9GC/E/6(f) Confederazione Internazionale dei Sindacati Consiglio Generale Elewijt, 17 – 18 ottobre 2011 Punto 6 dell'ordine del giorno: Risoluzioni prioritarie: (f) Stati Arabi Dichiarazione relativa all'istituzione del Forum dei Sindacati Democratici Arabi 1. Introduzione Come i sindacati hanno preso parte alle lotte di liberazione nazionale contro il colonialismo per ottenere l'indipendenza in molti paesi arabi, il movimento sindacale indipendente nel mondo arabo ha lottato per decenni in condizioni molto difficili per far rispettare la libertà di associazione e il diritto ad organizzarsi, per difendere i diritti fondamentali del lavoro, e garantire una vita dignitosa per i lavoratori, per le loro famiglie e per il resto della società. Liberi militanti sindacali che credono fermamente nel sindacalismo indipendente nei paesi arabi hanno dovuto affrontare diverse campagne di repressione, di oppressione e di esclusione. I governi hanno cercato di impedire l'istituzione di sindacati, di sopprimere, di dominare e di frenare le loro voci, così come di bloccare le loro attività, interrompere le loro lotte e frammentare le loro fila. Queste pratiche oppressive hanno arrecato grande danno agli interessi dei lavoratori ed esacerbato le disuguaglianze sociali, aumentato la disoccupazione e i livelli di povertà e diffuso il lavoro informale e precario. Le rivoluzioni arabe, i movimenti sociali e la lotta del lavoro nei recenti mesi e le loro rivendicazioni e ambizioni politiche e sociali solo confermano le aspirazioni legittime dei popoli arabi a creare sistemi, istituzioni e legislazioni democratiche che garantiscano la libertà pubblica e individuale, l'uguaglianza e governi eletti impegnati ad adottare politiche di giustizia sociale e a contrastare la disoccupazione, l'esclusione e tutte le forme di corruzione. Le rivoluzioni arabe hanno aperto nuovi orizzonti alle nazioni di questa regione affinché adottino un nuovo approccio allo sviluppo che comporti la partecipazione dei cittadini nel controllo delle politiche di sviluppo, nel raggiungere un equilibrio tra la crescita economica, la giustizia sociale, il buon governo e il rispetto dei diritti umani fondamentali. In questa nuova era della storia del mondo arabo, le organizzazioni sindacali arabe indipendenti si trovano ad affrontare nuove responsabilità che richiedono loro una maggiore vicinanza al movimento sociale popolare, un ruolo preminente nel processo di transizione verso la democrazia per il raggiungimento delle aspirazioni dei popoli alla libertà, all'uguaglianza e alla giustizia sociale. 1 Il raggiungimento di questi obiettivi si basa ampiamente sulla capacità del movimento sindacale nella regione di reclutare e organizzare i lavoratori per superare le sfide e le difficoltà derivanti dalle ripercussioni del selvaggio capitalismo globale e dal fallimento delle politiche economiche e sociali nazionali. Questo si basa anche sulla capacità del movimento sindacale di riuscire a guadagnarsi la fiducia di altri attori sociali interessati al cambiamento democratico. Ciò richiede che il movimento sindacale aumenti la sua solidarietà e promuova la sua azione unitaria e congiunta basata su chiari ed efficaci principi, obiettivi, programmi di azione e strutture che tutti lavorino a realizzare. Sulla base di quanto detto, e in risposta alle ambizioni del movimento sindacale arabo che concerta i suoi sforzi e unisce le sue fila, le organizzazioni sindacali, firmatarie di questa Dichiarazione, o coloro che desiderano firmarla, devono impegnarsi collettivamente a difendere i principi e gli obiettivi enunciati, attraverso determinati programmi di azione da concordare. 