CONSIGLIO NAZIONALE DEI PERITI INDUSTRIALI E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA La sfida della sicurezza stradale III Rapporto annuale ROMA, FEBBRAIO 2006 Il testo è stato realizzato da un gruppo di lavoro del Censis diretto da Maria Pia Camusi e composto da Simona Fallocco, Giovanni Giusti, Claudia Squadroni, Micaela Melis e dalla Società Codres. INDICE 1. Introduzione 1.1. Voglia di lentezza 1.2. La strada vettore idraulico 1.3. Un reticolo per la sicurezza stradale Pag. “ “ “ 1 1 3 6 2. Parte generale: Il valore della sicurezza 2.1. La cultura della sicurezza: avanti, piano 2.1.1. Fuori dalle zone grigie? 2.1.2. Un po’ di educazione, prego 2.1.3. Alla ricerca di aiuto 2.1.4. Cose che accadono 2.1.5. La mobilità che inquieta “ “ “ “ “ “ “ 9 9 9 26 36 51 57 3. Parte monografica 3.1. La congiuntura positiva dell’incidentalità stradale 3.1.1. Contenere il fenomeno 3.1.2. Costi sociali e incidentalità stradale 3.1.3. Il bilanciamento tra concentrazione e lesività dell’incidentalità stradale: una questione territoriale 3.1.4. La medietà italiana nel quadro internazionale 3.2. La scena della sicurezza stradale 3.2.1. I colpiti visti da vicino 3.2.2. La dinamica degli incidenti 3.3. Il disarmonico rapporto uomo-macchina 3.3.1. L’illusione del dominio 3.3.2. La fase post-incidente. E adesso? 3.4. Dove l’impegno serve ancora 3.4.1. Più controlli, più fiducia 3.4.2. Si può fare di più 3.4.3. I cattivi compagni di strada “ “ “ “ 67 67 67 75 “ 80 “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ 93 96 96 105 138 138 144 150 150 162 165 4. Il ruolo del Perito Industriale nella ricostruzione dei sinistri: un approccio normativo “ 178 5. Nota metodologica 5.1. La metodologia dell’indagine di campo 5.2. Il profilo degli intervistati “ “ “ 189 189 189 12363_05 III Rapporto annuale 1. La sfida della sicurezza stradale INTRODUZIONE 1.1. Voglia di lentezza La cultura degli italiani in merito alla sicurezza sta crescendo, anzi è senz’altro più densa di quella analizzata nel precedente Rapporto del 2004, ma si presenta combinata con un diffuso senso di ripiegamento impaurito di fronte agli eventi, quasi che l’aumento di educazione alla sicurezza facesse alzare anche le soglie di percezione dei rischi. Colpisce, da questo punto di vista, un duplice atteggiamento: da un lato, il giudizio di sviluppo mediocre mosso a diversi ambiti della sicurezza – da quella domestica, a quella sul posto di lavoro. Dall’altro lato, una percezione negativa della sicurezza in ambiti che comportano l’assunzione di comportamenti mobili. Il fattore che produce il maggiore senso di insicurezza è legato proprio a quegli aspetti che costituiscono da tempo i due valori chiave della società contemporanea: il viaggiare e la velocità. La paura degli spostamenti, che a giudizio degli italiani negli ultimi cinque anni sono diventati più insicuri sia che si verifichino in aereo, sia in treno, sia su strada, sembra dissimulare un vuoto sociale più ampio e, conseguentemente, un deficit di crescita sociale. La fretta e l’ossessione ad essa correlata – che ormai è trasversale ai tanti aspetti della vita collettiva (dal lavoro alle vacanze agli acquisti in saldo alla formazione anche di fascia alta) – ha cambiato il valore profondo degli spostamenti, che per secoli hanno costituito la possibilità di andare oltre i confini delle proprie appartenenze abitative, territoriali e professionali, per poter mettersi in contatto con altre realtà e, sotto un profilo sociopsicologico, per poter ridefinire la propria identità. Oggi, viaggiare non costituisce più un’occasione per attraversare dimensioni non note, che possano sospendere le ansie della quotidianità e ricostituire il patrimonio di fiducia necessario alle persone e ai gruppi cui appartengono per contribuire attivamente alla costruzione di un sistema associato qualitativamente buono. La induzione di velocità crescente, considerata indispensabile per la competizione economica e la partecipazione ad una società globale, azzera progressivamente la voglia di viaggiare al fine di accumulare esperienze, 1 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale fino a far associare il viaggio ad un evento che produce inquietudine. Con la conseguenza di creare un paradosso sociale: e cioè, quanto più la tecnologia e la velocità prendono il sopravvento sulla dimensione “sconfinata” dei viaggi, tanto più rendono immobili le persone intanto sul piano della mobilità fisica e, progressivamente, delle capacità di mettersi in comunicazione con dimensioni diverse. Ritenere insicuri i viaggi è sintomo di questa fenomenologia complessa, ma anche del desiderio di dominarla di più, puntando ad una qualità della vita migliore. Non è un caso che gli italiani siano propensi a spendere di più soprattutto in relazione al miglioramento e alla prevenzione dell’ambiente e degli alimenti: si tratta, infatti, dell’altra faccia della paura di viaggiare, ossia della domanda di rallentamento e del bisogno ricondurre a dimensione sostenibile uno sviluppo che tale non è. La sicurezza, in questo quadro, viene vista non come un obiettivo da raggiungere attraverso la definizione di (ulteriori) norme o di codici morali astratti, ma come un elemento da rendere parte integrante delle abitudini quotidiane, attraverso piccole attenzioni nei confronti: di se stessi e degli altri: basti pensare che il 94,7% degli italiani non lascia rifiuti sparsi, che l’80% circa si ferma a prestare aiuto in presenza di situazioni di rischio e che il 72,7 dichiara di non fumare. Questi sono comportamenti che testimoniano di un voler andare verso il rispetto dell’altro da sé, ma che non comportano uno spostamento ideale o reale che sia al di fuori dei confini stabiliti da un “buonismo” di facciata: la società cioè è fatta di individui che hanno perso la convinzione anni ’90 di poter da soli vincere su tutto, ma si tratta di una convinzione statica, senza fantasie su modi di convivenza diversi, poiché lo spostamento spaventa e il cambiamento anche. Il raggiungimento di soglie più elevate di sicurezza dipende nella sostanza da ciascuno, ma non senza il coinvolgimento di altri attori che possano esercitare forme di controllo e di intervento tempestive: per l’ambiente e il patrimonio abitativo e architettonico e per la sicurezza stradale, quindi, sono chiamate in causa le istituzioni pubbliche, per tutti gli altri ambiti ravvicinati alle persone, la salute, la casa l’ambiente di lavoro le associazioni intermedie e gli stessi utenti. Gli strumenti per elevare i livelli di sicurezza devono diventare sempre più maneggevoli, facilmente disponibili e consolidati: sì ad una maggiore responsabilizzazione degli individui e a maggiori controlli, no a leggi nuove 2 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale e a tecnologie ulteriori, ni a maggiore informazione e più formazione. Se stessi e soggetti superiori che agiscano in modo efficiente ed autorevole. Questo sembra il paradigma di intervento in sicurezza cui si possono ricondurre gli atteggiamenti degli italiani. Ma un consolidamento della cultura generale sulla sicurezza, sebbene con la zone grigia della paura di viaggiare – che rappresenta un malessere più profondo del quadro complessivo delle percezioni – e la lucida attribuzione di compiti e di responsabilità non sottrae gli italiani alla ineluttabilità di subire personalmente o in famiglia danni e infortuni. Fra questi, a conferma del tratto di disagio sommerso presente nei confronti della organizzazione sociale nel suo insieme, prevalgono disturbi legati allo stress lavorativo, accanto alle cattive abitudini contratte sul piano dell’alimentazione e dei disturbi legati a cause inquinanti. Molto alta si conferma anche l’incidentalità domestica, come quarta causa dei maggiori disturbi e disagi. 1.2. La strada vettore idraulico Nonostante le patologie e la fatica che sempre più spesso accompagnano la giornate di vita e di lavoro, gli individui erano, sono e saranno “animali sociali”. La necessità di soddisfare i loro bisogni (fisici, intellettuali, morali, religiosi, economici) li portano necessariamente a contatto, infatti, con altri individui, con i quali trovano conveniente aggregarsi in nuclei organizzati. Tra questi, la città, intesa come centro nodale di sviluppo di una comunità, costituisce uno dei luoghi eletti in cui si esplicitano tutte le possibili interazioni tra gli esseri umani, e la strada, suo elemento portante, può essere concepita come una delle componenti fondamentali di questo complesso di relazioni. Quella, nello specifico, strettamente connessa alla tendenza innata dell’uomo a muoversi: per esempio, per incontrare altre persone, conoscere, commerciare. In tal senso, si riconosce alla strada la funzione originaria di luogo della socializzazione. Oggi, l’aumento oggettivo della mobilità privata e i ritmi frenetici del vivere quotidiano, così come i crescenti tassi di motorizzazione, conseguiti all’avvento della società di massa e allo sviluppo, hanno posto, tuttavia, in secondo piano questa funzione, facendo prevalere una concezione quasi 3 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale esclusivamente “idraulica” della strada, sempre più in balia del traffico e del flusso veicolare, e, pertanto, delegata a svolgere una sola funzione tecnica di collegamento delle diverse parti della città, dove l’utente perde la sua condizione di “essere” per assumere la sola funzione del trasportarsi da un posto all’altro. Possibilmente, nel minor tempo possibile. Le mutate esigenze dell’utenza della rete viaria hanno, pertanto, modificato profondamente, negli ultimi anni, il fenomeno della mobilità. E se, da un lato, i mezzi di trasporto sono un servizio fondamentale per la società in quanto consentono la circolazione di persone e merci, contribuendo in modo vitale allo sviluppo socio-economico di una collettività, dall’altro, implicano dei costi – in termini di inquinamento, di rumori, di congestione del traffico, di mancanza di parcheggi, di incidenti stradali - che possono diventare ingenti e configurarsi, quindi, come uno spreco in funzione del livello e del modo in cui la domanda di mobilità è soddisfatta. La sicurezza stradale risulta fortemente condizionata, ovviamente, dalle condizioni del fenomeno di mobilità. Per quanto, queste ultime rappresentino dei fattori necessari ma non sufficienti, considerato che, oltre alle problematiche legate alla domanda di mobilità, è necessario tenere conto, ai fini di una accurata analisi del tema della sicurezza stradale, anche di quelle legate all’infrastruttura di trasporto (tracciato, fondopavimentazione, condizioni di visibilità, segnaletica) e al veicolo (potenza, comfort, optional per la protezione dall’urto e la tenuta di strada), all’ambiente (condizioni atmosferiche) e, soprattutto, al comportamento dell’utenza (superamento della velocità massima consentita, non rispetto della distanza di sicurezza e delle norme di precedenza agli incroci, stanchezza, stress, uso di alcool o droghe). E’, infatti, lo stato di tutti questi fattori e, soprattutto, il modo in cui essi si combinano, che determina sostanzialmente la configurazione e le caratteristiche della sicurezza stradale. L’incidentalità stradale, da questo punto di vista, si configura in parte come effetto, in parte come segno tangibile dell’eventuale incapacità dell’attuale modello di sviluppo socio-economico e territoriale del paese di offrire soluzioni mirate ed efficaci alle suddette problematiche. Finendo per tradursi, in gravissimo elemento di rischio, oltre che per la salute individuale, per la salute pubblica, a causa dell’alto numero di morti e di invalidità permanenti e temporanee che causa nel Paese. 4 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Implica, conseguentemente, un costo economico per il sistema sociale (interventi delle forze di soccorso, spese mediche, perdita di ore di lavoro, aumento delle tariffe assicurative, ecc.) in considerazione dell’enorme ricaduta delle conseguenze sulla vita delle singole persone e su quella della collettività. Eppure, a dispetto della frequenza impressionante degli incidenti stradali di cui abbiamo continua notizia giorno per giorno dai notiziari nazionali e locali, non sembra riscontrarsi un diffuso allarme sociale. Almeno nella misura in cui fanno più notizia, per esempio, le vittime di uno sporadico incidente aereo in un qualsivoglia Paese del mondo, anche quando – magari - quella stessa quantità di decessi (e, senza tenere conto dei feriti) si registra mediamente in una settimana a causa di incidenti stradali. Con tutta probabilità, ciò dipende proprio dalla stessa frequenza del fenomeno, che, paradossalmente, sembra nasconderne la reale portata. Infatti, la tragica quotidianità dell’evento finisce per tradursi in cronicità – e, dunque, “normalità” - dell’evento stesso, allontanando nella percezione sociale l’effettiva consapevolezza della sua gravità, così come della necessità improrogabile di nuove e, sempre più adeguate, misure di intervento. Se così è, gli incidenti stradali sono un fenomeno in gran parte sommerso che si spiega in tutta la sua imponenza, tenendo conto di quanto ogni singola caratteristica dell’ambiente, delle infrastrutture, del conducente o del veicolo concorra a determinare una condizione di pericolo e quale combinazione tra i differenti fattori (ambiente, strada, conducente e veicolo) sia più pericolosa. Basti pensare, sotto questo punto di vista, alla forbice fra il dato Istat sul numero delle persone incidentate e il dato ricavato dalla indagine sulla popolazione. Gli italiani dai 18 ai 64 anni che, secondo la fonte ufficiale, hanno avuto un incidente stradale nel 2004 sono pari allo 0,8%, ossia 322 mila persone. Dalla nostra rilevazione, compiuta su un campione rappresentativo di popolazione nella stessa fascia di età, emerge un altro dato decisamente più ampio. Le persone che nell’ultimo anno sono incappate nello stesso tipo di incidente salgono al 3,9%, pari in valore assoluto a 1 milione e 438 mila individui. Su questo dato pesa molto evidentemente la tipologia degli incidenti, soprattutto tamponamenti avvenuti in città, che spesso non vengono rilevati da soggetti di polizia o da 5 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale altri tecnici e probabilmente sfuggono alle maglie della lettura formale della burocrazia. Ma questa difformità di valori indica in ogni caso la necessità di ricodificare il fenomeno in tutte le sue manifestazioni: sia l’urto poco violento fra due autoveicoli, sia quello che causa morti e feriti, sono sempre indicatori di comportamenti e di vincoli oggettivi, che producono insicurezza sulla strada. 