1 Lavorare Tutti conviene a Tutti La qualità dell’inserimento lavorativo come condizione di sviluppo delle politiche attive del lavoro Saluti 2 Saluto del Presidente della Giunta Provinciale Luis Durnwalder Accolgo con piacere la richiesta di introdurre questa pubblicazione che contribuisce a creare metodologia e competenza nel settore dell’inserimento socio lavorativo di persone in situazione di disagio. L’impegno di mettere a disposizione del nostro territorio strumenti e competenze per favorire l’integrazione è un contributo di grande importanza sia per il recupero della persona attraverso il lavoro sia per il sistema, che cresce grazie alla condivisione di un metodo comune e compartecipato. Lavorare tutti conviene a tutti è non solo il titolo dell’opuscolo, ma anche un leit motiv per una società che attraverso il lavoro trova la sua legittimazione e la sua crescita. Esprimo quindi un sincero ringraziamento all’équipe di Federsolidarietà Alto Adige che ha condotto con professionalità e passione questa ricerca, con l’augurio che sia di utilità per tutti coloro che lavorano con le persone in stato di disagio. 3 Premessa di Barbara Repetto Assessore all’innovazione, informatica, lavoro, formazione professionale italiana, finanze e bilancio In un contesto in cui il mercato del lavoro presenta complessità e difficoltà di accesso maggiori rispetto al passato, il rischio di esclusione delle persone con disagio è molto elevato. Alle cooperative sociali che sono i più importanti attori nell’inserimento lavorativo di soggetti disagiati è quindi richiesto uno sforzo particolare e l’elaborazione di strategie e metodi strutturati per poter garantire obiettivi di integrazione socio – lavorativa. Gli aspetti lavorativi sono strettamente connessi con la dimensione sociale e sono di primaria importanza per contrastare l’emarginazione e il rischio di ricaduta. Ritengo pertanto che, in questo scenario, l’impegno di Federsolidarietà nell’elaborare un sistema per l’inserimento lavorativo, che contempli metodo e strumenti pensati e strutturati per essere messi a disposizione di tutti gli stakeholder impegnati nel processo, sia di grande importanza e di valido supporto per attivare percorsi di inserimento strutturati, di qualità e quindi con maggiore possibilità di successo e di tenuta socio-lavorativa relazionale del soggetto in inserimento. Di particolare rilevanza è anche la possibilità offerta dalla piattaforma informatica GILcoop di mettere a disposizione del sistema una serie di dati e di report che permettono un monitoraggio delle attività ed elaborano indicatori utili per far emergere i risultati sociali e lavorativi raggiunti, facilitando la messa in rete e la condivisione delle informazioni, pur garantendone la riservatezza e il corretto utilizzo. Per questi motivi desidero esprimere apprezzamento per l’iniziativa che auspico diventi una buona prassi adottata da tutto il sistema della cooperazione che si occupa di inserimento ed apra anche nuovi orizzonti per un maggior coinvolgimento del libero mercato al fine di agevolare attraverso il lavoro il recupero delle persone dalla situazione di esclusione e di disagio. 4 5 Indice I N T R O D U Z I O N E ................................................................................................. 7 1 a PA RT E - L a c o o p e r a z i o n e s o c i a l e d i t i p o B Il lavoro delle Cooperative di tipo B: quale valore aggiunto produce e per chi?................... 10 Le Cooperative sociali di tipo B chi sono e cosa fanno?.. ................................................... 12 Quando parliamo di persone svantaggiate, di chi parliamo?.............................................. 14 Quanto costa l’inserimento lavorativo?.. .......................................................................... 17 2 a PA RT E - I l M e t o d o Le attività produttive delle Cooperative sociali................................................................. 22 L’inserimento lavorativo una possibilità di lavoro e di recupero della persona: “Il Metodo” . ..... 24 GILcoop come strumento di crescita professionale . ......................................................... 28 3 a PA RT E - L e g i s l a z i o n e Art. 5 legge 381/91....................................................................................................... 32 La delibera della Giunta Provinciale n° 1986 del 6 giugno 2006 . ...................................... 34 La delibera del Consiglio comunale di Bolzano n° 22 prot.3785 del 6/05/2008................... 36 Il protocollo d’intesa tra il Comune di Bolzano e le Centrali Cooperative............................ 37 Principi di comportamento, di promozione cooperativa, imprenditoriale, della qualità cooperativa e della vita associativa....................................... 39 Il Comitato Paritetico cooperative Sociali ........................................................................ 42 Le testimonianze degli Stakeholders.. ............................................................................. 44 6 Premessa e Introduzione 7 Premessa Introduzione Il numero delle persone e dei lavoratori svantaggiati che non riescono a trovare occupazione in un mercato del lavoro sempre più escludente e competitivo è in continua crescita. È questo uno dei motivi per cui le politiche workfare rappresentano una priorità nelle agende politiche di ogni livello istituzionale: europeo, nazionale e locale. L’approccio e le finalità della cooperazione sociale di tipo B nelle politiche per l’inserimento lavorativo Le politiche attive del lavoro rappresentano una delle emergenze del nostro tempo più complesse e difficili da governare e da pianificare, in quanto si collocano a metà strada tra le politiche di welfare e il mercato dei beni, dei servizi e del lavoro. Gli obiettivi principali sono due: il primo è il recupero e l’autonomia della persona, il secondo è di ridurre la spesa pubblica in ambito sociale e sanitario. Si tratta di un fenomeno che sta assumendo le dimensioni dell’emergenza sociale, reso più gravoso dal sempre maggiore affanno della finanza pubblica. Risulta quindi molto importante saper leggere, ma anche comunicare, la domanda sociale di lavoro, la capacità di organizzare e comunicare la risposta sociale del sistema cooperativo nelle politiche di workfare è divenuta non soltanto una priorità, ma anche la condizione per accreditare definitivamente l’insostituibile funzione della cooperazione sociale nelle politiche attive del lavoro. Ed è in questo scenario che Federsolidarietà, con la collaborazione del consorzio sociale Consis, ha attivato un vasto progetto di metodologia sull’inserimento lavorativo, di cui fa parte anche la piattaforma GILcoop, ideato e pensato per far fare un grande passo avanti al sistema e per far crescere le competenze e le performance sociali di tutta la cooperazione. L’intero processo è finalizzato