Università degli Studi di Pavia Facoltà di Medicina e Chirurgia Laurea in Infermieristica Candidato Michele Contini Relatore Prof.ssa Maria Antonietta Bressan Anno Accademico 2005 - 2006 1 A Stefania, grande amore e compagna di vita che con tanta pazienza mi è stata vicina in questi tre anni “Sei tu la parte migliore di me stesso, il limpido specchio dei miei occhi, il profondo del cuore, il nutrimento, la fortuna, l’oggetto di ogni mia speranza, il solo cielo della mia terra, il paradiso cui aspiro.”1 1 William Shakespeare -2- “ Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo ”2 "...Indubbiamente cattivo è colui che, abusando del proprio ruolo di potere e prestigio, commette ingiustizie e violenza a danno dei suoi simili; infinitamente più cattivo è colui che, pur sapendo dell'ingiustizia subita da un suo simile, tacendo, acconsente a che l'ingiustizia venga commessa."3 2 3 Mahatma Gandhi Einstein, in A.Einstein/S.Freud “Perché la guerra” Ed. Boringhieri, 1981. -3- Indice Introduzione Cenni storici………………………………………… Pag. 5 La nascita del triage in Italia e l’esperienza di alcuni paesi esteri…………………………………………… Pag. 9 Aspetti normativi…………………………………… Pag. 17 Obiettivi del Triage………………………………… Pag. 21 Modelli organizzativi…………………………………Pag. 25 L’infermiere di Triage: caratteristiche e criteri per la Formazione specifica…………………………………Pag. 33 Classificazione delle priorità in emergenza……… Pag. 38 Il processo decisionale……………………………… Pag. 41 Orientamenti e protocolli……………………………Pag. 46 Scheda di Triage………………………………………Pag. 50 Valutazione dell’attività…………………………… Pag. 54 Definizione di qualità……………………………… Pag. 58 Il protocollo di ricerca Obiettivo……………………………………………… Pag. 60 Metodologia………………………………………… Pag. 62 Gli Indicatori specifici……………………………… Pag. 63 L’applicazione pratica al PS di Pavia…… ……… Pag. 80 Risultati e discussione……………………………… Pag. 82 Conclusioni………………………………………………… Pag. 104 Bibliografia… ……………………………………………… Pag. 107 Allegati ……………………………………………………… Pag. 112 -4- Introduzione Cenni storici Il concetto di Triage ha origini dalla Medicina Militare del XVII secolo. In quel periodo si occupava dei problemi di salute un Chirurgo di Reggimento alle dirette dipendenze del Colonnello e nacque una forma di rudimentale Triage: un ufficiale, conosciuto come Baggage Master, era posto fuori della tenda del Chirurgo ed il suo compito era quello di valutare i feriti e consentire l’ingresso solo a quelli che potessero beneficiare dell’intervento del Chirurgo. Successivamente nel XIX° secolo un giovane Medico francese, Dominique Jean Larrey (1766-1842), introdusse dei criteri di priorità riguardo alle ferite e agli interventi sanitari necessari, scegliendo però di soccorrere per primi gli ufficiali e poi i soldati con lesioni meno gravi e perciò più rapidamente recuperabili per le battaglie successive e utilizzando criteri di priorità antitetici agli attuali. Atterrito inoltre per i ritardi dei soccorsi verificatisi nella battaglia di Speycr, Dominique Jean Larrey allestì inoltre un affusto di cannone trascinato da due cavalli trasformandolo in un mezzo leggero di trasporto dei Feriti al Chirurgo e creando così la prima ambulanza e guadagnandosi il titolo di Barone. In epoca più recente ritroviamo il Triage nella Guerra di Corea e Vietnam con caratteristiche più evolute e perfezionate sia riguardo al metodo di applicazione sia alla sua organizzazione. I medici militari statunitensi ebbero modo di affinare le tecniche e l’organizzazione del soccorso ai soldati feriti, comprendendo -5- l’importanza del “fattore tempo” ai fini del successo della cura. Parlarono per la prima volta della “golden hour”, la preziosissima prima ora dall’evento entro la quale il paziente bisognoso deve giungere all’osservazione dei curanti. Forti di questa esperienza i chirurghi militari reduci iniziarono a criticare l’organizzazione dei soccorsi nella società civile in tempo di pace, giungendo a proporre un sistema di filtro extra ed intra-ospedaliero dei pazienti, al fine di ottimizzare gli interventi rendendoli veloci ed efficaci. Nacque così, intorno ai primi anni Sessanta negli Stati Uniti d’America, il primo sistema di Triage ospedaliero non militare, proposto e caldeggiato dai medici militari in base all’inevitabile assimilazione del pronto soccorso ad un campo di battaglia; infatti un’importante quota della popolazione non avendo una copertura assicurativa sanitaria si rivolgeva al PS4 poiché era l’unica struttura tenuta per legge federale a prestare gratuitamente la prima assistenza. Naturalmente il criterio base, su cui ancora oggi è fondato il sistema di Triage, fu l’esatto contrario di quello napoleonico: l’urgenza del trattamento deriva dalla gravità delle condizioni cliniche. Nell’ultimo decennio si sono moltiplicati i documenti teorici riguardo il Triage, elaborati sia da paesi europei quali Gran Bretagna, Francia e Italia, sia dagli Stati Uniti. Il Triage è stato definito come “l’arte di decidere le priorità di trattamento e d’evacuazione di più feriti dopo una rapida valutazione iniziale; il suo scopo è di salvare il maggior numero di pazienti in relazione ai mezzi a disposizione e alle circostanze dell’evento”5. Oggi il termine Triage è utilizzato in campo sanitario per definire un “Percorso decisionale dinamico, basato sull’attuazione di un processo 4 5 Pronto Soccorso. American College of Surgeon Committe on trauma. -6- metodologico scientifico, capace di stabilire il grado di presunta gravità clinica presente in un soggetto, identificabile mediante l’utilizzo di un sistema di codifica indicante la priorità assistenziale”6. Nel caso del PS i pazienti vengono quindi selezionati e classificati in base all’urgenza delle loro condizioni cliniche, non in base all’ordine di arrivo. Per quanto riguarda nello specifico il nostro paese la svolta si ebbe con il D.P.R. 128/69 che per la prima volta delineò le fondamentali caratteristiche dei servizi di Pronto Soccorso ed introdusse il concetto di organizzazione dipartimentale. La parola Triage, vale a dire “tripartizione”, con una parola ripresa dal lessico francese, fu scelta curiosamente mutuandola dalla pratica della scelta delle bacche di caffè, che veniva fatta con la separazione delle stesse in diversi gruppi in base alle diverse fasce di maturazione. Oggi il termine Triage descrive un esame delle patologie, con l’intento di determinare la priorità di trattamento (e/o di trasporto) in una situazione intra o extra ospedaliera. Ovviamente il suo utilizzo è preminente nelle grandi catastrofi, ma viene normalmente utilizzata anche nei Pronto Soccorso degli Ospedali. La funzione del Triage costituisce uno strumento operativo cruciale nella gestione di un Dipartimento di Emergenza, che anche se non sempre è in grado di conseguire un risparmio sulla quantità totale dei tempi di attesa, sicuramente può e deve operare una ridistribuzione della priorità d’accesso a favore di chi presenta una patologia più grave. Si tratta dunque di un processo dinamico di classificazione rapida dei pazienti sulla base dell’urgenza del trattamento che serve: si basa sulla natura e la severità della malattia e dei sintomi, sulla possibilità evolutiva a breve e medio termine, sui segni vitali e su un breve esame fisico. 6 Gruppo Formazione Triage, San Marino. -7- L’infermiere di Triage esperto scopre spesso piccoli segni che possono portare alla soluzione di un problema importante: proprio questo fa capire che non tutti possono fare Triage ma vi deve essere alla base una seria preparazione ad hoc. L’Infermiere di Triage gioca un ruolo vitale nelle operazioni della “Emergency Room”: l’appropriatezza delle varie attribuzioni di codici di priorità diventa uno dei metodi valutativi dell’operato dell’infermiere di PS. Egli deve essere: - capace di fare un esame corretto del paziente; - capace di lavorare sotto stress; - capace di prendere decisioni rapide e corrette; - in possesso di buone capacità di comunicazione; - capace di valutare e pianificare tutte le possibili evenienze; - in possesso di buone capacità di intervento in emergenza; - esperto. Il Triage non è una singola procedura, ma un processo decisionale basato su una metodologia scientifica e proprio come tale va appreso con dei corsi di formazione ad hoc; esso richiede preparazione ed esperienza, oltre che delle consolidate routine e speciali attitudini; in particolare ci si deve abituare ad un esame sistematico (anche se talora semplificato) dalla testa ai piedi ed evitare la tentazione di “triagiare” prima le persone più fastidiose, litigiose o quelle più vicine a noi fisicamente. -8- La nascita del triage in Italia e l’esperienza di alcuni paesi esteri.7 Il Triage in Italia nasce alla fine degli anni ‘80 in maniera pionieristica ed in assenza di riferimenti normativi specifici, guardando ad esperienze già consolidate negli USA ed in Gran Bretagna. La necessità di attivare in PS la funzione di triage, selezionando gli utenti che vi affluiscono per attribuire priorità di accesso a quelli in condizioni cliniche a maggior rischio evolutivo origina essenzialmente dalla constatazione di una situazione di sempre maggiore affollamento di queste strutture. Questa situazione di sovraffollamento continua a persistere e rischia seriamente di compromettere l’efficienza e l’efficacia dell’intero sistema dell’emergenza; nel 2001 in Italia ci sono stati circa 4 accessi in PS ogni 10 abitanti; di questi il 21,4% è stato seguito da ricovero. Anche nel nostro Paese, come negli USA, la maggior parte dei pazienti non necessita di prestazioni urgenti. Secondo alcuni autori le principali cause di sovraffollamento dei PS italiani sono riferibili a: - la concezione dell’ospedale, come luogo dotato di diagnostica strumentale; - la crescente mancanza di fiducia nei confronti del medico di famiglia; - i tempi di attesa troppo lunghi per ottenere prestazioni specialistiche ambulatoriali ed esami diagnostici; 7 “Il Triage infermieristico in Pronto Soccorso: la situazione nelle strutture di PS e DEA in Piemonte. Cecilia Deiana, Daniele Marchisio, Carlo Valenzano, Germana Zollesi. Maggio 2004. -9- - l’incremento della parte di popolazione non inserita nel Servizio Sanitario Nazionale; - l’evoluzione organizzativa del PS, da zona di transito e smistamento a vera e propria Unità di Diagnosi e Cura; - la soppressione degli ospedali di piccole dimensioni con la conseguente riduzione del numero dei PS sul territorio. Considerata la tendenza dei cittadini a ricorrere sempre più spesso alle prestazioni di PS anche per problematiche minori ed a basso contenuto di urgenza, l’attenzione maggiore è rivolta alla necessità di salvaguardare la capacità della struttura di svolgere il suo compito istituzionale: dare risposta nel più breve tempo possibile alle emergenze. Il Triage è così risultato lo strumento più idoneo per perseguire questo obiettivo, in quanto consente di ridistribuire i tempi di attesa a favore di chi è in condizione di maggiore urgenza e da questa attesa può subire un danno. Agli inizi degli anni ’90 gli ospedali di alcune città (Reggio Emilia, Bologna, Modena, Udine) “proposero” per primi l’attività di triage, che a poco a poco iniziò a diffondersi in numerose realtà italiane sensibili al problema della gestione dell’attesa in PS. Una rivoluzione legislativa molto importante si ebbe nel maggio 1996 con la pubblicazione delle Linee Guida sul sistema di emergenza-urgenza sanitaria in applicazione del Decreto del Ministero della Sanità8, in cui è prevista, per la prima volta in Italia, la funzione di triage. Questo ed altri provvedimenti di legge, analizzati nel prossimo capitolo, hanno favorito il processo di diffusione ed “evoluzione” del triage infermieristico in PS che da allora ad oggi sempre più entra a far parte delle normali attività dei PS italiani. 8 Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 17/05/1996 - 10 - La realtà statunitense Il modello di triage degli Stati Uniti è stato sicuramente fra i più significativi ed ha ispirato lo sviluppo dei sistemi di triage in molte nazioni fra cui l’Italia. A differenza di quanto ci si possa attendere, negli USA non si è diffuso e costituito un unico e standardizzato modello di triage ma le differenti esperienze hanno contribuito a realizzare una situazione alquanto eterogenea sia nei metodi che nei sistemi di valutazione e codifica. Una ricerca eseguita dall’ E.N.A. (Emergency Nurses Association) nel 2001 ha evidenziato come, tra tutti i PS degli Stati Uniti con triage attivo, il 65% di essi ha istituito un sistema di triage Globale, il 24% Spot-check, il 4% direttore del traffico e nel 7% veniva riferito un sistema misto a 2 livelli di priorità. Nei PS con triage attivo, nell’89% dei casi è un infermiere ad attuare il triage, mentre negli altri le scelte sono diverse (paramedici, medici, altri operatori); nel 12% dei Dipartimenti di Emergenza non è utilizzato alcun sistema di classificazione delle urgenze. Nella stessa ricerca si afferma che nei 2/3 dei PS americani è utilizzato un sistema a soli tre livelli di priorità (Emergenza, Urgenza, non Urgenza); alcune indicazioni governative riportano come efficace il modello a quattro livelli di priorità (Emergenza, Urgenza, semi-Urgenza e nonUrgenza). Nel 2002 l’ E.N.A. ha approvato la costituzione di un gruppo di lavoro per la definizione di un sistema di triage basato su cinque livelli di priorità. Da questo gruppo di lavoro ci si aspetta un risultato che esiti nello sviluppo e nella definizione di un modello unico per tutto il paese. - 11 - L’esperienza inglese Il Triage nel Regno Unito ha avuto inizio 20 anni fa mutuando dagli USA alcuni sistemi di selezione e valutazione dei pazienti per dare priorità d'accesso agli utenti in PS. Tuttavia il sistema non era diffusamente applicato e la sua pratica non era uniforme; le decisioni prese in Triage variavano da un'unità operativa all'altra e da un infermiere all'altro. La “Carta dei diritti del paziente”, pubblicata nel 1992, fra altri indicava un obiettivo particolarmente rilevante per il PS: “Tutti i pazienti saranno accolti e valutati entro cinque minuti dall'arrivo”. Per mettere in pratica questa direttiva governativa, la valutazione del triage fu ridotta a una valutazione rapida a “prima vista” e l'infermiere di triage fu etichettato come "infermiere hello". Questo standard aveva poco a che fare con la qualità del servizio ma spinse molti dipartimenti di emergenza a introdurre una qualche forma di valutazione rapida. Negli ultimi dieci anni i dipartimenti di emergenza hanno subito un incremento del numero degli utenti e della loro gravità. Per gestire questo variato ed imprevedibile carico di lavoro fu proposto un sistema formale per la gestione dell’ accettazione del paziente. Un gruppo di infermieri e medici specializzati in emergenza hanno sviluppato un modello chiamandolo dalla città dove prese origine, Manchester Triage System (MTS), che fu pubblicato nel 1997 e che diventò poi il sistema di triage adottato in tutto il Regno Unito. Il sistema finalizzato ad assicurare delle decisioni standardizzate e basate sulle priorità dei pazienti attraverso un numero definito di sintomi/problemi che si possono presentare all’infermiere di Triage, si compone di diagrammi di flusso con - 12 - elementi decisionali generali e specifici. Il Manchester Triage System, oltre a elaborare il modello di triage globale per le realtà europee, offre uno standard di valutazione e di assegnazione delle priorità cliniche. Grazie a questo sistema i PS inglesi possono mettere a confronto l’attività dei singoli operatori tra loro ed in rapporto agli standard previsti. In Inghilterra le indicazioni normative più recenti sono arrivate fino alla determinazione dei tempi massimi per l’intero processo di permanenza in PS, determinando forti ricadute sulle modalità organizzative e di gestione dei percorsi dei Dipartimenti di Emergenza. Il modello canadese In Canada il Triage è una parte essenziale nella valutazione del paziente in casi di emergenza. Lo sviluppo storico del triage e della scala di priorità canadese CTAS9 fu generata dalla necessità di migliorare e standardizzare il triage a livello nazionale. Prima di questo lavoro le scale di triage in uso non erano affidabili ed era sentito il bisogno di aumentare l’attendibilità delle scale di valutazione. Il “vecchio” sistema di triage non si focalizzava sul paziente ma aveva variazioni nelle definizioni e nelle applicazioni che venivano interpretate in diversi modi dagli operatori. Nel 1995 il Gruppo Nazionale di Triage Canadese, formato da medici ed infermieri, partendo dalle scale di triage australiane (NTS), attraverso un lavoro di adattamento al contesto canadese