2. Principi Il diritto di tutti i dipendenti e lavoratori a formare organizzazioni sindacali indipendenti e rappresentative è un diritto fondamentale inalienabile e indivisibile in qualsiasi circostanza o per qualsiasi pretesto. Questo diritto non può essere considerato incompatibile con l'unità dei lavoratori nei diversi luoghi di produzione o con l'obiettivo dell'unità sindacale volontaria; Qualsiasi interferenza esterna negli affari sindacali, nelle elezioni, nello sviluppo di normative e decisioni o quando si stabiliscono e si attuano attività sindacali, deve essere respinta in virtù delle convenzioni internazionali del lavoro sui diritti sindacali e sulla libertà di associazione; Il rapporto tra l'indipendenza e la libertà del sindacalismo, il rispetto delle libertà pubbliche e individuali, il diritto dei popoli ad organizzarsi, alla libertà di espressione e alla contestazione pacifica sono riconosciuti come diritti indivisibili che i sindacati devono difendere e promuovere; Riconoscere il fatto che i diritti sindacali comportano il raggiungimento della parità tra uomini e donne e l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione; lavorare per un' effettiva partecipazione all'elaborazione delle politiche e dei programmi nazionali, alle scelte per lo sviluppo; Aderire al diritto dei sindacati al dialogo sociale e alla contrattazione collettiva sancito nelle norme internazionali del lavoro; Adottare la trasparenza nella gestione delle questioni sindacali, e una reale democrazia all'interno delle organizzazioni sindacali al fine di garantire l'unità, l'indipendenza e relazioni democratiche tra i loro componenti e le strutture. 3. Programma d'azione Promuovere i criteri e i principi fondamentali sanciti negli strumenti e nelle convenzioni internazionali. Condurre e verificare i risultati di studi e programmi prioritari d'azione sulle questioni del lavoro e del sindacato di reciproca preoccupazione nella regione araba in un quadro di azione congiunta a livello bilaterale, multilaterale o arabo. Organizzare campagne di solidarietà a sostegno dei sindacati che subiscono pressioni o violazioni della libertà di associazione, della libertà di riunione, del diritto a organizzarsi e della libertà di espressione nei paesi arabi. Organizzare campagne a sostegno delle organizzazioni sindacali arabe che fanno fronte a circostanze straordinarie, al fine di rafforzare la loro capacità, e sviluppare il loro potenziale per svolgere appieno il loro ruolo. Organizzare campagne per promuovere le capacità dei sindacati affiliati a svolgere un 2 ruolo guida nella lotta per la democrazia fianco a fianco con le altre organizzazioni sociali attive in questo campo per far rispettare e proteggere le libertà pubbliche e individuali. Organizzare e partecipare alle campagne di sensibilizzazione mediatica per combattere la corruzione e il nepotismo e per istituire la trasparenza e la giustizia sociale. Promuovere la consultazione e il coordinamento tra le organizzazioni aderenti al Forum su tutte le questioni regionali ed internazionali e unificare le loro posizioni nelle organizzazioni arabe ed internazionali, conformemente ai principi fissati in questa Dichiarazione. Rafforzare i legami e la solidarietà con il movimento sindacale internazionale, indipendente e libero per attivare la solidarietà internazionale in difesa dei temi della pace, della libertà e della giustizia nel mondo; lavorare per istituire nuove relazioni internazionali basate sulla giustizia, sull'uguaglianza, sullo sviluppo e sul rispetto dell'indipendenza e della sovranità degli stati. 4. Obiettivi Diffondere la consapevolezza ed imporre il diritto a formare sindacati e ad aderirvi liberamente secondo i principi del sindacato indipendente e democratico e delle norme internazionali del lavoro a questo riguardo. Stabilire un vero dialogo sociale nei paesi arabi attraverso organizzazioni efficaci e credibili che diano priorità, nella lotta sindacale, al lavoro dignitoso, all'occupazione ai giovani, alle donne, al miglioramento dei redditi dei lavoratori, al diritto all'istruzione, all'assistenza sanitaria, alla sicurezza sociale, ad una abitazione dignitosa, ed alla difesa dei diritti dei lavoratori migranti, delle loro famiglie e dei lavoratori del settore informale, conformemente alle norme del lavoro dell'OIL. Impegnarsi pienamente nel processo di transizione democratica pacifica nei paesi arabi per aiutarli a liberarsi di tutti gli aspetti della tirannia e della corruzione e a stabilire comunità moderne, avanzate, democratiche e giuste. Questo richiede ai sindacati arabi di giocare un ruolo preminente ed efficace nella promulgazione delle leggi relative alla transizione democratica, di sviluppare meccanismi nei diversi paesi arabi, e di garantire che coopereranno e lavoreranno