sia a dare evidenza e comunicazione a tutti gli stakeholder (servizi invianti, enti appaltanti, enti pubblici) di quelle cooperative che attuano buone pratiche di inserimento lavorativo, al fine di incentivare le relazioni interne alla rete fornendo servizi qualitativamente garantiti, sia a far conoscere la cooperazione con i suoi costi e benefici, con i suoi metodi e strumenti, evidenziando il quadro normativo di riferimento e le buone prassi già in essere. La cooperazione sociale interpreta l’inserimento lavorativo come un processo di miglioramento della qualità della vita della persona svantaggiata che è a rischio di esclusione sociale e lavorativa. Le Cooperative sociali di tipo B sono imprese sociali che realizzano attività produttive di vario genere ed in diversi settori con il fine di offrire a queste persone opportunità lavorative e con esse un percorso di recupero personale e professionale attraverso progetti strutturati e personalizzati che promuovano la riacquisizione delle competenze residue e l’acquisizione di nuove competenze socio-lavorative. Il lavoro, lo sviluppo professionale, l’autosufficienza socio-economica e il sostegno lavorativo in una logica non assistenziale, rappresentano, per le persone che escono da situazioni di svantaggio non capaci “di trovarsi un lavoro”, l’unica chance per innescare processi virtuosi di riscatto e di valorizzazione delle potenzialità delle risorse presenti nella persona e nel sistema. L’obiettivo di Federsolidarietà Alto Adige è quello di sostenere le cooperative nel ricercare, recuperare e fare acquisire abilità e competenze necessarie per fare assumere alla persona lo “status” di lavoratore. Il processo è finalizzato ad agevolare l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro, con attività all’interno della cooperativa o all’esterno per permettere il totale reinserimento sociale o, quando non possibile, la riduzione del danno. La scommessa principale e decisiva è quella di ricercare un inserimento finalizzato al “lavoro produttivo”, alla crescita e al rafforzamento della persona, come lavoratore e come cittadino, evitando la riproduzione di logiche assistenzialistiche, 8 Introduzione di “attività occupazionale di tipo assistenziale fine a se stessa” e la creazione di sacche permanenti di precariato o ancor peggio di sfruttamento di persone o di utilizzo strumentale del sistema. Questo approccio consente alla cooperazione di rispondere, per prima, a un’altra sfida importante e irrinunciabile: quella dell’orientamento, della formazione e della valutazione dei risultati e delle performance sociali. La cooperazione sociale di tipo B a 9 La cooperazione sociale di tipo B 10 Il lavoro delle cooperative sociali di tipo B quale valore aggiunto produce e per chi? Persone Svantaggiate ai sensi della L. 381/91 11 Comunità • Le imprese con finalità sociale sono un patrimonio collettivo • Aumentano l’occupazione anche di coloro per i quali non ci sarebbe mercato • Diminuiscono le spese socio-assistenziali • Diminuiscono l’emarginazione ed i suoi effetti • Reddito • Rallentano la diffusione della povertà nel nostro paese • Acquisizione delle regole in azienda • Competenze di base • Diminuiscono i fenomeni delinquenziali e quindi contribuiscono alla sicurezza generale • Competenze specifiche di settore • Aumentano il reddito pro-capite • Competenze relazionali • Aumentano le entrate fiscali e i contributi previdenziali • Contenimento di eventuali patologie fisiche o psichiche • Possibilità di diventare parte attiva dell’azienda assumendo il titolo di Socio • Integrazione sociale Familiari delle persone svantaggiate • Reddito Enti pubblici ed Aziende • Possibilità di esternalizzare i servizi a costi più contenuti realizzando contemporaneamente un servizio alla collettività (Art. 5 della L. 381/91) • Contribuire al benessere della collettività • Inclusione sociale • Effetti moltiplicatori derivanti dall’aumento di reddito complessivo e dalla sua redistribuzione • Miglioramento delle aspettative relative al futuro • Responsabilità sociale d’impresa anche in termini di immagine 12 Le cooperative sociali di tipo B: chi sono e cosa fanno? Come definito dalla legge 381/91, sono organizzazioni senza fine di lucro che “hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini” e realizzano i loro obiettivi attraverso la creazione di possibilità lavorative per persone svantaggiate. La cooperazione sociale di tipo B 13 SCOPO DELLE COOP. B inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate Risultato Sociale Per creare tali opportunità le cooperative sociali di tipo B esercitano attività imprenditoriali in svariati settori: agricolo, industriale, dei servizi ecc. L’elemento caratterizzante delle cooperative di tipo B è quello di produrre un duplice risultato: economico-produttivo e sociale. L’elemento economico è funzionale all’ottenimento del risultato sociale e quest’ultimo è raggiunto attraverso due elementi tra loro connessi: l’inserimento lavorativo delle persone e la costruzione intorno a queste di un progetto individualizzato realizzato dalla cooperativa e poi condiviso con i servizi invianti. Il lavoro rappresenta infatti lo strumento principe che permette di ridare una dignità personale e di ottenere il reinserimento sociale di persone che per diversi motivi si trovano ai margini di se stesse e della società. Attraverso un lavoro lento e meticoloso si opera da un lato per la riacquisizione delle competenze e della sicurezza in sé e dall’altro per far apprendere l’importanza del rispetto delle regole e la loro interiorizzazione. Le cooperative sociali sono inoltre una importante leva per migliorare i livelli di sicurezza sociale poiché è ben noto che la pericolosità sorge, con una incidenza maggiore, laddove non vi è integrazione. VIENE REALIZZATO ATTRAVERSO Creazione di attività economiche Risultato Economico 14 Quando parliamo di persone svantaggiate, di chi parliamo? La cooperazione sociale di tipo B 15 Le Cooperative sociali di Tipo B possono offrire inserimento lavorativo a: • Tossicodipendenti ed alcolisti • Disabili fisici e psichici La Legge nazionale 381 emanata l’8 Novembre 1991 identifica con estrema chiarezza a quali persone è rivolta l’opportunità dell’inserimento lavorativo. • Persone con problemi di salute mentale L’Art. 4 afferma infatti che si considerano soggetti svantaggiati coloro che appartengono tassativamente ad una delle categorie descritte nel paragrafo 5.2. • Detenuti negli istituti penitenziari e condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione • Minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare Le situazioni di svantaggio vengono segnalate e successivamente certificate dai soggetti abilitati a documentare la condizione di svantaggio dalla circolare INPS n. 296 del 29 dic. 1992 che nello specifico sono: • Le strutture del servizio sanitario nazionale e gli Enti territoriali