - voltare
Vinc’: venti
Volta (dâ de): avere un miglioramento
di un malessere
Vint: vento
Voltada: curva
Vintâ: tirar vento
Von: nonno, suocero
Vinže: vincere
Vonda (a): abbastanza - a sufficienza
Virgulada: striatura (pelle - tessuto)
Vordâ: guardare - tener d’occhio
Virgulât: striato - screziato (di
indumento danneggiato dal lavaggio)
Vostre - vostres: vostro - vostri
Vîsc: vischio
Vous - vous: voce - voci, diceria dicerie
Viscja: verga - bacchetta molto
flessibile
Vua: voglia - macchia congenita della
pelle
Viscjada: vergata, bastoncino spalmato
di vischio per catturare gli uccelli
(pania)
Vuâr: acero montano
F100f
Legge la bimba
le parole del rogo
braci mai spente
Vuàrfen - vuàrfens: orfano - orfani
Vuarî: guarire
Vuarisse: guarirsi
Vuarît - vuarida: guarito - guarita
Vuocent: ottocento
Vuoe de la madona: veronica
Vuoi: oggi
Vuoit - vuoita: vuoto - vuota
Vuole: occhio
Vuole: olio
Vuole de rič: olio di ricino (purgante)
Vuole sant: olio santo - estrema
unzione
Vuora: lavoro - faccenda
Vuora (a): lavoro stagionale o saltuario
Vuoss - vuos: osso - ossi
Vuoss dal cûl: osso sacro
Vuot: otto
z
Žàina: gran quantità - grosso carico
Žambre: carpino
Žanc: mancino - sinistro
Zanzero: soldo
Zavacâ: fare (generico), combinare
Žavariâ: vaneggiare (febbre) ammattire - spremere le meningi
Žažera: frangia
Žede: cedere
Žefu: ceffo
Žèlega: passero
Želeste: azzurro
Žercandal: girovago
Zergo: gergo
F101f
z
Zes: gesso
Žito!: Silenzio!
Žesâr: ciliegio
Zornâ: bighellonare - girovagare
Žesâra: galaverna
Zornada: giornata
Žesila: rondine
Žùcar: zucchero
Žesilìn: tordo sassello
Žùcar de orzu: croccante fatto con
noci, nocciole e zucchero caramellato
Žiera: carnagione - cera - aspetto
Žiespa: prugna
Žiespalâr: pruno
Žigagna: zingara - nomade
Žigareta: sigaretta
z
Žiment (tirâ a): provocare - stuzzicare
- tentare
Zìnzela: fronzolo - indumento da poco
Žinžimbel: stupido - zimbello
Zirâ: girare - girovagare
Ziru: giro
Neve disseta
la foglia mi ripara
nulla mi manca
F102f
Detti
andreani
A brena vierta
A briglia sciolta - senza freni
A contentâ un cumùn a no se
contenta nissùn
Per accontentare un comune non si
accontenta nessuno
A m’ à šût al sanc in aga
Il sangue mi è diventato acqua: ho
preso un gran spavento
A me ven scûr
Mi viene buio: mi vien male - mi
preoccupa
A fai tassa
La neve fa mucchio
A me zira la cibùria
Mi gira la testa
A fât gjambes
Ha fatto gambe: qualcosa che è sparita
e probabilmente rubata
A n’ à restât nome la strada par
cjaminâ
Ci è rimasta solo la strada per
camminare
A fuarcia da bate anc’ al fier a se pliea
A forza di battere anche il ferro si piega
A jà dât l’anema al ghèž
Ha venduto l’anima al diavolo
A no me da udienza
Non mi dà udienza: non mi ascolta non mi bada
A jà metût al cuzìt
Lo ha sottomesso
A no se po’ passaje par denant
Non si può prendere un’iniziativa o
assumere un ruolo che spetta di diritto
ad un altro
À li cuardes debeles
Di una donna che non riesce a portare
avanti una gravidanza
A no se pout cjantâ e portâ la crous
Non si può cantare e portare la croce
A m’ à parât su un bel cone
Mi ha presentato una somma salata da
pagare
A no se pout stâ sentâž su do’ cjadrèes
Non si può star seduti su due sedie
F103f
A no te dares gnanc’ ce cal piert par
davour
Non ti darebbe nemmeno ciò che
perde per dietro: è talmente tirchio che
non darebbe nemmeno le sue feci
A santa Lûzia al freit al crùžia
A santa Lucia il freddo cruccia
A nol à cuvigna
Non ha voglia di fare
A te cola al nâs
Ti cola il naso
A nol à gnanc’ li ongles
Non ha nemmeno le unghie:
paragonando due persone che sono
all’opposto - che non si assomigliano
per nulla
A te implenis al cûl de rešon
Ti da ragione ma non ti risolve il
problema
A se trai in ploa
La neve si butta in pioggia
A te mangja al šuf sul ciâf
Ti mangia il “šuf ” sulla testa: ti
frega - ti mette in una condizione di
sottomissione
A nol da pì udienza
Non dà più udienza: non è più
cosciente - non dà segnali di vita
A nol è biel usâ, al è biel mantignî
Non è bello usare, è bello conservare
A te tira gjù la piêl
Ti tira giù la pelle: ti tormenta con
richieste - tira sul prezzo
A nol è bon gnanc’ da fâ la O cul got
Non è nemmeno capace di fare la O
con il bicchiere: incapace di fare una
cosa facile
À un cos de cjavei
Ha una gerla di capelli: ha una folta
chioma
A ven da riba in jù
Arriva giù in discesa: arriva senza
fatica - in regalo
A nol è ne de sanc e ne de aga
Non è né di sangue né di acqua: non ha
alcun vincolo di parentela
A ven l’ora par duč
Viene l’ora per tutti
A nol è un mâl sa nol è un ben
A una situazione negativa segue una
positiva - non tutti i mali vengono per
nuocere
Ah Crist de Cjadovre!
Ah Cristo del Cadore! Esclamazione
A nol è un mulin da menâ
Non è una buona abitudine - bisogna
cambiar vita
Ai i coriams che i se tocja
Ho i cuoi che si toccano: non ho un
soldo nel taccuino
A priâ i muss a se vanza panež de
chiei doples
A pregare gli asini si ottengono
“panetti” doppi
Ai li mê robes
Ho il mestruo
Ai timps che Berta a filava
All’epoca che Berta filava: tanto tempo
fa - in un’epoca remota
F104f
Ai una fam che no jôt lûs
Ho una fame che non ci vedo
Ai una seit che bevares la Plâf
Ho una sete che mi berrei il Piave
Al diaul al caga intala tassa granda
Il diavolo defeca sul cumulo grande:
i soldi vanno sempre a coloro che ne
hanno già in abbondanza
Al à cjapât una biela sgnapada
Si è preso un bello smacco
Al diaul al è negre
Il diavolo è nero: Il diavolo è malvagio
- potente
Al à patafât dut
Ha mangiato tutto
Al dîs tant al sac
Parla un tanto al sacco: parla a vanvera
Al à pierdût la faviela
Non riesce più a parlare
Al è al miei de la covada!
È il migliore della covata (anche in
senso ironico)
Al à tetât dut al lat de so mare
Ha succhiato tutto il latte di sua madre
Al à un vuole da budielos
Ha un occhio da farabutto - da persona
cattiva
Al bala su un scheo
Balla su un soldo: persona agile
Al brout de pita al va par duta la vita
Il brodo di gallina dà energia a tutto il
corpo
Al bundì a se jôt a bunora
Il buongiorno si vede al mattino
Al cjan a nol mena la coda par nua
Il cane non scodinzola per niente
Al conta coma al doi de còpes
Conta come il due di coppe: non conta
nulla. A volte si aggiunge: “cun dânar
in taula” (con denari in tavola)
Al coreva che i talons i jè tocjava al
cûl
Correva così veloce che i talloni gli
toccavano il sedere
Al è biel coma un melaciut
È bello come una piccola mela: si dice
di un bambino bianco e rosso
Al è blanc e ross coma un flour
È bianco e rosso come un fiore: gode di
buona salute - ha una bella cera
Al è cafè de chiel de trupa
È caffè di quello di truppa: caffè fatto
nel “calderin” a base di miscele
Al è cargu
È carico: è ubriaco
Al è coma soflâ int’ un cos da fua
È come soffiare in una gerla da
fogliame: fare un’azione inutile. La
gerla da fogliame ha un intreccio molto
largo
Al è dût un lasarèt
C’è tutto un disordine - sporco
Al è dût un stelât
Il cielo è tutto stellato
Al è dût un vere
È tutto un vetro: il terreno è tutto una
lastra di ghiaccio
F105f
Al è dût un volgu
È tutto un mormorio
Al è šût a cuc
Marito che è andato ad abitare nella
casa della famiglia della moglie.