e l’aggiunta di una scala di valutazione del dolore, ha sviluppato il Canadian Triage Acuity System (CTAS). Ottenuta la validazione delle maggiori 9 Canadian Triage Acuity Scale - 13 - associazioni scientifiche dell’ emergenza del Canada (le due associazioni dei medici di PS anglofona e francofona e la Società Nazionale degli Infermieri di Emergenza) il C.A.T. fu pubblicato nel 1999, e divenne il modello di riferimento nazionale. Sempre lo stesso gruppo di lavoro nel 2001 ha presentato delle linee-guida specifiche per l’età pediatrica. Il CTAS prevede una scala a cinque livelli di priorità definiti come segue: - livello 1 rianimazione; - livello 2 emergenza; - livello 3 urgenza; - livello 4 urgenza minore; - livello 5 non urgenza; Per ogni livello è definito il limite di tempo massimo entro il quale il paziente deve essere visitato. La “valutazione infermieristica primaria” è il momento in cui il paziente riceve una prima valutazione e viene inviato in una area di trattamento. I tempi previsti per l’inizio del trattamento sono: livello 1 accesso immediato, livello 2 accesso immediato dopo il livello 1, livello 3 entro 30 minuti, livello 4 entro 60 minuti e livello 5 entro 120 minuti. Il CTAS è stato oggetto di numerose verifiche, sono disponibili degli studi che riguardano l'attendibilità delle scale, con degli eccellenti tassi di accordo fra medici e infermieri che usano CTAS. Il CTAS ha ricevuto un'estesa approvazione in tutto il Canada, è stato adottato nei dipartimenti d'emergenza di ogni provincia ed è ormai un elemento obbligatorio, previsto nei requisiti minimi dei dipartimenti di emergenza canadesi. Attualmente si sta diffondendo il suo utilizzo anche tra gli operatori non infermieri delle ambulanze, è infatti allo studio l’ipotesi di adottare un unico modello di triage sia nel soccorso territoriale che - 14 - nelle realtà ospedaliere. Il CTAS è un processo dinamico che viene rivalutato ogni anno dal Gruppo Nazionale di Triage Canadese. L’esperienza australiana L’ “ATS” (Australian Triage Scale) approvata nel 1995 per essere utilizzata in tutta l’ Australia e la Nuova Zelanda è caratterizzata principalmente dalla stima dell’urgenza clinica e prevede un sistema di codici su cinque livelli. L’ATS richiede che infermieri diplomati specificamente addestrati pratichino il triage di tutti i pazienti al loro arrivo in PS, determinando categorie di triage in modo da completare la frase: “Questo paziente deve aspettare per la valutazione e il trattamento medico non più di …. minuti”. Per ogni categoria di triage viene indicato infatti un massimo di tempo che può trascorrere prima del trattamento; per ciascun codice è indicato anche il criterio di performance accettabile. La valutazione richiede da due a cinque minuti; gli infermieri rilevano i segni vitali e altri dati ritenuti significativi a seconda del sintomo principale del paziente. Vengono anche fornite precise indicazioni sulle condizioni sintomatologiche più frequenti ed il relativo codice “consigliato”. Una valutazione accurata del sistema dimostra un alto grado di affidabilità. L’esperienza tedesca Il triage infermieristico in PS è ancora quasi inesistente nei paesi di lingua tedesca (Germania, Austria, Svizzera). Le motivazioni di questa situazione risiedono nel fatto che il sovraffollamento dei PS - 15 - non è un problema particolarmente sentito. In queste realtà infatti i medici mutualisti coprono un’ ampia fascia di prestazioni a livello ambulatoriale, lavorando con orari lunghi ed in studi associati; esiste una vasta rete di specialisti sul territorio i quali inviano i pazienti con richiesta di ricovero in ospedale solo quando ne valutano la necessità, inoltre il servizio di guardia medica è ben funzionante. Tutta questa serie di fattori fa sì che gli accessi alle strutture di PS siano limitati ai soli casi urgenti e che gli accessi impropri siano numericamente molto esigui. Nonostante tutti questi aspetti positivi che consentono ancora di evitare un aumento dei pazienti così significativo come in Italia, negli ultimi anni si sta diffondendo nei PS in Germania e Austria un malcontento da parte sia dei pazienti sia del personale ospedaliero riguardante numerosi aspetti organizzativi e gestionali. Per questo motivo in alcune realtà si comincia a sentire la necessità di un sistema di triage infermieristico. - 16 - Aspetti normativi Il Triage rappresenta una procedura fondamentale nell’organizzazione delle Aree Critiche e nello specifico attuale nell’operatività dei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA) e nell’Emergenza territoriale. La sua utilizzazione coinvolge personale infermieristico in compartecipazione col personale medico, in una collaborazione integrata con le risorse esterne ed interne al DEA. L’istituzione della funzione di Triage si inserisce in un contesto legislativo in continua evoluzione di cui una tappa fondamentale è rappresentata dalla legge sul “Riordino della disciplina in materia sanitaria” D.L. 502 del 1992 e successive modifiche ed integrazioni che, oltre a porre le basi per una riorganizzazione globale della rete ospedaliera, con notevoli ricadute sulla pianificazione della articolazione territoriale dei sistemi di servizi per l’emergenza-urgenza, introduce il concetto di “aziendalizzazione”, di organizzazione dipartimentale e di promozione dell’attività sanitaria informata a criteri di efficienza ed efficacia. Col DPR 27/3/’92 “Atto di indirizzo e coordinamento delle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza” e successiva approvazione nella Conferenza StatoRegioni pubblicata con Decreto del Ministero della Sanità su G.U. del 17/5/96, vengono individuati, oltre agli obiettivi del DEA, le “Funzioni di Triage”. Tale passo recita: “All’interno dei DEA deve essere prevista la funzione di Triage, come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che - 17 - consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale funzione è svolta da personale infermieristico adeguatamente formato che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio”10. L’importanza della funzione di Triage viene ulteriormente affermata dalla Legge della Regione Piemonte 12/12/97 n. 61 “Norme per la programmazione sanitaria e per il Piano Sanitario Regionale per il triennio 1997 - 1999”, dove si legge: “In tutti i pronto soccorso ed i DEA viene realizzata l’organizzazione di un primo filtro infermieristico che seleziona gli accessi agli ambulatori utilizzando come priorità un codice di gravità (…) gli accessi agli ambulatori del pronto soccorso non dovranno più avvenire “per ordine di arrivo” ma per gravità del caso”11. Già da questi atti legislativi emergono due concetti che poi diverranno in maniera più estensiva due capisaldi dei principi guida per la definizione dei livelli essenziali di assistenza individuati dal “Piano Sanitario Nazionale 1998- 2000” quali: - il principio della Salvaguardia, in base al quale lo stato di salute della persona va tutelato prima che possa essere pregiudicato; - il principio dell’Efficacia e dell’Appropriatezza degli interventi, in base al quale le risorse devono essere indirizzate verso le prestazioni la cui efficacia è riconosciuta in base alle evidenze scientifiche e verso i soggetti che maggiormente possono trarne benefici. Così la funzione di Triage assume una notevole valenza organizzativa e legale nell’ambito di un processo decisionale che 10 Decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992 , punto 3: “Modalità di risposta all’emergenza/urgenza” 11 “Allegato B - Aree di intervento sanitario (punto 2 – Sistema di emergenza-urgenza) - 18 - sancisce la piena autonomia del ruolo del Triagista, così come prevede la ridefinizione della professione infermieristica, introdotta con la definitiva approvazione del D.L. 4216 da parte delle commissioni parlamentari, che segna un passo decisivo verso una trasformazione dell’assistenza infermieristica intesa non più come componente ausiliaria nel processo clinico, ma che assurge a dignità di ruolo di assistenza sanitaria integrata in una logica di approccio multi professionale al problema sanitario. Infatti, dopo l’abolizione del D.P.R. 14/3/74 n. 225 (c.d. “mansionario”) con la legge n. 42 del 2/2/99 (in G.U. n. 50 del 2/3/99), e l’introduzione del profilo professionale (D.M. N. 739, del 1994) il ruolo dell’infermiere trova una collocazione all’interno di un sistema quali - quantitativamente proporzionato al suo curriculum formativo. “l’infermiere: a. partecipa all’identificazione dei bisogni di assistenza infermieristica alla persona e della collettività; b. identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; c. pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico”12. Nell’ambito del Triage di PS il nuovo assetto giuridico dell’infermiere, lo legittima a porre in essere gli atti operativi essenziali nella funzione di Triage quali: 1. raccolta dei dati anamnestici, con particolare riguardo ai problemi riferiti dall’assistito; 12 art. 1 del D.M. 739/94, terzo comma. - 19 - 2. effettuazione di un rapido accertamento delle condizioni del paziente; 3. formulazione di un conciso giudizio clinico; 4. assegnazione di un codice di gravità. In conformità con la tendenza attuale a conferire all’infermiere un maggior numero di obblighi di registrazione, si è stabilito che anche l’attività di Triage debba essere adeguatamente documentata da chi la svolge. La scheda infermieristica di Triage è considerata “atto pubblico” e come tale è soggetta alle norme del codice penale sulla falsità documentale. Sono indispensabili la segnalazione dell’ora d’inizio e fine del Triage; deve rispondere ai fondamentali requisiti di chiarezza, veridicità e completezza. È bene prevedere la conservazione delle schede di Triage per il periodo massimo previsto per una causa civile di risarcimento danni. - 20 - Obiettivi del Triage Gli obiettivi sono definiti dal singolo PS in base al numero di utenti, di locali disponibili per gli interventi, al tipo di servizi sanitari e ai limiti spaziali, temporali, legali e amministrativi. I principali obiettivi del Triage sono: 1. Rapida valutazione di tutte le persone che si presentano al PS; 2. Immediata assistenza al malato che giunge in emergenza; 3. Individuazione delle priorità assistenziali in base allo stato di salute del paziente e dell’area più appropriata di trattamento; 4. Indirizzare alla visita medica i pazienti secondo un codice di priorità; 5. Riduzione del rischio di peggioramento dello stato clinico attraverso un’assistenza rapida e una sorveglianza appropriata; 6. Smistamento dei pazienti non urgenti; 7. Riduzione dei tempi di attesa 8. Miglioramento della qualità delle prestazioni professionali del personale in Pronto Soccorso diminuendo le frustrazioni e le inquietudini del personale; 9. Valutazione periodicamente le condizioni dei pazienti in attesa; 10. Riduzione dell’ansia e il miglioramento della soddisfazione dei pazienti e delle famiglie con informazioni comprensibili e pertinenti; 11. Compilazione di una scheda con la registrazione dei risultati del Triage per la valutazione della qualità dell’assistenza. - 21 - La funzione del Triage diventa chiara se si analizza brevemente il fenomeno degli accessi al PS. Il processo di ridefinizione del S.S.N. in un sistema tripolare prevedeva che il cittadino dovesse compiere un percorso che, in un ordine scalare di consultazioni, coinvolgesse dapprima il medico di famiglia poi i poli ambulatori extra-ospedalieri, quindi gli ospedali. Il sistema, sulla carta, avrebbe dovuto favorire il decentramento dell’attività sanitaria, sostenendo una distribuzione capillare dei servizi e convogliando nelle strutture ospedaliere patologie impegnative o con i caratteri dell’urgenza. La teoria ha dovuto scontrarsi con una realtà ben diversa: un censimento degli afflussi al PS. nel 1985 si assestava su cifre intorno ai 16 milioni di accessi. Nel 1997 il numero di accessi è salito a circa 40 milioni, con un incremento annuo pari a circa il 5-6%. Questo abnorme afflusso verso l’ospedale è certamente espressione di una grave sofferenza di un sistema sanitario inadeguato rispetto ai grandi processi di trasformazione della cultura medica, da un lato, e in relazione alle gravi carenze organizzative dall’altro. Da ciò la considerazione che, per quanto grandi possano essere le risorse di un sistema di emergenza, queste rimangono sempre costanti nel tempo a differenza della richiesta, che varia nella tipologia e nel numero istante per istante, non potendosi così ipotizzare un sistema di emergenza che sia in grado di rispondere nel tempo a tutte le contemporanee e variegate tipologie di criticità, non sempre elevate, che ad esso si rivolgono. Così il Triage in PS configura quell’insieme di procedure codificate che permettono la valutazione delle priorità assistenziali delle persone che ivi si presentano, stabilendo un ordine di accesso alla visita medica, ragionato e ponderato alla gravità dei sintomi, assicurando la tempestività della prestazione medica ai pazienti che ne hanno - 22 - bisogno rispetto ad altri con problematiche di più basso profilo, oltre che far sentire all’utenza che, sin dal primo impatto col PS, sono state avviate le procedure di assistenza, con evidenti ripercussioni di smorzamento delle situazioni conflittuali spesso generate dall’attesa dietro una porta chiusa. Il processo decisionale è volto a identificare i problemi, a raccogliere ed analizzare le informazioni ottenute; durante il Triage, l’infermiere non fa diagnosi, né terapia, né ricovera o dimette pazienti, ma formula un giudizio di gravità clinica basato sulle seguenti variabili: 1. Sintomo principale riferito dal malato; 2. Raccolta anamnestica di base; 3. Principali caratteristiche delle condizioni attuali; 4. Valutazione obiettiva dei parametri vitali (A, B, C, D, E); 5. Valutazione del colorito cutaneo; 6. Valutazione della temperatura; 7. Valutazione della sudorazione; 8. Valutazione del livello di coscienza. Gli operatori che effettuano il Triage devono lavorare con linee guida definite e protocolli molto sintetici e chiari, quasi algoritmici, definiti da personale medico ed infermieristico. Al medico responsabile del protocollo compete la responsabilità del contenuto dello stesso, mentre l’infermiere triagista risponde della corretta applicazione degli step operativi e della qualità degli interventi attuati. Proprio per la particolarità del lavoro da svolgere e per la riservatezza delle informazioni trattate, occorre che si disponga di un locale destinato a tale attività, separato da altre sezioni del DEA e che permetta una costante sorveglianza dei pazienti in attesa. - 23 - Altro momento importante nella attività del Triage si individua nella necessità di porre in essere un processo di analisi valutativa delle prestazioni tramite un audit con feedback con cadenza periodica (almeno semestrale) dei casi e dei protocolli operativi, in modo da implementare l’adozione sistematica di un modello volto alla monitorizzazione continua di verifica e revisione della qualità dell’assistenza prestata (secondo criterio MCQ). Questo processo ha la funzione di restringere la frequenza di casi di sovrastima e sottostima, non dimenticando che l’efficacia dei risultati è anche correlata a: 1. Situazione strutturale; 2. Flusso dei pazienti; 3. Supporti tecnologici; 4. Risorse umane, che devono essere proporzionate al carico lavorativo. - 24 - Modelli Organizzativi I modelli organizzativi applicati al Triage sono molto diversi e dipendono da numerose variabili. In primo luogo le dimensioni degli ospedali ed il loro bacino d’utenza: si ritiene generalmente che una funzione stabile di Triage, 24 ore su 24, sia indispensabile se gli accessi al PS superano i 25000/anno, mentre sotto questa soglia l’attività possa essere svolta su chiamata, almeno nelle ore notturne. Analogamente incidono la complessità strutturale e funzionale (PS o DEA di I°-II° livello, eventuale suddivisione per specialità) l’esistenza o meno di un organico medico dedicato, chiamato a svolgere una prima valutazione clinica di tutti i pazienti, le particolarità logistiche e organizzative, ad esempio la collocazione degli ambulatori specialistici dentro o fuori il PS. Non meno importante è il peso delle risorse umane disponibili: si pensi, in particolare, al numero di infermieri che possono essere addetti al Triage nell’arco delle 24 ore, alla possibilità di utilizzare personale amministrativo per il disbrigo delle attività di registrazione dei pazienti o di un infermiere di sala per garantire il post Triage. Conta, infine, la sensibilità culturale degli operatori e delle direzioni ospedaliere a questo