Verso il Manifesto dei Valori di Res Tipica Assemblea Nazionale ANCI Bologna, 19 ottobre 2012, ore 10,00 Atti del workshop “Il Manifesto dei Valori di Res Tipica” tenuto nelle giornate del 25 maggio e del 31 maggio 2012 nella Sala Conferenze dell’ANCI, Via dei Prefetti 46, Roma Res Tipica - ANCI Via di Campo Marzio 30, 00186 Roma Tel/fax. 06 8698 6413 info: [email protected] www.restipica.net Introduzione Il 25 maggio 2012, nella prima delle due giornate di lavoro, il Presidente di Res Tipica Fabrizio Montepara, ha introdotto i lavori definendo l'appuntamento come occasione per “riflettere e confrontarci su quello che è oggi Res Tipica e su ciò vuole essere, con l'obiettivo di valorizzarne in tal modo tutte le potenzialità”. Il Presidente ha brevemente ripercorso la storia dell'Associazione nata mettendo in rete le Associazioni di tipicità, e che dopo una fase di entusiasmo iniziale, ha dovuto fare i conti con uno scenario completamente cambiato, e con il diverso peso che oggi hanno i Comuni, una situazione che ci spinge a “riconsiderare e rivedere il nostro ruolo”. “Oggi, per la prima volta, siamo seduti attorno ad un tavolo a ragionare per rispondere ad una domanda crescente che ci chiede di valorizzare l'Italia “minore”, i piccoli luoghi…”. Questa pubblicazione riporta in sintesi i temi discussi in occasione del workshop “Il Manifesto dei Valori di Res Tipica”, tenuto nelle giornate di venerdì 25 maggio e giovedì 31 maggio 2012, nella Sala Conferenze dell'ANCI, in via dei Prefetti, 46 a Roma. Nell'invito trasmesso a tutte le Associazioni di Res Tipica l'iniziativa è stata così presentata: “Il Manifesto dei valori di Res Tipica vuole essere una carta frutto di un percorso di condivisione dei valori che accomunano le associazioni d'identità. Esso rappresenta, in particolare, l'avvio di una progettualità che potrebbe prevedere diversi ambiti, dall'artigianato all'agroalimentare, alle azioni di sensibilizzazione rivolte agli operatori pubblici e privati per sviluppare reti e filiere di qualità. Infine il Manifesto rappresenta l'occasione per sottolineare come l'appartenenza a Res Tipica comporti anche degli impegni a fare sistema”. Il Manifesto dei Valori La nostra missione è tutelare l'ambiente, la sostenibilità durevole, la qualità e la bellezza; Il nostro impegno è di favorire la salubrità dei prodotti, la conservazione del paesaggio naturale, l'autenticità, l'accoglienza, l'ospitalità e le esperienze multisensoriali; Res Tipica promuove il tipico di qualità, la sensibilizzazione alla conservazione, alla memoria e alla storia, assieme al racconto dei luoghi, e delle identità. - E' un percorso di condivisione culturale, che prevede una adesione volontaria, - sintetizza e “materializza” la visione e la strategia di Res Tipica, - è un impegno che si rinnova, - prevede la partecipazione a dei momenti di sensibilizzazione e di formazione, che non si esauriscono nei due work shop di maggio 2012, - non richiede agli aderenti un impegno burocratico, - rappresenta un vantaggio in termini di comunicazione e di posizionamento per tutte le Associazioni aderenti. Gli obiettivi dell'iniziativa - confermare il ruolo e la funzione di Res Tipica; - avviare un percorso che attribuisca un maggiore spirito di appartenenza alla rete Res Tipica; - definire criteri di adesione che diano una maggiore caratterizzazione delle realtà aderenti. L’Associazione Res Tipica Res Tipica è l'associazione nazionale che riunisce le città di identità per valorizzare e promuovere arte, cultura e tipicità. 3 Il Manifesto dei Valori di Res Tipica - Per noi ogni visitatore è un residente (temporaneo), - da noi ogni attività commerciale è un luogo di relazioni, - ogni prodotto locale è una risorsa unica, - ogni ristorante è una finestra del territorio, - alberghi e bar sono luoghi di accoglienza, di incontro e conversazione, ma anche di relax e riposo, - le cantine sono presidi di tipicità, - itinerari e sentieri sono racconti del luogo, - ogni evento è un momento vero, pensato per essere piacevole, ed organizzato per essere memorabile, - le nostre città e i nostri borghi ti offrono uno stile di vita e di vacanza di qualità. Affidabilità, qualità dei prodotti, professio- nalità, sostenibilità, legame con il territorio, trasparenza, sono i principi che guidano la nostra attività ed il nostro impegno. I nostri valori: - affidabilità, tipicità, qualità dei prodotti, professionalità comunità, autenticità, sostenibilità durevole, trasparenza, filiera corta, legame con il territorio. Le associazioni di identità aderenti a Res Tipica Città del Vino (www.terredelvino.net) Città dell'Olio (www.cittadellolio.it) Città del Bio (www.cittadelbio.it) Città della Nocciola (www.cittadellanocciola.it) Borghi più Belli d'Italia (www.borghitalia.it) Paesi Bandiera Arancione (www.paesiarancioni.net) Città dei Sapori (www.cittadeisapori.it) Borghi Autentici d'Italia (www.borghiautenticiditalia.org) Città del Castagno (www.cittadelcastagno.it) Città Slow (www.cittaslow.org) Città delle Ciliegie (www.cittadelleciliegie.it) Città del Pane (www.cittadelpane.it) Città del Tartufo (cittadeltartufo.com) Città della Terra Cruda (www.terracruda.org) Città del Miele (www.cittadelmiele.it) Città della Ceramica (www.ceramics-online.it) Città della Chianina Paesi Dipinti (www.paesidipinti.it) Città del Riso (www.cittadelriso.it) Città delle Grotte (cittadellegrotte.it) Città del Pesce di Mare Città dell'Infiorata (www.cittadellinfiorata.it) Città della Bufala Città dei Liquori, Rosoli e Spiriti d'Italia (www.cittadeiliquori.it) Città della Lenticchia Città della Mela Annurca Città del Tabacco (www.cittadeltabacco.it) 4 rale dei prodotti del territorio. Si potrebbe infatti parlare di nuova centralità che assume la gastronomia nella scelta di vacanza di un gran numero di persone; e ciò avviene nonostante prodotti locali, gastronomia e vino continuino a restare spesso nello sfondo delle proposte di molti territori, e fatichino a diventare protagonisti della loro promozione. Credo sia evidente a tutti che è proprio vero che abbiamo un tesoro, ma siamo i primi a sottovalutarlo. Ma se sulla tesi di uno Scenario che offre, assieme ai problemi a tutti noti, anche delle opportunità, perché “la domanda c'è”, la condivisione è elevata, meno chiaro sembra essere quanto questa domanda sia davvero cambiata, e quanto in fretta i cambiamenti avvengano sotto i nostri occhi. Scenario generale. Il marketing delle identità territoriali e il ruolo di Res Tipica 1. Anche in uno scenario difficile, non mancano le opportunità Mi sembra che tutti noi si possa essere d'accordo nel ritenere che la situazione difficile nella quale ci troviamo, presenti assieme a molte ombre anche qualche dato di interesse e non poche opportunità per il mondo delle identità territoriali che voi rappresentate. Per chi come me si occupa prevalentemente di turismo, pur tra difficoltà enormi, i dati positivi non mancano. Se guardiamo il turismo internazionale dobbiamo riconoscere che il turismo è un fenomeno in costante ascesa in tutto il mondo, e anche per il 2012 le stime sono positive e si parla di un incremento attorno al 2,8%. C'è anzi chi stima che i turisti internazionali saranno presto un miliardo. 2. La domanda c'è ma è cambiata radicalmente In estrema sintesi si può affermare che la domanda sia cambiata radicalmente in tema di aspettative, che oggi, molto più del passato, riguardano i temi dell'esperienza, delle relazioni e più in generale dei beni immateriali e del territorio. Vediamo brevemente di cosa si tratta. Un altro dato di interesse, che mostra che “la domanda c'è” è relativo al fatto che un turista internazionale su tre ha come meta un paese del mediterraneo, un mercato enorme è dunque vicinissimo a noi, per così dire ”a portata di mano”. Esaminiamo ora rapidamente alcuni aspetti qualitativi. L'unico prodotto turistico tra quelli venduti nelle agenzie di viaggio che mostra di essere in crescita è quello dei cofanetti regalo. Sono i famosi pacchetti esperienziali, le proposte cioè più legate al territorio tra quelle intermediate, a dimostrazione del bisogno di territorio che ha la domanda turistica. Un dato questo confermato dai trend che riguardano il turismo enogastronomico, che secondo tutti gli osservatori, continua a guadagnare consensi nonostante le difficoltà dello Scenario generale del nostro Paese, e che vede diversi milioni di persone scegliere le mete dei propri spostamenti anche in funzione della cucina, dei ristoranti, dei vini e più in gene- 2.1 Certo è noto a tutti il bisogno di esperienza che caratterizza la domanda, se non fosse che non è altrettanto chiaro cosa tutto questo comporti. Anzi non è altrettanto chiaro cosa si debba intendere con il termine “esperienza”. Può allora essere interessante osservare che tra gli studiosi c'è chi sostiene che fino a poco tempo fa il modello di consumo turistico era tutto concentrato sull'occhio, sulla vista, il giro turistico consisteva nel limitarsi a vedere, “sightseeng”, mentre oggi stiamo andando verso una nuova priorità quella del toccare, dello sperimentare, dell'assaggiare. Occorre allora sottolineare che esperienza significa qualcosa di più coinvolgente di un servizio, qualcosa di unico e di irripetibile, Relazione del prof. Giancarlo Dall'Ara e conclusioni dei tavoli di lavoro al workshop “Il Manifesto dei Valori di Res Tipica” tenuto nelle giornate del 25 maggio e del 31 