TIROCINIO INDIRETTO SEMINARIO: “VALUTAZIONE E AUTOVALUTAZIONE DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI NELL’OTTICA DELL’AUTONOMIA” Catania, 03 luglio 2013 Ore 14.00 Centro di Calcolo Edificio Polifunzionale, Facoltà di Ingegneria Viale Andrea Doria, 6 Relatori: Prof. Cristoforo Berritta & The Tutors Live Band 1. Introduzione. Così come l’appetito vien mangiando, allo stesso modo, nella tradizione della scuola di ogni ordine e grado, di ogni tempo e luogo, alla fine, in un modo o nell’altro giunge il momento della valutazione. I ragazzi una volta, lo siamo stati anche noi, temevano quel momento. Sembrava che tutto dipendesse da quel compito in classe, da quella interrogazione. Il tempo sembrava fermarsi, non scorreva mai. Il dito o lo sguardo del professore o entrambi scorrevano su e giù per quel registro seguendo un movimento ondulatorio che il cuore sembrava assecondare, finché non veniva fuori il nome del candidato del giorno. Il compito in classe poi aveva qualcosa di sacro. La mattina si andava in cartoleria a comprare due o tre fogli protocollo, uno rigorosamente per la brutta, visto che alcuni professori non correggevano nemmeno il compito se era troppo pasticciato. Poi si aspettavano giorni, settimane, a volte mesi per sapere i risultati. Un po’ come noi Tirocinanti del TFA abbiamo aspettato per mesi i voti dei Moduli delle materie curriculari. Oggi quella sacralità si è persa e forse, in virtù della tanto amata da alcuni, odiata da altri, “Autonomia Scolastica”, gli unici a temere la valutazione, sembrano ormai gli Insegnanti. Più in generale, la paura regna sovrana in molte organizzazioni scolastiche nella loro interezza. Una cattiva valutazione può significare una perdita in termini economici anche notevole. Per arrivare preparati al fatidico momento, si sono inventati dei meccanismi “infernali” di “Autovalutazione” che chiamano in causa tutti coloro che vivono le dinamiche dell’Istituto. Il seminario di oggi si prefiggeva di descrivere uno spaccato dei meccanismi di valutazione e di autovalutazione nell’era della “Autonomia -1- Scolastica de noantri”, eredità delle numerose riforme che si sono susseguite nel corso di poco più di quindici anni. La sensazione che vige per lo più è che si sia tentata una svolta “aziendalistica” che ha mietuto vittime in ogni dove, ma che potrebbe anche divenire una risorsa, se sfruttata nella giusta maniera. L'Autonomia scolastica decorre dall'anno scolastico 2000/2001. Trova origine nell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, dove viene definita l'articolazione dell'attività didattica e si introduce il principio sulla flessibilità oraria dei docenti. Dall'entrata in vigore della legge e del successivo regolamento, il D.P.R. n. 275 del 19991, le singole istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà d'insegnamento e del pluralismo culturale, progetteranno e realizzeranno gli interventi di educazione, formazione e istruzione adeguandoli a diversi contesti e in coerenza con le finalità del sistema d'istruzione nazionale. Con l'autonomia si introduce per la prima volta il P.O.F. “Piano dell'Offerta Formativa”, documento che deve essere elaborato annualmente da ogni istituto e presentato agli utenti del servizio, alunni e famiglie, al momento dell'iscrizione a scuola. 2. L’Autonomia Scolastica: una condanna o una risorsa? Come detto l’Autonomia Scolastica trova piena applicazione, perlomeno teorica, dall’anno scolastico 2000/2001 pur essendo stata sancita dall’articolo 21 della legge Bassanini2 15 marzo 1997, n. 59 che prende il nome dal suo firmatario, Franco -2- Bassanini3. Si tratta di una legge delega, finalizzata essenzialmente a dare al Governo il potere di emanare decreti delegati al fine di sviluppare una vastissima attività di innovazione e riforma dell'intero sistema amministrativo italiano. L’articolo 21 si occupa espressamente di