Raphaël P E R I O D I C O T R I M E S T RA L E D E L L A C O O P E RAT I VA S O C I A L E RA P H A Ë L La macchina da presa N. 1/2000 FEBBRAIO ANNO 2000 XVI DON PIERINO FERRARI R a p h a ë l Periodico trimestrale della coop. di solidarietà Coop. sociale Raphaël Clusane d’Iseo via Risorgimento tel. 030/ 9829136 Spedizione in abbonamento postale Art. 2 comma 20 lett. C) legge 23.12.1996 n. 662 Filiale di Brescia Tassa pagata Autorizzazione del Tribunale di Brescia n° 25 del 7/8/1975 L. 1.000 Direttore responsabile: Angelo Onger Tipografia: F.lli Tagliani via Cairoli, 9 - Calcinato O ggi si chiama cinepresa. Durante la lavorazione di Decameron, Pasolini, con la macchina a mano, andava dietro a Franco Citti, fratello di Sergio, noto cineasta. Franco interpretava il ruolo di Ciappelletto. A un certo punto della ripresa, finita la pellicola, Tonino Delli Colli, direttore della fotografia, disse a Pasolini: «Dottore, è finita la pellicola!». Ma Pier Paolo, che non voleva essere interrotto nella sua attività di regista, continuando ad andare dietro a Franco, rispose: «È uguale. È uguale!». Ecco, il mio asterisco, che non è cosa da poco: «La verità sta nella pellicola, oppure un po’ più in là, un po’ più in qua, di quello che essa ci manifesta?» CONTINUA A PAG. 4 Raphaël - D 2 FEBBRAIO a molti anni nel nostro paese si parla, si discute, ci si scontra sul tema delle riforme istituzionali. La ragione di fondo che accompagna la richiesta e/o l’esigenza delle riforme stesse è legata ai grandi cambiamenti che sono intervenuti nei cinquant’anni che sono trascorsi dall’entrata in vigore della Costituzione. La mia opinione personale è che il testo della Costituzione non sia così vecchio come si vuol far credere; anche perché non è mai stato tradotto in legge per alcuni punti essenziali del suo impianto originario. A parte questo, non si può negare che c’è bisogno di aprire le finestre e cambiare aria. Tuttavia quando si passa dalla ipotesi di riforma alla esemplificazione dei cambiamenti, l’unica cosa certa è che mancano i fondamenti comuni su cui lavorare. Perché uno dei segni più evidenti del mutamento sociale è che viviamo in una realtà talmente frammentata che se una volta si diceva che due italiani fanno un partito, adesso si può ben dire che ogni italiano porta dentro di sé (nei suoi pensieri, nei suoi desideri, nei suoi progetti) più di un l’editoriale 2000 Libertà e responsabilità ANGELO ONGER partito: si cambia facil- viceversa». Forse sono mente idea dalla matti- io che non capisco, ma na alla sera e a secon- vorrei che qualcuno mi do delle circostanze o spiegasse che senso degli interlocutori. hanno ancora oggi le In questa condizione è definizioni di destra o di difficile che nascano al- sinistra. Per non parlare leanze stabili, che si del centro che assomicondividano idee e pro- glia all'immagine del grammi. Guardando al- matrimonio descritta da l’ambiente partitico (ma un umorista francese: il vale per tutte le realtà) paese in cui quelli che ogni giorno c’è qualcu- ci abitano vorrebbero no che grida al tradi- scappare e in cui quelli mento. Secondo me so- che stanno fuori vorrebno reazioni esagerate, bero entrare (naturalperché non può sussi- mente vale per chi, del stere tradimento laddove matrimonio come del non ci sono impegni di centro, non ha ancora fedeltà: non sanno per- capito di che cosa si ché si mettono insieme, tratti). è ineVa da sé che o n o f vitala frami di tele bile mentazione I numer bulatori che si è l’esatto degli am dividacontrario di o 0 t 0 a no senun cammi642 Calcin 030/99 za rano comuseo ’I d 6 e 3 n 1 a 9 gione. nitario 2 Clus 030/98 Si dice: che dooffredo 71292 G l e t s «era di vrebbe Ca 0376/7 destra ed trovare 4 2 o t 0 a 0 r 8 g 7 o è passato nelle iL 030/9 a d r a sinistra o stitua G lla del 559 2 0 9 /9 Rivolte 0 03 zioni le basi codificate. E allora il serpente si morde la coda, perché più ci si divide, più si sente il bisogno di essere uniti. Su questo terreno i riscontri sono tanti. Possiamo scegliere quello dei rapporti tra il cittadino e l’apparato amministrativo dello Stato. La proliferazione dei mezzi di comunicazione e la loro innata vocazione allo scandalismo hanno provocato alcuni anni fa l’invocazione di una maggior tutela della vita privata (naturalmente tutti dicono e scrivono privacy). Il risultato è stato il varo di una legge che non ha diminuito di una virgola gli scandalismi e ha complicato la vita a tutti gli operatori dei massmedia e degli enti pubblici e privati. Questo è un problema che tocca molti settori delicati della vita pubblica. Come quello in cui opera anche Raphaël. Il sociologo Pierpaolo Donati nella sua relazione alla XLIII Settimana sociale dei cattolici a Napoli (novembre 1999) ha osservato fra l’altro: «Il privato sociale non può svilupparsi in senso civile se, come è accaduto in Italia negli ultimi decenni, il sistema politico amministrativo nega di fatto la soggetti- l’editoriale vità di queste sfere e, conseguentemente, la loro autonomia, anche normativa, in quanto le sottopone a vincoli che condizionano pesantemente le loro