Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani sotto i 23 anni. Con conseguenze devastanti. Tuttavia sono molti quelli che tacciono. Per interessi commerciali da tutelare. di Giuseppe S ALOMONE * P Parola di ... RIMA di entrare nel pieno dell'argomento mi si consenta di iniziare questa trattazione citando il titolo di un articolo di Furio Colombo apparso sul giornale " REPUBBLICA "il 1° settembre 2001 che testualmente diceva : ITALIANI AL VOLANTE, LEZIONE DI STUPIDITA' il cui contenuto evidenziava: • padri di famiglia con una voglia impetuosa di emulare piloti di formula uno; • distinti signori decisi ad ignorare tutti i pericoli e le insidie della strada; • automobilisti convinti che andare alla giusta velocità " è mancanza di coraggio. Da questa pur brevissima ma quanto mai confacente analisi, in coscienza, reputo opportuno evidenziare che, punti a parte, tutti dobbiamo, con coraggio ed umiltà, fare un passo indietro e considerare che la panacea per la soluzione del problema relativo all'elevato numero di incidenti stradali, con le conseguenze che ben conosciamo, non può essere lasciata sempre e solo al continuo inasprimento delle sanzioni od ancor più alla pressante richiesta di una maggiore presenza delle forze di polizia. Occorre “Spesso vediamo in chi un sano porta la divisa non un di- edis a mco-e fensore ma un nemico” scienza e con obiettività considerare che quanto sopra è si necessario, ma ancor più lo è il rendersi conto che, nel momento in cui si controlla un veicolo ed il suo conducente, non ci si trova al cospetto di delinquenti ma di persone , ed in particolar modo di giovani che sono, invece, le vittime di una società dove i valori inneggianti alla vita tali non sono più e che certamente la colpa non è tutta loro. II riferimento ai giovani non è casuale ma è la risultanza degli studi e delle analisi eseguite che vedono questi ultimi quale l'anello più debole della catena. In Italia tutti i giorni 20 persone muoiono e altre 900 restano feriti con lesioni più o meno gravi. ( il 20% riporta danni irreversibili ) Allo stato attuale gli incidenti stradali sono la nona causa di morte nel mondo e , se non si interviene in modo adeguato, diventerà la terza entro il 2020. Forse non tutti, però, sanno che sono già la prima causa di morte per i giovani sotto i 23 anni. Immaginate solo cosa accadrebbe se quei 20 morti e 900 feriti al giorno si contassero per cause diverse come incidenti aerei, ferroviari o per inondazioni e terremoti. Gli articoli giornalistici ed dibattiti televisivi non si con- P rog e tt o U om o terebbero, tutti contro tutti alla ricerca dei responsabili con le ricette più varie perché si adottino immediati provvedimenti con interventi risolutivi con le adeguate disponibilità finanziarie. ( che alla fine non si trovano mai ma che in compenso fanno felici gli addetti per l'alto indice di ascolto ) Tutte situazioni che abbiamo vissuto e continuiamo a sorbirci per quanto attiene ai danni legati alla droga, all'AIDS o agli omicidi, che tutti insieme non causano neppure 3 mila morti l'anno che rappresentano meno della metà dei morti per incidenti stradali. Mi fermo un attimo a riflettere e, nel fare altrettanto, tranne nei periodi di esodo e controesoso, non essendovi notizie più eclatant!, vi chiedo quanti dibattiti, quanti Porta a Porta o simili talk-show si fanno sulla droga, l'AIDS, gli omicidi? Quanti invece per gli incidenti stradali? Pochissimi! Perché? Tra i tanti motivi si sottolineano gli enormi interessi economici che in modo più o meno marcato si intrecciano col mondo della strada: quelli dei produttori di automobili, dei gestori di discoteche e locali notturni, solo per fare qualche esempio. Inoltre non si ama molto dibattere dei temi della strada perché, diversamente dagli aspetti legati ai già citati e gravi fenomeni, tutti ci sentiamo colpevolmente coinvolti in quanto attori e non spettatori per gli assurdi comportamenti che quotidianamente assumiamo alla guida dei nostri veicoli riuscendo, in modo assurdo, rpii~i i nnmiintirr r tutti tendiamo a compatire ed anche perdonare chi sbaglia, anche se,in qualche caso, distrugge una famiglia. La normativa sulla circolazione stradale è, in assoluto, la più violata nel