Autonomia Scolastica che è stata poi completata dall’entrata in vigore del successivo regolamento, ovvero il D.P.R. n. 275 del 1999. La seguente immagine riassume molto bene in particolare il regolamento sull’Autonomia e ci ha consentito, in sede di Seminario, di cominciare una discussione sulle opportunità, sulle contraddizioni e sulle criticità di questi concetti. Figura 1 - Un riassunto del D.P.R. 275 8 marzo 1999 sull'Autonomia Scolastica -3- Nell’immagine sono rappresentati tutti gli elementi innovativi rispetto alla struttura classica della Scuola. Prendiamo ad esempio il concetto di “Accordo di Rete”. Si possono costituire delle “Reti di scuole” che possono aggregarsi per il conseguimento di obiettivi comuni inerenti l’autonomia scolastica. Nella natura stessa di questi accordi è insito un fattore di miglioramento. Le scuole che insistono sullo stesso territorio potrebbero ad esempio riuscire ad organizzarsi, in modo da “non rubarsi i clienti” ovvero gli studenti in sede di orientamento ma, magari per riuscire a stabilire dei criteri che consentano agli stessi istituti di coesistere scegliendo indirizzi e programmi tenendo conto delle richieste complessive del territorio su cui insistono. A tal fine ad esempio, in virtù anche della flessibilità oraria dei docenti, sarebbe consentito lo scambio temporaneo dei docenti in organico tra scuole diverse della stessa rete. Questo tipo di opportunità potrebbero essere sfruttate decisamente meglio. Spesso invece l’orientamento è una sorta di “mercato delle vacche”. Vengono presentati i pregi di un istituto per attirare il maggior numero di studenti possibile anche perché, più studenti, equivale a maggiori introiti sotto forma di contributi statali. Molto spesso si pone l’accento su attività collaterali a quelle scolastiche vere e proprie. Si parla di “scuola di recitazione”, “scuola di ballo”, “laboratori di disegno creativo”. I ragazzi spesso arrivano in scuole molto diverse da quelle che gli sono state presentate in sede di orientamento. Più volte col mio tutor d’aula abbiamo affrontato quest’argomento. Un ragazzo motivato è un ragazzo che affronta lo studio con maggior impegno e dedizione. Far leva sull’”Io bambino4” di ragazzi di quell’età, che per forza di cose è notevolmente sviluppato, porta ad avere studenti insoddisfatti e svogliati che vanno avanti più per dovere o per pigrizia di cambiare che per un’effettiva volontà. Si trovano allora pessimi Geometri che -4- sarebbero stati ottimi Periti Informatici o viceversa. Pessimi Ragionieri che sarebbero stati brillanti Periti meccanici. Insomma i ragazzi entrano nel “paese dei balocchi” il primo anno ma, ben presto si rendono conto di essere arrivati nel posto sbagliato. Utilizzare l’Autonomia Scolastica per costituire Reti di Scuole che riescano a impedire o limitare questo scempio, sarebbe auspicabile. Dovrebbero riuscire a diversificare l’offerta sul territorio. Molti altri sono i punti che sono stati modificati dall’avvento dell’Autonomia Scolastica. La “rigidità del curricolo” tradizionale, basato su un unico programma a carattere nazionale, viene sostituita con una maggior “flessibilità nei programmi” che sono suddivisi per Discipline di diversa natura: Discipline e Attività fondamentali Discipline e Attività Integrative Discipline e Attività Alternative Il tutto in funzione delle esigenze locali di tipo culturale, sociale ed economico del territorio in cui l’istituto insiste. La flessibilità è estesa anche agli orari delle singole Discipline oltre che agli orari degli Insegnanti. A esempio il “monte ore” previsto per una materia, può essere spalmato nel corso di un intero anno scolastico oppure condensato nell’arco di poche settimane, qualora le peculiarità della materia lo rendessero preferibile. L’importante è che tutti questi aspetti vengano affrontati all’inizio dell’anno scolastico in sede di progettazione. Proprio