congiuntamente con altre forze sociali che credono nella libertà, nel progresso e nell'uguaglianza; Trarre beneficio dal nuovo clima promettente di libertà che si è diffuso attorno ai paesi arabi per promuovere un'azione araba congiunta nel campo della costruzione di comuni istituzioni democratiche, di migliorare gli scambi commerciali, di rafforzare la cooperazione economica e garantire la libera circolazione dei capitali e delle persone tra di loro senza limiti o ostacoli; Partecipare agli sforzi internazionali tesi a stabilire relazioni globali su nuove basi che garantiscono il diritto di tutti ad accedere allo sviluppo sostenibile e generale che protegge l'ambiente e il diritto al benessere per le generazioni più anziane. Sostenere le questioni relative alla libertà e alla giustizia, alla lotta al colonialismo, all'egemonia e all'occupazione dei territori con la forza, sostenendo il diritto dei popoli all'autodeterminazione, in particolare al diritto del popolo palestinese alla libertà e alla nascita del loro stato indipendente, con Gerusalemme capitale. 5. Strutture Il Forum è composto delle seguenti strutture: (a) Organizzazioni membri con diritto di voto: Le organizzazioni sindacali fondatrici che hanno firmato la Dichiarazione di aggregazione al momento della sua creazione; Le altre organizzazioni sindacali che aderiscono al Forum e firmano la 3 dichiarazione; (b) Organizzazioni partner: Organizzazioni di sostegno e solidarietà Organizzazioni della società civile araba Il Forum può invitare alle sue riunioni e alle sue attività gli ospiti che saranno individuati secondo le esigenze e l'ordine del giorno. (c) Presidente Il Presidente viene eletto per un mandato di due anni rinnovabile. Il suo compito principale è presiedere gli incontri e i seminari del Forum, di rappresentarlo nei forum internazionali, di verificare il seguito delle sue decisioni e raccomandazioni e di fungere come suo portavoce. Abdelsalam Jarad, segretario generale della UGTT, è stato scelto primo presidente di questo Forum. (d) Coordinatore E' incaricato di attuare le decisioni e le raccomandazioni formulate dal Forum, nonché di organizzare e gestire le sue campagne. Deve anche essere responsabile della contabilità del Forum. Shaher Saed, segretario generale della PGFTU è stato incaricato di questo compito. (e) Segretariato Questo compito è assegnato a Mustapha Tlili, direttore dell'ufficio regionale della Confederazione Internazionale dei Sindacati ad Amman. Il suo compito principale è seguire quotidianamente gli sviluppi nella regione araba e sostenere il presidente e il coordinatore nei loro compiti e funzioni. E' anche responsabile di fornire i requisiti pratici per i finanziamenti relativi all'attuazione delle decisioni e delle raccomandazioni del Forum. Questa struttura deve essere rivista nella prima riunione del Forum, conformemente al suo statuto che sarà redatto entro sei mesi. (f) Finanziamento L'appartenenza al Forum non comporta alcuna quota di sottoscrizione per l'adesione Le attività del Forum sono finanziate dai contributi volontari delle organizzazioni affiliate, dai membri associati, o da sovvenzioni/donazioni incondizionate provenienti da organizzazioni i cui obiettivi non sono in contraddizione con gli obiettivi del Forum. La presente Dichiarazione è stata firmata da: GFBTU-Bahrain, EFITU-Egitto, GFIW-Iraq, GFJTU-Giordania, KTUF-Kuwait, LFTU-Libia, CDT-Marocco, UGTM-Marocco, UMT-Marocco, CLTM-Mauritania, CNTM-Mauritania, PGFTU-Palestina, UGTT-Tunisia e GFYWTU-Yemen. ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ 9GC/DGS/JW – ottobre 2011 4 9GC/E/12(d) Confederazione Internazionale dei Sindacati Consiglio Generale Elewijt, 17 – 18 ottobre 2011 Punto 12 dell'ordine del giorno: Le regioni d) Medio Oriente 1. Dopo la terza sessione del Consiglio Generale, il movimento popolare iniziato a metà dicembre del 2010 in Tunisia contro l'autoritarismo, la corruzione e l'ingiustizia sociale, si è esteso ed ha trionfato in Egitto e successivamente si è diffuso rapidamente in tutta la regione, portando a un profondo processo di cambiamento politico nella maggioranza dei paesi arabi: In Tunisia, Egitto e Libia, questo movimento ha indotto gli ex presidenti a fuggire, a