1.3. Un reticolo per la sicurezza stradale Tanto i dati ufficiali sulla incidentalità stradale, quanto i risultati della indagine sulla popolazione italiana e le opinioni dei testimoni privilegiati coinvolti nel corso del lavoro, concorrono a definire questo fenomeno come un insieme molto differenziato, la cui comprensione è destinata a mutare in funzione del punto di vista che si assume quando lo si osserva. C’è solo una costante, in qualche modo trasversale a tutte le forme di insicurezza collettiva che chiamano in causa il rapporto fra le cose – le automobili, gli altri mezzi di trasporto, ma anche gli oggetti più o meno tecnologici che entrano nelle case – e le persone: vale a dire il fattore-uomo, la sua distrazione, la sua difficoltà a far maturare il rapporto con gli strumenti che lo accompagnano nella vita personale e nel lavoro e che, in definitiva, riconducono a forme micro e all’individuo la responsabilità di larga parte degli infortuni, stradali in questo caso. C’è tuttavia il rischio di rimanere prigionieri di questa dimensione personalistica, ricorrendovi quando non è facile misurare diversamente responsabilità e interventi. Ma in Italia, il rischio si può scongiurare, poiché le agenzie che a vario titolo presidiano il fenomeno degli incidenti stradali sono diverse e ciascuna si può considerare “sotto sforzo” per rendere maggiormente efficace la propria azione. Il salto che il lavoro svolto porta ad indicare come necessario è nella creazione di un reticolo più forte che possa legare questi soggetti, poiché non è possibile rispondere con interventi singolari ad una emergenza che si alimenta già di tanta soggettività e responsabilità individuale. Serve cioè far crescere la logica di networking che può far crescere le aree di dialogo e di collaborazione fra gli attori coinvolti (Ministero dei Trasporti 6 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale e delle Infrastrutture, Anas, Aiscat, Aci, Autostrade SpA, ecc.), accrescendo al tempo stesso la portata delle decisioni adottate. Già diverse iniziative sono state prese e avviate presso il Ministero dei Trasporti, tramite il ricorso ai media, soprattutto radiofonici. Qui si da atto di queste iniziative, che hanno introdotto indubbi elementi di innovazione nel modo di guardarla e di intervenire sul tema della sicurezza stradale. Per dare ancora più peso a queste e ad altre azioni positive mancano tre elementi, uno di cultura generale e due di cultura sistemica. Il primo riguarda la necessità di dare un contenuto prioritario e trasversale agli interventi di socializzazione alla sicurezza stradale: va fatta chiarezza che si tratta di un fenomeno cui presiedono una molteplicità di soggetti poiché il fenomeno è multiforme, ma l’efficacia delle loro azioni può essere ridotta dalla sommatoria dei comportamenti di irresponsabilità individuale. In secondo luogo e sul piano del sistema della sicurezza, va costruita una comunità di interesse che sia riconoscibile anche dalla pubblica opinione e che sia percepita come un organismo unico a attivo, in grado di fornire risposte unitarie ed efficaci non solo in occasione di particolari emergenze, ma per la gestione quotidiana dei problemi. In terzo luogo, a questo sistema comunitario a reticolo, occorre aggiungere una sponda consulenziale ad alta qualificazione di tipo tecnico, che possa co-progettare e gestire le azioni di intervento e che sia anche una interfaccia fra chi subisce l’incidente e i soggetti che intervengono nelle fasi precedenti e successive. Un ruolo che i Periti Industriali già svolgono a livello locale da tempo, ma che può essere ulteriormente riconosciuto, posto che sono in possesso delle capacità tecniche e organizzative per farvi fronte. Sul primo aspetto – le capacità tecniche – non è solo la presenza dei tanti professionisti che di fatto già operano sul territorio nell’ambito della ricostruzione dinamica dei sinistri a testimoniare la loro esperienza e la loro autorevolezza, ma anche un certo volume di giurisprudenza che mette in risalto la terzietà del Perito Industriale come garanzia di qualità e di imparzialità sia per le persone coinvolte negli incidenti stradali, sia per le aziende assicuratrici, sia per le autorità di polizia. Infine, va ricordato che la categoria dei Periti Industriali può mettere a disposizione della comunità di interesse sulla sicurezza stradale il reticolo istituzionale ad alto valore relazionale al cui interno opera, costituito dai Consigli Provinciali, che sono in grado di interloquire in modo sistematico 7 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale ed organico con un network che si dovesse creare per decidere in merito al fenomeno. Tanto più saranno trovate soluzioni, infatti, rispetto all’andamento degli incidenti stradali e quanto più crescerà il coinvolgimento e il consenso di tutti i protagonisti, dalla cui sinergia può derivare un contrasto reale del fenomeno che favorisca il raggiungimento di soglie sempre più elevate di sicurezza. 8 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale 2. La sfida della sicurezza stradale PARTE GENERALE: IL VALORE DELLA SICUREZZA 2.1. La cultura della sicurezza: avanti, piano 2.1.1. Fuori dalle zone grigie? La propria persona e il guscio che la racchiude, la casa, sono per la popolazione italiana l’orizzonte che confina il fenomeno della sicurezza. Sono l’espressione di una cultura della sicurezza “egoista”, con la quale si cerca di tutelare innanzitutto se stessi e la propria famiglia, restringendo al massimo il proprio ambito di responsabilità. Gli italiani non hanno ancora effettuato quel salto di qualità culturale che dovrebbe far sentire tutti parte dello stesso ambiente e della stessa realtà, protagonisti attivi, ognuno per le proprie competenze e responsabilità, anche sociali, della ricerca di sicurezza. Ancora non comprendono cioè che anche la sicurezza degli spazi pubblici e condivisi riguarda tutti in prima persona e che il sentimento di responsabilità verso i livelli di sicurezza di questi spazi dovrebbe essere almeno vicino a quello, fortissimo, che si provi per la propria salute e la propria casa. Il sentimento di responsabilità della sicurezza diminuisce dunque man mano che ci si allontana dalla propria persona, man mano che si passa dal privato al pubblico, quasi che la sicurezza degli spazi pubblici o condivisi sia sempre di competenza di qualcun altro, e non debba sempre cominciare da chi ne usufruisce in quel momento. Se infatti il 93,3% degli intervistati (fig. 1) si sente responsabile dei livelli di sicurezza che caratterizzano la propria salute e la sicurezza personale (escludendo quella da fenomeni di tipo criminoso) e una percentuale analoga del 93% si sente responsabile dei livelli di sicurezza che caratterizzano la propria abitazione privata, basta fare un altro passo e spingersi nell’ambiente locale circostante, per trovare che appena l’80,1% degli intervistati si sente responsabile del livello di sicurezza della sua tutela. Se poi ci allontaniamo ancora troviamo che il 79,6% degli intervistati si sente responsabile dei livelli di sicurezza che caratterizzano il proprio luogo di lavoro e solo il 58% dei livelli di sicurezza degli edifici pubblici e privati. 9 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Questa situazione si estremizza, quasi fisiologicamente, nelle città con oltre 250 mila abitanti, dove il sentimento di responsabilità per i livelli di sicurezza cala per quanto riguarda la tutela dell’ambiente locale, gli edifici pubblici e privati e il luogo di lavoro, mentre aumenta fino al 97,4%, rispetto al 93,3% globale, per la salute e la sicurezza personale, e al 95,4%, rispetto al 93,0 globale, per l’abitazione privata (tab. 1). Di contro una maggiore attenzione alla responsabilità sui livelli di sicurezza la troviamo nelle città più piccole, tra i 100 mila e i 250 mila abitanti, che hanno tutti gli indici superiori al dato globale: 82,5% per la tutela dell’ambiente locale (80,1 il dato globale), 63,7% per gli edifici pubblici e privati (58% globale), 93,7% per l’abitazione privata (93% globale), 86,7% per il luogo di lavoro (79,6 globale), ancora 93,7% per la salute/sicurezza personale (93,3 globale). In quest’ultimo tipo di città, dunque, più vivibili e più sicure, come sono certamente quelle tra i 100 mila e i 250 mila abitanti rispetto a quelle di grandi dimensioni, il cittadino è portato a sentirsi maggiormente responsabile in prima persona dei livelli di sicurezza, è portato a tenere anche dei comportamenti in generale più rispettosi e meno potenzialmente pericolosi. Se analizziamo infine la distribuzione delle risposte per classi di età notiamo che più si è giovani, più si è sensibili alla sicurezza dell’ambiente locale, più si è anziani, più si è sensibili alla sicurezza del proprio luogo di lavoro. A fronte di un dato globale dell’80,1% degli intervistati che si sentono responsabili dei livelli di sicurezza che caratterizzano l’ambiente locale, infatti, si va all’83,7% se le persone intervistate hanno tra i diciotto e i ventinove anni di età, all’80,1% se hanno tra i trenta e i quarantaquattro anni, al 78,2% se ne hanno tra quarantacinque e sessantaquattro (fig. 2). A fronte invece di un dato globale del 79,6% degli intervistati che si sentono responsabili dei livelli di sicurezza che caratterizzano il proprio luogo di lavoro, si va al 75,9% se le persone intervistate hanno tra i diciotto e i ventinove anni di età, al 79% se hanno tra i trenta e i quarantaquattro anni, all’82,9% se ne hanno tra quarantacinque e sessantaquattro (fig. 3). 10 FONDAZIONE CENSIS Fig. 1 – Italiani che si sentono personalmente responsabili dei livelli di sicurezza in diversi contesti (val. %) 93,3 93,0 80,1 79,6 58,0 Salute/sicurezza personale Abitazione privata Il proprio luogo di lavoro Edifici pubblici e privati Tutela dell'ambiente locale Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 1 – Italiani che si sentono personalmente responsabili della sicurezza in alcuni contesti, in base alla dimensione della città in cui vivono (val. %) Abitanti Dato globale Oltre 250 mila Tra 100 mila e 250 mila Salute/sicurezza personale Abitazione privata Tutela dell'ambiente locale Il proprio luogo di lavoro Edifici pubblici e privati Fonte: indagine Censis, 2006 97,4 95,4 78,3 76,2 53,9 93,7 93,7 82,5 86,7 63,7 93,3 93,0 80,1 79,6 58,0 Fig. 2 – Italiani che si sentono personalmente responsabili della sicurezza relativi alla tutela dell’ambiente locale, per classi di età (val. %) 83,7 80,1 80,1 78,2 Globale 18 - 29 anni 30 - 44 anni 45 - 64 anni Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 3 – Italiani che si sentono personalmente responsabili della sicurezza del proprio luogo di lavoro, per classi di età (val. %) 82,9 79,6 79,0 75,9 Globale 18 - 29 anni Fonte: indagine Censis, 2006 30 - 44 anni 45 - 64 anni 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Il senso di responsabilità degli intervistati sulla sicurezza riguardo i vari temi proposti è comunque, in generale, molto alto e ben radicato, anche per quei temi meno considerati a livello individuale rispetto agli altri: parte da istanze elementari e quasi primitive, come la sicurezza personale e quella della propria casa, per allargarsi, anche se con meno forza, all’ambiente circostante. Allo stesso modo si muove la rappresentazione della sicurezza da parte degli intervistati, in maniera spontanea e intuitiva come qualcosa verso cui si è tenuti per non danneggiare se stessi o gli altri nell’immediato, in maniera più razionale, anche se quantitativamente minore, come un investimento per perseguire un futuro di maggiore benessere. Per il 55,7% di loro, infatti, la sicurezza rappresenta un dovere, mentre rappresenta un obiettivo e un investimento, rispettivamente per il 20,3% e per il 13,1%. La rappresentazione della sicurezza come dovere, la rappresentazione cioè di una sorta di “dovere della sicurezza” che avrebbero i cittadini, come evidenziato anche nei dati del 1° Rapporto annuale sul valore della sicurezza in Italia, del 2004, è comunque ancora di gran lunga preponderante, ma si sta facendo strada anche una “cultura della sicurezza” a più largo respiro, che non sia imposta da un qualche codice morale o dalle leggi vigenti, ma che sia basata su investimenti, anche di idee, per un futuro migliore (anche perché più sicuro) e che sia profondamente metabolizzata dai cittadini come un obiettivo costante dei comportamenti pubblici e privati. Tutto questo emerge chiaramente se confrontiamo i dati attuali con quelli raccolti nel 2004. Alla domanda “cosa rappresenta per lei la sicurezza?”, oggi le risposte “un dovere” sono, come si diceva, il 55,7%, e diminuiscono a fronte del 56,6% del 2004, mentre aumentano le risposte “un obiettivo” e “un investimento”, rispettivamente dal 19,7% del 2004 al 20,3% di oggi e dall’11,3% del 2004 al 13,1% di oggi (fig. 4). Diminuisce sensibilmente inoltre, in questo quadro, la rappresentazione della sicurezza come un “costo”, come un qualcosa che sia solo un consumo di risorse a breve termine e che non ritorni in termini di benefici in un futuro più o meno prossimo, che passa dal 7,6% delle risposte del 2004 all’attuale 4,1%. Unica nota stonata la si ha per la risposta “un’illusione” che sale dal 4,8% del 2004 a un piuttosto rilevante 6,8% di oggi, con una punta del 7,9% nelle città con più di 250 mila abitanti, dovuta ad alcune criticità ancora irrisolte, che vedremo più avanti, come i viaggi, segnatamente quelli stradali (fig. 5). Quanto poi possa essere positivamente sviluppata in futuro la cultura della sicurezza lo si può vedere se si analizzano i dati attuali dal punto di vista dell’età degli intervistati. I più giovani (tra i diciotto e i ventinove anni) 13 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale sentono decisamente meno il peso della sicurezza come dovere e sono più propositivi per la sicurezza come obiettivo e come investimento, mentre i più anziani, pur mantenendo fermo il concetto della sicurezza come dovere, sono maggiormente portati a ritenerla un costo e un’illusione. A fronte di un dato globale, quindi, del 55,7% degli intervistati che ritengono che la sicurezza rappresenti un dovere, si scende al 48,5% se le persone intervistate hanno tra i diciotto e i ventinove anni, mentre si passa al 58,5% se ne hanno tra trenta e quarantaquattro e al 57,1% tra i quarantacinque e i sessantaquattro (fig. 6). Per chi ritiene che la sicurezza rappresenti un obiettivo si passa dal 20,3% del dato al globale, al 25,1% se le persone intervistate hanno tra i diciotto e i ventinove anni, al 21,4% se ne hanno tra trenta e quarantaquattro e al 16,8% tra i quarantacinque e i sessantaquattro (fig. 7). Per chi ritiene che la sicurezza rappresenti un investimento si passa dal 13,1% del dato al globale, al 16,3% se le persone intervistate hanno tra i diciotto e i ventinove anni, al 12,8% se ne hanno tra trenta e quarantaquattro e all’11,7% tra i quarantacinque e i sessantaquattro (fig. 8). Per chi ritiene invece che la sicurezza rappresenti un’illusione si passa dal 6,8% del dato al globale, al 7,5% se le persone intervistate hanno tra i diciotto e i ventinove anni, al 4,1% se ne hanno tra trenta e quarantaquattro e all’8,8% tra i quarantacinque e i sessantaquattro (fig. 9). Infine, per chi ritiene che la sicurezza rappresenti un costo si passa dal 4,1% del dato al globale, al 2,6% se le persone intervistate hanno tra i diciotto e i ventinove anni, al 3,2% se ne hanno tra trenta e quarantaquattro e al 5,6% tra i quarantacinque e i sessantaquattro (fig. 10). 