la “Progettazione” è un altro degli aspetti fondamentali del principio dell’Autonomia Scolastica. Il citato D.P.R. 275 del 1999 introduce per la prima volta un nuovo documento, il P.O.F., in altre parole il Piano dell’Offerta -5- Formativa che ogni scuola deve predisporre e che può essere modificato ogniqualvolta sopraggiungano dei mutamenti nelle condizioni in cui era stata realizzata la stesura precedente. Il documento va pubblicato e fornito alle componenti fondamentali del sistema scolasti dell’istituto, Alunni, Docenti, Famiglie. Naturalmente esistevano già dei documenti della stessa natura del P.O.F. ma, antecedenti alla definizione. C’era il P.E.I., Progetto Educativo d’Istituto. Naturalmente l’acronimo porterebbe a conflitti lessicali con l’attuale significato di P.E.I. che è il Piano Educativo Individualizzato5 che va predisposto in presenza di alunni con disabilità conclamata e certificata. Prima ancora era prevista la “Carta dei servizi”. Su questi documenti si possono trovare in rete numerosi riferimenti normativi. Nell’archivio della Pubblica Istruzione ad esempio, all’indirizzo in nota6, si cerca di dirimere la questione. La discussione durante il Seminario si è animata su questi temi in quanto, spesso, sembrano solo delle “letterine a Babbo Natale” una sequela di buoni propositi per l’anno nuovo. E se è vero che “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni7” il passo verso lo scetticismo è breve. In realtà anche il nostro Relatore, il sempre in forma Professor Cristoforo Berritta, ci conferma come riuscire in questi intenti, per realizzare delle Reti di Scuole che sfruttando l’Autonomia Scolastica, perseguano questa sorta di “coesistenza creativa e produttiva” sul territorio non è affatto semplice. Più volte è emerso nel corso di questo TFA e inevitabilmente anche nel seminario sulla Valutazione e Autovalutazione degli Istituti Scolastici, come la scuola appaia spesso “un luogo fatto per gli insegnanti più che per gli studenti”. Questi ultimi, da un’Autonomia ben strutturata, potrebbero certamente trarre giovamento. Un esempio a cui ho capito che gli Insegnanti di Elettronica sono molto affezionati e probabilmente a ragione, è -6- l’eccesso di scuole a indirizzo informatico, soprattutto in un territorio come il nostro. Non so se davvero sia così. Certamente le ultime riforme stanno penalizzando l’istruzione tecnica e più di ogni altra materia, l’elettronica sta subendo duri colpi sotto il profilo della riduzione delle ore di insegnamento. Dove porterà tutto questo è difficile dirlo. “Ai posteri l’ardua sentenza”, come al solito. Con un po’ di ritardo arriva anche la Professoressa Giuffrida ma, era già qui, a una riunione per preparare la riunione che si sarebbe tenuta da lì a poco. Si sta parlando di Autonomia Scolastica anche per quel che riguarda le competenze e le conoscenze da acquisire “adeguate ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”. Il D.P.R. 275 del 1999 sancisce anche l’autonomia per quel che concerne l’elargizione di bonus e crediti spendibili in sede di prove preselettive per l’ammissione all’Università. In realtà, fa da controcanto il Professor Salvatore Arcidiacono, per l’occasione tra i banchi come un Tirocinante qualsiasi, si sta tentando in vario modo di sanare delle situazioni critiche che si sono venute a creare in merito a questi aspetti. Per evitare che Consigli di Classe troppo “generosi” elargissero bonus e crediti con eccessiva facilità rispetto a un contesto scolastico più attento, si è deciso di fare in modo che il confronto fosse fatto tra alunni della stessa classe. A riprova però che il problema non è di così semplice soluzione, ci presenta un ulteriore spunto di riflessione. Cosa accade se più studenti meritevoli si trovano nella stessa classe? Inevitabilmente qualcuno verrà penalizzato rispetto a qualche studente di una classe diversa, magari