mondo. Sembra quasi che la vera regola dell'asfalto sia la violazione sistematica della regola stessa. Ci siamo talmente calati in questa parte che, pur perfetti cittadini e galanti uomini in ogni altra occasione, spesso vediamo in chi porta la divisa sulla strada non un difensore ma un nemico. Presumo che quanto detto sia sufficiente a far capire che la strada è veramente un posto pericoloso e che, effettivamente, l'introduzione di nuove discipline, non ultima quella della patente a punti, rappresenti il necessario ed opportuno deterrente affinchè il veicolo sia usato t/x per soddisfare le esigenze di mobilità e non quale " valvola di sfogo per le avversità quotidiane " ovvero "quale mezzo per dimostrare quella forza e quella capacità che in altre condizioni od in modo diverso riesce difficile esternare. " M di Marco DEL PRETE iniziative attuate per stimolare un cambiamento sociale fanno ricorso esclusivamente alla pubblicità sociale. Chi si trova ad operare nel campo del cambiamento sociale e vuole utilizzare i mass media, deve sapere quali sono le possibilità ed i limiti che caratterizzano questi mezzi di comunicazione, i cui effetti sono spesso sopravvalutati o comunque considerati in maniera alquanto stereotipata (mass media come causa di comportamenti violenti o di massificazione degli individui). La pubblicità sociale prevede essenzialmente l’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa (televisione, radio e giornali) o della comunicazione selettiva (es. distribuzione mirata di opuscoli); si tratta pertanto in ogni caso di comunicazione mediata, dove l’emittente delega un testo (spot, dépliant, poster, ecc.), elaborato più o meno efficacemente, a rappresentare sia il contenuto della comunicazione che l’emittente stessa, senza la possibilità di un feedback da parte del destinatario. Tuttavia, i messaggi di comunicazione di massa non sono sempre sufficienti ad attuare un cambiamento di comportamento. Ad esempio, in uno studio negli Stati Uniti svolto durante una campagna in favore dell’uso delle cinture di sicurezza in automobile, furono trasmessi molti annunci pubblicitari ad un gruppo-test di famiglie, mentre un altro gruppo non ne venne interessato. I risultati mostrarono come i guidatori che ascoltarono gli annunci non cominciarono ad usare le cinture di sicurezza in misura decisamente maggiore di coloro che non ricevettero il messaggio (Robertson, O’Neil e Wixom, 1972). Da ciò possiamo dedurre che, se l’uso dei mass media per le campagne di prevenzione degli incidenti stradali può attuare con difficoltà quel cambiamento auspicabile verso un comportamento non a rischio, esso può tuttavia contribuire sensibilmente all’introduzione dell’argomento “sicurezza stradale” nell’agenda dei cittadini, creando un dibattito pubblico sull’utilità o meno di adottare dei comportamenti di guida sicura, dibattito che può costituire la base sulla quale poi operare tutta una serie di altri interventi di prevenzione. A quel punto, attuati altri tipi di strategie, i media possono rinforzare queste altre azioni di persuasione, creando un processo sinergico di comunicazione con una forte efficacia. Certo è che nonostante i limiti dei mezzi di comunicazione di massa, si può notare come in alcuni Paesi, ad esempio nel nord Europa, grazie anche alla propaganda sui mass media, comportamenti come allacciare le cinture di sicurezza siano diventati ormai una seconda natura. Ciò è avvenuto anche elaborando dei messaggi ad hoc che mostravano le conseguenze negative del comportamento a rischio. Uno dei temi maggiormente controversi nel campo della ricerca sui contenuti delle campagne di prevenzione è proprio relativo all’utilità o meno dei messaggi negativi e, tra questi, soprattutto quelli che fanno ricorso alla minaccia e/o alla paura. Tuttavia sembrano abbastanza efficaci e rappresentano un ottimo deterrente contro comportamenti irresponsabili che possono mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri, guidare quindi con la piena consapevolezza dei rischi a cui si va incontro e alle relative conseguenze negative è certamente fondamentale per una guida sicura e questo vale indistintamente per tutte le categorie di guidatori. OLTE *Dirigente Polstrada P AGINA 3