rassegnare le dimissioni o a scomparire, alla caduta di questi tre regimi e all'entrata di ogni paese in un processo di transizione democratica; In Marocco, Giordania e Algeria, il movimento popolare ha portato i regimi al potere ad impegnarsi, in misura maggiore o minore, in riforme costituzionali, assegnando al parlamento un maggiore controllo del potere esecutivo; Nello Yemen e in Siria, il movimento popolare per la democrazia è stato attivo per otto mesi, si è mobilitato per il cambiamento democratico con proteste quotidiane nelle strade, nonostante l'ostinazione del regime yemenita e la reazione estremamente violenta del regime siriano; Nel Bahrein, nonostante la repressione sia in corso da mesi, il movimento per la democrazia continua la sua resistenza attiva; In altri Stati del Golfo, i governi hanno anticipato il malcontento popolare che si stava preparando con l'adozione di misure preventive sotto forma di migliori politiche sociali e speciali indennità finanziarie; Sebbene il processo si trovi in uno stadio iniziale in Iraq, in Sudan e in Mauritania, ci sono state frequenti manifestazioni nelle strade durante questo periodo. Nonostante la crisi politica interna, la Libia ha conosciuto proteste senza precedenti nelle strade che chiedevano la fine del sistema politico confessionale; 2. Tutti questi movimenti popolari presentano caratteristiche comuni: sono pacifiche (inclusa la Libia fino a quando Gheddafi ha deciso di commettere un genocidio), senza una dirigenza politica e condividono le stesse richieste di libertà, democrazia e giustizia sociale. 3. L'altra caratteristica preminente di questi movimenti è la loro richiesta estremamente forte di politica sociale per affrontare la continua crescita della disoccupazione, specialmente tra i giovani e le donne. 4. Durante questo periodo, la CSI-ITUC ha seguito quotidianamente l'evoluzione di questo movimento sociale che si è esteso in tutta la regione e ha reagito ogni qual volta si è reso 5 necessario denunciare la violenza estrema delle autorità regnanti, sostenendo le richieste legittime dei popoli della regione nella loro lotta per la democrazia. 5. In tale contesto, la CSI-ITUC ha organizzato, prima delle dimissioni del presidente egiziano, una giornata internazionale di solidarietà con la popolazione e una “Journée des Ambassades” (Giornata delle Ambasciate) per denunciare la repressione del movimento democratico e dei nostri affiliati nel paese nel Bahrein. 6. In occasione del primo maggio 2011, la CSI-ITUC, in collaborazione con le Global Unions ha preparato un manifesto, firmato dalle organizzazioni regionali affiliate e da 65 federazioni per denunciare i governi illegittimi, repressivi e corrotti e per chiedere il rispetto dei diritti fondamentali e il sostegno alle richieste di democrazia dei popoli della regione. 7. In questo contesto, Jaap Wienen, vice segretario generale, è stato al Cairo il Primo Maggio 2011 per esprimere la solidarietà della CSI-ITUC alla Federazione Egiziana dei Sindacati Indipendenti (EFITU). Sharon Burrow è stata a Ramallah in quest'occasione per ribadire il sostegno della CSI-ITUC al sindacato palestinese, PGFTU, e per sottolineare l'importanza di una soluzione pacifica giusta ed equa in questa regione per entrambe le parti. 8. In generale, è chiaro che questa regione sia entrata nel complesso in un profondo processo di cambiamento nel 2011. A seconda del livello di maturità del processo in ogni paese, questa dinamica dovrebbe condurre alla fine del modello in cui le organizzazioni si trovano sotto il controllo del regime politico, che è stato a lungo il caso degli stati arabi e di conseguenza ad un maggiore riconoscimento dei diritti e delle libertà sindacali. 9. Questa dinamica potrebbe anche condurre in questi paesi all'attuazione di politiche sociali più giuste e più efficaci in materia di occupazione. Tuttavia, è innegabile che l'esito di questo processo dipenderà in parte dall'influenza che un movimento sindacale libero ed indipendente potrà esercitare nel corso degli eventi nella regione. 