Comune di San Giovanni La Punta
(Provincia di Catania)
RELAZIONE DEL DIFENSORE CIVICO AL CONSIGLIO
COMUNALE
ANNO 2009
Ill.mo sig. Presidente del Consiglio Comunale e ill.mi sigg.ri Consiglieri
Ill.mo sig. Sindaco
Ill.mo sig. Segretario Comunale
INTRODUZIONE.
Apro questa mia ultima relazione al Consiglio Comunale con un commento positivo
del lavoro svolto in questi tre anni di difesa civica a favore dei cittadini che hanno
ritenuto l’utilità di questo prezioso strumento di mediazione e di difesa dei diritti.
Una nota negativa, invece, è data dall’assenza, nel nostro Paese, di una legge unitaria
in materia, valevole su tutto il territorio nazionale, lasciando ancora agli enti locali la
facoltà di istituire o meno tale figura di tutela e garanzia.
Si parla tanto di diritti delle persone, di qualità e stili di vita, di politiche dirette ad
una concezione più dinamica e moderna delle tutele, ma c'è uno scarto evidente tra i
principi enunciati dalla nostra Costituzione, dalle Leggi di questo Stato e la prassi
politico amministrativa, commerciale ed imprenditoriale.
A questo scarto sono riconducibili, direttamente o indirettamente, molti dei problemi
che riguardano i rapporti dei singoli cittadini con la pubblica amministrazione:
quando si rivolgono ad una struttura sanitaria, quando chiedono il rilascio di un
documento di riconoscimento, il rilascio di documentazione amministrativa, quando
devono acquistare o costruire una casa, quando devono allacciare un’utenza, quando
richiedono di poter usufruire di servizi, ecc….
Le richieste e le aspettative, legittime o presunte tali, quando non sono adeguatamente
rappresentate e garantite, generano una domanda di tutela; domanda che si gioca
anche attorno alla difesa civica, come funzione sociale e come istituto giuridico.
Una concezione moderna di Pubblica Amministrazione, attuale ed al passo con i
tempi, capace di affrontare e dare risposte alle nuove esigenze, idonea a proporre
soluzioni adeguate alle richieste e alle aspettative, deve mettere al centro l'interesse
pubblico, concependolo come l'amalgama degli interessi e delle esigenze dei singoli
individui all'interno di una realtà sociale, ed i parametri di riferimento, quali
l'efficienza, l'efficacia, l'economicità, non possono più costituire il fine, semmai il
mezzo, la modalità e l'orientamento operativo di un amministratore moderno.
In questa ottica, un contatto diretto e quotidiano con i problemi concreti delle
persone, con le criticità, con le domande di tutela, consentono al difensore civico di
descrivere in modo attendibile e puntuale le problematiche più rilevanti con le quali si
misura un'amministrazione locale, viste con gli occhi degli amministrati.
Dovunque si sia affermato, l’istituto della difesa civica ha introdotto uno strumento di
verifica, atto sia a rompere il costume della autoreferenzialità della Pubblica
Amministrazione, che a garantire la presenza critica degli elettori al fine di
salvaguardare – come vuole anche l’attuale Costituzione italiana all’art. 97 – “il buon
andamento e l’imparzialità dell’Amministrazione”.
SULL’ABOLIZIONE DEL DIFENSORE CIVICO.
E’ con un sentimento di tristezza, e di disagio civile, che prendiamo atto che la difesa
civica, quella comunale, vale a dire la più vicina ai cittadini, in Italia, nel dicembre
2009 è stata legislativamente abolita!
Trattasi della legge cosiddetta finanziaria, la quale, essendo stata presentata con
richiesta del voto di fiducia, è legge “blindata”, nella quale può pertanto essere
inserito tutto quanto si voglia veder sottratto alle lungaggini della discussione od alle
temibili conseguenze di essa.
L’inserimento, nella predetta legge, della norma repressiva della difesa civica
comunale è stato implicitamente giustificato in una peraltro necessaria politica di
risparmio della spesa.
E’ questa una conseguenza la quale segnala un pesante vuoto culturale: è un pericolo
il quale non appare avvertito né dalla classe politica, né da chi – a livello
massmediatico - ha il compito della informazione.
La ratio della soppressione è stata invece seguita fino a porsi in pieno contrasto con le
risoluzioni dell’Unione Europea (rivolte ad assicurare la tutela non giurisdizionale dei
cittadini in sede amministrativa) e con principi tuttora costituzionalmente previsti in
Italia, soprattutto in materia di autonomie locali, ove la predetta ratio giunge a ledere
quella potestà statutaria dei singoli comuni che è un vanto dei paesi
democraticamente più evoluti.
E’ chiaro inoltre, che in sede di discussione, ancora aperta in tema di autonomie
locali, è teoricamente possibile il verificarsi di iniziative di riesame del
provvedimento repressivo in questione, preso con tanto frettolosa urgenza.
E’ da aggiungere, per completezza, che la soppressione dell’Istituto è stata prorogata
di un anno, di modo che nei Comuni delle Regioni a Statuto Ordinario tale Istituzione
dovrebbe venire meno a partire dal 2011, fermo restando, per le Regioni a Statuto
Speciale, tra le quali vi è la nostra, la facoltà di recepire la legge nazionale e renderla
obbligatoria anche sul nostro territorio regionale.
IL DIFENSORE CIVICO A SAN GIOVANNI LA PUNTA.
Per le ragioni sopra esposte, ritengo che, in definitiva, l’istituto della difesa civica
nella nostra cittadina, che, come detto in precedenti scritti, da qualche tempo ormai si
è proposta come importante e strategico crocevia di un hinterland catanese che vuole
crescere e svilupparsi nei suoi vari aspetti economico-sociale e giuridicoamministrativo, deve rappresentare un riferimento preciso e sicuro di quanti maturano
la consapevolezza e la cultura della mediazione e della soluzione, in tempi
ragionevolmente celeri, dei problemi e dei conflitti, ancora prima che essi approdino
sui già affollati e stipati tavoli della magistratura.
Ed invero, una partenza alquanto lenta della nuova figura nel corso del primo anno,
dovuta soprattutto alla misconoscenza popolare dell’Istituto e alla novità della sua
introduzione, ha visto, nei due anni successivi, un discreto graduale incremento, ma
non ancora la sua assoluta affermazione, che, siamo sicuri, non tarderà ad arrivare.
A mio modesto avviso, per rendere ciò possibile, è indispensabile una fattiva
collaborazione tra tutte le forze politiche e istituzionali del paese. Occorre, cioè,
abbandonare la cultura della diffidenza e del clientelismo, e, al suo posto, fare nascere
una nuova cultura della fiducia e della partecipazione sincera e condivisa, in maniera
da indirizzare il cittadino verso quella figura, professionalmente preparata e
istituzionalmente preordinata alla tutela, ad ampio raggio, dei suoi diritti ed interessi
legittimi, quale è appunto la difesa civica, messa a disposizione da parte
dell’amministrazione per venire incontro alle svariate esigenze della popolazione.
L’OPERATO: le iniziative e i rapporti con il mondo esterno.
Dopo queste brevi, ma sentite, considerazione sulla figura e sul ruolo del Difensore
Civico, è doveroso esporre all’On.le Consiglio Comunale, anche se per grandi linee, il
lavoro da me svolto nel corso dell’anno 2009.
Come è già avvenuto negli anni precedenti, anche quest’anno la Difesa Civica di
questo Comune si è rivolta alle diverse componenti del mondo politico e sociale,
culturale e scolastico, con l’intento di perseguire l’interesse generale della comunità
puntese in un intreccio di incontri, contatti e scambi culturali di sicuro, utile e gradito
impatto sociale.