tema e alle sue implicazioni organizzative e gestionali: la scelta di investire nella formazione vuol dire, infatti, fare non solo miglior Triage, ma anche più Triage. Schematizzando, si possono individuare le seguenti principali espressioni organizzative di Triage: • Triage non infermieristico o “direttore del traffico” - 25 - • Triage di centrale operativa 118 • Triage di bancone • Triage difasico • Triage clinico o globale • Triage informatizzato o “a dispatch” • Spot check Triage • Triage out Questi sistemi differiscono per vari aspetti: nelle categorie di triage, nell’organico, nella documentazione richiesta, nella valutazione e rivalutazione del paziente e nell’inizio del trattamento e delle indagini diagnostiche. Direttore del traffico o sistema non infermieristico: è il sistema più semplice. Il triage è attuato generalmente da un non professionista come un impiegato, un soccorritore o un ausiliario. La valutazione che si ha è minima, generalmente si basa sul livello del dolore in modo da permettere alla persona che svolge questo ruolo di dividere il paziente in due categorie: emergenza o non-urgenza. La documentazione è minima e non è possibile la rivalutazione del paziente. Ovviamente questo tipo di sistema può essere valido se usato in un piccolo PS con un basso afflusso e se le decisioni vengono prese in base a delle linee guida scritte e ad una valutazione soggettiva. Il Triage di centrale operativa 118: ha ovviamente caratteristiche sue proprie, legate alla peculiarità del teatro operativo e della funzione (raccolta delle prime informazioni, valutazione indiretta del paziente, invio del mezzo di soccorso), che implica un sistema di codifica molto - 26 - diverso. La richiesta di soccorso giunge direttamente dal utente o indirettamente da istituzioni competenti (Polizia, Vigili del fuoco, Carabinieri) al centralino telefonico, ove il personale preposto filtra ed elabora le richiesta d’intervento, attivando il mezzo di soccorso più idoneo. Il triage di Centrale operativa si basa sul metodo del “dispatch”, in particolare sull’intervista telefonica di chi richiede l’intervento del Sistema di Emergenza Territoriale (paziente, parente, astante, soccorritore, autorità). Proprio il carattere mediato della raccolta dati, l’impossibilità di verificare visualmente lo stato dell’infermo, l’inevitabile incompletezza delle informazioni cliniche fa si che acquisiscano una particolare importanza alcuni criteri indiretti, che consentano di valutare orientativamente la potenziale gravità della situazione e scegliere priorità e modalità d’intervento. Alla valutazione della CO seguirà poi il triage sul campo, effettuato dal personale che interviene col mezzo di soccorso. Triage di bancone:è il modello di gran lunga più usato; la maggior parte dei PS non dispone infatti di ambiti e spazi fisici e, soprattutto, di personale infermieristico sufficiente a sostenere un vero triage clinico. Elementi essenziali per la sua realizzazione sono: - una struttura fisica posta all’ingresso del PS. - uno o più infermieri addestrati - l’assegnazione dei codici colore e la distribuzione dei pazienti nelle diverse aree di competenza. - la registrazione dell’attività su supporto informatico. Il “bancone” deve essere una vera postazione di testa del PS, ben identificabile, collocata in modo da filtrare immediatamente gli accessi, crocevia sia per pazienti deambulanti che per i barrellati, cui - 27 - possono fare agevolmente riferimento anche gli utenti orientati o indirizzati ad una prestazione specialistica. Un’adeguata informazione visiva e segnaletica, già all’ingresso in Ospedale, è a tale proposito indispensabile per evitare dispersioni o, peggio, perdita di tempo prezioso per pazienti critici. Alla porta del PS si effettua l’accoglienza con identificazione e registrazione dei dati essenziali dell’utente, costituiti dai parametri vitali e dagli elementi clinici desumibili immediatamente dall’ispezione del paziente e da un giudizio sommario sullo stato di sofferenza; successivamente si procederà alla rilevazione di brevi notizie anamnestiche, sintomi ed ulteriori segni clinici necessari per inquadrare la patologia e formulare un più preciso giudizio di gravità clinica, necessario a sorreggere la scelta definitiva di attribuzione del codice colore e area di competenza. Questa tipologia di triage ha come limite principale la raccolta dei dati clinico strumentali; in assenza di un’apposita struttura e di una più ampia dotazione diagnostica è preclusa la ricerca di segni dirimenti, quali la mancata ventilazione di un emitorace, la presenza di una massa pulsante addominale o, talvolta, di un’ischemia al piede. I rilievi diagnostici si riducono per lo più alle caratteristiche del polso,alla pressione arteriosa, alla frequenza respiratoria, temperatura cutanea. In ogni caso è impossibile l’effettuazione di semplici indagini di screening come un ECG, un destrostick o un multistick urine, il cui risultato sarebbe invece intuitivamente dirimente per la decisione. Triage difasico: in alcuni grandi ospedali, proprio per l’afflusso molto elevato e la forte complessità e articolazione specialistica del DEA, il triage viene effettuato in due tempi e con diverse postazioni. Nella prima, all’ingresso principale e comune, avviene l’identificazione e - 28 - registrazione dell’utente, si effettua un’iniziale valutazione che assegna una prima codifica provvisoria, distinguendo in particolare le urgenze maggiori da quelle comunque differibili o non urgenze, e si decide l’invio ad un’area o PS specialistico. A questo secondo livello ha luogo un ulteriore e più approfondito triage, di tipo “clinico”, a cura del personale infermieristico dedicato, con assegnazione definitiva del codice colore, completamento delle procedure di accoglienza e di primo inquadramento diagnostico orientato, ed eventuale ulteriore “smistamento” verso percorsi ambulatoriali facilitati interni o esterni all’area dell’urgenza emergenza. Triage clinico o globale: è adottato negli ospedali di maggiori dimensioni e/o più avanzati e consiste nel completamento delle procedure di base prima descritte con una più sicura valutazione clinica dell’utente, sempre ad opera dell’infermiere. Richiede ovviamente una struttura idonea, in particolare una sala visita dedicata, dove l’utente, terminata la registrazione, possa essere trattenuto per ulteriori rapidi accertamenti, e almeno due addetti. La raccolta anamnestica può essere così più compiuta e perciò attendibile. Può essere effettuata una pur sommaria visita, mirata sulla ricerca di specifici segni clinici suggeriti dall’anamnesi e dalla condizione dell’infermo. Più agevole e completa sarà la raccolta dei parametri vitali e si renderà possibile anche l’esecuzione di esami supplementari di base tipici dell’urgenza, in grado di dirimere definitivamente l’incertezza della gravità/priorità e di impostare tempestivamente l’ulteriore iter diagnostico terapeutico. I vantaggi del triage globale, che rappresenta a tutti gli effetti una forma di arricchimento e completamento della funzione, sono evidenti: più circostanziata e - 29 - sicura valutazione dell’utente alla porta, migliore e aderente la codifica, ridotti i pericoli di errore sia per over sia di under triage. Restano, per finire, i già citati limiti strutturali, di spazi, agibilità, risorse umane, tempo, che rendono il triage globale tuttora inapplicabile nella maggior parte dei PS italiani. Il triage informatizzato: si basa sul principio del dispatch, cioè dell’intervista guidata, da tempo praticato dalle CO europee ed oggi dalle CO 118 italiane, cui ho accennato. La sua adozione richiede un programma dedicato, che viene acquisito in blocco con il programma generale di gestione dell’attività di PS. Il protocollo operativo individua preliminarmente alcuni problemi clinici che si presentano con maggiore frequenza, indi alcuni segni e sintomi o fattori di rischio ad essi correlati e procede quindi con soluzioni diverse, diversi gradini e conclusioni a seconda della presenza o assenza dei target citati. Ne deriva una serie di algoritmi guidati, tipo albero decisionale o flowchart, preimpostati dal computer, che vengono via via percorsi dall’infermiere e conducono alla definizione ultimativa del grado di priorità o codice colore. I vantaggi sono evidenti: - notevole facilitazione, rapidità ed efficacia della procedura; - uniformità delle codifiche, evitando l’aspetto di marcate discrepanze percentuali nell’attribuzione di diversi codici tra differenti operatori, legate probabilmente ad inesperienza ed insicurezza; - aiuto al personale meno esperto, poiché vengono accompagnati e coadiuvati dal programma nella definizione del codice; - migliore registrazione e possibilità di utilizzazione statica dei dati. - 30 - A fronte stanno la rigidità forse eccessiva degli algoritmi, il possibile contrasto tra le conclusioni dell’algoritmo e l’impressione clinica dell’operatore, che rischiano di venire bypassate con un ricorso improprio alla variabile soggettiva dello stato di sofferenza, e soprattutto il costo del programma dedicato. Spot-check triage o triage a controllo casuale: è un sistema a rapida occhiata nel quale un infermiere ottiene informazioni sui pazienti rispetto all’intensità del dolore e pochi altri dati soggettivi e oggettivi relativi al problema principale. È un sistema che non fa uso di protocolli o linee guida e non prevede rivalutazione del paziente se non su sua precisa richiesta. Triage out: già nella prima metà degli anni novanta alcuni studi statunitensi hanno valutato la possibilità di allontanare dal DEA pazienti non in emergenza-urgenza e le conseguenze, sia cliniche sia economiche, di tale procedura. Allontanamento (triage out) vuol dire che l’utente giudicato non affetto da patologie con carattere di effettiva urgenza viene escluso dall’accesso al PS e indirizzato verso altre forme di assistenza. Le ricerche, hanno fornito risultati incerti e contradditori, sia sulla sicurezza per l’utente, sia per quanto concerne vantaggi in termini di costo/beneficio. Le conclusioni sono perciò che il triage out non sia al momento raccomandabile; Tale pratica sarebbe comunque improponibile in Italia per motivi istituzionali e legislativi, medico legali e deontologici. Concludendo, oltre le descrizioni dei differenti modelli organizzativi, il confronto tra forme e soluzioni tecniche adottate nel triage non può - 31 - essere condotto in modo astratto. Non esiste, in altre parole, un modello in assoluto superiore ad un altro, potendosi piuttosto parlare di maggiore estensione, completezza o semplificazione della funzione, e tanto meno esiste un modello astrattamente valido per qualsiasi situazione operativa. Il triage va pensato, costruito e adattato alle singole e specifiche realtà, tenendo conto delle numerose variabili rappresentate dalla struttura, dagli spazi, dalla logistica di ogni PS, dalle attrezzature, risorse umane, competenze disponibili, dallo sviluppo della rete con il sistema di emergenza territoriale, dai supporti informatici in uso, e purtroppo dei costi sostenibili. Al di là del modello adottato, la formazione e l’aggiornamento continuo del personale, l’abitudine a verificare periodicamente e sottoporre controlli di qualità il triage, come tutta l’attività del servizio, possono fare la differenza. - 32 - L’Infermiere di Triage: caratteristiche e criteri per la formazione specifica. Qualunque sia la strategia procedurale in corso di Triage appare evidente che la formazione specifica del personale è requisito indispensabile per attuare un Triage efficace. Le indicazioni normative sottolineano l’esigenza di sostenere il cambiamento organizzativo, derivante dall’inserimento delle metodiche di Triage per l’accettazione dell’utente in DEA, con un’adeguata ed indispensabile azione formativa attivata dalle Aziende Sanitarie Regionali. Pur non specificando nel dettaglio il tipo di formazione da garantire, i riferimenti normativi individuano i compiti dell’infermiere di Triage, efficace punto di partenza per la costruzione di un percorso formativo orientato all’acquisizione di competenze professionali. Il processo di formazione deve prevedere: 1. Laurea in infermieristica o titolo equipollente; 2. Esperienza minima di almeno sei mesi in Pronto Soccorso; 3. Formazione continua attraverso la rotazione periodica nelle varie aree di PS. 4. Capacità decisionale; 5. Training in Basic Life Support; 6. Capacità di utilizzare il processo di assistenza nel Triage; 7. Conoscenza delle tecniche relazionali; 8. Nozioni di informatica. - 33 - Tale formazione si acquisisce attraverso: 1. Partecipazione a corsi di formazione; 2. Visite documentative e partecipazione a convegni sul Triage; 3. Iniziative di formazione continua a supporto della fase di addestramento (gruppo di lavoro interno). La formazione del personale è un “continum” di acquisizioni, di esperienze, di cultura, di strategie decisionali, di ragionamenti specifici, di riconoscimenti di modelli, di intuizioni, di schemi mentali condivisi fra i vari operatori addetti. La formazione deve portare alla capacità di stabilire delle priorità in rapporto alle esigenze e alle possibilità del momento delle strutture di cui si dispone. Presso il servizio di Pronto Soccorso dell’I.R.C.C.S., Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia la formazione del Triage è articolata attraverso: 1. Corso base di formazione per IT13: parte tecnica 2. Corso base di formazione per IT: parte relazionale di comunicazione – comportamento e relazione con il pubblico. 3. Corso Avanzato di formazione per IT: parte tecnica. 4. Corso Avanzato di formazione per IT: parte relazionale (roleplaying di “pazienti difficili”) 5. Corso di formazione permanente per IT a cadenza semestrale, con verifica e revisione dell’attività di Triage svolta. Nei requisiti specifici per l’accreditamento delle Strutture di Emergenza e Urgenza emanati dall’agenzia sanitaria regionale dell’ 13 Infermiere triagista - 34 - Emilia Romagna, alla voce “Clinical competence e formazione del Personale infermieristico di Pronto Soccorso” viene evidenziato che la formazione continua e il mantenimento della competenza clinica assumono particolare rilevanza per il personale sanitario delle strutture di emergenza - urgenza al fine di assicurare standards operativi omogenei e sufficienti. L’attuale mancanza di un corso di specializzazione universitario specifico e di un percorso formativo dedicato per gli infermieri dell’emergenza, rappresenta una grave carenza per la conseguente mancanza di precisi riferimenti di settore. Pertanto, la definizione degli obiettivi e degli indicatori del percorso formativo così come la definizione di specifiche aree di utilizzo del personale in addestramento rappresentano un momento fondamentale nell’assetto organizzativo e strutturale dell’area dell’emergenzaurgenza. L’infermiere che opera presso la struttura di EmergenzaUrgenza deve acquisire entro 3 anni dall’assunzione la seguente formazione specifica : • Corso di BLSD14; • Corso di PBLS15; • Corso di Triage; • Corso di Elettrocardiografia di base ed aritmie; • Corso sulla mobilizzazione/immobilizzazione dei traumi; • Corso di informatica di base (nelle realtà informatizzate); • Corso di PTC16e PHTLS17 (per il 25% degli infermieri in servizio/anno) 14 Basic Life Support Defibrillation Pediatric Basic life Support 16 Prehospital Trauma Care 17 Prehospital Trauma Life Support 15 - 35 - Tutto il personale di supporto che opera presso le Strutture di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza ed emergenza territoriale, deve essere progressivamente formato con un Corso di BLSD ed un Corso per la corretta movimentazione dei carichi18. Inoltre la formazione permanente deve comprendere un programma di attività educative finalizzate all’aggiornamento continuo degli standard professionali ed al mantenimento della competenza clinica. Il Responsabile dell’U.O. deve prevedere un piano annuale di formazione/aggiornamento per adeguare i comportamenti dei professionisti nei principali settori dell’emergenza-urgenza. Tale piano dovrà tenere conto della necessità di acquisire i crediti formativi previsti, secondo le norme ECM. Mantenimento della competenza clinica: la competenza dei professionisti deve essere documentata in un registro che contenga l’elenco delle attività di formazione svolte all’interno dell’U.O. e che indichi il tipo di attività, il periodo e il luogo di espletamento. Per ogni medico ed ogni infermiere deve essere pertanto predisposta una scheda personale verificata in maniera documentata dal Responsabile dell’unità operativa, a conclusione di ogni anno di attività, con valutazione dei seguenti indicatori: - Numero di crediti formativi/anno - Numero di aggiornamenti clinici annuali/triennali - Numero e tipologia delle procedure pratiche da acquisire - Numero e tipologia delle esperienze formative - Modalità di partecipazione ai programma di qualità aziendale 18 D.Lgs 626/94 - 36 - Personale infermieristico: il mantenimento della competenza clinica del personale infermieristico avviene attraverso: - Retraining di BLSD, PBLS e PTC/PHTLS, ICLS19 - Corsi di formazione per la gestione della relazione “difficile” - Verifica/formazione mirata sui casi di sottostima al Triage - Corso di formazione sulla gestione delle vie aeree e ventilazione assistita - Valutazione delle performance relazionali dell’operatore in relazione ai protocolli fissati nella singola Centrale e alle caratteristiche della risposta adottata sul territorio (es: politrauma, IMA, dolore toracico, addome acuto, insufficienza respiratoria, shock). 