possibilità di iniziativa statutaria. In Italia, negli anni novanta abbiamo assistito a un progressivo riconoscimento del valore sociale di queste sfere, ma ciò è avvenuto prevalentemente in funzione della risoluzione dei problemi di uno Stato sociale in crisi, che ha chiesto di essere sussidiato dal volontariato». D’altro canto sappiamo che avanzano, e hanno sempre maggior peso, forze che rivendicano la libertà di movimento, non in nome di un servizio bensì per dilatare i profitti, per favorire gli interessi dei potenti. L’impressione è quella di essere in una morsa dalla quale è difficile liberarsi. Per parlarci chiaro: un allentamento dei vincoli burocratici può favorire lo sviluppo di Raphaël; ma se non c’è una vera capacità di verifica da parte dello Stato può favorire anche le cliniche della speculazione. Ci sarà una via di mezzo? Penso proprio di sì. Il card. Martini l’ha indicata così: «Per dare vita a un autentico Stato sociale, è necessario e ur- Raphaël - gente costruire una società adulta e amicale, nella quale responsabilità, solidarietà e sussidiarietà costituiscano i pilastri fondanti dell’intera convivenza. Ma perché ciò possa avvenire la società deve fondarsi sulla reciprocità, che è anche il perno dell’amicizia. In essa, i patti fondamentali non scendono più dall’alto, bensì sono stabiliti tra pari: le regole, espressione di quanto richiesto dal bene comune, esigono sottomissione da parte di tutti; delle stesse regole, ogni soggetto sociale deve condividere le ragioni che le determinano; ad ogni persona, soggetto o istituzione è chiesta prontezza e disponibilità a farsi carico attivamente e positivamente delle esigenze del bene comune, provvedendovi gratuitamente e generosamente secondo le proprie disponibilità e possibilità» (da L’etica dello Stato sociale). Lascio a ciascuno il compito di riflettere su come e quanto siamo lontani da un simile traguardo. Eppure o andiamo in quella direzione o non andiamo da nessuna parte. Sulle strade della vita le scorciatoie facili ci sono, ma non portano mai al traguardo. • FEBBRAIO 2000 Mi sentirei onorato se tutti gli amici di Raphaël fossero presenti al Concerto di Pianoforte di Massimiliano Motterle B r e s c i a , Te a t r o G r a n d e 10 marzo 2000, ore 20.30 organizzato dall’associazione Amici di Raphaël. Per la prevendita dei biglietti, rivolgetevi all'ambulatorio Raphaël più vicino a voi o al vostro capogruppo. Don Piero 3 Raphaël - FEBBRAIO pensieri 2000 La macchina da presa - segue da pag. 1 Oggi si conoscono molte scene attraverso la pellicola: films, rotocalchi, spot, messaggi via internet. Sono cose che si sanno teoricamente: se si vede un film, si sa che il regista ha scelto quegli attori, quei luoghi, quei trucchi, quei costumisti. In un film molte scene sono artefatte. Mi chiedo: «Qual è la verità?». È il messaggio che il regista intende offrire agli spettatori! Uno lo inter- 4 C preta in un modo, l’altro in un altro, fors’anche opposto al precedente! Ma… anche i nostri occhi sono una macchina da presa, che salvo dolorosa eccezione, non resta mai senza pellicola. Il cogliere quel che giova è affidato alla regia della persona, che usa la macchina. Tutta la questione ha, quindi, la sua chiave di aro Rev.mo don Pierino, nell’imminenza delle feste natalizie non posso, assolutamente, dimenticarmi di chi, con me, recita ogni sera il S. Rosario alle ore 20.30 e spesso anche la Compieta alle 22. Mi ritiro presto nella mia camera proprio per questo, a dispetto della TV così scialba e banale da dare solo tristezza. E così, voi di Radio Raphaël, vi considero tutti dei cari amici. Pur non avendovi mai visti, mi sono fatto di ognuno di voi un’immagine precisa e vi distinguo dalla voce e dall’accento inconfondibili (si potrebbe definire conoscenza virtuale?). Soprattutto Lei, così vivace ed entusiasta convinto di ciò che sostiene e, soprattutto nella preghiera che esprime con una freschezza e una forza sempre lettura nel regista. È lui che deve guardare oltre la pellicola e dire: «È uguale. È uguale!». I venditori di merce mi mostrano questo; i politici mi raccontano quello; i giornali e i rotocalchi mi vogliono convincere di questo e di quello, ma la coscienza mi suggerisce: «Vai più in Anche l’etere unisce CARMELO nuove. Certamente si tratta dell’energia che le deriva dalla Fede. La Sua musica, i suoi canti trascinano, tanto sono pervasi da vera allegria, quella della pace interiore. Il Suo pianoforte (forse è un fortepiano antico?) sembra cantare di gioia al minimo tocco; e si fonde mirabilmente alla Sua voce e, alternativamente, a quel- là; stai più in qua!». Ci si deve convincere della necessità di andare oltre le apparenze, o come scriveva, dopo l’esperienza del deserto Carlo Carretto: «Al di là delle cose». Non si improvvisa questa modalità di leggere gli eventi; la si acquisisce con l’esperienza di una vita, vissuta nella quotidiana ricerca con Chi sta oltre la pellicola. Soltanto allora si potrà rispondere, a chi ci sollecita di fermarci alle apparenze: «È uguale. È uguale!». • filo diretto la della signorina, alta, dai