PER UN QUADRO DI RICONOSCIMENTO DELLA REALTA’ IN CUI OPERIAMO, PER RICONOSCERE L’ESIGENZA DI UN RADICALE CAMBIAMENTO DIDATTICO E VALUTATIVO Rita Minello •I dati sociali, per comprendere la portata del fenomeno in cui opera l’insegnante contestualizzato situated learning. •Le tipologie dei ragazzi stranieri con cui ci rapportiamo (ogni soggetto, una storia formativa da accompagnare): accompagnati e tra due fuochi; non accompagnati; portatori di esperienze-limite; 1,2,3 generazione. Età di inserimento diverse; Tempi di apprendimento L2 diversi a seconda della L1; Incidenza lingua-comprensione dei concetti; •Il coacervo di problemi nei quali si contestualizza, per l’insegnante, il fenomeno “ragazzi stranieri”, definibile come “classe difficile”, classe a competenze miste. I dati di partenza (ultimo dossier Caritas 2006): •presenza rilevante, •provenienze a 360 gradi, •ritmo d’aumento sostenuto, • futuro in crescendo e radicamento accentuato •I migranti regolari sono più di 3,035 milioni e rappresentano il 14% della popolazione attiva. L’Italia, anche se non da tutti percepita come tale, è già un grande paese di immigrazione. Il numero degli immigrati regolari ha quasi raggiunto quello degli emigrati italiani nel mondo (3.150.000) e il paese si colloca a livello di Spagna, Francia e Gran Bretagna, staccato nettamente solo dalla Germania. •L’ulteriore raddoppio è prevedibile entro 10 anni, tanto più che buona parte della pressione migratoria dell’Africa subsahariana si indirizzerà verso il nostro Paese e verso la Spagna. Il ritmo d’aumento italiano, se si tiene conto che la popolazione degli USA è 5 volte più grande del nostro, supera in proporzione addirittura quello statunitense. •Tutti gli indicatori statistici, a partire dal flusso elevato di ricongiungimenti familiari (100.000 persone l’anno), attestano che si sceglie l’Italia come paese d’approdo definitivo. Acquisti case: 116.000 nuovi proprietari nel 2006 I dati degli imprenditori (dossier Ethnoland gennaio 2009): •I migranti imprenditori sono oltre 300 mila, di cui quasi la metà donne: una realtà importante che pochi considerano ancora nella giusta dimensione. •Sono 165.114 (giugno 2008) gli immigrati titolari d’impresa, che sono cittadini stranieri, e non semplicemente come persone nate all’estero, tra i quali vanno inclusi anche gli italiani rimpatriati. •Rispetto al 2003 (56.421 aziende) il loro numero risulta triplicato. Il fenomeno è recentissimo: l’85% è stato registrato dal 2000 in poi: si tratta di 140.000 aziende create mediamente al ritmo 20.000 ogni anno. •Le loro aziende non falliscono, quelle degli italiani sì, e non sono in crescita. I dati degli imprenditori (dossier Ethnoland gennaio 2009): I dati degli imprenditori (dossier Ethnoland gennaio 2009): •A livello economico la presenza lavorativa degli immigrati contribuisce alla formazione di circa un decimo del Prodotto Interno Lordo. •E’ dovuto agli immigrati il 9,2% del valore aggiunto, corrispondente a una quota di 122 miliardi del PIL (Tagliacarne 2006). •Un’incidenza superiore rispetto a quella che gli immigrati hanno sulla popolazione residente, per il fatto che essi hanno un tasso di attività più elevato rispetto agli italiani (pari al 73%, quindi 12 punti in più). •In molte Regioni la ricchezza prodotta dagli immigrati supera i 10 miliardi di euro l’anno: 31,6 miliardi nella Lombardia, 15,4 nel Lazio, 14 nel Veneto, 12 in Emilia Romagna e 10 in Piemonte. •L’apporto degli immigrati scende al di sotto di 1 miliardo di euro solo in piccole Regioni come la Valle d’Aosta, la Basilicata, il Molise e la Sardegna. I dati SOCIALI(dossier Ethnoland gennaio 2009): •Per contro vi sono 900 mila migranti che – pur lavorando stabilmente ed essendo residenti – non sono titolari di conto corrente. •In tale contesto i media continuano a offrire solo lo stereotipo negativo del migrante: bisognoso, criminale, vittima e comunque clandestino. •Gli strumenti per dialogare con i nuovi soggetti e favorire la loro integrazione economica e sociale - mediazione interculturale, diversity management, comunicazione multilinguistica, marketing interculturale sono poco diffusi. •Molti hanno un rapporto marginale o di disagio con l’istituzione scolastica. Affinché il futuro non ci trovi impreparati (ultimo dossier Caritas 2006): •Tra dieci anni si prevede una popolazione immigrata di 6 milioni di unità, un livello già attualmente raggiunto in diverse province con valori tra l’8% e il 10%: Prato 12,6%, Brescia 10,2%, Roma 9,5%, Pordenone 9,4%, Reggio Emilia 9,3%, Treviso 8,9%, Firenze 8,7%, Modena 8,6%, Macerata e Trieste 8,1%. •Tra 20 o 30 anni verrà raggiunta e forse oltrepassata l’incidenza del 16%, quella che attualmente caratterizza il Canada. •Questo valore è ampiamente superato nel I Municipio di Roma, un territorio con più di 120.000 abitanti. A Brescia, area a forte presenza asiatica, gli immigrati incidono oggi per il 13%, ma superano un terzo degli abitanti del quartiere del Carmine, e costituiscono un terzo degli operai dell’intera provincia. Sono centinaia di migliaia le persone che si trovano in disagio abitativo La quasi totalità delle problematiche sollevate attualmente •estensione dei diritti di cittadinanza •legittimazione delle istituzioni di fronte al mutare della composizione del tessuto sociale •definizione delle politiche distributive •problema dell'accoglienza dei profughi o degli immigrati clandestini •questioni di tolleranza, per le minoranze etniche o culturali sono riconducibili d una stessa richiesta di riconoscimento per il valore, per la pari dignità, per il rispetto della propria identità, della propria forma di vita Favorire la conoscenza reciproca perché prevalgano il desiderio di collaborare, la consapevolezza della differenza, la ricerca di valori comuni… La comunicazione è uno strumento che può facilitare il dialogo con le comunità migranti e promuovere il contatto con i nuovi cittadini - non più clandestini - che: •frequentano la scuola •acquistano prodotti e servizi •esprimono preferenze politiche •lavorano in imprese attive in diversi settori •gestiscono direttamente imprese, spesso con successo. LA SOCIETÀ CHIUSA DI FRONTE ALLE SFIDE DEL PLURALISMO Rappresentazioni sociali dell’identità extraeuropea come risultato del rapporto periodo storico / atteggiamenti culturali la rappresentazione sociale è di ordine cognitivo ma l’individuo isolato cognitivamente non esiste. L’individuo si iscrive inevitabilmente in una sfera sociale, in un ambiente collettivo che determina contributi particolari. «Dobbiamo dunque pensare alla rappresentazione sociale sia in quanto ha una struttura psicologica autonoma, sia in quanto è propria della nostra società, della nostra cultura» (MOSCOVICI, 1961, p. 43)