19 Intermediate Cardiac Life Support - 37 - Classificazione delle priorità in emergenza Il sistema di classificazione deve essere semplice da utilizzare. In molti Paesi Europei viene utilizzata una classificazione a 5 priorità, quale scala delle priorità nell’emergenza: - priorità 1 : emergenza; - priorità 2 : urgenza; - priorità 3 : situazione non urgente; - priorità 4 : situazione in cui si può inviare il paziente in un altro servizio; - priorità 5 : situazione in cui si può dare un appuntamento In alcune realtà il sistema di Triage utilizza i codici a sigle: - EU: Estrema urgenza - UP: Urgenza primaria - US: Urgenza secondaria - NU: Nessuna urgenza Oppure i codici numerici: - codice 3: Emergenza - codice 2: Urgenza - codice 1: Urgenza differibile - 38 - Non è importante il tipo di codice prescelto, ma è indispensabile un linguaggio universale comune nello stesso ambito di intervento. In molte realtà italiane, inclusa la nostra, tra le varie metodiche di assegnazione del codice di gravità si è scelto di adottare i Codici Colore, in analogia con i criteri definiti dal Ministero della sanità20, con una classificazione a 4 priorità, secondo le seguenti modalità: Codice Rosso: Questo codice viene assegnato ai pazienti in imminente pericolo di vita, ossia a quei pazienti in cui è in atto il cedimento di almeno una delle tre grandi funzioni vitali (respiro, circolo, coscienza). Il pronto soccorso blocca la propria attività e si prepara a ricevere il paziente approntando l’ambulatorio a maggiore tecnologia. Per avvertire gli altri pazienti in attesa viene accesa l’insegna luminosa: “Emergenza Attendere”. L’ accesso deve essere immediato e non vi è tempo di attesa. Codice Giallo: Questo codice viene assegnato ai pazienti in potenziale pericolo di vita, cioè a quei pazienti in cui vi è la minaccia di cedimento, l’alterazione di una funzione vitale. Il personale del PS si presta per ridurre al minimo i tempi di attesa. L’accesso è immediato, compatibilmente con altre emergenze in atto, ed il tempo medio di attesa non dovrebbe superare i dieci minuti. È necessaria una rivalutazione del paziente ogni 5-15 minuti. Codice Verde: Questo codice viene assegnato ai pazienti che necessitano di una prestazione medica differibile, cioè a quei pazienti 20 D.M. 15 maggio 1992 - 39 - che non presentano compromissione dei parametri vitali, che non appaiono sofferenti, che risultano avere coscienza integra e per i quali è estremamente improbabile un peggioramento clinico. L’accesso avviene dopo i codici rossi e gialli. Il paziente va rivalutato ogni 30-60 minuti. Codice Bianco: Questo codice viene assegnato ai pazienti che richiedono prestazioni sanitarie che non sottendono alcuna urgenza e per le quali sono normalmente previsti percorsi alternativi extraospedalieri (medico curante, ambulatori specialistici, ecc). I pazienti vengono comunque assistiti, ma solo dopo che il personale ha risolto i casi più urgenti. L’accesso avviene dopo i codici rossi, gialli e verdi e la rivalutazione è a richiesta. Queste prestazioni sono soggette al pagamento del ticket. - 40 - Il processo decisionale Alla base del triage, soprattutto del triage globale, c’è il processo decisionale che è un sistema volto ad identificare i problemi, a raccogliere ed analizzare le informazioni ottenute. L’infermiere non fa né diagnosi né terapia né dimette o ricovera un paziente ma formula un giudizio di gravità clinica basato sul sintomo principale riferito dalla persona, sulla raccolta anamnestica, sulla condizione attuale ed effettua una valutazione obiettiva dei parametri vitali, del colorito cutaneo, della temperatura, della sudorazione e del livello di coscienza. Gli infermieri che effettuano il triage devono seguire dei protocolli, sintetici e chiari, che sono stati concordati tra medici e infermieri del DEA. L’attribuzione del codice colore di priorità è il prodotto finale di un complesso processo decisionale, scientifico e sistematico, che consta di quattro fasi: 1. “valutazione sulla porta”. È la valutazione immediata all’ingresso in PS, deve essere rapida per poter identificare i casi in cui è richiesto un intervento immediato. L’infermiere deve prestare immediatamente attenzione ai pazienti con: • Compromissione delle funzioni vitali • Psicosi acute (potenzialmente pericolosa per sé o per gli altri) • Traumatismi di organi o apparati vitali • Traumi da violenze fisiche o psicologiche In ogni caso l’infermiere deve valutare nel paziente alcuni elementi fondamentali quali: - 41 - • Pervietà delle vie aeree (airways) • Respiro (breathing) • Circolo (circulation) • Eventuali deficit neurologici o alterazioni dello stato di coscienza • Aspetto generale 2. Raccolta dati. Attraverso l’intervista e l’osservazione verranno valutati i segni e sintomi del paziente. In questa fase si utilizza sia la valutazione soggettiva (paziente, parenti, accompagnatori, soccorritori) che quella oggettiva. La valutazione soggettiva si compone di varie fasi: · Sintomo generale ed evento presente. Vale a dire le circostanze in cui si è svolto l’evento, la descrizione del problema, il meccanismo del trauma, ed eventualmente una progressione dei sintomi; · Dolore. Importante è valutare il dolore, tipo, sede, se è provocato o alleviato da qualcosa, se c’è un’irradiazione, l’intensità e da quanto tempo è cominciato; · Sintomi associati. Spesso i pazienti omettono di riferirli perché pensano siano poco importanti, è compito dell’infermiere di triage cercare la presenza di altri segni o sintomi associabili alla condizione attuale; · Anamnesi patologica remota. È molto importante capire quali sono, e se esistono, altre patologie di base, croniche e non, perché ci permette di conoscere meglio il paziente e la sua condizione attuale. La valutazione oggettiva è costituita dall’esame fisico del paziente e dalla documentazione sanitaria dello stesso. Per eseguire il più rapidamente possibile un esame fisico accurato e mirato si possono - 42 - usare scale mentali per valutare tutti gli elementi utili. Al termine del processo di valutazione viene confermato o smentito il sintomo principale che era stato ipotizzato. Importante per un infermiere di triage è anche lasciarsi guidare dall’intuizione cioè quel sesto senso che ci dice che un paziente è grave, magari più di quanto sembri o è a rischio di complicanze. Questo intuito è basato sull’esperienza, sull’osservazione di moltissimi casi clinici, sulla conoscenza delle patologie e sul confronto con altre figure professionali. 3. Decisione di triage. È l’attribuzione del codice di gravità, è il culmine di un processo molto complesso basato sulla valutazione delle condizioni del paziente, sulla possibilità di complicanze entro breve e medio termine e sulla disponibilità di risorse. La decisione di triage non è soltanto quella presa al termine della valutazione ma può essere variata dall’infermiere in qualunque momento. Il codice di priorità è un codice di ingresso che è conseguente ad una valutazione in base a segni e sintomi. Come abbiamo detto prima non è una fase rigida, bensì il codice può variare in ogni momento se l’infermiere reputa variata la condizione del paziente. 4. Rivalutazione. può essere definita come l’insieme di tutti quegli accorgimenti che vengono messi in atto per evidenziare errori fatti alla valutazione iniziale. Il codice colore di priorità assegnato dall’infermiere all’ingresso del paziente in PS non è una etichetta immodificabile, ma vi è sempre la possibilità della variazione del codice assegnato secondo l’evoluzione clinica. Per semplicità si punta ad evidenziare gli elementi di aggravamento o peggioramento del quadro, che rendono quindi il caso più urgente, tralasciando quelli di - 43 - miglioramento dello stesso, poiché non è consigliabile retrocedere i pazienti nella scala delle priorità. A seconda del codice colore sono stabiliti, dalle società scientifiche, degli intervalli di tempo entro cui il paziente deve essere rivalutato: solitamente ogni 5 minuti per un codice giallo e ogni 30 minuti per un codice verde. Il tempo dedicato ad ogni paziente non dovrebbe superare i 5 minuti. La rivalutazione consiste principalmente nella misurazione dei parametri vitali del paziente ed eventualmente nella quantificazione dell’intensità del dolore. Se i parametri misurati inizialmente si sono modificati, il codice colore di priorità potrà essere aumentato o diminuito dall’infermiere in qualsiasi momento. Può essere difficile valutare quando le modificazioni dei parametri vitali indicano davvero un cambiamento delle condizioni del paziente; come aiuto mnemonico può essere utilizzata la regola del “30+30+30=90”, ovvero siamo in presenza di un’evoluzione del paziente e il codice deve aumentare di un gradino nella scala colore quando si verifica uno dei seguenti fenomeni: • la pressione arteriosa scende di 30 mmHg • la frequenza cardiaca sale di 30 battiti/minuto • la frequenza respiratoria supera i 30 atti/minuto • la saturazione di ossigeno scende sotto il 90% In ogni caso il triagista non è tenuto a seguire ciecamente alcuna regola e se trova alterazioni anche minori di alcuni parametri, o sintomatologia a suo parere significativa, deve aumentare il codice del paziente. Questa fase permette all’infermiere, non solo di mantenere corretti i codici di priorità assegnati, ma anche di mantenere sotto controllo i pazienti in attesa e di far percepire loro un continuum nell’assistenza, di essere controllato da personale sanitario competente - 44 - e di non sentirsi abbandonato. È quindi un determinante di qualità percepita dall’utente. In questa fase molto importante all’interno del processo di Triage si richiede all’infermiere grande attenzione, sensibilità e abilità in quanto gli eventuali cambiamenti delle condizioni di salute del paziente possono essere repentini, molto subdoli o addirittura simulati. È consigliabile, visto il grande carico emotivo di chi svolge il triage, che l’attività non venga svolta per più di 4-5 ore al giorno. - 45 - Orientamenti e Protocolli Per facilitare il Triage, il PS deve essere munito dei mezzi necessari per rispondere ai seguenti obiettivi: - definire le politiche in vigore nell’Azienda; - definire i protocolli da rispettare; - determinare e descrivere i compiti dell’infermiere di Triage, indicare le gerarchie e le responsabilità; - permettere la valutazione del Triage. Esaminata la situazione e accertato che il caso presentato corrisponde a quanto descritto, la soluzione da adottare deve essere sempre la stessa (quella prevista dal protocollo) per cui l’infermiere procede secondo le modalità operative indicate evitando di fronte a situazione ambigue l’adozione di decisioni fondate su criteri esclusivamente soggettivi. Le linee guida per il sistema urgenza-emergenza, emanate nel 1996 dal Ministero della Sanità in applicazione al DPR 27 marzo 1992, considerano in un apposito paragrafo le “funzioni di Triage”. Si legge testualmente che “all’interno dei DEA deve essere prevista la funzione di Triage, come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale funzione è svolta da personale Infermieristico (...) che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio”. L’attività di Triage di Pronto Soccorso è quindi regolata dalla presenza di protocolli operativi basati su evidenze scientifiche (EBN), condivisi dalla comunità professionale, - 46 - che devono rispondere alla più aggiornata letteratura scientifica in materia, dovranno cioè essere al passo con le più moderne legis artis del settore e, per quanto stabilito dalla legge, approvati dal Responsabile del Servizio. La letteratura scientifica che si è occupata dell’argomento ha specificato che sono condizioni indispensabili dei protocolli “la correttezza, l’applicabilità, la chiarezza e la trasparenza, la condivisibilità e la flessibilità, ovvero la mutabilità nel tempo in funzione dell’aggiornamento e delle conoscenze scientifiche”. Pertanto è indispensabile definire: - la classificazione della priorità delle emergenze; - una guida di classificazione dei pazienti secondo le priorità; - la scheda di Triage da utilizzare; - le linee guida da seguire per i pazienti in osservazione, trasferimento o in attesa di ricovero. Confermata l’utilità e l’importanza di effettuare una selezione dei pazienti, si evince la necessità di stilare protocolli attraverso l’elaborazione di criteri predefiniti e condivisi. Il margine di errore nella valutazione esiste. I protocolli di valutazione devono essere applicati in modo adeguato e “personalizzato”, devono avere caratteristiche di dinamicità, nonché permettere un continuo monitoraggio ed una continua valutazione dei risultati. Molti sono i motivi che spingono lo staff di un dipartimento di emergenza a ricercare dei protocolli/linee guida che aiutino nello svolgimento di tale delicato e non semplice compito. Gli obbiettivi delle linee guida sono: - uniformare le procedure - migliorare la qualità del Triage - ridurre i rischi della sotto/sovrastima - 47 - - identificare immediatamente i pazienti urgenti - ridurre i tempi d’attesa - migliorare la distribuzione del volume e del flusso dei pazienti. È dimostrato che delle linee guida chiare, precise e complete aiutano il personale di Triage a migliorare il proprio processo decisionale riducendo i rischi di sotto e sovrastima, in virtù del fatto che la decisione personale è convalidata dal protocollo. Inoltre la classificazione di urgente o non urgente è seguita da un formale processo di rivalutazione qualora ce ne fosse bisogno. Caratteristiche delle linee guida sono: - avere contenuti chiari, precisi, completi; - essere facile lettura e non interpretabili soggettivamente; - essere dinamiche; - devono avvallare progetto decisionale del personale; - devono rispondere al progetto del personale. Lo studio e l’attuazione di esercizi interattivi e la conseguente conoscenza del proprio valore influenzano la sicurezza nel prendere decisioni; le relazioni costruttive con i collaboratori influenzano l’efficacia del Triage che rappresenta per gli Infermieri un ruolo molto impegnativo e stressante per cui è doveroso fornirgli dei supporti e dei riconoscimenti. Nei contesti21 in cui vengono applicate le linee guida i risultati sono: - uniformità del personale medico e nell’attribuzione del codice di gravità; - riduzione dei tempi di attesa; - riduzione dei rischi legati alla sotto o sovrastima; 21 Van Boxel, 1995 - 48 - infermieristico - maggior soddisfazione dell’utenza; - riduzione dei costi. L’infermiere, come del resto qualsiasi professionista, risponde in sede penale, civile e disciplinare: - Compete all’infermiere l’attivazione di processi di cambiamento dei protocolli in base all’esperienza maturata. - L’infermiere risponde della corretta applicazione dei protocolli e di questa attività risponde secondo gli usuali canoni della responsabilità colposa per negligenza, imperizia e imprudenza. - L’infermiere risponde della sottostima nell’assegnazione dei codici di gravità, in relazione all’accaduto. - 49 - Scheda di Triage La scheda di Triage deve comprendere i seguenti 9 elementi: 1) Valutazione sistematica: a) Vie aeree b) Respirazione c) Circolazione d) Stato di coscienza 2) Motivi principali della richiesta di intervento 3) Anamnesi patologica prossima e remota 4) Parametri vitali e segni neurologici 5) Esame obiettivo in relazione al motivo della richiesta d’intervento 6) Farmaci assunti 7) Esami diagnostici 8) Assistenza eseguita dall’infermiere di Triage 9) Nuova valutazione, se necessario. Una scheda di Triage per tutti coloro che si presentano al P.S. permette di valutare: - la continuità delle cure erogate al paziente dal momento del suo arrivo fino alla dimissione o il ricovero; - l’appropriatezza