capelli neri a trecce. Le Sue litanie della Beata Vergine sono fuochi d’artificio bellissimi, multicolori e ogni sera sono ansioso di sentirli nella loro continua novità espressiva. Buon Natale a Lei e a tutti Voi, amici di Radio Raphaël. Un Natale nuovo che non sia l’ennesima, superficiale ripetizione di un rito, ma l’occasione che ancora ci è concessa di liberare il cuore da ciò che l’opprime: l’angoscia, la solitudine, l’egoismo, per poter rivolgere la nostra premura a chi ci sta accanto nella sofferenza. Vi ringrazio per il bene che mi date, e vi saluto tutti cordialmente. Albino, 19 dicembre 1999 Amici di Raphaël Raphaël - FEBBRAIO 2000 I nostri lutti Ci hanno lasciato fisicamente, ma continuano ad assisterci dal Cielo Bertelli Anna Daini Maria Chiari, novembre 1999 Montichiari, gennaio 2000 Castioni Maria Antonietta Ferrari Teresa Rivoltella del Garda, novembre 1999 Erbusco, gennaio 2000 Biemmi Teresa Pasini Carla Botticino Sera, dicembre 1999 Castiglione d/S, gennaio 2000 Del Barba Paolina Brescia, dicembre 1999 Piacentini Luigi Carpenedolo, dicembre 1999 5 Carla Pasini Luigi Piacentini, deceduto improvvisamente il 23 dicembre 1999 È molto difficile parlare di una persona preziosa quando da poco o da tanto tempo non c'è più e ne senti la pesante mancanza. Ma è anche bello ricordare la nostra carissima Carla su questo foglio per la forza che ha sempre dimostrato in questa sua battaglia, affrontata fin dall'inizio con speranza e combattuta con il coraggio di una incrollabile volontà. Ogni volta che la malattia riaggrediva, Carla alzava le spalle e ricominciava la sua lotta con la forza e la dignità che potevano venirle solo da una grande fede. Ci ha lasciato una ricca eredità di sentimenti come amorevole sposa, attenta ed insostituibile mamma, preziosa sorella ed a- mica molto attiva ed amata dalla comunità. Un GRAZIE riconoscente vogliamo rivolgere a tutto lo staff medico del Centro Raphaël per il suo prodigarsi in tutti questi anni della malattia di Carla, per la disponibilità che è andata oltre la professionalità e la competenza con le quali svolge la sua grande missione. Consentiteci ancora di occupare due righe per rivolgere il nostro GRAZIE al personale tutto del reparto di Oncologia dell'Ospedale S. Chiara di Trento. In quelle stanze dove è solo sofferenza e dignità, operano persone di forte professionalità, umanità e comprensione, rivolte anche ai familiari che assistono i propri cari nella fase terminale del loro calvario terreno. Abbiamo la certezza che Iddio illuminerà sempre questi operatori ed a noi darà il coraggio di accettare il suo incomprensibile disegno: in questo ci aiuta il ricordo del forte esempio di vita Iasciatoci dalla nostra Carla. STEFANO, MARIA ROSA, MARGHERITA Raphaël - FEBBRAIO testimoni 2000 Un eroico esempio di donna e di madre Molla: ta et er B a n n ia G cristiana. a it v i d ca ti n te u a e testimon 6 G ianna Beretta Molla ha sempre suscitato una profonda ammirazione per quella sua scelta, nelle mie valutazioni di studente alle prime armi nella facoltà di Medicina. Era di Mesero, un piccolo paese non tanto distante da Abbiategrasso, la cittadina nella quale vivevo. Certe notizie corrono velocemente sulla bocca di tutti, quella si era fermata anche nel cuore. AI terzo mese della quarta gravidanza, le venne diagnosticato un voluminoso tumore uterino. Fu l’inizio del suo olocausto. Si preparò serenamente all’intervento chiedendo esplicitamente che il tumore fosse asportato senza compromettere la vita della creatura che portava in grembo, pur consapevole del rischio mortale al quale poteva andare incontro. Senza che le venisse meno il sorriso, visse in preghiera e disponibilità d’animo gli ultimi sei mesi che la separavano dalla nascita di Gianna Emanuela, avvenuta presso I’ospedale di Monza. Ancora qualche giorno prima aveva detto al marito: «Se dovete scegliere tra me e il bambino, nessuna esitazione, scegliete, e lo esigo, il bimbo. Salvate lui». Dopo una settimana dall’intervento a causa di gravi complicazioni settiche, Gianna morì nella casa di Ponte Nuovo. Aveva 39 anni. Questa «madre eroica», come la definì Giovanni Paolo Il, seppe offrire in sacrificio la propria vita affinché potesse venire alla luce la creatura che portava in grembo. Questa santa della quotidianità ha vissuto nelle condizioni di una adolescente, di una giovane, di una sposa, di una madre di famiglia, di un medico facendo luogo di crescita per l’amore e per il dono di sé tutto ciò che incontrava, persone e avvenimenti. testimoni Raphaël - Gianna ha vissuto la santità anche nella sua professione di medico, che per lei era una missione. Ad essa si donò senza risparmio di tempo: il mattino si dedicava alle visite dei malati, che andava a trovare a domicilio o all’ospedale di Magenta, nel pomeriggio era nel suo ambulatorio di Mesero pronta a ricevere chiunque le si rivolgesse per aiuto. Anche di notte rispondeva sollecitamente alle chiamate, accorrendo nelle case dei malati. Un giorno ebbe a dire ad una donna di Magenta: «Ci sono purtroppo alcuni medici che per i soldi fanno di tutto. Secondo