RELAZIONE SUL LAVORO SVOLTO DAL COORDINAMENTO DONNE – 8 marzo 2013 In occasione della giornata internazionale della donna, la Cgil di Bergamo ha deciso di dedicare, all’interno del proprio direttivo, un momento di condivisione del lavoro svolto, dal coordinamento Donne e dalle delegate, che si è tradotto in una bozza di documento da portare a tutta l’organizzazione perché diventi patrimonio culturale di tutti e contribuisca ad aumentare la sensibilità sulle tematiche e sulla contrattazione di genere. Insieme ai duri contraccolpi di una crisi economica che sembra non finire mai, è da un po’ di tempo che stiamo assistendo ad una degrado etico, morale, culturale, ad un attacco complessivo verso i diritti individuali e collettivi, che colpiscono in particolare le donne: abbiamo iniziato con il progressivo svuotamento della Legge 194, con la Legge 40 sulla fecondazione assistita, fino ad arrivare ad un abbassamento delle tutele nei luoghi di lavoro e a misure di riduzione sistematica degli strumenti del welfare, passando attraverso un’immagine mai così svilita della donna trasmessa quotidianamente dai mass media. Ed è da qui che è nata l’esigenza all’interno del Coordinamento Donne della Cgil di Bergamo di tornare a parlare di noi e tra di noi per fare il punto sul percorso iniziato nel 2011 con le varie iniziative organizzate (seminario sulla violenza il 25 Novembre 2011, seminario sulla 194 nell’Aprile 2012) culminato con l’assemblea delle delegate del 25 Ottobre 2012 che ha portato la creazione di gruppi di lavoro su tre tematiche per noi fondamentali: discriminazione e carriera, organizzazione del lavoro e welfare. Sono stati momenti di confronto importanti per capire come stanno oggi le donne nel mondo del lavoro, nella società e dentro la Cgil. Dall’assemblea delle delegate ha preso il via un intenso e partecipato lavoro che ha coinvolto 27 tra Rsu, Rsa e funzionari sindacali, in rappresentanza di 9 categorie e provenienti da 13 aziende e da due Enti Pubblici, che aveva e ha come obiettivo l’analisi delle tematiche di genere 1 per la predisposizione di “Linee Guida” da utilizzare per la contrattazione di 2° livello. Il confronto con realtà diverse tra di loro per numero di addetti, organizzazione aziendale e contrattuale ha evidenziato la necessità di procedere prima ad una mappatura di quanto già esistente sia nei contratti nazionali che in quelli aziendali per valutare le buone prassi già in atto , conoscerne le criticità, capirne le positività per poi implementarle e condividerle. Condivisione non solo di buone prassi ma anche di strumenti per poter esercitare al meglio il ruolo di rappresentanza consegnatoci dai lavoratori, che per le Rsu donne, risulta essere più complicato per via delle resistenze culturali, delle difficoltà di rapporto con le altre Organizzazioni Sindacali, la crisi economica che ci mette sulla difensiva e un rapporto non sempre paritario con le “figure maschili” che tendono nei tavoli delle trattative a mettere in secondo piano i temi di genere perché, secondari rispetto a quelli economici/monetari, o, incompatibili con la situazione di crisi in atto. Si evidenzia inoltre, nel nostro territorio, un comune problema di arretramento culturale in molte aziende, sia tra i dirigenti che tra i lavoratori, in merito ai temi di genere e dell’accesso anche agli uomini dei meccanismi di sostegno alle attività di cura famigliare: i responsabili del personale vedono i problemi di conciliazione come puri costi non compatibili con le esigenze aziendali, i lavoratori “maschi” li percepiscono spesso come “svilimento” del proprio ruolo maschile. Sovente si tratta di pregiudizi, in quanto molti bisogni di genere oggi riguardano entrambi i sessi e possono essere soddisfatti senza costi aggiuntivi e/o cambiando paradigma organizzativo con migliori risultati produttivi (meno turnover, assenteismo e perdita di competenze). In alcuni settori, per esempio quello delle cooperative di servizi, l’esercitare il proprio ruolo contrattuale è reso difficile dalle condizioni di precariato in cui versano i lavoratori. Si sottolinea come spesso, lo sfruttamento di questi