Ed è proprio nel segno della difesa di questi interessi e nella consapevolezza della
funzione di informazione e di notizia, sempre aggiornata, che deve caratterizzare un
istituto di garanzia, quale è appunto la difesa civica, che all’inizio dell’anno ho
organizzato un convegno, articolato in due incontri, sul tema delle tutele e dei
rimedi che la legge vigente appresta a difesa dei diritti dei consumatori e contro
le pratiche commerciali fraudolente o comunque scorrette, facendo distribuire, a
conclusione dell’incontro, un opuscolo-guida come strumento di comoda e pratica
consultazione a diretta disposizione del consumatore per le ricerche e gli impieghi del
caso.
Non sono mancati, poi, gli incontri periodici con gli altri colleghi difensori civici
dell’hinterland catanese per lo scambio di opinioni, per gli aggiornamenti e per i
confronti, ma soprattutto per dialogare con le autorità (Prefetto, Presidente della Corte
d’Appello) e con i gestori dei servizi pubblici(ato, acoset) sui modi più fruttuosi di
affrontare insieme i problemi maggiormente avvertiti dalle collettività intercomunali
e provinciale.
E’ stato avviato un interscambio culturale e informativo con associazioni di
categoria e sindacali e con organizzazioni locali vicine a partiti politici nazionali.
E’ stata attivata una collaborazione fattiva tra Scuola e Territorio intesa a
promuovere una cultura della legalità finalizzata alla consapevolezza ed
all’educazione degli studenti al rispetto delle regole elementari di convivenza civile
ed alla cura e difesa dell’ambiente e del patrimonio urbano, artistico e culturale.
A tale proposito, nel mese di Novembre u.s. ho avuto il piacere di organizzare, presso
l’Istituto tecnico-industriale Galileo Ferraris di San Giovanni La Punta e sotto l’alto
patrocinio dell’UNESCO, l’evento dal titolo “Città e Cittadinanza”, che ha visto
personale docente, alunni delle quarte e quinte classi e dirigenti dell’amministrazione
comunale, Sindaco in testa, relazionare e discutere degli scottanti temi della tutela
dell’ambiente, come momento di una riflessione partecipata sui destini della futura
umanità nell’ambito di una crescita e di uno sviluppo economico e sociale ecosostenibile. La manifestazione ha avuto sicuramente lo scopo di sviluppare negli
individui come nelle collettività, negli enti locali come nelle scuole un’azione
sinergica finalizzata ad una città ecologica e solidale, fondata su nuovi stili di vita,
improntati su una cittadinanza consapevole, responsabile e partecipata.
Dopo le relazioni del Sindaco, del Difensore Civico e di alcuni docenti sulle
tematiche del giorno, i dirigenti dell’amministrazione comunale di San Giovanni La
Punta si sono intrattenuti sul valore e sulla utilità del piano regolatore generale del
paese come momento educativo dei cittadini al rispetto delle regole poste a
salvaguardia di un organico e ordinato sviluppo urbano ed extraurbano del territorio
in un razionale equilibrio fra aree verdi e porzioni del territorio destinate ad altro uso.
Un’altra pregevole iniziativa, organizzata di concerto tra il Presidente della Consulta
Provinciale degli Studenti e il Difensore Civico e patrocinata dall’Istituto scolastico
“G. Ferraris” e dal Comune di San Giovanni La Punta, sarà quella che vedrà il
28/04/2010 p.v., scuola e territorio ancora insieme ad assistere e commentare la
giornata della creatività, dove artisti, studenti, cantanti, gruppi musicali si
confronteranno in una intensa giornata dedicata alla creatività giovanile.
Non sono mancati gli incontri con i dirigenti del servizio idrico per ricordare e
sollecitare l’impegno del gestore a mettere in cantiere un efficace piano di
ristrutturazione, di potenziamento e di manutenzione della attuale rete di
distribuzione, assolutamente insufficiente ed obsoleta, che sia in grado di fronteggiare
e superare, specie durante la stagione estiva, il grave disagio della penuria d’acqua.
Nell’assenza, purtroppo, di una chiara ed univoca volontà politica di porre mano ad
un piano di effettivo superamento della problematica sociale sottesa alla gestione
dell’acqua come servizio pubblico di primaria necessità, non ci rimane, al momento,
che restare fermi nella nostra posizione di difesa ad oltranza dei diritti dell’intera
collettività, senza mai abbandonare “la lotta” intrapresa. L’intervento sostitutivo delle
autobotti, che è quanto siamo riusciti per ora ad ottenere, non deve rappresentare per
noi la soluzione definitiva dell’antico problema, ma deve costituire una eccezione
temporanea che valga ad impegnare la società consortile a porre in essere quegli
interventi adeguati e definitivi che la popolazione si aspetta ormai da diversi anni.
Intensi colloqui ho intrattenuto, inoltre, con i commissari straordinari dell’IACP
di Catania per sensibilizzare la loro attenzione verso i tantissimi problemi di carenza
di manutenzione e di pericolosità e fatiscenza delle strutture e degli impianti, che
presenta il gruppo di alloggi di edilizia residenziale pubblica ubicata in via Morgione
n.27. Ed invero, dopo avere organizzato delle riunioni con i vertici dell’Istituto,
abbiamo ottenuto la loro disponibilità a prendere in considerazione l’opportunità di
stilare un programma di interventi tesi a migliorare le condizioni di vivibilità di quei
luoghi. Come primo atto, l’IACP ha mandato un suo tecnico per redigere un’ampia
relazione nella quale fare il punto della situazione. Subito dopo.ha fatto sostituire
l’impianto di fornitura dell’acqua potabile, rimuovendo i vecchi serbatoi di scorta in
materiale eternit, rimpiazzandoli con nuovi contenitori a norma di legge.
E’ di questi giorni la notizia di un altro incontro fissato presso l’Istituto per continuare
il cammino intrapreso.
L’OPERATO: le richieste di intervento.
Per quanto attiene al lavoro più propriamente di scrivania, posso dire che le richieste
presentate all'ufficio del difensore civico hanno riguardato i tanti settori dell’attività
amministrativa soprattutto con riferimento alla materia dei tributi, della viabilità,
dell’urbanistica, dei lavori pubblici, della manutenzione e dei servizi sociali.
Tutte le richieste sono state trattate con la solita professionalità e riservatezza.
Alcune richieste hanno comportato anche la convocazione del personale e del
dirigente presso l’ufficio per meglio capire, chiarire ed affrontare insieme talune parti
dell’atto e/o del provvedimento che meritavano un maggiore approfondimento al fine
di dare impulso e soluzione alla pratica sottoposta al mio esame.
In altri casi, invece, è stata l’attività dell’ufficio che, in tempo reale ed alla presenza
dello stesso richiedente, ha chiarito e, in certi casi, esitato la questione ad esso
sottoposta.
Posso dire che da parte dell’amministrazione vi è stata una buona collaborazione e
altrettanta disponibilità a ricercare le giuste soluzione alle problematiche prospettate.
I casi non risolvibili mercè il mio intervento, sono stati lasciati alla libera
determinazione del cittadino al quale è stata indicata l’eventuale via da seguire.
Alcune richieste, che comportavano l’adozione di provvedimenti verso terzi, sono
tuttora in corso. Altre questioni, riguardanti in particolare la carenza del servizio di
pulizia e scerbamento delle strade, in parte sono state evase ed in parte stanno
incontrando la inevitabile lentezza e, spesso, l’inadempienza, dovute alla grave crisi
che attraversa la nostra ATO, cui compete il servizio.
Non sono mancate le note dirette alla Presidenza del Consiglio, al Segretario e
soprattutto al capo dell’amministrazione comunale con le quali ho evidenziato
disfunzioni e ritardi nella gestione di taluni servizi.
Le più ricorrenti sono state le richieste di chiarimenti, pareri e consulenze in difesa
dei propri diritti di cittadini utenti, consumatori e contribuenti.
Per queste ultime non mi sono avvalso della compilazione della scheda di intervento,
in quanto si è trattato di consulenza che si è esaurita quasi sempre in una sola seduta.