me la medicina deve essere una missione». E infatti la esercitò quasi fosse un ministero sacerdotale. Ebbe anche a scrivere: «Noi abbiamo delle occasioni che il sacerdote non ha. La nostra missione non è finita quando le medicine più non servono: c’è l’anima da portare a Dio». Così descrisse la bellezza di questa missione: «Tutti nel mondo lavorano in qualche modo a servizio degli uomini. Noi lavoriamo direttamente sull’uomo. Il nostro oggetto di scienza e di lavoro è l’uomo, che ci chiede di aiutarlo, aspettando da noi la pienezza della sua esistenza». Agli ammalati particolarmente poveri oltre alle medicine dava dei soldi di tasca sua. Ascoltava tutti con molta pazienza e disponibilità infondendo coraggio a ciascuno. Aveva un sorriso per tutti. Non posso non essere riconoscente a questo medico, mamma di famiglia che tanto mi ha insegnato! FEBBRAIO 2000 Alla mamma Ho sentito la morte bussare alla porta, una volta e poi un’altra volta, non ho aperto per farla passare, ma lei è lì fuori ad aspettare, sa che un giorno potrà entrare, senza permesso, senza suonare. Io faccio guardia a quel corpo stanco, ma la sento che è sempre lì accanto. Io la guardo, nulla posso fare, perché nessuno la può fermare, lei è lì paziente attende il suo tempo come sopita, ma d’un tratto si desta, allarga le braccia e ruba una vita. Ecco è fuggita con il prezioso bottino un’anima rubata in un freddo mattino, ho pianto chiedendomi perché e dove fosse andata d’un tratto mia figlia si è avvicinata con l’innocenza che solo un bambino può avere, mi ha detto: «Non ti preoccupare è andata a trovare il Signore». Ho smesso di piangere e per la mamma ho incominciato a pregare, perché lei ci stia vicino, come solo un angelo custode può fare, per il presente e per il futuro che senza di lei sarà più duro e per ricordagli che nulla andrà perso nulla andrà dimenticato, quello che lei ci ha insegnato. MARA ANGELO BIANCHI Avviso I gruppi locali degli Amici di Raphaël che desiderano comunicare prossime iniziative o informare su manifestazioni effettuate, oppure i lettori che desiderano la pubblicazione della fotografia di un congiunto deceduto, sono pregati di inviare il materiale a: Ambulatorio Raphaël - via Vittorio Emanuele II Calcinato, all’attenzione di Beatrice. Maria Antonietta Castioni in Memini 7 Raphaël - FEBBRAIO testimoni 2000 Le letterine al «caro Gesù» L 8 a serva di Dio Antonietta Meo mia città natale. a, om R a ta or rip i m o le bi iu Il G rescia. Dal mensile «30 giorni» del 3 maggio 1999 pubbliin provincia di B ni an 35 da o iv V il e ar ist qu ac chiamo «Le letterine di Nennolina» di Stefania Far pe e minori da visitar e ch ili as B le ra lasca. T e, nel cui ce in Gerusalemm ro C ta an S è vi Giubileo , madre Antonietta nasce il 15 dicembre 1930 in una famillo di S. Elena ce sa il to di sto cu è interno e ch , glia benestante di Roma. La casa della famiglia eo us m o, e la cappellain nt ta os C re to ra pe Meo è a pochi passi da Santa Croce in Gerusadell'im ne di Cristo. sio as P lla lemme. Margherita, la sua sorella maggiore, ci de e ui conserva le reliq a le om R a e ar rt po ce mostra le foto di Nennolina: capelli tagliati alla erusalemme fe S. Elena, da G o gn le l paggetto e due ridenti occhioni neri, secchiello e de ti hiesa: tre frammen C ta es qu in ste po paletta mentre gioca con i bimbi al mare… reliquie, es sione, due spine della fis ci ro C lla de In una foto si diverte in barca sul laghetto di villa do io della Croce, un ch re o en ar az N ù Borghese, in un’altra sorride con il costume di della Croce: "Ges Corona, il Titulus carnevale… . ra co an e tr al «Mia sorella – ricorda – era una bambina alledei giudei", ed mba della to la a ov tr si gra, vivacissima e birichina, come lo sono i bame, nt ce ia Nella Cappella ad tti bini a quell’età». per tu Antonietta Meo, A tre anni, nell’ottobre del ‘33, viene iscritta ale "Serva di Dio" ni . All'età di 6 an 37 19 io gl lu 3 il ta l’asilo delle suore a due passi da casa. «Ci anNennolina, mor putata; poi il am fu le , ba m dava volentieri – racconta la sorella – e spesga la ncro al re mezzo, colpita da ca de lu nc co so quando giocavamo insieme mi diceva: "Io a rtarla a etastasi, tanto da po m r pe se ffu di scuola mi diverto tanto… ci andrei anche la si e al m a. notte!"». Si affezionò subito alla maestra e le en la sua esistenza terr za en ist es a su la suore dicevano a mia madre: «È il moto pere er sc ta a far cono Sono stata invita petuo! Ma è molto sveglia e impara subito. È a renza, in una giocos ffe so lla ne a ut una bambina matura per la sua età». ss vi , eroica scritte e, rin tte le di tta fa Non aveva ancora compiuto cinque anni Gesù, corrispondenza con . re ad m quando i suoi notano un rigonfiamento al gilla da sua dettatura personalmente o sotto nocchio sinistro, pensano ad una delle sue giorno mamma la data e il la al ò ic un m co solite cadute. Dopo qualche diagnosi e cure na bi La bam sbagliate, la sentenza: osteosarcoma. della sua morte. e. on zi ca ifi at be di usa per il processo Il 25 aprile del ‘36 le viene amputata la Ora è in corso