Un tempo era considerato un po’
mortificante
Al è duta una Babilonia
È tutta una confusione - un caos
Al è taront coma una bala
È rotondo come una palla: poco sveglio
Al è frêsc coma la glacia
È fresco come il ghiaccio: ortaggio o
frutto appena colto. Si dice anche di
una persona
Al è un dal tiò nâs
È uno del tuo naso: uno che ti va a
genio - della tua cerchia
Al è l’arca dal demoniu
C’è l’arca del demonio: una situazione
di gran confusione - baccano
Al è un de chiei de Polentìn
È una persona istruita. Polentìn era il
soprannome di una famiglia i cui figli
avevano tutti studiato
Al è làchela
Veniva detto per spaventare i bambini
Al è un fî de nin
È un bambino buono - un bambino
ideale
Al è li gjates
Nebbie diffuse che promettono pioggia
Al è lustre
È giorno - albeggia
Al è un fouc de li stries
È un fuoco da streghe: è un fuoco poco
vivace - bisogna ravvivarlo
Al è magre coma un cjavedâl o capitâl
È magro come un alare o capitale:
persona particolarmente magra
Al è massa bunora
È troppo presto
Al è un sorele par ciucal
C’è un sole su ogni colle: è una giornata
molto soleggiata. A volte in senso
ironico
Al è ora che tu faše udiže
È ora che tu faccia giudizio: devi
mettere la testa a posto
Al è un titataši
Si dice di uno che non dice mai la sua
opinione
Al è plen de bêž (o fam) coma un scus
È pieno di soldi (o di fame) come un
guscio - un bacello
Al è una branca de fina dal mont
È un pezzo di fine del mondo: si dice di
una situazione e anche di una persona
nociva o irruenta
Al è restât a bocja vierta
È rimasto a bocca aperta
Al è vignût a tirâ su al nâs
È venuto a tirare su il naso: è venuto a
curiosare - a cercare notizie
Al è sapât e ledrât
Si dice di persona che frequenta con
assiduità un posto o una casa
Al eis coma al betùm
Duro come il calcestruzzo - compatto
F106f
Al eis a cjasa dal diaul
È a casa del diavolo: è in un posto
molto lontano
Al mulîn a se va cun doi sacs
Al mulino si va con due sacchi: uno per
la farina e uno per la crusca
Al eis coma pissâ cuntra vint
Come pisciare contro vento: fare una
cosa che va contro il tuo interesse
Al nevieâ, la gjata a se despieâ
Nevica, la gatta si pettina
Al eis de dova
È di doga: resistente - consistente
Al eis fadia a fâ vuoss
Si fa fatica a partorire
Al eis pì timp che vita
C’è più tempo che vita
Al eis un mont cul cûl in su
Questo mondo è sottosopra
Al neviuceâ
Nevischia
Al picjât a no sta želât
Il peccato non sta celato
Al plôuf che Diu a la manda
Piove a catinelle
Al plôuf, la gjata a no se damôuf
Piove, la gatta non si muove
Al era miseria de chê negra
C’era miseria di quella nera
Al sanc a nol è aga
Il sangue non è acqua: la
consanguineità è un legame molto forte
Al fai al chilo
Poltrisce - sta in ozio
Al sarà ce che Diu vorà
Sarà quel che Dio vorrà
Al fai scatura
Fa paura
Al sbaglia anc’ al prede sul altâr
Sbaglia anche il prete sull’altare
Al frêit al ven dentre in dalmenes
Il freddo entra con gli zoccoli: il freddo
si fa sentire
Al scroc de Paleva
Per prendere in giro il falò epifanico di
Paleva, o di Rût, Nalcheda, Siês. Scroc è
una cosa riuscita male
Al gotignêa
Pioviggina
Al incînt coma al venc
È amaro come il vimine
Al Signour al è un gran om, a nol paâ
nome de sabeda
Dio è un grande uomo, non paga solo
il sabato
Al mâl nissun lu compra
La malattia nessuno la compera
Al siò al eis siò chiel de chialtres anc’
Il suo è suo, quello degli altri pure
Al mancja al soramanegu
Manca il sopraintendente - manca
quello che dirige
Al sorele al va gjù intal sac
Il sole tramonta nel sacco (tra le
nuvole)
F107f
Al struca al pûlč par salvâ la piel
Schiaccia la pulce per conservarne la
pelle: uno particolarmente avaro
And’è tanc’ muss che i se semea
Ci sono molte persone o cose che si
assomigliano e non sempre è possibile
distinguerli o rivendicarne la proprietà
Al timp a no se à maridât par fâ ce
ch’al vôul
Il tempo non si è sposato per poter
fare quello che vuole: al tempo non si
comanda
Anzi fritz!
Angeli fritti! Risposta scherzosa data
ai bambini quando chiedevano cosa ci
fosse per pranzo o cena
Al timp al è galantom
Il tempo è galantuomo
Arniât fin ta la medola dei vuoss
Bagnato fino nel midollo delle ossa:
bagnato fradicio
Al timp al è mus
Il tempo è asino: il tempo è incerto
Avei al diaul, al ghež, al demoniu
Avere il diavolo: essere vivace
Al timp al sgorla
Il tempo vola
Al tocja tirâ e molâ
Tocca tirare e mollare
Avei al nâs lunc
Avere il naso lungo: capire le situazioni
o le intenzioni, subodorare gli inganni
o le bugie
Al va a gjata
Cammina a carponi - gattona
Avei cuela da lavorâ
Aver voglia di lavorare
Al va coma al fum
Va come il fumo: cammina molto
veloce
Avei lôuc e fôuc
Avere luogo e fuoco: possedere tutto
ciò di cui si ha bisogno
Al va jù ca l’è una gloria!
Va giù che è una gloria (il vino)
Avei nome semela intal cerviel
Avere solo semola nel cervello: avere la
testa vuota
Al voul ciuf, ciàf e cerviel
Ci vuole acume, acutezza di ingegno
Avei segn da pissâ, Avei segn da chigâ
Avvertire lo stimolo ad urinare o
defecare
An bisest cencia ne cjâf ne sest
Anno bisestile senza capo nè modo
Anc’ un pâl ben vestît al semea
carnovâl
Anche un palo ben vestito assomiglia a
carnevale
Avei un bel specju
Avere uno bello specchio: avere
davanti un esempio di ciò che potrebbe
accadere o di come ci si potrebbe
ridurre
And’è da fâ cu la farina
Ce n’è da fare con la farina: ce n’è
parecchia - in abbondanza
Avei un cjâf da bate teraž
Avere una testa adatta a battere
pavimenti: avere una testa dura
F108f
Avei un cûl coma una val
Avere un sedere grande come un vaglio
Avei una cuncia de rafredour
Essere molto raffreddato
Bate brocjes
Avere freddo - battere i denti
Beta da la lenga scleta
Betta dalla lingua schietta: persona che
dice ciò che pensa, tagliente
Bisugna meteje un Sanfermu
Bisogna mettergli un freno - dargli una
regolata
Bisugna šiî intal mâr grant
Quando c’è un problema di salute grave
bisogna andare in un grande ospedale
Bisugnarès date jù cun un sclavoč
maldespetenât
Bisognerebbe picchiarti con un
randello che conservi gli spuntoni dei
rametti laterali
Blanc coma al latesìn
Bianco come lo smalto: candido
Blanc coma un dint de cjan
Bianco come un dente di cane: un
bucato o un indumento bianco e pulito
Bon da fâ nua
Incapace di far qualsiasi cosa
Brut coma l’an de la fam
Brutto come l’anno della fame: persona
particolarmente brutta
Brut in fassa, biel in placia
Brutto da neonato, bello da ragazzino
Budièl de Fiandra!
Epiteto rivolto ad un mangione. In
Friulano significa anche camera d’aria
o presevativo
Bundì e bun an … Me deu la buna
man?
La “bunaman” la chiedevano i bambini
durante la questua del primo dell’anno
Bundì patria!
Era il saluto che rivolgeva Felice Bucco
de Doru ai suoi compaesani
Burtulâ li mules
Brontolare la pancia
Bûs e tarabûs
Buchi e pertugi - luoghi angusti
Cê eisal chîst? Sborač de ôc?
Cos’è questo? Liquido seminale di oca
maschio? (L’agna Melia vittima di uno
scherzo)
Cê? Una merda sot un piê
Cosa? Una merda sotto un piede:
risposta scherzosa a una domanda
Cê biel cristian!
Che bell’uomo!