autorizzati (Hands, ecc.) per gli ex degenti di istituti psichiatrici, i soggetti in trattamento psichiatrico, gli alcoolisti, i tossicodipendenti; • Il comune, per i minori in stato di difficoltà; • L’amministrazione della giustizia, per i condannati a misure alternative alla detenzione; • Le unità sanitarie locali, per gli invalidi fisici, psichici e sensoriali. La percentuale di lavoratori svantaggiati in cooperativa deve essere non inferiore al 30% del totale dei lavoratori. Il non rispetto di tale condizione costituisce per le cooperative B motivo di perdita della qualità di cooperativa sociale, qualora si protragga per oltre un anno dal verificarsi dell’irregolarità. Una problematica che si è dimostrata essere di notevole portata consiste nel fatto che il suddetto elenco non è mai stato aggiornato dal legislatore nell’arco di tutti questi anni, risultando oggi inadeguato a rispondere alla mutata complessità sociale. La Comunità Europea ha suggerito di allargare il concetto di svantaggio anche ad altre persone che vivono una condizione, temporanea o permanente, di debolezza sociale ed economica, a livello personale o familiare. Tale indicazione non è ancora stata recepita dalla legislazione italiana la quale lascia spazio al formarsi di quella che viene definita in gergo la “fascia grigia”: persone che si trovano in estrema difficoltà economico-sociale, le quali però, non rientrando nelle tipologie indicate dalla L. 381, non hanno diritto ad accedere alle agevolazioni ed al progetto di inserimento lavorativo. La cooperazione sociale di tipo B 16 La “fascia grigia”: Esempi di tipologie di persone svantaggiate non contemplate dalla L. 381: • Adulti con alle spalle lunghi periodi di disoccupazione • Stranieri in possesso del permesso di soggiorno, in difficoltà economica, lavorativa e familiare • Donne provenienti da percorsi di sfruttamento personale • Persone in situazione temporanea o permanente di difficoltà familiare, sociale ed economica (vedove o donne separate con figli a carico senza supporto parentale) • Altri È auspicabile che al più presto si ponga rimedio a questa situazione attraverso una rivisitazione delle tipologie previste dalla L. 381 oppure attraverso l’istituzione di una norma provinciale che, sulla falsa riga di quanto compiuto in Trentino con i progetti Azione 9 e 10 dell’Agenzia del Lavoro, permetta di ovviare alla ristrettezza della legge statale. 17 Quanto costa l’inserimento lavorativo? Quando si parla di cooperative di tipo B non si può mai esulare dal parlare di inserimento lavorativo, dei suoi benefici a livello collettivo, ma anche dei costi che questo ha per la cooperativa e per la società. Molto spesso i costi sostenuti dalle cooperative di tipo B vengono sottostimati da coloro che le considerano imprese di serie B poiché accedono all’utilizzo di contributi pubblici. Costi Il difficile compito al quale devono assolvere è quello di trovare il giusto connubio tra attività d’impresa ed attenzione e risoluzione delle problematiche legate agli aspetti sociali. Per quanto concerne l’attività d’impresa non bisogna mai dimenticare la minore produttività del personale svantaggiato e l’elevato turn over dello stesso (quando la persona torna in possesso delle qualità necessarie viene sostenuta nel trovare un lavoro nel libero mercato al fine di poter aprire un nuovo progetto/percorso di inserimento). Questi due elementi costituiscono un forte limite all’attività d’impresa, a questi bisogna aggiungere i costi del personale specializzato nel seguire gli inserimenti lavorativi, i costi della formazione di questi e del personale svantaggiato il quale necessita di essere accompagnato, quotidianamente, in un percorso di recupero delle competenze ed abilità personali. Benefici A livello statale le Cooperative sociali di tipo B hanno, come unica agevolazione, la defiscalizzazione degli oneri sociali per il personale svantaggiato (assunto ai sensi della L. 381/9). 18 Si tratta di un sostegno modesto che in media riduce di 4-5 punti il costo complessivo del lavoro e non copre i maggiori costi di cui si fanno carico queste cooperative. Alcune cooperative del territorio (non tutte utilizzano questa possibilità), ricevono un contributo da parte della Provincia Autonoma di Bolzano, in particolare dalla Rip. 24, ai sensi della l.p. 13/91. Tale contributo viene erogato nell’ottica del riconoscimento e del sostegno della funzione sociale svolta attraverso l’attività delle cooperative di tipo B. Tale intervento tende a contenere gli effetti limitanti sulla produttività generati da costi normalmente non contemplati in aziende ordinarie. Benefici per la collettività La contribuzione pubblica ha senso solo nell’ottica del riconoscere la funzione sociale svolta dalle cooperative sociali: a fronte di un costo pubblico la comunità vede ridursi l’emarginazione e la povertà e vede crescere la qualità della vita e il benessere generale. Anche da un punto di vista meramente economico, il bilancio per la collettività è comunque positivo poiché il contributo innesca un effetto moltiplicatore che permette di produrre ricchezza. Si riducono inoltre altre voci di spesa pubblica, come quelle assistenziali e sanitarie. Inoltre rientrando in possesso di un reddito vi è la riacquisizione del potere d’acquisto nonché la contribuzione pubblica attraverso il pagamento di tasse ed imposte. La comunità ottiene, dunque, un duplice guadagno quello sociale e quello economico. La cooperazione sociale di tipo B 19 Rapporto costi/benefici per la cooperativa COSTI BENEFICI • Minore produttività delle persone in inserimento lavorativo • Defiscalizzazione degli oneri sociali, previsti dalla legge 381/91 per il personale svantaggiato • Maggiore costo relativo al personale specializzato responsabile degli inserimenti lavorativi • Costo della formazione del personale specializzato • Contributi da parte della Provincia Autonoma di Bolzano relativi alla gestione e/o investimenti • Costo dei corsi di formazione/ specializzazione del personale in inserimento lavorativo (corsi pulizie, giardinaggio, manutenzione, falegnameria, edilizia, ecc.) L’eccedenza dei costi rispetto alle entrate viene coperta attraverso i ricavi provenienti dalle attività produttive d’impresa. La cooperazione sociale di tipo B 20 21 Rapporto costi/benefici per la Comunità COSTI BENEFICI • Defiscalizzazione degli oneri sociali, previsti dalla legge 381/91 per il personale svantaggiato • Riduzione della spesa pubblica socio-assistenziale (minimo vitale) • Contributi da parte della Provincia Autonoma di Bolzano relativi alla gestione e/o investimenti • Riduzione dell’indennità di disoccupazione • Riduzione della spesa sanitaria Il metodo • Riduzione della spesa penitenziaria • Apporto alla fiscalità diretta ed indiretta • Apporto al sistema previdenziale 2 PARTE a 22 Il metodo 23 Le attività produttive delle cooperative sociali