Risultati e raccomandazioni chiave da un dialogo europeo sull’integrazione Testo ed editing: Manuela Lusetich Editore responsabile: Conny Reuter Solidar è un’alleanza internazionale di organizzazioni non governative (ONG) impegnate nel campo della giustizia socio-economica che si occupano di sviluppo ed aiuti umanitari, politiche sociali, erogazione di servizi sociali e formazione permanente. Solidar lavora in Europa e in oltre 90 paesi in tutto il mondo a stretto contatto con i sindacati e la società civile a favore di un mondo giusto e sostenibile Pubblicato da Solidar Novembre 2007 www.solidar.org Indice 5 8 11 Prefazione I tre principi fondamentali per l'integrazione Codice di condotta per ONG e associazioni di migranti 6 Presentazione del progetto 7 Temi e sfide comuni 9 Raccomandazioni 14 12 Buone pratiche di integrazione I partner del progetto Take part! Prefazione L’integrazione è un processo multiforme volto a gestire la diversità nella società e a creare pari opportunità e senso di appartenenza per condurre ad una cittadinanza attiva. Immigrazione e integrazione sono sempre piu’ oggetto di attenzione nelle nostre società che cambiano. Ma le migrazioni non sono un fenomeno nuovo in Europa. Gli europei stessi sono stati migranti per lungo tempo. A partire dalla metà degli anni cinquanta migranti europei e non – lavoratori e spesso solo dopo anni i membri delle loro famiglie – si sono spostati verso molti dei nostri paesi. Da più di venti anni rifugiati provenienti da diverse parti del mondo arrivano in Europa in cerca di una vita dignitosa e pacifica, al riparo dal timore di dover subire persecuzioni e discriminazione. Storicamente, paesi come i Paesi Bassi, la Svezia e il Regno Unito hanno posto alla base delle loro politiche migratorie il rispetto e la protezione della diversità culturale. La Francia ha sostenuto che tutti i cittadini hanno uguali diritti e per lungo tempo si è rifiutata di riconoscere le differenze culturali. Paesi come l’Austria e la Germania hanno sempre cercato di mantenere temporanea la presenza dei migranti, rendendo difficile l’accesso ai diritti e alla cittadinanza. I paesi di nuova immigrazione come l’Italia e la Spagna sono da più di un ventennio in cerca di nuove politiche di immigrazione e di strategie di integrazione. Come possono le Organizzazioni Non Governative (ONG) contribuire all’integrazione e alla costruzione di società più inclusive? Il nostro compito è favorire e sostenere il dialogo. Come gruppi di pressione, non smettiamo di chiedere pari opportunità per tutti. Come reti, facilitiamo la comprensione reciproca e la cooperazione tra tutte le parti coinvolte. Come fornitori di servizi, offriamo servizi di integrazione più adatti alle necessità dei migranti. Nel dialogo sull’integrazione è essenziale la partecipazione di tutte le parti interessate. Questo opuscolo presenta i principali risultati dei cinque Dialoghi Nazionali sull’integrazione che hanno avuto luogo durante il progetto ‘Take part!’. I partner del progetto Take Part! Novembre 2007 Come si può favorire l’integrazione? Chi deve essere coinvolto? Se vogliamo che l’integrazione sia un processo a due direzioni, sia le comunità locali sia i migranti devono avere voce in capitolo. La partecipazione attiva dei migranti nell’elaborazione, nell’attuazione e nella valutazione delle politiche di integrazione è un presupposto per il successo delle politiche stesse. Nonostante ciò, il coinvolgimento delle organizzazioni di migranti è ancora insufficiente e non strutturato in molti paesi dell’Unione Europea. Nella creazione di politiche nazionali e comunitarie la rappresentanza delle organizzazioni di migranti è ancora più debole e spesso persino inesistente. È perciò essenziale creare degli spazi per il dialogo e l’interazione tra i migranti, i rappresentanti politici e le istituzioni. 5 Take part! Presentazione del progetto Che cosa? Il progetto ‘Take part!’ è finanziato dal programma INTI della Commissione Europea incentrato sull’integrazione dei migranti. Quando? Il progetto ha avuto una durata di 18 mesi, da giugno 2006 a dicembre 2007. Chi? 5 membri di Solidar in 5 paesi europei (Humanitas nei Paesi Bassi, La Ligue de l’Enseignement in Francia, Volkshilfe Österreich in Austria, MPDL - Movimiento por la Paz, el Desarme y la Libertad in Spagna ed ISCOS - Istituto Sindacale per la Cooperazione e lo Sviluppo in Italia) che sono anche fornitori di servizi per migranti e 5 organizzazioni di migranti (SAMAH - Stichting Alleenstaande Minderjarige Asielzoekers Humanitas nei Paesi Bassi, ATMF – Association des Travailleurs Maghrébins de France in Francia, St. Pölten Alevi Kültür Birligi in Austria, ASCIB – Asociación Socio-Cultural IBN BATUTA in Spagna e ANOLF – Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere in Italia). Il progetto e’ coordinato da Solidar. Perché? Per iniziare un dialogo tra le ONG e le organizzazioni di migranti e mettere a punto un insieme di linee guida sull’integrazione. Come? Fase 1: I partner coinvolti nel progetto hanno ricevuto l’incarico di garantire in ogni paese il collegamento con altri gruppi ed associazioni e di organizzare una serie di riunioni, tra cui il Dialogo Nazionale. In seguito sono stati redatti dei rapporti successivamente inviati agli altri partner. Fase 2: Le 10 organizzazioni e Solidar hanno valutato i rapporti nazionali. Un codice di condotta ed una serie di esempi di buone pratiche sono stati definiti sulla base dell’esperienza concreta delle associazioni e dei risultati ottenuti dal Dialogo Nazionale. Fase 3: Il ‘Market Place’, un incontro di due giorni in cui sono stati presentati i risultati del progetto ha avuto luogo a Bruxelles. I partner del progetto, le altre associazioni, gli esperti ed i politici dell’UE si sono riuniti per discutere in che modo le ONG fornitrici di servizi ed i gruppi di migranti possono promuovere l’integrazione. Scopi ed obiettivi Instaurare un dialogo tra le organizzazioni non governative che forniscono servizi ai migranti e le associazioni di migranti in 5 paesi UE 6 Realizzare raccomandazioni e codici di condotta basati su esempi di buone pratiche in 5 paesi UE Creare linee guida UE sulla cooperazione tra le organizzazioni di migranti e le ONG fornitrici di servizi Avviare un dialogo tra le ONG di tutta la UE sulle politiche d’integrazione e sulle buone pratiche nei modelli di cooperazione e partnership Argomenti comuni e sfide comuni Nonostante il diverso contesto politico, sociale, economico e culturale in cui Solidar e i partner del progetto si sono trovati ad operare, ovvero paesi come Italia e Spagna, in cui la migrazione è un fenomeno abbastanza recente, ed altri come Francia, Austria e Paesi bassi in cui esiste invece da decenni, sono emersi un certo numero di punti in comune. Vi è un tratto comune a tutti gli approcci nazionali alle politiche d’integrazione. Nella maggior parte dei paesi europei manca una politica d’integrazione ufficiale coerente. I programmi d’integrazione vengono infatti sempre più spesso delegati alle autorità locali e alle ONG. Queste ultime però, spesso non hanno le qualifiche né le risorse umane e finanziarie per gestire tali progetti in maniera efficiente. Le autorità locali d’altro canto, che spesso si vedono negare i mezzi per trasporre in pratica le politiche d’integrazione, possono avere difficoltà ad accollarsi quest’onere, con il risultato che, nei vari paesi, le politiche d’integrazione tendono ad essere frammentate. La mancanza di una cornice coerente per l’integrazione può portare anche ad una duplicazione da parte delle ONG del lavoro già svolto da altri, senza che esse possano trarre insegnamento dalle esperienze passate. Ciò può causare una frammentazione dei programmi per l’integrazione, con un gran numero di attori che forniscono servizi diversi e che sono spesso in competizione tra loro. Inotre, anche quando gli stati hanno delle politiche d’integrazione coerenti, essi tendono a non coinvolgere i migranti e le loro associazioni nella formulazione delle politiche. Dare voce ai gruppi di migranti e alle ONG nella definizione delle politiche e dei programmi permetterebbe agli stati di conoscere meglio le necessità dei migranti e di attuare le politiche in maniera più efficace. La mancanza di fondi, sia livello locale sia a livello nazionale, ostacola ulteriormente gli sforzi di chi vuole prendersi cura dei migranti e delle necessità delle cosiddette ‘società di accoglienza’ nel settore dell’integrazione. Ciò può portare i gruppi di migranti e le ONG a competere tra loro per ottenere fondi, invece di rafforzare la collaborazione e lo scambio di buone pratiche. Il finanziamento di progetti d’integrazione a lungo termine e più