Ce ca nol passa al ingrassa
Quel che non passa ingrassa
Cê fia de nina
Che brava bambina
Cencia savei ne lieše ne scrive
Senza sapere né leggere né scrivere:
trovarsi in una situazione senza
rendersi conto - senza pena né colpa
F109f
Che al Signôur me salve l’anema e po
l’udiže
Che il Signore mi salvi l’anima e poi il
senno
Cjatâ chiel dal formai
Trovare quello del formaggio: trovare
uno che ti sistema per le feste
Clamâ malta e puartâ clas
Chiedere malta e ricevere sassi:
esserci un malinteso - un difetto di
comunicazione
Chiei chi an da dâ, i van a scuode
Quelli che sono in debito vanno a
riscuotere
Chiei chi an fedes i an piels
Quelli che hanno pecore hanno pelli
Colâ dal perâr
Cadere dal pero: quando nasce un
fratello o una sorella si perdono le
attenzioni e i privilegi propri del figlio
unico
Chiei chi son pegres a mangjâ i son
pegres anc’ a lavorâ
Quelli che son pigri a mangiare sono
pigri anche a lavorare
Contâ chê dal ors
Raccontare la storia dell’orso:
raccontare una balla - una cosa non
vera
Chiel ch’al à al sospièt al à al difièt
Chi ha il sospetto ha il difetto
Copâ al pedole
Ammazzare il pidocchio: essere tirchio
- taccagno
Chiel ch’al à fât al mane a li ciriešes al
sa ce ch’al fai
Quello che ha fatto il picciolo alle
ciliegie sa quello che fa
Cour content anima consolada
Cuore contento anima consolata
Cigulâ i vîs e i muarž dal dolour
Urlare ai vivi e ai morti per il dolore
Cuanche a se vôul chigâ pi dal cûl a se
sfuarcia la buša
Quando si vuol defecare più del culo si
sforza l’orifizio
Cjàpa la pi curta e para via
Prendi la strada più breve e vattene
Cjapâ un pal cupìn
Prendere uno per la collottola
Cuanche al cjanta al cucùc un’ora al è
bagnât e chialtra sut
Quando canta il cuculo un’ora è
bagnato e una asciutto
Cjapâ una strenta de vuoss
Prendere una stretta alle ossa: sentirsi
come pestato - provato da malattia o
dispiacere
Cuanche al plâš al frare al plâš anc’ al
convent
Quando piace un ragazzo deve piacere
anche il suo luogo di residenza
Cjapâla intai comedons
Prenderla nei gomiti: rimanere fregato,
scornato
Cuanche l’aga a tocja al cûl a se
impara a nodâ
Quando l’acqua arriva al sedere si
impara a nuotare: in stato di necessità
ci si ingegna
Cjâr de cûl a no va in Paradîs
Carne di culo non va in Paradiso
F110f
Cuanche Raut al à al ciapièl, poa la
falč e tuoi al ristièl
Quando Raut ha un cappello di nubi,
metti giù la falce e prendi il rastrello
Cuanche Raut al à la cintura, ploa
sigura
Quando Raut ha una cintura di nubi,
pioggia sicura
Cui? Codes!
Chi? Code!: risposta scherzosa
giocando sul doppio senso della parola
“cui” (chi, culi) e “codes” (organi
maschili)
Cui? Piere pindui, cinc a ti e cinc a lui
Risposta scherzosa a chi chiedeva: chi?
Cumbinâ una puòcja
Combinarla grossa - combinare un
guaio
Cun bon rispiet
Con buon rispetto: si prepone al dire
qualcosa di volgare o disgustoso
Cun che cjacia che tu miniestre tu ven
miniestrada
Lo dicevano le suocere alle nuore: a
seconda di come ti comporti sarai
trattata
Curandelùt de Val de Frina
Detto ad un bambino che va sempre
in giro
Da ca se nas ogni erba a pas
Dove si nasce ogni erba pasce
Da ca sta Piere a no sta Paule
Dove sta Pietro non sta Paolo: dove sta
una cosa non può starne un’altra
Dâ duč i contenž
Viziare - soddisfare ogni richiesta
Da insomp a bâs
Da in cima in fondo - da sopra a sotto
Da riba in jù i van anc’ li fedes
muartes
In discesa vanno anche le pecore
morte: in discesa si fa poca fatica
Dâ una biela tamešada
Dare una bella setacciata: dare una
bella strapazzata
Dâ una tega
Dare una sberla
Da vecjes la ca se pent a se va
Da vecchi dove si pende si va
Cun puôc e cun nua
Con poco e niente
Daie al bacon a li vacjes
Recarsi nella stalla a dare il fieno o il
pastone alle mucche
Cun una man a se lava chialtra e cun
dutes dôs a se se lava la musa
Con una mano si lava l’altra e con tutte
e due ci si lava il viso
Daie al tabac a cualchidun
Distanziare qualcuno camminando
o finendo prima un lavoro o un’altra
attività
Cunciadôur de veršes
Epiteto dispregiativo
Dal čioc a ven la stiela
Dal ceppo viene la scheggia
Dame la cercja
Fammelo assaggiare
F111f
Davatete!
Togliti dai piedi!
E no restan nissun par semincia
Non rimaniamo nessuno come
semenza: tutti prima o poi dobbiamo
morire
De massa paussâ a nol è mai muârt
nissun!
Non è mai morto nessuno a causa del
troppo riposare!
E sen da nôuf a còpes
Siamo di nuovo allo stesso punto
Deventâ ross coma una bora de fouc
Diventare rosso come una brace del
fuoco: arrossire, o per timidezza o per
vergogna o perché colti in flagrante
E šin de mâl in pesu
Andiamo di male in peggio
E tu so al soč de la bira!
Sei un socio della birra: sei furbo scaltro
Dî un dret o un stuart
Dire qualcosa di dritto o di storto:
dare un proprio parere - esprimere
un’opinione
E tu so un prefaziu
Uno che sa tutto - che sa parlar bene
Diu al à desfât nouf voltes al mont
par un’anema
Dio ha disfatto il mondo nove volte
per un’anima: tutte le persone sono
importanti agli occhi di Dio
E vuoi a Codroip a vende muoles
Risposta scherzosa quando non si vuol
dire dove si sta andando
E vuoi pa li curtes
Prendo una scorciatoia
Dople coma li cigoles
Doppio come le cipolle: corpulento,
vestito eccessivamente - a più strati
E vuoi ulà che al bo a nol para al cjâr
Vado dove il bove non spinge il carro:
vado a dormire
Dormî coma un čioc
Dormire come un ceppo: dormire sodo
Eh grantidiu!
Esclamazione
Dret coma un fûs
Dritto come un fuso
Eh tabernàcal!
Esclamazione
Dûr cun dûr a nol fai bon mûr
Duro con duro non si ottiene un buon
muro
Eis la mare de san Piere
È la madre di san Pietro: temporali che
si scatenano dopo il 29 giugno
E fai dut un pestum de te
Ti riduco a pezzettini - in poltiglia
Eis una roda ca zira
È il ciclo della vita - oggi tocca a noi,
domani ad altri
E grazie barba Tomâs!
E grazie barba Tommaso! Si risponde
così ad uno che fa un’affermazione
ovvia o condivisa
Eis vecja coma al cuc
È vecchia come il cucco: è una cosa
vecchia e risaputa
F112f
Eise la tô companìa?
È la tua compagnia?: è la tua fidanzata?
