mercoledì 21 ottobre 2015 ore 16.30 Bibliopera il meglio della Lirica in video dalla Biblioteca Archivio del Teatro ANNIVERSARIO SOLERA (1815-2015) GIUSEPPE VERDI Nabucco dramma lirico in quattro atti su libretto di Temistocle Solera interpreti principali Renato Bruson, Ghena Dimitrova, Paata Burchuladze, Bruno Beccaria, Raquel Pierotti Orchestra e Coro del Teatro alla Scala maestro direttore e concertatore d'orchestra Riccardo Muti regia Roberto De Simone registrato a Milano, Teatro alla Scala 1986 Nabucco è la terza opera (il titolo originale completo è Nabucodonosor) di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo. Composta su libretto di Temistocle Solera, Nabucco fece il suo debutto il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano alla presenza di Gaetano Donizetti. Ha aperto le stagioni operistiche del Teatro alla Scala nel 1946, 1966, 1986. È stata spesso letta come l'opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell'epoca potevano riconoscere la loro condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Questa interpretazione, però, fu il risultato di una lettura storiografica retroattiva, che volle, alla luce degli avvenimenti storici occorsi, sottolineare l'attività artistica del compositore in senso risorgimentale. La lettura fu incentrata soprattutto sul famosissimo coro Va', pensiero, sull'ali dorate, intonato dal popolo ebreo, ma il resto del dramma è invece incentrato sulle figure drammatiche del re di Babilonia Nabucodonosor II e della sua presunta figlia Abigaille. Occorre inoltre ricordare che il librettista Solera aderì alla battaglia risorgimentale da posizioni neoguelfe, circostanza che giustificherebbe la collocazione di un'autorità di tipo religioso, l'inflessibile pontefice Zaccaria, a capo della fazione ebraica. In origine, il nome dato da Giuseppe Verdi alla sua opera era Nabucodonosor ma, data la lunghezza dello stesso sulla locandina, venne diviso in due righe e cioè “Nabucco” e, a capo, “Donosor” ma la gente faceva caso solo alla prima riga. Da qui la diffusione del nome dell'opera fino ad oggi nota come del Nabucco. Tuttavia per i primi due anni di vita dell'opera il titolo fu sempre Nabucodonosor, e per trovare la prima attestazione storica dell'ipocorismo del titolo in Nabucco si dovrà attendere l'allestimento dato a Corfù nel 1844. L'opera venne realizzata dopo un periodo travagliato della vita di Verdi, in quanto non solo egli era andato incontro ad un fiasco con la rappresentazione della sua opera Un giorno di regno il 5 settembre 1840, ma aveva anche subito la morte della moglie Margherita Barezzi e dei figli Virginia e Icilio. Ciò lo aveva condotto ad un rifiuto totale di comporre brani musicali, se non che venne contattato contattato dall'impresario teatrale Bartolomeo Merelli il quale gli propose un libretto composto da Temistocle Solera. Tale libretto, il quale recava il nome di Nabucco, colpì a tal punto Verdi che accettò volentieri di musicare l'opera. Nel 1841 venne completata la partitura musicale e il successivo 9 marzo 1842 l'opera venne messa in scena alla Scala di Milano (da Wikipedia). La vicenda si svolge a Gerusalemme e in Babilonia nel 586 a.C. Nabucco, re dell’Assiria, ha sconfitto l’esercito di Israele: il popolo, riunito nel tempio di Salomone a Gerusalemme, prega assieme alle vergini per la salvezza della nazione. Zaccaria, il loro Gran Sacerdote, tiene in ostaggio la figlia di Nabucco, Fenena, e l’affida al nipote del re di Gerusalemme, Ismaele. Questi, innamorato segretamente della giovane e da lei ricambiato, sta cercando di renderle la libertà, così come la giovane aveva fatto durante la sua prigionia babilonese salvandogli la vita. Irrompono nel tempio l’assira Abigaille, ritenuta sorella di Fenena (anch’essa innamorata di Ismaele) e Nabucco a capo dell’esercito babilonese. Zaccaria affronta Nabucco e minaccia di uccidere sua figlia Fenena ma viene disarmato da Ismaele che gli impedisce così di colpire l’amata: Nabucco furibondo comanda ai suoi uomini di saccheggiare la città. Abigaille, tornata a Babilonia, scopre da un documento di essere figlia di schiavi e non di re. Comprendendo che il regno potrà essere affidato solo alla “sorella” Fenena, progetta furente un colpo di stato: convocato il Gran sacerdote del dio Belo prende accordi per uccidere Fenena e per diffondere la notizia (ovviamente falsa) della morte di Nabucco. Vuole così impadronirsi del potere e ordinare lo sterminio degli ebrei che stanno per essere liberati da Fenena. Nel frattempo i leviti incontrano Ismaele alla reggia e gli intimano di fuggire, maledicendolo per aver tradito il suo popolo. Inatteso giunge Nabucco che, strappata la corona che Abigaille tiene nelle mani e maledicendo sia il dio Belo che quello degli ebrei, si riconferma re proclamandosi Dio. Colpito però da un fulmine e impazzito, restituisce la corona ad Abigaille. Quest’ultima, approfittando della situazione, si fa regnante dei babilonesi pronunciando la condanna a morte degli ebrei. Tra questi c’è anche Fenena che, convertita alla fede ebraica, si trova ora tra i condannati: Nabucco la scorge mentre viene condotta al martirio e qui rivolge la sua preghiera al “Dio di Giuda” implorando perdono per le sofferenze procurate al popolo nemico. Nabucco, dopo una notte tormentata, da incubi riacquistata improvvisamente ragione e vigore, si pone alla testa di un gruppo di soldati rimastigli fedeli, riconquistando Babilonia. Ordina la liberazione degli ebrei e tutti assieme cantano la gloria del Dio d’Israele. Abigaille ingerisce allora un potente veleno ma, prima di morire, chiede perdono a Fenena e prega Nabucco perché acconsenta alle nozze della stessa con Ismaele. Zaccaria saluta Nabucco, re dei re.