Su tutti, il tema dei rifiuti urbani è stato quello che ha polarizzato l’attenzione di
cittadini, lavoratori, politici, tecnici e gente che a vario titolo hanno rivendicato il
diritto ad un ambiente sicuro e pulito. Il delicato settore mi ha visto promotore di
varie iniziative e incontri con le autorità comunali e con i vertici della società gerente,
negli innumerevoli ed estenuanti tentativi di instaurare un dialogo costruttivo,
finalizzato alla soluzione del gravissimo problema, che interessa la collettività in
generale e la comunità puntese in particolare.
Quella stessa comunità che ha subito il totale peso di una attività vessatoria, inaccorta
e disorganizzata, ad opera di una società, che si è fatta guidare dalla più bieca
intolleranza e dalla più becera insofferenza verso le istanze anche le più semplici e di
immediata soluzione, infliggendo notevoli disagi a tutta la popolazione dei
contribuenti.
I gestori del servizio non hanno cambiato passo nemmeno dinanzi agli odiosi e
incivili assembramenti notturni degli utenti disperati, che si sono riversati davanti
all’unico front-office dell’ATO per ambire a quella prenotazione, l’unica in grado di
metterli in condizione di esternare le proprie rimostranze e contestazioni.
Due sono state le maggiori problematiche da me affrontate sia con scritti indirizzati
alle competenti autorità e sia con incontri e tavoli tecnici tenuti con tutte le parti
sociali per ricercare soluzioni pratiche e rapide in favore della massa dei contribuenti.
Il primo grande problema affrontato è stato quello che ha riguardato la inammissibile
imposizione del dovere, a carico del contribuente, di vigilare attentamente e
continuamente sulla esatta indicazione, in fattura, delle variabili soggettive
(componenti famiglia) e oggettive (superficie dell’immobile), sotto comminatoria di
sanzioni e penali; in altre parole, se il contribuente, in presenza di errori e/o
omissioni, non avvia tempestivamente le pratiche di correzione e rideterminazione del
tributo dovuto, sfidando le file interminabili, i rigori invernali e la perdita delle
giornate di lavoro, sarà costretto a pagare l’importo richiesto con l’avviso notificato,
anche se scorretto, ovvero, in alternativa, a presentare ricorso avanti la Commissione
Tributaria Provinciale, provvedendo ugualmente, nelle more della definizione del
processo, a pagare il tributo richiesto, per non andare incontro alle conseguenze
ancore più dispendiose e gravemente pregiudizievoli degli atti cautelari(fermo
amministrativo e ipoteca) ed esecutivi(vendita).
Circa la tenutezza: è indiscutibile che l’incombente di esporre in fattura i dati corretti
e aggiornati del contribuente grava sul gestore, in quanto, per legge e soprattutto per
contratto, è a questi che compete integrare la banca dati e mettere in campo le
strategie necessarie per eseguire i normali accertamenti, che non sono sicuramente
quelli recapitati a tappeto a tutti i contribuenti a partire dal 2008 per contestare
l’omessa o insufficiente comunicazione di occupazione dei locali ai fini della
determinazione della TIA.
Qui il gestore cosa ha fatto? Prima di tutto ha recapitato le fatture TIA dal 2004 al
2008, attingendo agli elementi ricavabili dalla banca dati in suo possesso. Ha atteso
che il contribuente pagasse la fattura senza nulla contestare in ordine all’errata
indicazione della superficie e/o del numero dei familiari, e successivamente, senza
preavviso alcuno o campagna d’informazione adeguata, ha spedito, in perfetta mala
fede, migliaia di lettere con le quali ha contestato al contribuente la tenutezza al
pagamento di una somma integrativa scaturente dalla rettifica eseguita d’ufficio sugli
elementi personali e oggettivi dell’occupazione dei locali.
Ma vi è di più. Il contribuente non deve pagare solamente l’integrazione, ma deve
sobbarcarsi l’onere del pagamento di una penale, degli interessi di mora e delle spese
di notifica. Ma la cosa oltremodo grave è che queste spese sono state richieste non già
e non solo per il primo atto di contestazione, ma anche per ciascun avviso che è stato
recapitato successivamente al primo. Sicchè, al contribuente è stato chiesto di pagare
tante volte la penale e le spese di notifica quante volte sono stati( e saranno) gli atti di
contestazione recapitati( e che saranno recapitati), e ciò sino alla normalizzazione dei
conteggi. Questa difesa Civica non solo ha elevato durissime proteste e veementi
contestazione, anche per iscritto, all’indirizzo della società d’Ambito, ma si è fatto
promotore di incontri e tavoli tecnici tesi proprio alla chiarezza, alla puntualizzazione
ed infine alla soluzione del problema, osservando come la società al più ( ma senza
recedere dal giudizio negativo sul comportamento scorretto e di mala fede espresso
sopra) avrebbe dovuto inviare, per il triennio verificato, una sola lettera di
contestazione, visto che l’accertamento è stato fatto nel 2009 e cioè successivamente
alla chiusura finanziaria degli esercizi 2004-2006, ed applicare, quindi, una sola volta
la penale nella misura più favorevole al contribuente.
I due incontri da me organizzati nel 2009 e nel 2010 presso i locali del Comune,
hanno visto la partecipazione delle associazioni dei consumatori e dei contribuenti e
quelle dei sindacati, oltre che dei vertici della Simeto Ambiente e del Sindaco.
In quella ultima del 2010 vi è stata anche la gradita e importante presenza di qualche
Consigliere Comunale.
Nel primo caso, il Presidente Garozzo, che purtroppo abbiamo perso in questi ultimi
mesi, ed al quale va la mia personale stima per l’uomo e per il professionista, ha
mostrato grande apertura, promettendo i necessari e opportuni interventi, che non
hanno avuto un seguito a causa delle sue inattese dimissioni.
Nel secondo caso, l’amministratore delegato geom. Liggeri, dopo un’approfondita
disamina dei criteri economici, che permettono la determinazione del tributo, ha
aggiornato i presenti sul piano deliberato dall’assemblea dei soci durante la seduta del
30/12/09, che avrebbe consentito a tutti gli utenti di usufruire di notevoli agevolazioni
riguardanti l’applicazione delle sanzioni per omessa dichiarazione dei locali ai fini
Tia. Ha annunciato inoltre la soppressione del pagamento dell’IVA sulla Tia in
ossequio alla sentenza della Corte Costituzionale.
Ha concluso promettendo di conguagliare i pagamenti integrativi degli avvisi degli
anni 2004-2006 con l’avviso relativo all’anno 2007, e senza che, in quest’ultima,
trovassero posto spese per penali e interessi. Nulla sarebbe avvenuto per gli anni
successivi, in quanto si contava di andare a regime delle correzioni a partire
dall’emissione del 2008.
All’inizio di quest’anno, purtroppo, il front-office dell’ATO ha dovuto registrare
nuovamente le lunghe code dei contribunenti che andavano a protestare per avere
ricevuto la fattura Tia 2009 con i dati soggettivi e oggettivi invariati, nonostante, cosa
assai grave, le ricevute emesse dal front-office medesimo che attestavano le avvenute
correzioni con data di parecchio precedente l’emissione delle fatture 2009.
Si è visto in questo atteggiamento, un ritorno alle antiche vessazioni: tutti temono che
la Simeto Ambiente fra non molto recapiterà, anche per il tributo 2009, l’avviso di
contestazione per l’omessa o insufficiente dichiarazione di occupazione, con le spese
di notifica, con gli interessi e la penale.
La legittima e fondata preoccupazione è stata fatta oggetto di mie ripetute
sollecitazioni con le quali ho richiamato l’ATO ad emettere un semplice comunicato
con il quale avvisare i contribuenti che l’avviso di integrazione del pagamento del
2009, nel suo preciso e definitivo ammontare, sarà inviato senza alcuna spesa
aggiuntiva.
Ad oggi non ho registrato alcun comunicato ufficiale, se non la dichiarazione che tale
comunicazione sarà inserita all’interno del giornalino che nei prossimi giorni sarà
spedito alle famiglie puntesi. E gli altri contribuenti di fuori paese?????