(Gnuta de Novè)
Eisse svelt coma un fugulìn
Essere svelto come una lucciola: essere
agile e veloce
Eisse sempre in tica
Essere sempre in lite
Eisse taront coma la luna
Essere tondo come la luna: non capire
nulla - essere uno stupido
Eisse coma un pangel
Essere paffuto - rotondetto
Eisse coma un pulč penetrant
Essere come una pulce penetrante:
essere insistente - fastidioso
Eisse coma una raspela
Essere come una zecca: essere un tipo
appiccicaticcio - insistente
Eisse coma una siea de aga
Essere come una sega ad acqua: parlare
sempre, in continuazione, al punto da
infastidire
Eisse cu’i fics
Essere con i fichi: essere tremendo
Eisse un candalostia
Epiteto con valore negativo spesso
scherzoso
Eisse un conale
Esser uno stupido
Eisse un flagjelum dei
Essere un flagellum dei: essere uno che
combina sempre guai - un devastatore
Eisse un pedole refat
Essere un pidocchio rifatto
Fâ gruela da marcjadânt
Fare orecchio da mercante
Eisse de rešon
Essere parenti
Fâ “benedeta la netišia”
Fare “benedetta la pulizia”: fare piazza
pulita
Eisse o Šiî a têt
Essere o andare a tetto: trovarsi o
andare al riparo dalle intemperie
Fâ al cjâf coma un šei
Fare la testa come un cesto: frastornare
di parole
Eisse paron e spotegu
Essere padrone e despota
Fâ al mona par no pâ al daže
Fare lo stupido per non pagare il dazio
Eisse pi de la che de ca
Essere più di là che di qua: essere
mezzo morto - essere più morto che
vivo
Fâ al pan in cjasa
Fare il pane in casa: combinare un
guaio
Eisse sot al mônt
Essere sotto il mondo: essere esposto
alle intemperie - senza un riparo
Fâ al pass pi lunc de la gjamba
Fare il passo più lungo della gamba:
intraprendere qualcosa oltre le proprie
possibilità o disponibilità
F113f
Fâ bossal
Fare crocchio - capannello - radunarsi
in cerchio a parlottare
Fâ par sot coma li patates
Agire sottoterra come le patate: agire di
nascosto - tramare
Fâ canela dei bež
Spendere tutti i soldi
Fâ piešu
Fare il pieggio: far da garante per
qualcuno
Fâ catòrba
Fare piazza pulita
Fâ San Martin
Fare San Martino: fare trasloco
Fâ e desfâ al è dut un lavorâ
Fare e disfare è tutto un lavorare
Fâ un negre coma un cjapièl
Fare uno nero come un cappello:
picchiare qualcuno di santa ragione
Fâ i purceluž
Fare i porcellini: vomitare (in genere
dopo una sbronza)
Fâ un stoc
Cadere
Fâ la riša al purcel
Uccidere il maiale: ammazzare (per
estensione)
Fâ vegnî al diaul, al ghez, al demoniu
Fare venire il diavolo: far arrabbiare infuriare
Fâ la tira
Spiare - tenere d’occhio qualcuno per
controllarlo o prenderlo
Fâje tignî su la gjamba
Fargli tenere su la gamba: tenere uno
sulle spine - lasciarlo nelle ambasce di
proposito
Fâ li bieles par denant
Mostrarsi affabile ma in realtà covare
altri sentimenti o sparlare dietro le
spalle
Fàjeles purgâ a qualchidun
Sottoporre qualcuno ad angherie
continue
Fâ li bufelès
Fare le bollicine con la saliva o con il
sapone
Fala francja
Farla franca: uscire indenne o impunito
Fâ li gòšes
Farsi venire il gozzo a forza di gridare
Fals coma la moneda de Buia
Falso come la moneta di Buia: persona
falsa - ipocrita
Fâ mil mignogneles
Fare mille moine - mille storie
Fànin de ogni cuinta fata
Combinarne di tutti i colori
Fâ mostač da ride
Abbozzare un sorriso
Fašòul de gabana
Stupido - sempliciotto
Fâ pa la miei
Cercare di fare il meglio
Fàssela inta li barghesses
Farsela addosso dalla paura
F114f
Favièla coma che tu mangje
Parla come mangi
I me van dutes par traviers
Mi vanno tutte storte
Fissâ caligu
Fissare caligine: rimurginare, guardare
fisso nel vuoto
I nins cu i nins e li nines cu li nines!
Tra bambini: i maschi con i maschi e le
femmine con le femmine!
Furbu coma al gjat de plomp
Furbo come il gatto di piombo:
ingenuo - poco sveglio
I non me ven jù pal camin
Non mi scendono dal camino (i soldi):
faccio fatica a guadagnarli - non ne ho
da buttare
Gjavaie li sèpes a un
Togliere i semi a qualcuno: cercare di
fargli dire delle cose - interrogarlo
Gramamai no e i nostre vuoss
Poveri noi e le nostre ossa
Grant coma al ferâl d’Inecu
Grande come la lanterna di Inecu
(nome di uno di Andreis)
I riva chiei de Peones
Arrivano quelli di Peonis: si diceva
quando i bambini si assopivano
I riva li leles de Pentina
Arrivano le stupidine di Pentina
I son bales de chês de Cjoni!
Sono bugie di quelle grosse
I an lassât nome la creancia
Hanno lasciato solo la creanza: poco o
niente
I son dût un cûl cusît
Sono tutto un culo cucito: vanno
d’accordo - sono coalizzati fra di loro
I ans i fai la šent
Gli anni fanno le persone
I son filâž s’un soul fûs
Sono filati su uno stesso fuso: sono
uguali, degni l’uno dell’altro. In senso
negativo
I arbi i van in amour
Gli alberi “vanno in amore”: in
primavera quando le piante sono piene
di linfa, la scorza si distacca con facilità
dal legno. È allora il momento in cui si
fanno fischietti o bastoni intagliati
I bêž e l’amicizia i orba la gjustizia
I soldi e l’amicizia accecano la giustizia
I t’an tât al filèt
Ti hanno tagliato il frenulo della
lingua: a uno che ha una parlantina o la
risposta pronta
I bêž i no jù mangja gnac’ li gjalines
I soldi non li mangiano nemmeno le
galline
I te ten alta de cjanâl
Ti razionano il cibo. Per evitare
che le mucche mangiassero troppo
accorciavano la catena così non
potevano abbassare la testa fino sul
fondo della mangiatoia (cjanâl)
I bêž i van coma la merda dal muss
I soldi se ne vanno come lo sterco
dell’asino
I van coma al sâl inta l’aga
Se ne vanno come il sale in acqua: di
solito è riferito ai soldi
F115f
I vecjes i son coma li canaês, i an vua
anc’ dal pic’ de la luna
I vecchi sono come i bambini,
desiderano anche un pizzico di luna
La cjameša dal content nissun l’à mai
induòssada
La camicia del contento nessuno l’ha
mai indossata
In ogni usc al è al siò patus
Su ogni uscio c’è il proprio strame
La fam a no rašona
La fame non ragiona
Intal mônt al è diu e diaul
Nel mondo esiste Dio e il diavolo
La farina a torna sempre intal siò sac
La farina torna sempre nel suo sacco
Intant che la feda a begarèa a piêrt al
bacòn
Intanto che la pecora bela perde il
boccone
La letovana par coranta dis ne al ôrt
ne a la fontana
La puerpera per quaranta giorni né
nell’orto né alla fontana
Inteir so mare
Tutto sua madre
La merda montada in scagn o ca
pucia o ca fai dam
La merda salita sullo sgabello o puzza
o fa danno
Jò par jò e tu par tu
Ognuno per la propria strada, dopo
essersi lasciati
La pegnata cuanche eis plena a va
paršora
La pentola quando è piena bolle e
trabocca
L’aga a fraidis i pai
L’acqua marcisce i pali
La planta a va dreciada da picela
La pianta va raddrizzata da giovane
L’aga ulâ ch’eis stada a torna
L’acqua dove è stata torna: non si
devono deviare i corsi d’acqua
La prima a se perdona, la segonda a
se condona, la terza a se bastona
La prima volta si perdona, la seconda si
condona, la terza si bastona
L’arbal da la banda ch’al pent al cola
L’albero dalla parte che pende cade
L’oru a nol cjapa al rušin
L’oro non arrugginisce
La prima gjalina ca cocodeâ à fât al
ouf
La prima gallina che canta ha fatto
l’uovo
La ca se nas ogni erba a pas
Dove si nasce ogni erba pasce
La prima ploa de avôst a rinfrescja al
bosc
La prima pioggia di agosto rinfresca il
bosco
Lâ che duč va, la roba a no sta
Là dove tutti vanno la roba non dura
La cita rota a dura pì de chê interia
La tazza sbeccata dura più di quella
intera
F116f
La roba à da šiî pal siò dret
La roba deve andare nel suo verso
giusto: l’eredità deve seguire il suo asse
Mangjâ anc’ la crodia
Mangiare anche la cotenna: ridursi
male - finire sul lastrico
La roba coma ca ven a va
La roba come viene se ne va
Mangjâ anc’ la curidura de la vacja
Mangiare anche la placenta della
mucca: essere di bocca buona mangiare tutto
La roba cuanch’ eis a no mangja pan
La roba quando c’è non mangia pane
La vita a te insegna de ce legn che i
son fates li carònes
La vita ti insegna di che legno sono
fatte le corone
Làudete cjan che t’ à una biela coda
Lodati cane che hai una bella coda. Si
dice a chi si vanta
Ledrosâ i vuoe
Rovesciare gli occhi - svenire
Li desgracies i no ven mai belsòles
Le disgrazie non vengono mai da sole:
di solito ne capita una dietro l’altra
Mangjâ e murî
Mangiare e morire: si dice di un piatto
molto appetitoso
Mare d’ombrela
Madre snaturata (giocando sul doppio
senso di mare)
Me pensarai fin che ai li grueles
tacades
Mi ricorderò fin che avrò le orecchie
attaccate: non mi dimenticherò più mi servirà di lezione
Menâ gorcs
Diffondere dicerie, seminar zizzania,
anche arricchendola di particolari
Li gjambes i me fai Jacu
Le gambe mi fanno Giacomo: mi sento
le gambe molli - che non mi reggono
Menâ la viola
Menar la viola: prendere in giro
Lûnc coma l’an de la fam
Lungo come l’anno della fame
Menâ un ghet
Insistere in un comportamento che da
fastidio
Mai fâ al pass pi lûnc de la gjamba
Mai fare il passo più lungo della gamba
Mai fâ i cônž denant a l’ôst
Mai fare i conti prima dell’oste
Mai lassâ la strada vecja par chê
nuova
Mai abbandonare la strada vecchia per
quella nuova
Mangjâ a sbregabalòn
Mangiare smodatamente
Menâ un mulin
Insistere su un argomento o reiterare
un comportamento riprovevole
Mete a puost
Ordinare - sistemare
Mete su i moschèž
Mettersi i baffi: passare da un
atteggiamento permissivo ad uno più
severo
F117f
Mortus est non più buligaribus
È morto e pace all’anima sua
No sai a cê sant vodame
Non so a quale santo votarmi: non so
dove sbattere la testa
Mucj zaba
Silenzio!