la ca e, che bambina non martir e an ov gi ù pi gamba. la re Potrebbe esse Il colpo fu tremendo. Ma più per i genitori i altari. salirà agli onori degl che per Antonietta, che, superato il primo uciana L periodo, nonostante l’intervento e le difficoltà provocate dall’apparecchio ortopedi- testimoni co, continua la sua vita di sempre: i giochi, la scuola. I suoi genitori, con grande contentezza della bambina, decisero di anticipare la data per farle fare la prima comunione e così, alla sera, la mamma le iniziò a fare un po’ di catechismo. È da questo momento che Antonietta comincia dapprima a dettare alla mamma e poi a scrivere le sue letterine che ogni sera metterà sotto la statuina di Gesù Bambino ai piedi del suo lettino «perché lui di notte venisse a leggerle». «Iniziò per gioco – così sua madre testimonia al processo – quando suggerii ad Antonietta di scrivere una letterina alla madre superiora delle suore sue educatrici per domandarle il permesso di fare la prima comunione nella loro cappella la notte di Natale. Così, poi, spesso la sera, dopo aver detto la preghiera all’angelo custode, Antonietta prese l’abitudine di dettarmi delle "poesie" (così le chiamava lei) prima per me, poi per il papà e Margherita, poi a Gesù e alla Madonnina. Prendevo il primo pezzo di carta che mi capitava sotto mano e non facevo che scrivere sotto dettatura, sorridendo, indulgente a quello che mi dettava con tanta semplicità e sicurezza». La prima letterina è datata 15 settembre 1936: «Caro Gesù, oggi vado a spasso e vado dalle mie suore e gli dico che voglio fare la prima comunione a Natale. Gesù vieni presto nel mio cuore che io ti stringerò forte forte e ti bacerò. O Gesù, voglio che tu resti sempre nel mio cuore». E dopo qualche giorno: «Caro Gesù, io ti voglio tanto bene, te lo voglio ripetere che ti voglio tanto bene. Io ti dono il mio cuore. Cara Madonnina, tu sei tanto buona, prendi il mio cuore e portalo Raphaël - FEBBRAIO 2000 a Gesù». Ma c’era anche qualcosa di davvero non comune per una bambina di cinque anni: «Mio buon Gesù, dammi delle anime, dammene tante, te lo chiedo volentieri, te lo chiedo perché tu le faccia diventare buone e possano venire con te in Paradiso». E questo Antonietta lo ripeterà moltissime volte. «Vedevo che la bambina sapeva esprimersi molto più di quello che mi aspettavo. Ma credo inutile dire – precisa la madre – che in casa non si dava la minima importanza a queste letterine che andavano messe via senza riguardo e delle quali molte sono andate perse». Questa noncuranza della madre è confermata dalla sorella di Antonietta. «Mia madre – ricorda – era una donna riservata, prudente, concreta, una donna coi piedi per terra insomma, non era certo una sentimentale o una credulona. A certi facili entusiasmi tagliava corto: "Guardi, io ai santi non credo se non quando la Chiesa li ha canonizzati". Tendeva sempre a minimizzare gli elogi che si facevano di Antonietta e non le piaceva quando si parlava di lei idealizzandola. Ricordo che poco dopo la morte di mia sorella, un sacerdote tenne alla radio una conferenza sul senso della sofferenza e parlò anche di Antonietta. La mamma non ne fu affatto contenta, anzi. Commentò che si trattava di travisamenti, di esagerazioni. Dissero che Antonietta declamava il suo amore a Gesù con larghi gesti… "Ma cosa! No, mai!" ribattè la mamma. Dissero che Gesù fu la prima parola pronunciata da Antonietta. E lei: "No. Mamma, ha detto mamma! Come tutti i bambini!"». (1. CONTINUA) • 9 Raphaël - FEBBRAIO Amici di Raphaël 2000 L’agenda degli amici di Raphaël 10 M essaggi in musica: Chiari (4 dicembre 1999 presso l’Oratorio), Nuvolento (domenica 23 gennaio 2000 presso l’Auditorium del Centro sociale «La Casa» di Nuvolento), Desenzano (domenica 30 gennaio presso la parrocchia di S. Angela Merici). Riportiamo, per far conoscere l’intraprendenza degli amici di Raphaël uno stralcio della lettera che un imprenditore ha spedito ai suoi dipendenti al fine di stimolarli ad aderire alla battaglia contro il cancro: «Oggetto: Natale di solidarietà. Caro collaboratore, si avvicina la fine dell’anno tempo di bilanci e di rendiconti, sia in azienda che in famiglia ognuno di noi analizza il suo operato in termini lavorativi e soprattutto in termini di relazioni umane. Ed è proprio in questo clima "natalizio" che vorrei proporti di aderire con me ad un’iniziativa di solidarietà. Ho visitato in questi giorni il centro della Cooperativa Raphaël, impegnata in prima linea nella lotta contro i tumori (ti allego opuscolo che spiega le finalità del progetto) e la professionalità e la serietà degli operatori e dei medici che ho incontrato mi hanno convinto della bontà dell’iniziativa e della necessità di farmi promotore con gli amici di queste righe. Puoi aderire all’iniziativa (se vuoi) in due modi: a) attraverso il versamento di £. 