14 FONDAZIONE CENSIS 0 7,6 10 6,8 4,8 4,1 13,1 11,3 20 20,3 19,7 30 40 50 60 55,7 56,6 2004 2006 Fonte: indagine Censis, 2006 Dato globale 6,8 Città con oltre 250.000 abitanti 7,9 Fig. 5 - La rappresentazione della sicurezza come illusione nelle città con oltre 250.000 abitanti (val. %) Fonte: indagine Censis, 2004 - 2006 Un dovere Un obiettivo Un investimento Un'illusione Un costo Fig. 4 – La rappresentazione della sicurezza: una visione dinamica (val. %) 48,5 18 - 29 anni Fonte: indagine Censis, 2006 Globale 55,7 30 - 44 anni 58,5 45 - 64 anni 57,1 Fig. 6 - La rappresentazione della sicurezza come dovere, per classi di età (val. %) 18 - 29 anni 30 - 44 anni 21,4 45 - 64 anni 16,8 18 - 29 anni Fonte: indagine Censis, 2006 Globale 13,1 16,3 30 - 44 anni 12,8 45 - 64 anni 11,7 Fig. 8 - La rappresentazione della sicurezza come investimento, per classi di età (val. %) Fonte: indagine Censis, 2006 Globale 20,3 25,1 Fig. 7 – La rappresentazione della sicurezza come obiettivo, per classi di età (val. %) 18 - 29 anni 7,5 30 - 44 anni 4,1 45 - 64 anni 18 - 29 anni 2,6 Fonte: indagine Censis, 2006 Globale 4,1 30 - 44 anni 3,2 45 - 64 anni 5,6 Fig. 10 – La rappresentazione della sicurezza come costo, per classi di età (val. %) Fonte: indagine Censis, 2006 Globale 6,8 8,8 Fig. 9 – La rappresentazione della sicurezza come illusione, per classi di età (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale La strada che porta verso il consolidamento di una cultura della sicurezza, e verso la percezione di tenere alto il suo livello di sicurezza, è comunque molto accidentata, soprattutto in alcuni ambiti. Da un lato, la popolazione italiana apprezza che il livello di sicurezza tende a aumentare, anche se con sussulti e rimbalzi, nel corso degli anni, almeno nei valori medi e nelle intenzioni, grazie anche all’opera del legislatore dell’ultimo quindicennio, che ha introdotto, per esempio, le norme sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro e per i fabbricati privati, o l’istituzione della cosiddetta “patente a punti”. Da un altro lato, c’è però ancora molto spazio, per una corretta e concreta applicazione di queste norme, per una più perseverante tenuta di comportamenti tesi ad aumentare i livelli di sicurezza, e questo si riflette proprio sulla percezione del cambiamento in meglio del livello di sicurezza da parte della popolazione, che cresce con meno vigore nel corso degli ultimi due anni, rispetto quindi a quanto rilevato nel 1° Rapporto annuale sul valore della sicurezza in Italia, del 2004, come se diminuisse in parte l’entusiasmo, o almeno la buona volontà, diffusi negli anni precedenti. Le criticità maggiori, come si vedrà nelle cifre, si riscontrano nel campo dei viaggi, stradali, aerei e ferroviari che siano. Si sente sempre più pericoloso cioè l’allontanamento dal “proprio guscio”, o lo spostamento da un guscio all’altro, anche per un breve e consueto tragitto, come se la mobilità facesse paura, come se il mito della velocità incrementale e a tutti i costi, dovesse essere momentaneamente accantonato, a beneficio di una società più lenta, ma più sicura. Il proprio luogo di lavoro è uno spazio privilegiato dove è aumentato maggiormente il livello di sicurezza negli ultimi anni (fig. 11). La domanda “come è cambiato il livello di sicurezza negli ultimi cinque anni nei seguenti ambiti?”, riferita al proprio luogo di lavoro, ottiene infatti la risposta “aumentato” nel 43,2% dei casi (il valore massimo riscontrato), la risposta “diminuito” nel 13% dei casi e la risposta “invariato” nel 43,8. Un buon risultato lo ottengono comunque anche l’abitazione privata e la salute/sicurezza personale, dove, come abbiamo visto, gli intervistati si sentono i protagonisti della responsabilità del livello di sicurezza. Per l’abitazione privata, il 40,3% degli intervistati ritiene infatti che negli ultimi cinque anni sia aumentato il livello di sicurezza, l’11% (il valore minimo riscontrato) che sia diminuito e il 48,7% che sia rimasto invariato. Per la salute/sicurezza personale, invece, il 38,6% degli intervistati ritiene che negli ultimi cinque anni sia aumentato il livello di sicurezza, il 14,7% che sia diminuito e il 46,7% che sia rimasto invariato. Meno rosea è la 17 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale situazione riferita agli ambiti della tutela dell’ambiente locale, dove il 31,2% degli intervistati ritiene che il livello di sicurezza negli ultimi cinque anni sia aumentato, il 24,9% che sia diminuito e il 43,9% che sia rimasto invariato, e degli edifici pubblici e privati, dove il 29,5% degli intervistati ritiene che il livello di sicurezza negli ultimi cinque anni sia aumentato, il 18,2% che sia diminuito e il 52,3% che sia rimasto invariato. Decisamente poco lusinghiera è la situazione relativa ai viaggi, dove le risposte “diminuito” eguagliano quasi le risposte “aumentato”, e le superano nel caso dei viaggi ferroviari, con un notevole peggioramento, tra l’altro, rispetto a quanto rilevato nel 2004. Nello specifico, alla domanda “come è cambiato il livello di sicurezza negli ultimi cinque anni nei seguenti ambiti?”, riferita all’ambito dei viaggi aerei (fig. 12), il 29,1% degli intervistati ha risposto “aumentato” (35,3% nel 2004), il 28,1% “diminuito” (19,1% nel 2004) e il 42,8% “invariato” (45,6% nel 2004); riferita all’ambito dei viaggi stradali (fig. 13), il 29,8% degli intervistati ha risposto “aumentato” (34,1% nel 2004), il 28,3% “diminuito” (19,5% nel 2004) e il 41,9% “invariato” (46,4% nel 2004); riferita all’ambito dei viaggi ferroviari (fig. 14), il 23,2% degli intervistati ha risposto “aumentato” (26,6% nel 2003), il 29% “diminuito” (16,1% nel 2004) e il 47,8% “invariato” (57,3% nel 2004). Peculiare è infine la situazione nelle città con oltre 250 mila abitanti. Nei vari ambiti si attenuano le differenze tra chi risponde che il livello di sicurezza negli ultimi cinque anni è aumentato e chi risponde che è diminuito, fino a scambiarsi la posizione nell’ambito della tutela dell’ambiente locale, mentre è molto sentito, e come potrebbe essere altrimenti, il quasi drammatico cambiamento in peggio del livello di sicurezza dei viaggi. Per i viaggi aerei (fig. 15) è diminuito secondo il 37% degli intervistati (globale 28,1%) e aumentato secondo il 27,2% (globale 29,1%); per i viaggi stradali (fig. 16) è diminuito secondo il 34,9% degli intervistati (globale 28,3%) e aumentato secondo il 27% (globale 29,8%); per i viaggi ferroviari (fig. 17) è diminuito secondo il 36,8% degli intervistati (globale 29%) e aumentato secondo il 15,1% (globale 23,2%). Il problema della sicurezza dei viaggi appare comunque un problema di carattere generale, non solo limitato alle grandi città, che dovrà essere focalizzato al meglio in futuro, soprattutto riguardo al viaggio stradale, oggi più che mai il modo di spostarsi di gran lunga più usato. 18 FONDAZIONE CENSIS Fig. 11 – Percezione del cambiamento del livello di sicurezza negli ultimi cinque anni (val. %) Tutela dell'ambiente locale 24,9 31,2 43,9 Edifici pubblici e privati 18,2 29,5 52,3 11,0 Abitazione privata 40,3 48,7 Il proprio luogo di lavoro 13,0 43,2 43,8 Diminuito Salute/sicurezza personale 14,7 38,6 46,7 Aumentato Invariato 28,1 29,1 Viaggi aerei 42,8 28,3 29,8 Viaggi stradali 41,9 29,0 Viaggi ferroviari 23,2 47,8 0 Fonte: indagine Censis, 2006 10 20 30 40 50 60 45,6 Invariato 42,8 Aumentato 29,1 35,3 19,1 Diminuito 28,1 2004 2006 46,4 Invariato 41,9 Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 34,1 Aumentato 29,8 19,5 Diminuito 28,3 2004 2006 Fig. 13 – Percezione del cambiamento del livello di sicurezza nell’ambito dei viaggi stradali negli ultimi cinque anni: una visione dinamica (val. %) Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Fig. 12 – Percezione del cambiamento del livello di sicurezza nell’ambito dei viaggi aerei negli ultimi cinque anni: una visione dinamica (val. %) Invariato 47,8 57,3 Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 0 10 20 30 40 50 60 70 26,6 Aumentato 23,2 16,1 Diminuito 29,0 2004 2006 Fig. 14 - Percezione del cambiamento del livello di sicurezza nell’ambito dei viaggi ferroviari negli ultimi cinque anni: una visione dinamica (val. %) 29,1 29,8 Città con oltre 250.000 abitanti Aumentato 27,0 Fonte: indagine Censis, 2006 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 28,3 Dato globale Diminuito 34,9 Fig. 16 – Percezione del cambiamento del livello di sicurezza nell’ambito dei viaggi stradali negli ultimi cinque anni, nelle città con oltre 250 mila abitanti (val. %) Fonte: indagine Censis, 2006 Dato globale 25,0 0,0 Città con oltre 250.000 abitanti 30,0 5,0 23,2 Città con oltre 250.000 abitanti Aumentato 15,1 Fonte: indagine Censis, 2006 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 35,0 29,0 Dato globale Diminuito 36,8 Fig. 17 – Percezione del cambiamento del livello di sicurezza nell’ambito dei viaggi ferroviari negli ultimi cinque anni, nelle città con oltre 250 mila abitanti (val. %) 10,0 Diminuito 28,1 40,0 Aumentato 27,2 37,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 Fig. 15 – Percezione del cambiamento del livello di sicurezza nell’ambito dei viaggi aerei negli ultimi cinque anni, nelle città con oltre 250 mila abitanti (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Se si prendono in esame gli ultimi cinque anni, dunque, anche se con tutte le distinzioni avanzate, il cambiamento del livello della sicurezza è percepito, generalmente, in maniera positiva o per lo meno, a parte alcuni casi, in maniera non negativa. Il raffronto tutto sommato non brillante con quanto rilevato nel 1° Rapporto sul valore della sicurezza in Italia, del 2004, si riflette nella percezione attuale del livello di sicurezza dei vari contesti in cui il cittadino si trova a operare, che è giudicato dagli intervistati spesso mediocre, come fluttuante in una sorta di zona grigia, col problema ogni volta di verificare se da questa zona grigia il livello della sicurezza possa balzare verso l’alto, o debba affondare verso il basso, zavorrato da ritardi legislativi o da comportamenti poco educati alla sicurezza. È evidente, con queste premesse, che il livello attuale di sicurezza deriva da quanto è stato fatto, e da quanto non è stato fatto, negli anni precedenti, deriva da una cultura della sicurezza che solo da poco, si diceva, comincia a farsi strada nella mente del cittadino e in quella del legislatore, che procede a strappi e, si direbbe, a tentativi, con un importante campanello d’allarme a squillare nel campo dei viaggi. Qui la situazione rischia addirittura di andare fuori controllo, se consideriamo che non ci si riferisce, in linea di massima, a viaggi transcontinentali o verso luoghi pericolosi, ma a quelli che si affrontano tutti i giorni per spostarsi o per lavorare. Grandissima attenzione, come si vedrà meglio più avanti, dovrà essere poi riservata alle città con più di 250 mila abitanti, per le quali tutti i dati raccolti risultano peggiori rispetto ai dati globali, in termini di definizione del livello di sicurezza di tutti i vari contesti. Nonostante, appunto, alcuni risultati indichino una situazione peggiore rispetto a quanto rilevato nel 2004, il livello di sicurezza attuale dell’abitazione privata, del luogo di lavoro e dalla salute/sicurezza personale può ancora essere definito discreto. Nello specifico (tab. 2), per quanto riguarda l’abitazione privata, il livello di sicurezza attuale viene definito “elevato” dal 24,5% degli intervistati (29,6% nel 2004), “medio” dal 63,2% (57,2% nel 2004) e “basso” dal 12,3% (13,2 nel 2004); per quanto riguarda il proprio luogo di lavoro il livello di sicurezza attuale viene definito “elevato” dal 21,9% degli intervistati (20,9% nel 2004), “medio” dal 66% (62,2% nel 2004) e “basso” dal 12,1% (16,9% nel 2004); per quanto riguarda la salute/sicurezza personale, il livello di sicurezza attuale viene definito “elevato” dal 20,1% degli intervistati (29,9% nel 2004), “medio” dal 66,6% (57,2% nel 2004) e “basso” dal 13,3% (12,9% nel 2004). 22 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Decisamente mediocri sono i dati riguardanti il livello di sicurezza attuale relativo alla tutela dell’ambiente locale e agli edifici pubblici e privati. Per quanto riguarda l’ambiente locale, il livello di sicurezza attuale viene definito “elevato” dal 5,8% degli intervistati (9,4% nel 2004), “medio” dal 68,7% (66,5% nel 2004) e “basso” dal 25,5% (24,1% nel 2004); per quanto riguarda gli edifici pubblici e privati, il livello di sicurezza attuale viene definito “elevato” dal 5,6% degli intervistati (10,2% nel 2004), “medio” dal 71,7% (68% nel 2004) e “basso” dal 22,7% (nel 2004). Negativa è invece la situazione del livello di sicurezza attuale relativo ai viaggi. Per quanto riguarda i viaggi aerei, il livello di sicurezza attuale viene definito “elevato” dal 12,7% degli intervistati (18,6% nel 2004), “medio” dal 55,7% (sempre 55,7% nel 2004) e “basso” dal 31,6% (25,7% nel 2004); per quanto riguarda i viaggi stradali, il livello di sicurezza attuale viene definito “elevato” dal 7,5% degli intervistati (13,3% nel 2004), “medio” dal 57,6% (57,8% nel 2004) e “basso” dal 34,9% (28,9% nel 2004); per quanto riguarda i viaggi ferroviari, il livello di sicurezza attuale viene definito “elevato” dall’8,7% degli intervistati (12,7% nel 2004), “medio” dal 58,3% (59,1% nel 2004) e “basso” dal 33% (28,2% nel 2004). È da considerarsi notevole, infine, il fatto che mentre per chi abita in località fino a 100 mila abitanti le risposte si discostano variamente, in positivo o in negativo, dal dato globale, secondo, evidentemente, specifiche e più variegate situazioni territoriali, nelle città tra i 100 mila e i 250 mila abitanti la definizione in positivo dell’attuale livello di sicurezza supera generalmente il dato globale, mentre, la situazione è sempre fortemente negativa, rispetto al dato globale, per le città con oltre 250 mila abitanti, confermando, se ce n’era bisogno, che il grado di benessere e di vivibilità tra una località e l’altra passa anche per la percezione della sicurezza (tab. 3). Unica nota stonata in comune tra le città con oltre 250 mila abitanti e quello e quelle tra i 100 mila e i 250 mila è la definizione del livello di sicurezza dei viaggi stradali. Rispetto a un dato globale del 7,5% di intervistati che lo definiscono “elevato”, del 57,6% che lo definiscono “medio” e del 34,9% che lo definiscono “basso”, si passa nelle città con oltre 250 mila abitanti al 4% per “elevato”, al 56,3% per “medio” e al 39,7% “per basso” e nelle città tra i 100 mila e i 250 mila abitanti al 6,3% per “elevato”, al 54,9% per “medio” e al 38,8% per “basso”. 