dell’assistenza fornita; - le indicazioni date al paziente prima di rimandarlo a casa. - 50 - - 51 - - 52 - 22 22 Scheda informatizzata Triage Policlinico San Matteo Pavia - 53 - Valutazione dell’attività La valutazione è un momento indispensabile per verificare l’efficienza del sistema Triage. Essa deve far emergere gli aspetti positivi da potenziare, gli aspetti negativi da correggere, stabilire il bisogno di formazione e di sviluppo professionale degli infermieri. Occorre far comprendere che, in questo caso, la valutazione è rivolta alla prestazione e non alla performance personale. Il sistema valutativo deve essere progettato per limitare la soggettività mediante: • la condivisione dei fattori di valutazione; • la condivisione di criteri di valutazione e l’individuazione di indicatori quanto più possibile verificabili; • la definizione di un processo valutativo che possa prevedere anche la pluralità di soggetti valutatori. È importante poter utilizzare degli indicatori per valutare l’efficacia del processo di Triage. Gli indicatori sono variabili quantizzabili, qualcosa cioè di misurabile, di quantitativo o almeno di paragonabile, che ci consentono di descrivere sinteticamente un fenomeno complesso e di valutarne l’andamento temporale. Un buon indicatore deve essere 23: • Misurabile • Importante (rileva un problema frequente o con notevoli conseguenze) • 23 Semplice, chiaro Secondo il GFT, San Marino - 54 - • Utilizzabile, utilizzato • Risolvibile: un problema su cui si può intervenire con le risorse disponibili • Accettabile, da chi deve rilevarlo e applicarlo Solitamente è necessario utilizzare un sistema organizzato da indicatori, che fornisca un’informazione più ampia rispetto a quella data dagli indicatori considerati separatamente. Questo sistema di indicatori andrebbe sviluppato localmente, in base anche agli obiettivi di verifica e di miglioramento che ci si prefigge, definito nelle sue modalità di rilevazione e di utilizzo, nonché validato e condiviso dagli operatori interessati. La complessità di questo sistema di indicatori deve essere valutata in funzione dell’impegno aggiuntivo di risorse necessario e dall’utilità concreta delle informazioni che se ne ricavano. Alcuni indicatori possono essere utilizzati soltanto a campione, per esempio in alcuni giorni prefissati, oppure in occasione di cambiamenti o innovazioni nel sistema di Triage; altri invece andrebbero rilevati con modalità continuativa. Esistono due principali categorie di indicatori: • Basati su dati aggregati, ottenuti combinando i dati di più eventi o procedure riguardanti soggetti differenti; possono essere costituiti da un’unica variabile (per esempio una media) o dal rapporto fra più variabili (per esempio una percentuale); • Eventi sentinella, ottenuti individuando singoli eventi potenzialmente evitabili, ognuno dei quali richiede un’indagine per rimuovere le cause che lo hanno indotto. - 55 - Gli indicatori sono uno strumento di descrizione e misura; perché il valore dell’indicatore diventi un’informazione, è necessario che venga posto a confronto con dei valori di riferimento, gli standard. Esistono diversi tipi di standard: • Standard di partenza: valore dell’indicatore all’inizio del periodo considerato; • Standard di accreditamento: valore che deve essere rispettato per ottenere un accreditamento di tipo autorizzativo; • Standard di qualità: valore prestabilito secondo criteri di qualità • Obiettivo di miglioramento: lo standard posto come obiettivo da raggiungere in un intervallo temporale prestabilito per avvicinarsi il più possibile allo standard di qualità; • Standard di riferimento superiore e inferiore: valori calcolati sulla base di valori osservati in tempi diversi o strutture diverse, e che delimitano un ambito di variazione accettabile dell’indicatore. Gli standard sono dei valori assunti o auspicati di quegli indicatori su una scala di riferimento, e possono essere propri del servizio o fare riferimento a “benchmarking” esistenti. Fra i numerosi indicatori possibili è necessario operare una scelta in base a criteri di utilità e di impegno di risorse; il tempo utilizzato per raccogliere informazioni deve produrre, in termini di miglioramento del processo, risultati migliori di quelli che si sarebbero ottenuti impiegando lo stesso tempo in attività assistenziali. Altra procedura che può risultare idonea alla valutazione di un sistema di Triage è quella dell’“audit clinical”, questo sistema di valutazione ha anche valore formativo per il professionista in quanto educa a un atteggiamento auto valutativo facilitando l’aggiornamento delle conoscenze e il miglioramento della pratica, e facilita l’individuazione dei fattori chiave che condizionano - 56 - la buona pratica clinica permettendo l’individuazione degli elementi da monitorare nel tempo. Qualsiasi sia la metodologia di valutazione adottata, l’importante è che i risultati vengano analizzati dall’equipe e dai loro responsabili per riflettere e riprogrammare al fine di migliorare il proprio operato, e presentati ai vertici aziendali, all’opinione pubblica per far conoscere, dimostrare, chiedere ed eventualmente premiare. Nelle realtà in cui la funzione di Triage è divenuta una delle normali attività di pronto soccorso, hanno assunto notevole importanza i sistemi di verifica. Molte ormai sono le esperienze di gruppi che, sulla base dei dati raccolti nella propria realtà, hanno realizzato modifiche organizzative atte a migliorare le modalità di lavoro (per es. suddivisione del turno al Triage in base all’affluenza, calcolo dei carichi di lavoro sulla base degli accessi suddivisi per codice colore, utilizzo di indicatori quali il tempo medio di attesa per codice come standard per processi di miglioramento, ecc.); i dati raccolti si rivelano anche particolarmente utili per documentare e motivare richieste di risorse rivolte ai vertici aziendali. - 57 - Definizione di qualità Definire il concetto di qualità non è semplice in quanto “Qualità” è un concetto astratto che ciascuno può rivestire a suo piacimento, a seconda del suo passato, della sua educazione, del livello sociale e delle esigenze, le quali, come noto cambiano con il mutare del contesto. Quindi non esiste una precisa definizione del termine qualità che possa andar bene per tutte le circostanze, a meno di non essere generici. Molti teorici e cultori della qualità si sono impegnati nel formulare proposte sintetiche ma esaustive per spiegare cosa s’intende per qualità, nei diversi momenti di evoluzione del concetto: - “Conformità alle specifiche”24; - “Rispondenza all’uso”25; - “Grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa i requisiti”26; - “La qualità è un obiettivo di eccellenza dell’organizzazione. La qualità è anche una metodologia e una via per promuovere la partecipazione attiva degli individui, basata sul coinvolgimento e sulla responsabilità di ciascuno”27. Definire cos’è la qualità in campo sanitario è quindi argomento di notevole complessità. Una definizione di qualità più specifica per ambito sanitario può essere: “Fare solo ciò che è utile (efficacia teorica), nel modo migliore (efficacia pratica) con il minor costo (efficienza), a chi (accessibilità) 24 Crosby. Juran. 26 ISO 9000:2000. 27 Carta europea della qualità, emessa nel 2000. 25 - 58 - e soltanto a chi ne ha veramente bisogno (appropriatezza), facendo fare le cure a chi è competente per farlo (competenza), ottenendo i risultati ritenuti migliori (soddisfazione)”. Molte Regioni che hanno sin da ora deliberato in merito a come fare qualità nel mondo sanitario si sono ispirate ai modelli industriali per l’assicurazione della qualità. Questi modelli sono riferiti alle ISO 9000. - 59 - Il protocollo di ricerca Obiettivo Il Pronto Soccorso costituisce un settore importante dell’attività delle strutture sanitarie. In Lombardia, come su tutto il territorio italiano, negli ultimi dieci anni è emerso il problema del sovraffollamento delle strutture di Pronto Soccorso, ed in linea con le direttive nazionali ed il precedente Piano Sanitario Regionale, sono stati attivati presso numerosi Pronto Soccorso sistemi di triage infermieristico che provvedono all’accoglienza ed alla valutazione del grado di priorità da assegnare agli utenti che si rivolgono a queste strutture. A più livelli è emersa la necessità di descrivere con maggiore precisione la situazione per quanto riguarda l’organizzazione e la valutazione del triage infermieristico presso le realtà operative. Mentre negli anni scorsi l’attenzione degli amministratori e dei professionisti del settore era rivolta all’attivazione di tali sistemi, oggi è necessario riflettere se e come i sistemi di triage raggiungono i propri obiettivi. Occorre innanzitutto verificare se quanto riferito in numerosi incontri sul tema corrisponde alla realtà. In più occasioni è stata riscontrata28 una certa eterogeneità tra i modelli e le caratteristiche operative delle diverse strutture. Per realizzare al meglio quanto contenuto nelle disposizioni di legge nazionali occorre creare delle linee di indirizzo per definire criteri organizzativi comuni 28 “Il Triage Infermieristico in Pronto Soccorso: La situazione nelle strutture di PS e DEA in Piemonte. Interno ARESS Novembre 2004 - 60 - e guidare le singole realtà locali nell’organizzazione dei propri sistemi di triage. Ancora poco sviluppata è l’attività di verifica dell’attività di triage, la quale pur essendo prevista in molte strutture incontra ancora notevoli difficoltà nella sua realizzazione; al momento non esiste un sistema di indicatori comune, presupposto indispensabile per effettuare valutazioni interaziendali. Questo studio si propone di valutare gli indicatori presenti nelle diverse realtà, descrivendone le caratteristiche e le modalità d’applicazione. Si propone inoltre come momento di stimolo per gli operatori al fine di promuovere con successivi momenti di confronto tra le diverse realtà la definizione di criteri comuni e di direttive capaci di fornire risposte efficaci alle necessità di coloro che tutti i giorni si trovano a svolgere tale importante funzione o, più ancora, ne debbono usufruire in qualità di utenti. Obiettivo di questo progetto è quindi ricercare ed analizzare l’organizzazione e le modalità di valutazione del triage infermieristico in Pronto Soccorso previste per legge e attuato in alcune strutture delle Aziende Sanitarie Italiane ed applicare il risultato della ricerca al DEA di II° livello della Fondazione San Matteo di Pavia. Nello specifico: - Individuare e descrivere gli indicatori di risultato, citati dalle normative. - Definirne gli standard di riferimento, citandone eventuali applicazioni in PS italiani. - Applicare alcuni degli indicatori raccolti al PS del San Matteo Pavia. - 61 - Metodologia Per la realizzazione dello studio è stata analizzata la letteratura in materia di triage sia italiana sia internazionale. Inizialmente sono state descritte le caratteristiche generali del Triage dalla nascita ad oggi, analizzando le sue evoluzioni; successivamente studiando la normativa nazionale e quella regionale sono stati estrapolati i punti cardine sui quali è possibile commettere errori capaci di invalidare l’intero processo di Triage. Con la collaborazione di esperti del settore e sulla base della letteratura è stata creata una tabella contenente diversi indicatori di processo. A questo punto è stato scelto di applicare alcuni di questi all’unità operativa del PS di Pavia, attraverso un questionario somministrato agli infermieri che svolgono l’attività di Triage e un secondo questionario da somministrare agli utenti che sono coinvolti nel processo. - 62 - Gli indicatori specifici INDICATORE 1. Modello di riferimento utilizzato: Triage globale. 2. Sistema di codifica della priorità: 4 codici colori. 3. Formazione dell’infermiere. 4. Conoscenza da parte degli Infermieri dei protocolli dell’Unità Operativa in base ai quali attribuire il codice di priorità.29 5. Corretta individuazione sintomo principale. 6. Congruità dei codici assegnati.”30 7. Corretta compilazione della scheda infermieristica di triage. 8. Corretta rivalutazione. 9. Grado di soddisfazione dell'utenza.31 10. Soddisfazione degli operatori 11. Compilazione32 di report semestrali con l’andamento degli indicatori di qualità. 29 30 Delibera della Giunta regionale Val d’Aosta n. 1232 in data 26 aprile 2004 G.U. (serie generale) N.285 del 7/12/2001. 31 Delib.G.R. 15-2-1999 n. 133, Pubblicata nel B.U. Calabria 5 marzo 1999, n. 20. 32 deliberazione della Giunta regionale n. 1232 in data 26 aprile 2004 - 63 - 1. Modello di riferimento: Triage Globale Il Triage Globale è stato adottato come modello di riferimento essendo attualmente considerato da numerosi esperti di settore il modello ideale. A sottolineare l’importanza di tale metodo, la Regione Piemonte ha voluto emanare una norma nella quale si afferma che “…I sistemi di triage implementati nelle realtà piemontesi si devono ispirare al modello del Triage Globale fondato su un approccio olistico alla persona ed ai suoi familiari, che realizza la valutazione infermieristica in base alla raccolta di dati soggettivi ed oggettivi, alla considerazione di elementi situazionali significativi e all’effettiva disponibilità di risorse della struttura.”33 2. Sistema di codifica della priorità Nel rispetto della normativa nazionale34, il sistema di codifica del codice di priorità in triage si deve articolare su quattro tipologie di codice colore. 3. Formazione dell’infermiere La Normativa35 prevede che “Il triage deve essere svolto da un infermiere esperto e specificatamente formato…” “L'ITER formativo deve essere rivolto al personale con diploma di infermiere professionale o Laurea in infermieristica e con esperienza sul campo di almeno sei mesi in pronto soccorso, e deve riguardare oltre 33 Delibera della Giunta Regionale del Piemonte 23 marzo 2005, n.43-15182 Gazzetta Ufficiale n°285 del 7 dicembre 2001. Accordo 25 ottobre 2001 35 Gazzetta Ufficiale n°285 del 7 dicembre 2001 34 - 64 - l'insegnamento di base rispetto alle funzioni di triage anche lezioni di psicologia comportamentale, di organizzazione del lavoro e di conoscenza di tecniche relazionali.” Ogni realtà si è creata un proprio piano didattico personalizzato ispirandosi a questi principi, elaborando dei veri e propri corsi ad hoc o, come avviene oggi presso il Pronto Soccorso di Pavia, utilizzando36 il Gruppo di Formazione Triage (GFT). Nel 2003 la normativa37 ha previsto che l’iter formativo dovesse contenere almeno: - un corso per il sostegno di base ed avanzato delle funzioni vitali nell'età adulta e pediatrica; - un corso per il supporto di base e avanzato nella fase pre-ospedaliera e ospedaliera del paziente traumatizzato nell'età adulta e pediatrica; - conoscenza dell'organizzazione del sistema di emergenza urgenza e dei relativi protocolli; - acquisizione delle capacità di relazione d'aiuto; - conoscenza e gestione del lavoro di equipe; - gestione dello stress e dei conflitti; - acquisizione delle capacità di relazione nella comunicazione tra le diverse componenti della rete dell'emergenza. La Regione Emilia Romagna ha inoltre previsto38 che il mantenimento della competenza clinica del personale infermieristico deve avvenire attraverso: - Retraining di BLSD, PBLS e PTC/PHTLS, ICLS. 36 Documento di Qualifica Dei Processi ed. 5, San Matteo Pavia 06.02.2006 «Linee-guida su formazione, aggiornamento e addestramento permanente del personale operante nel sistema di emergenza/urgenza». Pubblicata nella Gazz. Uff. 25 agosto 2003, n. 196, S.O. 37 38 Delib.G.R. 17-1-2005 n. 23 Pubblicata nel B.U. Emilia-Romagna 24 febbraio 2005, n. 39 - 65 - - Corsi di formazione per la gestione della relazione "difficile". - Verifica/formazione mirata sui casi di sottostima al triage. - Corso di formazione sulla gestione delle vie aeree e ventilazione assistita. - Valutazione delle performance relazionali dell'operatore in relazione ai protocolli fissati nella singola Centrale e alle caratteristiche della risposta adottata sul territorio (es: politrauma, IMA, dolore toracico, addome acuto, insufficienza respiratoria acuta, shock). Attualmente vi è la proposta di attivare un corso di perfezionamento in “Esperto qualificato in Triage39 ” da parte dell’’Università degli Studi di Genova della durata di 6 mesi, patrociniato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza e di Urgenza, Regione Liguria. La sua attivazione è motivata dall’osservazione che da quando è stato istituito il modello organizzativo per la formazione del personale Ospedali ed ASL si siano organizzati in modo non omogeneo per attuare la formazione obbligatoria