Consapevoli dell’estrema e insopprimibile necessità che la TIA venga pagata e che
non si debba assistere ancora a quell’orribile scempio naturale dei cumuli di
spazzatura che, oltre ad ingombrare le strade al limite della loro percorribilità,
infestano l’aria e deturpano e inquinano l’ambiente, sarebbe opportuno che la Simeto
assuma un comportamento ben preciso che ponga fine alla spirale di conflitti non
certamente innescati dai contribuenti. Sarebbe opportuno, per esempio, un
azzeramento di tutti gli errori che sono stati commessi nel passato, e da lì ripartire per
un nuovo percorso, immune da vizi, da errori e da disattenzioni. La riforma varata dal
governo regionale che prevede la riduzione a 10 degli ATO e l’affidamento delle
competenze ai Consigli Provinciali, possono rappresentare un primo importante passo
verso il ritorno all’antico regime di riscossione che potrà certamente consentire una
gestione completa dell’accertamento e un migliore controllo dei costi del servizio
anche attraverso la lotta all’evasione e all’elusione fiscale e al potenziamento della
raccolta differenziata.
Sino a quando la gestione completa non tornerà ai Comuni, non si intravedono
spiragli di soluzioni positive, atteso che a fronte di una imposizione ritenuta
assolutamente vessatoria e illegittima e che si vuole combattere soprattutto con i
ricorsi alla magistratura, vi è la chiara e innegabile esigenza di garantire in qualunque
modo l’espletamento del servizio, per evitare il ripetersi della tragedia campana.
Da tutto ciò scaturisce un monito: la cosa pubblica, e con ciò facciamo riferimento a
tutti i servizi pubblici di prima necessità, compresa l’acqua, deve essere gestita dagli
Enti che sono più vicini alle esigenze della popolazione, cioè i Comuni.
Solo così acquista
significato quel decentramento amministrativo previsto dai
compilatori della nostra Carta Costituzionale, allorquando hanno dato vita
all’autonoma gestione degli enti territoriali locali, e solo così acquista effettività quel
principio di sussidiarietà che mira ad una decisa inversione di tendenza nei rapporti
centro - periferia. Tale principio, che deriva dall'ordinamento dell'Unione europea,
così come previsto dalla legge 59/97 (cd. legge Bassanini), ha realizzato
un'attribuzione dei compiti di gestione amministrativa della cosa pubblica alla
struttura più vicina ai soggetti governati, lasciando alle strutture amministrative
sovraordinate soltanto quelle funzioni che, per loro natura, non possono essere svolte
da soggetti istituzionali diversi dallo Stato.
Il Governo della nostra Regione, pur se incamminata attraverso una via che potrebbe
portare ad uno sbocco positivo, magari nel medio-lungo periodo, non riesce ancora a
trovare, purtroppo, una rapida e indolore soluzione, atteso che la sola legge sulla
riduzione degli ATO, a mio modesto avviso, non sposta ma soprattutto non risolve il
problema, che è e rimane il corretto e completo svolgimento del servizio integrato,
che può assicurare solo un’autorità locale, quell’autorità, cioè, che è stata eletta da un
corpo elettorale e che ad esso deve rispondere dell’amministrazione della città.
Per ultimo, prima di passare alle conclusioni, desidero spendere qualche parola per
taluni settori dell’amministrazione che, proprio per l’impatto immediato che essi
hanno nella collettività, necessitano della giusta e doverosa attenzione da parte di
coloro che sono preposti a garantire un ordinato e normale svolgimento dei servizi ad
essi affidati.
Fermo restando il mio giudizio che sulla viabilità moltissimo si è fatto, ma che,
probabilmente, ancora tanto vi è da fare per garantire agli utenti della strada quelle
soluzioni che si aspettano da una città che, come più volte ho detto, è divenuta
crocevia di tutte le direzioni, vorrei dedicare poche righe agli altri settori, non meno
importanti, della manutenzione, dello spettacolo e dei servizi sociali.
Per i primi, auspico che l’amministrazione esegua gli opportuni interventi avendo
sempre presente l’interesse della collettività alla loro realizzazione, provvedendo
secondo le priorità e le necessità, così da vanificare e scoraggiare il ricorso a tale
servizio solo per fini campanilistici ed elettoralistici.
La città ha bisogno di crescere nel suo insieme e non debbono esistere
discriminazioni di quartieri, dove trovare zone sempre risplendenti, pulite,
manutenzionate e illuminate, e zone quasi prive di manutenzione o addirittura
ghettizzate. Qualcosa è stato fatto, grazie anche alle segnalazioni dei cittadini, ma
occorre fare di più, ma soprattutto bisogna sostituire alla mentalità della segnalazione
e della denuncia quella della prevenzione: non si deve segnalare, salvo casi
eccezionali, l’intervento, occorre attuare, perché ve ne sono i presupposti, un’azione
regolare e costante di monitoraggio dei luoghi, tesa alla tempestività dell’intervento.
Per il settore dello spettacolo, ribadisco quanto già scritto nelle mie precedenti
relazioni, e cioè che poche ma buone manifestazioni rendono meglio e di più di tante
altre mediocri e costosissime. Risparmiando i soldi delle tante feste e ricorrenze
sparse nell’arco dell’anno, si possono fare tante altre cose di sicura utilità sociale.
Tempo addietro, in uno dei tanti colloqui avuti con l’Amministrazione, ricordavo
come il nostro paese abbia cristallizzato ormai, o forse da sempre, la sua natura di
centro essenzialmente culturale e commerciale. Ed allora chiedevo, perché non
sforzarsi di ricercare partners e/o chiedere finanziamenti per la realizzazione di un
centro polifunzionale costituito da un teatro comunale, da un auditorium, da una sala
conferenze, da un palazzetto dello sport etcc…
Tutte opere, cioè, che arricchiscono e caratterizzano la nostra cittadina e la fanno
conoscere in Italia e in Europa non solo come la città degli ipermercati, ma anche la
città dove cultura, sport e spettacolo si intrecciano in un connubio di sicuro successo
artistico-culturale ed economico-sociale.
Per i servizi sociali, ho già avuto modo, nella precedente relazione annuale, di
richiamare l’attenzione sulla necessità che il regolamento, che disciplina gli strumenti
di accertamento e di verifica delle condizioni dei richiedenti, contenga una normativa
più penetrante e più incisiva in modo che da un lato servano a scovare le false
documentazioni e le mendaci dichiarazioni, e, dall’altro, a fare emergere le situazioni
che abbisognano veramente del sostegno economico e sociale dell’Ente pubblico.
Non solo colloqui o dichiarazioni ISEE, ma anche visite domiciliari, visure catastali e
ipotecarie, visure camerali, controlli finanziari.
E il discorso non vale solamente per i servizi sociali, ma va esteso a tutti i settori nei
quali è prevalente l’attività di erogazione del denaro pubblico e la riscossione dei
proventi e delle entrate tributarie.
Solo un impegno preciso nella direzione sopra enunciata da parte di tutte le forze
della politica e del lavoro potrà assicurare i frutti di una gestione perequata, sana ed
efficiente, lontano, quindi, da sospetti e dubbi sulla utilizzazione meramente
clientelare del potere.
In definitiva, maggiori e migliori controlli e accertamenti sono quelli che mi sento di
auspicare per un settore che gestisce, specie nei tempi durissimi che viviamo, un
delicato compito di cercare di moderare, con il proprio modesto apporto, i riflessi
negativi delle economie familiari delle categorie meno abbienti.
CONCLUSIONI.
Il consuntivo che posso tracciare alla conclusione del mio mandato, durato tre anni, è
sostanzialmente e complessivamente positivo.
La figura e il ruolo del difensore civico sta penetrando, anche se lentamente e con qualche
ritardo, nella cultura del cittadino puntese, che mai prima d’ora sapeva dell’esistenza di uno
strumento di difesa non giurisdizionale dei suoi diritti e interessi.
In un contesto politico, economico e sociale sempre più complesso e compromesso in cui le
distanze tra le classi sociali crescono, le posizioni in campo appaiono sempre più conflittuali
per gli enormi interessi in gioco, che non permettono di compiere scelte politiche improntate
al perseguimento dell’obiettivo primario degli interessi della collettività, riservando ampio
spazio alla tutela dei diritti dei cittadini economicamente più svantaggiati.