23 FONDAZIONE CENSIS Tab. 2 – Definizione dell’attuale livello di sicurezza nei contesti in esame: una visione dinamica (val. %) Elevato 2006 Abitazione privata Il proprio luogo di lavoro Salute/sicurezza personale Tutela dell'ambiente locale Edifici pubblici e privati Viaggi aerei Viaggi stradali Viaggi ferroviari Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 24,5 21,9 20,1 5,8 5,6 12,7 7,5 8,7 Elevato 2004 29,6 20,9 29,9 9,4 10,2 18,6 13,3 12,7 Medio 2006 63,2 66,0 66,6 68,7 71,7 55,7 57,6 58,3 Medio 2004 57,2 62,2 57,2 66,5 68,0 55,7 57,8 59,1 Basso 2006 12,3 12,1 13,3 25,5 22,7 31,6 34,9 33,0 Basso 2004 13,2 16,9 12,9 24,1 21,8 25,7 28,9 28,2 Tab. 3 – Definizione dell’attuale livello di sicurezza nei contesti in esame, secondo l’ampiezza demografica del luogo di residenza (val. %) Fino a 10.000 Viaggi stradali Elevato Medio Basso Totale Viaggi aerei Elevato Medio Basso Totale Viaggi ferroviari Elevato Medio Basso Totale Tutela dell'ambiente locale Elevato Medio Basso Totale Edifici pubblici e privati Elevato Medio Basso Totale Abitazione privata Elevato Medio Basso Totale Il proprio luogo di lavoro Elevato Medio Basso Totale Salute/sicurezza personale Elevato Medio Basso Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Numero di abitanti 10.000 - 30.000 - 100.000 - Oltre 30.000 100.000 250.000 250.000 Dato globale 7,7 59,8 32,5 100,0 7,8 59,2 33,0 100,0 9,8 54,9 35,3 100,0 6,3 54,9 38,8 100,0 4,0 56,3 39,7 100,0 7,5 57,6 34,9 100,0 10,0 59,6 30,4 100,0 10,2 54,6 35,2 100,0 16,5 54,7 28,8 100,0 21,5 54,4 24,1 100,0 11,9 51,0 37,1 100,0 12,7 55,7 31,6 100,0 7,4 60,4 32,2 100,0 8,4 57,5 34,1 100,0 11,3 60,5 28,2 100,0 8,8 59,9 31,3 100,0 7,9 51,0 41,1 100,0 8,7 58,3 33,0 100,0 4,8 76,9 18,3 100,0 7,7 70,6 21,7 100,0 4,6 63,9 31,5 100,0 8,8 66,2 25,0 100,0 5,3 57,0 37,7 100,0 5,8 68,7 25,5 100,0 4,5 82,6 12,9 100,0 7,7 67,3 25,0 100,0 3,2 70,9 25,9 100,0 12,5 66,2 21,3 100,0 4,7 60,0 35,3 100,0 5,6 71,7 22,7 100,0 25,4 68,4 6,2 100,0 26,5 58,4 15,1 100,0 27,4 60,5 12,1 100,0 33,8 58,7 7,5 100,0 10,6 65,6 23,8 100,0 24,5 63,2 12,3 100,0 21,4 69,9 8,7 100,0 25,2 66,4 8,4 100,0 25,0 59,6 15,4 100,0 17,8 71,1 11,1 100,0 15,7 65,0 19,3 100,0 21,9 66,0 12,1 100,0 19,8 72,4 7,8 100,0 19,5 67,3 13,2 100,0 22,2 61,6 16,2 100,0 23,8 68,7 7,5 100,0 16,6 59,6 23,8 100,0 20,1 66,6 13,3 100,0 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 2.1.2. Un po’ di educazione, prego Aumentare il livello della sicurezza dipende in primo luogo da noi. Siamo noi che dobbiamo adottare, o almeno provare a adottare, in ogni contesto, quei comportamenti responsabili che non mettano in pericolo la nostra incolumità e quella degli altri. Solo così è possibile cominciare a diffondere la cultura della sicurezza nei singoli, solo così istituzioni e associazioni potranno assumere le istanze di questi ultimi, a tutela della sicurezza collettiva, perché la diffusione della sicurezza non passa solo attraverso grandi gesti, ma anche attraverso un’opera di educazione, che favorisce e stimola la prevenzione, nei comportamenti di tutti i giorni. I comportamenti responsabili più adottati sono comunque sempre quelli che riguardano in prima persona noi stessi, la nostra famiglia e i nostri vicini più prossimi, ma riusciamo a capire che, se giudichiamo basso o medio basso il livello di sicurezza di alcuni contesti, siamo noi, almeno in linea di principio, i primi a dover provare a fare a qualcosa. Il 94,7% degli intervistati (fig. 18) che risponde di non lasciare normalmente rifiuti sparsi, oltre a attuare una norma di buona educazione a carattere generale, corrisponde, quasi coincide, con il 94,2% degli intervistati che definivano tra medio e basso il livello di sicurezza della tutela dell’ambiente locale (fig. 19), come il 93,5% degli intervistati (97,3% gli uomini, 90,6% le donne – fig. 20) che revisionano periodicamente la propria auto o ciclomotore è molto vicino al 92,5% degli intervistati che definivano tra medio e basso il livello di sicurezza dei viaggi stradali (fig. 21). Da noi stessi e la nostra famiglia al nostro luogo di lavoro, alle persone che ci circondano, alle proprietà altrui. Come abbiamo visto più volte, man mano che ci si allontana dai nostri centri di attenzione diminuisce il nostro senso di responsabilità verso la sicurezza. L’88,5% degli intervistati adotta le precauzioni richieste sul lavoro, mentre l’81,1% si informa sui dispositivi di sicurezza dell’ambiente di lavoro. E a proposito di lavoro c’è da notare il divario dei comportamenti tra chi abita nei centri con meno di 10 mila abitanti e chi abita nelle città con più di 250 mila: adottano le precauzioni richieste sul lavoro il 91% degli intervistati dei piccoli centri e l’83,3% delle città, a fronte di un dato globale dell’88,5%; si informano sui dispositivi di sicurezza nell’ambiente di lavoro l’86% degli intervistati dei piccoli centri e il 74,7% delle città, a fronte di un dato globale dell’81,1% (fig. 22). Allontanandosi poi ulteriormente dalla propria sfera privata si rileva che l’80,4% degli intervistati si ferma a prestare aiuto nelle situazioni di rischio, 26 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale il 72,7% non fuma (evita quindi un comportamento dannoso anche verso gli altri), il 68,5% chiede agli altri di adottare comportamenti più sicuri per se stessi e gli altri e infine il 36,2% denuncia lo stato di abbandono e la cattiva manutenzione degli edifici. Se compariamo soprattutto questi ultimi dati con quanto rilevato nel 1° Rapporto annuale del 2004 (fig. 23), è interessante notare come, a fronte dell’auspicato, e conseguito, aumento dell’attuazione di tutti gli altri comportamenti proposti, sia diminuita l’attuazione dei comportamenti aventi maggiore rilevanza per così dire pubblica, come la prestazione d’aiuto che passa dall’81,5% delle risposte del 2004 all’80,4% odierno, la richiesta di adottare comportamenti più sicuri che passa dal 70,1% al 68,5%, la denuncia dello stato degli edifici che passa dal 51,1% al 36,2%, confermando ancora una volta, da un lato il tangibile, anche se sconnesso, avanzare degli italiani verso una più consistente cultura della sicurezza, dall’altro l’impressione che questo avanzamento, questa ricerca partano sempre o quasi dalla propria persona e dal proprio ambito di vita. 27 FONDAZIONE CENSIS Fig. 18 – Comportamenti attuati dagli italiani a favore della sicurezza (val. %) 94,7 93,9 88,5 81,1 80,4 72,7 68,5 36,2 Non lasciare rifiuti sparsi Revisionare periodicamente la propria auto o ciclomotore Adottare le precauzioni richieste sul lavoro Informarsi sui dispositivi di sicurezza nell'ambiente di lavoro Fermarsi a prestare aiuto in presenza di situazioni di rischio Non fumare Chiedere agli altri di adottare comportamenti più sicuri Denunciare lo stato di abbandono e la cattiva manutenzione degli edifici Fonte: indagine Censis, 2006 94,7 93,5 93,5 Dato globale Fonte: indagine Censis, 2006 86 88 90 92 94 96 Uomini 97,3 90,6 Donne 83,3 88,5 Fonte: indagine Censis, 2006 74,7 81,1 Dato Globale Informarsi sui dispositivi di sicurezza nell'ambiente di lavoro 86,0 Oltre i 250.000 abitanti Adottare le precauzioni richieste sul lavoro 91,0 Fino a 10.000 abitanti 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 Fig. 22 - Comparazione tra i comportamenti tenuti dagli italiani in materia di lavoro nei centri con popolazione inferiore ai 10 mila abitanti e nei centri con popolazione superiore ai 250 mila abitanti (val. %) Fig. 20 –Italiani che revisionano la propria auto o ciclomotore, per sesso (val. %) 98 Fonte: indagine Censis, 2006 Giudizio tra medio e basso del livello di sicurezza nell'ambito dei viaggi stradali Revisionare periodicamente la propria auto o ciclomotore 92,5 Fig. 21 - Comparazione tra la percentuale di italiani che revisionano periodicamente la propria auto o ciclomotore e percentuale di italiani che hanno giudicato medio o basso il livello di sicurezza nell’ambito dei viaggi stradali (val. %) Fonte: indagine Censis, 2006 Giudizio tra medio e basso del livello di sicurezza nell'ambito della tutela dell'ambiente locale Non lasciare rifiuti sparsi 94,2 Fig. 19 - Comparazione tra percentuale di italiani che normalmente non lasciano rifiuti sparsi e percentuale di italiani che hanno giudicato medio o basso il livello di sicurezza nell’ambito della tutela dell’ambiente locale (val. %) Fig. 23 – Comportamenti normalmente attuati dagli italiani favore della sicurezza: una visione dinamica. Anni 2004-2006 (val. %) Denunciare lo stato di abbandono e la cattiva manutenzione degli edifici 51,1 36,2 70,1 68,5 Chiedere agli altri di adottare comportamenti più sicuri 62,2 Non fumare 72,7 Fermarsi a prestare aiuto in presenza di situazioni di rischio 81,5 80,4 Informarsi sui dispositivi di sicurezza nell'ambiente di lavoro 65,2 81,1 74,6 Adottare le precauzioni richieste sul lavoro 88,5 Revisionare periodicamente la propria auto o ciclomotore 85,8 93,9 79,6 Non lasciare rifiuti sparsi 94,7 0 10 20 30 40 2006 Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 50 60 2004 70 80 90 100 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Una maggiore educazione alla sicurezza si riflette anche sui programmi di ognuno per il futuro, con la salute e la sicurezza personale sempre al centro dell’attenzione. Se ci si sente responsabili della sicurezza si cerca di fare il possibile perché il relativo livello sia innalzato sempre di più, anche quando questo possa essere già considerato tutto sommato soddisfacente. È un’esigenza talmente sentita che oltre il 60% degli intervistati ritiene che, per migliorare i comportamenti positivi a favore della sicurezza, debba essere investito più tempo e più denaro, anche del loro patrimonio personale, proprio in quelle attività che garantiscano un miglioramento della sicurezza in ambiti come quello della pulizia dell’ambiente e dell’alimentazione, sentiti come legati in modo diretto e immediato al proprio stato di salute e a quello della propria famiglia. Il tutto anche col rischio evidente di mettere in secondo piano gli investimenti in contesti ritenuti in partenza, meno sicuri e più critici, come quello dei viaggi. In concreto, il 35,8% degli intervistati spenderebbe più denaro o si impegnerebbe di più per un ambiente più pulito, mentre il 25,5% lo farebbe per garantirsi degli alimenti sani, con gli altri ambiti propositi molto staccati e tutti fermi intorno al 7% (fig. 24). In particolare, il 7,6% degli intervistati spenderebbe più denaro o si impegnerebbe di più per evitare i dissesti del territorio, il 7,3% per viaggiare più sicuro, il 7,0% per edifici pubblici e privati più sicuri, ancora il 7,0% per tramandare alle nuove generazioni un patrimonio edile ben mantenuti, il 6,7% per essere informato sulla sicurezza dei luoghi che frequenta e dei prodotti/servizi che consuma. Solo il 3% degli intervistati, infine, non intende spendere né impegnarsi per nessuna di queste cose, mentre lo 0,1% lo farebbe per dei prodotti di bellezza sicuri. Alcuni spunti interessanti si rintracciano se si analizzano questi dati suddividendoli per sesso, età, regione e ampiezza demografica del luogo di residenza, anche se per tutte le categorie rimane sempre l’attenzione massima sulla pulizia dell’ambiente e sulla sanità degli alimenti, con qualche sorpresa nella fascia d’età più bassa e con diverse variazioni secondo l’ampiezza demografica del luogo di appartenenza. Le donne sono più attente degli uomini per quanto riguarda l’alimentazione e per quanto riguarda il patrimonio edile e gli edifici (tab. 4): spenderebbero personalmente di più e si impegnerebbero di più per migliorare la sanità degli alimenti il 28,4% delle intervistate, contro il 22,5% degli uomini e il 25,5% del dato globale; per tramandare un patrimonio edile ben mantenuto l’8,5% delle intervistate, contro il 5,4% degli uomini e il 7% del dato globale; per edifici pubblici e privati più sicuri il 7,8% delle intervistate, contro il 6,3% degli uomini e il 7% del dato globale. Gli uomini invece sono 31 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale più attenti all’ambiente e al territorio e ai viaggi stradali: spenderebbero personalmente di più e si impegnerebbero di più per migliorare la pulizia dell’ambiente il 37% degli intervistati, contro il 34,3% delle donne e il 35,8% del dato globale; per evitare i dissesti del territorio il 10% degli intervistati, contro il 5,4% delle donne e il 7,6% del dato globale; per viaggiare più sicuri l’8,3% degli intervistati, contro il 6,4% delle donne e il 7,3% del dato globale. Se invece analizziamo i dati secondo l’età degli intervistati troviamo che, a fronte di una generale omogeneità col dato globale, le persone di età compresa tra i diciotto e i ventinove anni sono estremamente meno sensibili della media verso la sanità dell’alimentazione, a favore di tutti gli altri ambiti proposti, segnatamente quello della sicurezza dei viaggi (tab. 5). In particolare solo il 13,7% delle persone intervistate tra i diciotto e i ventinove anni spenderebbe di più e si impegnerebbe di più per alimenti sani, a fronte del 25,5% globale, mentre il 13,3% lo farebbe per viaggiare più sicuro, a fronte di un 7,3% globale. Altre esigenze, evidentemente, hanno invece le persone tra i trenta e i quarantaquattro anni che si preoccupano di più di investire per tramandare un patrimonio edile ben mantenuto (9,3% degli intervistati, contro il 7,0% del dato globale) e le persone tra i quarantacinque e i sessantaquattro anni, il 4,6% dei quali non intende spendere per nessuna delle categorie elencate, a fronte del 3% del dato globale. Posto poi che nel Centro e nel Nord Est spenderebbero di più e si impegnerebbero di più per evitare i dissesti del territorio, rispettivamente il 10,1% e il 9,1% delle persone intervistate, a fronte di un dato globale del 7,6% (tab. 6), varie differenze, sempre improntate alla maggiore o minore vivibilità dei luoghi, ma sempre nell’ambito generale detto sopra, di preferenza verso la sicurezza della pulizia dell’ambiente e della sanità dell’alimentazione, le troviamo se analizziamo i dati secondo l’ampiezza demografica del luogo di residenza. A fronte di un dato globale del 35,8% di intervistati che spenderebbe e si impegnerebbe di più per la pulizia dell’ambiente, si passa nei centri fino a 10 mila al 36,2%, in quelli tra i 10 e i 30 mila al 29.9%, in quelli tra i 30 e i 100 mila, al 35.1% tra i 100 e i 250 mila e al 43,7% oltre i 250 mila. A fronte di un dato globale del 25,4% di intervistati che spenderebbe e si impegnerebbe di più per alimenti sani, confermato nei centri fino a 10 mila abitanti, si passa al 30,7%, in quelli tra i 10 e i 30 mila, al 23,6%, in quelli tra i 30 e i 100 mila, al 28,7% tra i 100 e i 250 mila e al 19,1% oltre i 250 mila (tab. 7). 