Per quanto concerne le attività produttive che le cooperative sociali possono intraprendere non vi sono dei limiti normativi oggettivi che ne limitino le attività. Vi sono invece alcune attività che nel tempo si sono dimostrate tipiche di questa forma d’impresa quali per esempio le attività di manutenzione del verde (in particolare pubblico), le pulizie, i lavori di assemblaggio per le aziende private. Questi erano ambiti dove tendenzialmente risultavano esservi spazi liberi da altre imprese e con caratteristiche idonee alle peculiarità dell’impresa cooperativa: • Alta intensità di manodopera • Mansioni semplici (facili da apprendere senza bisogno di competenze specifiche) • Investimenti iniziali contenuti Nel tempo tuttavia, le cooperative hanno avviato, su richiesta o in collaborazione con gli enti locali, altre tipologie di servizio: la custodia di impianti sportivi, la gestione di parcheggi, servizi di archiviazione e di digitalizzazione di documenti, servizi cimiteriali, lo sgombero ed il trasloco, le piccole manutenzioni e molti altri servizi. Una esigenza emersa negli ultimi anni è quella di trovare attività imprenditoriali meno legate ad andamenti ciclici e con una durata minima garantita (appalti o convenzioni con durate più lunghe) che permettano di dare maggiore continuità ai percorsi di inserimento lavorativo garantendo la possibilità di offrire percorsi differenziati. Si tratta di reperire soluzioni lavorative “compatibili” non solo con i problemi di salute (fisica o psichica), ma anche con una scarsa autonomia nella gestione del tempo e degli spostamenti di alcune delle persone inserite. In questa direzione si inseriscono i servizi di ristorazione (piccole mense o bar, spesso all’interno di strutture sociali o sanitarie), lavanderia, informatica, agricoltura, turismo sociale. 24 L’inserimento lavorativo Una possibilità di lavoro e di recupero della persona: “Il Metodo” Le cooperative sociali di tipo B, proprio per la capacità insita nella mission di creare opportunità lavorative per le persone svantaggiate, per legge si fanno carico della minore produttività legata allo svantaggio, ottenendo come supporto legislativo e fiscale lo sgravio dei contributi sociali e previdenziali dei dipendenti assunti e certificati ai sensi della L. 381. Il lavoro è un elemento essenziale, ma da solo non basta all’ottenimento del recupero delle capacità residuali della persona in stato di svantaggio. L’ art. 1 del CCNL delle cooperative sociali afferma che: “per i soggetti svantaggiati l’attività lavorativa svolta rappresenta uno strumento atto ad integrare un programma riabilitativo e formativo più ampio e a verificare il grado di sviluppo delle capacità lavorative degli stessi.” Ne discende che l’elemento qualificante il contratto di inserimento lavorativo non è tanto lo scambio prestazione/retribuzione, bensì l’attuazione del “progetto personalizzato” come previsto dall’art. 2 del CCNL delle cooperative sociali. Si evince dunque l’assoluta rilevanza posta rispetto al seguire la persona nel suo percorso favorendone, laddove sia possibile, il riottenimento delle competenze lavorative e personali. Per far ciò è necessario seguire una precisa sequenza metodologica che definisca gli obiettivi, la durata e le modalità dell’inserimento, realizzando, in corso d’opera, le dovute valutazioni e misurazioni. Nel corso dell’anno 2008, Federsolidarietà ha avviato, in collaborazione con l’Ufficio Famiglia Donna e Gioventù della Provincia di Bolzano, un progetto pilota Il metodo 25 denominato “Progetto Inserimento Lavorativo” (PIL). Il progetto aveva come scopo principale il sostenere le cooperative B aderenti a Federsolidarietà nello strutturare e nel seguire i progetti individualizzati di inserimento lavorativo. Il progetto consiste nell’attivazione di un servizio di consulenza o di service relativo all’implementazione, nelle cooperative, di un sistema metodologico relativo alla gestione degli inserimenti lavorativi. Nel corso del 2009, a seguito di un lavoro di gruppo realizzato con il Consorzio di cooperative sociali Consis, tramite il quale è stato analizzato e poi strutturato il processo dell’inserimento lavorativo, Federsolidarietà ha provveduto alla creazione del metodo dell’inserimento lavorativo, che costituirà il riferimento metodologico per le cooperative aderenti. L’obiettivo finale consiste, da un lato, nel far crescere la qualità nella gestione degli inserimenti e, dall’altro, nell’ottenimento di una unificazione metodologica. La fase conclusiva del progetto prevede l’implementazione, da parte delle Cooperative aderenti a Federsolidarietà, della piattaforma informatica per la gestione dei progetti di inserimento (GILcoop) la quale non costituisce un mero programma informatico bensì è la “dima” di una metodologia di lavoro basata sulla “cultura del dato” che permette di standardizzare metodi e processi, accompagnando l’operatore nella stesura del progetto di inserimento attraverso una sequenza di fasi pre-individuate. Il percorso di sviluppo metodologico del progetto PIL-GILcoop ha la duplice valenza di assicurare alle cooperative aderenti una elevata qualità ed efficacia nel seguire l’inserimento delle persone svantaggiate e di garantire la Pubblica Amministrazione in merito al livello di attenzione rivolto dalle cooperative al personale svantaggiato. Federsolidarietà intende dunque costruire, attraverso una serie di percorsi, una rete di cooperative in la cui qualità del lavoro sia garantita dalla partecipazione a percorsi formativi e progetti operativi. 26 Il metodo Le fasi dell’inserimento lavorativo 4. ESITO PROGETTO SOCIO-LAVORATIVO L’inserimento lavorativo è un percorso costruito in fasi che accompagna e sostiene il lavoratore svantaggiato all’interno della cooperativa dal primo contatto, solitamente effettuato attraverso i servizi sociali e sanitari, fino all’uscita (pensionamento, passaggio al libero mercato o ad altra cooperativa o assunzione presso la cooperativa stessa). • verifica e valutazione finale del progetto Definizione delle quattro FASI: 1. RACCOLTA DATI E SELEZIONE • raccolta delle segnalazioni e delle informazioni riguardanti l’utente • valutazione e decisione in merito alla presa in carico • formulazione di ipotesi d’ingresso 2. INSERIMENTO E ATTUAZIONE PROGETTO SOCIO-LAVORATIVO • costruzione, stesura e realizzazione del progetto personalizzato di inserimento socio-lavorativo • individuazione del settore di attività 27 • definizione dell’eventuale modalità di prosecuzione dello stesso Ogni fase prevede degli incontri di verifica interni (équipe) ed esterni con gli enti invianti, nel corso dei quali viene misurato il raggiungimento di obiettivi e tempi e vengono proposti eventuali nuovi obiettivi da raggiungere. L’inserimento lavorativo contribuisce sotto vari aspetti al miglioramento della qualità della vita della persona svantaggiata: • il benessere materiale dato dal reddito • l’integrazione della persona nel tessuto sociale • lo sviluppo personale attraverso acquisizione di competenze professionali di base e specifiche di settore • le relazioni interpersonali attraverso la socializzazione sul posto di lavoro • la riduzione del rischio di delinquere • definizione degli obiettivi • durata del progetto • identificazione dei soggetti coinvolti nel progetto Il metodo inoltre permetterà di monitorare il processo di apprendimento e, contemporaneamente, di comprendere gli “intoppi” dell’apprendimento per poter riprogettare un intervento più mirato allo scopo di superare le difficoltà. 