Il malessere economico e sociale acuisce lo scontro tra gli schieramenti contrapposti e innesca
un circolo vizioso, divenuto ormai fisiologico: da una parte il cittadino che chiede maggiori e
migliori servizi; dall’altra parte l’amministrazione, che per cercare di fronteggiare le
accresciute richieste deve procurasi i fondi inasprendo la leva fiscale e ricorrendo alla politica
dei tagli. Dato lo sbilancio a favore dell’amministrazione, il cittadino spesso incontra molte
difficoltà a farsi ascoltare perché il suo interlocutore è occupato e/o distratto in numerose altre
faccende. Ha bisogno di un interlocutore che presti attenzione alle sue istanze, che intervenga
in quelle situazioni che ostacolo illegittimamente la libera determinazione del cittadino, che
difenda le sue ragioni laddove la sua posizione è difendibile e lo metta in condizione di
svolgere effettivamente la sua partecipazione alla vita politica del paese.
In questo quadro, la Difesa Civica è chiamata ad operare un rafforzamento della posizione del
cittadino, considerato tuttora, a causa di una burocrazia lenta e dispotica, un semplice
richiedente, al quale quasi mai viene data una risposta diretta ed immediata.
La difesa civica opera, tuttavia, tra una miriade di difficoltà, derivanti dalla mancanza di un
riferimento costituzionale, di una previsione legislativa decisa e forte, di una tempestiva e
celere collaborazione da parte dell’amministrazione, che spesso ne rallentano l’azione.
Appare necessario, pertanto, che il legislatore nazionale, anziché eliminare la figura del
Difensore Civico, la incrementi mediante l’adozione di una disciplina compiuta delle funzioni
e dei poteri, così da consentirgli di operare un riequilibrio nei rapporti tra amministrazione e
amministrati, ricorrendo, ove necessario, anche con poteri sostitutivi e coercitivi al fine di
risolvere buona parte delle controversie tra Ente e cittadino.
Questo sono i motivi per i quali la difesa civica diventa, soprattutto nella nostra cittadina, che
da qualche anno sta vivendo un momento di espansione economica e sociale di notevole
spessore, un insopprimibile istituto di raccordo tra amministrazione e cittadino in vista della
soluzione stragiudiziale dei numerosi conflitti insorti.
E’ con un sentimento di vera e profonda gratitudine che ringrazio l’On.le Consiglio Comunale
di avermi dato la fiducia e l’onore di rappresentare, a livello Comunale, le istanze e le
richieste di giustizia, di equità e di sana amministrazione della cosa pubblica provenienti dai
cittadini Puntesi, ai quale va il mio personale ringraziamento per la stima e la benevolenza
dimostrata. Ed è con l’augurio che il Comune di San Giovanni La Punta possa riproporre una
compagine amministrativa che continui l’apprezzabile ed apprezzato lavoro svolto in questi
cinque anni, che chiudo questa mia ultima relazione annuale sperando di avere dato quel
contributo che, questo Civico consesso, con la mia elezione si aspettava.
San Giovanni La Punta 31/03/2010.
IL DIFENSORE CIVICO
Prof. Avv. Alfio Sambataro
COMUNE DI SAN GIOVANNI LA PUNTA
RELAZIONE DEL DIFENSORE CIVICO: ANNO 2008
Al sig. Sindaco,
Al sig. Presidente del Consiglio,
Al sig. Segretario Generale
- S e dePREMESSA
Come si è ampiamente ricordato anche nella relazione dello scorso anno, l’istituto del
Difensore Civico è stato introdotto, per la prima volta, dalla Legge n. 142/90,
“Ordinamento delle autonomie locali”, e successivamente dal D.Lgs. n. 267/2000, e ad
esso è stato assegnato il compito di garante dell’imparzialità e del buon andamento
dell’azione amministrativa.
In quest’ottica, il Difensore Civico interviene su istanza dei privati o d’ufficio, per
segnalare abusi, disfunzioni, carenze e ritardi di cui l’amministrazione sia imputabile
nei confronti dei cittadini; ma anche per prevenire in generale il contenzioso o i
possibili disservizi, favorendo il dialogo e il chiarimento tra le parti, agevolando il
diritto di accesso agli atti e alle informazioni.
Un servizio di difesa civica infatti ben radicato su tutto il territorio, reso obbligatorio
per legge ed adeguatamente pubblicizzato e conosciuto, potrebbe essere utile,
nell’esercizio di una funzione di effettiva mediazione, a dirimere contenziosi prima che
essi sfocino in vere e proprie vertenze legali, con risparmio di tempo e costi per tutti,
garantendo soluzioni più sollecite e condivise.
* * *
SVOLGIMENTO DELL’INCARICO.
L’anno ormai trascorso mi ha visto impegnato su diversi fronti: penuria d’acqua; tassa
depurazione; tia; cartelle esattoriali. Altri interventi hanno riguardato direttamente gli
uffici comunali, presso i quali ho svolto la mia opera di mediazione per cercare di
superare piccoli ostacoli.
Ho intensificato ed ampliato il dialogo con le istituzioni, i dirigenti e i funzionari del
Comune, senza trascurare l’apprezzabile collaborazione dei dipendenti, tutti sempre
disponibili a ricercare le soluzioni più idonee alle questioni critiche sottoposte alla loro
attenzione.
Per entrare maggiormente nello specifico, posso affermare che nel corso dell’anno ho
trattato “affari “ di diversa tipologia e che, per grandi linee, hanno riguardato : tributi
(ICI, TOSAP,TIA) - consorzi di somministrazione di servizi(acqua, gas,energia
elettrica) – contravvenzioni - avvisi, fatture e cartelle di pagamento – pratiche
edilizie e sanatorie abusi edilizi – accesso agli atti amministrativi – questioni
attinenti ai servizi sociali – rapporti con l’Istituto Autonomo Case Popolari della
Provincia di Catania – viabilità - richieste telefoniche di consigli e informazioni
non seguite da interventi formali.
Trattasi, ovviamente, di indicazioni operative di massima, i cui casi, in gran parte, sono
documentati in atti, mentre tanti altri, di più immediata e semplice soluzione, sono stati
affrontati e risolti quasi in tempo reale, ma tutti sono stati analizzati con discrezione e
con diligenza. Molti cittadini, poi, si sono rivolti all’Ufficio per sottoporre i loro
“casi personali “, ricevendo pareri e indicazioni sulle soluzioni e/o sulle vie da
percorrere e sui soggetti da interpellare.
* * *
Riprendendo il discorso sugli scottanti temi sopra menzionati, posso di seguito tracciare
un consuntivo delle iniziative svolte e dei risultati conseguiti.
Sulla penuria d’acqua.
Come per il passato, anche l’estate del 2008 ha ripresentato la “vexata questio” dei
rubinetti asciutti. I cittadini puntesi, che hanno segnalato il dramma della privazione
dell’insopprimibile servizio di prima necessità, mi hanno visto, insieme al Sindaco,
reattivo e pronto a perorare la loro causa davanti agli organi competenti: presidenza del
Consorzio e Prefettura. Dopo il rituale preavviso scritto, ci siamo incontrati con il
Presidente dell’Acoset, il quale ci ha rassicurati che nell’immediato avrebbe affrontato
l’emergenza con le autobotti, cosa che è stata fatta, e che entro il primo trimestre
dell’anno 2009 avrebbe dato inizio alla esecuzione dei lavori di potenziamento della
rete idrica dei luoghi mal serviti, cosa che, invece, non è stata ancora fatta e per la quale
abbiamo ripreso da subito i contatti.
* * *
Sulla tariffa di depurazione.
Parallelamente al problema della penuria idrica, ci siamo trovati ad affrontare anche
quello della tariffa di depurazione delle acque reflue, inserita nella fattura dei consumi
dell’acqua, e che un’infelice formulazione normativa del 1994 aveva obbligato i
cittadini a pagare il “salato” indebito balzello per un servizio in gran parte inesistente.