sostenibili dovrebbe essere più accessibile ed essere stanziato tramite procedure più trasparenti e rapide. Le possibilità concrete di avere uno status legale sicuro sono d’importanza vitale e devono essere prese in considerazione in ogni sforzo per migliorare le politiche e le pratiche d’integrazione. Le politiche di immigrazione e le politiche d’integrazione sono infatti indissolubilmente legate. I canali legali per entrare negli stati membri dell’UE dovrebbero essere ampliati e resi più accessibili e trasparenti sia per i lavoratori sia per le loro famiglie. La diversità di approccio è fondamentale. Le politiche d’integrazione dovrebbero essere concepite su misura per le diverse necessità dei vari gruppi di migranti. Le politiche 'universali e generalizzate' tendono a perdere di vista le diverse necessità dei residenti di lungo periodo, degli studenti stranieri, dei richiedenti d’asilom e dei rifugiati, ecc. Inoltre, le politiche per l’integrazione non dovrebbero essere incentrate esclusivamente sui nuovi arrivati, ma anche sulle cosiddette seconde generazioni e sulle necessità dei gruppi più vulnerabili come gli anziani, i bambini e le donne. L’accesso alle informazioni è un altro fattore chiave per consentire una partecipazione sociale attiva. Le informazioni fornite ai migranti dalle agenzie governative dovrebbero essere disponibili in varie lingue al fine di raggiungere un pubblico più vasto. I diritti fondamentali dovrebbero essere sempre rispettati ed applicati. Solidar e i partner del progetto sostengono un approccio che si basi sui diritti anche nell’ambito del dibattito sull’integrazione. Tutti gli stati membri membri dell’UE dovrebbero ratificare la Convenzione dell’ONU del 1990 sui Diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie e rispettare la Convenzione ONU del 1989 sui Diritti dei bambini. Tutti gli individui presenti sul territorio dell’UE, siano essi cittadini dell’UE, migranti regolari o irregolari, dovrebbero avere accesso ai servizi sociali di base, come l’assistenza sanitaria e l’istruzione per i propri figli. Tuttavia, attualmente gli stati membri dell’UE danno attuazione al diritto universale alla salute e all’istruzione in modo frammentato ed alcuni impediscono ai migranti irregolari di accedere ai servizi. Una politica basata sui fatti dovrebbe sostituire la politica della paura. A questo fine i governi dovrebbero raccogliere dati affidabili sulle migrazioni ed assicurarsi che siano aggiornati regolarmente. I dati raccolti dagli stati membri dovrebbero inoltre essere messi a disposizione dell’Unione Europea per affettuare comparazioni. Se l’UE disponesse di dati aggiornati annualmente, potrebbe definire meglio gli obiettivi delle politiche noche’ la loro pianificazione, attuazione e valutazione. Il discorso pubblico sulla migrazione dovrebbe essere caratterizzato dal rispetto e dall’imparzialità. I mass media, dai giornali locali ai gruppi di media internazionali che operano in Europa, dovrebbero fare attenzione alle loro scelte lessicali quando si occupano d’immigrazione. Il termine 'immigrato illegale’, ad esempio, non trova riscontro nel diritto internazionale e dovrebbe essere sostituito con 'immigrato irregolare' o ‘immigrato senza documenti’. La descrizione che i mass media fanno dell’immigrazione dovrebbe essere imparziale e basata su fatti obiettivi piuttosto che sull’allarmismo. 7 Tre principi fondamentali per l’integrazione I tre principi seguenti sono stati identificati come pietre miliari per l’integrazione: 1 Il principio di non discriminazione e il rispetto dei diritti umani dovrebbero costituire le basi ed il modus operandi di tutte le politiche per l’integrazione; 2 le migrazioni dovrebbero essere riconosciute come un fenomeno strutturale e a lungo termine e su tale riconoscimento dovrebbero quindi fondarsi le politiche d’integrazione; 3 gli stati membri dovrebbero essere i primi ad interessarsi alla definizione delle politiche d’integrazione e a stanziare finanziamenti a questo scopo, con il coinvolgimento attivo delle associazioni di migranti e delle ONG. L’UE dovrebbe definire degli standard per l’integrazione, stabilire dei punti di riferimento e verificare il comportamento degli stati membri, nonché finanziare progetti sull’integrazione. 