3. MONITORAGGIO PROGETTO SOCIO-LAVORATIVO • incontri di verifica del progetto con l’utente e con i servizi invianti • eventuale ridefinizione degli obiettivi per rendere il percorso adatto alle caratteristiche dell’utente Nel lavoro con persone in difficoltà è molto importante la professionalità dell’operatore che deve saper agire non solo con competenze tecniche ma anche competenze relazionali, al fine di coadiuvare i lavoratori svantaggiati nella tenuta socio relazionale. 28 Il metodo 29 GILcoop come strumento di crescita professionale Per potenziare la cooperazione nello sviluppo di buone pratiche di inserimento lavorativo si è ritenuto utile predisporre uno strumento di facile utilizzo. Per questo motivo GILcoop è stato concettualizzato per essere “utilizzabile” con poche ore di formazione dal sistema cooperativo e da chiunque pratichi attività di inserimento lavorativo. L’idea è quella di fare interagire sistemi collaudati di gestione di contenuti e di dati in web (CMS ovvero content management system) e la metodologia e il know how dell’inserimento lavorativo, sviluppato in oltre un decennio dal sistema cooperativo locale e sistematizzato nel Metodo di inserimento lavorativo di Federsolidarietà. Fattore insostituibile dell’idea sta nel coniugare innovazione e tecnologia senza alterare l’apporto del capitale umano e la professionalità, che rimangono elementi fondamentali in un contesto di relazione come quello dell’inserimento lavorativo. GILcoop costituisce una metodologia di lavoro basato sulla “cultura del dato”, che supporta l’operatore nella stesura del “progetto di inserimento lavorativo”, percorrendo una sequenza di fasi durante le quali sono presenti campi scrivibili (come diario) o di rilevazione di dati e fatti (eventi) significativi, anch’essi pre-classificati. Questa impostazione consente e agevola la crescita professionale del sistema, in quanto si realizza un percorso pedagogico che accompagna, passo per passo, il tutor e il responsabile sociale, attraverso un percorso metodologico di inserimento lavorativo condiviso e corretto. In questo modo vengono anche garantiti specifici standard di processo in quanto la sequenza “obbligata” delle fasi e delle registrazioni degli eventi obbliga all’acquisizione delle competenze e garantisce l’applicazione di buone pratiche. GILcoop fornisce inoltre una serie di statistiche che permettono di rappresentare l’azione sociale della cooperativa e dell’insieme delle cooperative aderenti, attraverso l’uso di indicatori forniti direttamente dal sistema grazie ad una rielaborazione dei dati inseriti. È pensato e progettato anche per interloquire con gli attori pubblici che intrattengono, a vario titolo, rapporti istituzionali e professionali (Servizi invianti, enti finanziatori, parti sociali e sindacali, etc.) con la cooperativa. Gli stakeholder che interagiscono strettamente con il processo dell’inserimento lavorativo possono accedere al sistema attraverso un Login e una password autorizzata dall’amministratore di sistema. Tale accesso consentirà di visionare una reportistica che fornisce statistiche e indicatori relativi al sistema delle cooperative aderenti. In questo modo anche la rete viene valorizzata, in quanto gli attori che lo utilizzano si trasformano da una pluralità di soggetti che operano nel settore in un sistema di soggetti pubblici e privati interessati a sperimentare percorsi di costruzione di un unico sistema workfare. La piattaforma è stata realizzata in collaborazione con la cooperativa Loogut in open source con l’intento di valorizzare le risorse del sistema e nell’ottica della condivisione dei saperi. Tutti possono accedervi attraverso il sito internet www.gilcoop.it. 30 La cooperazione sociale di tipo B L’interazione con la rete, la trasparenza e la consulenza a distanza 31 GILcoop è pensato e progettato per interloquire con gli attori pubblici che intrattengono, a vario titolo, rapporti istituzionali e professionali (Servizi invianti, enti finanziatori, parti sociali e sindacali, etc.) con la cooperativa. Il sistema gira in rete (WEB) e quindi oltre a rendere fruibili le informazioni in qualunque momento e da qualunque luogo, prevede e consente livelli di accesso, di utilizzo e di interlocuzione differenziati a seconda della funzione svolta nella cooperativa o nella rete. Legislazione Ogni soggetto può richiedere e ricevere in tempo reale specifici report informativi inerenti ambiti predefiniti e compatibili inerenti il ruolo: per interagire e “interrogare” e accedere al sistema è necessario richiedere all’amministratore di sistema il Login e una password. Questa prospettiva consente di strutturare, di valorizzare e di condividere una strategia di intervento anche sulle cooperative meno strutturate in quanto consente anche alla cooperativa meno dotata, seguendo i vari steps previsti per i progetti di inserimento lavorativo, di essere efficiente ed efficace nella gestione degli stessi. Le permette inoltre di avvalersi della consulenza “on line” a distanza di un esperto sociale. Si agisce e valorizza così una rete sempre più ampia e qualificata di soggetti, in quanto trasforma gli attori che lo utilizzano, da una pluralità di soggetti che operano nel settore in un sistema di soggetti pubblici e privati interessati a sperimentare percorsi di costruzione di un unico sistema Workfare. La “schermata di lavoro” è gestibile in remoto e quindi consente, volendo, l’interazione tra tutor esterno e tutor interno della cooperativa! a La trasparenza versatilità e innovazione nella archiviazione 32 Art. 5 legge 381/91 Cosa è l’art. 5 della legge 381/91? L’art. 5 della legge 381/91 “Disciplina delle cooperative sociali” prevede per gli enti pubblici, compresi quelli economici, e le società di capitali a partecipazione pubblica, la possibilità di stipulare convenzioni con le cooperative sociali iscritte all’Albo Provinciale anche in deroga alla disciplina in materia di contratti della Pubblica Amministrazione, per la fornitura di beni e servizi diversi da quelli socio-sanitari ed educativi, il cui importo stimato al netto dell’IVA sia inferiore agli importi stabiliti dalle direttive comunitarie in materia di appalti pubblici, purché tali convenzioni siano finalizzate a creare opportunità di lavoro per persone svantaggiate, così come definite dalla L. 381/91 stessa. In altre parole, beni o servizi possono essere affidati direttamente a cooperative sociali senza bisogno di esperire le procedure di gara normalmente previste per tali aggiudicazioni dalla normativa in materia di contratti pubblici. La convenzione consiste in un accordo tra un ente pubblico e una cooperativa sociale il cui oggetto è composto congiuntamente da una prestazione e dall’inserimento lavorativo di persone svantaggiate nell’esecuzione della prestazione stessa. Legislazione 33 Perché tale convenzione possa stipularsi vi è la necessità di tre presupposti. 