meno bravo, ma che rientra nella percentuale -7- di studenti che possono ottenere i bonus previsti per la sua classe. Gli equilibri in sistemi dinamici come la scuola sono sempre delicati. A tal proposito mi è tornata in mente la mia insegnante di Italiano del biennio del Liceo Scientifico, la Professoressa Braccino. Non ricordo nemmeno più il nome, per noi era, “la Braccino” e solo quello bastava a farci tremare. Mi metteva sempre voti alti nei temi e con me non era mai così tremenda. Una volta però mi mise due, solo perché scrissi che “l’equilibrio della scuola è instabile”. Non so se avesse ragione. Forse lo fece per farmi un po’ scendere dalle nuvole in cui mi trovavo ad errare allegramente in quel periodo e per farmi tornare coi piedi per terra. Fatto sta che almeno delicato, quell’equilibrio è di certo. 3. Valutazione e Autovalutazione. Il problema della valutazione, in qualsiasi contesto, rappresenta sempre un problema. Giudicare è un problema “Umano, troppo umano”8 parafrasando Nietzsche. Basti ad esempio pensare all’INVALSI9. Ente nato a seguito dei “Decreti Delegati”10 degli anni Settanta, ha conosciuto negli anni alterne fortune, fino alla dismissione della sede per motivi di natura economica. Per anni è stata presieduta da persone magari di valore, ma che con la valutazione poco avevano a che fare. Per qualche mese fu presieduta da Benedetto Vertecchi11, eminente docente di Docimologia12 e quindi ferrato sul tema delle valutazioni, se ne andò dopo pochi mesi sbattendo la porta. Il vero problema della valutazione è la “personalizzazione”. Bisognerebbe cercare di -8- non tendere a valutare le persone ma, il sistema in cui operano. Lo stesso Vertecchi è critico coi test Invalsi che “si limitano a scattare un’istantanea che al più rassicurano il fotografo di turno”13. Allo stesso modo risulta problematica la valutazione del sistema quando in funzione di questa si possono ottenere più finanziamenti. A quel punto si arriva ad accettare la valutazione “solo se è finta” cioè se non rispecchia il reale stato delle cose ma, se crea una sorta di ipotetico Golem14 che serva allo scopo di ottenere dei vantaggi. Ad ogni modo, l’Autonomia Scolastica non può prescindere dalla valutazione in quanto, la Scuola, prefiggendosi di fornire un “servizio alla persona”, deve necessariamente essere ritagliata sui clienti e quindi deve riuscire a soddisfare le esigenze locali e personali. Se non si mette in gioco con dei processi di Autovalutazione, inevitabilmente il servizio sarà carente. Purtroppo, aggiunge il Professor Arcidiacono, si tratta molto di concetti teorici, perché si è badato molto alla forma e poco alla sostanza. Una valutazione fatta solo di un continuo “riempire moduli”, è solo una facciata che nasconde la realtà dei fatti. 4. I principi della valutazione. La circolare sulla Progettazione P.O.N. 2007/2012 conteneva già in embrione numerosi dei principi fondanti dei criteri e dei meccanismi di Valutazione e -9- Autovalutazione degli Istituti Scolastici. Per prima cosa la progettazione richiedeva la produzione di due documenti. Storia dell’Istituto Opuscolo di “Autovalutazione”, anche se non si chiamava così Per compilare l’opuscolo, bisognava effettuare una vera e propria raccolta dati attraverso un questionario, assegnato a un certo numero di soggetti che operavano all’interno della scuola. I dati raccolti andavano analizzati e le criticità emerse andavano sottoposte a un processo di progettazione, ai fini dell’ottenimento dei fondi necessari alla risoluzione delle problematiche. Naturalmente, come spesso accade, il meccanismo degenerò e così pochi “eletti” potevano provvedere a riempire l’opuscolo dei dati necessari a ottenere i finanziamenti per un particolare progetto. Si è compreso che quei meccanismo dovevano essere modificati e si è giunti così a due processi di Autovalutazione. CAF and Education VALES