8 Raccomandazioni Per migliorare le pratiche e le politiche d’integrazione Solidar e i partner del progetto raccomandano ai governi nazionali, all’Unione Europea, ai datori di lavoro e ai sindacati di: Perseguire una POLITICA COERENTE • Gli stati membri dell’UE dovrebbero avere una politica d’integrazione coerente e globale e delegare ad un singolo dipartimento di governo la supervisione di tutti i programmi d’integrazione. Sostenere le pari opportunità nel MERCATO DEL LAVORO • I governi nazionali dovrebbero creare dei meccanismi di riconoscimento delle qualifiche dei migranti e permettere ai migranti qualificati di svolgere le mansioni per cui sono stati formati. • I governi dovrebbero inoltre introdurre dei permessi di soggiorno temporanei per chi cerca lavoro. Al momento in molti stati membri dell’UE i migranti perdono il loro diritto alla residenza non appena il loro contratto di lavoro termina o viene interrotto. • I migranti che denunciano episodi di sfruttamento sul lavoro dovrebbero poter ottenere delle forme di sostegno, come ad esempio permessi di soggiorno temporanei, attualmente concessi alle vittime della tratta degli esseri umani. • Le aziende con un numero significativo di dipendenti dovrebbero firmare un accordo collettivo con i sindacati per nominare dei responsabili antidiscriminazione (ad es. assieme agli ispettori interni per le questioni di salute e sicurezza). Promuovere la PARTECIPAZIONE CIVICA e la CITTADINANZA • I migranti che hanno risieduto legalmente in uno stato membro dell’ UE per almeno cinque anni dovrebbero avere il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni locali, così come previsto nella Convenzione del Consiglio d’Europa del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale. Promuovere un migliore ACCESSO AI SERVIZI SOCIALI E SANITARI • Tutti gli individui presenti sul territorio dell’UE, siano essi cittadini UE o migranti regolari o irregolari, dovrebbero avere accesso ai servizi sociali di base come l’assistenza sanitaria e l’istruzione per i propri figli. Attualmente gli stati membri dell’UE applicano il diritto universale all’assistenza sanitaria e all’istruzione in modo frammentato ed alcuni di essi impediscono ai migranti irregolari di accedere ai servizi o non si assumono chiare responsabilità. • I servizi forniti da istituzioni a gestione statale, come ad esempio scuole, ospedali e case di riposo per anziani, dovrebbero tener conto delle diversità culturali. Migliorare l’accesso all’ISTRUZIONE • L’accesso all’istruzione gratuita dovrebbe essere garantito a tutti i bambini, compresi i figli dei migranti irregolari. • Le politiche relative all’istruzione dovrebbero essere rivolte ai figli ma anche ai genitori, cercando di coinvolgere attivamente gli adulti nell’istruzione dei propri figli. Nelle scuole si dovrebbero prevedere nuove figure professionali per sostenere meglio l’integrazione tra studenti. • Le lingue parlate dai migranti dovrebbero essere coltivate, soprattutto nelle scuole. Gli studenti dovrebbero poter avere, ad esempio, la possibilità di imparare il turco o l’arabo così come le altre lingue europee. Promuovere le pari opportunità in campo ABITATIVO • I governi dovrebbero intervenire per fermare lo sfruttamento dei migranti, un gruppo particolarmente vulnerabile sul mercato immobiliare, da parte di proprietari senza scrupoli. • I datori di lavoro dovrebbero svolgere un ruolo attivo nell’integrazione anche al di là del mercato del lavoro, fornendo abitazioni ai lavoratori o aiutandoli a trovare un alloggio ad un prezzo accessibile e fornendo dichiarazioni scritte utili per i proprietari. • I percorsi verso la naturalizzazione sono spesso tortuosi e dovrebbero essere semplificati. 9 Raccomandazioni per Stati Membri UE Unione Europea Politica coerente Politica d’integrazione coerente e globale Standard per l’integrazione e fondi per progetti di integrazione Cittadinanza attiva Diritto di voto alle elezioni locali dopo cinque anni di residenza Datori di lavoro e sindacati Facilitare il percorso per la naturalizzazione Pari opportunità nel mercato del lavoro Migliore accesso all’istruzione Riconoscimento delle qualifiche dei migranti Riconoscimento delle qualifiche dei migranti Permessi di soggiorno temporanei per chi cerca lavoro Permessi di soggiorno temporanei per migranti in cerca di lavoro Permessi di soggiorno temporanei per migranti che denunciano sfruttamenti Permessi di soggiorno