LA PRESENZA STRANIERA DELLE CARICHE D'IMPRESA di Federico Montelli Direttore Formaper, Azienda Speciale della CCIAA di Milano Milano e provincia si confermano territori ad alta partecipazione di stranieri ai ruoli di impresa con netta prevalenza di extracomunitari provenienti da Paesi a medio e basso reddito Il fenomeno dell’imprenditoria immigrata deve essere inquadrato nel contesto più ampio della regolare presenza di stranieri sul nostro territorio. In Italia al 1° gennaio 2001 (dati Annuario Statistico Regione Lombardia, 2001) erano presenti poco più di 1.464.000 stranieri legalmente residenti che rappresentavano il 2,5% del totale della popolazione esistente a quella data nel nostro Paese (57.844.000 persone). La Lombardia è la regione in cui la presenza di cittadini stranieri è più elevata in valore assoluto (340.000 presenze) ed è molto più incisiva rispetto al totale della popolazione (3,7%) di quanto avvenga nelle altre regioni, attestandosi comunque su valori percentuali ancora limitati; tali presenze si concentrano specialmente nel capoluogo lombardo (51,8%, pari a circa 176.000 persone). Uno dei motivi più frequenti che inducono a chiedere il permesso per soggiornare nel nostro Paese è quello lavorativo. Dall’entrata in vigore della legge 40/98 ogni anno nel nostro Paese viene programmato un certo numero di ingressi per l’inserimento di cittadini extracomunitari nel mercato del lavoro. Durante l’anno 2001 sono state assegnate 83.000 “quote” variamente distribuite su diverse forme di lavoro (subordinato stagionale, subordinato non stagionale, sponsorizzato, autonomo, ecc.). È interessante sottolineare che le quote concesse per lavoro autonomo o imprenditoriale sono state 3.000: si tratta quindi solo del 4% delle quote totali. Sono state inoltre introdotte nuove quote specialistiche ma miste, sia per lavoro subordinato che autonomo: 2.000 come infermieri professionali, 3000 come specialisti dell’Information & Communication Technology. La quota per il lavoro autonomo e imprenditoriale indipendentemente dai settori è rimasta stabile rispetto al 2000. Tali soglie limitano di fatto l’ingresso di aspiranti imprenditori stranieri nel nostro territorio. Naturalmente la nascita e lo sviluppo di imprese straniere non è solo condizionata dalle barriere all’ingresso ma anche da molteplici altri fattori sia endogeni che esogeni. L’imprenditoria straniera a basso reddito A partire dai dati dei Registri Imprese delle CCIAA sulle cariche inserite nelle aziende è possibile identificare le cariche d’impresa (titolari, soci e amministratori) possedute da persone nate in Paesi extracomunitari a basso e medio-basso reddito. In un recente Report dell’Area Ricerca Formaper si è scelto di indagare l’imprenditorialità di immigrati da Paesi più poveri (identificati in base alla classificazione della Banca Mondiale - World Bank analytical classification) poiché questi oltre ad aver determinato un numero elevato di realizzazioni imprenditoriali sono anche sicuramente meno avvantaggiati rispetto ad altri gruppi provenienti da Paesi più ricchi. Non ci si è limitati a considerare la figura dei titolari, come accade nella maggioranza delle indagini, perché il fenomeno imprenditoriale deve essere compreso nella globalità dei suoi aspetti. La Lombardia e la provincia di Milano sono territori con una naturale elevata concentrazione di cariche d’impresa che riflettono il grado di sviluppo del tessuto imprenditoriale locale. In Italia alla fine di settembre 2001 erano presenti 7.683.157 cariche d’impresa di cui il 18,2% in Lombardia: il 47% delle cariche lombarde è concentrato in provincia di Milano. La presenza di cariche d’impresa possedute da stranieri è limitata rispetto al totale delle cariche ma cresce man mano che scendiamo sul territorio: il peso delle cariche straniere sul totale è pari al 3,2% in Italia, 3,9% in Lombardia e 5,3% in provincia di Milano. Lombardia e Milano sono quindi terreni in cui si evidenzia un’ampia partecipazione degli stranieri ai ruoli d’impresa: nella nostra regione è presente il 21% delle cariche straniere italiane, e in provincia di Milano il 63,6% delle cariche straniere lombarde. Nei tre territori la maggioranza delle cariche straniere è posseduta da extracomunitari (circa il 70%) mentre i cittadini europei sono intorno al 30%: il gruppo più rappresentato tra gli extracomunitari è quello dei Paesi a medio basso reddito (MBR) mentre la presenza dei Paesi a basso reddito (BR) è ancora scarsa in generale ma interessante soprattutto in provincia di Milano. La rilevanza dell’analisi