Vediamo di analizzarli più nel dettaglio per poi cercare di capire perché il CAF and Education ha avuto un più ampio successo. - 10 - 4.1. CAF and Education. Il Common Assessment Framework (CAF – Griglia Comune di Autovalutazione) è uno strumento di Total Quality Management ispirato dal modello di eccellenza EFQM della European Foundation for Quality Management (EFQM) e dal modello Speyer della German University of Administrative Sciences. Il CAF considera l’organizzazione da diversi punti di vista contemporaneamente, secondo l’approccio “olistico” di analisi delle performance organizzative. Il presupposto teorico del modello, come in parte anche del modello EFQM, è che risultati eccellenti relativi alla performance organizzativa, ai cittadini/clienti, al personale e alla società si ottengono attraverso una leadership che guidi le politiche e le strategie, la gestione del personale, delle partnership, delle risorse e dei processi. Proprio questo approccio sistemico è probabilmente alla base della preferenza che la maggior parte delle istituzioni scolastiche gli hanno conferito. Disponibile in rete gratuitamente, si presenta come uno strumento di facile utilizzo che assiste le organizzazioni del settore pubblico in Europa, nell’uso di tecniche di gestione della qualità finalizzate al miglioramento delle performance. Il CAF è stato inizialmente concepito per essere usato in tutti i campi della pubblica amministrazione europea. È sembrato quindi logico che potesse essere uno strumento utile anche per il settore educativo. La seguente immagine spiega in modo esauriente il modello. - 11 - Figura 2 - Il Modello CAF. La struttura a nove criteri descrive gli aspetti principali che devono essere presi in considerazione nell’analisi di qualsiasi organizzazione. I Criteri da 1 a 5 si riferiscono ai fattori abilitanti di un’organizzazione. Essi descrivono ciò che l’organizzazione fa e l’approccio utilizzato per conseguire i risultati prefissati. Nei criteri dal 6 al 9 vengono misurati e valutati i risultati ottenuti relativamente ai cittadini/clienti, al personale, alla società e alle performance chiave, attraverso misure di percezione e indicatori di funzionamento. Ciascun criterio è articolato in - 12 - una serie di sottocriteri. I 28 sottocriteri identificano le principali dimensioni che devono essere considerate quando si valuta un’organizzazione. Essi sono illustrati con esempi che ne spiegano il contenuto in dettaglio e suggeriscono le possibili aree da prendere in considerazione per esplorare come l’organizzazione risponda ai requisiti espressi nei sottocriteri. 4.2 VALES. Come è facile evincere dal nome, VALES significa infatti “Valutazione e Sviluppo della Scuola”, si tratta di un progetto esplicitamente sviluppato per la Valutazione e l’Autovalutazione delle Istituzioni Scolastiche. L’intento è cercare di definire cosa identifichi una “buona scuola” e come, dall’analisi dell’effettivo modus operandi e del contesto operativo di ciascuna scuola, si possano individuare piste per il miglioramento della performance di quella scuola. Nel processo di valutazione di un Istituto scolastico è necessario tener conto della situazione in cui questo si trova a operare, ma nello stesso tempo è necessario vagliarne le differenze rispetto a un modello ideale di “buona scuola”. Non può naturalmente essere un riferimento rigido e astratto. Una scuola diviene “buona” proprio nel momento in cui si prodiga nell’articolare e nel programmare le proprie attività in maniera conseguente rispetto al contesto in cui si trova a operare, senza seguire pedissequamente un modello astratto e predefinito. Definire un’idea generale di “buona scuola” consente però - 13 - un’utile esplicitazione della direzione di marcia da perseguire pur con attenzione ai contesti. Forse proprio queste indicazioni che mostrano una maggior attenzione al contesto, ci sembrano