- Allora, dimmi Giano, quale futuro per queste generazioni? Non c’è più speranza? - Diciamo che di speranze ce ne sono due: tu sei la prima - Io? Perché mai? - Tu sarai colui che lascerà ai posteri una grande eredità. L’altra è l’affidamento che ripongo in loro. Per fortuna essi sono ancora in tempo per cambiare rotta e restaurare il mosaico - Veramente? Sei sicuro? - Diciamo che ho dato una sbirciatina…sono il dio del tempo, no? - - Salutem plurimam dico, oh Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano! - Sii il benvenuto, amico. La mia casa ti accoglie. Ma come conosci il mio nome? - Giustiniano, io so molto di te. Vedo che non mi hai riconosciuto. Non vedi le mie due facce? Sono Giano: il dio del Tempo…io sono il Tempo - Chiedo perdono - Tranquillo, figlio mio. Sono qui per accompagnarti in un lungo viaggio. Sei pronto? - Dove si va? - E’ un po’ tardi per le domande: siamo già arrivati. Benvenuto a Roma! Anno 2008 dell’Era cristiana, o se preferisci MMDCCLXII ab Urbe condita - Per Giove! Cosa vedo mai? Edifici enormi, carri di ferro senza cavalli, navi nel cielo…in duemila anni quanti bei cambiamenti! - Non farti ingannare: Tempus, non animus mutat! Se ti ho portato fin qui non è certo perché volevo farti sapere che i tuoi pro-pro-pronipoti se ne andranno in giro col giubbettino firmato, l’i-pod e altre sciocchezze varie! Ma ecco il biondo Tevere! Beh…proprio biondo non lo è più…! - Sembra l’Acheronte! Si vedono persino le bianche vesti dei trapassati - - Uhmm…in realtà è robaccia che galleggia…- Ma come? Il nostro Tevere! L’anima di Roma! - Fosse solo questo! Facciamo un giretto per la città e capirai. Vedi quel giovanotto? - Si, sta imbrattando un muro – - Sei proprio anticooo! Non hai capito niente: questa è arte! - Sarà…ma io preferisco gli affreschi - Si vede che ancora non hai visto la Venere del Botticelli! - Ma qui si tratta di difendere un tesoro comune. La città: la nostra casa. Quello sta rovinando un bonum Populi. Ma non solo lui: guarda gli altri…gettano a terra sudiciume di ogni genere. E pure questa è arte? - Questo purtroppo è degrado – - E nessuno dice niente? Niente actio popularis? E che mi dici della Res Publica? Res publica res Populi - No, mio caro: le cose non stanno più così - Mi riesce difficile capire. Mea bona sunt!! - - Morire è altro! Questo è uccidere! - No: è semplicemente un pietoso porre fine alle pene di un individuo. Caso tipo: cadi e rimani incosciente. Tua moglie, che intanto incontra un altro, va dal giudice sostenendo che tu non avresti voluto vivere addormentato. Quindi sai cosa succede? - Ovvio: naturalmente il giudice dirà che la Vita, in ogni condizione fisica e morale, è un bene indisponibile - Sbagliato! Dato che tu non hai mai detto nulla a riguardo, ecco che qualcuno parlerà per te…o meglio, costruirà ex novo la tua volontà. Alla fine, se questa ideazione risulterà al giudice convincente, avrai un bel timbro di legalità sul biglietto di sola andata per l’Aldilà - Mio Dio! Certo che la hýbris degli uomini può raggiungere confini estremi…la Vita, la Morte…sacri pilastri dell’esistenza di ognuno… questa sarà anche Roma, ma non mi sento a casa – - Guarda questo mosaico - E’ bellissimo - Si, ma a ben vedere molti sono gli spazi vuoti, molti i tasselli che nel tempo sono saltati. Allora prova ad immaginarlo completo: sarebbe ancora più bello. Così è il Mondo che ti ho fatto conoscere: i mores stanno venendo via, ma ancora si riesce a vederne la bellezza – - Amico mio! Non puoi nemmeno immaginare quanto gli eventi del secolo appena trascorso siano stati così vicini a cancellare per sempre la memoria dei principi. Seguimi - - La chiamano dolce morte: ti elimina le sofferenze. Bello, vero? Peccato però che sei morto! - Mio Dio! Ma la morte non è un naturale compimento? E la vita…non è sacra??? Questo potere di decidere del bene e del Male, di quale sia la vita degna di essere vissuta…come è stato possibile? - Semplice: prendi la parola diritto e ci schiaffi