regionale e provinciale è indicata dalla quota di stranieri extracomunitari di Paesi poveri e medio poveri accolta in ciascuno dei due territori: in Lombardia è presente quasi 1/4 delle cariche extracomunitarie MBR italiane; in provincia di Milano è presente la grandissima maggioranza delle cariche di Paesi BR lombarde (81,5%). All’interno dei gruppi più numerosi (MBR) prevalgono in Italia marocchini, cinesi, jugoslavi, egiziani e tunisini: anche in Lombardia e provincia di Milano sono presenti gli stessi gruppi ma con la prevalenza di egiziani e cinesi. Considerando la distribuzione per cariche all’interno di ogni gruppo di provenienza, si evidenzia un’interessante caratteristica endogena all’imprenditoria extracomunitaria: tra Paesi a BR e MBR c’è maggior frequenza di titolari, tra Paesi a Medio-Alto Reddito e Alto Reddito prevalgono le figure di amministratori e soci. La provenienza dal gruppo di Paesi si lega al tipo di attività svolta: tra i Paesi a reddito medio basso prevalgono nettamente le imprese individuali, piccole o comunque poco strutturate, tra i Paesi ad alto reddito prevalgono le iniziative più strutturate e complesse. Se però consideriamo l’ambiente in cui si insediano le cariche citate si nota come anche i territori siano determinanti: in Lombardia e provincia di Milano aumenta la partecipazione di extracomunitari soprattutto BR (moderatamente MBR) in imprese più complesse, dal momento che spesso è presente anche la figura degli amministratori. Tali territori agevolano quindi lo sviluppo di imprese più articolate e strutturate anche nel caso in cui le iniziative siano intraprese da persone provenienti da Paesi più poveri. I settori produttivi prevalenti sono del tutto simili nei tre territori sia per cariche di Paesi BR che MBR: per i primi prevalgono le attività del commercio, immobiliari e manifattura, per i secondi commercio, costruzioni e manifattura. Da segnalare in provincia di Milano la presenza di cariche nel settore della ristorazione dei gruppi di etnia cinese ed egiziana. È interessante approfondire l’analisi delle caratteristiche di coloro che, provenendo da questi Paesi, ricoprono delle cariche d’impresa in provincia di Milano. L’etnia cinese è caratterizzata da un alto tasso di vocazione imprenditoriale (15,9%), una forte concentrazione delle cariche tra i titolari di ditte individuali, un’importante quota di soci e di amministratori nelle società di persone. Le cariche sono inserite in imprese costituite in maggioranza negli anni ’90 ma è pure presente un’elevata quota di imprese sorte recentemente (ultimi due anni), i soci hanno una giovane età, si segnala un’importante presenza di donne (37,5%) tra le cariche d’impresa: in particolare le socie sono più numerose dei soci uomini. Per quanto riguarda l’etnia egiziana si segnala un discreto tasso di vocazione imprenditoriale (9,6%), le cariche sono spesso inserite nelle società di capitali ma non come soci, e anche in questo caso le imprese sono costituite in maggioranza negli anni ’90 con un’elevata quota di imprese sorte negli ultimi due anni. Differentemente da quanto accade per i cinesi, c’è una netta prevalenza di uomini tra le cariche d’impresa. La ricerca Formaper sugli immigrati imprenditori L’indagine sopra esposta è solo parziale ma conferma quanto emerge dalla letteratura e cioè che esiste una connotazione etnica dell’imprenditorialità. L’imprenditoria così definita è determinata dalle specificità sociali, culturali, linguistiche, ecc., di un definito gruppo etnico. Tra le caratteristiche principali si segnalano il legame positivo che esiste tra il tempo di insediamento e la propensione al rischio imprenditoriale di una comunità inserita in un certo territorio con il numero di iniziative imprenditoriali realizzate in quell’area. Tale fatto si spiega con la forza che una rete etnica (costituita da una comunità che fornisce strumenti, informazioni e sostegno generale) rappresenta per ogni aspirante imprenditore. Rispetto al mercato di insediamento l’impresa etnica può orientarsi a produrre beni e servizi ad esclusivo vantaggio della propria comunità o per un mercato più vasto affrontando un maggior rischio o ritagliandosi una nicchia dove far valere la propria competitività spesso alimentata da meccanismi di autosfruttamento. Per approfondire adeguatamente tali temi, fornendo un quadro quantitativo ampio ed esaustivo e un’analisi qualitativa che ne identifichi le caratteristiche e le criticità, sarà avviata nei prossimi mesi la fase operativa di un progetto EQUAL di ricerca e formazione