maggio 2012 nella Sala Conferenze dell’ANCI, Via dei Prefetti 46, Roma 5 Il giro d’affari del turismo enogastronomico “Insieme all'arte e la cultura, l'enogastronomia è sicuramente un altro segmento sul quale il made in Italy vince a mani basse, esprimendo un'eccellenza fortemente radicata sul territorio. Punta di diamante del nostro incoming, eppure - paradossalmente uno dei prodotti che solo di recente ha raccolto l'attenzione del tour operating e in genere del turismo organizzato. E non è un caso se gli esperti lo ritengono il settore più promettente nel panorama dell'offerta Italia: nel 2010, il turismo enogastronomico ha sviluppato un giro d'affari stimato in circa 5,5 miliardi di euro (nel 2000 si parlava di 3,7 miliardi), in regolare progresso a doppia cifra negli ultimi anni. Un sondaggio di Coldiretti rileva che oltre il 35% degli italiani considera proprio il buon cibo ed il buon bere tra gli elementi determinanti nella scelta di una vacanza in Italia, e per il suo successo di qualsiasi vacanza, quale che ne sia la motivazione di base. È chiaro che se la componente cibo influenza fortemente le scelte dei vacanzieri, l'offerta sempre più ricca e varia di soggiorni enogastronomici sul territorio assicura al tour operating e alle agenzie di viaggi una preziosa opportunità di diversificare”. Così Andrea Lovelok su l'Agenzia di Viaggi il 30 novembre 2011 qualcosa che non è facilmente replicabile, e che non si riesce a dare puntando solo sulla professionalità degli addetti, in assenza di passione, di vocazione, di desiderio di innovazione, di autenticità. fatto riferimento è il territorio. Mai come in questi anni il tema del territorio è stato centrale nel dibattito sulla promozione dei prodotti e delle identità locali. Forse anche per questo siamo di fronte ad un rischio di di utilizzo retorico del concetto di territorio, se non addirittura di svuotamento di significato del termine. Personalmente credo che in assenza di un approccio dinamico al territorio, e come vedremo “valoriale”, il concetto di territorio rischi di essere retorico e obsoleto. Credo che tutti siamo consapevoli del fatto che siamo di fronte ad una domanda che ha un concetto di prodotto diverso da quello di molti produttori, un concetto per così dire “allargato”, per il quale il prodotto non è tanto una bottiglia di vino o un oggetto di un artigiano, ma è il territorio. La domanda, i visitatori, i turisti, i clienti vedono una cantina, una bottega artigiana- 2.2 Quanto poi alle aspettative di beni relazionali - dalla socializzazione alla convivialità - si tratta di un tema che spinge l'intero sistema di offerta a guardare ai visitatori, agli ospiti…, per quello che effettivamente sono, non dei “consumatori” ma delle persone. In altre parole chi entra in un bar non si aspetta solo un caffè, ma si aspetta di essere riconosciuto e trattato per quello che è: una persona. E qui il tema della convivialità, della capacità di stare con le persone, di creare e gestire relazioni diventa centrale. 2.3 La terza questione alla quale ho appena Territorio e luogo Di "Non Luoghi" (autogrill, hall di alberghi in catena, centri commerciali...), ha parlato per primo il sociologo Marc Augè che li ha contrapposti ai "Luoghi" cioè agli spazi fisici legati ad una cultura e ad una storia che hanno le radici in un determinato territorio. Borghi, centri storici, paesi... sono a tutti gli effetti dei “Luoghi”. Botteghe, cantine, alberghi diffusi, uffici informazioni e accoglienza turistica, bar tradizionali, piccoli alberghi..., di norma hanno le caratteristiche di base per essere anch'essi “Luoghi”, almeno “relazionali” (e magari di conversazione). 6 le o un albergo sempre più come possibilità di vivere un luogo; quando sono in un ristorante considerano i piatti come finestre per vedere un territorio e conoscere meglio un luogo. Allo stesso modo si devono comportare gli operatori che propongono e “vendono” le offerte del territorio: non più “coperti” al ristorante, o camere in albergo, ma modalità per vivere un luogo, la sua cultura, le sue tradizioni, il suo stile di vita. Alberghi e agenti di viaggio di solito lo sanno già: se si limitano a vendere camere da letto, anziché le opportunità offerte dal territorio, non hanno più mercato! Non a caso molti operatori hanno cominciato a concepire i prodotti come racconti, hanno cominciato a vendere storie, in altre parole hanno capito che le attese della domanda sono più ampie dei confini del singolo prodotto, e che una narrazione, una storia che aiuta l'ospite a entrare dentro il territorio, ad assumere il punto di vista di chi ci vive, permette di rispondere meglio a quelle attese. “Malgrado tutto a tavola l'Italia è una potenza” Guido Barilla, intervistato dalla rivista Limes, a proposito degli stereotipi negativi sull'Italia all'estero, ha sostenuto “il cibo ha un enorme valore edonistico che lo scinde dalle pecche del contesto sociale e politico di origine”. Le eventuali opinioni negative sull'Italia“ non intaccano l'esperienza del cibo italiano che è istintiva immediata ed emotiva, così come non ne intaccano il forte potere evocativo in grado di richiamare un'estetica immune alle contingenze sociali e politiche. Un panorama delle colline senesi, la costiera amalfitana, i tesori delle nostre città d'arte, la musica lirica esercitano un fascino statico, atemporale, che racchiude in sé un enorme potenziale economico”. Cfr. “Malgrado tutto a tavola l'Italia è una potenza” Intervista a Guido Barilla, Limes, n. 2 2011. 3 Dalla sommatoria alla rete ripensiamo al modo di lavorare più diffuso nel nostro Paese, vediamo che ci sono tantissime “reti involontarie”, composte da persone e aziende che si trovano a collaborare - magari per caso - con aziende che si trovano vicine a loro. Sono le reti che io definisco «sommatorie». Paolo Preti ha parlato di stormi involontari composti da soggetti che non hanno condiviso il progetto, o che si disinteressano della visione strategica, limitandosi a fare quali che fanno i vicini. “Ogni uccello che vola in una formazione a stormo non ha consapevolezza della forma collettiva e della traiettoria seguita dall'insieme ma si regola sulla base della posizione e direzione degli altri che gli volano vicino». (Paolo Preti “Il Meglio del Piccolo”, Egea Milano 2011). Ma se si vogliono cogliere le opportunità che pure esistono allora ci si deve accorgere che ognuno dipende dagli altri. La rete è tale e funziona se è stato condiviso il progetto, garantito e coordinato l'impegno degli aderenti. Tutto questo spinge a fare rete. Per vendere un territorio infatti occorre mettersi assieme, trovare alleanze. Ma sappiamo bene che è proprio questo il punto di debolezza che hanno nel nostro Paese l’artigianato, l’agroalimentare e il turismo. Accade infatti che molte delle esperienze di filiera e di integrazione, anche di quelle più innovative, non siano propriamente delle “reti”. Quando in un territorio si mettono assieme cantine, produttori, ristoratori, musei, albergatori…, il risultato non è necessariamente una rete, anzi di norma queste alleanze danno vita a delle sommatorie, a dei collage. Quanti esempi di integrazione e di “alleanze” si riducono ad una piantina, qualche segnale stradale, un sito web e un marchio? Ma tutto questo non genera una rete, perché non configura una proposta/prodotto condivisa e nuova, perché non è in grado di andare oltre la semplice sommatoria. D'altronde se ci guardiamo attorno, se 7 Beni relazionali Molti, forse la maggioranza dei piaceri della vita non hanno prezzo, non sono in vendita, e quindi non passano attraverso il mercato, non si possono acquistare in un negozio, sono i beni relazionali. Non esiste una definizione esaustiva di beni relazionali. Per i beni relazionali sono le relazioni più che il consumo in sé a divenire rilevanti. Di beni relazionali hanno scritto tra gli altri Pierluigi Grasselli, Luca De Biase e Giampaolo Fabris. Quest'ultimo esemplifica così il concetto di “bene relazionale”: passare dallo spendere al parlare, dal guardare le vetrine al guardarsi negli occhi. Marco Aime e Anna Cossetta hanno scritto che nei beni relazionali è la relazione in sé a costituire il bene economico “gran parte della ricompensa derivante dalle relazioni interpersonali è intrinseca; la ricompensa cioè è la relazione stessa” (“Il dono al tempo di Internet”, Einaudi 2010). Sempre a proposito di beni relazionali, diversi anni fa Domenico De Masi, commentando un lavoro di Hans Magnus Enzensberger (per il quale in futuro, tra i beni più ricercati perché sempre più scarsi, vi sarebbero stati lo spazio, la tranquillità, il silenzio, l'ambiente non inquinato, la sicurezza), riteneva ne andassero aggiunti altri due: la convivialità che offre una risposta alle relazioni urbane sempre più rarefatte e sconfigge la solitudine, ed il lavoro creativo che consente di mettere a frutto qualità come la fantasia e la concretezza. Ed in effetti senza un progetto condiviso, senza un minimo di coordinamento, in assenza di standard comuni, senza un motore commerciale…, non si riesce a dare vita ad un prodotto nuovo e compiuto, ma tutt'al più, come si è detto, ad un collage. Ma collage e sommatorie sono operazioni di “cosmesi”, di belletto, sono figli di una visione per la quale il “consumatore” è un sempliciotto ingenuo, facile preda della pubblicità, di immagini colorate; così raramente stimolano una nuova domanda, e