1. La natura giuridica dei soggetti contraenti, che possono essere come detto non solo gli enti pubblici istituzionali, ma anche quelli economici e le società di capitali a partecipazione pubblica. Così come i beneficiari di tali convenzioni sono solamente le cooperative sociali di cui all’art. 1, comma 1, lettera “B” della L. 381/91 con espressa esclusione delle altre cooperative sociali e di ogni altra impresa prevista dall’ordinamento giuridico italiano. 2. La presenza di una specifica domanda di convenzionamento presentata dalla cooperativa alla pubblica amministrazione. Da questa domanda non sorge un obbligo da parte dell’ente pubblico alla stipula di convenzioni, ma solo una facoltà. Si ritiene tuttavia che l’ente pubblico sia tenuto a giustificare il non esercizio di una facoltà che soddisfa l’interesse pubblico. 3. La convenzione infine deve poter creare opportunità di lavoro per le persone svantaggiate di cui all’art. 4 comma 1. L’obiettivo di carattere sociale della cooperativa che si affianca a quello economico e costituisce la ratio del favor legis, consiste dunque nell’avviamento al lavoro di soggetti svantaggiati, che sono immessi a tutti gli effetti nel mondo del lavoro acquisendo lo status di lavoratori. 34 La delibera della Giunta Provinciale n° 1986 del 6 giugno 2006 A tutt’oggi in verità in provincia di Bolzano si rileva ancora uno scarso utilizzo di tale facoltà da parte degli enti pubblici, anche a causa di una carente informazione e sensibilizzazione degli amministratori e dei funzionari, orientati più al raggiungimento dei propri obiettivi di contenimento della spesa, piuttosto che all’interpretazione della responsabilità sociale dell’ente che rappresentano. Per queste ragioni la Giunta Provinciale ha ritenuto opportuno rilanciare e rafforzare lo strumento della convenzione ex art. 5/381 al fine di favorire il maggior numero possibile di inserimenti lavorativi. In questo modo si può perseguire l’obiettivo di alleggerire il costo sociale delle persone in carico ai servizi pubblici, persone che da una situazione di “assistenza” possono passare ad una condizione di cittadino portatore di diritti e doveri civici. Attraverso la delibera n° 1986 del 6/6/2006 la Giunta Provinciale, che aveva già approvato il 27/2/2006, nell’ambito del catalogo delle misure a contrasto della povertà, una specifica misura volta ad una maggiore applicazione dell’art. 5 della L. 381/91 anche attraverso il vincolo di una quota di bilancio provinciale a tale modalità di affidamento, ha inteso ribadire e meglio specificare tale impegno anche attraverso la proposta di una convenzione quadro per l’affidamento di incarichi ai sensi dell’art. 5/381/91 che possa essere utilizzata quale modello di riferimento per tutte le amministrazioni pubbliche che intendano avvalersi di tale strumento. Legislazione 35 “…La Giunta Provinciale, su proposta dei relatori, a voti unanimi espressi nei modi di legge DELIBERA 1) di approvare l’allegata convenzione tipo (allegato “A”) tra ente pubblico e cooperativa sociale ai sensi dell’articolo 5 della legge 8 novembre 1991, n. 381, quale modello di riferimento per gli enti pubblici che intendano utilizzare tale strumento; 2) di promuovere con idonee misure di incentivazione e sensibilizzazione l’utilizzo da parte della Provincia rafforzareutonoma, dei comuni e degli altri enti pubblici, compresi quelli economici, e delle società di capitali a partecipazione pubblica, delle convenzioni ai sensi dell’articolo 5 della legge 8 novembre 1991, n. 381, quale modalità privilegiata per l’acquisto di beni e di servizi e strumento per favorire l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, delegando a tal fine gli Assessori alla Cooperazione ed alle Politiche Sociali all’adozione delle opportune misure di informazione e sensibilizzazione; 3) di impegnare le singole ripartizioni dell’amministrazione provinciale a riservare per convenzionamenti ed incarichi a cooperative sociali per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate una quota delle proprie spese annuali negli ambiti di attività da queste coperti, delegando a tal fine gli Assessori alla Cooperazione ed alle Politiche Sociali all’adozione delle opportune misure di promozione e verifica. …” 36 Legislazione 37 La delibera del Consiglio comunale di Bolzano n° 22 prot. 3785 del 6/05/2008 Il protocollo d’intesa tra il Comune di Bolzano e le Centrali cooperative Anche il Consiglio comunale del Comune di Bolzano, preso atto delle finalità della legge 381/91 e del relativo art. 5, e preso atto che anche a livello di amministrazione comunale e dei suoi enti strumentali si registra un utilizzo ancora limitato della possibilità di affidare incarichi alle cooperative sociali di tipo B, anche a causa di una non sempre sufficiente formazione e informazione dei funzionari tecnici preposti, ha provveduto a deliberare alcune misure volte ad incrementare l’utilizzo dell’art. 5 legge 381/91. A partire dal mese di giugno 2006, su sollecitazione di Confcooperative e Federsolidarietà Alto Adige, si è attivato un percorso di confronto tra l’Amministrazione comunale e le Centrali cooperative con il fine di creare un quadro di riferimento certo, continuità e sistematicità alle relazioni tra municipalità e cooperazione sociale. In particolare con la delibera del Consiglio Comunale n° 22 prot. 3785 del 6/5/2008 il Consiglio comunale di Bolzano ha inteso adottare gli strumenti necessari a favorire una maggiore applicazione del disposto di legge. Gli aspetti su cui la delibera pone l’attenzione sono due: • La promozione, attraverso idonee misure di informazione e sensibilizzazione, della possibilità da parte dell’amministrazione comunale e delle partecipate SEAB e ASSB di affidare incarichi a cooperative sociali o a consorzi di cooperative sociali per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. • La riserva di ambiti di attività del Comune di Bolzano, di SEAB, e di ASSB alle cooperative sociali, impegnando gli uffici dell’Amministrazione comunale, che hanno rapporti di collaborazione con esse, a riservare una quota non inferiore al 3% del proprio budget annuale negli ambiti da queste coperti per incarichi a cooperative sociali di tipo B. Il percorso ha trovato poi compimento nella firma avvenuta nel dicembre 2008 di un protocollo di intesa attraverso il quale la municipalità riconosce il ruolo della cooperazione sociale quale interlocutore nella costruzione delle politiche di welfare e delle politiche attive del lavoro, e si gettano le basi per un confronto strutturato attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto. Il protocollo è integrato da 10 clausole di carattere sociale da inserire nei capitolati d’appalto attraverso le quali il Comune di Bolzano intende aumentare il sistema delle garanzie per i lavoratori nell’ambito delle commesse nelle quali lo stesso, così come le partecipate SEAB e ASSB, si configurino quali stazioni appaltanti. 