del proprio personale. Ad oggi non tutto il personale è stato formato. Attualmente c’è un turn over annuale del personale in Pronto Soccorso di circa il 20-25% annuo per cui è opportuno che la formazione si svolga in modo permanente. L’esigenza di un percorso formativo come quello proposto dalla certificazione di “Esperto Qualificato in Triage” nasce dalla constatazione che è indispensabile raggiungere un’omogeneità procedurale e operativa nelle valutazioni dei pazienti e nelle assegnazioni dei codici di priorità di accesso alla visita medica. Finalità del Corso di Perfezionamento in “Esperto qualificato in Triage” è quella di fornire al personale che opera in Pronto Soccorso 39 http://www.sdf.unige.it/documenti/triage.pdf ; Agosto 2006. - 66 - una preparazione specifica in questa fase delicata del percorso assistenziale in medicina di emergenza/urgenza, consentendo ai partecipanti di conseguire la Certificazione. Il Corso di Perfezionamento in “Esperto qualificato in Triage” si rivolge a infermieri e medici e prevede due percorsi formativi Attualmente vi è la proposta di attivare un corso di perfezionamento in “Esperto qualificato in Triage40 ” da parte dell’’Università degli Studi di Genova della durata di 6 mesi, patrociniato dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza e di Urgenza, Regione Liguria. La sua attivazione è motivata dall’osservazione che da quando è stato istituito il modello organizzativo per la formazione del personale Ospedali ed ASL si siano organizzati in modo non omogeneo per attuare la formazione obbligatoria del proprio personale. Ad oggi non tutto il personale è stato formato. Attualmente c’è un turn over annuale del personale in Pronto Soccorso di circa il 20-25% annuo per cui è opportuno che la formazione si svolga in modo permanente. L’esigenza di un percorso formativo come quello proposto dalla certificazione di “Esperto Qualificato in Triage” nasce dalla constatazione che è indispensabile raggiungere un’omogeneità procedurale e operativa nelle valutazioni dei pazienti e nelle assegnazioni dei codici di priorità di accesso alla visita medica. Finalità del Corso di Perfezionamento in “Esperto qualificato in Triage” è quella di fornire al personale che opera in Pronto Soccorso una preparazione specifica in questa fase delicata del percorso assistenziale in medicina di emergenza/urgenza, consentendo ai partecipanti di conseguire la Certificazione. Il Corso di Perfezionamento in “Esperto qualificato in Triage” si rivolge a 40 http://www.sdf.unige.it/documenti/triage.pdf ; Agosto 2006. - 67 - infermieri e medici e prevede due percorsi formativi specifici trattando i seguenti moduli: Modulo 1 : Aspetti generali relativi al triage Modulo 2 : Triage chirurgico - traumatologico Modulo 3 : Triage medico Modulo 4 : Triage specialistico Modulo 5 : Triage pediatrico Modulo 6 : Triage nella maxiemergenza – Medicina delle catastrofi Modulo 7 : Aspetti generali relativi al triage II parte seconda. specifici trattando i seguenti moduli: Modulo 1 : Aspetti generali relativi al triage Modulo 2 : Triage chirurgico - traumatologico Modulo 3 : Triage medico Modulo 4 : Triage specialistico Modulo 5 : Triage pediatrico Modulo 6 : Triage nella maxiemergenza – Medicina delle catastrofi Modulo 7 : Aspetti generali relativi al triage II parte seconda. Presso l’Ospedale S Eugenio di Roma viene utilizzato come indicatore di qualità il numero di infermieri che hanno seguito un corso di Triage nell’ultimo anno rispetto al totale degli infermieri in servizio, utilizzando come standard minimo il 90 % degli infermieri. A conferma che“ La partecipazione alle attività di formazione continua costituisce requisito indispensabile per svolgere l’attività professionale…..” 41 41 D.Lgs n°229/99 - 68 - 4. Conoscenza da parte degli Infermieri dei protocolli dell’unità operativa in base ai quali attribuire il codice di gravità Dalla definizione di Triage fornita dal DPR 27/3/’9242, come “…primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che consentano di stabilire le priorità di intervento” si pone la necessità che esistano dei “criteri definiti”. Il “Manuale per l’accreditamento delle strutture e delle attività sanitarie e sociosanitarie svolte da soggetti pubblici e privati” della Val d’Aosta 43 impone tra i requisiti “l’esistenza di procedure operative scritte e firmate dal responsabile in base alle quali attribuire il codice di gravità”. Secondo la Delibera della Giunta Regionale del Piemonte 23 marzo 2005, n.43-1518244: “Ogni Pronto Soccorso deve disporre di protocolli di triage, elaborati da un gruppo interdisciplinare (medici ed infermieri esperti), approvati dal responsabile medico ed infermieristico del servizio e del dipartimento ed adeguatamente diffusi e condivisi da tutte le professionalità coinvolte. Il sistema di protocolli deve essere articolato per sintomi principali e deve prevedere criteri di valutazione per le situazioni sintomatologiche che con maggior frequenza si presentano in Pronto Soccorso; è aggiornato alle migliori evidenze scientifiche del momento e si adatta alle specificità del contesto al quale si riferisce.” La Società Italiana 42 “Atto di indirizzo e coordinamento delle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza” e successiva approvazione nella Conferenza Stato-Regioni pubblicata con Decreto del Ministero della Sanità su G.U. del 17/5/96 43 deliberazione della Giunta regionale n. 1232 in data 26 aprile 2004 44 Bollettino Ufficiale n. 20 del 19 / 05 / 2005 - 69 - Medicina D’Emergenza-Urgenza impone 45 “l’evidenza di protocolli per la formazione e l’aggiornamento del personale addetto al triage e della didattica seguita dal personale”. “Ogni struttura dovrà garantire una periodica revisione dei protocolli di triage prevedendo intervalli temporali non superiori a tre anni”. Altre numerose norme regionali riprendono questo concetto ma non sono state riportate poiché si rifanno comunque alle linee guida ministeriali. Gli scopi delle linee guida sono essenzialmente quelli di guidare il professionista nel percorso assistenziale, uniformare i comportamenti e garantire all’utente lo stesso trattamento indipendentemente dalla presenza di uno piuttosto che di un altro operatore. 5. Corretta individuazione del sintomo principale Il primo obiettivo del triage è rappresentato dal riconoscimento dei segni e dei sintomi e quindi dall’identificazione del sintomo principale; l’infermiere non fa né diagnosi né terapia né dimette o ricovera un paziente ma formula un giudizio di priorità clinica basato sul sintomo principale riferito dalla persona, sulla raccolta anamnestica, sulla condizione attuale ed effettua una valutazione obiettiva dei parametri vitali, del colorito cutaneo, della temperatura, della sudorazione e del livello di coscienza. Tale giudizio è uno degli elementi indispensabili da riportare sulla scheda di triage ed è stabilito confrontando il sintomo considerato come principale con la diagnosi finale con uno standard di riferimento > 90%. È quindi fondamentale 45 “Standard strutturali e tecnologici organizzativi e di personale delle Strutture di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza” 2005. - 70 - individuare il sintomo principale per poter attribuire il relativo codice di priorità facendosi guidare dal rispettivo protocollo. 6. Congruità dei codici assegnati Esaminando le Linee Guida sul Triage intraospedaliero emanate dal Ministero della Salute, d’intesa con i Presidenti delle Regioni, si può apprendere che “… per poter assicurare un livello qualitativo adeguato occorre prevedere la verifica periodica della congruità dei codici assegnati.”46 Sfogliando Il “Manuale per l’accreditamento delle strutture e delle attività sanitarie e socio-sanitarie svolte da soggetti pubblici e privati” della Val d’Aosta47 è facile osservare che impone tra i requisiti:“… periodica verifica della congruità tra codice attribuito e reale gravità clinica”; inoltre sottolinea che “…deve avvenire con cadenza semestrale l’osservazione dell’andamento degli indicatori di qualità…”. Presso il Pronto Soccorso Vito Fazzi di Lecce, per effettuare la verifica di qualità della valutazione della funzione di Triage viene considerato tra gli indicatori: “ la Congruità tra codice di priorità e di gravità : lo standard di riferimento deve essere pari al 98%. Al Dipartimento d’Emergenza ed Accettazione di Imola la congruità del codice assegnato, misurato come la percentuale dei codici non appropriati sul totale dei codici assegnati, ha uno Standard ≤ 9 % con rilevazione a campione di 30 schede con cadenza mensile. Rileggendo la definizione del triage come “Percorso decisionale dinamico, basato sull’attuazione di un processo metodologico scientifico, capace di stabilire il grado di presunta 46 G.U. (serie generale) N.285 del 7/12/2001 47 deliberazione della Giunta regionale n. 1232 in data 26 aprile 2004 - 71 - gravità clinica presente in un soggetto, identificabile mediante l’utilizzo di un sistema di codifica indicante la priorità assistenziale”48 risulta evidente il peso che detiene questo indicatore. L’infermiere che svolge il triage valuta la criticità e stabilisce la priorità di accesso assegnando un codice che contribuirà o spesso determinerà il tempo che un utente in potenziale pericolo di vita dovrà attendere per ricevere le opportune cure mediche. In casi veramente urgenti non è un piccolo particolare ricevere un codice giallo oppure un codice verde, ma potrebbe significare ricevere la possibilità di continuare a vivere o morire, annullando i benefici operativi dell’applicazione del triage. L’infermiere dovendo attribuire un codice può incorrere nel rischio di sottostimare o sovrastimare il problema; la sottostima del problema (Undertriage) implica il rischio di un ritardo di cura mentre la sovrastima del problema (Overtriage) rende il triage inutile. Nel progetto “Benchmarking Pronto Soccorso 1997” della Regione Emilia Romagna, vengono considerati come Standard di riferimento per la sottostima 2 ± 1% e per la sovrastima 25 ± 5%, rilevati con verifica a campione con cadenza mensile. Poiché la normativa prevede l’esistenza di procedure operative scritte e firmate dal responsabile in base alle quali attribuire il codice di gravità, per verificare la congruità del codice assegnato la metodologia per rilevare questo indicatore potrebbe essere confrontare i dati raccolti con i relativi protocolli. Un problema che si potrebbe però riscontrare è che l’infermiere spesso non scrive nel dettaglio, anche se analizzate mentalmente al momento, tutte le informazioni utili al fine di attribuire il codice appropriato e quindi il confronto risulta difficilmente possibile. Bisogna però ricordarsi che documentare le 48 Gruppo Formazione Triage, San Marino. - 72 - informazioni raccolte e le azioni intraprese non è solo una responsabilità deontologica, ma anche giuridica: diviene ancora più importante quando le informazioni raccolte e rilevate sono parte di un processo che porta ad una decisione (codice di priorità) che identifica precisamente il percorso ed i tempi assistenziali di ogni paziente. È facilmente intuibile il fatto che una documentazione congrua e pertinente degli elementi che hanno contribuito a determinare la propria scelta decisionale, oltre ad essere necessaria in sede di dibattimento a seguito di un’eventuale causa, è un sistema di protezione per l’operatore che ha compiuto questa scelta. Sulla base di queste osservazioni si può proporre di utilizzare questo indicatore eseguendo un’analisi mensile delle schede campionate con le seguenti modalità: una scheda per ogni codice colore al giorno scelta casualmente; nel caso in cui mancasse una scheda contrassegnata da un codice colore vengono prese in esame solo le restanti. Quindi ogni giorno vi è la possibilità di avere un massimo di 4 schede e un minimo di 1 scheda. Successivamente confronto dei codici attribuiti sulle schede campione con i protocolli dell’unità operativa; lo standard di riferimento deve essere ≥ 98%. Nel caso in cui lo standard non dovesse essere raggiunto è indispensabile fare un piano di miglioramento con l’analisi delle criticità, quali ad esempio: la presenza di personale infermieristico di nuova assunzione, quindi non adeguatamente formato sul triage e la necessità di retraining sui protocolli di triage. - 73 - 7 . Corretta compilazione della scheda di triage Come già anticipato nella sezione dedicata, la scheda di Triage permette di valutare per tutti coloro che si presentano al PS: - la continuità delle cure erogate al paziente dal momento del suo arrivo fino alla dimissione o il ricovero; - l’appropriatezza dell’assistenza fornita; - le indicazioni date al paziente prima di rimandarlo a casa. La scheda è elemento essenziale nel sistema di triage. Deve documentare il processo decisionale che ha portato alla formulazione del codice di priorità, descrivere i provvedimenti attuati al triage e permettere il passaggio delle informazioni all’interno del Pronto 49 Soccorso. Possiamo considerare quindi correttamente compilata una scheda di triage quando siano riportati i seguenti campi: - Dati anagrafici da permettere l’inequivocabile identificazione dell’utente o modalità organizzative idonee al suo riconoscimento; - Data e ora di triage; - Numero di intervento 118; - Sintomo principale; - Valutazione infermieristica; - Codice di priorità assegnato; - Interventi effettuati in Triage; - Percorsi / procedure brevi attivati dal triage - Esito di eventuali rivalutazioni; - Ora di accesso all’area di trattamento (fine del triage); 49 Bollettino Ufficiale n. 20 del 19 / 05 / 2005; Deliberazione della Giunta Regionale 23 marzo 2005, n.43-15182 - 74 - - Firma dell’operatore. Inoltre la scheda infermieristica di triage deve50 essere archiviata, disponibile ed integrata nel sistema informatizzato. 8. Corretta rivalutazione La rivalutazione è un processo fondamentale che deve essere garantito per tutti gli utenti in attesa. La rivalutazione deve51 essere attuata: - A giudizio dell’ infermiere di triage. - A richiesta dell’ utente o dei sui accompagnatori. - Allo scadere del tempo di rivalutazione previsto per ogni codice. Ogni realtà dovrà stabilire tempi massimi di rivalutazione suddivisi per codice che non potranno comunque essere superiori a : - 10 minuti per il codice giallo - 60 minuti per il codice verde - 240 minuti per il codice bianco Le modalità di rivalutazione possono variare a seconda delle condizioni della persona, del codice di priorità e del giudizio dell’ infermiere di triage. 