soprattutto raramente portano a visite prolungate, soggiorni, e indotto economico. Non è certo con le sommatorie che può nascere, o svilupparsi, l'industria del turismo in un territorio. dello stesso identico approccio, o come direbbero gli esperti di marketing: è la stessa leva del marketing mix ad essere usata. Ciò accade perché di norma gli strumenti per promuovere l'artigianato, il territorio ed i suoi prodotti non vengono scelti alla luce di una analisi della domanda, ma vengono riproposti anno dopo anno. Il vero problema è che non partono dalla domanda, o da una analisi degli obiettivi. Proviamo per un attimo a pensare ai nuovi mercati. Come siamo andati in Cina? Proponendo le cose e gli strumenti che abbiamo utilizzato in Italia, in Germania, in Francia…. E cioè partecipando a fiere, organizzando conferenze stampa, avviando piccole o grandi campagne pubblicitarie… Ma credo sia evidente a tutti che un mercato completamente diverso anche in termini culturali, richieda un approccio completamente differente. In Cina, in India, nei “nuovi” mercati, e non solo, se ci si limita a tradurre un sito web, o un opuscolo concepito per il mercato italiano, difficilmente si potranno ottenere risultati. In estrema sintesi si può dire che dobbiamo uscire dalla logica “di tutto un po'”(campagne, fiere in tutti i mercati, stampati..), e dobbiamo adottare strumenti mirati, adatti a quel tipo di domanda e agli obiettivi individuati, non generalisti, e nello specifico dei mercati lontani o dei nuovi 4 Anche gli strumenti del marketing territoriale devono cambiare A fronte di una domanda che è cambiata ed è diventata diversa da quella alla quale eravamo abituati, occorre riflettere se gli strumenti che utilizziamo siano ancora adeguati. Il mio parere è che gli strumenti usati siano sempre gli stessi da tanti anni, e forse per questo siano diventati poco efficaci. Certo una volta la pubblicità la facevamo sui giornali e oggi magari sul web, ma si tratta 8 mercati dobbiamo privilegiare gli strumenti relazionali, la continuità delle azioni (contrapposta alla episodicità degli interventi), la formazione e la presenza attiva sul web, oltre ad una particolare attenzione al web 2.0. scambi economici, - che le vendite avvengono se ci sono conversazioni, - che, come si è appena detto, se si vuole conversare occorre in primo luogo saper ascoltare, - e che le conversazioni non possono finire nel momento della vendita, ma vanno mantenute nel tempo. 5 Tornare ad ascoltare la domanda La regola d'oro è dunque quella di tornare ad ascoltare la domanda, non pensare che un buon prodotto, fosse anche un buon tartufo, o “fare le cose bene” comporti necessariamente avere mercato, avere una stagionalità adeguata, creare occupazione e indotto economico. Da questo punto di vista la rivoluzione di internet ha molto da insegnare. La vecchia regola che diceva “se vuoi vendere devi toglierti dalla testa l'idea di vendere”, ha trovato nel web 2.0 la sua più evidente conferma. Si legge infatti nel Cluetrain manifesto, che è un po' alla base di questa rivoluzione che “i mercati sono conversazioni”, e si tratta di una affermazione rivoluzionaria per chi ha studiato in economia che il mercato è il luogo delle transazioni. Perché sostenere che i mercati sono conversazioni comporta: - che occorre attribuire centralità alle relazioni tra le persone, piuttosto che agli 6. I limiti degli approcci attuali Alla luce delle tesi sinora sostenute, i limiti degli approcci tradizionali adesso sono più chiari anche dal punto di vista operativo. Personalmente ritengo che oltre ad una insufficiente conoscenza dei mercati esteri e di quelli nuovi in particolare, uno dei problemi che limitano lo sviluppo dei prodotti legati alle identità territoriali sia anche una non adeguata conoscenza del territorio. Io credo che una persona, un residente, un operatore…, conosca davvero il territorio e sia in grado di proporlo a chi viene da fuori, se quel territorio lo vive, se i musei che segnala assieme alle cantine e alle aziende agricole, li ha visitati e ne ha fatto esperienza. Anzi si conosce davvero un territorio e lo si può in questo modo capire e valorizzare, se lo si ama, non se si è semplicemente Un itinerario non è necessariamente un prodotto turistico “L'esperienza italiana non è priva di ombre. Infatti l'eccessiva polverizzazione dell'offerta gastronomica, quella “coriandolizzazione” di cui si parla nei Rapporti Censis, ha prodotto una sorta di effetto minestrone secondo una logica del tutto uguale a niente, tipica di tante iniziative di sviluppo locale condotte nel nostro Paese, Così se la motivazione gastronomica è spesso rilevante nel determinare il soggiorno dei turisti, l'offerta che attorno ad essa si è sviluppata non sempre assume la dimensione di vero e proprio prodotto turistico. L'idea stessa di realizzare itinerari turistici riconosciuti come “strade”, se da un lato ha contribuito a razionalizzare l'offerta e a promuovere sul mercato diversi territori, in tanti casi però non è riuscita ad amalgamare le capacità imprenditoriali dei singoli operatori, per realizzare prodotti turistici ben identificabili sul mercato. Molte delle strade attorno alle quali dovrebbe essere costruita un'offerta enogastronomica non sono operative, così da non poter svolgere nemmeno quella funzione di promozione dei territori che gli è propria. in questo senso allora val la pena di ricordare che aver tracciato una strada che identifica una porzione di territorio, caratterizzato da una determinata produzione tipica, non significa assolutamente aver realizzato un prodotto vendibile sul mercato turistico”. NOTA Rapporto sul Turismo Italiano, XVI edizione 2009. 9 letto qualcosa in un opuscolo o in un sito web, o nel calendario degli eventi. mai tanti borghi sono pieni in occasione di fiere e sagre, e vuoti a partire dal giorno dopo, o come mai tanti piccoli centri sono affollati in agosto e vuoti da settembre in avanti, quando tutti sappiamo che lo stile di vita, la qualità della vita di uno di quei luoghi è sempre piacevole e bella, indipendentemente dalla stagione. Ed è questo il motivo di fondo per il quale in tante destinazioni ci sono molti arrivi e poche presenze, c'è molto escursionismo e poco turismo vacanziero! Se il personale che ha accolto, ha servito, e se i residenti che hanno incontrato i visitatori conoscevano le date degli eventi, delle sagre e delle fiere, ma non le amavano, se il personale degli Uffici Informazione Turistica ha consegnato l'elenco degli alberghi che non ha mai visitato o delle cantine che non apprezza…, il coinvolgimento dei visitatori ed i risultati economici, non possono che essere modesti. Tutto questo contribuisce a spiegare come A fianco di questi aspetti di base, legati alla cultura dell'accoglienza, alla vocazione e alla passione (tutti aspetti decisivi) occorre però fare in modo che vi siano anche le competenze minime indispensabili. Se come si è già visto - uno degli aspetti chiave è la capacità di trasformare un territorio in un prodotto, e i prodotti in racconti, o di saper proporre lo stile di vita di un luogo "Missione Italia, il futuro possibile" "Dovremmo trovare una missione nuova, un nostro modo specifico di stare nel mondo, ma non abbiamo una mappa del futuro e fatichiamo a portarci all' altezza degli eventi che ci circondano. _Di certo l' Italia, prima ancora dell' Europa, ha una grande opportunità: è la forza delle sue produzioni e dei suoi servizi di alta qualità, il suo estro per l' estetica e il design, la sua capacità di arricchire i prodotti di valore simbolico, il potenziale non solo turistico del suo territorio, la sua cultura millenaria, il suo ambiente, la sua arte. In questo senso le grandi trasformazioni del mondo possono diventare un' enorme opportunità per il nostro Paese. è su queste produzioni ad alto contenuto qualitativo e simbolico che negli anni futuri si consoliderà la domanda dei Paesi sviluppati e, soprattutto, si farà avanti la domanda dei Paesi emergenti. _Il Made in Italy di per sé è un brand di successo, Prada è un brand di successo, Tod' s, ma anche il Brunello di Montalcino e la mozzarella sono brand di successo. è l' Italia stessa che oggi nel mondo è un brand di successo, l' Italia dei suoi territori, dei suoi mille formaggi e dei milli vini, della sua arte, delle sue ricchezze naturali, della sua cultura. Solo una mentalità arcaica può far guardare al turismo con lo snobismo di chi lo considera un' attività economica minore: per l' Italia, e per le sue regioni più svantaggiate in particolare, può diventare uno straordinario volano di sviluppo, nel quadro di una più ampia valorizzazione del territorio. Produzioni di qualità e ricchezza dei territori sono opportunità che non possiamo permetterci di perdere. Anche perché non partiamo da zero. Al contrario c' è già un tessuto di imprese sulle quali poter puntare._Dobbiamo, innanzi tutto, valorizzare al massimo e imporre sui mercati internazionali questo triangolo costituito dalla creatività, dal territorio e dalla produzione di beni e servizi di qualità._Impareremo a lavorare di più insieme, anche quando saremo stati capaci di valorizzare al massimo le nostre risorse umane. Tutti sappiamo quanto gli italiani siano dotati di una straordinaria capacità individuale di immaginare e creare nuovi prodotti, ma manca ancora la capacità di gestire organizzazioni complesse e di operare nel mercato globale. L'articolo è stato pubblicato dal quotidiano Repubblica il 21 settembre 2004 (!) con il titolo "Missione Italia, il futuro possibile", a firma Giuliano Amato e Carlo De Benedetti. 