una discriminante molto importante che avrebbe dovuto far preferire questo modello. In realtà allo stato delle cose viene preferito il CAF and Education e probabilmente, come detto, le motivazioni vanno ricercate nell’approccio più sistemico del CAF. Vediamo perché. Una ‘buona scuola’ è una scuola che riesce a porre in essere un modus operandi, e quindi dei processi organizzativi che, tenuto conto del contesto concreto in cui essa opera, consentano di perseguire determinati esiti. I processi sono perciò importanti proprio per la loro capacità, più o meno immediata, di influire positivamente sugli esiti, da cui occorre quindi partire. Proprio quest’enfasi sugli esiti è probabilmente un deterrente per l’adesione al progetto di Valutazione e Autovalutazione VALES. Se aggiungiamo che per restare nel progetto sono previsti ciclici momenti di valutazione esterna della durata di tre giorni, durante i quali vengono controllati i documenti delle scuole e confrontati con risultati ottenuti e documenti di autovalutazione, si può capire bene perché ci sia una certa preferenza per il modello CAF. Ad ogni modo, la seguente immagine sintetizza il modello VALES. - 14 - Figura 3 - Il Modello VALES. Leggendo la figura si osserva che l’analisi organizzativa del servizio fornito dal singolo istituto scolastico è sintetizzabile in quattro classi di fattori: la prima si riferisce agli esiti formativi ed educativi. la seconda si riferisce alle pratiche educative e didattiche poste in essere nelle singole scuole. la terza si riferisce all’ambiente organizzativo all’interno del quale quelle pratiche e quei processi si sviluppano. la quarta richiama il contesto socio-ambientale e le risorse in cui si inscrive il funzionamento dell’Istituto, visto nella duplice prospettiva di vincoli e opportunità per l’azione organizzativa e formativa della scuola. - 15 - 5. Il cambiamento: cosa fare perché avvenga. Per concludere il Seminario, la lettura di un racconto di Tony Rizzo dal titolo “Il cambiamento – cosa fare perché avvenga”. Si parla di una situazione di pericolo. Chi non vuole cambiare si trova su una lingua di sabbia. Alle spalle ha una parete altissima alla cui sommità c’è la salvezza, cioè il cambiamento. Davanti ha un fiume infestato da coccodrilli affamati che rappresentano il fallimento. Il vero problema è che sulla lingua di terra c’è anche l’amato cagnolino che rappresenta le abitudini consolidate a cui il soggetto è affezionato e che non lascerebbe mai in balia dei coccodrilli del fallimento. Le metafore sono forse un po’ ardite. Non si può essere attaccati a un’abitudine come lo si è ad un cane. Arthur Schopenhauer15 diceva che “Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato”. Il Professor Berritta che mi è sembrato molto legato al suo cane F.I.L.E., sarà d’accordo come lo sono io, che aggiungerei anche altri animali, per la verità. Per le abitudini difficilmente si potrebbe sostenere la stessa cosa. Il senso del racconto è però molto chiaro. Affinché una persona si convinca che un cambiamento sia possibile bisogna riuscire a farle capire che oltre gli ostacoli che vede, c’è la soluzione migliore ai suoi problemi e le cose a cui è legato, potrà portarle con se e non dovrà abbandonarle per forza per raggiungere la salvezza che c’è nel cambiamento. Cambiare deve sembrare l’unica possibilità. Sempre nel racconto si parla ad esempio della situazione in cui in tanti si sono già trovati. Io per fortuna non - 16 - ancora. Appena sposati, hanno deciso di cambiare casa, acquistandone una più grande di quella dove vivevano in affitto e in una zona diversa. L’acquisto è stato deciso perché i coniugi prevedevano di poter pagare il mutuo. La zona è stata scelta magari in funzione della possibilità di raggiungere senza difficoltà il posto di lavoro, in modo da non rischiare di essere licenziati per ripetuti ritardi. Magari la presenza di una