32 FONDAZIONE CENSIS 35,8 Fonte: indagine Censis, 2006 0 5 10 15 20 25 30 35 40 25,5 7,3 7,0 7,0 6,7 Prodotti di bellezza sicuri Non intendo né spendere, né impegnarmi per nessuna delle cose elencate Essere informato sulla sicurezza dei luoghi, prodotti e servizi Tramandare un patrimonio edile ben tenuto Edifici pubblici e privati più sicuri Viaggiare più sicuro/a Evitare i dissesti del territorio Alimenti sani Un ambiente più pulito 7,6 3,0 Fig. 24 - Ambiti in cui gli italiani spenderebbero di più o si impegnerebbero di più per migliorare la sicurezza (val. %) 0,1 Tab. 4 - Ambiti in cui gli italiani spenderebbero di più o si impegnerebbero di più per migliorare la sicurezza, in base al sesso (val. %) Sesso Uomini Donne Alimenti sani Viaggiare più sicuro/a Un ambiente più pulito Edifici pubblici e privati più sicuri Tramandare un patrimonio edile ben mantenuto Evitare i dissesti del territorio Essere informato sulla sicurezza di luoghi e prodotti Prodotti di bellezza sicuri Non intendo spendere per nessuna delle cose elencate Totale 22,5 8,3 37,0 6,3 5,4 10,0 6,7 Dato Globale 3,8 28,4 6,4 34,3 7,8 8,5 5,4 6,8 0,2 2,2 25,5 7,3 35,8 7,0 7,0 7,6 6,7 0,1 3,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 5 - Ambiti in cui gli italiani spenderebbero di più o si impegnerebbero di più per migliorare la sicurezza, in base all’età (val. %) 18 – 29 anni Alimenti sani Viaggiare più sicuro/a Un ambiente più pulito Edifici pubblici e privati più sicuri Tramandare un patrimonio edile ben mantenuto Evitare i dissesti del territorio Essere informato sulla sicurezza di luoghi e prodotti Prodotti di bellezza sicuri Non intendo spendere per nessuna delle cose elencate Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Classe di età 30 – 44 45 – 64 anni anni 13,7 13,3 37,6 9,7 5,3 8,0 9,7 29,9 5,2 36,1 4,9 9,3 7,0 6,4 2,7 100,0 Dato Globale 1,2 28,4 5,8 34,3 7,3 6,1 8,0 5,3 0,2 4,6 25,5 7,3 35,8 7,0 7,0 7,6 6,7 0,1 3,0 100,0 100,0 100,0 Tab. 6 - Ambiti in cui gli italiani spenderebbero di più o si impegnerebbero di più per migliorare la sicurezza, in base alla ripartizione geografica di appartenenza (val. %) Area geografica Nord Centro est Sud e isole 22,1 7,3 37,8 5,3 6,5 7,3 9,5 0,4 3,8 25,3 7,5 39,3 7,5 7,5 9,1 2,7 25,0 8,0 30,4 6,9 8,5 10,1 9,0 28,5 6,9 35,2 8,1 6,3 5,8 5,5 1,1 2,1 3,7 25,5 7,3 35,8 7,0 7,0 7,6 6,7 0,1 3,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Nord ovest Alimenti sani Viaggiare più sicuro/a Un ambiente più pulito Edifici pubblici e privati più sicuri Tramandare un patrimonio edile ben mantenuto Evitare i dissesti del territorio Essere informato sulla sicurezza di luoghi e prodotti Prodotti di bellezza sicuri Non intendo spendere per nessuna delle cose elencate Totale Italia Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 7 - Ambiti in cui gli italiani spenderebbero di più o si impegnerebbero di più per migliorare la sicurezza, secondo l’ampiezza demografica del luogo di residenza (val. %) Alimenti sani Viaggiare più sicuro/a Un ambiente più pulito Edifici pubblici e privati più sicuri Tramandare un patrimonio edile ben mantenuto Evitare i dissesti del territorio Essere informato sulla sicurezza di luoghi e prodotti Prodotti di bellezza sicuri Non intendo spendere per nessuna delle cose elencate Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Abitanti 30.000 – 100.000 – Oltre 100.000 250.000 250.000 Dato globale Fino a 10.000 10,000 – 30.000 25,4 6,8 36,2 7,4 5,8 30,7 6,3 29,9 4,0 10,3 23,6 8,8 35,1 5,6 8,3 28,7 8,7 43,7 6,3 2,5 19,1 7,2 39,4 13,2 5,3 25,5 7,3 35,8 7,0 7,0 8,7 6,8 6,3 10,3 8,8 4,2 5,0 3,8 7,2 6,6 7,6 6,7 2,9 0,4 1,8 5,6 1,3 2,0 0,1 3,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 2.1.3. Alla ricerca di aiuto Il singolo cittadino cerca di impegnarsi a fondo, per quanto è nelle sue forze, nella ricerca costante della sicurezza, nel cercare di aumentare i livelli della sicurezza propria e di chi gli sta intorno, anche quando questi livelli siano già accettabili. Ognuno cioè si mette in gioco per adottare comportamenti più assennati, cercando di migliorare la propria educazione alla sicurezza, impegnandosi in prima persona con le proprie risorse personali di tempo e denaro. Ma può arrivare il momento, quando sono in discussione aspetti della sicurezza collettiva, che capisce che da solo, come singolo cittadino appunto, non può più farcela. È necessario, e conseguente, a questo punto, che il cittadino cerchi aiuto in altri soggetti che sappiano, e possano, accollarsi il compito di tutelare la sicurezza di tutti, di far continuare il cammino verso la cultura della sicurezza, senza dimenticare che il sentimento di impotenza del singolo cittadino verso gli aspetti di sicurezza collettiva può abbracciare grandi temi di carattere generale, ma può riguardare anche temi inerenti la vita di tutti i giorni, l’abitazione, la salute, così importanti per i cittadini. È fondamentale allora, a seconda dei temi, che si sappia individuare un interlocutore ben preciso, istituzionale o appartenente all’area delle associazioni di consumatori e di utenti, cui ci si possa rivolgere, un interlocutore sappia e debba farsi carico dell’istanza ricevuta, laddove il singolo cittadino non sia in grado di fronteggiare la situazione. In generale gli intervistati pensano che le associazioni di consumatori e di utenti dovrebbero essere maggiormente in grado di assumersi il compito di tutelare la sicurezza collettiva in quei campi dove gli stessi cittadini si sentono più responsabilizzati come persone e cercano quindi altri consumatori e utenti come loro che possano aiutarli. Quando cioè sono in gioco gli aspetti di sicurezza relativi alla propria persona e alla propria salute (ad esclusione di quella legata a fenomeni di tipo criminoso) e quelli relativa alla propria abitazione privata. Pensano invece che siano le istituzioni a doversi assumere questi compiti nei campi a spiccata vocazione pubblica, quando sono in esame ambiti fuori della loro responsabilità diretta, e spesso, si vorrebbe dire, del loro controllo, come la tutela dell’ambiente, la sicurezza stradale, la sicurezza degli edifici e dei luoghi di lavoro. Nel dettaglio (fig. 25), il 63,1% degli intervistati ritiene che le associazioni di consumatori e utenti dovrebbero farsi carico principalmente degli aspetti 36 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale di sicurezza collettiva relativi alla salute e alla sicurezza personale (ad esclusione di quella legata a fenomeni di tipo criminoso), con il restante 36,9% che ritiene che tale compito dovrebbe spettare alle istituzioni. Questa situazione è molto variegata se si analizza secondo l’area geografica di appartenenza (fig. 26): gli intervistati del Nord Ovest e del Centro ritengono in maggior misura che le associazioni dovrebbero farsi carico di questi aspetti, rispettivamente il 68,2% e il 65,9%, in minor misura gli intervistati del Nord Est, il 60%, e del Sud e delle Isole, il 59,3%. Mentre è da notare il fatto che sono le persone tra i trenta e i quarantaquattro anni a essere più proiettate verso le associazioni, il 68,5%, percentuale che scende fino al 58,1 per le persone tra i quarantacinque e i sessantaquattro anni (fig. 27). Secondo la grande maggioranza degli intervistati poi, il 76,5%, sono sempre le associazioni di consumatori e utenti che dovrebbero principalmente farsi carico degli aspetti di sicurezza collettiva relativi alla propria abitazione, con il restante 23,5% che ritiene che invece dovrebbero essere le istituzioni. C’è da notare (fig. 28) che nel nord della Penisola un numero maggiore di intervistati ritiene che si dovrebbero coinvolgere maggiormente le associazioni (il 79,6% nel Nord Ovest, l’82,3% nel Nord Est, rispetto al 76,5% globale), stessa cosa che accade nei centri medio piccoli, l’80,5% nei centri tra i 10 mila e i 30 mila abitanti, l’80,8% nei centri tra i 30 mila e i 100 mila abitanti, rispetto un dato delle città oltre i 250 mila abitanti del 66,9% e un dato globale sempre del 76,5% (fig. 29). Le cose cambiano radicalmente quando ci si allontana dalla propria sfera personale della salute e dell’abitazione. Secondo il 74,3% degli intervistati sono invece le istituzioni che dovrebbero principalmente farsi carico dell’aspetto di sicurezza collettiva relativo alla tutela dell’ambiente, con il conseguente 25,7% che ritiene che invece se ne dovrebbero fare carico le associazioni di consumatori e utenti. Il dato cala nel Centro Italia fino al 69,7%, mentre resta grosso modo costante nelle altre aree geografiche (fig. 30). Il 74,1% degli intervistati ritiene poi che siano sempre le istituzioni a doversi fare carico principalmente dell’aspetto collettivo relativo alla sicurezza stradale (il 25,9% le associazioni di consumatori e utenti). Anche in questo caso gli intervistati abitanti nel Centro Italia sono meno fiduciosi delle istituzioni: questo dato passa, per quell’area geografica, dal 74,1% al 70,3% (fig. 31). Riguardo agli aspetti di sicurezza collettiva relativi agli edifici pubblici e privati, il 71,1% degli intervistati ritiene che siano ancora le istituzioni a dover farsene principalmente carico, contro il 28,8% che vorrebbe investire 37 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale in proposito le associazioni di consumatori e utenti. Anche in questo ambito troviamo grandi differenze nelle varie aree geografiche italiane: nel Nord Ovest è il 77% degli intervistati che pensa che le istituzioni dovrebbero occuparsi di questo ambito della sicurezza, mentre è solo il 58% nel Nord Est, il 69,7% nel centro e il 74,6% nel Sud e nelle Isole, sempre a fronte di un dato globale del 71,1% (fig. 32). Una situazione più sfumata c’è infine per l’aspetto della sicurezza collettiva relativo ai luoghi di lavoro, riguardo al quale il 58,2% degli intervistati ritiene che dovrebbero principalmente farsene carico le istituzioni, con il conseguente 41,8% per le associazioni di consumatori e utenti. Gli intervistati abitanti nel Centro Italia, ancora una volta, ritengono le istituzioni adatte in minor misura a farsi carico di un aspetto della sicurezza collettiva, con questo dato che scende al 51,6%, mentre le istituzioni sono ritenute più adatte nel Sud e nelle Isole, dove lo stesso sale al 64,1% (fig. 33). Analoga situazione la troviamo nelle città con più di 250 mila abitanti, dove scende al 54% e nelle città tra i 100 mila e i 250 mila abitanti, dove sale al 65,4%, sempre a fronte di un dato globale del 58,2% (fig. 34). 38 FONDAZIONE CENSIS Istituzioni 0 20 41,8 60 58,2 74,1 74,3 76,5 80 71,2 63,1 Associazioni di consumatori/utenti 40 28,8 25,9 25,7 23,5 36,9 100 Istituzioni 0 Fonte: indagine Censis, 2006 Dato Globale Sud Isole Centro Nord Est Nord Ovest 20 60 65,9 63,1 59,3 60 68,2 Associazioni di consumatori/utenti 40 36,9 40,7 40 34,1 31,8 80 Fig. 26 – La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della salute/sicurezza personale, per area geografica di appartenenza (val. %) Fonte: indagine Censis, 2006 Luoghi di lavoro Edifici pubblici e privati Sicurezza stradale Tutela dell'ambiente Abitazione privata Salute/sicurezza personale Fig. 25 – La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dei suoi vari aspetti (val. %) Dato Globale 45 - 64 anni 30 - 44 anni 18 - 29 anni Istituzioni 0,0 60,0 80,0 Associazioni di consumatori/utenti 40,0 63,1 58,1 68,5 64,0 20,4 20 40 60 80 76,5 71,8 75,1 82,3 79,6 Associazioni di consumatori/utenti 23,5 28,2 24,9 17,7 Istituzioni 0 Fonte: indagine Censis, 2006 Dato globale Sud Isole Centro Nord Est Nord Ovest 100 Fig. 28 – La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della sicurezza dell’abitazione privata, per area geografica di appartenenza (val. %) 20,0 41,9 36,9 31,5 36,0 La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della salute/sicurezza personale, per classi di età (val. %) Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 27 – 0 40 60 80 76,5 66,9 Associazioni di consumatori/utenti 20 23,5 33,1 76,2 80,8 80,5 75,5 100 Sud Isole Centro Nord Est Nord Ovest 20 Istituzioni Fonte: indagine Censis, 2006 0 60 80 74,3 74,7 69,7 77,7 74,7 Associazioni di consumatori/utenti 25,7 40 30,3 25,3 22,3 25,3 100 La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della sicurezza dell’ambiente, per area geografica di appartenenza (val. %) Dato globale Fig. 30 – Fonte: indagine Censis, 2006 Istituzioni Dato globale Oltre 250.000 abitanti 23,8 19,2 30.000 - 100.000 abitanti 100.000 - 250.000 abitanti 19,5 24,5 10.000 - 30.000 abitanti Meno di 10.000 abitanti Fig. 29 – La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della sicurezza dell’abitazione privata, per ampiezza demografica del luogo di residenza (val. %) 0 Fonte: indagine Censis, 2006 Istituzioni Dato globale Sud Isole Centro Nord Est Nord Ovest 20 40 60 80 74,1 72,3 70,3 74,6 78,9 100 Associazioni di consumatori/utenti 25,9 27,7 29,7 25,4 21,1 Fig. 31 – La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della sicurezza stradale, per area geografica di appartenenza (val. %) 0,0 40,0 42,0 60,0 58,0 80,0 71,2 74,6 69,7 77,0 Associazioni di consumatori/utenti 20,0 28,8 25,4 30,3 23,0 100,0 0 10 Istituzioni Fonte: indagine Censis, 2006 Dato globale Sud Isole Centro Nord Est Nord Ovest 20 40 50 41,8 60 58,2 70 64,1 Associazioni di consumatori/utenti 30 35,9 56,7 56,2 48,4 51,6 43,3 43,8 Fig. 33 – La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della sicurezza relativa ai luoghi di lavoro, per area geografica di appartenenza (val. %) Fonte: indagine Censis, 2006 Istituzioni Dato globale Sud Isole Centro Nord Est Nord Ovest Fig. 32 – La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della sicurezza relativa agli edifici pubblici e privati, per area geografica di appartenenza (val. %) Fonte: indagine Censis, 2006 Istituzioni 0 10 20 30 40 50 60 70 58,2 65,4 60,6 56,2 58,1 46,0 54,0 41,8 34,6 39,4 43,8 41,9 Associazioni di consumatori/utenti Dato globale Oltre 250.000 abitanti 100.000 - 250.000 abitanti 30.000 - 100.000 abitanti 10.000 - 30.000 abitanti Meno di 10.000 abitanti Fig. 34 – La sicurezza collettiva: i soggetti che dovrebbero farsi carico dell’aspetto della sicurezza relativa ai luoghi di lavoro, per ampiezza demografica del luogo di residenza (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale L’educazione dei singoli e l’aiuto di istituzioni e associazioni sono dunque i pilastri fondamentali per l’innalzamento dei livelli di sicurezza, ma è necessario individuare, secondo i vari ambiti in cui di volta in volta si trova a operare la popolazione, quali strumenti specifici siano necessari perché la situazione generale della sicurezza sia sempre più soddisfacente. Bisogna individuare cioè le leve concrete attraverso le quali tutti gli attori coinvolti, secondo le loro possibilità e competenze, sappiano costruire qualcosa che, partendo da basi solide, innalzi realmente e tangibilmente i livelli di sicurezza, senza che i bisogni dei cittadini vengano relegati a semplici istanze di principio. A questo proposito, gli italiani hanno le idee abbastanza chiare, ritenendo più efficaci in generale, tra gli strumenti proposti per innalzare i livelli di sicurezza nei vari ambiti, quelli forse più semplici ma di più sicuro e immediato utilizzo, quelli più maneggevoli, insomma, come la maggiore efficacia dei controlli e la maggiore responsabilizzazione individuale. Da un lato quindi si ritengono sufficienti le normative esistenti, di cui si sollecita però in maniera forte una migliore applicazione, dall’altro, si sottolinea ancora una volta quanto debba essere importante il contributo dei singoli. Con minore fiducia invece