lavoratori, avviene, come conseguenza di appalti pubblici al massimo ribasso e può anche riguardare lo svolgimento di servizi anche di alta responsabilità e professionalità, (es. trascrizione delle registrazioni e dei processi per il Ministero di Grazia e Giustizia con 10 ore al giorno per 1.000 € al mese). Da qui si evince come oggi, in un mercato del lavoro sempre più frammentato e parcellizzato con condizioni di lavoro diseguali e tipologie 2 contrattuali diverse, sta assumendo sempre più importanza la contrattazione di 2 livello che deve essere sempre più legata al contesto organizzativo, produttivo e territoriale. I dati sui redditi delle famiglie (-2,5% Abi 2012), quelli dell'Osservatorio sulla povertà (l'11,1 % delle famiglie in condizioni di povertà relativa ed il 5,2 % in condizioni di povertà assoluta), la crescita della mobilità, le ore di cassa integrazione al massimo (a Bergamo 33,6 milioni di ore, + 34,1% rispetto al 2011), i 9.104 disoccupati del 2012 nella nostra provincia, ci parlano di una crisi economica aggravata da una crisi socio-demografica senza precedenti. La crescita di famiglie con un solo componente a Bergamo (dalle 36.800 del 1968 alle 58.052 attuali di cui ben il 45% composte da un solo componente e solo il 15% con tre); la fluidità dei rapporti (da 1.200 matrimoni nel '71 si è passati a 399 matrimoni del 2010. Sempre nel 2010 nel 41% delle coppie di età inferiore ai 40 anni ben il 41% vive in convivenza e ¼ delle relazioni è frutto di unioni sorte da precedenti relazioni ormai sciolte), l'aumento di famiglie con un solo genitore (+ 18,8% Vedovati 2012) ci raccontano una città che invecchia, con aumento di famiglie mono-genitoriali o ricomposte dopo separazioni. Alla crescita di nuovi bisogni di welfare e di protezione sociale, diminuiscono le possibilità economiche di avere risposte. "Cresce il ruolo del sindacato che, usando le leve del dialogo sociale e della contrattazione collettiva, mira a tamponare il ridimensionamento delle condizioni di benessere dei lavoratori sia sul terreno salariale che sul terreno del welfare state " Maino 2012. L'organizzazione del lavoro attenta ai bisogni dei dipendenti-persone non può essere vista come costo e come minor produttività; spesso è invece volano per innovazione e miglioramento produttivo ed è questa è la comunicazione che deve passare nel lavoro di elaborazione della contrattazione di II° livello. La conciliazione vita-lavoro ha infatti importanti risvolti sociali, fra i quali: incidenza sul tasso di natalità; impatto economico e di contrasto alla povertà, rischio delle famiglie monoreddito in cui la donna ha dovuto lasciare il lavoro; interesse paritetico per uomini e donne e aiuto nella gestione non solo dei figli minori ma, oggi in crescita, dei genitori anziani, del parente disabile; 3 incremento della qualità del lavoro ed anche della qualità della vita in città. Gli accordi integrativi si devono dunque aprire alle nuove richieste, ed infatti, i temi della conciliazione vita-lavoro e del welfare integrativo, si affacciano sempre più nei nuovi accordi (esempi recenti Italcementi, Sana di Almenno, Carimali di Chignolo………). Questi “nuovi bisogni” non sono solo al “femminile”: avere un’attenzione al genere sia per donne che per uomini, riconosciuti paritari e complementari nel rapporto di coppia, significa porre attenzione alle persone nelle loro condizioni famigliari e nei loro cicli di vita. Si parla dell’attenzione all’inserimento lavorativo dei giovani e della loro autonomia dalla famiglia di origine, ai bisogni di formazione e riqualificazione dopo lunghe assenze dal lavoro, ai ruoli famigliari e al crescente bisogno di accudimento dei propri anziani. E’ una visione, questa si, femminile che valorizza il rapporto di ogni persona con il lavoro e il bisogno che hanno tutti di bilanciare la vita lavorativa con quella personale creando così condizioni di pari dignità e opportunità sul lavoro attraverso la condivisione dei carichi famigliari. Ce ne dà conferma il Piano del lavoro della CGIL, laddove, a pag. 8, dice: “In questa fase di crisi è ancor più importante che le imprese dedichino attenzione