50.000 vieni a far parte dell’associazione "Amici di Raphaël" avendo anche diritto ad una visita medica di prevenzione presso uno dei centri Raphaël; b) attraverso un versamento in denaro all’Associazione (la ricevuta che ti verrà rilasciata è scaricabile dalla dichiarazione dei redditi) (…)». La Redazione di Raphaël è grata a quanti vorranno comunicare le varie iniziative che intraprendono in favore di Raphaël, inviando materiale (fotografie, cronaca, commenti) nelle segreterie degli ambulatori di Calcinato, di Clusane e di Castel Goffredo. 8 dicembre 1999: mercatino pro-Raphaël a Paitone Amici di Raphaël C hiari, ore 20.30, oratorio parrocchiale: nella stanza illuminata in fondo al cortile tutto è pronto per dare inizio ai «Messaggi in musica». Gli strumenti sono stati accordati, i cantanti scaldano la voce, mentre Don Piero definisce le ultime note organizzative con il medico di Raphaël che poi dovrà intervenire. I primi amici si aggirano nella stanza scambiandosi saluti in attesa che qualcun altro arrivi e la serata possa iniziare. Don Piero con un caldo sorriso invita i presenti a prendere posto e con una canzone manda il primo messaggio. Le melodie si alternano alle parole del temerario sacerdote e dei testimoni, coinvolgendo gli spettatori nel viaggio alla scoperta della realtà di Raphaël e del suo impegno nella prevenzione del cancro. La serata scorre veloce e piacevole, generando in coloro che hanno ascoltato i Messaggi il desiderio di diventare amici di Raphaël. Così anche a Chiari è nato un gruppo di amici pronto a dare il proprio contributo per favorire la sensibilizzazione delle persone su un tema tanto importante per una migliore qualità della vita. ELENA E GIAN PAOLO Raphaël - I «Messaggi in musica» volano CHIARI, NUVOLENTO, DESENZANO A ltri messaggi sono La presenza di alcuni stati lanciati, questa vol- ragazzi handicappati ta a Nuvolento. delle comunità di CarciDomenica 23 gennaio, na e Desenzano, ha dadon Piero e il suo staff, to forza alle parole che su invito dell’Associa- venivano dette perché zione «Amici della ca- rappresentavano il sesa» si sono recati all’auditorium del centro sociale «La casa», portando semi di speranza. La partecipazione attenta di tutti i presenti ha permesso non solo di ascoltare ma anche di riflettere sui messaggi che venivano lanciati. In modo semplice e familiare, attraverso il canto e gli interventi sempre puntuali di Beatrice, sr. Liliana, dottoressa Capatà e dott. Bianchi, si è parlato non solo di cancro ma Chi desiderasse del valore della proporre nel vita di ogni uomo, qualunque sia la proprio paese situazione in cui «Messaggi in si trovi. FEBBRAIO 2000 gno visibile di vite donate per questo ideale. Simpatica è stata una signora anziana in prima fila che, coinvolta dalla musica, ha sottolineato con la voce e con i gesti il ritornello di una canzone: «al di là del bene più prezioso ci sei Tu» mettendo così in evidenza l’ideale primo di Raphaël: servire il Signore servendo il malato. Questo è stato il messaggio che ho colto in quel pomeriggio: servire il malato non significa rispondere semplicemente ad un bisogno o compiere un gesto di generosità ma donare gratuitamente ciò che musica» si rivolga a Beatrice, n. tel. 030/ 9969662 Roberto Zini, promotore della serata «Messaggi in musica», svoltasi a Chiari 11 RAPHAËL - FEBBRAIO dal Signore abbiamo ricevuto gratuitamente, ognuno secondo la posizione che ricopre. CHIARA D 12 omenica 30 gennaio don Piero e gli amici di «Messaggi in musica» sono stati ospiti della Parrocchia di S. Angela Merici a Desenzano, in occasione della festa della santa desenzanese e anche nel venticinquesimo anniversario di fondazione della Parrocchia. Proprio occasione di festa dunque, che si respirava appena varcata la soglia del salone. E la gente ha risposto con entusiasmo... un pubblico vivace di mamme, papà, bambini, qualche giovane, qualche anziano, i ragazzi ospiti delle comunità di Galgala e di Montichiari, disposti e incuriositi ad ascoltare il messaggio che don Piero fa giungere non solo alle nostre orecchie ma anche al nostro cuore... È il messaggio della dignità della vita umana, qualunque essa sia e nella condizione in cui si trova, soprattutto se malata, sofferente o limitata. Raphaël compie questo servizio ripercorrendo i passi dell’angelo biblico, inviato dal Signore ad accompagnare Tobi nel suo Amici di Raphaël 2000 viaggio e ad operare la guarigione del vecchio padre, senza pretendere ricompense, ma passando facendo del bene. I messaggi esprimono che l’incontro con la sofferenza può mettere alla prova, ma può aprire a scoperte positive e profonde e va sostenuto con una presenza attenta e competente, che può infondere speranza. Beatrice ha quindi presentato l’associazione «Amici di Raphaël» che esprime la volontà di molti di non rimanere indifferenti davanti a chi ha bisogno; e così anche l’assistenza domiciliare di coloro che «entrando in punta di piedi» nella casa dove c’è una sofferenza offrono una presenza attenta e premurosa, con il desiderio di alleviare, per quanto è possibile l’ammalato e i suoi famigliari dalla fatica della quotidianità. E l’incontro ha raccolto i suoi primi frutti... il parroco, per primo, si è iscritto invitando i presenti a fare altrettanto! Al di là di questo, credo sia rimasta nella gente l’immagine di chi ha reso la