La recente Sentenza della Corte Costituzionale n.335 del 10 ottobre 2008, ha dichiarato
l'illegittimità costituzionale dell'art. 14, comma 1, legge 5 gennaio 1994, n. 36
(Disposizioni in materia di risorse idriche), sia nel testo originario, sia nel testo
modificato dall'art. 28 della legge 31/07/02 n.179 ( disposizioni in materia ambientale),
ritenendolo in contrasto con il principio di eguaglianza di cui all’art. 3 della
Costituzione, nella parte in cui prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di
depurazione è dovuta dagli utenti «anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di
impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi»,
dovendo i proventi da essa derivanti confluire in un fondo, a disposizione dei soggetti
gestori del servizio idrico integrato, la cui utilizzazione era vincolata alla realizzazione
e alla gestione delle opere e degli impianti centralizzati di depurazione.
Come chiarito in Sentenza “ la tariffa del servizio idrico integrato si configura, in tutte
le sue componenti, come corrispettivo di una prestazione commerciale complessa, il
quale corrispettivo, ancorché determinato nel suo ammontare in base alla legge, trova
fonte non in un atto autoritativo direttamente incidente sul patrimonio dell'utente, bensì
nel contratto di utenza. La quota di tariffa riferita al servizio di depurazione, in quanto
componente della complessiva tariffa del servizio idrico integrato, ne ripete
necessariamente la natura di corrispettivo contrattuale, il cui ammontare è inserito
automaticamente nel contratto (art. 13 della legge n. 36 del 1994). Il sinallagma
integrante la ratio stessa della Legge Galli tra pagamento della tariffa e fruizione dei
servizi risulta per la Corte in aperta contraddizione con l’art. 14 della norma che,
oltretutto,
impedisce
irragionevolmente
all'utente
di
tutelarsi
da
eventuali
inadempimenti della controparte mediante gli ordinari strumenti civilistici previsti per
i contratti a prestazioni corrispettive (quali, ad esempio, l'azione di adempimento,
l'exceptio inadimplenti contractus, l'azione di risoluzione per inadempimento).”.
Se la delicata questione della giurisdizione sulle vertenze in materia di canone o tariffa
di depurazione resta inevitabilmente aperta, creando non poche incertezze a tutti coloro
che, pur avendo inoltrato un’istanza formale, comunque interruttiva del termine
prescrizionale decennale di cui all’art. 2946 Cod. civ., di fronte al rifiuto di restituire le
somme versate in assenza del servizio, intendono agire giudizialmente per il recupero di
quanto indebitamente pagato, quella altrettanto delicata che riguarda, invece, la
tenutezza dei Comuni, delle ATO e dei Concessionari al rimborso delle somme pagate
dai contribuenti, sembra avere imboccato la via della definizione scontata.
Di recente, infatti, è stata pubblicata la nuova legge n.13/09 il cui art. 8sexies,
aggirando le chiare motivazioni addotte dalla Corte Costituzionale, al primo comma
ridefinisce il concetto di servizio di depurazione in modo da includervi i costi per
progettazione ed investimenti per la realizzazione del depuratore, che dovranno essere
decurtati dai rimborsi spettanti agli utenti.
La annunciata soluzione “all’italiana” è arrivata puntualmente come da me stesso
preavvisato in seno alla recente comunicazione inviata alla Presidenza del Consiglio.
E’ di tutta evidenza che l’intento della legge sia stato quello di alleggerire il peso della
minaccia dei consumatori-contribuenti di ricorrere massicciamente alle azioni legali per
chiedere la restituzione delle somme versate per l’illegittima “imposizione”.
Tuttavia, non è da scartare l’ipotesi di inoltrare ugualmente la richiesta di rimborso, per
la ragione che è nostra opinione che non tutte le somme raccolte( si parla all’incirca di
14 milioni di euro) hanno trovato impiego nelle spese di progettazione e di
investimento.
Certamente, dinanzi al diniego “dell’Ente debitore” , non rimarrà altra via che ricorrere
al giudice del rimborso e attendere fiduciosi.
* * *
Sulla TIA.
Il problema della TIA presenta aspetti analoghi a quelli or ora trattati a riguardo della
tariffa di depurazione. Anche qui la magistratura, gli studiosi di diritto e di finanza, e i
vari organismi sociali dei contribuenti e dei consumatori si interrogano sulla natura e
sul corretto inquadramento del prelievo: tariffa o tributo?
A complicare maggiormente le cose sono intervenute numerose pronunce delle varie
magistrature che hanno alimentato questo ondivago dubbio.
Per il Tar di Catania(sentenza n.52/2008), la TIA rappresenta il corrispettivo da pagare
per il servizio di gestione integrata dei rifiuti e quindi deve essere assimilata nel regime
privatistico della tariffa, giustificando, in tale modo, anche l’assoggettamento all’IVA
del
corrispettivo
e
il
ricorso
alla
giurisdizione
del
giudice
ordinario.
Per la giurisprudenza della Suprema Corte e per la prevalente giurisprudenza di
merito(Cass. Sezioni Unite Civili – sent. 9/11 – 1/03/2001, e n. 3030 dell’1/03/2002;
Commissione tributaria provinciale di Venezia, Sez. n. 5, Sent. N. 5 del 15/03/2004;
Commissione tributaria provinciale di Treviso, Sez. V°, Sent. del 6/12/2004 n. 101;
Cass. sent. n. 4895 dell’8/03/2006; Tar Toscana, sez. I, sent. n. 800, 29/05/2007; Tar
Palermo, sent. n. 1713, 2/07/2007), la TIA è una tassa (per cui non sarebbe applicabile
l’IVA, come invece è stato fatto e come avviene tuttora, facendone scaturire l’indebito
pagamento, sul quale si innesta il conseguente diritto alla richiesta restitutoria), essendo
in essa presenti i requisiti che la caratterizzano, con un meccanismo di imposizione
strutturato in tariffa, atteso che gli atti con cui il gestore del servizio di smaltimento dei
rifiuti solidi urbani richiede al contribuente quanto da lui dovuto a titolo di tariffa
d’igiene ambientale hanno natura di atti amministrativi impositivi di un obbligo
pecuniario di natura pubblicistica, perciò sottoposto dal legislatore alla giurisdizione del
giudice tributario.
E’ opportuno prima di ogni ulteriore considerazione sul punto, evidenziare i caratteri
che, secondo me, differenziano la tassa dalla tariffa, sotto il profilo tecnico-giuridicofinanziario.
Ricordiamo a noi stessi, infatti, che con il termine tariffa ci riferiamo, nell’accezione
propria della scienza economica, al prezzo, al corrispettivo di un contratto privatistico
che l’utente trae da un pubblico servizio liberamente richiesto. Mentre, la tassa, seppure
da un punto di vista economico si configura quale corrispettivo legato all’emanazione
di un atto o di un provvedimento amministrativo ovvero alla prestazione di un servizio,
dal punto di vista giuridico, invece, è un tributo, ossia un’obbligazione avente come
presupposto la funzione di un servizio pubblico o l’emanazione di un atto
amministrativo.
Come è stato autorevolmente sostenuto, in materia di TIA, da un insigne studioso “ la
natura giuridica del prelievo tariffario non è affatto pacifica, perché esso si configura
come un’obbligazione coattiva avente per presupposto la funzione inderogabile dei
servizi pubblici forniti in regime di monopolio, il che pone soggetti attivi e passivi
all’interno di una logica di tipo pubblicistico, legata a doppio filo all’interesse
generale costituito dalla tutela igienico-ambientale della realtà urbana. Per cui siamo
in presenza di un’imposizione tributaria, e non del corrispettivo di un contratto
privatistico che l’utente stipulerebbe liberamente per godere di un servizio pubblico”.
Detto questo, il problema che cattura principalmente l’attenzione dei cittadini è ancora
una volta quello della esosità della bolletta.