sociale (non ignorando ad esempio le specificità di genere e la maternità e l'occupazione femminile), anche in coerenza con i principi europei della responsabilità sociale delle imprese (…..) Secondo stime Istat sono 800.000 le donne che hanno lasciato il lavoro dopo la maternità per più ragioni: dalle dimissioni “in bianco" all'assenza dei servizi. Il 30 % delle madri interrompe il lavoro per ragioni familiari: il tasso di occupazione femminile diminuisce all'aumento del numero dei figli. AI contrario, il lavoro delle donne crea sviluppo perché determina domanda di beni e servizi e produce a sua volta altro lavoro di donne. La Banca d'Italia e l'Ocse quantificano nel 7 % l'aumento del PIL italiano in presenza di un tasso di occupazione femminile del 60 %.” Tutto ciò premesso, l’assemblea delle delegate ha demandato al coordinamento l’elaborazione di “Linee Guida” per l’introduzione di elementi di parità e di genere nel II° livello contrattuale. Di seguito le “singole voci” contrattabili sono suddivise nelle tre categorie 4 citate precedentemente, qui in forma di abstract, poiché l’opuscolo delle Linee Guida è in fase di elaborazione collegiale. ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO – SALUTE E SICUREZZA Occorre agire intervenendo sull’Organizzazione del Lavoro non solo marginalmente o indirettamente. E’ materia di contrattazione sindacale e deve acquistare maggiore centralità perché sia leva fondamentale negli accordi di produttività per l’innovazione di processo e di prodotto, è la componente che incide maggiormente sulla qualità del lavoro, sul benessere dei lavoratori e sulla loro salute e sicurezza. Le buone prassi devono essere trasferite nella contrattazione territoriale dove viene fatta e valorizzata laddove non esiste. Part time: monitoraggio e gestione del part-time in quei settori dove ormai è tipologia contrattuale “normale”, come nel commercio e nella grande distribuzione, praticato non solo dalle donne ma dalla generalità dei lavoratori; da ampliare nei settori dove la percentuale concedibile è bassa (es.chimici), possibilmente eliminando i rigidi tetti previsti dai ccnl; da concedere in particolari momenti di vita del/la lavoratore/trice (genitorialità, cura parentale, handicap); da rendere ininfluente ai fini della carriera, da valutare nell'impatto sulla sicurezza del lavoro per alcune mansioni. Poco concesso rispetto agli paesi EU, decisamente da potenziare come scelta nei diversi periodi di vita facilitando il ritorno al full time, (reversibilità), da studiare come scelta intergenerazionale dei dipendenti anziani come aiuto all'inserimento dei giovani (Luxottica); da monitorare nei settori dell'edilizia e del commercio dove può celare il nero. Flessibilità oraria in E/U: la sua concessione è differenziata fra quadri, impiegati ed operai, fra categorie dei servizi e del manifatturiero. Ampia o stretta, imposta o scelta, legata alla solidarietà delle/i compagne/i di lavoro, legata alla qualità dei servizi nel terziario, da garantire in funzione delle attività di cura familiare prestate dalla/i lavoratrice/tore nei diversi momenti di vita. Molto importante per una concreta possibilità di gestione vita lavorativa-vita di famiglia. Un esempio da analizzare con attenzione sono le pratiche di orari concordati autogestiti da gruppi di lavoratrici (L'isola delle casse all'Iper di Seriate) 5 Turni: Il lavoro per turni mobili (es.cassiere/i della grande distribuzione) crea problemi di conciliazione diversi e rende impossibile l’organizzazione ordinata della propria vita extra-lavorativa. Andrebbe reso meno "mobile" il turno di lavoro per le categorie coinvolte nella cura dei minori 0-3. Migliora la situazione di chi ha un l’orario modulare contrattato. (Sidip World di Canonica, Asilo Nido La stellina di Azzano). Giorni festivi: Il lavoro domenicale sbilancia i ritmi di vita, ma essendo formula che si va sempre più affermando, occorre gestirla correttamente, introducendo maggiori incentivi economici (oggi c’è una maggiorazione del 30%-50% ma per alcuni anche meno) che favorirebbero un’adesione volontaria e, quando questa risulta insufficiente a