sono visti gli strumenti più sofisticati e che necessitano un lavoro creativo, in un certo senso proiettati nel futuro, come una maggiore informazione/formazione, la produzione di nuove normative e lo sviluppo della tecnologia, tanto più se si nota che la scelta da parte degli intervistati di questi ultimi due strumenti è in netto calo rispetto a quanto rilevato nel 1° Rapporto annuale sul valore della sicurezza in Italia, del 2004. È giusto investire sulla sicurezza per il futuro, dunque, ma l’istanza della sicurezza è un’istanza immediata. Si cercano poco nuove normative, nuove tecnologie e nuove informazioni, insomma, la sicurezza la si vuole raggiungere presto, subito anzi, avvalendosi con la massima facilità di quello che si ha sotto mano, anche per non restare delusi su quanto potranno essere mantenute le promesse fatte per il futuro. Entrando nel dettaglio, dunque, cominciando a analizzare un ambito assai peculiare come quello dell’ambiente, in cui sia la parte pubblica sia la parte privata devono agire con il massimo discernimento e responsabilità, lo strumento considerato più utile per innalzare i livelli di sicurezza è la maggiore efficacia dei controlli, secondo il 39% degli intervistati, cui quasi si affianca quello della maggiore responsabilizzazione individuale, scelto invece dal 32,8% di loro (fig. 35). Questo dato dimostra una grande presa di coscienza dei singoli sul tema della sicurezza ambientale, non sempre evidente, che cioè per l’ambiente tutti possono fare qualcosa se responsabilizzati a dovere, circostanza che emerge ancora di più se si 42 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale raffrontano questi dati con quelli rilevati nel 2004, quando gli stessi strumenti erano stati scelti rispettivamente dal 47,1% e dal 21% degli intervistati. Molto distanti sono gli altri strumenti proposti per innalzare i livelli di sicurezza: il 12% degli intervistati ritiene che siano utili nuove normative (il 14,7% nel 2004), il 9,3% ritiene che sia utile una maggiore informazione/formazione (il 9,5% nel 2004) e solo il 6,9% (il 7,7% nel 2004) lo sviluppo della tecnologia (fig. 36). C’è da notare poi che, fermo restando il divario tra le scelte relative allo strumento della maggiore efficacia dei controlli e a quello della maggiore responsabilizzazione individuale, con gli altri strumenti proposti agli intervistati, in alcuni situazioni il rapporto tra di loro si ribalta. Questo avviene per chi abita nelle regioni del Nord Est, rispettivamente 35,5% e 42%, per chi abita in centri tra i 30 mila e i 100 mila abitanti, rispettivamente 34,9% e 37,8%, per chi abita in centri tra i 100 mila e i 250 mila abitanti, rispettivamente 35,4% e 39,2%, per chi ha tra i diciotto e i ventinove anni di età, rispettivamente 34,7% e 36%, a fronte di un dato globale del 39% e del 32,8% (tab. 8). Un’ulteriore anomalia, che troveremo spesso, si riscontra poi per chi abita nelle città con oltre i 250 mila abitanti, dove lo strumento della maggiore informazione/formazione passa al 18,1% dal 9,3% globale (tab. 9). Nell’ambito del patrimonio edilizio lo strumento che secondo gli intervistati può risultare più utile per innalzare il livello di sicurezza è di gran lunga la maggiore efficacia dei controlli, che raggiunge il 45,5% delle scelte (fig. 37). Seguono, molto distanziati, lo strumento delle nuove normative, ritenuto il più utile dal 18,8% degli intervistati, quello della maggiore responsabilizzazione individuale dal 18,3%, dello sviluppo della tecnologia dal 10,3%, della maggiore informazione/formazione dal 7,1%. È evidente come in questo ambito gli intervistati si fidino soprattutto dei controlli da parte delle autorità, ritenuti utili nel 2004 dal 37,9% degli intervistato e passati al 45,5% oggi, e del senso civico dei singoli, che fa passare la maggiore responsabilizzazione individuale dal 13,3% del 2004 al 18,3% piuttosto che di strumenti come le nuove normative, passate addirittura dal 31,3% del 2004 al 18,8% di oggi (fig. 38). Nelle nuove normative si ha comunque ancora parzialmente fiducia nelle città con oltre 250 mila abitanti con il 24,3% degli intervistati che le considerano lo strumento più utile, a fronte del 18,8% globale (tab. 10). Anche riguardo ai luoghi di lavoro la maggiore efficacia dei controlli è considerato lo strumento più utile per innalzarne i livelli di sicurezza e anche in questo caso in misura maggiore di quanto rilevato nel 2004 (figg. 39 e 40). La pensa così infatti il 41,7% degli intervistati (il 37,9% nel 2004), a fronte di un molto minore 20,7% (il 20,4% nel 2004) che ritiene sia invece 43 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale la maggiore responsabilizzazione individuale. C’è da notare comunque in questo ambito, come sia cresciuto rispetto al 2004 il consenso verso l’informazione e la formazione, peraltro previste dalle leggi vigenti in materia, che fa sì che il 16,1% degli intervistati (addirittura il 21,2% nelle città con oltre 250 mila abitanti – tab. 11) ritenga che questo sia lo strumento più utile, rispetto al 13,5% del 2004. Il 14,1% degli intervistati, infine, ritengono che lo strumento più utile siano le nuove normative (il 16,1% nel 2004) e solo il 7,4% che sia sviluppo della tecnologia (il 12,6% nel 2004). Cambia radicalmente la situazione rispetto all’ambito della salute e della sicurezza personale che, come abbiamo visto in più occasioni, è un ambito in cui l’individuo preferisce tutelare da sé i propri interessi. Lo strumento ritenuto più utile in questo contesto per innalzare i livelli di sicurezza, diversamente dagli altri dove prevale la maggiore efficacia dei controlli, è la maggiore responsabilizzazione individuale scelta da oltre la metà degli intervistati, dal 50,2% (fig. 41). Questo dato è in crescita rispetto al 2004, quando si era fermato al 49,3% (fig. 42) e sale al 56,3% se si prende in esame la fascia di età compresa tra i diciotto e i ventinove anni (tab. 12). Cresce comunque, anche se distanziato, lo strumento della maggiore efficacia dei controlli dal 15% del 2004 al 20,6% di oggi. Riguardo agli altri strumenti, quello della maggiore informazione/ formazione raggiunge il 21,8% (22,8% nel 2004, e si dimostra ancora una volta molto importante nelle città con oltre i 250 mila dove raggiunge il 27,5% - tab. 13), quello delle nuove normative il 4,5% (5,2% nel 2004) e quello dello sviluppo della tecnologia il 2,9% (5,2% nel 2004). 44 FONDAZIONE CENSIS Fig. 35 - Strumenti considerati più utili dagli italiani per l’innalzamento dei livelli di sicurezza nell’ambito dell’ambiente (val. %) 32,8 39,0 9,3 6,9 12,0 Maggiore efficacia dei controlli Nuove normative Lo sviluppo della tecnologia Una maggiore formazione/informazione Maggiore responsabilizzazione individuale Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 36 – Strumenti considerati più utili dagli italiani per l’innalzamento dei livelli di sicurezza nell’ambito dell’ambiente: una visione dinamica (val. %) 47,1 2006 2004 39,0 32,8 21,0 14,7 12,0 6,9 Maggiore efficacia dei controlli Nuove normative Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 7,7 Lo sviluppo della tecnologia 9,3 9,5 Una maggiore formazione/informazione Maggiore responsabilizzazione individuale Fig. 37 – Strumenti considerati più utili dagli italiani per l’innalzamento dei livelli di sicurezza nell’ambito del patrimonio edilizio (val. %) 18,3 7,1 45,5 10,3 18,8 Maggiore efficacia dei controlli Nuove normative Lo sviluppo della tecnologia Una maggiore formazione/informazione Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 38 – Strumenti considerati più utili dagli italiani per l’innalzamento dei livelli di sicurezza nell’ambito del patrimonio edilizio: una visione dinamica (val. %) 2006 2004 45,5 37,9 31,3 18,8 18,3 10,3 13,3 11,4 7,1 Maggiore efficacia dei controlli Nuove normative Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 Lo sviluppo della tecnologia 6,1 Una maggiore formazione/ informazione Maggiore responsabilizzazione individuale Fig. 39 – Strumenti considerati più utili dagli italiani per l’innalzamento dei livelli di sicurezza nell’ambito dei luoghi di lavoro (val. %) 20,7 41,7 16,1 7,4 14,1 Maggiore efficacia dei controlli Nuove normative Lo sviluppo della tecnologia Una maggiore formazione/informazione Maggiore responsabilizzazione individuale Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 40 – Strumenti considerati più utili dagli italiani per l’innalzamento dei livelli di sicurezza nell’ambito dei luoghi di lavoro: una visione dinamica (val. %) 2006 2004 41,7 37,4 20,7 14,1 16,1 16,1 12,6 20,4 13,5 7,4 Maggiore efficacia dei controlli Nuove normative Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 Lo sviluppo della tecnologia Una maggiore formazione/ informazione Maggiore responsabilizzazione individuale Fig. 41 – Strumenti considerati più utili dagli italiani per l’innalzamento dei livelli di sicurezza nell’ambito della salute/sicurezza personale (val. %) 20,6 4,5 2,9 50,2 21,8 Maggiore efficacia dei controlli Nuove normative Lo sviluppo della tecnologia Una maggiore formazione/informazione Maggiore responsabilizzazione individuale Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 42 – Strumenti considerati più utili dagli italiani per l’innalzamento dei livelli di sicurezza nell’ambito della salute/sicurezza personale: una visione dinamica (val. %) 2006 2004 50,2 21,8 20,6 49,3 22,8 15,0 4,5 Maggiore efficacia dei controlli 5,2 Nuove normative Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 7,7 2,9 Lo sviluppo della tecnologia Una maggiore formazione/ informazione Maggiore responsabilizzazione individuale Tab. 8 – La sicurezza relativa responsabilizzazione (val. %) Maggiore efficacia nei controlli Maggiore responsabilizzazione individuale all’ambiente fra controlli Dato globale Regioni del Nord est Centri tra Centri i 30 mila tra i 100 e i 100 mila e i mila ab. 250 mila ab. 39,0 35,5 34,9 35,4 34,7 32,8 42,0 37,8 39,2 36,0 e Individui tra i 18 e i 29 anni Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 9 – La sicurezza relativa all’ambiente: l’utilità della informazione/formazione nelle città con oltre 250 mila abitanti (val. %) Informazione/formazione: dato globale Informazione/formazione: città con oltre 250 mila abitanti 9,3 18,1 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 10 – La sicurezza relativa al patrimonio edilizio: l’utilità nuove normative nelle città con oltre 250 mila abitanti (val. %) Nuove normative: dato globale 18,8 Nuove normative: città con oltre 250 mila abitanti 24,3 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 11 – La sicurezza relativa ai luoghi di lavoro: l’utilità della informazione/formazione nelle città con oltre 250 mila abitanti (val. %) Informazione/formazione: dato globale 16,1 Informazione/formazione: città con oltre 250 mila abitanti 21,2 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 12 – La sicurezza relativa alla salute/sicurezza personale: l’utilità di maggiore responsabilizzazione nella classe di età diciotto – ventinove anni (val. %) Maggiore responsabilizzazione individuale: dato globale 50,2 Maggiore responsabilizzazione individuale: classe di età tra i diciotto e i ventinove anni 56,3 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 13 – La sicurezza relativa alla salute/sicurezza personale: l’utilità della informazione/formazione nelle città con oltre 250 mila abitanti (val. %) Informazione/formazione: dato globale 16,1 Informazione/formazione: città con oltre 250 mila abitanti 21,8 Fonte: indagine Censis, 2006 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 2.1.4. Cose che accadono Tutti, singole persone, istituzioni e associazioni, sono uniti nella prevenzione e nell’educazione, nella ricerca di ogni strumento che innalzi i livelli di sicurezza esistenti. Tutti sono uniti nella costruzione, insomma, di quella che si definiva come cultura della sicurezza. Tutto questo però ancora non basta, tutto questo non ha impedito a quasi la metà degli intervistati e a un terzo circa dei loro familiari di subire nell’ultimo anno incidenti, disturbi o danni. Quello che si diceva analizzando il cambiamento dei livelli di sicurezza negli ultimi cinque anni, si conferma con l’esame specifico degli incidenti e degli eventi dannosi per la persona, capitati nell’ultimo anno, che cioè la strada verso gli alti livelli di sicurezza è stata senz’altro imboccata, ma è ancora lunga e accidentata, e che si può, e si deve, fare di più. Posto che il 54,3% degli intervistati e il 67,5% dei loro familiari non hanno subito nell’ultimo anno incidenti, disturbi o danni, è soprattutto il lavoro e il suo ambiente che causano la maggior parte degli eventi di questo tipo, soprattutto nelle città, direttamente o, in maggior misura, attraverso i comportamenti e la vita di tutti i giorni a esso correlati, come i pasti frettolosi con cibo scadente e gli spostamenti. Una volta si sarebbe ricorsi all’immagine del “logorio della vita moderna”; oggi non si può dimenticare il disagio che tocca anche la casa, diventata un luogo meno sicuro di quanto si pensi (tab. 14). Agli intervistati, nel 14,9% dei casi è capitato infatti di accusare disturbi di salute per stress da lavoro, nel 10,9% dei casi di acquisire cattive abitudini alimentari (e dove se non, principalmente, nel luogo di lavoro o studio?) e nel 9,6% di accusare disturbi di salute per cause inquinanti (scarichi, gas, fumo…). Le stesse cause le troviamo in cima alla lista di quanto accusato dai componenti delle loro famiglie: nel 10,9% dei casi i disturbi di salute per stress e lavoro, nell’8% quelli per cause inquinanti, nel 7,6% quello di acquisire cattive abitudini alimentari. Più indietro, ma sempre in misura piuttosto rilevante e con cause invece direttamente legate al luogo di lavoro, troviamo che nell’ultimo anno è capitato al 5,1% degli intervistati di accusare disturbi di salute collegati all’ambiente di lavoro e al 2,2% di loro di avere un incidente sul luogo di lavoro; dati analoghi si riscontrano per i familiari: 4,2% per i disturbi di salute e 2,7% per gli incidenti. Legato agli spostamenti poi, sia per il lavoro che per il tempo libero, è il dato relativo agli incidenti stradali capitati agli intervistati in un non trascurabile 3,9% dei casi, e ai loro familiari in un altrettanto non trascurabile 4,1%. 