10. Questo spiega perché la solidarietà del movimento internazionale alla regione araba durante la fase critica della sua storia sarà così importante. Durante l'incontro annuale delle organizzazioni arabe affiliate, che ha avuto luogo ad Amman dal 14 al 16 settembre 2011, presieduto da Sharan Burrow, sono state discusse tutte queste questioni ed è stato raggiunto un accordo su quanto segue: La CSI-ITUC continuerà a sostenere attivamente il movimento sindacale libero e indipendente nei paesi che si trovano nella fase di una transizione democratica: Tunisia, Egitto e Libia. Per quanto riguarda la Libia, è stato consigliato di inviare al più presto una missione di accertamento e di valutazione dei fatti che riguarderà l'istituzione di una nuova federazione nazionale indipendente; Rafforzare le azioni dell'Ufficio della CSI-ITUC al Cairo che è operativo dal marzo del 2011. Preparare un programma di emergenza per fornire l'assistenza necessaria al movimento sindacale indipendente che si libererà a breve dal giogo dell'autoritarismo politico; Aumentare la solidarietà attiva della CSI-ITUC al movimento sindacale indipendente e libero e alla popolazione che continua a subire una repressione violenta dei militari e della polizia: Bahrain, Yemen e Siria. Per quanto riguarda la Siria, l'intensità dell'azione di solidarietà deve essere uguale alla repressione eccezionalmente feroce che il popolo continua a subire; Seguire da vicino la situazione sindacale e sociopolitica nei paesi che hanno avviato 6 i processi di riforma costituzionale per sostenere, dove necessario, il movimento sindacale libero ed indipendente in questi paesi: Marocco, Giordania e Algeria; Sostenere le richieste dei lavoratori e del movimento sindacale libero ed indipendente in Mauritania, negli Stati del Golfo e in Iraq. Relativamente a quest'ultimo paese, è stata fatta la raccomandazione di organizzare una conferenza di solidarietà internazionale al più presto in modo che il governo iracheno riconosca i diritti e le libertà sindacali; Sostenere le richieste del popolo palestinese a favore del riconoscimento internazionale del loro legittimo diritto ad uno stato libero, sovrano e e riconosciuto in base al diritto internazionale e alla risoluzione approvata nel Congresso della CSIITUC a Vancouver. 11. Affinché la CSI-ITUC possa affrontare tutte le sfide derivanti dalla situazione eccezionale nella regione, si terrà l'incontro annuale raccomandato per rafforzare le risorse umane e finanziarie dell'Ufficio Regionale ad Amman e la revisione delle norme vigenti in materia di cooperazione sindacale per migliorare il risultato in questa regione e garantire che le azioni intraprese siano più adeguate ai bisogni del contesto attuale. 12. Per valutare la richiesta in merito al rafforzamento della cooperazione internazionale, sarà organizzato un secondo incontro con le organizzazioni sindacali e un altro incontro con le Federazioni Sindacali Globali (GUF) a Casablanca nel novembre del 2011 per esaminare i modi e i mezzi per ottimizzare le conseguenze dell'azione in quest'area. 13. L'incontro annuale ad Amman si è congratulato per la creazione della Rete delle Donne Arabe (AWN), l'8 marzo 2011, presieduta da Sharan Burrow, che da allora ha avviato le sue attività dall'ufficio regionale ad Amman. 14. E' stata fatta anche la raccomandazione di continuare le attività dell'Osservatorio dei diritti e delle libertà sindacali in Medio Oriente e in Nord Africa (MENA). L'incontro si è anche congratulato per la circolazione di una comunicazione quotidiana in inglese sui principali eventi nella regione. 15. Infine, le organizzazioni arabe della CSI-ITUC e altre organizzazioni nazionali della regione che erano state invitate, hanno deciso ad Amman il 16 settembre 2011 di creare il Forum dei Sindacati Democratici Arabi (ADTUF), i cui membri (15 federazioni nazionali) hanno fissato i seguenti obiettivi: Sviluppare una solidarietà attiva con i popoli nella regione che stanno lottando per la libertà, la giustizia sociale e la dignità e che sono vittime della repressione militare e poliziesca; Difendere le richieste democratiche in tutta la regione a favore dei diritti e le libertà sindacali, l'uguaglianza di genere, il diritto alla contrattazione collettiva e al dialogo sociale, nonché la lotta contro la corruzione e a favore del buon governo. Invitare le ONG arabe che lavorano per la difesa dei diritti fondamentali dei popoli ad aderire al Forum per sviluppare sinergie e rafforzare il movimento democratico popolare nei paesi arabi. 