coprire le necessità, far ricadere quest’incombenza a rotazione un po’ su tutti. Di frequente capita infatti che il lavoro la domenica sia tutto o quasi sulle spalle dei precari, o delle persone “prese di mira”, che subiscono questo (come altri turni con orari pessimi) come una forma di mobbing. L’adesione volontaria peraltro pare non sia infrequente, anzi: le necessità economiche sempre più spesso scavalcano la qualità di vita della famiglia (“se lavoro la domenica sto a casa un altro giorno e risparmio sulla baby sitter”). (Franchi 2010) Banca-ore: strumento libera-tempo se non vincolato all'obbligo di aumentare le prestazioni straordinarie e se non vincolato alla compensazione in tempi troppo stretti; esempio da studiare il serbatoio di 480' della Cesi di Seriate. Congedi parentali: punto fermo nella tutela della maternità/paternità che non è fatto privato, ma sociale; sono poco fruibili nel periodo facoltativo per la carenza di copertura salariale (con discrimine fra categorie che integrano o no la percentuale prevista dalla legge 53/00); inadeguati per le fasce deboli del lavoro di assistenza domestica, per i ccnl atipici; richiedono cambiamento culturale circa la condivisione della cura domestica e dei figli;. A livello nazionale bisogna agire perché la legge sui congedi parentali prenda in causa anche l’altra parte della coppia aumentando non solo i permessi di paternità ma anche l’indennità economica dei periodi di congedo facoltativo per arrivare ad una più omogenea distribuzione dei carichi; positiva l'introduzione recente dell'utilizzo frazionato dei congedi, 6 anche a ore.(S. Pellegrino - 4 giorni di permesso nascita e 2 settimane di congedo ai padri con copertura al 100%). Contrastare i tentativi di non considerare la maternità come presenza nei premi variabili contrattati. (es. poste italiane, adesso sistemato). Rendere esigibile art. 9 legge 53/2000 circa le azioni positive che le aziende dietro finanziamento, possono intraprendere, per la conciliazione tempi di vita e di lavoro. Peggioramento inserito nel decreto mille proroghe 14/2012 che non riconosce la maternità facoltativa come periodo di effettivo lavoro. Rientro dalla maternità/paternità: occasione di discriminazione nella carriera e alibi per cambio di mansione non concordato; influenza la scelta di abbandonare il lavoro, se non “accompagnata” da tutoring e mentoring che possono essere introdotti dal II° livello (Tenaris, Italian Cable, Aeper). Telelavoro: richiede analisi delle mansioni tele-lavorabili, spesso negata; deve contrastare il pregiudizio dirigenziale del controllo diretto sul/la dipendente; richiede “pazienza” sperimentale e monitoraggio dei risultati sulla produttività aziendale; può essere parziale (Tenaris: 1 giorno alla settimana per genitori 0-2); può comportare commistione negativa vita familiare-lavorativa; concessione discriminata fra quadri dirigenziali e dipendenti; poco concesso rispetto ad EU. Ferie: da concordare, anche parzialmente; possibile fruizione frazionata; (esempio positivo Auchan di Bergamo dove piano di ferie viene programmato x tutto l’anno cogliendo le esigenze dei lavoratori. Buona prassi introdotta da RSU). Rotazione cassa integrazione: Va posta attenzione nel non escludere categorie di soggetti dalla rotazione come dipendenti part time. Prevenzione malattie : campagne mirate di informazione in sinergia con medico competente su malattie a prevalenza femminile legate alle diverse fasi lavorative, esempio turni notturni, (menopausa, diabete, ipercolesterolimia, tunnel carpale, malattie apparato scheletrico (ospedali e case di cura)); in genere rispettate le indicazioni per mansioni che mettono a rischio le gravidanze a rischio; efficacia delle informazioni sugli stili di vita;. 