dal titolo “Empowerment dei lavoratori stranieri e gestione delle diversità”. La ricerca svolta da Formaper avrà come principale oggetto d’indagine gli imprenditori immigrati provenienti da Paesi extra comunitari con redditi pro capite medi e bassi attivi in Lombardia e si strutturerà in una parte di tipo quantitativo, una di tipo qualitativo e una terza di sperimentazione formativa. L’attività di analisi quantitativa sarà volta a stimare il peso e le dinamiche demografiche più recenti delle imprese di immigrati (suddivise per settori e per forme giuridiche) e ad indagare le caratteristiche degli imprenditori (età, genere, cariche), sia di confrontare i flussi demografici (tassi di natalità e di cessazione, durata media delle imprese…) di tali imprese con quelli medi della regione. L’analisi qualitativa consisterà nella stesura di casi su imprese di stranieri imprenditori scelti tra quelli provenienti dai Paesi, settori d’attività, tipologia d’impresa, ecc., risultati preminenti nella precedente fase di ricerca. Tramite l’indagine qualitativa ci si aspetta di ottenere dettagliate informazioni che completino i dati di spicco emersi dall’indagine quantitativa in modo da disporre di elementi specifici (modalità di gestione delle tipologie di impresa più diffuse, criticità nell’avvio e nella conduzione dell’impresa, percorsi imprenditoriali, fabbisogni formativi, ecc.) che definiscano il modo “etnico” di fare impresa così da progettare interventi formativi adeguati alle esigenze degli imprenditori immigrati. Le iniziative formative del Formaper Già da alcuni anni il Formaper ha avviato una serie di corsi di formazione, in parte finanziati dal Fondo Sociale Europeo, e destinati alla formazione e al supporto degli aspiranti imprenditori extracomunitari. Questi corsi hanno messo in luce il fenomeno della imprenditorialità immigrata molto prima che essa diventasse nota all’opinione pubblica, dimostrando come tale fenomeno fosse emergente. I corsi, che hanno interessato diverse decine di aspiranti imprenditori, hanno messo in luce come tali nuove leve imprenditoriali presentassero notevoli motivazioni al lavoro autonomo ma anche contemporaneamente forti deficit formativi e informativi. Di qui la necessità di un lavoro formativo approfondito e continuo, qualche volta più impegnativo rispetto ai loro colleghi italiani. Nell’anno 2000 abbiamo avuto l’occasione di realizzare, per incarico della provincia di Milano, un progetto sul tema “Far conoscere imprenditorialità, autoimpiego, e nuove forme di lavoro per integrare gli immigrati nelle attività economiche”, finanziato dalla Legge regionale n. 38 del 4/7/88. In tale ambito è stata realizzata una Guida multimediale su Internet alla creazione di impresa, il lavoro autonomo e nuove forme di lavoro per immigrati extracomunitari, destinata ad una consultazione sia dei diretti interessati, sia soprattutto degli operatori di sportelli informativi e di orientamento di emanazione pubblica o associativa che debbano fornire informazioni e consigli ad un ampio e variegato pubblico. È stato inoltre realizzato un opuscolo informativo su supporto cartaceo di facile consultazione per tutti e tradotto in più lingue per immigrati che intendano mettersi in proprio o avviare un’attività autonoma. Scopo della Guida Multimediale su Internet è quello di rendere pienamente fruibile ad un ampio pubblico di persone interessate, ed in particolare ad operatori di sportelli informativi e/o di orientamento pubblici (provincia, Regione, Camere di Commercio) o associativi, quelle informazioni e conoscenze utili a stimolare l’inserimento degli immigrati nella economia locale tramite la creazione di imprese o di lavoro autonomo. In particolare si è inteso favorire la diffusione di informazioni mirate verso quegli immigrati che, presenti sul territorio della provincia, disoccupati, inoccupati, occupati, volessero dar vita ad una propria impresa oppure capire se e con quali modalità avviare una libera professione o, ancora, individuare quali eventuali opportunità potessero essere offerte da nuove forme di lavori. La Guida è stata costruita come un ipertesto multimediale pubblicato su Internet nel sito della provincia di Milano ed in quello del Formaper (www.formaper.com), con collegamenti e link a siti di altri enti pubblici e associazioni non profit che forniscano informazioni e orientamento per immigrati extracomunitari. La pubblicazione della guida multimediale su Internet ha consentito una grande diffusione dell’informazione in modo che possa essere consultata e fruita non solo