51 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Il pericolo di incidenti, come abbiamo già visto, si nasconde comunque anche dentro quello che per molti versi è considerato invece il guscio più sicuro, la casa. Nell’8% dei casi è capitato agli intervistati di ferirsi nello svolgimento di attività domestiche e nel 5,7% è capitato a un loro familiare; nel 7,9% dei casi è capitato di cadere o scivolare in casa e nel 5,8% a un loro familiare; nel 5% dei casi di ferirsi nello svolgimento di attività di fai da te (bricolage, riparazioni…) e nel 3,1% che sia stato un familiare a ferirsi; nel 4,8% dei casi è capitato di ustionarsi in casa e nel 3,9% che sia stato un familiare a ustionarsi. Meno rilevanti, infine, altri eventi: gli intervistati hanno avuto intossicazioni alimentari nel 4,1% dei casi (4% i familiari), hanno subito danni alla propria abitazione a seguito di un disastro naturale nel 2,6% dei casi (2,2% i familiari), hanno subito danni fisici per la cattiva manutenzione di un edificio nell’1,4% dei casi (2,3% i familiari), hanno subito danni fisici a seguito di un disastro naturale nell’1% dei casi (1,7% i familiari). Molte osservazioni possono poi farsi se si analizzano questi dati di carattere generale, incrociandoli con le diverse variabili, come, per esempio quella dell’ampiezza demografica del luogo di residenza degli intervistati e della sua ubicazione geografica. Mentre non sorprende infatti che nei centri fino a 100 mila abitanti praticamente tutti gli indici relativi ai disturbi per inquinamento e per lavoro in generale siano nettamente inferiori al dato globale e che gli stessi siano superiori al dato globale per quanto riguarda le città con oltre 250 mila abitanti, è notevole quanto nelle città tra i 100 mila e i 250 mila abitanti quelli relativi al lavoro siano sempre superiori sia al dato globale sia a quello delle città più grandi, certamente per una maggiore sensibilità degli intervistati di queste località, al confine tra maggiore e minore vivibilità, verso questo tema particolare. Nello specifico gli intervistati residenti nei centri tra i 100 mila e i 250 mila abitanti hanno accusato disturbi di salute per stress da lavoro nel 21,3% dei casi, quelli nei centri oltre i 250 mila abitanti nel 17,3% dei casi, con un dato globale del 14,9%; riguardo invece i disturbi di salute collegati all’ambiente di lavoro nei centri tra i 100 mila e i 250 mila abitanti sono stati accusati nell’8,8% dei casi, nei centri oltre i 250 mila abitanti nell’8% dei casi, con un dato globale del 5,1% (tab. 15). Notiamo poi che anche gli abitanti del Nord Est e del Centro sono molto soggetti ad accusare disturbi di salute per stress da lavoro, rispettivamente nel 22,8% e 19,4% dei casi, a fronte del 14,9% globale, e che gli stessi sono molto soggetti anche ad acquisire cattive abitudini alimentari, rispettivamente nel 18,5% e 14,5% dei casi, a fronte di un 10,9% globale. 52 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Se invece analizziamo i dati di carattere generale in base all’età e al sesso degli intervistati notiamo, anche qui senza sorprese, che le persone tra i diciotto e i ventinove sono più soggette a acquisire cattive abitudini alimentari, nel 15,1% dei casi, a fronte del 10,9% globale, a avere un incidente stradale, 5,4% contro il 3,9% globale, a ferirsi nelle attività domestiche, 11,1% contro 8%, e a avere una intossicazione alimentare, 8,4% contro 4,1% e che quelle tra i trenta e i quarantaquattro anni accusano maggiormente disturbi di salute per stress da lavoro, nel 19.9% dei casi, a fronte di un 14,9% globale (tab. 16). Gli uomini intervistati, infine, hanno accusato in generale meno incidenti disturbi e danni rispetto alle donne intervistate. Nell’ultimo anno non ne sono capitati affatto al 58,2% di loro, mentre non ne sono capitati al 50,6% delle donne intervistate (tab. 17). 53 FONDAZIONE CENSIS Tab. 14 - Incidenti, disturbi e danni accusati nell’ultimo anno dagli italiani o da un componente della loro famiglia (val. %) Dalla persona intervistata Disturbi di salute per cause inquinanti Acquisire cattive abitudini alimentari Disturbi di salute per stress da lavoro Avere un incidente stradale Disturbi di salute collegati all'ambiente di lavoro Avere un incidente sul luogo di lavoro Danni fisici per cattiva manutenzione di un edificio Danni fisici a seguito di un disastro naturale Danni all'abitazione per un disastro naturale Cadere/scivolare in casa Ustionarsi in casa Ferirsi nello svolgimento di attività domestiche Avere una intossicazione alimentare Ferirsi nello svolgimento di attività di fai da te Non capitato 9,6 10,9 14,9 3,9 5,1 2,2 1,4 8,0 7,6 10,9 4,1 4,2 2,7 2,3 1,0 2,6 7,9 4,8 8,0 4,1 5,0 54,3 1,7 2,2 5,8 3,9 5,7 4,0 3,1 67,5 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 Da un componente della famiglia Tab. 15 - Incidenti, disturbi e danni accusati nell’ultimo anno dagli italiani, secondo l’ampiezza demografica del luogo di residenza (val. %) Fino a 10.000 Disturbi di salute per cause inquinanti Acquisire cattive abitudini alimentari Disturbi di salute per stress da lavoro Avere un incidente stradale Disturbi di salute collegati all'ambiente di lavoro Avere un incidente sul luogo di lavoro Danni fisici per cattiva manutenzione di un edificio Danni fisici a seguito di un disastro naturale Danni all'abitazione per un disastro naturale Cadere/scivolare in casa Ustionarsi in casa Ferirsi nello svolgimento di attività domestiche Avere una intossicazione alimentare Ferirsi nello svolgimento di attività di fai da te Non capitato 10.000 30.000 100.000 250.000 Oltre 250.000 Dato globale 3,6 8,6 12,2 15,0 16,7 9,6 9,1 12,0 3,5 4,5 13,2 15,0 4,5 3,6 9,4 15,0 4,5 4,2 13,8 21,3 2,9 8,8 12,0 17,3 3,6 8,0 10,9 14,9 3,9 5,1 2,3 1,8 1,9 5,0 1,3 2,2 1,0 0,9 1,9 2,5 2,0 1,4 0,3 1,8 1,9 1,3 1,6 1,4 5,6 5,0 0,7 2,6 9,7 4,5 7,1 5,9 3,2 6,4 9,9 7,0 8,0 5,0 3,8 15,0 6,0 5,3 8,7 7,9 4,8 8,0 3,6 4,9 3,2 4,1 4,2 7,5 6,3 6,3 5,3 2,7 4,1 5,0 58,6 53,2 54,0 50,0 50,0 54,3 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 Abitanti 30.000 100.000 1,0 Tab. 16 - Incidenti, disturbi e danni accusati nell’ultimo anno dagli italiani, secondo la classe di età (val. %) 18 - 29 Disturbi di salute per cause inquinanti Acquisire cattive abitudini alimentari Disturbi di salute per stress da lavoro Avere un incidente stradale Disturbi di salute collegati all'ambiente di lavoro Avere un incidente sul luogo di lavoro Danni fisici per cattiva manutenzione di un edificio Danni fisici a seguito di un disastro naturale Danni all'abitazione per un disastro naturale Cadere/scivolare in casa Ustionarsi in casa Ferirsi nello svolgimento di attività domestiche Avere una intossicazione alimentare Ferirsi nello svolgimento di attività di fai da te Non capitato Classe di età 30 – 44 45 – 64 8,0 15,1 13,3 5,4 4,0 3,1 2,7 1,3 3,1 8,4 5,3 11,1 8,4 5,3 54,7 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 17 – Italiani che non hanno accusato incidenti, disturbi e danni nell’ultimo anno, secondo il sesso (val. %) Maschi Femmine Dato globale 58,2 50,6 54,3 Fonte: indagine Censis, 2006 9,4 10,8 19,9 3,5 6,4 2,9 1,8 0,6 2,6 5,3 4,7 6,7 2,9 4,1 52,3 10,6 8,6 11,6 3,4 4,7 1,0 0,5 1,2 2,2 9,9 4,7 7,4 2,7 5,7 55,8 Dato globale 9,6 10,9 14,9 3,9 5,1 2,2 1,4 1,0 2,6 7,9 4,8 8,0 4,1 5,0 54,3 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 2.1.5. La mobilità che inquieta Possiamo fare molto per cercare di arginare i pericoli che derivano dalle situazioni di rischio, prevedibili o imprevedibili che siano. Possiamo farlo con l’educazione individuale, con nuove normative, con controlli più accurati, con strumenti sempre più sofisticati o sempre a portata di mano, ma è facile rendersi conto che una certa sensazione di paura rimarrà sempre, anche come spinta positiva per non adagiarsi sui livelli di sicurezza raggiunti, e ci fa capire quanto sia necessario limitare sempre di più gli eventi negativi che possano danneggiarci. È comprensibile dunque che si continui ad avere paura, anche molta, degli eventi imponderabili, dei disastri, naturali o provocati dall’uomo, che sono decisamente fuori dal controllo dei singoli, che derivano semplicemente dal fato o magari da pregressi e colposi comportamenti umani, come per esempio la costante violenza usata all’ambiente. Colpisce invece, ma è provocato da fatti che tutti i giorni abbiamo davanti agli occhi, che una delle situazioni di rischio maggiormente temuta, gli incidenti stradali, sia legata a un contesto che è sempre stato espressione di avanzamento, anche tecnologico, teoricamente destinato a farci vivere meglio. Colpisce poi perché queste considerazioni non sono frutto dell’emotività legata al momento, ma conseguono direttamente da un andamento di carattere generale, come si è potuto rilevare quando si esaminava il livello di sicurezza dei viaggi stradali (ritenuto basso, ricordiamo, dal 34,9% del campione e sentito come diminuito negli ultimi cinque anni dal 28,3%). La paura di viaggiare, anche in aereo, che è però considerato in generale più sicuro, la paura della mobilità e della velocità a tutti i costi, si affacciano dunque nella nostra società, consolidando una voglia dei cittadini di recuperare una lentezza perduta, che ci faccia anche fermare a volte, soprattutto per non lasciare in secondo piano la cura di altre paure, come quella per il degrado dell’ambiente e per la sicurezza degli alimenti. La situazione di rischio o l’evento pericoloso più temuto dagli intervistati è l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, lo teme l’86,4% del campione, seguito a brevissima distanza dagli incidenti stradali, l’84%, e dai disastri naturali (alluvioni, terremoti, smottamenti, eruzioni vulcaniche), l’81,3% (fig. 43). È notevole, a conferma di quanto si diceva sopra sull’andamento di carattere generale, come questi indici siano tutti superiori a quanto rilevato nel 1° Rapporto annuale sul valore della sicurezza in Italia, 2004, rispettivamente al 75,8%, all’80,7% e al 74,9% (fig. 44). Si stanno facendo 57 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale progressi di carattere generale, come si è già visto, ma nel breve periodo la sensazione è che le paure, quelle più forti almeno, tendano a estremizzarsi. Molto temute sono anche la manipolazione degli alimenti, dal 67,9% degli intervistati, la difficoltà di smaltire i rifiuti, dal 67,8%, e le fughe di gas, dal 64,5%. Più sfumate invece la paura di incidenti sul lavoro, li temono il 51,7% degli intervistati, la paura del cattivo stato di manutenzione degli edifici, il 46,5%, la paura dei viaggi in aereo, il 43,7%. Hanno paura infine degli incidenti domestici il 37,7% degli intervistati e del black-out il 23,5%. Le donne intervistate sono più timorose rispetto agli uomini in tutte le situazioni di rischio e gli eventi pericolosi esaminati (tab. 18), come, in generale sono più timorosi della media gli intervistati che abitano nel Sud e nelle Isole (tab. 19), e, con dei picchi fortissimi, come per l’inquinamento e gli incidenti di tutti i tipi, quelli che abitano nelle città tra i 100 mila e i 250 mila abitanti (tab. 20). Le persone tra i diciotto e i ventinove anni, infine, sono più sensibili alla paura verso gli incidenti stradali, l’87,2% degli intervistati, a fronte dell’84% globale, e verso gli incidenti sul lavoro, il 55,3% contro il 51,7% (fig. 45). 58 FONDAZIONE CENSIS Fig. 43 – Situazioni di rischio o eventi pericolosi più temuti dagli italiani (val. %) 86,4 84,0 81,3 67,9 67,8 64,5 51,7 46,5 43,7 37,7 23,5 Inquinamento dell'aria e dell'acqua Gli incidenti stradali I disastri naturali La manipolazione degli alimenti La difficoltà di smaltire i rifiuti Le fughe di gas Un incidente sul lavoro Il cattivo stato di manutenzione degli edifici I viaggi in aereo Incidenti domestici Il black-out Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 44 – Situazioni di rischio o eventi pericolosi più temuti dagli italiani: una visione dinamica (val. %) Il black-out 23,5 34,9 Incidenti domestici 43,3 37,7 I viaggi in aereo 42,9 43,7 Manutenzione degli edifici 46,5 61,2 57,6 51,7 Un incidente sul lavoro 68,4 64,5 Le fughe di gas 58,2 La difficoltà di smaltire i rifiuti 67,8 64,8 67,9 La manipolazione degli alimenti 74,9 I disastri naturali 81,3 80,7 84,0 Gli incidenti stradali 75,8 Inquinamento dell'aria e dell'acqua 0,0 10,0 20,0 2006 Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 30,0 40,0 50,0 2004 60,0 70,0 80,0 86,4 90,0 100,0 Tab. 18 – Situazioni di rischio o eventi pericolosi più temuti dagli italiani, in base al sesso (val. %) Incidenti domestici Il cattivo stato di manutenzione degli edifici Inquinamento dell'aria e dell'acqua La difficoltà di smaltire i rifiuti I disastri naturali Gli incidenti stradali Un incidente sul lavoro I viaggi in aereo Le fughe di gas Il black-out La manipolazione degli alimenti Uomini Donne Dato globale 30,9 40,2 84,5 65,2 78,6 83,4 51,9 39,1 58,2 15,8 65,5 44,2 52,5 88,2 70,4 83,9 84,5 51,5 48,1 70,6 31,0 70,2 37,7 46,5 86,4 67,8 81,3 84,0 51,7 43,7 64,5 23,5 67,9 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 19 – Situazioni di rischio o eventi pericolosi più temuti dagli italiani al Sud e nelle Isole (val. %) Sud e Isole Incidenti domestici Il cattivo stato di manutenzione degli edifici Inquinamento dell'aria e dell'acqua La difficoltà di smaltire i rifiuti I disastri naturali Gli incidenti stradali Un incidente sul lavoro I viaggi in aereo Le fughe di gas Il black-out La manipolazione degli alimenti Fonte: indagine Censis, 2006 46,9 55,8 85,7 74,0 84,8 86,8 54,8 49,4 67,7 27,9 65,8 Dato globale 37,7 46,5 86,4 67,8 81,3 84,0 51,7 43,7 64,5 23,5 67,9 Tab. 20 – Situazioni di rischio o eventi pericolosi più temuti dagli italiani residenti nelle città tra i 100 mila e i 250 mila abitanti (val. %) Incidenti domestici Il cattivo stato di manutenzione degli edifici Inquinamento dell'aria e dell'acqua La difficoltà di smaltire i rifiuti I disastri naturali Gli incidenti stradali Un incidente sul lavoro I viaggi in aereo Le fughe di gas Il black-out La manipolazione degli alimenti 100.000 250.000 abitanti Dato globale 48,1 61,0 94,8 67,5 81,8 92,2 68,2 42,1 70,1 42,9 80,5 37,7 46,5 86,4 67,8 81,3 84,0 51,7 43,7 64,5 23,5 67,9 Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 45 – Situazioni di rischio o eventi pericolosi più temuti: incidenti stradali e incidenti sul lavoro per gli italiani tra i diciotto e i ventinove anni (val. %) 87,2 84,0 55,3 Gli incidenti stradali 18 - 29 anni Fonte: indagine Censis, 2006 51,7 Un incidente sul lavoro Dato globale 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale La paura che si possano verificare determinati eventi spesso ci porta a essere più prudenti, ma conoscere quali possano essere i fattori che provochino determinate situazioni di rischio o pericolo, e quale peso abbiano nel provocarle, ci può essere di grande aiuto in termini di prevenzione. Se è vero poi che le situazioni di rischio e gli eventi pericolosi possono nascere da eventi naturali e imponderabili o da specifiche mancanze delle istituzioni è vero anche che spesso nascono da colpevoli comportamenti individuali, che ci si può impegnare ad educare. Si pensi, per esempio, quanto questo possa valere nel campo della sicurezza stradale, dove i grandi o i piccoli incidenti possono certamente verificarsi in condizioni atmosferiche e viarie non ottimali, ma spesso sono dovuti all’irresponsabilità dei guidatori. È stato chiesto agli intervistati di attribuire un punteggio da 1 a 5 al peso di vari fattori nel determinare situazione di rischio e pericolo, col punteggio 1 che indicasse la minima importanza al fattore in esame, e col punteggio 5 che ne indicasse la massima importanza. Il fattore di rischio prevalente è risultato l’irresponsabilità dei singoli, ma a tutti i fattori proposti è stato comunque attribuito un peso altissimo, a dimostrazione che se anche ci sono alcuni fattori più critici, bisogna tenere conto anche di tutti gli altri. A dimostrazione, ancora una volta, come il raggiungimento e il mantenimento di un accettabile livello di sicurezza dipenda da tutti, dai singoli cittadini come dalle istituzioni e da tutti gli organismi operanti nel territorio. Con queste premesse, è stato dunque attribuito un valore di 4,4 all’irresponsabilità dei singoli, un valore di 4,3 alla mancata applicazione di norme di prevenzione sulla salute e la sicurezza, di 4,2 all’inefficienza dei servizi di controllo della sicurezza, di 4,1 all’assenza di organismi preposti alla sicurezza in generale, ancora di 4,1 al terrorismo, di 4,0 all’inefficienza dei servizi di prevenzione, di 3,9 alla scarsità di risorse finanziarie destinate agli interventi di manutenzione, di 3,8 all’imponderabilità degli eventi naturali (fig. 46), con le donne che hanno attribuito punteggi maggiori degli uomini, rispetto a tutti i fattori proposti (tab. 21). Si deve rimarcare infine come i punteggi attribuiti ai vari fattori di rischio siano tutti superiori a quelli rilevati nel rapporto del 2004, a ulteriore conferma dell’estremizzazione del sentimento di paura negli intervistati (fig. 47). 