7 Sicurezza: capacità di analisi dei processi produttivi in relazione alla specificità di genere; collaborazione con ASL. "Le donne sono diverse dagli uomini, anche sul lavoro. Hanno esigenze e sensibilità diverse e sono esposte anche ad alcuni rischi di origine specifica. Ad evidenziarlo è il Testo Unico 81 del 2008 (art. 28) che va oltre la tutela del lavoro femminile circoscritta alla sola gravidanza e per la prima volta introduce i rischi di genere come materia da considerare per la valutazione del rischio e a cui il datore di lavoro deve prestare particolare attenzione nelle attività di formazione, informazione e prevenzione. Esso deve valutare tutti i casi di “rischi particolari, tra cui quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza nonché quelli connessi alle differenze di genere”. le differenze di genere impongono ai datori di lavoro di diversificare la programmazione del lavoro e di attuare misure di protezione, tenendo conto delle differenti condizioni di esposizione al rischio che prima venivano effettuate tenendo conto delle caratteristiche biomediche e socio economiche del lavoratore maschio ed ora si dovrebbero applicare anche alla lavoratrice donna." WELFARE AZIENDALE E urgente una riflessione sulla natura integrativa del secondo welfare, favorito dalle norme nazionali (governo Prodi, ministri Turco, Bindi, governi Berlusconi, ministro Sacconi....), in crescita, ma che rischia di creare protezioni differenziate fra i cittadini. Scarsamente copre i familiari, chi va in pensione e chi ha contratti a tempo determinato. Servirebbero criteri più omogenei ed inclusivi. In alcuni casi sembra nascere da una de-salarizzazione delle buste paga (è spesso più conveniente per i datori che non un aumento salariale; complice la crisi economica si profilano proposte di scambio fra servizi di welfare ed aumenti del premio di produzione). Si intravvedono anche trattative individuali coi lavoratori, volte alla fidelizzazione e al loro benessere, ma in chiave antisindacale. Si osserva che la motivazione del Ministro Turco di incrementare risposte per la non autosufficienza è scarsissimamente recepita. (esempio positivo il contratto exEnel per Roma e Milano con uno sportello con Operatori socio-assistenziali) 8 Sembra di capire che certi servizi “innovativi” abbiano effettivamente colto mutamenti nei bisogni di welfare prima del pubblico (vedi Integrazione al reddito dei cassaintegrati, CRE, Pre-post scuola, copertura dei giorni di chiusura della scuole...), ma i servizi pensati solo per i dipendenti possono indebolire i servizi territoriali (per contro sembrano potenziarli laddove le aziende, magari in rete, contrattano col territorio posti di nido od orari più estesi). Certamente si profila un secondo welfare sussidiario, ma ancora in assenza di una governace pubblica efficace. "C'è il rischio di un incastro “distorto” e opportunistico fra primo e secondo welfare (con implicazioni negative in termini di efficienza ed equità) C'è il rischio che emerga una configurazione incompleta e/o troppo disordinata del secondo welfare, incapace di cogliere e sfruttare complementarità le sinergie e dunque far funzionare in modo ottimale la logica della sussidiarietà orizzontale e verticale" (Maino 2012). Asilo nido aziendale : rischio che siano concepiti come momento custodiale e non educativo; troppo costosi da gestire in proprio; difficile continuità nel tempo se di dimensione solo aziendale; da favorire nel modello di nidi consortili per aziende associate (Iper con Framar e Minifaber a Seriate, Lamiflex a Ponte Nossa); modello migliore quello del potenziamento dei nidi comunali territoriali con posti dedicati, orario reso flessibile e contenimento delle rette (Novem di Bagnatica); cultura da superare di affidamento ai nonni della prima infanzia; aleatorietà dei vantaggi fiscali per chi accede (detrazione/non detrazione IRPEFcontributi alle aziende o detassazione); grande differenza con la copertura del 33% prevista da Lisbona. Micronidi- Nidi famiglie: nascono e muoiono; poco sostenibili; comunque accettabili forme differenziate di risposta al bisogno di cura dei bimbi 0-3. Baby Sitting: in mancanza di albi pubblici, bene gli Sportelli di orientamento e/o di offerta diretta purché gestiti con le/i dipendenti (Aeper di Seriate-Bergamo) CRE-Extrascuola-Periodi di chiusura scuole: in diffusione nelle Aziende Medio Grandi; modello migliore quello dell'integrazione con servizi 3-14 territoriali e/o quello di un'offerta aperta al territorio o almeno inter9 