38 Alcune delle clausole prevedono: • il superamento del massimo ribasso quale criterio di aggiudicazione dell’offerta a vantaggio di quello improntato all’offerta economicamente più vantaggiosa con maggiore punteggio ai parametri tecnico-organizzativo e di qualità, • l’obbligo di applicare nei confronti dei lavoratori condizioni contrattuali normative e retributive non inferiori rispetto a quelle derivanti dall’applicazione dei CCNL e territoriali in vigore per il settore e nella Provincia Autonoma di Bolzano comprensive di eventuali accordi integrativi territoriali stipulati dalle OO.SS. maggiormente rappresentative sul territorio provinciale, • la valorizzazione della positiva partecipazione dell’impresa sociale nell’attività di elaborazione degli indirizzi di programmazione sociale per conto del Comune di Bolzano, • la durata pluriennale e adeguata degli appalti e/o affidamenti, • la previsione, nei contratti o nelle convenzioni, di meccanismi di adeguamento di revisione dei prezzi in ossequio alla normativa nazionale e provinciale, • clausole concernenti le garanzie relative al versamento degli oneri contributivi da parte dell’aggiudicatario e gli obblighi di controllo delle stazioni appaltanti. Legislazione 39 Principi di comportamento, di promozione cooperativa, imprenditoriale, della qualità cooperativa e della vita associativa Confcooperative e Federsolidarietà ritengono necessario sviluppare l’attenzione dei cooperatori, della società civile e delle istituzioni pubbliche sul problema dell’etica dei comportamenti imprenditoriali delle imprese cooperative sociali sul territorio provinciale. Le ragioni dei principi di comportamento sono pertanto da ricercare nella esplicitazione di una linea di indirizzo della cooperazione sociale di Confcooperative e Federsolidarietà che fondi la propria identità su un agire imprenditoriale distante dai modelli di cooperazione spuria e da quei soggetti le cui finalità non sono chiare e riscontrabili da evidenze oggettive. Nello stesso contesto opera la cooperazione sociale di tipo B, la quale di fronte a un numero sempre maggiore di persone e lavoratori deboli o svantaggiati che non riescono a trovare occupazione in un mercato del lavoro sempre più escludente e competitivo, è consapevole dell’importante funzione svolta nell’ambito del workfare e nella realizzazione delle politiche attive del lavoro che hanno assunto una funzione sociale di maggiore priorità e importanza ad ogni livello: europeo, nazionale e locale. Legislazione 40 A tal fine Confcooperative e Federsolidarietà hanno messo a punto questi principi di comportamento articolati in tre macro aree: • la promozione cooperativa • l’identità delle cooperative sociali • gli indirizzi di strategia imprenditoriale con linee guida di azione. 41 Questo lavoro ha portato a distinguere, nell’ambito dei principi generali a cui si è ispirata l’azione di Federsolidarietà, due livelli di espressione del vincolo associativo. 1 2 Un primo livello è rappresentato dai principi per l’identità delle cooperative sociali che rappresentano le condizioni minime, irrinunciabili e costitutive dell’essere cooperativa e per far parte di ConfcooperativeFedersolidarietà, quali la gestione democratica e partecipata, la parità di condizioni tra i soci e la trasparenza gestionale espressa attraverso forme di rendiconto o bilancio sociale. Un secondo livello è rappresentato dagli “indirizzi di strategia e comportamento imprenditoriale”, quale condizione minima ed irrinunciabile per fare parte del sistema Federsolidarietà e dei consorzi di riferimento. Più precisamente: una dimensione compatibile (dimensione) con la possibilità di sviluppare tra i soci effettive e positive relazioni, il legame organico con la comunità locale (territorialità), l’evitare di svolgere mera e indifferenziata prestazione di manodopera (specializzazione), la valorizzazione delle diverse risorse umane che fanno capo alle cooperative per la cooperazione sociale di tipo B) interpretare come un processo di miglioramento della qualità della vita e di sviluppo professionale, finalizzato laddove possibile all’autosufficienza economica in una logica non assistenziale, di persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa (inserimento lavorativo). 42 Legislazione 43 Il Comitato Paritetico cooperative Sociali L’articolo 9 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative del settore socio-sanitario assistenziale-educativo e di inserimento lavorativo istituisce i Comitati Misti Paritetici tra le parti sociali firmatarie il CCNL stesso a livello regionale. Tali organismi sono composti in numero paritario tra i rappresentanti delle Associazioni Cooperative e i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali. Nella nostra Provincia è stato istituito il 2 marzo 2004. I compiti principali del Comitato Paritetico delle cooperative Sociali possono essere riassunti in tre ambiti. Il primo di analisi ed osservazione dell’andamento del mercato del lavoro di riferimento, il secondo di creare condizioni di sviluppo e di qualità dei servizi erogati e delle professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso l’attivazione rapporti con gli enti pubblici. Il terzo riguarda la promozione e il coordinamento di politiche attive per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. Questi ambiti operativi, tra loro interrelati, danno la dimensione e la finalità dell’agire concertato tra le parti sociali: la promozione di azioni, comportamenti ed accordi per contribuire fattivamente alla costruzione di un welfare improntato sulla qualità dei servizi e sulla qualità del lavoro. Tale finalità significa riconoscere in maniera sostanziale alla cooperazione sociale l’importante valore innovativo nella gestione del welfare locale nonché gestore di pari livello e dignità rispetto agli Enti gestori pubblici. In particolare sull’inserimento lavorativo il Comitato assume l’onere di sollecitare presso gli enti locali un’azione di coordinamento e di supporto per tutta la durata del progetto anche attraverso la verifica della corretta attuazione da parte delle cooperative di quanto previsto dai progetti stessi. L’art. 2 del CCNL prevede infatti che il Comitato esprima “un parere motivato” sul progetto individualizzato e ne “controlli la corretta attuazione”. Questo non comporta l’autorizzazione preventiva da parte dell’organo paritario, ma l’obbligo per la cooperativa di trasmettere il progetto personalizzato individuato. Situazione diversa riguarda quei soggetti che, al termine del progetto personalizzato di tre anni, non hanno raggiunto gli obiettivi prefigurati e la cooperativa prevede la prosecuzione e riformulazione del progetto di inserimento lavorativo. Affinché ciò sia possibile è necessario acquisire il parere positivo, vincolante, dell’organismo paritario. 