dagli operatori di sportello a cui è principalmente rivolta, ma anche da quegli utenti finali che abbiano dimestichezza con il mezzo informatico. Oltre ad una maggiore visibilità la guida su Internet consente una maggiore interattività ed una personalizzazione delle informazioni. Nella guida sono state raccolte informazioni che attualmente sono dislocate in luoghi diversi, sia di tipo legislativo/burocratico sia di tipo tecnico, relative ai percorsi di avvio di nuove iniziative imprenditoriali e sono state personalizzate in relazione allo specifico target di riferimento: gli immigrati extracomunitari. Obiettivo dell’opuscolo informativo è stato invece quello di facilitare il processo di inserimento degli immigrati nel mondo del lavoro autonomo tramite la diffusione fra il più ampio pubblico possibile di immigrati extracomunitari di una prima informativa di base su norme e procedure per l’avvio di nuove iniziative di impresa o di lavoro autonomo, e soprattutto la conoscenza di alcuni punti di riferimento istituzionali e/o associativi dove raccogliere maggiori informazioni e un orientamento al mettersi in proprio. L’opuscolo informativo consiste in una pubblicazione di quindici pagine, di facile consultazione per tutti, da diffondere e distribuire direttamente agli immigrati extracomunitari interessati a mettersi in proprio. È una pubblicazione snella, facilmente maneggevole che spiega agli immigrati come fare, cosa fare, dove andare per creare impresa o avviare un’attività autonoma. Utilizza una terminologia chiara, sintetica, facilmente comprensibile, ed è tradotta in cinque lingue: spagnolo arabo, cinese, inglese e francese ed stata stampata in complessive 10.000 copie. Molto importante è stata la sua diffusione capillare presso centri informativi e di orientamento provinciali, regionali ed altri punti chiave del territorio dal punto di vista degli immigrati. Nei prossimi due anni Formaper, in collaborazione con numerosi enti milanesi parteciperà al progetto Equal TESI (Tele Servizi Integrati per l’impiego), presentato sulla Misura 1.1: (creare le condizioni per l’inserimento lavorativo dei soggetti più deboli sul mercato del lavoro) dell’Asse Occupabilità previsto dall’Iniziativa Comunitaria. Partners del progetto sono: 1. Fondazione Don Gnocchi ONLUS, cui è affidato il coordinamento generale del progetto; 2. AGE. SOL., Agenzia di solidarietà per il lavoro; 3. API, Associazione Piccole e Medie Imprese; 4. CCSL, Consorzio Cooperative Solidarietà e Lavoro Soc. Coop. Arl; 5. CGIL Milano; 6. CISL Milano; 7. UIL Milano; 8. Comune di Milano - Settore Servizi Socio Sanitari; 9. Provincia di Milano, Assessorato al Lavoro e Assessorato alla Formazione Professionale; 10. Comfcooperative, Unione Provinciale di Milano; 11. Donnalavorodonna; 12. Fondazione Caritas Ambrosiana; 13. INTESABCI, Formazione. Obiettivi ed azioni generali del progetto sono: 1. sperimentazione di nuovi circuiti per l’occupabilità delle categorie maggiormente discriminate soggette a barriere di ingresso e reingresso al lavoro e di nuovi collegamenti con i servizi per l’impiego; 2. innovazione, flessibilizzazione e integrazione dell’offerta di orientamento e di formazione alla luce delle discriminazioni di cui sono vittime i soggetti più difficilmente occupabili; 3. promozione di nuovi accordi (patti, contratti) tra le imprese e gli attori del territorio che supportino l’inserimento di particolari categorie, l’emersione del lavoro sommerso e lo sviluppo del territorio; 4. promozione di un collegamento stabile tra gli strumenti di natura socio-assistenziale e gli interventi di politica formativa e del lavoro. In particolare sono previste quattro azioni verticali finalizzate a interventi diretti a disabili, detenuti, immigrati e drop out, quattro fasce di popolazione discriminate soggette a barriere di ingresso nel mondo del lavoro e sei azioni orizzontali finalizzate a: 1. la definizione di un comune Protocollo di orientamento; 2. l’implementazione di una Banca dati offerta; 3. la Promozione Impresa Sociale e di Certificazione Qualità per l’impresa sociale; 4. la formazione di delegati sindacali; 5. l’implementazione di Punto solidarietà; 6. una azione di mainstreaming di genere sulle Pari opportunità. In particolare l’azione verticale “Immigrati” si pone come obiettivo prioritario il coordinamento integrato degli enti che stanno già conducendo attività di sportello e di ascolto di immigrati riguardo al tema del lavoro. Questo a partire da una formazione comune sulla mediazione e da una specifica sul tema lavoro/ immigrazione. Formaper, oltre a partecipare all’azione comune di definizione del Protocollo di orientamento, ricoprirà un ruolo di coordinamento delle iniziative sull’impresa sociale, di cogestione della certificazione di qualità e di gestione dell’azione rivolta alle Pari opportunità. Un rilievo particolare, anche in relazione alla focalizzazione sugli immigrati, riveste la azione-promozione di impresa sociale. L’azione è diretta alla nascita di nuove attività d’impresa sociale che offrano servizi ai soggetti raggiunti dalle azioni verticali, quindi anche ad immigrati, preferibilmente con un loro diretto coinvolgimento. Obiettivo privilegiato è che le nuove imprese sociali possano nascere con presupposti già legati alla qualità, così come sarà elaborata dal gruppo di lavoro dell’azione dedicata alla certificazione di qualità, cui Formaper partecipa, che si proporrà di identificare specifici criteri per la certificazione di qualità delle tipologie di servizi erogati, da discutere con l’Uni e da proporre alla Regione Lombardia come linee guida specifiche per l’accreditamento. Il sostegno alla creazione d’impresa verrà realizzato con attività di affiancamento e supporto consulenziale, individuale o di gruppo, agli aspiranti imprenditori/imprenditrici sociali e a operatori della rete Tesi da parte di esperti. Risultati attesi: accompagnamento alla progettazione e pianificazione imprenditoriale attraverso lo studio di fattibilità e la redazione del Business Plan di nuovi servizi gestiti in rete, sostegno all’avvio di nuove attività d’impresa sociale in grado di erogare servizi rivolti ai beneficiari finali, rispondendo ai criteri di qualità che emergeranno dalla fase dedicata alla certificazione di qualità e all’accreditamento e supporto alla progettazione di percorsi di creazione di impresa sociale realizzati da partner della rete Tesi. Conclusioni Lo sviluppo della imprenditorialità e del lavoro autonomo da parte degli immigrati rappresenta una risorsa importante per la società italiana e contribuisce a limitare una serie di problematiche che sono emerse dal fenomeno in parte incontrollato della immigrazione extracomunitaria sviluppatasi negli ultimi anni. La possibilità di creare fonti di reddito autonome per gli immigrati riduce infatti il rischio di esclusione sociale e quindi i fenomeni di deviazione, anche criminale. La regolarizzazione delle iniziative sfavorisce il fenomeno delle attività sommerse e abusive presenti soprattutto nel settore dei servizi e del commercio. Inoltre, si è rilevata anche una interessante funzione di “ponte” che svolgono tali attività autonome tra l’Italia e i Paesi di origine, anche in relazione ad attività (import-export, turismo, ecc.) che costringono a mantenere rapporti con i Paesi di nascita. Si è così dimostrata la fondatezza di ricerche rivolte in passato anche negli Stati Uniti al fenomeno della imprenditorialità delle minoranze. Gruppi etnici new comers, ultimi arrivati nel contesto sociale ed economico locale, si “adattano” più spesso dei ceti sociali autoctoni al fenomeno della imprenditorialità: la loro esclusione favorisce paradossalmente il mettersi in proprio, dato che tutte le professioni nobili e meno rischiose sono occupate dagli “indigeni”. Ciò accadde nel Nord America ai cinesi, agli arabi e persino agli ebrei (nella fascia alta delle professioni autonome) e sta accadendo oggi anche da noi. Non sono solo i comparti classici (edilizia, abbigliamento, pelletteria, commercio, ristorazione, ecc.) ad essere coperti, ma anche, sia pure in misura minore, servizi tipici più del terziario avanzato (editoria, comunicazione, consulenza, ecc.). Purtroppo, tale imprenditoria, nonostante sia formata spesso da aspiranti imprenditori di alto livello culturale, sconta lacune e debolezze originarie che la espongono ad un rischio superiore a quello dei loro colleghi italiani. Sia perché meno sintonizzati culturalmente con la società locale, sia perché hanno più difficoltà di accesso alle risorse, queste neo-imprese immigrate sono molto fragili e molto spesso non escono da una pura sopravvivenza di nicchia talvolta anche in senso etnico. Inoltre la scarsa integrazione sociale della impresa immigrata è dimostrata dalla bassissima adesione a forme di rappresentanza imprenditoriale e dal fatto che le comunità dell’immigrazione presenti appaiono più attive sul fronte della occupazione dipendente che di quella indipendente. Tutto ciò giustifica iniziative sia pubbliche che private che seguano tale fenomeno e lo aiutino ad incanalarsi su canali più solidi e consolidati.