No savei ne da mi ne da ti
Non sapere né da me né da te: essere
senza personalità, insipido (cibo)
Musa da sberles, da patafs
Faccia da sberle - da schiaffi
Musa da tognu
Faccia da finto tonto - ipocrita
No serâ cea
Non chiuder ciglia: non chiudere
occhio
Nasce cu la viesta
Nascere con il sacco amniotico: nascere
fortunati
No sta šiî a damove gjates
Non andare a muovere gatte: non tirare
fuori argomenti spinosi
Net coma un got
Pulito come un bicchiere: persona o
cosa molto pulite
No sta voltâ (o cambiâ) panola
Non cambiare discorso volutamente
Nô sta cicâ
Stai zitto - non far rumore
Niciâ al cjâf
Scrollare la testa, dissentire
No crevànin
Fare il lavativo
No sta fâ doman cê che tu po’ fâ vuoi
Non fare domani quello che puoi fare
oggi
No dî né ai né bai
Stare zitto - non esprimere nessun
parere
No sta impiâ foucs
Non accendere fuochi: non scatenare
polemiche o litigi
No intrigasse mai ne cun predes, ne
cun miedes, ne cun avocaž
Non avere a che fare mai né con preti,
né con dottori, né con avvocati
No sta pandeme
Non tradirmi, mantieni il segreto
No sta šiî pa chi pechi
Non andare nei pericoli (“pechi”
contrazione di “perichi”)
No pensasse dal nâs a la bocja
Non ricordarsi dal naso alla bocca:
Aver poca memoria - dimenticarsi
subito una cosa
No sta tirâ four cantins
Non tirare fuori scuse
No podei ne traâ ne muarde
Essere impossibilitato a fare qualsiasi
cosa, anche a causa di una malattia
No tu me cuche
Non mi prendi - non mi avrai - non
sono disponibile
F118f
No tu me tire jù nome la piêl ma anc’
i vuoss
Non mi tiri giù solo la pelle ma anche
le ossa: mi esasperi - mi consumi
No tu so farina da fâ osties
Non sei farina da far ostie: non sei uno
stinco di santo
No tu so gnanc’ tu chiel ca l’à fermât
al treno
Non sei neanche tu quello che ha
fermato il treno
No tu voul sentî la cojabitât
Non vuoi sentire la predica, la critica,
la rampogna. “Cojabitât” deriva dalla
contrazione dell’incipit del Salmo 90
di David: “Qui habitat in adutorio
Altissimi” che è una preghiera di
protezione. È interessante che secondo
una leggenda locale una donna si sia
salvata dai demoni perché recitava
la “cojabitât”. Appare evidente lo
scivolamento semantico da preghiera
a predica, a qualcosa che non si vuol
sentire e da fastidio, come lo dava ai
diavoli!
No vei cuela da fâ nua
Non avere voglia di far niente
Nome da murî
Figurati! Te lo scordi!
O cjantâ o portâ al Crist
O cantare o portare il Cristo: o fare una
cosa o l’altra
O da rufa o da rafa
In un modo o in un altro
O duč de Diu o duč dal diaul
O tutti di Dio o tutti del diavolo: non
facciamo differenze
Ogni bel bâl al stufa
Ogni bel ballo viene a noia
Ogni dì passa un dì
Ogni giorno passa un giorno
Ogni sant al àuda
Ogni santo aiuta
Orba santa Lùzia!
Si dice abbassando un po’ la palpebra
inferiore di un occhio per commentare
un impegno o promessa non
mantenuti da qualcuno. Gesto che a
volte accompagna anche l’espressione:
Parcà!
No vei ne pâs ne requie
Non avere nè pace nè requie: essere
agitati - irrequieti
Ormai che sen in bâl al tocja balâ
Ormai che siamo in ballo tocca ballare:
quando si ha intrapreso o si è coinvolti
in un’azione tocca condurla a termine
No vei stome
Non sentirsi di mangiare o condividere
qualcosa con qualcuno che è sporco e
non cura l’igiene
Ormai li vacjes i son four dal stale
Ormai le mucche sono fuori dalla
stalla: ormai il danno è fatto
No vei travai da fâlu
Non avere bisogno di farlo
No vuoi savei de maristeles
Non ne voglio sapere di storielle
Oru de chiel chi caga li gjalines de
nuot
Oro di quello che cagano le galline di
notte: oro falso
F119f
Pa la strada ca no’ se voul šiî, bisun
core
Per la strada dove non si vuole
andare…bisogna correre
Pestâ un coma al saròss
Pestare uno come il sorgo: picchiarlo
per bene
Pešu al tacòn dal bûs
Peggio la toppa del buco: peggio il
rimedio del male
Pâla cjàr de franculìn
Pagarla carne di francolino (cibo
prelibato): pagarla molto cara, anche in
senso metaforico
Petâ al ton
Fare il tuono: scoppiare a ridere o
scoppiare dal troppo mangiare
Par un blânc e un negre
Per un bianco e un nero: per poco - per
pochi soldi
Picjassela par recjn
Appenderselo come orecchino: non
dimenticare qualcosa, portar rancore,
servire da lezione
Par un curious al voul un bušiâr
Per uno curioso serve un bugiardo: se
vuoi fare diventare matto un curioso ci
vuole un bugiardo
Pierde anc’ li barghesses
Perdere anche i pantaloni: perdere
tutto
Par una pipa de tabac
Per una pipa di tabacco: per poco e per
niente
Pierde sac e râs
Perdere sacco e rape: perdere tutto
Pasca marciosa, mortilitât famosa
Pasqua di Marzo mortalità famosa
Pista! Alêrt cul cûl aviêrt!
Si gridava scendendo con le slitte per
avere via libera
Passanin coma al Castelan
Passarne come il Castellano (Roman
du Châtelain de Coucy): passarne di
tutti i colori
Plantâ baraca e buratins
Piantar baracca e burattini:
Abbandonare tutto, andarsene via
Passanin coma la Gjenovefa
Passarne come la Genoveffa (leggenda
di Genoveffa di Brabante): passarne di
tutti i colori
Polenta contenta, la mesta lamenta
La polenta accontenta, la mesta fa
lamentare
Passût e imbevarât
Pasciuto e dissetato: sazio di cibo e di
vino
Prest e ben a nol convièn
Presto e bene non conviene
Puâ la firma
Metter giù la firma: defecare
Pensasse par un fum
Ricordarsi per un fumo: ricordarsi
appena appena - avere un vago ricordo
Puciâ da bagu
Puzzare di tabacco bruciato - di
qualcosa di sgradevole
F120f
Puciâ da tanin
Puzzare di stantio
Pulît e dariòn
Più che bene - ottimo!