aziendale; esempi da analizzare "Progetto 30 giorni" alla Cesi, CRE ASL di Bergamo. Contributi economici: quasi sempre per la natalità (Eurokemical di Covo, Ubi Banca...), a volte di sostegno allo studio (Mazzucconi) , qualche volta al merito (Soltur di Dalmine); di recente come integrazione al reddito in caso di cassa integrazione (Italcementi, Tino Sana), a volte legate all'ISEE o a tipologie familiari, sono misure concrete, ma legate a criteri differenziati; possibile una maggiore omogeneità?; individuano il bisogno emergente di aiuto alla cura dei genitori anziani solo in scarsi casi. Misure time saving Sportelli: in diffusione in alcune Aziende con più sedi, offrono aiuto al disbrigo di pratiche; come “maggiordomo aziendale” sollevano da incombenze (lavanderia, stireria, lavaggio auto); offrono servizi (730, bancari, agenzia viaggi..); a volte servizio baby sitter, assistente familiare..; realizzano lo scopo o configurano un nuovo paternalismo? Salvano il tempo o massimizzano il rendimento in azienda? Trasporti e parcheggi rosa o in convenzione : quasi solo per dipendenti bancari; modello vincente il car-sharing; convenzione concordata con Mobility manager dell'Amministrazione comunale; scarsamente sperimentati. Secondo il Piano del lavoro della CGIL : “La contrattazione sociale e territoriale è strumento per la diffusione di un welfare locale omogeneo nel Paese, anche come occasione di crescita di nuova e buona occupazione e veicolo di innovazione e arricchimento sociale. La CGIL, nel suo Piano per il lavoro, dice "La contrattazione sociale e territoriale del welfare porrà al centro della riforma la diffusione omogenea dei livelli e della qualità del welfare universale e il governo pubblico della rete dei servizi prioritari a partire dall'istruzione, dalla salute, dalla sicurezza. La contrattazione sociale e territoriale, in attesa di nuove leggi già operative in altri Paesi europei, è lo strumento per garantire l'effettiva parità di accesso ai diritti e ai servizi per tutti i cittadini e per evitare discriminazioni di alcun genere. “ Pag.10 10 La sfida è quindi: come mantenere l'universalismo del Welfare e evitarne l'impoverimento? Il welfare aziendale è integrativo o configura offerte di welfare differenziate, categorie di serie A e di serie B? E' sostitutivo di un'offerta che si va impoverendo o può arricchire il sistema? E' de-salarizzazione del Premio di risultato o nuova modalità di Premio? L'introduzione di welfare aziendale ha la sua colonna portante nell'avvio dei Fondi per le Pensioni Complementari e nei Fondi per l'Assistenza Sanitaria Integrativa. PARITA’, CARRIERA E ANTIDISCRIMINAZIONE Commissione Parità: spesso esiste (se esiste) un'istituzione solo formale della Commissione di Parità. Utile sarebbe l'utilizzo dell' ART.9 della legge 125/98, ma spesso risulta difficile accedere alle informative sulle retribuzioni per analisi retributiva e di carriera di M-F (la trasmissione dei dati alla Consigliera di parità è obbligatoria sopra i 150 dipendenti); difficoltà quasi insormontabili nel conoscere i criteri di attribuzione dei MBO (premi per obiettivo) dei dirigenti. Accesso alla formazione per quadri M-F (Auchan, Robur, Vin service, Lartigiana Bottoni di Bolgare). Occorre puntare sulla formazione/aggiornamento lavorativo oggi ancora scarsamente o malamente garantita, sia a chi perde il posto di lavoro sia a chi si assenta per un periodo lungo, con un’offerta mirata e qualificata al reinserimento lavorativo, con particolare attenzione al rientro al lavoro dopo una maternità/paternità. Se è vero quindi che dalla crisi si deve uscire puntando sulla qualità e sull’innovazione la disponibilità delle donne a crescere sul terreno delle competenze e della professionalità è la risorsa che il sindacato deve valorizzare. Vanno contrattati sui luoghi di lavoro, nei piani formativi aziendali i criteri con cui vengono scelti i lavoratori inserendo quindi anche le donne prevedendo anche orari e modalità che consentano a queste di parteciparvi. Anti-discriminazione: necessità di cambiamenti culturali; interessanti le 11 esperienze del Delegato Sociale e dei Focus (Abb