sua vita un dono gratuito a servizio di Dio e dei fratelli.., e ha la gioia e il coraggio di cantarlo! STEFANIA Teresa Biemmi Botticino sera, 16 dicembre 1999 Teresa ci mancherà, mancherà soprattutto alla sua famiglia, alle sue amiche e a quanti l’hanno conosciuta ed apprezzata. Nella sua semplicità e nella sua generosità, Teresa è stata un bene prezioso per tutta la comunità. Lei sapeva rapportarsi con tutti e in particolare con le persone più deboli, sole, anziane, dimenticate, diventandone amica fidata. Donna di grande sensibilità, ha sempre cercato di dare senza chiedere nulla. Nel tempo della malattia quante persone sono andate a trovarla e quante si sono interessate delle sue condizioni! La grande manifestazione che ha coinvolto la comunità vuol dire che Teresa apparteneva un po’ a tutti. E se è vero che abbiamo perso quaggiù una cara persona è pur vero che abbiamo guadagnato in cielo un’anima che prega e intercede per noi. dai medici Raphaël - FEBBRAIO 2000 Attività ambulatoriale 1999 L e visite di controllo sono aumentate, il che significa fiducia nel servizio offerto dagli ambulatori Raphaël. È confortante pure l’elevato numero di prime visite, se si pensa che gran parte delle persone vengono agli ambulatori mediante «passa parola». Sono diminuite le prestazioni rx ossee, per il seguente motivo: all’inizio dell’anno 1999 una circolare del ministero della Sanità ha vietato la somministrazione di farmaci antiblastici in regime ambulatoriale. Non potendo somministrare la chemioterapia ambulatoriale, Raphaël non ha potuto continuare quella serie di controlli radiologici, che eseguiva negli anni precedenti. In conclusione, si deve constatare la diffusione della sensibilità, per quanto riguarda la prevenzione oncologica, da tutti gli scienziati riconosciuta l’arma vincente contro molte malattie oncologiche. attività ambulatoriali cliniche a t t i v i t à a m b u l a t o r i a l i s t r u m e n ta l i in questo grafico e in quello a fianco, le colonne più scure rappresentano i dati del 1999, quelle più chiare i dati del 1998 dati endoscopia 13 dati laboratorio Raphaël - M 14 FEBBRAIO dai medici 2000 Dolore e cure palliative olti malati di tumore prima o poi nel corso della malattia sperimentano dolori, più o meno forti; ciò si verifica soprattutto nelle fasi più avanzate, ma spesso anche in fasi precoci, ancora guaribili. Al contrario di quanto comunemente si pensa o si fa, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 90% di questi malati potrebbe non avere dolore, DOTT. CARLO se opportunamente curati, con un evidente miglioramento della qualità di vita. Come? Nel caso di dolore lieve si dovrebbero usare i farmaci antiinfiammatori; nel caso di dolori più intensi, o che non rispondono agli antiinfiammatori si dovrebbero usare gli oppioidi deboli, come la codeina; nel caso di dolori molto forti o che non sono scomparsi con i farmaci precedenti si dovrebbero usare gli oppioidi forti, come la morfina, aumentando gradualmente le dosi, fino ad ottenere il controllo del dolore, senza eccessivi effetti tossici. (v. fig. 1) Poiché la maggior parte dei malati di tumore ha dolori di forte intensità, quasi sempre si deve usare la morfina, che rappresenta quindi il cardine della terapia del dolore da cancro. Se usata correttamente, a dosi adeguate, ad orari predeterminati, essa è infatti solitamente in grado di togliere il dolore, permetfigura 1: IL DOLORE DA CANCRO tendo al paziente una vita tutto sommato normale. Nella realtà, tuttavia, si è molto lontani dall’uso abituale di questo schema, che pure, quando applicato, ha dimostrato tutta la sua validità: solo una minoranza di ammalati viene adeguatamente curata nel mondo. In Italia pare che solo circa il 20% dei malati di cancro sia adeguataCERVIGNI * mente curata per il dolore! Perché questo avviene? Principalmente per ignoranza e per i falsi pregiudizi che avvolgono la morfina e simili. Spesso si pensa non esista rimedio ai dolori, e si ritiene «normale» che un malato di cancro li abbia: ne è prova il fatto che, uno dei motivi della paura nei confronti di tale malattia è proprio quello di morire fra atroci sofferenze. Ci sono poi i falsi pregiudizi nei confronti della morfina, farmaco che, nel pensare comune, è sinonimo di droga e tossicodipendenza. È molto difficile parlarne; si crea subito disagio, imbarazzo o rifiuto, nei pazienti, nei familiari e a volte anche nei medici. È giustificato questo atteggiamento? No, certamente, poiché è risaputo che, nel malato oncologico, l’uso cronico di morfina sotto controllo medico, specialmente per via orale, non determina mai tossicodipendenza. Infatti il malato, nel caso non abbia più dolori in seguito a un miglioramento della malattia (come dopo un trattamento chirurgico, o una radioterapia, o una chemioterapia) può sospendere la morfina, e solo raramente (1/3000 paz.) si verificano i temuti disturbi fisici (crisi di astinenza), che tuttavia passano con una sospensione graduale del farmaco. Manca inoltre la ricerca compulsiva del farmaco, anche in assenza del dolore, caratteristica invece della