10 come un attrattore destagionalizzato, deriva che sono molte le nuove competenze che mancano. Mi limito a sottolinearne una: quella del narratore di luoghi. E' evidente a tutti che nei nostri piccoli centri, nei borghi, e più in generale nel Paese, i profili professionali sono gli stessi di 50 anni fa: banconisti, accompagnatori, guide, custodi… to internazionale. Dunque non tutto, ma alcune iniziative considerate fondamentali ai fini dello sviluppo, che non possono essere gestite adeguatamente da singole realtà o dalle associazioni settoriali, e che provo a suggerire descrivendole brevemente: 7.1 L'Italia è il Paese leader dell'industria dell'ospitalità e per la produzione di prodotti di qualità. Ma non sembra accorgersene. Questa situazione configura per Res Tipica una grande opportunità e una grande responsabilità; 7. Il ruolo di Res Tipica Nello Scenario che ho provato a descrivere, sia pure in modo molto sintetico, Res Tipica si trova di fronte alla possibilità, come ha sostenuto il Presidente Montepara, di riconsiderare il proprio ruolo, e di percorrere uno sviluppo originale, che, in più, permetta davvero di fare sistema. Ed in effetti ci troviamo di fronte a molti obiettivi da perseguire, ed anche a molti spazi che possono essere occupati saldamente, per dare così un contributo tangibile alle Associazioni aderenti e allo sviluppo delle identità locali e dei territori. A me sembra che Res Tipica abbia le carte in regola per affrontare i suoi compiti, non come una associazione tra le altre, né semplicemente come sommatoria di Associazioni, ma comportandosi da Leader (NOTA “La leadership del nostro Made in Italy agroalimentare è indiscussa” cfr. “Dinamiche economico-territoriali dei Comuni italiani per lo sviluppo locale” pag. 59.) , e così facendo occupando quella posizione. E a me sembra che vi siano tutte le possibilità per fare tutto ciò presto e bene, favorendo in tal modo le iniziative di tutte le Associazioni aderenti. Res Tipica infatti è una delle poche realtà che può portare ad unità, in qualche misura coordinare e comunque rappresentare in Italia e nel mondo le identità locali, altrimenti frammentate e deboli. E questo, in uno Scenario nel quale esistono mercati verso i quali non ha senso agire in modo frammentato, dà il senso di questo obiettivo strategico. Naturalmente agire da Leader significa caratterizzarsi ulteriormente, adottare un proprio stile di comunicazione e coordinare alcune, poche, iniziative di carattere strategico, per affrontare temi urgenti e di ambi- 7.2 Monitorare i mercati, si tratta di sviluppare quella funzione “ascolto” che sinora è mancata, e che nel nostro Paese, di norma è stata affidata a ricerche episodiche e di carattere quantitativo, o comunque a indagini poco utili ai fini operativi per gli operatori pubblici e privati. E dare così stimoli concreti, consigli, idee e progettualità alle associazioni aderenti; 7.3 Dare contenuti e radici alle eccellenze italiane. Abbiamo visto che il mercato interessato all'enogastronomia italiana è enorme, e sappiamo bene che potrebbe essere ancora più ampio visto il numero straordinario di persone che nei mercati lontani, quelli che dobbiamo ancora conquistare, conoscono i nomi dei prodotti e della cucina italiana o regionale, dei piatti e delle ricette, ma a quei nomi non sanno dare contenuti e soprattutto non li sanno ancorare al nostro Paese e al loro territorio di origine; 7.4 Contribuire a promuovere la Dieta Mediterranea nel mondo; 7.5 Avviare percorsi formativi in grado di aiutare a sviluppare l'approccio esperienziale e a trasformare le identità e i prodotti in racconti; 7.6 Vi è poi tutto un versante, ma direi anche una nuova modalità di stare nel mercato, molto coerente con la storia e la missione di Res Tipica che può essere ripresa e rilanciata grazie alla rivoluzione di internet e allo sviluppo del web 2.0. 11 Il progetto Manifesto dei Valori La qualità - oggi è chiaro a tutti - è una categoria storicamente condizionata e che muta. C'è stato anzi chi l'ha definita “una delle aree più complesse a causa della sua indeterminatezza”. Oggi si tende a considerare la qualità come un concetto ombrello tutt'altro che univoco, visto che siamo di fronte a qualcosa che viene visto oggettivamente, ma è valutato/percepito soggettivamente. In altre parole occorre prendere atto che la qualità deve essere costantemente rapportata alla percezione che ne hanno i consumatori, non sono solo le prestazioni, le performance oggettive ed i valori d'uso a definirla, perché vi è un'ampia gamma di valori intangibili, simbolici, culturali a entrare in gioco assieme alle dimensioni dell'etica, alle convinzioni cioè su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Per inciso va ricordato che erano queste le tesi che negli anni '70 permisero di mettere a fuoco la segmentazione basata sugli stili di vita, definite da Arnold Mitchell “VALS” (Value and Life Syle), a sottolineare che alla base delle scelte comportamentali vi sono i valori. (Arnold Mitchell “The Nine American Lifestyles”, Warner Books 1984; Pat Seelig, “Life Style marketing” in “Incentive 1. Qualità e valori Per raggiungere i nuovi obiettivi di Res Tipica, e per accompagnare il percorso delineato abbiamo due strade: 1.1 La prima, tradizionale e consolidata, consiste nella creazione di un marchio di qualità. L'operazione, come è noto, garantisce razionalizzazione e rispetto delle regole, degli standard, da parte degli aderenti e garantisce anche una certa possibilità di comunicazione unitaria e visibilità del progetto. Nel caso di Res Tipica si tratterebbe però di dare vita all'ennesimo marchio, all'ennesimo disciplinare, e di conseguenza si tratterebbe di aggiungere nuove regole ancora, altra burocrazia, e anche di dover fare i conti con un inevitabile rischio, quello della standardizzazione/omologazione, come sempre accade quando, per garantire standard di qualità, inevitabilmente le procedure adottate devono essere le stesse. Per altro il tema della qualità così intesa, dopo aver conosciuto decenni di entusiasmo, ha cominciato a mostrare non pochi limiti, ai fini dei nostri obiettivi. Sul web occorre assumere la logica del dono La rivoluzione di internet ha “umanizzato l'approccio al mercato”. In particolare la logica del web 2.0 è in gran parte basata sulla logica del dono: “io dono del tempo agli altri, dono le mie competenze, le mie conoscenze, e grazie a questo nascono delle relazioni”. Tutto ciò conferma quanto aveva chiaramente capito Marcell Mauss che cioè un dono invita alla reciprocità, non per obbligo contrattuale, ma attraverso qualcosa di spirituale, che coinvolge l'onore del donatore e di chi riceve il dono (NOTA Luca De Biase “Economia della felicità” Feltrinelli, Milano 2007). E' come se il donatore non desse soltanto l'oggetto, il bene relazionale, ma anche una parte di sé: e così si crea un legame tra le persone. Ogni dono apre una relazione, e chi lo riceve sente l'obbligo di restituirlo. E' come al bar, se io ti offro un caffè, la volta dopo tu ti sentirai di dover fare altrettanto, di ricambiare. E' il principio della reciprocità. L'economia che così si genera è stata definita “l'economia del gratuito”, e sostiene Luca De Biase, è fondata sulla coltivazione delle relazioni tra le persone. Il dono di tempo, di attenzione, di ascolto …, produce un ritorno in relazioni umane. Ancor prima del marketing, il buon senso dice che se ci sono relazioni ci possono anche essere delle vendite, e un'azienda ha un futuro. In estrema sintesi il tema è “togliti dalla testa l'idea di vendere, se vuoi stare nel mercato. Punta a costruire relazioni”. 12 Marketing” marzo 1985.) che questo percorso rischi di non dare un contributo all'obiettivo di leadership, cui invece bisognerebbe tendere. Questo primo percorso basato sulla qualità certificata, peraltro già sperimentato da Associazioni aderenti a Res Tipica, mantiene diversi aspetti di interesse e di utilità, ed in primis quello di cercare di elevare gli standard qualitativi, ma se per certi versi è semplice da ipotizzare in quanto basato su una casistica ampia, proposto oggi, nel 2012, dopo oltre 30 anni di sperimentazioni in tantissimi settori, comporta dei problemi. A mio parere equivarrebbe ad una dichiarazione da parte di Res Tipica di incapacità di trovare percorsi almeno in parte nuovi ed originali, e - ancor più grave - legati dal nostro contesto culturale dalle identità che si intende rappresentare. Infine mi sembra 1.2 La seconda possibilità, che come già anticipato dall'invito a questo incontro, si dovrebbe sostanziare invece in un manifesto di valori, mostra certo qualche elemento di difficoltà, ma avrebbe il pregio di essere innovativa e mi pare coerente con le tesi e gli obiettivi sinora esposti. Comincerei con il sottolineare che diverse spinte ci portano a parlare di valori a cominciare dalle aspettative e dai comportamenti dei consumatori sempre più attenti a temi quali la sostenibilità, l'ambiente, ad evitare lo spreco, attenti ai temi del rispetto, ai progetti umanitari…. Breve storia delle qualità Contrariamente a quanto molti autori di “manuali per la Qualità” sostengono, la Qualità non è nata in Giappone, e neppure le metodologie di controllo, e