50 Manuale per l’accreditamento delle strutture e delle attività sanitarie e socio-sanitarie svolte da soggetti pubblici e privati (approvato con deliberazione della Giunta regionale Val d’Aosta n. 1232 in data 26 aprile 2004) 51 Bollettino Ufficiale n. 20 del 19 / 05 / 2005; Deliberazione della Giunta Regionale Piemonte 23 marzo 2005, n.43-15182 - 75 - 9. Grado di soddisfazione dell’utenza Gli avanzamenti della scienza e della tecnologia che hanno permesso di realizzare un sapere efficace ed oggettivo per sconfiggere gli stati patologici portano a volte a dimenticare o a sottovalutare la coscienza della malattia come stato soggettivo, così come è avvertita dal paziente. Questi aspetti strettamente legati al “vissuto” di colui che entra in Ospedale per essere curato sono parti integranti della valutazione globale di un processo di cura, che in quanto tale deve considerare anche gli aspetti relazionali che costituiscono il rapporto operatori–paziente, determinante per l’instaurarsi di una buona “compliance”, elemento cardine per la definizione dell’esito dell’esperienza ospedaliera. Proprio per raggiungere quest’obiettivo è nata da parte delle Aziende Sanitarie l’esigenza di conoscere in modo sempre più particolareggiato le aspettative dei pazienti e le loro opinioni sull’esperienza sanitaria, che pur non essendo sempre obiettive costituiscono ad ogni modo il giudizio di coloro a cui il servizio è destinato. Per far fronte a queste esigenze, legittimate anche dal bisogno crescente di lavorare in ambito di “qualità”, gli Uffici Relazione con il Pubblico devono instaurare un vero e proprio circuito di misurazione della percezione dell’utenza attraverso l’elaborazione di tutti i dati ricavabili dal lavoro quotidiano di contatto con gli utenti. Attraverso i tre processi principali seguiti dall’URP, riconducibili alle indagini di Customer Satisfaction effettuate con la distribuzione di questionari di gradimento, ai reclami presentati dall’utenza ed alle informazioni richieste, è possibile infatti raccogliere un’innumerevole quantità di dati che possono fornire importanti indicazioni sulla percezione del cittadino, sulle Sue esigenze e su cosa riterrebbe utile - 76 - per migliorare il servizio a Lui destinato. E’ fondamentale che gli strumenti utilizzati per la valutazione della qualità percepita siano efficaci ed affidabili, basati su dati obiettivi, su campioni di utenti numericamente rappresentativi della popolazione in studio, non autoselezionati, ma scelti secondo criteri di casualità. In ambito sanitario al fine di garantire questi requisiti di sicurezza la Regione Lombardia ha messo a punto nell’anno 2002 delle linee guida (DGR 7/8504 del 22/03/02) atte a fornire agli operatori sanitari indicazioni utili per la predisposizione d’indagini di Customer Satisfaction. L’utenza per essere soddisfatta dal servizio deve ricevere da esso tutte le informazioni che reputa necessarie: informando il paziente si diminuisce il suo stato d’ansia; far percepire all’utenza che sin dal primo impatto col PS sono state avviate le procedure di assistenza porta a evidenti ripercussioni di smorzamento delle situazioni conflittuali spesso generate dall’attesa dietro una porta chiusa. Nello specifico per quanto riguarda l’attività di Triage l’Accordo52 tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome sul documento di linee-guida sul sistema di emergenza sanitaria concernente: «Triage intraospedaliero (valutazione gravità all'ingresso) e chirurgia della mano e microchirurgia nel sistema dell'emergenza-urgenza sanitaria» afferma che “è indispensabile garantire una corretta informazione all'utenza sul sistema di triage. Tale azione deve essere sviluppata dalle aziende sanitarie attraverso il supporto di una campagna informativa rivolta alla popolazione (informazione tramite media, distribuzione opuscoli, ecc.) e con strumenti (pannelli luminosi, ecc.) da collocarsi in ogni luogo di attesa contiguo agli ambulatori di pronto soccorso”. Secondo la Delibera della Giunta Regionale del 52 Pubblicato nella Gazz. Uff. 7 dicembre 2001, n. 285 - 77 - Piemonte 23 marzo 2005, n.43-1518253: “E’ compito dell’ infermiere di triage garantire un’ adeguata informazione all’ utente circa l’esito della valutazione di triage ed il funzionamento della struttura, anche attraverso l’eventuale consegna di un opuscolo informativo e l’utilizzo di altri supporti informativi (cartelli ecc..)”. Numerose altre Regioni d’Italia seguono unite questa direzione, ma non sono state menzionate poiché l’obiettivo è comune. Presso l’Ospedale S. Eugenio di Roma viene utilizzato come indicatore il numero di utenti che effettuano osservazioni negative al Tribunale del Malato o all’URP, rispetto al totale degli accessi. Lo standard deve essere < 1 %. 10. Grado di soddisfazione degli operatori Presso il Pronto Soccorso San Matteo è attivo un sistema di verifica del grado di soddisfazione degli operatori tramite la somministrazione annuale di questionari di gradimento del “clima interno”. Dall’elaborazione dei dati relativi all’anno 2005 è emerso che il Gruppo di Lavoro sia Medico sia Infermieristico è ben affiatato ed integrato rispetto alla realtà lavorativa, anche se emerge uno stato di disagio per lo stress emotivo e per il carico di lavoro che comporta il Pronto Soccorso. In particolare soprattutto alcuni medici non si sentono coinvolti nei Gruppi di Lavoro a causa verosimilmente del grande impegno rivolto all’attività clinica routinaria. 53 Bollettino Ufficiale n. 20 del 19 / 05 / 2005 - 78 - 11. Report semestrali La compilazione di report semestrali che comprendono l’andamento degli indicatori di qualità, oltre che imposto per legge54, è uno strumento sicuramente utile per osservare l’andamento dell’unità operativa ed eventuali carenze o pregi dell’intera équipe assistenziale. Inoltre può essere considerato elemento stimolante per la formazione e aggiornamento continuo. 54 deliberazione della Giunta regionale n. 1232 in data 26 aprile 2004 - 79 - Applicazione pratica al Pronto Soccorso di Pavia Alcuni degli indicatori individuati sono stati applicati all’Unità Operativa Complessa di Pronto Soccorso dell’ I.R.C.C.S. Fondazione San Matteo di Pavia, con lo scopo di monitorare l’attività svolta dagli infermieri. Purtroppo non è stato possibile applicare l’intero set di indicatori ma sono stati presi in considerazione: 1. Grado di soddisfazione dell'utenza. 2. Conoscenza da parte degli Infermieri dei protocolli dell’Unità Operativa in base ai quali attribuire il codice di gravità. 3. Grado di soddisfazione degli operatori. Presso questa struttura è stato utilizzato per oltre quattro anni il modello del “Triage Globale”. Dall’ottobre 2004 è attivo invece un sistema di “Triage Bifasico”. Sono utilizzati i quattro codici colori di priorità come previsto dalla normativa. I Questionari Per la rilevazione dei dati sono stati elaborati due questionari (vedi allegati): - Questionario per l’Utenza: il questionario è volto ad indagare il grado di soddisfazione e l’effettiva informazione fornita dagli operatori all’utenza. E’ indirizzato a 125 utenti scelti a caso che sono ricorsi al Servizio nel mese di settembre 2006. Il questionario è - 80 - composto da 4 semplici domande chiuse con risposta a scelta multipla; è stato somministrato a 15 campioni di utenti per turno, suddivisi in diversi giorni della settimana e in diverse fasce orarie, cercando di analizzare in questo modo il comportamento di gran parte degli operatori. Sicuramente più rappresentativo sarebbe stato raccogliere uguali campioni di utenti per ciascun singolo operatore. - Questionario per Infermieri: indirizzato a coloro che svolgono attività di triage. E’ composto da 7 domande chiuse con risposte a scelta multipla e da 10 casi clinici a cui bisogna attribuire un codice di priorità spiegando sinteticamente la decisione presa. Esso prevede la raccolta di alcuni dati relativi al triage ed all’informazione fornita all’utenza. Il questionario è stato distribuito a 28 Infermieri, su un organico complessivo di 31 unità ed è stato compilato singolarmente al momento della somministrazione e sotto la mia supervisione durante il turno di lavoro. - 81 - Risultati e discussione La prima parte dello studio riguarda l’analisi dell’indicatore “Informazione dell’utenza”, Analizzando le risposte fornite dagli utenti a tale proposito si evidenzia (fig. 1) innanzitutto che ben l’88 % delle persone si ritiene soddisfatto delle informazioni ottenute dagli Infermieri che praticano Triage. Il 10 % si considera soddisfatto solamente in parte ed infine solo il 2 % dichiara di non aver ricevuto le informazioni da lui ritenute opportune. Ha ricevuto tutte le informazioni che ha ritenuto opportuno chiedere agli Infermieri posti all'interno del box dell'accettazione? 2% 10% 88% SI NO IN PARTE Fig. 1 L’81% degli utenti (fig.2) afferma però di non conoscere quale codice di priorità le sia stato attribuito. Questo risultato è incongruente con il precedente ed evidenzia come l’utente si dichiari completamente soddisfatto delle informazioni ricevute pur non avendo ricevuto comunicazione del proprio codice colore. Per poter spiegare questa - 82 - incongruenza non dobbiamo dimenticare che le persone che accedono al Servizio sono sofferenti e preoccupate per il proprio stato di salute, e presentano un certo timore nei confronti di un ambiente poco conosciuto e di un sistema con il quale vengono a contatto per la prima volta. Terminata la registrazione anagrafica dei suoi dati, l'Infermiere le ha comunicato quale codice di priorità le era stato assegnato? 2% 17% 81% SI NO Nessuna Risposta Fig. 2 Il 17% degli utenti affermava di aver avuto comunicazione del proprio codice colore ma il 62 % (fig.3) di essi non erano in grado di specificare quale fosse il codice assegnato. Anche questo dato è di difficile interpretazione, ma può essere in parte giustificato considerando la popolazione che accede al pronto soccorso, costituita per buona parte da pazienti anziani o grandi anziani e da stranieri con barriere linguistiche. - 83 - Se si quale? 38% 62% Codice colore Non risposto Fig. 3 Le ultime due domande del questionario hanno voluto fotografare in modo più ampio l’impatto del Pronto Soccorso sull’utenza, indagando se secondo il proprio vissuto i pazienti avessero ricevuto tutta l’assistenza di cui ritenevano aver avuto bisogno (fig. 4): il 91% ha risposto in modo affermativo mentre il 9% si sentiva in parte soddisfatto e nessuno ha risposto in modo negativo. Bisogna però evidenziare che queste ultime due domande non prendono in esame l’aspetto del solo Triage ma l’intera performance del Pronto Soccorso. Fig. 4 - 84 - Ispirandosi alla carta dei diritti del Malato il questionario si concludeva chiedendo se, secondo il proprio parere, il personale avesse come unico obiettivo il desiderio di guarire e migliorare lo stato di salute dell’utenza. Anche in questo caso la maggior parte degli utenti, l’ 85%, ha risposto in modo affermativo anche se un 13% ha affermato d’aver riscontrato solamente in parte questo obiettivo; il 2% invece non ha riscontrato assolutamente questo aspetto nel personale del Pronto Soccorso (fig.5). Da questo emerge che l’utenza si sente sicura affidandosi alle cure della struttura e non mette in dubbio la preparazione degli operatori sanitari. Fig. 5 A questo punto sono state analizzate le risposte date dagli infermieri riguardo le informazioni fornite all’utenza e confrontate con i dati precedenti. Il 46% degli infermieri ha affermato di spiegare i principi del triage e le modalità di accesso alle sale; il 29% ha affermato di non riuscire a fornire l’informazione per la mancanza di tempo e per la frenesia dell’ambiente lavorativo; il 18% ha dichiarato di fornire del - 85 - materiale cartaceo o indicare la cartellonistica ove avere i chiarimenti del caso, mentre il 7% ha dichiarato di non informare sistematicamente nessun utente (fig.6). Quindi, riassumendo, il 64 %, afferma di informare l’utente sull’organizzazione del sistema per l’accesso alla visita medica. Spiega ad ogni utente che le si presenta che avrà accesso alle sale seguendo i principi del Triage? 7% 18% 46% 29% Si sempre Vorrei, ma non c'e né il tempo No, ma indico dove reperire informazioni No mai Fig. 6 Alla successiva domanda, ovvero se venisse comunicato ad ogni utente il relativo codice colore, il 29 % degli infermieri ha affermato di trasmettere questa informazione. Il 53% ha riferito di riuscire a comunicare solo qualche volta il codice colore, mentre il 14% vorrebbe, ma non trova il tempo per comunicarlo e il 4% dichiara di non informare mai l’utente del proprio codice colore (fig.7). Escludendo perciò coloro che comunicano sistematicamente l’informazione all’utenza (29%), il 71% delle persone che si presentano in postazione di triage potrebbero non essere informate del codice colore assegnatogli. - 86 - Comunica ad ogni utente il relativo codice colore assegnato? 4% 14% 29% 53% Si sempre Qualche volta Vorrei, ma non c'e né il tempo No mai Fig. 7 Le affermazioni fatte dall’utenza e le risposte fornite degli infermieri (fig.8) sono congruenti e pur considerando la ridotta numerosità del campione, evidenziano un difetto nell’informazione ritenuta dall’utente. Fig. 8 La seconda parte dello studio valuta la “conoscenza dei protocolli operativi per l’attribuzione dei codici di priorità” previsti dalla normativa ed utilizzati presso l’Unità Operativa. A questo scopo sono stati sottoposti agli Infermieri dei casi clinici simulati ai quali dovevano attribuire un codice di priorità; tali casi - 87 - contenevano segni e sintomi tipici reperibili nei protocolli dell’Unità Operativa. I casi clinici erano 5, ciascuno con un controllo modificato in dettagli insignificanti al fine di eseguire una sorta di verifica alla risposta attribuita, per un totale di 10 casi. Caso n° 1: Donna 35 anni in stato confusionale. TC 39.5 °C, PA 120/80 mmHg, Fc 110 batt/min ritmico, GCS 12, anamnesi muta. Il 68% del personale ha attribuito il codice giallo, mentre il restante 32% il codice verde. Da questi dati emerge che c’è una rilevante variabilità tra il personale. In questo caso, come riportato nelle linee guida di seguito raffigurate, l’attribuzione del codice di priorità corretto doveva essere il codice Rosso. Il risultato evidenzia un Undertriage pari al 100%. Caso n° 1 controllo Uomo 45 anni in stato confusionale. TC 39.8 °C, PA 140/80 mmHg, Fc 90 batt/min ritmico, GCS 12, anamnesi muta. Sostanzialmente il personale ha mantenuto la propria decisione, anche se in questo caso l’Undertriage è sceso al 96,4 %. In entrambi i casi non vi è stata la corretta applicazione dei protocolli. - 88 - Fig. 9 Fig. 10 - 89 - Caso n° 2 : Uomo 70 anni iperteso in terapia, giunge per episodio di vertigine in atto preceduto da nausea della durata di circa 30 minuti risoltasi spontaneamente. Parametri vitali nella norma. - 90 - In questo caso il 93 % degli intervistati, seguendo i principi delle linee guida ha attribuito il codice verde. L’errore di Undertriage e di Overtriage è stato del 3% circa. Caso n° 2 controllo: Uomo di 74 anni che presenta vertigine associata a nausea risoltasi spontaneamente. Parametri vitali nella norma. Le risposte ricalcano quelle che sono state fornite nella prima domanda. In questo caso sono state rispettate le linee guida. - 91 - - 92 - Caso 3: Donna di 65 anni riferisce dolore lombare insorto da circa un'ora in assenza di traumi. Unica patologia di rilievo presenza di aneurisma dell'aorta addominale. PA 90/70 mmHg, Fc 120 batt/min ritmico. Il 93 % degli Infermieri in questo caso ha attribuito il codice giallo, basandosi essenzialmente sull’alterazione dei parametri vitali e sulla presenza di un aneurisma. Le linee guida prevedono l’attribuzione del codice rosso. Undertriage del 96 %. Caso 3 controllo: Uomo di 54 anni con dolore lombare insorto senza traumi o sforzi. Riferisce unica patologia di rilievo nota la presenza di un' aneurisma dell'aorta. PA 80/60 mmHg, Fc 120 batt/min ritmico. Contrariamente al caso precedentemente, il 28 % ha attribuito correttamente il codice rosso evidenziando i sintomi di shock ; questa variazione potrebbe essere giustificata dalla lieve differenza nell’ ipotensione arteriosa. - 93 - - 94 - Caso n° 4: Uomo di 35 anni, cefalgico noto, riferisce cefalea con caratteri abituali da 3 giorni. Ha assunto terapia senza beneficio. Il 71 % ha risposto seguendo le linee guida attribuendo il codice verde, anche se vi è stato un Under e Overtriage del 10 % circa. - 95 - Caso n° 4 controllo: Donna 25 anni, cefalalgica nota, riferisce cefalea con caratteri abituali presente da 2 giorni. Ha assunto terapia abituale senza beneficio. Anche in questo caso le risposte sono sovrapponibili al caso precedente (4). - 96 - - 97 - Caso n° 5 : Uomo di 64 anni riferisce dolore addominale in seguito ad incidente stradale. Parametri vitali nella norma. In trattamento con terapia anticoagulante. L’86%, come previsto dalle linee guida, ha attribuito il codice giallo individuando il rischio di una potenziale emorragia. Caso n° 5 controllo: Donna di 44 anni, riferisce dolore addominale insorto in seguito ad una brusca caduta. Parametri vitali nella norma. In trattamento con anticoagulante. Anche in questo caso i dati sono sovrapponibili al precedente e l’applicazione delle linee guida corretta. - 98 - L’ ultima parte dell’analisi riguardava la soddisfazione dell’operatore nello svolgere l’attività di triage, valutata chiedendo al personale infermieristico di assegnare un punteggio di gradimento da 0 a 10 all’attività di triage ed allo svolgimento dell’attività stessa: il 39% degli infermieri ha assegnato un punteggio da 0 a 5, quindi negativo, mentre il restante 61% tra 6 e 10 (fig.10). Il 57% di tutto il personale ha dichiarato di sentirsi insoddisfatto nello svolgere questa attività . - 99 - A questo punto il personale è stato stratificato in base al sesso e agli anni d’esperienza in Pronto Soccorso per ricercare eventuali differenze nelle risposte assegnate. - 100 - Le caratteristiche del personale intervistato sono di seguito riportate: il 32 % è di sesso femminile mentre il 68% è di sesso maschile e il 50% possiede un’esperienza inferiore ai 5 anni presso l’Unità Operativa in esame (fig.9). Fig. 9 Stratificando il personale intervistato in base al sesso si può quindi osservare che il 44% delle infermiere donne e il 53% degli infermieri uomini possiedono un’esperienza inferiore ai 5 anni mentre e il 56% delle donne e il 47% degli uomini hanno un’ esperienza di oltre 5 anni. - 101 - L’ attività di triage sembra essere maggiormente gradita alle donne rispetto agli uomini: il 78% delle donne ha infatti attribuito un punteggio da 6 a 10, contro il 47% degli uomini. Per quanto riguarda l’informazione fornita all’utenza solo il 21% degli Infermieri