Quel che man non prende canton di
casa rende
Quello che non è stato rubato prima o
poi salta fuori
Raccomandete l’anema
Minaccia degli adulti ai bambini che
combinavano qualcosa
Rebaltasse coma la salmoria
Girarsi sottosopra come la salamoia
Ressurî una persona
Dare ad un neonato il nome di un
parente morto
Restâ coma al bec al marcjât
Rimanere come il caprone al mercato:
restare solo - abbandonato
Robâ a man salva
Rubare senza esser preso
Roba da trêc braž un franc
Roba da tre braccia un franco: roba che
vale poco (“Brač” è unità di misura)
S’al ploûf al dì de la sensa par coranta
dis e no sen cencia
Se piove il giorno dell’Ascensione,
pioverà per quaranta giorni
Salât coma un bec
Salato come un caprone: cibo molto
salato
San Cugnî al è un gran sant
San Dovere è un gran santo: il dovere
ha un gran potere
San Piere a s’à fât la barba a lui par
prim
San Pietro si è fatto la barba per primo
a se stesso
Sanc dal mûr a no sin gjava
Non si cava sangue da un muro
Sassin de strada
Assassino di strada: uno che assale
lungo la strada - persona poco
raccomandabile
Savei da mil setes
Avere l’odore di mille sette - puzzare
Savei menâ al mus sul glač
Saper condurre l’asino sul ghiaccio:
essere abile negli affari o nel saperla
raccontare
Savei una pagjna pì dal libre
Sapere una pagina più del libro
Sbate sempre chê
Dire sempre quella - sostenere sempre
la stessa tesi
Scheis i fai scheis, miseria a fai
miseria
I soldi fanno soldi, la miseria fa miseria
Scova nuova a scova ben
Scopa nuova scopa bene
Se li robes i van mâl al cuârp a nol à
da patî
Anche se le cose vanno male
concediamoci di mangiare e bere
Se no tu vôul vordâ al aip vuarda al
purcèl
Se non vuoi guardare il trogolo guarda
il maiale
F121f
Se ognun al puarta la crous su la
placia al torna indavôur cun la sô
Se ognuno porta la sua croce in piazza
torna a casa con la sua
Šiî da Mârc a Madones
Andare da Marco a Madonne: andare
da un estremo all’altro
Šiî in doves
Finire a doghe: sfasciarsi - finire male
Se tu guste no tu cene
Se pranzi non ceni: se arrivi all’ora di
pranzo non arriverai all’ora di cena,
non passerà molto tempo
Šiî in oca
Andare in oca: dimenticarsi di fare
qualcosa
Sei pešu dei Sclâs
Siete peggio dei Slavi: le madri ai
bambini quando erano tremendi
Šiî inta li scusses
Andare sul pagliericcio imbottito di
brattee di mais: andare a dormire
Semiâ fat cun la pena
Sembrare disegnato con la penna: avere
una forma perfetta di una parte del
corpo
Šiî la lenga pal cuol
Andare la lingua in gola: restare senza
parole - rimanere male
Sgargnelâ al Rosare
Recitare il rosario
Šilâ a fave dâ al curagrueles o al
stamp dei salâž
Andate a farvi dare il curaorecchi o
lo stampo dei salami: per togliersi i
bambini d’attorno quando si ammazza
il maiale
Signour da four cuantes femenes ma
jò belsoul
Signore di fuori quante donne ma io
solo
Sintinin da bò e da vacja
Sentirsene di tutti i colori
Signour da four mandâ panolès che
sôrc ind’aven assai
Signore da fuori manda pannocchie
che sorgo ne abbiamo abbastanza!
Sintinin par un mus
Ricevere un sacco di improperi o di
rimproveri
Šiî a Patras
Andare a Patrasso: andare in rovina,
andare a remengo
Sintisse al Verbumcaro
Sentirsi il Verbumcaro: sentirsi una
rampogna
Šiî a ponaro
Andare nel pollaio: andare a letto
Soi in bala
Sono in balla: sono ubriaco
Šiî a stringuli stranguli
Andare ciondolando come fanno gli
ubriachi
Sora al sâl a nol è savôur, sora Diu a
nol è Signôur
Sopra al sale non esiste sapore, sopra
Dio non c’è Signore
Šiî coma li âsaluca
Andarsene in fretta (andare come le api
da Luca)
F122f
Sorele de vere e aria de fessura i
puarta a la sepoltura
Sole dietro al vetro e spifferi portano
alla morte
Spieta mus che l’erba a cres
Aspetta asino che l’erba cresce: campa
cavallo che l’erba cresce
Stâ cu li perdudes
Accettare di aver subito un torto o
un’ingiustizia pur pensando di avere
ragione
Stagnâ al sandenâs a un
Chiudergli la bocca, rispondere per le
rime
Sten atenž che al è li finànces
Stiamo attenti che ci sono le finanze:
detto dagli adulti quando arrivava un
bambino e non volevano far sentire i
loro discorsi
Šuâ bala de oru
Giocare una palla d’oro: avere un colpo
di fortuna - fare una scelta indovinata
Sudât coma una razza
Sudato come una anitra
Šuoiba vignuda setemana šuda
Giovedi arrivato settimana andata
T’à al stome fât de guciu
Hai lo stomaco fatto a maglia:
Insaziabile - che può contenere molto
cibo
T’à li mans da prede
Hai le mani da prete: di uno che non fa
lavori manuali
T’à una musa da portôn vecje
Hai una faccia da vecchio portone: hai
una faccia stanca - assonnata
Taâ al tacòn
Tagliare la toppa: scappare - andarsene
via
Tacât cul stubàč
Attaccato con lo sputo: incollato con
niente
Tâs che t’à la bocia coma un fôr
Taci che hai la bocca come un forno,
sempre aperta
Te doi un tuc sul cjâf
Ti do una botta in testa
Te doi una sberla che al mûr a t’in da
un’altra
Ti do una sberla che il muro te ne da
un’altra
Te lieč al coriam
Ti do una bella strapazzata - te le canto
Te lu mêt par cheža
Te lo metto per cappello
Te pare cul cjâf in jù
Ti riduco a testa in giù: ti rovino
Te pare in stices
Ti riduco a pezzettini
Te peste coma al bacalà
Ti pesto come lo stoccafisso
Te trai l’asèit coma i šovaž
Ti spruzzo l’aceto come i rospi
(credenza): ti rispondo con acidità con parole aspre
Te vierč al butin
Ti sbudello
Tegnî têrž
Tenere terzo: assecondare uno parteggiare per uno
F123f
Tegnisse su cun una tuarta secja
Tenersi su con una liana secca: essere
in uno stato di precarietà, sostenere un
discorso con deboli argomenti
Trâ al mane davour la manaria
Buttare il manico dietro alla scure:
arrendersi - mandare tutto in malora
Trâ in cuc
Buttare all’aria - creare disordine
Tignî su al mocal
Reggere il moccolo: essere il terzo
incomodo in presenza di due amanti
Trasse coma una guarbela
Dimenarsi come un orbettino
Tignisse in bon
Andar fiero, in senso ironico
Tromba di cul sanità di corpo…
aiutami cul sennò son morto!
Scoreggiare fa bene
Tirâ al cûl indavour
Tirare indietro il culo: fare il lavativo
Tu cun calâ li acès
Devi venire a miti consigli - devi darti
meno arie
Tirâ i sgiarež
Tirare i garretti: morire
Tirâ jù la piel
Tirare giù la pelle: sfruttare
intensamente qualcuno fisicamente o
economicamente, tediare
Tu à fât la puocja
L’hai combinata grossa
Tu à ‘na musa da patarughi
Hai una cattiva cera
Tirâ jù un da li spèses
Far fuori qualcuno - ucciderlo
Tu à stufât anc’ i clas
Hai stancato persino i sassi
Tirâ su un de cjadena
Tirare su uno di catena: farlo
arrabbiare - provocarlo - eccitarlo
Tu m’à fât un ciâf coma un cos
Mi hai fatto una testa come una gerla
Tirala cui dinc’
Tirarla con i denti: essere in difficoltà a
sbarcare il lunario
Tu m’à fât un ciâf coma un staruc
Mi hai fatto una testa come un “staruc”
(recipiente per la farina)
Torna a tuole, torna a dâ, al infier e tu
cun stâ
Torna a prendere, torna a dare,
all’inferno devi stare
Tu me dîs li robes a pìseles
Mi dici le cose un po’ alla volta, col
contagocce
Tu me fai vignî su al simoro
Mi fai venire il cimurro: mi fai
arrabbiare - innervosire
Tornâ un punt indavôur
Tornare un passo indietro con il
discorso inserendo un altro particolare
Tu me li gjave da li mans
Le busse me le togli dalle mani (ai
bambini)
Trâ al fier
Lanciare il ferro: fare una proposta sondare il terreno
F124f
Tu po’ bussâ ulà ch’al cjamina
Puoi baciare dove cammina: devi
essergli riconoscente
Tu so coma la fous dei fasoi
Sei come la “fous” dei fagioli: mangione
- senza fondo
Tu po nome dilu!
Ma figurati! Neanche per sogno!
Tu so coma un anema deliberada
Sei agitato e di fretta come un’anima
appena liberata dal Purgatorio
Tu provarà al bon de li veršes
Proverai il “buono” delle verze: verrà il
momento che la pagherai
Tu rive coma i lares
Arrivi come i ladri: senza farti sentire
Tu semeê un mus cul sclop
Sembri un asino con il fucile: sei
ridicolo - goffo
Tu so indavôur coma la coda dal mus
Sei indietro come la coda dell’asino:
uno che non capisce niente - che non
ci arriva
Tu so ben lošât
Sei ben alloggiato: sei ben messo
(senso ironico)
Tu so coma al balòn de Pètes
Sei come l’ernia di Pètes: sei pesante
(Pètes era il soprannome di uno del
luogo)
Tu so coma al bàlsin
Sei come il balsamo: sei un bambino
vivace
Tu so coma al purcel de sant’Antone
Sei come il maiale di sant’Antonio: sei
sempre in giro a mangiare nelle case
altrui
Tu so coma Bet e Lena
Sei come Bet e Lena: sempre insieme
Tu so coma un bonbon
Sei come uno zuccherino: sei vestito
bene - pulito ed ordinato
Tu so coma un fîl de fier
Sei come un fil di ferro: resistente inossidabile
Tu so coma un torgal
Sei come un vortice: Sempre in giro in movimento
Tu so coma una feda
Sei come una pecora: remissivo - senza
carattere
Tu so de la de žebela
Sei fuori di testa
Tu so fât de crognâl
Sei fatto di corniolo: ad una persona
forte e resistente
Tu so fat de piêl de diaul!