temporanei per migranti che denunciano sfruttamenti Accordi collettivi con i sindacati per l’introduzione di responsabili antidiscriminazione Istruzione gratuita per tutti i bambini, compresi i figli di migranti irregolari Coinvolgimento dei genitori nell’istruzione dei figli Pari opportunità per l’alloggio Stop allo sfruttamento dei migranti da parte di proprietari senza scrupoli Accesso ai servizi Accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione per chiunque nell’UE Servizi (es. scuole, ospedali e case di riposo) che tengano conto delle diversità culturali 10 Aiutare i lavoratori a trovare un alloggio accessibile Accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione per chiunque nella UE Codice di condotta per ONG e associazioni di migranti Avendo ben presente che una migliore cooperazione tra le ONG fornitrici di servizi e le associazioni di migranti contribuirebbe senz'altro alla qualità del servizio reso e alle politiche e alle pratiche di integrazione, i partner del progetto si impegano a rispettare il seguente codice di condotta: • le ONG, operino esse a livello europeo, nazionale o locale, dovrebbero fare tesoro delle competenze delle associazioni di migranti (ad esempio riguardo all’identificazione di bisogni specifici) e lavorare in modo più efficace con queste ultime. Le organizzazioni di migranti dovrebbero a loro volta rivolgersi alle ONG che operano nel loro paese al fine di aumentare gli scambi a beneficio reciproco e ottenere sostegno. • le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero avere più contatti con altri attori che lavorano all’integrazione, come datori di lavoro, sindacati e autorità locali, creando idealmente delle reti e delle banche dati dei servizi offerti, in modo da favorire l’accesso dei migranti a questi ultimi e evitare una duplicazione degli sforzi. • le ONG dovrebbero evitare di competere le une con le altre (per i fondi, le risorse umane, i servizi, etc.) e concentrarsi di più sulla collaborazione e lo scambio di informazioni. • le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero fare piani per il futuro e assicurare la sostenibilità delle loro attività e della cooperazione, invece di concentrarsi esclusivamente su obiettivi a breve termine, nonostante cio’ possa essere una conseguenza dei vincoli di bilancio. • le ONG dovrebbero valutatare le richieste e i bisogni prima di elaborare ed attuare progetti di integrazione. • le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero sviluppare criteri e procedimenti di valutazione della qualità dei progetti che attuano. • le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero accertarsi di non essere strumentalizzate da partiti politici o da istituzioni. • le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero stimolare la diversità tra il personale che impiegano e l’uso delle lingue dei migranti. Esse dovrebbero inoltre dare piena attuazione alle politiche di antidiscriminazione. Le ONG fornitrici di servizi dovrebbero tener conto delle diversità culturali. 11 Buone pratiche di integrazione in cinque ambiti d’azione 12 Austria: INTEGRAZIONE NEL MERCATO DEL LAVORO Francia: ISTRUZIONE Il Centro per l’integrazione Diakonie, nella città di St. Pölten, dà assistenza ai rifugiati riconosciuti, offrendo corsi multilingue, consulenze e abitazioni. Il principale obiettivo del centro è assicurarsi che i rifugiati siano integrati nel mercato del lavoro. Assistenti sociali sono presenti sul posto e forniscono assistenza, per esempio tenendo seminari su argomenti quali i diritti politici e lo sviluppo delle potenzialita’ dei migranti. I rifugiati che hanno completato il programma di un anno vengono intervistati e i loro progressi vengono valutati. Gli assistenti sociali coinvolti nel Centro di Integrazione hanno messo in luce una serie di problemi sorti nel corso del progetto, da affrontare prima di attuare progetti simili: a) Il gruppo di riferimento sono i rifugiati di sesso maschile, dato che sono questi ultimi che più probabilmente fanno domanda d’asilo e sono riconosciuti come rifugiati. Questo vuol dire che mogli e figli (che iniziano la scuola senza alcuna conoscenza della lingua locale) sono esclusi dal progetto. b) I corsi di lingua tedesca offerti dal centro sono solo per principianti. Cio’ significa che i rifugiati non sono in grado di ottenere lavori