tossicomania. * Responsabile Cure Palliative Ambulatori Raphaël dai medici Raphaël - FEBBRAIO 2000 Così anche la necessità di aumentare la dose, che 21° posto in Europa nel suo uso a fini terapeutici, talora si verifica, con il passare del tempo, non è mentre il consumo espresso come numero di dosi tanto un fenomeno di «assuefazione», come suc- giornaliere/ milione di abitanti era 1/50 di quello delcede per i tossicodipendenti, quanto il segno del- l’Inghilterra e 1/100 di quello della Danimarca! (v. l’aggravarsi progressivo della malattia con conse- fig. 2) guente aumento dell’intensità dei dolori. È probabile che oggi la situazione non sia cambiaMolti, anche medici, per paura di questa «assuefa- ta e ciò può essere anche imputato alle impegnatizione» ritardano ingiustificatamente l’inizio del tratta- ve adempienze burocratiche a cui il medico deve mento con morfina, abbandonando il malato alla sua far fronte. sofferenza, per timore che un precoce inizio della te- Se non è possibile cambiare le leggi, è auspicabile rapia antidolorifica porti ad un aumento delle dosi che almeno un’evoluzione di mentalità, accettando senprecluda la possibilità di usarne nelle fasi finali di ma- za paura una terapia del dolore oramai convalidata lattia per mancanza di efficacia ed eccessiva tossi- da anni di uso in altri paesi all’avanguardia, come cità. Ma così si dimentica che la grande efficacia a- l’Inghilterra dove da decenni si è capito che se pronalgesica della morfina dipende proprio dalla man- prio non si può guarire dal tumore è possibile comcanza di una dose «tetto», cioè di una dose massima battere il dolore e condurre una vita e una morte più al di sopra della quale non aumenta più l’effetto. dignitose. Un’altra paura infondata della morfina è data dalla Mi hanno molto colpito le parole senza speranza di convinzione che questa abbrevi la vita e deriva forse Giobbe, che sembrano quelle di uno dei nostri madall’associazione fra overdose da eroina e morte, lati sofferenti: che non ha nulla a che vedere con l’uso terapeutico «A me sono toccati mesi di illusione della morfina. In realtà l’uso della morfina, specie e notti di dolore mi sono state assegnate. nelle fasi precoci di malattia, quando il paziente è an- Se mi corico dico: "Quando mi alzerò ?" cora autosufficiente, mentre lo libera dal dolore, gli Si allungano le ombre permettere una maggiore autosufficienza, una mi- e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. gliore qualità di vita, gli facilita il riposo, l’assunzione I miei giorni sono stati più veloci di una spola, di cibo, e quando è possibile, anche una più ricca vi- sono finiti senza speranza». ta di relazione; gli consente a volte di muoversi, men- Facciamo in modo, noi medici e infermieri, insieme tre prima, al minimo movimento, urlava dal dolore: ai familiari, che le parole di Giobbe non debbano può perciò allungare la sopravvivenza. essere anche le parole dei nostri malati, disperati Un altro falso problema è l’assopimento indotto dal- per un dolore insopportabile, che potrebbe essere la morfina; sebbene si possa presentare nei primi eliminato da una adeguata terapia. giorni, di solito poi scompare: tra l’altro spesso è dovuto semplicemente al fatto che un paziente senfigura 2: CONSUMO DI MORFINA IN EUROPA, 1993 za dolore finalmente riesce a dormire, fatto tutt’altro che negativo. È quindi evidente che la maggior parte delle paure nei confronti della morfina, usata per combattere il dolore sono ingiustificate, mentre un suo uso accorto, senza abusi, è da promuovere per rendere più sopportabile la malattia. È perciò immotivato il suo scarso utilizzo in Italia, che in una indagine effettuata nel 1995 figurava al • 15 Raphaël - FEBBRAIO 2000 Amici CONVOCAZIONE DI ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI Raphaël periodico della coop. di solidarietà sociale Raphaël n° 1 - febbraio 2000 In questo numero: I Soci della Associazione di Volontariato Amici di Raphaël, con sede in Calcinato (Bs), via Vittorio Emanuele II, sono convocati in assemblea ordinaria – in prima convocazione – per il giorno 25 marzo 2000 alle ore 13.00 16 in seconda convocazione per il giorno sabato 25 marzo 2000 alle ore 16.00 presso il «Laudato sì’» di Rivoltella del Garda via Agello, n. 1 per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno: 1) Esame ed approvazione del bilancio al 31.12.1999 e relazione del Consiglio Direttivo; 2) Esame e approvazione del bilancio preventivo anno 2000 e relazione del Consiglio Direttivo; 3) Rapporto del Collegio dei Revisori sul bilancio al 31-12-1999; 4) Varie ed eventuali. Il Presidente Roberto Marcelli N.B.: È consuetudine intervenire direttamente alla seconda convocazione La macchina da presa 1-4 Libertà e responsabilità 2-3 Anche l’etere unisce 4 I nostri lutti 5 Carla Pasini 5 Un eroico esempio di donna e di madre Alla mamma 6-7 7 Le letterine al «caro Gesù» 8-9 L’agenda degli amici di Raphaël 10 I «Messagi in musica» volano 11-12 Teresa Biemmi 12 Attività ambulatoriale 1999 13 Dolore e cure palliative 14-15 Convocazione assemblea ordinaria dei soci 16