Sei fatto di pelle di diavolo: sei un tipo
dal fisico forte - una pellaccia
Tu so four cu li fascines
Sei fuori di testa
Tu so glaciât coma un pilòt
Sei freddo come un ghiacciolo
Tu so la mare dal frêit
Sei la madre del freddo: sei sempre
piena di freddo, a tutte le stagioni
F125f
Tu so lûnc coma al Passio
Sei lungo come il Passio (Passione di
Cristo, letta il Venerdì Santo)
Tuòle su dutes li pedàtes
Imitare qualcuno nell’atteggiarsi o
nell’esprimersi (senso negativo)
Tu so plen de bun timp
Sei pieno di buon tempo: sei di buon
umore - in vena di scherzare (usato
spesso come rimprovero)
Un fì tu lu despìcje dal cour
Un figlio quando lo metti al mondo lo
sganci dal tuo cuore (Agna Mira)
Un pare al manten deis fis, deis fis i
no manten un pare
Un padre mantiene dieci figli, dieci figli
non mantengono un padre
Tu so plen de morbin
Sei pieno di brio - di buonumore
Tu sò plen e passût, tu po’ šiî a begarâ
cu li fedes
Sei pieno e pasciuto, puoi andare
a belare con le pecore. Si diceva ai
bambini dopo che avevano mangiato
Un soul Diu, un soul Papa, un soul
Fuada, un soul Napa
Un solo Dio, un solo Papa, un solo
Fuada, un solo Napa
Tu so prope una Pasca de Scartoč
Sei proprio una Pasqua de Scartoč
(Soprannome di famiglia): sei una
fannullona - una buonanulla
Un’onta e una sponta
Un’unta e una punzecchiatura
Va a passon cui pui!
Vai al pascolo con i tacchini!: togliti dai
piedi
Tu so un storč
Sei uno che non capisce niente
Va a scjosi!
Vai a lumache!: vai fuori dei piedi - va
in malora
Tu so una buna spluma
Sei una buona schiuma: sei un tipaccio
Tu va stracà e stralà
Ciondoli - barcolli (per un eccessivo
carico o per la stanchezza)
Va in casin a vende sanž!
Vai in casino a vendere santini!
Va in malorsega
Va a quel paese
Tu vegnarà adoremus
Verrai “adoremus”: verrà il momento
che sarai tu ad aver bisogno (a chi ti ha
fatto un torto o uno sgarbo)
Vaî coma una fontana
Piangere come una fontana
Tuòle in ziru
Prendere in giro
Vegnî madûrs i gnespi
Venire mature le nespole: i nodi
vengono al pettine
Tuòle pal cûl
Prendere per il culo: prendere in giro canzonare
Vegnî su al bojon
Essere colto da ira o rabbia
F126f
Vei al caroul intal ciâf
Avere un tarlo in testa: essere fuori di
testa - bacato
Vei i trêc pei dal diaul
Avere i tre peli del diavolo: essere un
tipo terribile - vivace
Vei li ales lustres
Avere le ali lucide: essere una
carognetta - prepotente - un bambino
vivace - tremendo
Vei un bel ouf da beve
Avere un bell’uovo da bere: avere una
situazione difficile da risolvere - dover
ingoiare un bel rospo
Vei un pâr de vuoe coma dôs glašimes
Avere gli occhi come due mirtilli:
apprezzamento a chi ha due bei occhi
neri
Vei una biela o bruta žiera
Avere una bella o brutta cera
Vei una scarpa e un ciòcal
Avere una scarpa e uno zoccolo: essere
mal vestiti - indossare indumenti che
non armonizzano tra di loro
Veila par un bon mane
Avere una vita agiata - senza problemi
Vèinin un gôs
Essere pieno di affanno - trovarsi in
difficoltà
Vèinin a plen canàbeles
Trovarsi in difficoltà
Vèinin fin parsora al cjâf
Averne fin sopra la testa: averne
abbastanza - aver raggiunto il limite
della pazienza o della sopportazione
Vèinin una passuda
Essere stufo o stanco di una situazione
(malattia, lavoro, seccature)
Vignî four cun un stoc
Saltar fuori con discorsi strampalati
Volei eisse sempre sora coma al vuole
Voler stare sopra come l’olio: voler
comandare - volerla sempre vinta essere al centro dell’attenzione
Volei savei cjâmp e semincia
Voler conoscere campo e semenza:
voler indagare - esser curioso - sapere
tutto anche nei dettagli
Volei savei una pagjna pì dal libre
Voler sapere una pagina più del libro:
essere un saccente - un saputello
Voltâ li cjares
Girare le capre: voltarsi e tornare sui
propri passi
Vuoi al dešuna anc’ al ucel dal bôsc
Oggi digiuna anche l’uccello del bosco.
Si diceva il giorno di Venerdì Santo
Žanca peraula santa, diestra i bat
tampiesta
Brusio alle orecchie: sinistra parola
santa, destra batton tempesta
Vèinin a plen cušidures
Averne a piene cuciture: trovarsi in
difficoltà ad uscire da una malattia o
situazione
F127f
Motteggi
e strofe
ironiche
Se jo ves da maridame in Fontana no šires
Al è li cjases pa chi ciuchi e davour al è al
Ruscel
In Prupiere al è li steles, in Rompagnel al è
i flôurs
E in Nalcheda i cagadours
Se jo ves da maridame jo in Fontana no
šires
I an li cjases pa che pòces, la davôur al è
al Ruscel
I ven su chiei de la Vila cu’na pipa in siet
de lôur
I se la impresta un cun l’altre cuan chi van
a fâ l’amôur
Piuttosto che cior un scarto l’è meglio restar
putele
E dei revedibili fasemo bigoli
Al gno murôus al à la fievra, al è ulà vizin
al fôuc
E cjaparai una surisuta je fasarai un po de
brôut
E vuoi su i da Baiechi tunda tunda
E vuoi su i da Baiechi tunda tunda
E alce su chel santelùt tunda tunda ta
A jesc four la me Lenuta tunda tunda
A jesc four la me Lenuta tunda tunda
Cun chel vuole da purcelùt tunda tunda ta
La Pasteca blancja e rossa coma al flour su
pal melâr
E nissun i la mena via nome Tita palombâr
I ven jù li busplaneres cu la gola dei peruz
Sa no foss pa la vergogna i mangjares perâr
e dut
In Busplans and’è de bieles, inta la Vila
and’è de miei
Al gno murôus a m’à lassada, ma al à bût
ancja reson
Al cordeva da dame pena, ma a m’à dât
consolazion
Soi passada per Montebelluna soi montada
su un vagon
E su c’eran le Busplanere che cantavan
questa canzon
Le Busplanere, le Busplanere la blaga la
blaga, cossa ganno da blagar?
Quel fazzoletto che portano in testa l’hanno
ancora da pagar!
Le Busplanere, le Busplanere son tutte
bugiarde
Daghe la sgnapa che non ghe piase
F128f
Le go viste ieri sera tutte ciuche andare a
ballar
E la Vila e ne pi Vila, è una ponta de citât
E sa foss int’un plan, a sares miei de Milan
Povarez i mus dal Sôrt sui plâns dal Lâc
A mangjâ frèces
Ca l’è ca al è un cjap de šovins, i partind da
eisse biei
I van via pa li strades coma maces de ristiei
Ca l’è ca al è un cjap de šovins, cu’na fuma
in siet de lôur
I se la impresta un cun l’altre cuanche i van
a fâ l’amôur
I ven jù li Busplaneres, i ven jù pal
Cjarantàn
Cu li palotes infrengades chi semea chês de
Davian
La šornada l’aven finida e la nuot da
scuminciâ
Se l’agna Minia e n’è contenta la mandan a
fasse cjavâ
Per prendere in giro quelli
di Barcis
Sante Joanne protetôur de li barciane
Salvete po’ Luti, no sta šiî a cjade
Sul punt de le aghe
In grîs e grapele, scufons e gambarele
O cê cjan! O cê coda! Muàrdel?
