quegli ideali per i quali suo padre Domenico Grimaldi, arrestato a Reggio dal celebre auditore Fiore, soffriva nel Carcere della Bricaria in Messina. Domenico Grimaldi invece non è noto quanto meriterebbe. Egli fu scrittore di cose economiche di sicuro valore e fra i riformatori e gli economisti del Regno di Napoli, fioriti nel secolo XVIII meriterebbe d'essere annvoverato non fra gli ultimi. Nacque anch'egli in Seminara, nella prov. di Reggio Calabria, nel 1735 da Pio e da Porzia Grimaldi. È da credere che già come suo fratello Francescantonio, abbia ricevuto più che la prima istruzione dal padre, persona coltissima. Non abbiamo notizie sicure sulla sua giovinezza e sulla sua istruzione. Forse l'ambiente stesso di Seminara, cittadina importante culturalmente, nella quale fiorivano dei conventi notevoli, avrà influito sulla formazione della sua personalità. A Napoli studiò leggi. Non è improbabile che egli abbia allora ascoltato le lezioni del Genovesi, tenuto conto della grande inclinazione alle scienze naturali ed economiche. Quello che sappiamo certamente è che egli viaggiò molto. Nel 1765 si trovava a Genova, patria dei suoi antenati, dove si fé reintegrare nella nobiltà, e ottenne la magistratura in quella repubblica . Nella Superba, fiorente di traffici, d'industrie, di commerci, ebbe agio di sviluppare la sua naturale vocazione e si applicò a conoscere i metodi di agricoltura e delle arti che riguardavano specialmente la seta e gli olii. La seta e gli olii erano allora le principali derrate di esportazione del regno di Napoli ed il commercio era quasi tutto nelle mani dei forestieri . 1 2 1 V. CAPIALBI, Tomo I degli Opuscoli Varii. (Cfr. l'articolo su Domenico Grimaldi, estratto dal n. 15 del 18 dicembre 1835 del « Maurolico », giornale di Messina). « I Francesi e i Genovesi colle loro navi fanno quasi tutto il commercio delle Sicilie, essi sono quelle ohe distribuiscono le nostre produzioni quasi in tutta l'Europa. I frumenti, l'olio, la seta e il legname fanno i principali oggetti delle nostre estrazioni: quando queste mancano o sono scarse, noi siamo sempre perditori nella bilancia del commercio » GALANTI cit. dal CORTESE nella sua ediz. del Saggio storico sulla Biv. Nap. del 1 7 9 9 . Vallecchi, edit., Firenze, pag. 7 7 . 2