migliori grazie alla formazione ricevuta dal Centro. c) Gli obiettivi del progetto potrebbero essere irrealistici, dato che arrivare alla piena integrazione in un anno è pressoché impossibile. d) L’obiettivo primario è la sola integrazione nel mercato del lavoro o un’ancor più limitata accezione dell’integrazione nel mercato del lavoro, cioè se i rifugiati trovano lavoro. Questo significa che non ci si opera per una più ampia integrazione sociale. e) La mancanza di risorse del progetto, per esempio per potersi mettersi in rete con altre organizzazioni o per aumentare la consapevolezza presso la popolazione locale. L’ATMF opera ad Argenteuil come centro sociale a favore delle famiglie. Questo programma va avanti da più di 20 anni ed è una delle attività principali, con 120 bambini da 7 a 18 anni che beneficiano dei corsi e del sostegno per i compiti a casa. È condotto da 17 volontari, che hanno loro stessi beneficiato del sostegno scolare quando erano più piccoli. Le lezioni sono gratuite ma esiste un obbligo morale: chi ha beneficiato del sostegno e’ tenuto a sua volta ad aiutare altri ragazzi. Il programma si rivolge prevalentemente a nord-africani e persone provenienti da altre parti dell’Africa. Le madri degli alunni accompagnano i figli a scuola e partecipano a diverse attività: corsi per imparare a leggere e scrivere in spazi per donne (cucito e cucina) e alfabetizzazione informatica. Lo spazio è diventato multigenerazionale. Come di abitudine, ogni anno a giugno l’ATMF organizza un festeggiamento per i suoi volontari per esprimere la sua gratitudine. Spagna: CO-SVILUPPO PER L’INTEGRAZIONE MPDL, uno dei due partner spagnoli del progetto 'Take part!', e’ attivo in molti progetti che mirano al potenziamento del legame tra migrazione e sviluppo e ad assicurare che i potenziali migranti conoscano i loro diritti e siano in grado di trasferirsi in Europa con successo. MPDL e i suoi partner, il consiglio comunale di Madrid e le associazioni locali di migranti con sede nella capitale spagnola, offrono formazione professionale e corsi di lingua spagnola a potenziali migranti in Marocco, Mali e Niger. I corsi offerti in Marocco, ad esempio, formano i partecipanti a lavorare sopratutto nell’industria turistica. Gli iscritti vengono messi in contatto con datori di lavoro sia in Marocco sia in Spagna. MPDL, Ecuadorian HTAs (Hometown Associations) e il consiglio comunale a Madrid hanno inoltre creato dei centri di informazione che forniscono informazioni sui canali legali per entrare in Spagna e sui diritti dei migranti per migranti a Madrid e potenziali migranti in Ecuador. Italia: RAPPRESENTANZA POLITICA Paesi Bassi: COMPRENSIONE MULTICULTURALE Molte città italiane, tra cui Roma, permettono ai migranti di votare per i cosiddetti consiglieri ‘aggiunti’ o ‘extra’, che possono presentare mozioni che verranno discusse nelle riunioni del consiglio comunale, ma non hanno il diritto di voto. Gli oltre 155.000 migranti residenti legalmente a Roma possono eleggere quattro consiglieri aggiunti, uno per ogni continente (Asia/Oceania, Africa, le Americhe e Europa) al consiglio comunale e un consigliere per ognuna delle 19 circoscrizioni della città. I migranti attualmente non godono del diritto di voto per le elezioni locali in Italia, ma una recente proposta di legge avanzata dal governo vorrebbe permettere a chi risiede in Italia da almeno 5 anni di votare e di candidarsi nelle elezioni locali. In alcune città dove la figura del consigliere aggiunto non esiste, è pero’ stato creato un apposito organo consultivo. Uno dei migliori esempi è la Consulta Provinciale per l’immigrazione di Frosinone, nell’Italia centrale, che riunisce autorità locali, ONG, associazioni di base dei migranti e accademici. La Consulta si riunisce quando in provincia si discute di questioni fondamentali relative all’ immigrazione e all’integrazione, come l’apertura di nuovi centri di impiego per migranti e per cittadini italiani. ANOLF, uno dei due partner italiani del progetto ‘Take Part’, si è tenacemente impegnato nella creazione di questo organo consultivo. Humanlink è un progetto del fornitore di servizi Humanitas e dell’organizzazione per lo sviluppo Hivos che permette lo scambio di esperienze e di competenze tra volontari nei Paesi Bassi e nei paesi dell’Africa del sud. Una parte importante del progetto riguarda