di miglioramento della qualità sono nate in Giappone. Niente di più sbagliato. Il tema della qualità appartiene da millenni alla storia dell'umanità. Senza processi di misurazione e di controllo della qualità gli antichi Romani non sarebbero mai riusciti a costruire le comunicazioni alla base del loro Impero, né i Cinesi la Grande Muraglia, né i Veneziani le loro navi. Si conoscono leggi e decreti sul controllo della qualità in Cina datati 400 anni prima di Cristo. L'Arsenale di Venezia raggiunse un tale grado di efficienza che in previsione della guerra contro i Turchi riuscì a produrre, nel 1570, 100 galere in appena 2 mesi. Ed erano navi tutte di grande qualità, considerate le migliori dell'epoca, la costruzione delle quali richiedeva il rispetto di una serie di elementi definiti grazie a competenze accumulate lungo un arco di diversi secoli. In quello stesso secolo in Germania erano già adottati marchi di qualità. Ai Giapponesi ed agli Americani va certo attribuito il grande merito di aver posto il tema della Qualità all'ordine del giorno in una fase (grosso modo a partire dagli anni '40 del secolo scorso) nella quale l'orientamento alla produzione produceva non pochi guasti. La storia della Qualità ci insegna che il concetto di qualità va concepito rispetto alla situazione storica e culturale, e va rapportato all'utenza. Così che le strade per il raggiungimento delle qualità sono e possono essere diverse. Infatti “osservati retrospettivamente i risultati sulle iniziative sulla qualità degli anni '80 appaiono profondamente deludenti” sostiene, nella sua opera monumentale sulla Qualità nella storia, Joseph Juran, che può essere considerato una dei padri moderni della Qualità. Gli anni '80, del secolo scorso, infatti sono stati caratterizzati da una serie di approcci che tendevano a definire “oggettivamente”, “scientificamente” ed a “standardizzare al massimo” tutte le procedure che portano alla qualità, o meglio ad una qualità predefinita. Con il risultato che “la maggior parte delle iniziative di quel decennio non ha minimamente raggiunto gli scopi prefissati” (cfr. “La qualità nella storia” a cura di Joseph M. Juran, Sperling & Kupfer Editori, Milano 1997) 13 I Valori nell'approccio di Fabris e Kotler Il sociologo Giampaolo Fabris è stato uno degli studiosi dei cambiamenti sociali che ha tradizionalmente prestato molta attenzione ai temi valoriali. Può essere dunque interessante riprendere alcuni delle sue tesi, riprendendole delle sue ultime pubblicazioni. Nel 2009, in una situazione di crisi conclamata, aveva scritto che “solo una singolare miopia impedisce di scorgere lo stato nascente di uno scenario che è profondamente diverso da quello del passato” (8 La Repubblica 8 giugno '09.). Le diagnosi attualmente insistono al massimo su di un consumatore più maturo, più razionale e più difficile da accontentare, mentre in realtà siamo di fronte a consapevolezze e esigenze nuove, ed in particolare alla consapevolezza di non essere consumatori ma persone. Non a caso, nonostante la situazione di crisi, interi comparti sono andati controcorrente come il comparto del biologico o i consumi legati a comportamenti filantropici o alla compatibilità ambientale, all'autenticità e trasparenza, a conferma di una maggiore attenzione a spendere, non in termini neopauperistici, ma per via di una sensibilità nuova verso lo spreco percepito ormai come disvalore. Ma cosa sono i Valori? Per Fabris Valore non è l'equivalente del profitto. Valore incorpora una serie di altre dimensioni: la capacità di produrre reddito per il futuro, la crescita sana, l'aumento della reputazione, l'apprezzamento da parte dei consumatori, l'attività di ricerca ecc. (Giampaolo Fabris “La società post-crescita” Egea, Milano 2010.). Valori sono le convinzioni che gli individui e i gruppi hanno maturato su ciò che è desiderabile, giusto o sbagliato. Anche Philip Kotler, guru storico del marketing, ha di recente proposto un nuovo paradigma del marketing, basato sui valori (NOTA: Philip Kotler “Marketing 3.0, dal prodotto al cliente all'anima” Gruppo 24 Ore, Milano 2010.). Per questo autore i valori possono essere considerati “i criteri istituzionali di comportamento di un'impresa”. Secondo Kotler il concetto di consumatore evolve verso un livello superiore di persona soggetto non solo di bisogni, ma anche e soprattutto di sentimenti, valori ed emozioni. Per questo oggi anche le aziende devono trasmettere missione, visione e valori ad ognuno dei propri principali stakeholder, a clienti e partner. I media sociali, i blog, Twitter, You Tube, Facebook, i siti di condivisione come Flickr, i media collaborativi come Wickipedia hanno fatto sì che i responsabili di marketing non detengano più il controllo assoluto del proprio brand. Per Kotler nell'era della comunicazione orizzontale, nessun controllo verticale può funzionare. Soltanto onestà, originalità, e autenticità producono risultati. Le marche devono riuscire a sviluppare un DNA di autenticità, evitare di fornire un'immagine artificiosa nella pubblicità, altrimenti perdono immediatamente di credibilità Nel momento in cui il passaparola diventa il nuovo medium pubblicitario e i consumatori credono di più agli estranei che fan parte delle loro comunità che alle imprese, la marche inautentiche non hanno alcuna possibilità di sopravvivere. Mentre da un lato tutto questo sembra confermare ulteriormente i trend già analizzati, ed in particolare lo sviluppo del bisogno di beni relazionali, dall'altro lato sembra indicare che noi stessi, non solo gli operatori, in futuro dovremo più di oggi fare leva sui Valori. Per questo motivo abbiamo pensato ad una dichiarazione esplicita che si dovrebbe esprimere in un manifesto, che avrebbe diverse funzioni: - all'interno, spingere gli aderenti ad una condivisione più convinta e a fare rete, - nonché stimolare nelle Associazioni il 14 senso di appartenenza, il desiderio di alleanze, ma anche l'orgoglio e l'entusiasmo, - e all'esterno caratterizzare di più Res Tipica e contribuire a posizionarla meglio. Inoltre virare esplicitamente sui temi valoriali permetterebbe anche di affrontare in modo nuovo e diverso il tema della qualità, tradizionalmente - come si è detto - affrontato in una logica ingegneristica che comporta disciplinari sempre più rigidi che aggiungono sempre più burocrazia nei confronti della quale molte realtà dei nostri territori ed in particolare le PMI hanno obiettive difficoltà. comunicazione e di posizionamento per tutte le Associazioni aderenti. Come è evidente allora l'idea del manifesto non rappresenta una svolta rivoluzionaria, ma è a tutti gli effetti un progetto di ri-radicamento di Res Tipica nella propria vocazione. Perché credo sia evidente a tutti che i Valori fanno parte della storia di Res Tipica. Non a caso si legge nei documenti di Res Tipica che “I comuni sono maggiormente chiamati a diffondere i valori del territorio e la conoscenza dei prodotti, in quanto sintesi della storia e della cultura dei luoghi, mentre i produttori sono chiamati a sviluppare adeguate politiche di marketing finalizzate alla penetrazione dei mercati più coerenti con le caratteristiche di quanto loro producono”. (cfr Dinamiche economico territoriali dei Comuni italiani per lo sviluppo locale” ANCI - Res Tipica, settembre 2011.) Tecnicamente il Manifesto: - E' un percorso di condivisione culturale, che prevede una adesione volontaria, - Sintetizza e “materializza” la visione e la strategia di Res Tipica, - E' un impegno che si rinnova, - Prevede la partecipazione a dei momenti di sensibilizzazione e di formazione, che non si esauriscono nei due work shop di maggio 2012, - Non richiede agli aderenti un impegno burocratico, - Rappresenta un vantaggio in termini di L'idea è dunque che Res Tipica e le Associazioni aderenti possano differenziarsi sempre più sui valori, che possono diventare a tutti gli effetti l'elemento identitario e strategico nel momento in cui si vuole tra- I Valori Quali valori? Per cominciare a rispondere a questa domanda permettetemi riprendere un articolo di Giampaolo Fabris apparso su “La Repubblica”: “Valore è anche sensibilità non opportunistica alle emergenze ambientali; al benessere, anche in senso lato, del cittadino-consumatore; al farsi carico di responsabilità sociali al di là di quanto la legge o i codici deontologici prescrivono. Assistiamo invece ogni giorno al festival dell'ipocrisia, dove termini come “natura” o “compatibilità” sembrano essere divenuti un passe partout universale usato per l'accesso a una moda, e non a una scelta di fondo, filosofica e progettuale. Valore è soprattutto la capacità di intercettare - e di adeguare poi beni e servizi e i relativi messaggi - ai grandi trend sociali emergenti, di riflettere il nuovo spirito del tempo e di non perseguire nella recita di vecchie litanie. (Giampaolo Fabris, “Spot e ribasso dei prezzi la crisi rimanda in soffitta il vecchio marketing” La Repubblica Affari e Finanza 19 ottobre '09.) Sempre su questo tema leggo ancora qualche frase di Fabris che nei suoi ultimi lavori sosteneva che siamo di fronte all'irrompere nel sociale di un nuovo sistema di valori, a cominciare dall'autenticità intesa come il desiderio di essere veramente sé stessi, il desiderio di legami veri, di sentirsi contornati da presenze non artefatte. E' sinonimo di verità, di reazione al mondo artificioso delle merci. Autenticità, scrive Fabris, significa soprattutto veridicità, trasparenza, coerenza, affidabilità, onestà, passaggio dalla verosimiglianza alla verità. (Giampaolo Fabris “La società post-crescita” Egea, Milano 2010.) 