44 Testimonianze 45 Testimonianze Dott. Francesco Gallina, Direttore Servizi Ambientali SEAB La collaborazione tra Ufficio Igiene urbana e le Cooperative sociali ha avuto inizio a fine anni ’90. Il tutto nacque dall’esigenza di garantire alla città di Bolzano una continua e sistematica pulizia delle vie del centro anche nelle giornate prefestive e festive. Necessità ancor oggi attuale nei fine settimana a causa dei rifiuti prodotti dai nottambuli bolzanini. In questo modo si coniugò un bisogno della città con la possibilità di inserire nel mondo lavorativo persone svantaggiate. Successivamente con la nascita di SEAB, in cui è confluito anche l’Ufficio Igiene urbana del Comune di Bolzano, la collaborazione con le cooperative sociali è continuata e si è ampliata con ulteriori occasioni lavorative. Questo traguardo è stato frutto della volontà della Società di dare nuove opportunità al mondo della cooperazione, ma anche della fiducia reciproca, acquisita dopo un lungo percorso di crescita in cui è stato trovato il giusto equilibrio tra gli obiettivi dell’Azienda e quelli delle Cooperative. Dott. ssa Laura Piovesan Schütz, Responsabile relazioni esterne di McDonald’s Bolzano Il ristorante McDonald’s di Bolzano è diventato con la sua nuova sede in zona produttiva un vero punto d’incontro per famiglie, una gustosa alternativa per lavoratori e impiegati dei dintorni, un riferimento per i turisti. Un successo che impegna a garantire non solo un servizio di qualità, ma anche ad assicurare agli ospiti un ambiente pulito all’interno e all’esterno del ristorante. Per poter essere concretamente attivo in questo ambito McDonald’s Bolzano ha avviato da un anno e mezzo una collaborazione con una cooperativa sociale, alla quale è stato affidato l’incarico di fare una raccolta settimanale extra dei rifiuti dispersi in un raggio di 500 mt intorno al ristorante (il personale McDonald’s pulisce 2 volte al giorno le immediate vicinanze). Il fatto che la cooperativa attraverso la sua attività promuova l’inserimento lavorativo di persone socialmente svantaggiate e l’incontro con i suoi funzionari, sono stati determinanti nel dare avvio alla collaborazione, che all’inizio aveva un po’ il sapore della sfida, poiché McDonald’s di solito lavora con personale proprio e addestrato. Tra le varie opportunità lavorative si ricorda in particolare la raccolta dei rifiuti orga- Ma dopo i primi interventi i risultati si sono visti. Soprattutto durante i fine setti- nici presso le attività produttive e le utenze domestiche, servizi che risultano più impegnativi rispetto agli altri poiché v’è una componente organizzativa rilevante e oltre all’impiego di manodopera v’è quello di mezzi specifici quali i minicompat- mana in cui l’afflusso dei clienti al ristorante è maggiore e purtroppo maggiore è il numero di persone che non amano la propria città e non si fanno riguardo di dove buttano i propri rifiuti. tatori. Oggi non possiamo che fare un bilancio positivo di questa esperienza e consigliarla ad altri enti ed imprese. 46 Dott Bruno Marcato, Direttore Generale ASSB Il concetto di “Governance sociale” dell’ASSB parte dal principio che nella gestione di risorse utili alla realizzazione dei Servizi Sociali, il plus valore che l’esternalizzazione di attività alle coop. di tipo B crea nella società, favorisce automaticamente lo scopo sociale per cui l’ASSB è costituita. È quindi obiettivo strategico per la nostra Azienda favorire l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati per la dare loro un’opportunità in più per uscire dalla rete assistenziale, sostenerne l’autonomia e l’inserimento nella società. L’esperienza di dieci anni dell’ASSB ha dato buoni risultati, anche se si ritiene che il monitoraggio degli esiti, i processi di invio da parte dei servizi, la verifica in itinere debbano essere obiettivi futuri su cui l’ASSB e le cooperative devono ulteriormente migliorarsi. Testimonianze 47 Dott. Renato Spazzini, Direttore Ufficio Tutela Ambiente e Territorio Comune di Bolzano Il Comune di Bolzano collabora con le cooperative sociali di tipo B dal 1998. La culla di tutti gli affidamenti di servizi è sempre stato il settore del verde pubblico con la sua vocazione ad accogliere in maniera aperta e naturale i lavoratori in esso impiegati. Ma l’attività all’aria aperta non deve trarre in inganno. Ricordo che i parchi sono un biglietto da visita dell’Amministrazione Comunale, che offrono la massima visibilità alle lavorazioni in corso, che in essi troviamo gli utenti più fragili della nostra cittadinanza, che per la loro estensione costituiscono una forte sfida in termini di organizzazione del lavoro. E qui emerge il particolare legame che si è instaurato con le cooperative in convenzione con noi, basato su dinamiche di relazione, di ascolto delle reciproche problematiche, di cura dei dettagli, di costante collaborazione, in una parola, di disponibilità. La cultura di riferimento di questi partner, basata sull’attenzione agli individui, penso abbia determinato una configurazione artigianale del nostro rapporto, anche se su scala aziendale. Hanno collaborato: Progettazione Paolo Tanesini – Presidente Federsolidarietà Alessandra Berloffa – Responsabile del progetto, Vicepresidente Federsolidarietà Produzione testi e contributi Paolo Tanesini – Presidente Federsolidarietà Alessandra Berloffa – Responsabile del progetto, Vicepresidente Federsolidarietà Roberto Vergolini – Coordinatore Federsolidarietà Mirko Chieregato – Vicepresidente Federsolidarietà Supporto organizzativo e coordinamento editoriale Roberto Vergolini – Coordinatore Federsolidarietà Nicoletta Rizzoli – Responsabile Area Grandi Progetti Confcooperative Stampa e contributi grafici Cooperativa Inside Un ringraziamento agli stakeholder per le testimonianze: Francesco Gallina – Direttore servizi Ambientali SEAB Bruno Marcato – Direttore generale ASSB Renato Spazzini – Direttore ufficio tutela ambiente e territorio Comune di Bolzano Laura Piovesan Schütz - Responsabile relazioni esterne di Mc Donald’s Bolzano Un ringraziamento particolare al Consiglio di Amministrazione di ConSolida che ha concesso l’utilizzo del titolo “Lavorare tutti conviene a tutti” e che ha permesso di attingere liberamente ai contenuti della pubblicazione.