No ch’al è de màrmel
Canto contro i Tedeschi
Quanti son morti per noi…
Magare ch’an murîss incjamò
Ma chi cjapâss duc’ al troi
Chi no tornâss pì da no
I an bursât i da Dante
I an bursât i dal Mût
I an bursât in Sacôns
Ch’i son bruž lasarôns
I an bursât i da Tadena
I an bursât i da Sclâf
I an bursât in Parnâns
Ch’i son bruž ciarlatâns
Piru piru piru Catarina dal butiru
I crodeva ch’al foss un bar
E al era sot al tabar
La femena de Todero a veva un bel baûl
E dentre al era Todero ca se gratava al cûl
La femena de Zesare è maridada ben
A va a dormî cun chialtres e Zesare sul fen
Stei lontans fantaz de Vila, che in Busplans
i no ve voul
I ve fai saltâ murades tan de scûr che de
lušour
F129f
Nomi di
persona
Ana - Nuta: Anna
Dori: Salvatore
Ànzal: Angelo
Fedêil: Fedele
Arnesto - Arnesta: Ernesto - Ernesta
Fonso: Alfonso
Basile: Basilio
Gjeniu - Gjenia: Eugenio - Eugenia
Bastian: Sebastiano
Gjlio - Gjlia: Giglio - Giglia
Bela : Isabella
Gonda: Gioconda
Bepi: Giuseppe
Inožent: Innocente
Bêrt: Roberto - Alberto
Jacu: Giacomo
Bina - Bino: Albina - Albino
Jacuma - Maca: Giacoma
Bon: Omobono
Jelmo: Guglielmo
Catarina o Rina: Caterina
Judita: Giuditta
Cecu - Chechi: Francesco
Laide: Adelaide
Condo: Giocondo
Landa: Iolanda
Delia: Adelia
Làsar: Lazzaro
Deneil - Neli: Daniele
Lena: Maddalena
Disima: Disma
Lissandre - Sandre: Alessandro Sandro
F130f
Livo - Liva: Olivo - Oliva
Rašimo : Erasmo
Lize: Felice
Razio: Orazio
Lugrezia: Lucrezia
Reste : Oreste
Lùzia: Lucia
Rico: Enrico
Malia: Amalia
Stiefin: Stefano
Melia: Amelia
Šualt o Lut: Osvaldo
Melino - Melini: Armellino Armellina
Talia - Talio: Italia - Italico
Mene: Domenico
Mia: Maria
Milia - Milio : Emilia - Emilio
Minia o Gnuta: Domenica
Taresia o Jeja: Teresa
Tina o Tinuta: Cristina
Titi o Tita: Giobatta
Tone o Tonino: Antonio
Mira o Miri: Diomira - Palmira
Tonia o Tonina o Neta: Antonia Antonietta
Mondo : Raimondo
Toria - Torio: Vittoria - Vittorio
Nane: Giovanni
Vigj - Vigia: Luigi - Luigia
Nârt: Leonardo
Viro - Vira: Elviro - Elvira
Nise: Dionisio
Vùrscela: Orsola
Novè: Noè
Zana: Susanna
Pascalin: Pasquale - Pasqualino
Zebiu: Eusebio
Paula: Paola
Zela: Gisella
Paule o Paulùt o Paulin: Paolo
Žesare: Cesare
Piere o Perin: Pietro
Zia: Anastasia
Pina o Pinuta: Giuseppina
Zumaria: Giomaria
F131f
Al troi de
Cristina
L’uomo era piccolo e rotondo, con la pipa e un naso grande, rosso, che tradiva la sua fama di
buon bevitore, ai piedi le palotes d’inverno e le scarpetes d’estate.
Spesso quando lo incontravo lungo le vie del paese, puntando il dito indice verso me bambina,
diceva: “una Mariutto Annamaria lassù da voi e una Mariutto Annamaria quaggiù da noi”.
Le nostre case infatti si trovavano alle due estremità del paese. Già allora intuivo che probabilmente si riferiva a qualche sua antenata, magari una lontana comune parentela.
Quello che ancora non sapevo, Cristina, era che quella donna ti aveva messa al mondo il 7
Gennaio 1847.
Tempo fa mentre facevo una ricerca nell’Archivio comunale su tutt’altro argomento, il mio
sguardo è caduto su un lungo documento scritto a mano dal medico Giovanni Corradini alla
fine dell’Ottocento.
Era la relazione dettagliata di una visita su un cadavere, il tuo.
Il giorno 9 Agosto alle 6 del pomeriggio del 1879 stavi tornando a casa con il tuo carico nella
gerla, lungo un sentiero infido e scabroso nella zona Fascia dei Pini, sopra il Canale Molassa.
Ancora oggi si racconta che le donne salivano anche due volte al giorno oltre la Forcella d’Antracisa sul versante verso Barcis, fin sotto la Forcella dell’Asta, come poveri animali da soma,
per trasportare il carbone giù in paese.
Al loro passo allenato servivano più di due ore per raggiungere il luâl, il pianoro dove si trovava la puata dal cjarvon, nella cui pancia con una lenta combustione la legna si trasformava
e si alleggeriva.
I tuoi compaesani di allora ti descrivevano come una giovane di condizione miserabile, nubile, religiosa, orfana di madre, non conosciuta da chicchessia per cattivo carattere e malvista
da nessuno.
Non potremo mai sapere cosa accadde.
Stando alla stazione metereologica di Udine quel giorno il cielo era coperto e caddero 15
millimetri di pioggia.
Probabilmente aveva piovuto anche sulle montagne della provincia.
Non sappiamo se fu la fatica, l’erba bagnata, se avevi avvertito un lieve mancamento che ti
aveva fatto sfilare la gerla dalle spalle.
F132f
Oppure ti colse un senso di vertigine?
Milan Kundera con felice intuito sostiene che “la vertigine è qualcosa di diverso dalla paura
di cadere.
La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere,
dal quale ci difendiamo con paura”.
Se esiste davvero un angelo custode sicuramente anche lui era stanco o distratto o affascinato
dal baratro.
E non ti salvò Cristina.
Ti lasciò precipitare in quel burrone senza fine.
Chissà quali furono i tuoi ultimi pensieri mentre cadevi e rimbalzavi sulle rocce che ti lacerarono le vesti, che ti spezzarono le ossa, dilaniarono le carni, facendo uscire parte dei visceri,
della materia cerebrale.
Le tue due compagne che ti seguivano a poca distanza trovarono solo la tua gerla abbandonata
sul sentiero e intuendo l’orrore dell’accaduto, giunte alle prime case del paese con la maggior
sollecitudine possibile, diedero l’allarme. E da lì si diffuse la triste notizia.
Probabilmente nel frattempo era già scesa la sera.
Verso le due di notte, quando era ancora buio, due uomini incaricati dal Municipio, assieme
ad altri sei compagni, partirono alla tua ricerca e dopo tre ore di cammino il tuo corpo fu
ritrovato alle 5 del mattino nel canale Molassa, in località “Sopra la Stua del Rugo detto Palòn”.
Un salto di 400 passi veneti il tuo, 700 metri in volo senz’ali.
Credo che quasi nessuno conosca la tua sventurata storia Cristina, ma ho scoperto che in
Alcheda il tuo sentiero, ormai quasi impraticabile, è ancora conosciuto come il “Troi de Cristina” e il luogo attraversato da esso è indicato, quasi con inconsapevole affetto, “I da Cristina”.
Queste coincidenze, tasselli seminati nel tempo, mi sono apparse come una sorta di investitura.
Io non sono tua madre, sono solo una sua omonima, ma volevo far riemergere alla luce la tua
storia, racchiusa in un faldone umido e polveroso.
Restituirti intera alla memoria, con la camicia della festa, con le ferite rimarginate, le ossa
rinsaldate, la fatica dimenticata, mentre con passo agile percorri sentieri illuminati dal sole.
BIBLIOGRAFIA
Jacopo Pirona Vocabolario Friulano
Ristampa anastatica dell’edizione originale (1871)
Udine 1983
Dizionari online
www.friul.net
www.istitutoladino.it
F134f
INDICE
Prefazione .................................................................................................................................................................................................................................................................... » 6
Legenda ............................................................................................................................................................................................................................................................................ » 7
Vocabolario ............................................................................................................................................................................................................................................................... » 8
Detti andreani ....................................................................................................................................................................................................................................................... » 103
Motteggi, strofe ironiche................................................................................................................................................................................................................... » 128
Nomi di persona .............................................................................................................................................................................................................................................. » 130
Al troi de Cristina .......................................................................................................................................................................................................................................... » 132
Bibliografia ................................................................................................................................................................................................................................................................. » 134
F135f
Piccolo borgo
in silenzio respiri
bianco di neve
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L a favièla de A ndrèes