Il cittadino non può e non vuole accettare la inarrestabile crescita della tassa di un
servizio, ad oggi quasi triplicata, da annoverare sicuramente tra i servizi pubblici
essenziali, che viene svolto ad opera di una società, che solo in apparenza agisce per
scopi pubblicistici, ma che nei fatti commisura la propria azione ai criteri squisitamente
privatistici di copertura integrale dei costi di gestione, ingiustificatamente lievitati a
dismisura e, forse, non opportunamente e doverosamente contenuti da parte degli
organi di controllo, primi tra tutti i Comuni, soci della società d’Ambito.
La recente sentenza del CGA di Palermo, che ha dichiarato l’illegittimità della
determinazione della tariffa ad opera dell’ATO, elencando fra i diversi motivi, quello
dell’assenza della preventiva delibera dei Consigli Comunali, non ci coinvolge, solo per
questo aspetto, nella annunciata marea di ricorsi giudiziari, ma sicuramente lascia
aperto il dibattito sulla effettiva debenza del tributo e particolarmente in quella misura.
Consapevoli dell’estrema e insopprimibile necessità che la TIA venga pagata, sarebbe
opportuno un azzeramento di tutti gli errori che sono stati commessi nel passato per
ricostruire un nuovo percorso, dove i rappresentanti dei Comuni si facciano portavoce
dell’ineludibile bisogno di ritornare all’antico regime di riscossione che potrà
certamente consentire una gestione completa dell’accertamento e un migliore controllo
dei costi del servizio anche attraverso la lotta all’evasione e all’elusione fiscale e al
potenziamento della raccolta differenziata.
In ordine alla problematica che stiamo esaminando la mia attività si è articolata nella
maniera seguente:
A) ho lamentato una gestione inadempiente e inaccorta dell’ATO, anche con
riferimento al mancato e/o parziale svolgimento del servizio di raccolta differenziata ed
il suo inutilizzato effetto di risparmio sull’economia dei contribuenti;
B) ho denunciato l’enorme caos che si è venuto a creare e che tutt’oggi persiste davanti
al front-office dell’ATO, dove migliaia di utenti infreddoliti, nell’unica insufficiente
giornata di ricevimento, perdendo giornate lavorative che mai nessuno gli pagherà, si
prenotano per chiedere informazioni e chiarimenti e per fare correggere errori, peraltro
più volte segnalati in precedenza, con il manifesto animo di volere regolare la propria
posizione, ed ho chiesto più volte di provvedere nell’immediato, per motivi di sicurezza
e di ordine pubblico, ad una migliore regolamentazione del servizio del front-office con
l’ampliamento dell’apertura per almeno tre giorni interi alla settimana;
C) ho partecipato, insieme ai colleghi Difensori Civici dei Comuni aderenti all’ATO, a
riunioni e dibattiti presso le sedi istituzionali di Comuni, Questura e Prefettura, al fine
di evidenziare il grande disagio delle famiglie ed il loro assoluto disorientamento a
riguardo delle spinte che da ogni parte provengono e incoraggiano a promuovere azioni
legali avanti all’autorità giudiziaria pensando che sia lo strumento più idoneo per
combattere questa situazione di stallo politico e istituzionale;
D) con i colleghi difensori civici abbiamo inviato una comunicazione all’ATO e alla
SERIT Sicilia con la quale li abbiamo diffidati dal continuare a ricorrere alla strategia
del terrore per ottenere il pagamento delle fatture, peraltro dichiarate illegittime, quale
si è effettivamente rivelata la campagna dei provvedimenti cautelari (fermo
amministrativo e ipoteca) che la Serit ha attivato a tappeto vincolando diritti soggettivi
del cittadino persino in presenza dell’impugnazione del documento notificato,
prescindendo, così, da un preventivo esame della fondatezza della pretesa, e persino
dinanzi alle acclarate posizioni delle massime autorità giudiziarie che hanno dichiarato
l’illegittimità dei provvedimenti posti proprio a base delle impugnate cartelle: tali
misure appaiono, a dir poco, eccessive, poiché attuate a garanzia della riscossione di
crediti di modesta entità, la maggior parte dei quali non superano gli importi di 300-400
euro;
E) ho organizzato, con il patrocinio del Comune, un convegno, articolato in due
incontri, su temi, tra cui quelli sopra svolti, di grande rilevanza economico-giuridicosociale, per gli importanti contenuti informativi e per la vastissima utenza cui si
rivolgeva, cioè tutti i cittadini.
Purtroppo il momento è molto delicato. Le pronunce delle magistrature e i proclami
delle associazioni hanno creato situazioni di maggiore incertezza, perché, nonostante le
diverse e variegate posizioni espresse al riguardo, i mali più o meno oscuri di questa
immensa ed intrigata vicenda non sono stati ancora debellati e, sino a quando la
gestione completa non tornerà ai Comuni, non si intravedono spiragli di soluzioni
positive, atteso che a fronte di una imposizione ritenuta assolutamente vessatoria e
illegittima e che si vuole combattere soprattutto con i ricorsi alla magistratura, vi è la
chiara e innegabile esigenza di garantire in qualunque modo l’espletamento del
servizio, per evitare il ripetersi della tragedia campana.
Da tutto ciò scaturisce un monito: la cosa pubblica deve essere gestita dagli Enti che
sono più vicini alle esigenze della popolazione, cioè i Comuni. Solo così acquista
significato quel decentramento amministrativo previsto dai compilatori della nostra
Carta Costituzionale, allorquando hanno dato vita all’autonoma gestione degli enti
territoriali locali, e solo così acquista effettività quel principio di sussidiarietà che mira
ad una decisa inversione di tendenza nei rapporti centro - periferia. Tale principio, che
deriva dall'ordinamento dell'Unione europea, così come previsto dalla legge 59/97 (cd.
legge Bassanini), ha realizzato un'attribuzione dei compiti di gestione amministrativa
della cosa pubblica alla struttura più vicina ai soggetti governati, lasciando alle strutture
amministrative sovraordinate soltanto quelle funzioni che, per loro natura, non possono
essere svolte da soggetti istituzionali diversi dallo Stato.
Il Governo della nostra Regione, purtroppo, non riesce ancora a trovare una giusta e,
soprattutto, veloce soluzione, atteso che la legge sulla riduzione degli ATO, a mio
modesto avviso, non sposta ma soprattutto non risolve il problema, che è e rimane il
corretto e completo svolgimento del servizio integrato, che può assicurare solo
un’autorità locale, che è stata eletta da un corpo elettorale e che ad esso deve rispondere
dell’amministrazione della città.
* * *
Negli incontri avuti con i dirigenti dei vari settori, ho conversato soprattutto del
costante impegno che ci si aspetta dal personale nella sua quotidiana attività tesa ad
assicurare ai cittadini quel livello di efficienza in grado di dare risposte rapide e
concrete, ed in tale senso ho potuto rilevare un approccio che si può definire buono,
considerata la enorme mole di lavoro che ciascun ufficio deve sviluppare.
In un siffatto quadro, non possono mancare quelle più o meno lievi imprecisioni e/o
rallentamenti che si manifestano fisiologicamente in ogni ufficio pubblico che conta un
notevole flusso di domande.
Così ho dovuto lamentare la lentezza con la quale si sta dando esecuzione al contratto
stipulato con la ditta di fabbricazione delle piastrelle dei numeri civici da distribuire nel
territorio comunale, evidenziando il danno che potrebbe derivare alle casse comunali
per il mancato introito della Tosap dei passi carrai. Al pericolo di danno si accompagna
il malcontento di tanti cittadini che sono nella impaziente attesa di potere fruire
dell’utile servizio.
Auspico, pertanto, una rapida ed efficace verifica della condizione dell’appalto, che
valga a spingerlo verso una sollecita definizione.