15 sformare in vantaggio competitivo la propria attenzione all'ambiente, la difesa del paesaggio, la passione per quello che si fa, il legame con il territorio e con la Comunità locale, la Cultura dell'Ospite (cosa che, si è visto, è ben diversa dalla cultura del consumatore, che continua invece a essere alla base dell'impegno di altre realtà). (Ma si potrebbe aggiungere anche nel momento in cui si vuole proporre emozioni (si possono proporre emozioni con le procedure?)) Infine ricordo che la stessa scelta di uno Stile di comunicazione caratterizzante e da leader, del quale si è detto, spinge ad adottare in modo esplicito il tema valoriale, perché, lo si è visto, lo Stile non può che basarsi sui valori identitari e condivisi. l'idea del manifesto non è quella di avviare una operazione artificiale, né tanto meno una operazione di maquillage. (Ovviamente evitando operazioni e tentazioni green washing, giustamente definite “festival dell'ipocrisia”.) I valori sono quelli nostri, della nostra cultura che una certa moda, un certo “nuovismo” a tutti i costi, ha messo in ombra, ha svuotato di contenuto, che pertanto vanno riaffermati, riattualizzati, riempiti di contenuti; e questo richiede un percorso culturale, non solo di immagine, ma di comportamenti, perché ai valori devono corrispondere comportamenti coerenti. Al termine delle introduzioni e delle relazioni tecniche i due seminari si sono articolati in due tavoli di lavoro: Come credo a questo punto sia chiaro, - il primo ha preso in esame alcuni casi di manifesto e carta dei valori già realizzati, per individuarne termini di confronto, e successivamente suggerire l'impostazione del manifesto e i valori identitari di Res Tipica da veicolare, valutando eventualmente anche come organizzare i valori all'interno del manifesto (ad es. obiettivi, impegni, azioni…), Sono autentici i prodotti che esprimono: - il genius loci, magari supportati da una “ritualità”, ad esempio per un albergo o un ristorante che evidenzia l'acquisto diretto dal produttore, il km zero, il servizio con certe tovaglie, e poi certi arredi, certi racconti…, - l'ambiente e la natura, il rallentamento del tempo, la valorizzazione della ruralità..., - le radici, cioè la lingua parlata nell'infanzia e dell'adolescenza, il desiderio di tornare nei luoghi dai quali si è partiti, - il bisogno di comunità, “un bisogno profondo, incomprimibile dell'esistenza umana”. Comunità intesa come luogo caldo, intimo e confortevole, all'interno della quale possiamo finalmente rilassarci, dove possiamo contare sulla benevolenza di tutti. Non sorprende dunque la visione dell'”etica come dimensione strategica”, della quale Fabris parla nel suo libro “Societing” (Giampaolo Fabris “Societing” Egea, Milano 2008.) sostenendo la tesi per la quale il marketing etico non può essere visto come qualcosa di tattico, come cioè uno strumento slegato dalla cultura aziendale, ma deve divenire vero e proprio strumento strategico, che coinvolge l'impressa nella sua globalità. - il secondo ha preso in esame le azioni concrete di supporto al Manifesto, il ruolo di Res Tipica e anche quello delle singole Associazioni, con l'obiettivo di fare rete più di quanto non avvenga già ora (“il manifesto come un percorso di condivisione culturale e di rete”). Gruppo di lavoro sui contenuti del Manifesto Il gruppo di lavoro si è dato delle linee guida anche senza aver elaborato un manifesto definitivo, ed ha individuato diverse parole chiave: Unicità, autenticità, originalità, tipicità, identità, innovazione, oltre quelle emerse nelle relazioni e nel dibattito in plenaria: - Territorio, - Tradizioni, - Qualità, - Affidabilità, - Sostenibilità durevole, - Stile di Vita, 16 - Comunità, Bellezza, Filiera corta, Reputazione. Tutela dell'ambiente, Accoglienza, Cultura del servizio, Salubrità, Consumatore-coproduttore, Sicurezza alimentare, Credibilità. positivo e di marketing. Ma Res Tipica è anche il luogo per confrontare e sperimentare percorsi comuni che le Amministrazioni possono mettere in atto, relativamente ad esempio all'attenzione ai piani regolatori, alla bioarchitettura, alle forme di rete, e più in generale al marketing territoriale. Gruppo di lavoro sul progetto Manifesto come un percorso di condivisione culturale e di rete Secondo il gruppo di lavoro il Manifesto dovrà avere una premessa dalla quale traspaia che si tratta di un progetto che avvia una svolta per Res Tipica, un progetto dunque ambizioso che è quello di collegare le diverse associazioni nazionali proiettandole verso un progetto futuro e condiviso a favore dei territori e delle produzioni locali e delle identità. Una delle funzioni strategiche sottolineate dal gruppo di lavoro è nella necessità di diffondere la cultura della ospitalità, dell'accoglienza, della sostenibilità, del servizio e delle buone pratiche in tutti i processi e in tutte le filiere che intervengono in Res Tipica. Quanto all'organizzazione del manifesto l'esempio al quale ispirarsi è quello “Vignerons d'Europe” che è al tempo stesso sintetico e basato sui contenuti. Il secondo gruppo di lavoro è partito dalla considerazione che l'aspetto più importante del progetto “manifesto” è il processo che porta Res Tipica all'adozione del manifesto, cioè la riscoperta della centralità dei valori, il processo di condivisione, e naturalmente tutta la comunicazione che il progetto permetterà di fare all'Associazioni, avvicinando gli obiettivi strategici - in primis la necessità di fare rete - dai quali si è partiti. Si è rilevato pertanto che il manifesto andrebbe inviato alle associazioni accompagnato da un documento di presentazione. Quanto alla veste del manifesto dovrebbe essere dinamica; il tema dei valori infatti permette di stabilire una sorta di ordine gerarchico, o di individuare il tema portante, il valore trainante, che potrebbe essere modificato ogni anno…, dando così l'imprinting all'azione di Res Tipica. L'edizione del manifesto naturalmente dovrà essere affidata ad una organizzazione che si occupa di comunicazione, che lo renda immediatamente “spendibile” e comprensibile ai nostri interlocutori. L'aspetto chiave è che il percorso del manifesto preveda che arrivi alle Associazioni aderenti, per così dire adeguatamente equipaggiato, e motivato, e sia da queste ripreso e veicolato nel territorio, così che possa dare il contributo atteso in termini di posizionamento, e possa anche essere occasione di un “accreditamento reputazionale”. E' stato poi affrontato il problema di come vincolare gli aderenti ai valori del manifesto. Questo processo, pure agevolato dal fatto che i valori sono in gran parte già presenti nella cultura che ha dato vita alle Associazioni, va supportato da: - attività di sensibilizzazione (ad es. da alcu- Chi legge il Manifesto dovrebbe capire: - chi siamo, che cioè Res Tipica è l'associazione nazionale che riunisce le città d'identità per valorizzare e promuovere arte cultura e tipicità, - cosa vogliamo, che la nostra missione è tutelare l'ambiente, la sostenibilità durevole, la qualità, - cosa vorremmo favorire attraverso le buone pratiche: la salubrità dei prodotti, la conservazione paesaggio naturale, l'accoglienza e l'ospitalità, un'esperienza multisensoriale (arte cultura storia degustazione ed enogastronomia), - i nostri obiettivi: attraverso Res Tipica si vuole aumentare la sensibilizzare alla conservazione alla memoria e alla storia, si vuole promuovere il tema del racconto dei luoghi, e quello del ricordo come valore 17 ne presentazioni pubbliche de progetto), - da una attività di formazione, - e anche da alcune iniziative di supporto che dovrebbero essere avviate da Res Tipica (ad es. consulenze, misure di finanziamento…). smaccatamente pubblicitaria, poco credibile perché clamorosamente di parte. Va poi anche garantito un tono della comunicazione e dei materiali che deve perseguire l'obiettivo di una comunicazione semplice e limpida, non urlata o chiassosa, e che riesca ad esplicitare il rispetto per la persona e la sua dignità. Naturalmente l'informazione veicolata non deve essere monotona, occorre quindi pensare ad una informazione utile e al tempo stesso gradevole e assolutamente non noiosa. Lo stile poi riguarda anche la scelta delle immagini, una scelta che non può limitarsi ad inseguire le mode, ma deve essere sempre coerente con la missione e le scelte di fondo, Vi sono infine aspetti relativi alle modalità della presenza di Res Tipica a Fiere, Convegni, Eventi, o sui Media. La modalità deve essere tale da trasmettere autorevolezza, assieme al posizionamento di leadership. Perché le attività e le iniziative di Res Tipica siano connotate da uno Stile è infine decisivo adottare una logica di continuità delle azioni. Oggi il punto di debolezza di una parte significativa delle iniziative degli Enti è nel carattere di episodicità o di estemporaneità. Decisioni prese all'ultimo minuto, calendari definiti fuori tempo massimo o comunque indipendentemente dai tempi di mercato, iniziative spot nei mercati… sono i criteri che compromettono maggiormente la promozione delle proposte ed il loro successo. Anche per questo uno stile da leader deve essere guidato da una visione e basato su una continuità di azioni, con