MuSa Classica presenta La Fiera di Sinigaglia
Venerdì 4 marzo 2016, ore 20.30
Aula Magna del Rettorato
Sapienza Università di Roma
NOTE ALL’ADATTAMENTO LIBRETTO E REGIA di Maria Luisa Bigai
Carlo Goldoni scrisse assai per commissione, più che per ‘romantica ispirazione’, ovvero
per occasioni precise partendo da situazioni precise, sviluppando dati, spunti, informazioni
provenienti direttamente dalla realtà e addirittura dalla cronaca.
La Fiera di Sinigaglia rende drammaturgia un avvenimento economico-commerciale:
l’inaugurazione di una Fiera campionaria, per l’epoca una modalità di scambio merci che
rivoluzionava per agilità e sicurezza il commercio con l’acquisto a credito in base a
campioni.
L’argomento sembrerebbe poco attraente per una narrazione, ma Goldoni intreccia le
situazioni e rende vicenda personale quello che rischiava di essere un evento di
comunicazione sostanzialmente tecnica e di propaganda. Il mezzo fondamentale che
utilizza è affidare l’azione a personaggi che derivano dalla grande esperienza e vitalità
scenica della Commedia dell’Arte. Carlo Goldoni seppe vedere come la vera vita ai
personaggi la dessero proprio ‘quegli attori’ portatori di ‘quella teatralità’ delle Maschere
che dalle strade e dalle piazze della festosità disordinata del carnevale erano entrate nei
primi teatri a pagamento.
In una nota a prefazione del suo Servitore di due Padroni Carlo Goldoni ammette di avere
costruito un canovaccio e solo alcuni dialoghi, ma che in molti passaggi non aveva potuto
far di meglio che trascrivere quanto l’attore in scena sapeva pronunciare e ritmare e agire
con sapienza teatrale che non si sarebbe mai potuto inventare a tavolino. Nel volto ormai
senza maschera di questi personaggi ci sono le servette, i mercanti avari, i mediatori
furbastri, i cavalieri aitanti e pavidi della grande tradizione della Commedia dell’Arte coi
suoi efficacissimi ritmi scenici. Passando per l’abile penna di Goldoni entrano in un nuovo
sistema socio-economico e parlano una nuova lingua brillante e moderna: un italiano che
non è ancora lingua nazionale, ma che si sperimenta nelle ritmiche e sonorità, tanto da
diventare gioco sonoro che si può sì solo recitare ma anche facilmente sviluppare in canto.
Per questo ho potuto lavorare su un adattamento del libretto che evidenzia nel lavoro degli
attori la parola e la situazione scenica ma che si sviluppa con l’orchestra e i cantanti nella
felicità musicale della Grande Scuola Napoletana.
Il compositore Domenico Fischetti, esponente di tale Scuola, aveva collaborato con
Goldoni per altre opere di successo e con questo lavoro sperava di sfondare
definitivamente; in quello stesso anno però, il drammaturgo fu ingaggiato per dare un
libretto anche a un altro compositore emergente: Niccolò Piccinni. Goldoni adattò per
musica una sua commedia: La Buona Figliola, che debuttò col titolo La Cecchina, e
l’Opera, con il suo portato familiare e sentimentale, ebbe un tale successo che della Fiera
di Sinigaglia si smise presto di parlare. Il mondo del Sentimento prevaleva sui temi
dell’interesse e delle modalità economiche. E anticipava un gusto che avrebbe trionfato col
Romanticismo e il Grande Melodramma, che il pubblico mostrò di apprezzare moltissimo.
Ma il povero Fischetti non poteva prevederlo.
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Note adattamento e regia