spa di Dalmine). Proposto a Cisl e Uil predisposizione di un questionario per raccogliere dati circa le molestie sul luogo di lavoro da elaborare e presentare per il 25 Novembre 2012, giornata contro la violenza sulle donne. I dati Istat ci dicono che in Italia 800.000 lavoratrici subiscono molestie sul luogo di lavoro. In Lombardia e a Bergamo non vi è alcun dato. La più potente norma antidiscriminazione (oltre una formazione che smascheri, contrasti i pregiudizi) è il prevalere di una valutazione meritocratica del personale. Quindi, ben vengano gli obblighi di trasparenza sui criteri di selezione e carriera del personale e di attribuzione dei benefit. Valutazione dei provvedimenti regionali e nazionali in merito alle tematiche di genere Il limite maggiore che hanno presentato i contributi è stato quello della definizione troppo selettiva degli aventi diritto: La Regione Lombardia nel 2010 sperimenta doti conciliazione solo per donne in cassa integrazione; nel 2011 solo per donne con figlio 0-1 che rientrano al lavoro dopo il congedo obbligatorio; nel 2012 estende a donne in congedo facoltativo; con l'ultimo bando allarga a entrambi i genitori con figlio 0-1, fruibile in servizi 0-13 ed introduce la priorità dell'essere dipendenti di aziende con accordi di II° livello. A livello nazionale vi sono state erogazioni a singhiozzo di buoni natalità (un anno sì, altri due no e così saltando...); erogazioni per nidi aziendali poi scomparse.... L'accesso all'ART.9 della L.53/00, di suo faticoso perché demandato ad una commissione nazionale lontana dai territori, ha visto decrescere i fondi a disposizione fino alla loro scomparsa nel 2009. In ogni modo i fondi (di matrice EU) sono stati consistenti, ma molto si è fermato nel "processo" della loro messa in campo. Resta la necessità di una tutela universale della maternità-paternità, non più legata a degli spot, e di un uso non centralistico e frammentato delle risorse. Sul territorio va presidiata la rete territoriale creata con ASL, CCIAA, PROVINCIA, REGIONE, PARTI SOCIALI perché sta svolgendo il compito di rendere sostenibili e diffusi i temi di genere illustrati nel documento. 12 L’analisi dei bisogni come premessa per una buona contrattazione Le migliori prassi sono scaturite da un'attenta analisi dei bisogni, raggiunta con questionari ai dipendenti e/o focus group . Occorre quindi dotarsi di strumenti per realizzarla. Ci si accorda per divulgare modelli di questionario per questa analisi con la creazione di un piccolo Dossier con questionari CGIL già testati, questionario CISL utilizzato per ricerca aprile 2012, questionari Coop.Solco ed altri reperibili da adattare a specifico bisogno. Conclusioni Quattro le decisioni assunte dal Coordinamento RSU Donne Cgil: il Coordinamento continuerà a riunirsi periodicamente ogni due mesi circa; darà vita ad una sorta di Sportello S.O.S RSU: ogniqualvolta una RSU sente l'esigenza di illustrare un accordo aziendale interessante e/o di confrontarsi con altre RSU (di categoria e non), chiederà un incontro al Coordinamento (tramite Luciana Fratus) e si farà un incontro specifico di auto-aiuto, di analisi di caso con le altre RSU disponibili; si tenterà di dar vita ad una banca-dati degli accordi integrativi. Sperimentazione di moduli formativi specifici e scambio buone prassi alle RSU sui contenuti della contrattazione di genere e sulle normative in materia di welfare. Il percorso iniziato continuerà e si intreccerà con le iniziative che verranno organizzate a livello regionale e nazionale perché siamo convinte che solo attraverso il nostro impegno e le nostre azioni possa nascere una consapevolezza nella società e nelle istituzioni per una reale possibilità di cambiamento e di crescita. Nel ringraziare le compagne che mi hanno sostenuto, consigliato e aiutato in questo lungo percorso avviato e le delegate che hanno messo il loro entusiasmo, la loro esperienza e le loro capacità per la realizzazione del nostro progetto chiedo al Direttivo della Cgil di Bergamo di condividere le scelte fatte e di collaborare per la loro realizzazione. Grazie. 13 Il Coordinamento Donne e RSU CGIL BERGAMO 14