il rispetto dei tempi. Infine per la strategia di comunicazione legata al Manifesto si sottolinea l'importanza di affiancare alle iniziative istituzionali (Convegni, Conferenze stampa…), anche attività di formazione e una presenza attiva sul web, con particolare attenzione ai Social Network. Il gruppo auspica anche che Res Tipica possa condividere anche uno Stile caratterizzante esplicitandolo da un breve documento, da poche righe di raccomandazioni: le Linee guida dello Stile “Res Tipica”. Res Tipica: uno stile da leader L'idea di fondo è che dopo decenni nei quali si è data una importanza strategica agli aspetti “strettamente pubblicitari” della comunicazione, ed in particolare alla grafica, ai marchi, all'immagine coordinata…, mettendo spesso in secondo piano i contenuti, o preoccupandosi poco di attribuire un senso e un significato al marchio, considerato come lo strumento sul quale poggia la comunicazione, oggi si possa cambiare registro. Ed in particolare debba cambiare registro chi mira ad uscire dalla situazione di superaffollamento pubblicitario che caratterizza lo scenario della comunicazione nel nostro Paese, per occupare una posizione da leader. Per migliorare l'approccio alla comunicazione e di conseguenza per migliorare sia le campagne che i materiali, mi pare vi sia la necessità di adottare uno Stile, un modo di presentarsi più coerente e di comunicare con modalità più caratterizzanti rispetto a quanto non si riesca a fare se le preoccupazioni restano legate ai temi della grafica e dell'immagine coordinata. Lo Stile deve poggiare sui valori identitari e condivisi. Questo stile richiede poi una attenzione ai canali utilizzati ed agli strumenti, che non dovranno essere in contrasto con il posizionamento, ma anzi dovranno anch'essi dare un contributo al raggiungimento degli obiettivi di posizionamento. Lo stile richiede inoltre una attenzione anche al “tono” della comunicazione che dovrebbe essere quello della comunicazione che informa, non della comunicazione 18 Allegati RES TIPICA come contenitore di marchi deve mettere in piedi e tenere attivo un sistema di accesso e di controllo che si fondi su linee guida e/o manifesto e/o carta dei valori condivisi che dovranno essere recepiti dalle varie associazioni nelle procedure di ammissione dei propri singoli associati. Ciò in coerenza con lo Statuto art. 4 “L'Associazione…raccoglie, valorizza e mette a sistema le identità territoriali italiane…..” e in considerazione della forte tipicità, qualità e capacità di azione che ogni identità territoriale deve porre in Il documento del gruppo di lavoro sul marketing di Res Tipica “Una forte ed innovativa azione di marketing per Res Tipica e la rete dei marchi territoriali” Il marketing per la divulgazione e l'affermazione del marchio ombrello RES TIPICA in Italia e nel mondo ha bisogno di porsi come obiettivo l'affidabilità del prodotto che comunica. I partecipanti al workshop RES TIPICA, Fabrizio Montepara, Presidente RES TIPICA, Luigina Di Liegro, Direttrice MINISTERO DEL TURISMO, Roberto Rocca, Direttore Ufficio Politiche Turistiche Dip. Sviluppo e competitività del turismo MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, Carlo Sacchetto, Capo Segreteria Tecnica del Ministro CST ASSISI, Giancarlo Dall'Ara, Docente e consulente di marketing RES TIPICA, Paolo Bonagura, Coordinatore associazioni di identità RES TIPICA, Giancarlo Dosi, Consulente per la Comunicazione I BORGHI PIU' BELLI D'ITALIA, Fiorello Primi, Presidente CITTA' DEL VINO, Tommaso Mascherucci, Coordinatore Lazio CITTA' DEL VINO, Nicola Mincone, Cons.Prov.Chieti CITTA' DELL'OLIO, Lina NovelliVicepresidente ART CITTA' DELLA NOCCIOLA, Irma Brizi, Consulente I BORGHI PIU' BELLI D'ITALIA Umberto Forte Direttore CITTA' DEL BIO, Maurizio Serzanti, Ass.re Turismo Comune di Sant'Oreste (RM) CITTA' DEL BIO, Claudio Serafini, Vicepresidente 31/05 BORGHI AUTENTICI D'ITALIA, Stefano Lucchini, Presidente BORGHI AUTENTICI D'ITALIA, Antonio Tavani, Consigliere BORGHI AUTENTICI D'ITALIA, Enzo D'Urbano CITTA' DEI SAPORI, Lavinia D'Ottaviom Assessore al Turismo Comune di Norcia (PG) CITTA' DEL CASTAGNO, Ivo Poli, Presidente CITTA' DEL CASTAGNO, Luigi Vezzalini, Segretario CITTA' DEL TARTUFO, Giancarlo Picchiarelli, Presidente CITTA' DEL TARTUFO, Antonella Brancadoro, Direttrice CITTA' DEL PANE, Paolo Baronti, UdP ART CITTA' DELLA CERAMICA, Paolo Preziotti, Cons.Com. di Deruta (PG) CITTA' DELLA CHIANINA, Giancarlo Renzi, Presidente CITTA' DELLA BUFALA, Antonio Foniciello, Consulente CITTA' DELLA BUFALA, Mattia Branco, Consulente CITTA' DELLE GROTTE, Marcello Di Martino, Presidente CITTA' DEL TABACCO, Micol Bertoni, Direttore WHIZZ Fabio Manetti, Consulente per l'avvio del negozio di piazza Navona 41 CML CONSULTING, Marco Citerbo, Organizzatore World Tourism Expo 19 campo. Da qualche anno, il contributo del MKT alla valorizzazione delle identità territoriali è divenuto centrale per i sistemi e le reti territoriali. Con il passaggio dall'economia della produzione all'economia dell'esperienza siamo in presenza di un cambiamento epocale. Gli output non sono soltanto le materie prime, i beni e i servizi ma anche il contesto territoriale in cui essi si trovano, vengono prodotti e/o erogati. Nei territori di Res Tipica le esperienze/trasformazioni debbono essere vissuti come eventi memorabili e messi in scena come in una rappresentazione teatrale che coinvolga l'ospite a livello personale. Il consumatore moderno è sempre di più alla ricerca di prodotti che soddisfano esigenze di varietà, di novità, di elevati livelli di genuinità ed autenticità. Le produzioni tipiche locali, i contesti di qualità, gli stili di vita del nostro Paese, sono considerate un fattore ed un veicolo di “italianità” nei mercati nazionale e internazionale, ove l'offerta enogastronomica e gli antichi equilibri storici, architettonici e ambientali dei territori rafforzano il made in Italy, incontrando il forte gradimento dei consumatori, quando questi elementi sono caratterizzati da una forte connotazione qualitativa. La prospettiva dell'economia delle esperienze comporta il passaggio dal MKT centrato sulla distribuzione al MKT centrato sull'attrazione del cliente nei luoghi . Elemento trainante per la promozione del luogo è la messa in scena di esperienze sempre più tipicizzate in base alla cultura , alle produzioni e alle tradizioni locali . I territori che hanno avuto l'onore di essere ammessi in Res Tipica devono avere l'ambizione di divenire palcoscenico-supporto all'economia locale. Il loro ruolo è strategico ( in considerazione dei diversi aspetti che li caratterizzano ad es. geografici, morfologici, climatici, sociali e culturali) per sviluppare azioni di MKT capaci di integrare l'offerta delle comunità locali. Con la strategia che pone al centro l'attrazione dell'ospite in cerca di originalità e di autenticità nei territori di Res Tipica, come territori multifunzionali, occorre utilizzare al meglio gli strumenti di MKT cruciali per tale processo: l'immagine, il marchio, la comunicazione , i canali di distribuzione e , come fattore essenziale dell' ospitalità, il sistema dell'accoglienza. Lo scopo è di mobilitare dai luoghi di residenza ai territori Res Tipica, caratterizzati da una ricchezza ancora poco conosciuta di qualità territoriali, ove si offrono servizi, esperienze e trasformazioni contestualizzate. Tra gli strumenti per far conoscere Res Tipica, oltre il web : Catalogo, Depliant, Brochure, campagne di affissione, campagne stampa-radiofoniche-TV, comunicazione sul punto vendita. Il sito web dovrà essere rivisto in funzione di una sua maggiore dinamicità e utilizzo da parte degli associati per comunicare direttamente le proprie attività e diventare , dal punto di vista dell'immagine, più accattivante, oltre ad essere almeno bilingue. Nel medio periodo andrebbe organizzato un evento fieristico annuale in una città metropolitana che permetta a tutte le associazioni di mettersi in mostra e fare il punto, a livello convegnistico, della situazione del Made e del Producted in Italy (Gli Stati Generali della tipicità italiana). Sarebbe, infine, opportuno selezionare un testimonial, noto anche all'estero, che valorizzi il marchio ombrello Res Tipica, dopo la dovuta azione di restyling, e organizzare annualmente, in occasione della Fiera, un workshop internazionale per mettere in contatto buyers internazionali di prodotti e di destinazioni turistiche con i produttori e gli operatori turistici nazionali. (Scheda redatta da Rosario D'Acunto e Fiorello Primi) Il Manifesto dei valori di Res Tipica La proposta di un Manifesto dei valori di Res Tipica formulata da Giancarlo Dall’Ara nel 2011 risponde a diversi obiettivi: - Il primo è quello di confermare il ruolo e la funzione di Res Tipica; si tratta in sostanza di un obiettivo di posizionamento di leadership, - Il secondo risponde all'esigenza di avviare un percorso che attribuisca un maggiore 20 spirito di appartenenza alla rete Res Tipica, e stimoli a fare più sistema, - Il terzo è di definire alcuni impegni che diano una maggiore caratterizzazione delle realtà aderenti. Il Manifesto dei valori di Res Tipica, suggerito da chi scrive nell'incontro del 17 giugno 2011, è una “carta” frutto di un percorso di condivisione dei valori che accomunano le varie associazioni. Tale “carta” ha l'obiettivo di dare agli aderenti una maggiore consapevolezza del tema delle