9GC/E/MT/EC – 29 settembre 2011 7 Appendice 2 – 9GC/E/11 (a) Cambiare per l'uguaglianza! Le donne sindacaliste dei paesi arabi si mobilitano per la democrazia, la giustizia sociale, il lavoro dignitoso e l'uguaglianza di genere In occasione della Giornata Internazionale della Donna del 2011, le donne sindacaliste dei paesi arabi celebrano la creazione della rete “Cambiare per l'uguaglianza”. Celebrano: il momento storico, di cui i paesi arabi sono testimoni, con le rivoluzioni popolari che hanno rovesciato i regimi dispotici e corrotti, in cui sta soffiando un vento di libertà e di speranza per tutta la regione, le vittorie del popolo tunisino ed egiziano, e il ruolo chiave svolto dai sindacati indipendenti in queste lotte, la partecipazione attiva delle donne, specialmente le giovani donne, nelle rivoluzioni e nelle proteste che scuotono la regione, il coraggio e l'attivismo di tutte queste donne nella regione che hanno agito a favore della democrazia, dell'uguaglianza di genere e della giustizia sociale nei loro paesi, Riconoscono: che le rivoluzioni e i movimenti di resistenza sono esplosi dalla disperazione della gente, dalla mancanza di democrazia e di opportunità di lavoro dignitoso, dalla limitata libertà di parola e dalle rigide disuguaglianze di genere, che l'istituzione della democrazia richiede organizzazioni sindacali indipendenti e libere e la libertà a contrattare in modo collettivo, che la democrazia e la giustizia sociale non possono essere raggiunte senza l'uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e nella società, che il raggiungimento dell'uguaglianza di genere richiede un cambiamento della mentalità degli uomini e delle donne che può essere raggiunta attraverso l'attivismo e la mobilitazione, che le donne palestinesi affrontano particolari restrizioni a causa della colonizzazione e dell'occupazione del loro territorio che limitano la realizzazione del diritto al lavoro dignitoso, Deplorano: la perdita di migliaia di uomini e donne che lottano per i loro diritti, sia in Tunisia, in Egitto, in Libia, in Iraq che in molti altri paesi della regione, la persistenza della violenza nei contesti post rivoluzione, la segregazione e la discriminazione delle donne nel mercato del lavoro che riguarda le molestie sessuali, la disparità di retribuzione, la loro presenza numerosa nei lavori sottovalutati e precari, e rifiutano la posizione assunta da molti nella regione, compresi i funzionari dei governi, che pretendono di non far lavorare le donne fuori casa, la maggiore precarietà del lavoro nei settori dove si concentrano le donne lo sfruttamento che le donne lavoratrici affrontano nel settore tessile, agricolo, chimico e domestico in tutta la regione 8 i numerosi ostacoli cui le donne fanno fronte, specialmente le giovani donne, per entrare nel mercato del lavoro l'alta incidenza del lavoro minorile nella regione la discrepanza tra i sistemi di istruzione e formazione professionale e le esigenze del mercato del lavoro che lascia milioni di persone istruite disoccupate, sottoccupate o obbligate ad emigrare per sopravvivere l'aumento della discriminazione affrontata dalle donne migranti, specialmente nel settore domestico la partecipazione disuguale alle responsabilità familiari tra donne e uomini, principale causa della discriminazione di genere la mancanza di adeguate politiche pubbliche che consentono la creazione di posti di lavoro e di pari opportunità tra uomini e donne nel mondo del lavoro, il livello di sviluppo altamente disuguale all'interno e tra i paesi della regione e la mancanza di adeguate politiche di sviluppo regionale per migliorare la coesione sociale, che le donne nella regione fanno fronte al più basso tasso di partecipazione al mercato del lavoro (stimato del 25%), e al più alto tasso di segregazione nel mercato del lavoro e di discriminazione nel mondo che il tasso di disoccupazione giovanile è il più alto nel mondo che l'adesione femminile al sindacato rimane a livelli bassi, con una percentuale ancora più bassa nelle leadership dei sindacati Insistono che la lotta per la giustizia di genere non è