accanto tutto quello che ti viene in mente - Stai scherzando! La parola Diritto è troppo nobile - Però… intelligenti i nostri amici: se esiste il Diritto alla vita non può che esistere un diritto alla morte! – - La tua perplessità è comprensibile. L’ordine, la sicurezza, la tutela soprattutto di ciò che al popolo appartiene non è più affar suo. Manca l’animus publicus possidendi. O meglio, ti risulterà strano, ma molti beni che tu reputi essere del popolo ora non lo sono più: sono dello Stato - Lo Stato??? Chi è? E come può essersi appropriato di ciò che è del Popolus? - Ora sarebbe lunga spiegarti. Ti basti sapere che il popolo è diventato un elemento costitutivo di questa creatura che piove dall’alto. Ma non solo: ciò che li accomuna in realtà li divide, per cui l’uno si disinteressa dell’altro - Questo popolo mi sembra confuso…anzi, mi par di capire che non è più votato a grandi cose. Vedo gli uomini moderni occuparsi più dell’immagine del proprio cane, agghindandolo e spogliandolo della sua natura, piuttosto che consacrare la propria esistenza al bene e alla crescita della Res Publica – - Già. Oggi funziona così: se nel tuo orticello nessuno ti da fastidio, stai tranquillo - Non dovrebbero andare così le cose: il Populus è come una grande famiglia - Ahaha! Questa si che è buona! Come puoi parlare di grande famiglia quando non esiste neanche quella piccola? - Impossibile. La famiglia è il pilastro della società - Un pilastro con molte crepe che qualcuno sta pensando bene di demolire. Il matrimonio non è più come tu lo intendi: non si tratta più di una coniunctio maris et feminae, o di un consortium omnis vitae. Preparati a sentire frasi come Io vi dichiaro marito e marito oppure Non mi compri la pelliccia? Avrai mie notizie dall’avvocato! - Ma se un uomo può contrarre matrimonio con un altro uomo, se l’affectio viene meno per futili motivi, se al donarsi all’altro si sostituisce l’amore solo per se stessi, che futuro ci si potrà mai attendere? Il matrimonio è il campo dove impiantare il seme di una civiltà. Hinc descendit procreatio - Culle vuote amico mio…culle vuote. E non solo per questa lenta estinzione del matrimonio, ma anche per una legittimazione a impedire la vita a chi in utero est - Dove siamo? – - Un tempo questa era l’arena di grandi scontri, dove il valore degli uomini, liberi e schiavi, era messo in luce. Vedi ora quelle donne? Ne stanno facendo il teatrino per la rappresentazione di un diritto falsato - Perché, cosa cercano di dimostrare? - Stiamo assistendo, mio caro, a qualcosa di veramente aberrante. Ecco il risvolto negativo di quel progresso che tu hai notato fin dall’inizio del nostro viaggio… Molti sono stati gli interventi delle donne di quest’epoca sul diritto all’aborto per affermare la loro autodeterminazione - Ma non è un Diritto: la Vita è un dono di Dio! L’aborto è un’uccisione: Homines in ventre necare! Come non capire la gravità di questo atto ignobile, che lede la stessa natura umana? - Credo che non abbiano la piena consapevolezza che pugnalandosi al ventre pugnalano nel contempo se stesse - Infatti la perdita di una vita umana è causa di sofferenza e lutto per una Civitas che aspira ad augere. E’ interesse di un padre e di una madre perpetuare se stessi nei tempi a venire, ed è anche grande premura di un Popolo quella di non cadere nella Damnatio Memoriae.- Aspetta… ciò che in passato era sentito come Fato oggi diviene campo di scelta. Si pensa che la vita umana sia un giocattolo da maneggiare come si vuole. Sai… è finita anche l’epoca di Ogni scarrafone è bello a mamma sua! Ora ti confezionano persino un figlio su misura: alto, biondo, occhi azzurri…come te pare insomma – - Ma no! Questo è un vero e proprio inganno alla Natura! - Non direi inganno…chiamalo pure sconvolgimento - La legge, da scudo di difesa del più debole, è diventata la lama del più forte. E la legge dovrebbe essere la premessa del Diritto. Ma Giano, a me sembra che sia diventata la sua negazione –