questioni sanitarie in genere e l’AIDS in particolare. A questo proposito Humanitas collabora con SAMAH, un’organizzazione che rappresenta gli interessi dei giovani richiedenti asilo e K-PAG, un gruppo di artisti del Kenya. Lo scopo è raccogliere opinioni e pratiche su questioni sanitarie in una rappresentazione comune fatta da giovani richiedenti asilo e artisti del Kenya. La rappresentazione avrà luogo in spazi pubblici nei Paesi Bassi, dove si riuniscono molte persone con origini culturali e etniche diverse. Mettere insieme diverse culture può portare ad uno sforzo comune per migliorare la conoscenza e scambiare le esperienze circa il modo di vivere in una società diversa, che è poi la vera essenza dell’integrazione. Questo progetto contribuisce anche al futuro dei giovani richiedenti asilo sia nei Paesi Bassi che nei paesi d’origine. La rappresentazione è stata preparata in Kenya durante l’estate e andrà in tour nei Paesi Bassi a novembre e dicembre 2007. 13 I partner del progetto Take part! Austria Volkshilfe Österreich http://www.volkshilfe.at La Ligue de l’Enseignement http://www.laligue.org Il quartier generale dell’organizzazione-ombrello ha sede a Vienna e nove mebri hanno sede nelle varie regioni dell’ Austria. La ONG si occupa di aiuti umanitari ma agisce anche come fornitore di servizi sociali e sanitari (sanità per gli anziani, asili per i bambini e consulenza per le famiglie; progetti di consulenza, sostegno e integrazione per migranti, rifugiati, richiedenti asilo; progetti per i senzatetto e nel campo dell’impiego attivo). Si concentra anche sulle politiche sociali e di genere e sull’analisi della migrazione. Volkshilfe Österreich fa anche lavoro di appoggio, di aumento della consapevolezza e conduce campagne di informazione. Il quartier generale di questa associazione di educazione informale e formale, che fornisce ‘educazione popolare’, ha sede a Parigi. E’ un’ organizzazione-ombrello e raggruppa 102 federazioni a livello di Département. Creata nel 1866, la Ligue de l’Enseignement riunisce oggi circa 32.000 associazioni nel campo dello sport, del tempo libero, della cultura, dell’istruzione per adulti, della formazione, della cittadinanza attiva, la lotta contro il razzismo e tutte le forme di discriminazione. La Ligue organizza campi estivi, attività culturali e sportive, campagne per i diritti del lavoro e della diversità culturale, ecc. Ha 2,3 milioni di membri e ha collegamenti con varie piattaforme e reti europee nell’ambito dell’istruzione, degli affari sociali, della solidarietà internazionale e degli scambi tra giovani. St. Pölten Alevi Kültür Birligi http://stpoelten-alevi.cc.nu Gli Alevi sono una comunita’ religiosa e culturale che mira a promuovere il miglioramento degli individui in tutti gli ambiti della societa’. Il rispetto per i diritti umani, il rifiuto di ogni forma di violenza, il rispetto per ogni individuo a prescindere dall’origine, dal colore della pelle, dalla cultura e dalla religione e la parita’ tra uomini e donne sono elementi fondamentali dell’Alevismo. La comunita’ Alevi sostiene lo stato di diritto e la democrazia e condanna il fondamentalismo religioso, il razzismo e la xenofobia. Il centro culturale lavora per l’integrazione dei migranti e ne incoraggia la coesistenza pacifica con la popolazione locale. Per maggiori informazioni www.alevi.at o www.alevi.com. 14 Francia ATMF – Association des Travailleurs Maghrébins de France http://www.atmf.ras.eu.org Questa rete laica ed indipendente di associazioni di Lavoratori migranti dell’Africa del nord, è stata fondata nel 1982, ha sede a Parigi e opera attraverso sezioni locali attive nei quartieri operai in 13 città in tutta la Francia. Offre informazioni sulle migrazioni, conduce una campagna per i diritti dei lavoratori migranti e contro il razzismo, organizza corsi di alfabetizzazione, offre consulenza legale, organizza gruppi di donne e di sport. L’associazione lavora per una maggiore solidarietà tra ‘le due sponde del Mediterraneo’. Spagna MPDL – Movimiento por la Paz, el Desarme e la Libertad http://www.mpdl.org Fondata nel 1983 ha il suo quartier generale a Madrid. MPDL sovrintende a circa 100 progetti di sviluppo e di aiuto umanitario in corso in 30 paesi in tutto il mondo. Lavora anche a campagne in Spagna sulla migrazione, sull’esclusione sociale, sui diritti del lavoro, sulla