maschi contro il 44% delle donne afferma di comunicare sempre il codice di priorità assegnato, anche se non è stato possibile verificare questo dato chiedendo il riscontro all’utenza. - 102 - L’informazione più significativa estrapolata dall’analisi riguardante sesso ed anni di anzianità riguarda la conoscenza dei protocolli che non sembra essere modificata dall’anzianità. L’esperienza di lavoro non sembra quindi da un lato influire su una migliore conoscenza dei protocolli interni, essendo forse bilanciata dal recente inserimento, e quindi formazione, eseguita dagli - 103 - infermieri più giovani. Conclusioni Gli indicatori applicati sono risultati efficaci nell’identificare alcuni punti critici dell’attività di Triage svolta al Pronto Soccorso San Matteo. Undertriage: per quanto riguarda la risposta ai casi clinici, i questionari sono stati compilati soltanto “ a tavolino” senza visionare l’aspetto del paziente, il che esclude la possibilità d’eseguire la “valutazione sulla porta” e mettere in atto il bagaglio d’esperienza acquisito nel corso degli anni. Questo può aver contribuito alla sottostima dei casi n° 1 e 3 con i relativi controlli. Informazione del sistema triage: è risultata soddisfacente per l’utente verosimilmente grazie all’implementazione del Triage nell’anno 2000 al Pronto Soccorso del Policlinico di Pavia: la Direzione del PS ha investito molto nell’informazione alla cittadinanza tramite la stampa locale e la “Guida al Pronto Soccorso” distribuita presso le farmacie e i poliambulatori. Inoltre una ricca cartellonistica esposta nelle sale di attesa consente agli utenti di consultare le modalità di accesso alla visita. Informazione del codice colore: dalla raccolta dei dati è risultata molto insoddisfacente. Si precisa comunque che dal primo ottobre 2004 c’è stata una riorganizzazione funzionale del Pronto Soccorso che ha visto l’unificazione del PS Traumatologico con il PS MedicoChirurgico. Ciò ha comportato una revisione dei percorsi dei pazienti e la formazione del personale infermieristico che ha subito un turnover - 104 - di oltre il 70%. Tutto il personale neoassunto, di età media bassa, non è ancora entrato pienamente nel sistema. Inoltre si precisa che dal luglio 2006 è stato introdotto al Triage un foglio informatico che viene stampato in automatico alla registrazione del paziente, che comprende oltre alla spiegazione del codice colore anche la richiesta di consenso al trattamento dei dati personali. Tale modulistica è stata richiesta dalla Direzione Sanitaria in modo cogente; la Direzione del Pronto Soccorso l’ha imposta ai fini delle conformità con le metodologie dell’ISO 9001:2000 e della Joint Commission International. Il personale infermieristico addetto al Triage ritiene che la distribuzione ai pazienti di tale modello comporti da parte loro la necessità di spiegazioni sulle norme della privacy; da qui deriva la mancata distribuzione di tale modello e di conseguenza la mancata informazione del codice colore. La Direzione del Pronto Soccorso, insieme con i Coordinatori Infermieristici, ha già programmato le date per l’audit con il personale infermieristico a tale proposito. Nel frattempo per ottemperare almeno a uno degli obiettivi (informazione del codice colore) viene distribuito il “vecchio” talloncino colorato utilizzato dal 2000 fino all’estate 2006 (vedi allegati). Soddisfazione degli operatori: la maggior parte del personale infermieristico ritiene interessante l’attività di Triage, ma dichiara al tempo stesso di essere insoddisfatto nel suo svolgimento. Le cause di tale insoddisfazione dipendono da un sovraccarico lavorativo dovuto al continuo accesso di utenti al Pronto Soccorso, in quanto a Pavia esiste un unico Pronto Soccorso con bacino di utenza di oltre 250 mila persone. Inoltre spesso accedono al Pronto Soccorso della Fondazione IRCCS di Pavia pazienti con patologie complesse che cercano vie - 105 - prioritarie per il ricovero nelle Cliniche Specialistiche (malattie ematologiche, malattie rare etc). Dipendono anche da un alterato rapporto con l’utenza che permane nonostante tutto il personale infermieristico sia stato formato anche dal punto di vista relazionale con uno psicologo esperto. In conclusione l’attività di Triage rappresenta per l’infermiere un punto cruciale della sua professionalità in quanto viene espletata in piena autonomia. Ne deriva che essendo autonomo l’infermiere di Triage è anche responsabile del suo operato sia di fronte al Gruppo Medico-Infermieristico sia soprattutto in sede di eventuali riscontri medico-legali. La verifica-revisione dell’attività di Triage è uno strumento molto importante nel sistema di Pronto Soccorso e rappresenta un elemento importante per il miglioramento continuo della qualità. Gli indicatori e gli standard vanno tenuti sotto controllo semestralmente ed eventuali manovre correttive vanno messe in atto dal Direttore del Pronto Soccorso, dai Coordinatori infermieristici e dal Gruppo di lavoro Medico-Infermieristico al fine di fornire al paziente, che è sempre al centro del sistema, la migliore assistenza possibile. - 106 - Bibliografia 1. Accordo tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome sul documento di linee-guida sul sistema di emergenza sanitaria concernente: «Triage intraospedaliero (valutazione gravità all'ingresso). Pubblicato nella Gazz. Uff. 7 dicembre 2001, n. 285. 2. Accordo tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante: «Linee-guida su formazione, aggiornamento e addestramento permanente del personale operante nel sistema di emergenza/urgenza». Pubblicata nella Gazz. Uff. 25 agosto 2003, n. 196, S.O. 3. “Approccio alla qualità in Sanità secondo le ISO 9000” Esperienza al 118 di Mantova Di Monica Gavioli, Infermiera c/o 118 di Mantova Azienda Ospedaliera “C.Poma”. Pubblicata su InfermieriOnline.net il 24.05.04 4. “Atti dei congressi nazionali ANIARTI 1998” Sessione 3 relazione 8 A.F.D. Patrizia Leali, IP Sonia Beretti (relatrice) SSUEm Centrale Operativa 118, Spedali Civili (Brescia) 5. Conferenza Stato-Regioni pubblicata con Decreto del Ministero della Sanità su G.U. del 17/5/96 6. Decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992 7. Decreto del Presidente della Repubblica 128/69 8. Delib.G.R. 16-10-2001 n. 188 Revisione requisiti dell'accreditamento per il "pronto soccorso ospedaliero": parziale modifica dell'allegato 1 della Delib.C.R. 26 luglio 1999, n. 221 e dell'allegato 3 della Delib.C.R. 1° febbraio 2000, n. 30. Pubblicata nel B.U. Toscana 24 aprile 2002, n. 17, parte seconda, supplemento n. 71. - 107 - 9. Delib.G.R. 15-2-1999 n. 133 Accreditamento delle strutture pubbliche e private che erogano prestazioni in regime ambulatoriale, di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e/o diurno per acuti e delle strutture che erogano prestazioni in regime residenziale, a ciclo continuativo e/o diurno Approvazione requisiti e procedure. Pubblicata nel B.U. Calabria 5 marzo 1999, n. 20 10. Delib.G.R. 17-1-2005 n. 23 Definizione di requisiti specifici ai sensi dell'art. 8, comma 1 della L.R. n. 34/1998, per l'accreditamento delle strutture sanitarie e dei professionisti dell'Emilia-Romagna. Pubblicata nel B.U. Emilia-Romagna 24 febbraio 2005, n. 39. 11. Delib.G.R. 29-4-2002 n. 395 Approvazione procedura e istanza per la richiesta di accreditamento dei presìdi sanitari e sociosanitari pubblici e privati, versione aggiornata del ''Manuale per l'accreditamento'' nonché disposizioni relative all'avvio dello stesso. Pubblicata nel B.U. Liguria 29 maggio 2002, n. 22, parte seconda, S.O. 12. D.M. 15-05-1992 Criteri e requisiti per la codificazione degli interventi di emergenza 13. DPR 27/3/92 “Atto di indirizzo e coordinamento delle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza” 14. “Esperienza di Benchmarking Regione Emilia Romagna” di Angela Bruni 15. “Il Pronto Soccorso si rinnova: Accessi più appropriati, soluzioni alternative, nuove regole per il ticket”. Assessorato alla Sanità regione Emilia Romagna 16. “il Triage in Pronto Soccorso” Maria Antonietta Bressan, 2003. 17. “Il Triage Infermieristico in Pronto Soccorso. La situazione nelle strutture di PS e DEA in Piemonte”. Cecilia Deiana, Daniele Marchisio, Carlo Valenzano, Germana Zollesi. - 108 - 18. “Joint Commission International Accreditation: Standards Only” 2nd Edition 19. “la valutazione del sistema di Triage” – preparato da A. Morichetti (Macerata); A. Salvi (Ancona); Elaborato da D. Braglia (Reggio E.) 20. Legge 13 marzo 1958, n. 296 21. Legge della Regione Piemonte 12/12/97 n. 61 “Norme per la programmazione sanitaria e per il Piano Sanitario Regionale per il triennio 1997 - 1999” 22. “L’Infermiere nell’emergenza extra ed intraospedaliera” IP Alessandro Menghini CO 118 – Viterbo IP Desolina Vacca UO Pronto Soccorso Ospedale Belcolle Viterbo 23. “Linee guida medicina d’urgenza e pronto soccorso Latina”. C.O. 118, 2006 24. “Linee guida per una corretta realizzazione del Triage infermieristico in un D.E.A. di II livello”. A.C.O. San Filippo Neri, Roma. Dipartimento di Emergenza-Accettazione, U.O. di Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso. Roberto Magnanimi e Stefania Magnanimi. 25. Linee Guida sul “Triage intraospedaliero” per gli utenti che accedono direttamente in Pronto Soccorso, emanate dal Ministero della Salute d’intesa con i Presidenti delle Regioni. G.U. (serie generale) N.285 del 7/12/2001 26. “Manuale per l’accreditamento delle strutture e delle attività sanitarie e socio-sanitarie svolte da soggetti pubblici e privati”.(approvato con delibera della Giunta regionale n. 1232 in data 26 aprile 2004) 27. “Ospedale e utente: qualità percepita 2004” - report a cura di dott.sa L. Barberis e dott.sa L. Iamele Ospedali Riuniti di Bergamo. - 109 - 28. “Patente di qualità per l’ospedale di Trento”. Il sole 24 ore, 19 settembre 2005 29. “Relazione conclusiva”. Gruppo di lavoro valutazione triage. A.O. San Paolo Milano 2005 30. “Rapporto sulla rilevazione della soddisfazione degli utenti dei servizi sanitari”. Regione Lombardia 2005 31. “Riordino della disciplina in materia sanitaria” D.L. 502 del 1992 32. “Standard strutturali e tecnologici, organizzativi e di personale delle Strutture di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza” Società Italiana Medicina d’Emergenza-Urgenza 33. “Triage di Pronto Soccorso” Edizione 2003 ASS 4 Dipartimento Emergenza - S. Daniele del Friuli 34. “Triage infermieristico” 2° edizione G.F.T. McGraw Hill 35. “Triage: il pace-maker del pronto soccorso” tesi di laurea di Massimo Cariolato Università degli Studi di Padova A.A.2001/2002. 36. “Triage: presente e futuro” Dott. Vito Giustolisi - Dott. Clemente Giuffrida Azienda Osp.Vittorio EmanueleFerrarotto- S. Bambino Catania 37. University Of Michigan Hospitals And Health Centers Emergency Department: “Prioritization of Patients Seeking Care in the Emergency Department (Triage Priority)” maggio 1999 38. http://www.aniarti.it marzo 2006 39. http://www.diritticittadino.it/14diritti.htm marzo 2006 40. http://www.eurom.it/medicina/e/e14_3_33.html marzo 2006 41. http://www.jointcommissioninternational.com marzo 2006 - 110 - 42. http://ministerodellasalute.it 43. http://www.nir.it marzo 2006 settembre 2006 44. http://www.nursesarea.it/Triage/concteorici.htm marzo 2006 45. http://www.nursesofemergency.org marzo 2006 46. http://www.sdf.unige.it/documenti/triage.pdf settembre 2006 47. http://www.Triage.it marzo 2006 48. http://www.triageinfermieristico.com marzo 2006 - 111 - Allegati: QUESTIONARIO PER GLI INFERMIERI CHE SVOLGONO L’ATTIVITÀ DI TRIAGE Gentile Infermiere, sono uno studente dell’ultimo anno del corso di Laurea in Infermieristica presso l’Università di Pavia e le chiedo cinque minuti del Suo prezioso tempo per compilare il presente questionario, in forma del tutto anonima, collaborando così ad evidenziare eventuali carenze al fine di migliorare il servizio. Ringrazio sentitamente per la collaborazione. 1. Sesso : M F 2. Da quanti anni svolge la sua professione presso questa unità operativa? Meno di 2 anni oltre 10 anni da 2 a 5 anni tra 5 e 10 anni 3. Quanti corsi completi sul triage ha frequentato? Solo uno oltre 5 tra 2 e 3 tra 3 e 5 4. Da 0 a 10 quanto le piace svolgere l’attività di triage? 0 9 1 10 2 3 4 5 6 7 8 5. Da 0 a 10 quanto si sente soddisfatto nel svolgere l’attività di triage? 0 9 1 10 2 3 4 5 6 7 8 6. Vi si presenta una donna di 35 anni, in stato confusionale insorto con Tc 39.5 °C, PA 120/80 mmHg, Fc 110 batt/min ritmico GCS 12, Anamnesi muta. Quale codice le attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Giallo Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? - 112 - Verde Bianco 7. Vi si presenta un uomo di 70 anni, iperteso in terapia con Enapren 5 mg/die, giunge in Pronto Soccorso per episodio di vertigine in atto associato precedentemente a nausea della durata di circa 30 minuti risoltosi spontaneamente. Parametri vitali nella norma. Quale codice gli attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 8. Vi si presenta una donna di 65 anni che riferisce dolore lombare insorto da circa un’ora in assenza di traumi o sforzi. Riferisce come unica patologia di rilievo nota la presenza di aneurisma dell’aorta addominale. Presenta PA 90/70 mmHg, Fc 120 batt/min ritmico. Quale codice gli attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 9. Vi si presenta un uomo di 35 anni, cefalalgico noto, riferendo cefalea con caratteri abituali presente da 3 giorni. Ha assunto terapia abituale senza beneficio. Quale codice gli attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 10. Vi si presenta un uomo di 64 anni, riferendo dolore addominale in seguito ad incidente stradale. Parametri vitali nella norma. Riferisce d’esser in trattamento anticoagulante con Coumadin. Quale codice gli attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 11. Vi si presenta un uomo di 74 anni, per episodio di vertigine in atto associato precedentemente a nausea della durata di circa 50 minuti risoltosi spontaneamente. Parametri vitali nella norma. - 113 - Quale codice gli attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 12. Vi si presenta un uomo di 54 anni che riferisce dolore lombare descritto come lancinante insorto da circa un paio d’ore in assenza di traumi o sforzi. Riferisce come unica patologia di rilievo nota la presenza di aneurisma dell’aorta. Presenta PA 80/60 mmHg, Fc 120 batt/min ritmico. Quale codice gli attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 13. Vi si presenta una ragazza di 25 anni, con ciclo mestruale, cefalalgica nota, riferendo cefalea con caratteri abituali presente da 2 giorni. Ha assunto terapia abituale senza beneficio. Quale codice gli attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 14. Vi si presenta un uomo di 45 anni, in stato confusionale, GCS 12. Presenta Tc 39.8 °C, PA 140/80 mmHg, Fc 90 batt/min ritmico. Anamnesi muta. Quale codice le attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 15. Vi si presenta una donna di 44 anni, riferendo dolore addominale insorto in seguito ad una brusca caduta. Perametri vitali nella norma. Riferisce d’esser in trattamento anticoagulante con Sintrom. Quale codice gli attribuireste seguendo le linee guida della vostra struttura? Rosso Bianco Giallo - 114 - Verde Cosa l’ha portata ad attribuire questo codice? 16. Spiega ad ogni utente che le si presenta che avrà accesso alle sale seguendo i principi del triage? Si, sempre No, ma indico la cartellonistica ove reperire le informazioni No, mai. Vorrei, ma non ce ne è il tempo necessario. 17. Comunica ad ogni utente il relativo codice colore assegnato? Si, sempre. No, mai. Qualche volta Vorrei, ma non ce ne è il tempo necessario - 115 - QUESTIONARIO PER L’UTENZA CHE AFFERISCE AL SERVIZIO DI PRONTO SOCCORSO Gentile utente, sono uno studente dell’ultimo anno del corso di Laurea in infermieristica presso l’Università di Pavia e le chiedo cinque minuti del Suo prezioso tempo per compilare questo questionario, in forma del tutto anonima, collaborando così ad evidenziare eventuali carenze al fine di migliorare il servizio. Ringrazio sentitamente per la collaborazione. 1) Ha ricevuto tutte le informazioni che riteneva opportuno chiedere dagli infermieri posti all’interno del Box d’accettazione? SI in parte NO 2) Terminata la registrazione anagrafica, l’infermiere le ha detto che codice le era stato assegnato? SI …………… NO Se si quale? 3) Secondo lei, le è stata fornita tutta l’assistenza che riteneva avere bisogno secondo le sue esigenze? SI in parte NO 4) ha riscontrato negli operatori come unico obiettivo, il desiderio di guarirla e migliorare il Suo stato di salute? SI in parte - 116 - NO - 117 -