E’ sotto gli occhi di tutti l’intensa e condivisa attività che l’amministrazione comunale
sta svolgendo alla ricerca continua delle migliori soluzioni da proporre alla cittadinanza
per garantire un sistema viario degno di un territorio urbano che si è ormai posto
all’attenzione di tutto l’hinterland catanese come cintura ideale e necessaria dei
collegamenti stradali e autostradali da e per la città di Catania e tra i paesi etnei, nonché
come polo commerciale di primaria scelta dell’intera fascia pedemontana e non solo.
E’ mia opinione, oltre che regola di comune esperienza, che una tale frenetica azione di
così vasta e costosa portata vada condotta sempre all’insegna dell’interesse generale dei
cittadini al conseguimento del risultato. Ritengo che si trovino disseminate su tutto il
territorio le positive testimonianze di come l’amministrazione comunale si sia
dimostrata attenta, tempestiva e presente. E di ciò, mi sento di ringraziare tutti gli
amministratori per i servizi resi alla collettività, non mancando di segnalare l’esigenza
da molti rappresentata, di una migliore copertura del territorio in termini di
sorveglianza e presenza di vigili, ausiliari e manutentori, soprattutto nei quartieri
periferici del paese e nelle strade cittadine non molto distanti dal centro storico, dove
abusi, disfunzioni e disservizi vengono commessi proprio per la carenza di controlli, di
vigilanza e di interventi.
Ho insistito particolarmente sulla grande importanza che riveste il controllo delle varie
fasi dei rapporti contrattuali, a partire dalla stipula della convenzione, all’esecuzione
delle opere e sino alla consegna ed al collaudo finale, affinché sia garantito il rispetto
delle condizioni concordate e non si debbano manifestare inadempienze, soprattutto
quando si usa il denaro pubblico, cioè quello dei cittadini e non quello personale.
Già, parlando di impiego del denaro pubblico, ci addentriamo in un tema assai spinoso,
perché di difficile e complicata gestione.
Così, tanto per riferire qualche scelta rivelatasi veramente encomiabile, la massima
parte delle questioni legali sono state riservate al settore comunale del contenzioso che
si avvale della instancabile e qualificata attività professionale del suo dirigente,
ottenendo l’apprezzabile risultato di avere sensibilmente ridimensionato la spesa per gli
incarichi legali esterni.
Certamente si può fare di meglio e di più anche negli altri settori dove l’impiego del
denaro pubblico deve rispondere sempre ai criteri della massima trasparenza ed
economicità e della equa ed equilibrata distribuzione.
I settori delle manutenzioni, dei servizi sociali e dello spettacolo sono quelli che, forse
più di qualche altro, hanno un più immediato riscontro nella collettività.
Una buona manutenzione delle strade e del verde pubblico equivale ad assicurare
pulizia, ordine e sicurezza, beni altamente apprezzati da tutti gli utenti della strada e
soprattutto dai cittadini.
Il settore dei servizi sociali è gremito ogni giorno di cittadini che chiedono aiuti e
assistenza per risolvere problemi e situazioni più o meno gravi e impellenti.
Capisco che non è per niente semplice contemperare le opposte esigenze di una
maggiore attenzione verso la soddisfazione dei bisogni economici delle fasce più deboli
della popolazione con quella del diritto della cittadinanza intera di fruire di alcuni spazi,
scandagliati nel corso dell’anno, dedicati a quei sani momenti di pausa e di svago che
riescono ad allentare lo straripante stress che minaccia molto spesso la nostra stessa
vita.
Ma è pur vero che soprattutto nei periodi di ingravescenza della crisi economica, quali
sono quelli che stiamo vivendo, si debbano operare delle valutazioni che vadano a
sacrificare piuttosto le esigenze popolari delle distrazioni e delle amenità, che invece
quelle del soccorso e del sostegno alle categorie sociali meno abbienti.
E’ certamente un grande problema quello di trovare i giusti equilibri.
Per questo, auspichiamo, soprattutto in questa fase depressiva dell’economia nazionale
e mondiale, che da tempo ormai avvelena e alleggerisce le nostre economie domestiche,
che sia rivolta maggiore attenzione alla cura ed alla tutela delle tante problematiche
sociali che ogni giorno vengono segnalate al settore di competenza. Anche se ciò
dovesse comportare un sensibile ridimensionamento delle risorse economiche stanziate
per le varie attività ludiche e culturali. Qualche gioco pirotecnico in meno o qualche
manifestazione in meno o qualche spettacolo in meno, certamente potranno portare
molte gioie in più in quelle case dove, l’importo corrispondente al finanziamento di tali
eventi, potrà essere utilizzato per risolvere o quantomeno alleviare, anche se solo
temporaneamente, situazioni contingenti di disagio più o meno gravi. Ed è proprio il
dramma dell’emergenza e del bisogno, correlato agli sforzi profusi per il reperimento
delle risorse necessarie per arginarli, che impone una riflessione sempre maggiore sulle
scelte cui l’amministrazione è chiamata ad operare per stabilire le giuste priorità.
Sarà poi compito del settore e dei dirigenti fare perentorio ricorso agli strumenti che la
legge e i regolamenti prevedono per garantire la massima trasparenza e legittimità nella
trattazione delle pratiche di assistenza economica. Non solo colloqui o dichiarazioni
ISEE, ma anche visite domiciliari, visure catastali e ipotecarie, visure camerali,
controlli finanziari penetranti, anche ricorrendo, se necessario, al corpo militare
addetto: sono solo alcuni degli strumenti a disposizione del settore per smascherare
eventuali false dichiarazioni, e comunque per garantire ai cittadini la formazione di
elenchi e graduatorie quanto più possibile aderenti alla realtà.
E il discorso non vale solamente per i servizi sociali, ma va esteso a tutti i settori nei
quali è prevalente l’attività di erogazione del denaro pubblico e la riscossione dei
proventi e delle entrate tributarie.
Solo un impegno preciso nella direzione sopra enunciata da parte di tutte le forze della
politica e del lavoro potrà assicurare i frutti di una gestione perequata, sana ed
efficiente, lontano, quindi, da sospetti e dubbi sulla utilizzazione meramente clientelare
del potere.
CONCLUSIONI
E’ da tenere presente che anche il più evoluto sistema di difesa civica non potrà mai
esaurire la vastissima gamma dei problemi quotidiani, ma è augurabile che siano prese
iniziative, a livello istituzionale, che mirino a far crescere la possibilità di dare risposte
adeguate alle richieste di tutela di diritti e interessi legittimi. E’ quanto mai opportuno,
pertanto, che la materia della difesa civica venga concretamente affrontata nelle varie
sedi istituzionali affinché sia realizzato un adeguato sistema di garanzie a difesa del
cittadino nei confronti della P.A., mentre da parte dell’Amministrazione pubblica,
vengano assunte precise iniziative per improntare al meglio la propria azione.
Si ritiene, infine, quanto mai opportuno divulgare tra i cittadini che si imbattono nelle
irregolarità, illegittimità, ritardi ed omissioni veri o presunti da parte di pubbliche
amministrazioni, la opportunità di utilizzare, prima di ricorrere alle vie legali, la
semplice e non onerosa forma di tutela non giurisdizionale dei loro diritti ed interessi
offerta dal Difensore Civico.
Ciò anche perché oggi è ancora limitato il livello di conoscenza, fra i cittadini, del
Difensore Civico e del suo ruolo.
Si è sicuri che l’Amministrazione Comunale prenderà nella dovuta considerazione
quanto esposto ed assumerà le opportune iniziative per continuare in quell’indirizzo che
ne ha caratterizzato nel tempo la precisa volontà di dare un concreto contributo alla
crescita nel territorio Comunale del concetto di difesa civica. Si potrà così realizzare,
nel tempo, un diffuso senso di sicurezza e di garanzia per il cittadino ed al tempo stesso
un comportamento improntato a trasparenza, efficienza e correttezza della pubblica
amministrazione.
Con questi sentimenti, rassegno la presente relazione e invio a tutti sinceri e cordiali
auguri di un buon lavoro.
San Giovanni La Punta 20/04/2009.
IL DIFENSORE CIVICO
Prof. Avv. Alfio Sambataro
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Relazione Annuale del Difensore Civico