Rete, del loro ruolo, della centralità dei temi dell'integrazione, dell'accoglienza , dell'accessibilità e del prodotto, oltre che degli obiettivi di Res Tipica che sono, per statuto, finalizzati allo sviluppo sostenibile e durevole. Fabrizio Montepara che ha sottolineato la necessità di riconsiderare il ruolo di Res Tipica trovando un indirizzo chiaro, e di Fiorello Primi, che ha illustrato il documento del gruppo di lavoro sul marketing, Giancarlo Dall'Ara, nella sua relazione ha sostenuto che pure in uno Scenario non facile, la domanda (il turismo, la motivazione enogastronomica, l'interesse verso l'artigianato…), resta significativa e non mancano le opportunità per gli operatori Pubblici e Privati, a condizione che si colgano i cambiamenti in atto, e ci si attrezzi di conseguenza. Ascoltare la domanda, ripensare anche criticamente agli strumenti in uso per promuovere il territorio ed i suoi prodotti, e incentivare l'utilizzo il Web 2.0., sono alcuni dei temi proposti. Dalla relazione sono anche emerse nuove opportunità e nuove responsabilità per Res Tipica, occorre però che Res Tipica riesca a fare sistema (“dalla sommatoria attuale alla rete”), e rafforzi la propria identità, così da poterla comunicare meglio. A queste condizioni, ha proseguito Dall'Ara, si può delineare una strategia da Leader, condivisa, di vantaggio e supporto reale alle 27 Associazioni aderenti. Il Manifesto rappresenta in particolare l'avvio di una progettualità che potrebbe prevedere nei diversi ambiti, dall'artigianato all'agroalimentare, delle azioni di sensibilizzazione rivolte agli operatori pubblici e privati per sviluppare reti e filiere di qualità, ulteriori integrazioni e garantire ai visitatori proposte di qualità e al tempo stesso caratterizzanti, e accoglienti. Infine il Manifesto rappresenta l'occasione per sottolineare come l'appartenenza a Res Tipica comporti anche degli impegni a fare sistema. Si tratta dunque di un progetto che ha anche una forte valenza interna, di marketing interno. Un tale progetto richiede un percorso di condivisione qui sintetizzato brevemente: 1° incontro (Work Shop) Presentazione dell'iniziativa e degli obiettivi - Relazioni introduttive: - Scenario attuale, - il ruolo di Res Tipica, - il progetto Manifesto - Confronto e dibattito - Gruppi di lavoro sui temi del Manifesto - Plenaria e condivisione dei lavori L'idea di un manifesto dei Valori intende rispondere all'esigenza di rafforzare l'identità e il posizionamento di Res Tipica e di riuscire a fare sistema. Al termine della relazione si è aperto il dibattito nel quale sono stati sottolineati i diversi aspetti, e le ricadute positive nella strategia presentata. I termini “valoriali” emersi negli interventi della mattinata, come parte della missione e della storia di Res Tipica e delle Associazioni aderenti, sono stati: - Tipicità, - Territorio, - Tradizioni, - Qualità, - Affidabilità, - Sostenibilità durevole, - Stile di Vita, - Comunità, - Autenticità, - Bellezza, - Filiera corta, - Reputazione. Il Seminario del 25 maggio in sintesi Venerdì 25 maggio si è tenuto il primo dei due Seminari sul Manifesto dei Valori organizzati da Res Tipica. Dopo le introduzioni del presidente 21 Il seminario si è poi articolato su due tavoli di lavoro: il primo ha preso in esame alcuni casi di manifesto e carta dei valori già realizzati, per individuarne termini di confronto, ed il secondo ha preso in esame le azioni concrete di supporto al Manifesto, il ruolo di Res Tipica e anche quello delle singole Associazioni (“il manifesto come un percorso di condivisione culturale e di rete”). Nei due gruppi di lavoro sono emerse altri termini “valoriali”: - Tutela dell'ambiente, - Accoglienza, - Cultura del servizio, - Salubrità, - Consumatore-coproduttore, - Sicurezza alimentare, - Credibilità. Il vignaiolo si impegna a creare e alimentare relazioni con altri vignaioli, agricoltori, produttori di cibo, cuochi, università e istituti di ricerca, educatori e cittadini nella propria comunità e nel mondo. Il vignaiolo pratica la trasparenza: dice quello che fa e fa quello che dice. I Vignerons d'Europe riuniti a Firenze chiedono alle autorità nazionali ed europee di non ostacolare il loro lavoro con regolamenti adatti all'industria ma non alle loro particolarità. Briefing per una comunicazione chiara ed efficace di Res Tipica Il Report contiene : - La strategia suggerita a Res Tipica così come condivisa in occasione dei work shop di Roma del 25 e 31 maggio 2012, - l'indicazione della filosofia di comunicazione che deve caratterizzare Res Tipica (basata sui valori), - gli obiettivi di posizionamento per Res Tipica (Leadership), - alcuni nuovi traguardi anche di carattere internazionale, e le nuove responsabilità per Res Tipica (Monitorare i mercati, Dare contenuti e radici alle eccellenze italiane, Contribuire a promuovere la Dieta Mediterranea nel mondo… come indicato nel punto 7 del Report), - le azioni necessarie di marketing sia interno che esterno (azioni di sensibilizzazione verso le Associazioni aderenti, formazione, iniziative pubbliche). Il secondo seminario (31 maggio) è l'occasione per tornare a riflettere sui temi discussi il 25 maggio, e per condividere e definire le azioni strategiche. Manifesto di “Vignerons d'Europe 2009” Il vignaiolo si prende cura in prima persona della vigna, della cantina e della vendita. Il vino del vignaiolo è vivo, dona piacere, è figlio del suo territorio e del suo pensiero. Espressione autentica di una cultura. Il vignaiolo considera il consumatore un coproduttore. Il vignaiolo custodisce e modella il paesaggio nel rispetto della biodiversità e della cultura del proprio territorio, che racconta e arricchisce. Il vignaiolo come agricoltore si assume la responsabilità di preservare e migliorare la fertilità del suolo e l'equilibrio degli ecosistemi. Il vignaiolo si impegna a rinunciare all'utilizzo di molecole e organismi artificiali e di sintesi con l'obiettivo di tutelare il vivente. Il vignaiolo governa il limite in tutti i suoi impegni ricercando l'ottimo, mai il massimo. Il vignaiolo si assume la responsabilità della propria attività nel rispetto dell'ambiente, della salute del consumatore e dei destini della propria comunità e della terra. Briefing operativo per il Manifesto dei Valori Ecco alcune ipotesi di organizzazione del manifesto da sottoporre all'agenzia di comunicazione: Versione per parole chiave Ad esempio Il Manifesto dei Valori di Res Tipica I nostri valori: - affidabilità, - tipicità, 22 - qualità dei prodotti, professionalità comunità, autenticità, sostenibilità durevole, trasparenza, filiera corta, legame con il territorio. glienza e l'ospitalità, un'esperienza multisensoriale (arte cultura storia degustazione ed enogastronomia), - i nostri obiettivi: Res Tipica vuole aumentare la sensibilizzare alla conservazione alla memoria e alla storia, vuole promuovere il tema del racconto dei luoghi, e quello del ricordo come valore positivo e di marketing. Presentiamo di seguito le linee guida fatte proprie dalle Associazioni che hanno aderito al Manifesto dei Valori di Res Tipica. I valori che ci impegniamo a rispettare e a proporre nei nostri territori sono: - L'affidabilità dei prodotti e dei servizi; - La valorizzazione delle identità locali e del tipico, - la qualità dei prodotti, una qualità che riusciamo a proporre anche con la ricerca e con l'attenzione alle produzioni regionali di qualità (DOP, IGP, QC, prodotti tradizionali e prodotti da agricoltura biologica); - l'impegno per un servizio professionale e competente, che vogliamo garantire con l'aggiornamento e la formazione del personale; - l'autenticità, delle esperienze che riusciamo a proporre; - l'adesione ai principi della sostenibilità durevole, e la preferenza che accordiamo ai prodotti del territorio; - il legame con il territorio, che vogliamo raccontare, e valorizzare. (…) Questi sono i principi che caratterizzano la nostra attività, questo è il nostro impegno. Oltre all'opuscolo occorre prevedere la stampa di un vero e proprio manifesto da affiggere (formato locandina). Tra gli strumenti cartacei suggerisco di prevedere una versione ridotta del manifesto formato “Ex Libris”, con la specifica “Ex libris Res Tipica”. Potrebbe inoltre essere molto utile anche un adesivo del marchio Res Tipica, in formato mini, da veicolare attraverso i ristoranti individuati dalle Associazioni aderenti. Il manifesto va affiancato da una azione verso i media (Conferenza stampa, comunicati stampa), e soprattutto da una presenza attiva sul web. Oltre ad una pagina specifica nel sito web di Res Tipica occorre una forte presenza sui Social Media. Si raccomanda in primis un account su Twitter, servizio “gratuito” di social network e microblogging che premetterebbe in generale a tutta la comunicazione di Res Tipica di poter contare sulla immediatezza e la versatilità del mezzo. Secondo il gruppo di lavoro, il Manifesto dovrebbe avere una premessa dalla quale traspaia che si tratta di un progetto che avvia una svolta per Res Tipica. Ad esempio: - chi siamo: Res Tipica è l'associazione nazionale che riunisce le città d'identità per valorizzare e promuovere arte cultura e tipicità, - cosa vogliamo: la nostra missione è tutelare l'ambiente, la sostenibilità durevole, la qualità, - cosa vorremmo favorire attraverso le buone pratiche: la salubrità dei prodotti, la conservazione paesaggio naturale, l'acco23