dissociabile dalla lotta per la democrazia e la giustizia sociale che le rivoluzioni attuali hanno evidenziato l'esigenza di riforme in tutti i paesi della regione, che devono essere realizzate in modo democratico e in stretta consultazione con i sindacati che l'uguaglianza di genere e la promozione dei diritti delle donne devono essere al centro di queste riforme, che le donne devono essere gli attori della transizione verso regimi più democratici e partecipare su basi paritarie con gli uomini al processo decisionale verso la democrazia che le organizzazioni e le strutture sindacali nella regione devono essere modernizzate in modo da continuare a rispondere alle aspirazioni e ai bisogni dei lavoratori, compresi i lavoratori giovani e le donne che i sindacati nella regione devono aumentare il loro impegno verso l'uguaglianza di genere e la promozione dei diritti delle donne che le quote rimangono una necessità per garantire l'accesso delle donne negli organismi decisionali che i donatori devono assicurare che le loro attività nella regione rafforzano e non indeboliscono l'obiettivo di uguaglianza di genere in tutti gli aspetti del lavoro sindacale Determinate a: sostenere il processo di transizione verso società più democratiche difendere l'uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e nelle società, ottenere il sostegno degli uomini nella lotta alla disuguaglianza di genere e alle principali questioni della parità che attraversano tutte le attività, le strutture e la contrattazione sindacale lavorare con le organizzazioni della società vivile che condividono i nostri valori e trarre beneficio dall'esperienza e dalle competenze di tutti La rete di donne arabe “Cambiare per l'uguaglianza” lavorerà sotto la protezione della CSI – ITUC e con il sostegno dell'OIL 9 Aspetti pratici La rete ha lo scopo di riunire le competenze e sostenere la democrazia, la giustizia sociale, il lavoro dignitoso e l'uguaglianza di genere. La rete opera in modo informale, e mette insieme sindacati, organizzazioni della società civile, docenti accademici, esperti, uomini e donne e che condividono i valori della democrazia e l'uguaglianza dei genere. La rete consente il coordinamento a livello regionale di campagne gestite a livello nazionale. La rete si avvarrà di internet e e dei social network per facilitare la comunicazione tra i suoi membri. Sarà istituito un sito web per raccogliere le informazioni. La rete comunicherà le sue attività attraverso pubblicazioni periodiche e opuscoli. Come inizio, la rete sarà coordinata dalla CSI-ITUC 10 Appendice 2 - 9GC/E/11(a) Piano d'Azione 2011 – 2012 1. Obiettivo - Raggiungere l'eguaglianza nella legge: Attività: Raccogliere informazioni, competenze ed esperti su questioni relative al genere ed ai diritti delle donne nel mondo del lavoro. Quest'informazione sarà messa a disposizione in un sito web. Intraprendere una ricerca comparativa sulla legislazione di diversi paesi. Una mappatura delle diverse legislazioni nella regione consentirà a identificare le differenze e sostenere il lavoro di sensibilizzazione. Fare uno scambio delle buone pratiche tra i sindacati, le organizzazioni di donne, le ONG impegnate nel campo dell'eguaglianza di genere Formazione e capacity building per sostenere le attività dei sindacati 2. Raggiungere l'uguaglianza nella pratica Attività Fare una campagna a livello regionale attraverso una mobilitazione a livello nazionale. Sarà lanciata una campagna regionale “I diritti delle donne nel lavoro”, offrendo a ogni paese la possibilità di concentrarsi su una particolare questione. Dare visibilità nella rete alle campagne di sensibilizzazione a livello nazionale Estendere il processo di contrattazione per includere le questioni relative all'uguaglianza di genere. Saranno raccolte le esperienze dei diversi paesi e pubblicizzate sul web. 3. Raggiungere l'eguaglianza nei sindacati Attività Fare una campagna per organizzare le giovani donne nei sindacati. La CSI – ITUC sosterrà l'organizzazione delle campagne attraverso la campagna “Decisioni per la vita”. Promozione delle donne nelle posizioni dirigenziali con il sostegno della CSI-ITUC (dall'adesione alla dirigenza sindacale). (traduzione a cura di Maria Teresa Polico) 11