parita’ tra i sessi e sull’integrazione. MPDL si concentra specificamente sulla collaborazione allo sviluppo, messa in atto per mezzo di uffici e progetti in Marocco, Repubblica Dominicana e Ecuador. È membro del Centro Europeo di Monitoraggio sul Razzismo e la Xenofobia (EUMC). ASCIB – Asociación Socio-Cultural IBN BATUTA http://www.ascib.net ASCIB è un’organizzazione no-profit creata nel 1994 da giovani studenti marocchini emigrati in Spagna e ha sede a Barcellona. Conta fortemente sul coinvolgimento di volontari per il funzionamento quotidiano dell’organizzazione e dei progetti. Offre un’ampia gamma di progetti e attività, tra cui la consulenza legale, i corsi di lingua, lo sport e le attività culturali, sostegno riguardo all’integrazione nel mercato di lavoro e programmi di integrazione e di scambio interculturali. ASCIB ha creato una stazione radio per i ‘nuovi cittadini’. Italia ISCOS – Istituto Sindacale per la Cooperazione allo Sviluppo http://www.iscos.cisl.it Il suo quartier generale ha sede a Roma e ha comitati regionali in tutta Italia. Ha anche uffici a Bruxelles e sedi all’estero. E’ stato fondata come ONG per lo sviluppo dal sindacato italiano CISL (con circa 4 milioni di iscritti) nel 1983 e opera in più di 40 paesi in tutto il mondo. I suoi principali settori di intervento sono i diritti umani e il sostegno alla democrazia, i diritti dei lavoratori e il rafforzamento delle capacità dei sindacati, in special modo nei paesi in via di sviluppo. A cio’ si possono aggiungere le attività e i progetti nel campo della formazione professionale, il sostegno alle organizzazioni della società civile, allo sviluppo rurale, alla sicurezza alimentare e al dialogo sociale. Il lavoro di ISCOS in campo migratorio è svolto prevalentemente in paesi in via di sviluppo, attraverso il sostegno allo sviluppo locale, che a sua volta favorisce l’impiego locale. ANOLF – Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere http://www.anolf.it ANOLF è un’associazione di migranti volontari di varie nazionalità, fondata nel 1989 ed è parte della CISL. Ha sede a Roma, offre informazioni sulla legislazione, servizi per i migranti (consulenza legale, corsi di lingua, formazione, ecc.), conduce campagne per i diritti dei migranti, campagne contro il razzismo e a favore dell’integrazione e fa attività di ricerca. Per aiutare i migranti prima che entrino in Italia, organizza corsi di lingua, formazione professionale e dà informazioni sul loro futuro paese ospitante. Oltre ad uffici in ognuna delle 20 regioni d’Italia e delle 101 province, ha creato anche uffici in Senegal (Dakar) e in Marocco (Casablanca). Paesi Bassi Humanitas http://www.humanitas.nl Con sede ad Amsterdam, Humanitas ha 16.000 membri e coinvolge circa 10.000 volontari nelle sue attività che riguardano i servizi sociali (assistenza principalmente a lungo termine) e lo sviluppo della comunità. Si concentra su progetti sociali di base, a scala ridotta, a favore degli anziani, dei migranti, dei richiedenti asilo (i giovani in particolare), i transessuali, ecc. e punta all’integrazione sociale di questi gruppi. Organizzata in 90 sezioni, Humanitas riceve fondi dai membri, dalle autorità locali e dalla lotteria nazionale. È membro dell’Unione Internazionale Etico-Umanista (World Union of Humanist Organisations). SAMAH – Stichting Alleenstaande Minderjarige Asielzoekers Humanitas http://www.samah.nl SAMAH è stata fondata nel 1999 e opera sotto gli auspici di Humanitas. La fondazione assiste circa 11.000 giovani rifugiati (fino all’età di 18 anni e ‘giovani adulti’ dai 19 ai 21 anni), che attualmente vivono nei Paesi Bassi. SAMAH mira a migliorare la posizione e la partecipazione dei minori non accompagnati e dei giovani adulti richiedenti asilo, lottando per i loro diritti e per il riconoscimento delle loro specifiche necessità. Sviluppa reti, collegamenti con le autorità locali, giuristi, altre organizzazioni, etc. 15 Rue du Commerce 22, B-1000 Brussels, Belgium Tel: +32 2 500 10 20 Fax: +32 2 500 10 30 e-mail: [email protected] www.solidar.org This project is co-financed by the European Commission under the INTI Programme - Preparatory Actions for the integration of third-country nationals. The content of this publication is the sole responsibility of Solidar and can in no way be taken to reflect the views of the European Union.