tratta ferroviaria puntuale e i buono stato di manutenzione, ha fatto sì che alla fine si decidesse per il trasferimento. Tutte le condizioni erano dunque favorevoli per la nuova sistemazione e il trasferimento è apparso quasi inevitabile. Solo così si può convincere qualcuno a lasciare l’esistente per approdare in una nuova situazione che sarà certamente migliore. Non è facile. Il tutto può essere riassunta in queste poche parole di Grant Morrison16 il famoso fumettista e scrittore scozzese: “Sai una cosa? Certe persone non vogliono essere salvate. Perché la salvezza implica un cambiamento. E il cambiamento richiede uno sforzo maggiore dal restare uguali. Occorre coraggio per guardarsi allo specchio e vedere oltre il proprio riflesso …”17 - 17 - 6. Conclusioni. L’Autonomia Scolastica nasce probabilmente da motivazioni di bilancio dello Stato. La pubblica amministrazione in genere, è vista come un costo e non come una risorsa. Per questo motivo i rubinetti sono stati chiusi da governi poco accorti e attenti solo a interessi di parte. Riuscire a gestire l’esistente, si è rivelato più complicato del previsto ma, una buona organizzazione, potrebbe far sì che una certa libertà d’azione divenga una risorsa per le scuole e non necessariamente una iattura. In un’ottica di autonomia, probabilmente anche l’abolizione del valore legale del titolo di studio sarebbe possibili. Naturalmente non si può partire dalla coda e non credo che allo stato delle cose sia possibile una simile scelta. In generale sì. Al momento probabilmente servirebbe solo a creare ulteriore confusione. In un’ottica di autonomia è indispensabile un processo di valutazione e le scuole non possono prescindere da percorsi di Autovalutazione seri che le rendano “competitive” se ben utilizzati e permettano di garantire una corretta interpretazione delle esigenze locali e personali. In questo modo le scuole potranno crescere dal punto di vista della qualità, del numero di iscritti e quindi dei fondi a disposizione, in un percorso virtuoso che, nelle intenzioni del legislatore, probabilmente, dovrebbe portare a una migliore qualità del sistema “Scuola”. A margine del Seminario si è parlato della gestione delle procedure conclusive per l’abilitazione. L’autonomia regna sovrana, diciamo così. Gli animi sono un po’ esagitati e qualcuno, A.G. si lascia andare ad atteggiamenti poco dignitosi. Manco il seminario fosse sui BES. Dopo che abbiamo ascoltato per mesi i suoi interventi - 18 - pressoché inutili, zittire una collega che stava semplicemente chiedendo delucidazioni, proprio non ci stava. Poi aver scoperto che si trattava di un “infiltrato” proprio ce lo ha fatto sentire lontano dal gruppo che invece abbiamo formato. Peggio per lui. L’immagine seguente rappresenta dal punto di vista semantico quanto accaduto. Figura 4 - La "Talpa". Per estensione l'Infiltrato in un gruppo 1 http://archivio.pubblica.istruzione.it/didattica_museale/dpr275_1999.pdf http://www.parlamento.it/parlam/leggi/97059l.htm 3 http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Bassanini 4 http://it.wikipedia.org/wiki/Analisi_transazionale 2 5 http://www.triesteabile.it/voglioinformarmiminori/scol/normativehandicapscuola/pianoeducativoindividualizzato/ 6 http://archivio.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/contattaci/pof.htm Karl Marx e altri 8 http://www.adelphi.it/libro/9788845903908 9 www.invalsi.it 10 http://it.wikipedia.org/wiki/Provvedimenti_delegati_sulla_scuola 11 http://lps2.uniroma3.it/lps/biblio-curr/curriculum/curr-vertecchi.htm 12 http://it.wikipedia.org/wiki/Docimologia 13 http://www.rassegna.it/articoli/2011/06/23/75528/scuola-vertecchi-valutare-tutto 14 http://it.wikipedia.org/wiki/Golem 15 http://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Schopenhauer 16 http://it.wikipedia.org/wiki/Grant_Morrison 17 Grant Morrison, Batman, DeAgostini, 2009 7 - 19 -