subì. Bisognava correre in aiuto della popolazione e il governo, ammesso che avesse avuto l'idea di raccogliere e di seguire il piano del Grimaldi per l'istituzione della scuola di agricoltura, non fu in grado d'attuarlo. Ferdinando IV venne in aiuto all'infelice regione, incamerando i beni dei conventi distrutti ed istituendo la cosidetta Cassa Sacra. Mandò Vicario Generale nelle Calabrie il maresciallo di campo Francesco Pignatelli, che provvide alle necessità con opportunità e saviezza ; e incaricò una commissione d'ingegneri e d'architetti, della ricostruzione, coi proventi della Cassa Sacra, dei paesi distrutti. Non tutto, naturalmente, si fece come si sarebbe dovuto ; non mancarono e non potevano mancare in tanta iattura disordini e contrattempi ; la Cassa Sacra, costituì, si disse, un'altra calamità per le Calabrie : poche ad esempio furono le scuole istituite, mentre avrebbero dovuto essere molte, ma nel complesso l'opera del governo, se non perfetta, fu provvidenziale. Sembrò che allora dovesse realizzarsi una delle aspirazioni di Domenico Grimaldi : l'istituzione della scuola per la tiratura razionale della seta in Reggio Calabria. Non era la grande scuola d'agricoltura, intitolata a Maria Carolina, di cui il Grimaldi aveva tracciato il disegno nel « Piano di riforma per la pubblica economia» ma era tuttavia un'intrapresa che avrebbe potuto giovare non poco al risorgimento della regione. Per fare maggiormente risaltare l'importanza della scuola e per mettere in evidenza il risultato che il Grimaldi se ne riprometteva, dobbiamo dare qualche notizia — valendoci di alcuni suoi opuscoli — sullo stato dell'industria della seta in Calabria allafinedel secolo XVIII. Due erano gli ostacoli più gravi per questa industria un tempo diffusissima e importantissima, che allora s'avviava verso la decadenza, tanto che ormai si dava mano alla distruzione dei gelsi : 1°, il dazio elevato e percepito in una forma vessatoria col sistema dell'» arendamento » ; 2° un modo antiquato di lavorazione che incideva sulla quantità e sopratutto sulla qualità del prodotto in modo che le sete calabresi non erano stimate molto sul mercato, ed avevano un prezzo minore di quelle del Piemonte e del Genovesato.