63 FONDAZIONE CENSIS Fig. 46 – I fattori di rischio nella percezione degli italiani (val. da 1 = min. a 5 = max.) 4,4 4,3 4,2 4,1 4,1 4,0 3,9 3,8 L’irresponsabilità dei singoli La mancata applicazione di norme di prevenzione sulla salute e la sicurezza L’inefficienza dei servizi di controllo della sicurezza L’assenza di organismi preposti alla sicurezza in generale Il terrorismo L’inefficienza dei servizi di prevenzione La scarsità delle risorse finanziarie destinate agli interventi di manutenzione L’imponderabilità degli eventi naturali Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 21 - I fattori di rischio nella percezione degli italiani, in base al sesso (val. da 1 = min. a 5 = max.) Uomini La mancata applicazione di norme preventive sulla sicurezza L'irresponsabilità dei singoli L'assenza di organismi preposti alla sicurezza generale L'imponderabilità degli eventi naturali L'inefficienza dei servizi di prevenzione L'inefficienza dei servizi di controllo della sicurezza La scarsità delle risorse destinate alla manutenzione Il terrorismo Fonte: indagine Censis, 2006 4,2 4,4 4,0 3,6 3,9 4,1 3,8 4,0 Donne Dato globale 4,4 4,4 4,1 3,9 4,1 4,2 3,9 4,2 4,3 4,4 4,1 3,8 4,0 4,2 3,9 4,1 Fig. 47 – I fattori di rischio nella percezione degli italiani: una visione dinamica. Anni 2004-2006 (val. da 1 = min. a 5 = max.) L’imponderabilità degli eventi naturali La scarsità delle risorse finanziarie destinate agli interventi di manutenzione L’inefficienza dei servizi di prevenzione 3,7 3,8 3,7 3,9 3,7 4,0 4,1 4,1 Il terrorismo L’assenza di organismi preposti alla sicurezza in generale 3,8 4,1 3,8 L’inefficienza dei servizi di controllo della sicurezza 4,2 La mancata applicazione di norme di prevenzione sulla salute e la sicurezza 4,1 4,3 4,0 L’irresponsabilità dei singoli 4,4 2006 Fonte: indagine Censis, 2004 – 2006 2004 12363_05 III Rapporto annuale 3. La sfida della sicurezza stradale PARTE MONOGRAFICA 3.1. La congiuntura positiva dell’incidentalità stradale 3.1.1. Contenere il fenomeno L’andamento degli incidenti stradali assume connotazioni del tutto diverse in funzione dello spazio temporale che si sceglie come chiave di lettura. Se si prende in considerazione il breve periodo, gli ultimi quattro anni nello specifico, quasi tutti gli indicatori fanno pensare ad un contenimento del fenomeno. Dal 2000 al 2004, in particolare: - è diminuito il numero degli incidenti (-1,7%); - è diminuito il numero dei feriti (-1,6%) e quello dei morti (-15,4%); - sono calati, di conseguenza, gli indici di gravità e di lesività. L’unico elemento che è cresciuto riguarda il volume di persone complessivamente coinvolte che nel periodo considerato è salito del 52,9%, passando da 210.751 individui a ben 322.255 (tab. 22). Tab. 22 - Uno sguardo d’insieme al fenomeno dell’incidentalità stradale nel breve periodo (val. ass., var. %) Anni 2000 N. persone incidentate N. incidenti N. feriti N. morti Indice di gravità Indice di lesività 210.751 229.034 321.796 6.649 2,9 140,5 2004 322.255 224.553 316.630 5.625 2,5 141,0 Var. % 2000-2004 52,9 -1,7 -1,6 -15,4 -0,4 (1) -0,5 (1) (1) variazione assoluta Fonte: elaborazione Censis su dati Istat 67 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Sulla base di questi primi dati il fenomeno potrebbe apparire piuttosto chiaro e di semplice interpretazione, ma in realtà gli aspetti che concorrono a complicarne il quadro di lettura sono molteplici. In primo luogo, va rilevato che la riduzione del numero di incidenti rappresenta un dato piuttosto recente. Si tratta infatti di un’inversione di tendenza da ricollegare in buona parte alle innovazioni normative introdotte nel 2003 e che lascia aperta la questione della sua persistenza nel medio e lungo periodo. In altri termini, ci si può domandare se le recenti modifiche del CdS saranno in grado di determinare dei cambiamenti strutturali nelle dinamiche relative al fenomeno della sicurezza stradale in Italia o se, al contrario, i miglioramenti che si sono verificati negli ultimi tempi vadano ricondotti ad un temporaneo impatto del fattore novità sul comportamento dei conducenti. La poliedricità del tema della sicurezza stradale può essere riscontrata anche con riferimento all’ambivalenza dell’incidentalità, un fenomeno che presenta sia aspetti quantitativi, che qualitativi. Non sempre, ad esempio, i dati relativi alla frequenza degli incidenti stradali riflettono lo stesso trend degli indicatori di lesività, gravità o pericolosità. In simili circostanze la valutazione dell’andamento del grado di sicurezza stradale può risultare controversa e portare a risultati contrastanti a seconda del peso che si sceglie di attribuire all’uno o all’altro aspetto. La questione di fondo, pertanto, resta quella della prospettiva da privilegiare nell’intraprendere l’analisi di un fenomeno che è per sua natura multidimensionale ed in continua evoluzione. La visione di medio periodo, infatti, porta a considerare che il numero di incidenti su strada in Italia, nel periodo 1993-2004 è andato costantemente aumentando, nonostante in questo contesto gli anni 2003 e 2004 abbiano segnato una battuta di arresto ed una parziale inversione di trend: nel 2003 si è passati dai 41,8 ai 38,9 sinistri per 10 mila abitanti. Nel 2004 gli incidenti ogni 10 mila abitanti sono stati 38,4 segnando un’ulteriore flessione rispetto al 2003 (40,0) e al 2002 (41,8) (tab. 23 e fig. 48). 68 FONDAZIONE CENSIS 26,4 39,6 41,4 13,4 27,0 - Nord Ovest - Nord Est - Centro - Sud e Isole Italia 36,0 44,3 46,9 48,4 17,8 29,8 31,1 49,1 36,2 40,9 31,5 35,8 56,2 57,3 59,2 52,1 40,6 45,6 48,0 34,2 36,2 11,0 11,1 23,1 14,9 24,5 23,2 1998 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, 2006 (*) Dati provvisori 22,1 40,0 25,1 29,0 32,9 25,3 32,7 43,5 44,0 48,7 44,1 30,1 43,7 40,6 25,3 23,3 8,3 9,8 11,5 12,3 16,7 21,2 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Bolzano Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 1993 40,2 50,4 52,2 53,8 19,4 37,7 36,4 55,5 41,1 45,0 37,2 43,7 49,1 57,0 65,5 52,2 45,1 53,8 56,2 37,6 34,0 12,4 14,9 19,2 16,3 24,7 25,5 2000 41,3 52,2 53,0 55,0 20,0 38,5 37,4 57,5 41,6 45,1 38,2 45,7 49,2 59,3 65,1 54,2 45,1 50,8 58,5 40,7 28,0 13,0 16,2 13,8 16,4 25,7 25,6 2001 41,8 52,5 50,7 55,1 22,1 40,4 37,5 57,1 38,3 41,3 35,5 41,5 48,8 59,6 64,7 54,7 43,4 50,8 58,5 36,1 23,5 17,5 19,8 13,7 18,9 26,2 27,0 2002 40,0 48,4 47,6 55,0 21,9 35,5 33,8 52,7 35,0 36,4 33,7 39,0 45,9 58,6 60,9 56,9 42,3 52,7 56,4 38,5 19,2 16,7 20,8 13,4 18,9 25,5 25,5 2003 38,4 46,0 45,5 51,9 21,7 34,0 33,1 49,8 32,8 34,5 31,3 38,9 42,9 57,4 56,7 55,2 42,1 49,8 51,9 36,4 14,6 16,2 22,9 12,4 17,9 25,3 24,4 2004 (*) 11,4 19,6 5,9 10,6 8,2 11,9 -6,8 24,8 3,8 1,6 5,9 6,2 -0,7 13,4 8,0 11,1 12,0 6,0 11,3 11,1 -8,7 7,9 13,1 0,9 5,6 8,6 3,1 Dif.assoluta ‘93-’04 Tab. 23 - Andamento degli incidenti stradali per regione e area geografica. Anni 1993-2004 (valori per 10.000 abitanti e differenza assoluta ‘93-’04) 1993 1994 1995 1996 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, 2006 (*) Dati provvisori 0 50000 100000 150000 200000 250000 300000 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Fig. 48 - Andamento degli incidenti stradali. Anni 1993-2004 (v.a.) 2003 2004 (*) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Occorre tuttavia considerare l’andamento globale degli incidenti stradali e la loro riduzione in atto nel 2004 in termini relativi. Prendendo in esame gli anni dal 1993 al 2004, infatti, gli incidenti stradali sono stati oggetto di un costante aumento, ben il 42,2% in più nel corso del decennio. Con riferimento a tale vertiginoso aumento di sinistri, non sembra superfluo sottolineare che tale andamento non rappresenta di per sè un indicatore sufficiente a valutare il grado di sicurezza stradale. L’altro dato rilevante è infatti rappresentato dal volume di veicoli circolanti nell’area interessata, variabile legata alla densità abitativa, al livello di motorizzazione, al transito di veicoli per il trasporto professionale, al fatto che l’area sia più o meno industrializzata, o che rappresenti uno snodo per gli spostamenti interni o transnazionali. L’andamento degli incidenti stradali, relativo ai nuovi veicoli immatricolati chiarisce la connessione tra innovazioni tecnologiche e numero di sinistri verificatisi nell’anno di immatricolazione, mostrando fino a che punto il potenziamento dei mezzi di sicurezza concorra alla loro diminuzione (tab. 24). Dal 1993 al 2004 si apprezza una diminuzione complessiva degli incidenti per veicoli di nuova immatricolazione, pari a –0,1 eventi, mentre nel corso del periodo considerato l’andamento di questa variabile è stato piuttosto ciclico. Il 1994 segna un picco molto elevato, pari a 104,6 incidenti per 1.000 veicoli di nuova immatricolazione, cui è seguita una flessione del fenomeno fino al 2000. Da questo anno fino al 2002 c’è stata una nuova fase ascendente, che dal 2003 ha cambiato nuovamente segno. Questa discontinuità porta a ritenere che il verificarsi dei sinistri stradali è solo parzialmente correlato al livello di tecnologia dei veicoli, o alla dotazione di mezzi di sicurezza a bordo (come sensori, computer, dispositivi ABS, ESP o ADAS…), innovazioni che certamente tendono a ridurre il livello di rischio, ma che non annullano l’effetto combinato di altre variabili, quali l’errore umano, il volume della circolazione stradale, le condizioni meteorologiche, o lo stato delle infrastrutture. 71 FONDAZIONE CENSIS 69,6 68,6 79,0 80,9 52,1 47,5 8,2 79,4 68,5 83,0 56,1 65,8 80,6 92,5 93,5 79,4 65,7 81,1 84,8 72,6 122,7 39,0 41,6 80,4 46,4 67,9 36,4 1998 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, 2006 (*) Dati provvisori 76,9 57,7 98,8 100,4 62,1 - Nord Ovest - Nord Est - Centro - Sud e Isole Italia 44,5 43,5 56,3 64,3 75,4 54,1 89,6 116,9 111,4 110,9 98,4 57,5 119,0 106,4 86,9 102,7 53,8 58,9 58,0 51,4 63,0 65,6 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Bolzano Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 1993 73,1 75,5 85,4 70,7 60,5 59,4 13,8 84,3 71,6 83,2 61,5 77,6 84,1 84,6 95,6 68,8 79,9 89,8 66,9 78,9 113,0 43,8 56,3 67,7 54,3 72,8 56,5 2000 75,8 78,6 92,1 71,3 62,0 59,9 16,0 87,4 79,8 94,2 67,9 86,0 86,7 94,6 101,7 70,6 79,6 92,1 67,1 90,5 96,1 45,4 62,2 48,5 53,4 73,3 56,3 2001 80,7 84,3 93,4 76,7 69,0 66,4 17,2 92,9 76,2 92,7 63,5 82,4 91,1 101,4 108,0 75,6 82,2 99,2 72,6 83,5 81,1 60,5 75,0 48,4 58,3 77,2 62,3 2002 76,8 74,9 89,1 75,8 70,0 53,8 17,3 83,4 71,3 82,2 62,8 79,2 88,8 101,3 101,9 79,8 81,4 104,8 67,8 86,9 64,8 61,0 80,3 49,3 59,9 76,8 59,7 2003 68,3 68,9 78,6 66,6 60,7 51,1 12,4 76,2 59,4 72,3 118,3 72,3 77,6 93,6 88,6 68,7 72,7 90,3 60,2 77,6 44,6 50,7 79,9 41,6 49,9 64,2 50,5 2004 (*) -0,1 17,2 -9,7 -33,8 7,9 6,6 -26,2 27,0 7,1 6,8 8,6 -10,4 -28,2 -10,1 -8,9 -18,5 23,9 -14,2 -38,6 0,0 -37,9 7,2 21,4 -8,7 8,6 13,8 -5,9 Dif.assoluta ‘93-’04 Tab. 24 - Andamento degli incidenti stradali per nuovi veicoli immatricolati, per regione e area geografica. Anni 1993-2004 (valori per 1.000 nuovi veicoli immatricolati e differenze assolute ‘93-’03) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Analizzando i dati relativi agli incidenti stradali verificatisi in Italia dal 1993 al 2004, in relazione al volume dell’intero parco veicoli circolante, è ravvisabile un incremento complessivo dei sinistri pari a 8,6 (tab. 25). Anche in questo caso si riscontra una certo grado di discontinuità nell’andamento assunto dal fenomeno: a partire dal ‘93 vi è un generale aumento degli incidenti stradali, il trend si rafforza a partire dal ‘97, per poi arrestarsi ed invertirsi nel corso del 2001. Il motivo di tale inversione di tendenza può essere in una certa misura individuato nella crescente attenzione rivolta al tema della sicurezza stradale proprio a partire dal 2001, anno in cui è entrata in vigore la legge di delega al Governo per la revisione del codice della strada. Da allora, infatti, sono state introdotte numerose disposizioni miranti a rafforzare e precisare la regolamentazione, a sensibilizzare gli utenti, ad intensificare i controlli. A ciò va aggiunta la previsione ed in seguito l’introduzione di innovazioni sul piano legislativo, quali la patente a punti, l’obbligo di utilizzare l’auricolare per il telefono cellulare durante la guida, l’introduzione dell’educazione stradale nelle scuole, etc. Indubbiamente tale processo, oltre ad aver introdotto oggettivi miglioramenti in materia di controllo e regolamentazione, ha mirato a sensibilizzare gli utenti rispetto ai temi della sicurezza su strada, contribuendo alla riduzione degli incidenti. Risulta interessante mettere a confronto l’andamento degli incidenti stradali per veicoli circolanti rispetto a quello relativo agli incidenti per nuovi veicoli immatricolati. Se si osserva il fenomeno sulla base del rapporto fra veicoli incidentati e l’insieme dei veicoli corrispondenti, sono i veicoli di recente immatricolazione quelli che registrano il maggior numero di sinistri. 73 FONDAZIONE CENSIS 40,4 61,5 64,6 31,7 42,5 - Nord Ovest - Nord Est - Centro - Sud e Isole Italia 53,5 62,8 67,5 68,5 34,3 40,1 32,4 71,3 57,2 67,5 47,9 54,2 78,0 83,1 80,0 70,7 54,6 65,8 70,1 57,1 69,6 21,9 23,0 47,8 31,1 43,5 42,3 1998 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat-ACI 32,4 45,6 39,1 49,7 58,4 41,8 54,5 63,7 69,5 69,9 62,7 46,0 68,4 68,3 48,6 53,6 21,8 24,4 28,4 31,2 35,8 45,9 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Bolzano Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 1993 56,2 72,6 75,7 76,9 35,2 51,5 36,7 82,0 65,1 74,4 56,7 66,5 66,5 83,9 90,0 72,2 61,8 78,1 82,5 61,4 63,5 22,4 29,6 37,7 31,7 42,2 45,0 2000 56,1 74,5 76,3 78,3 35,8 52,0 34,5 84,6 65,6 74,2 57,9 69,1 65,4 86,6 89,3 74,9 61,8 73,3 85,1 66,0 51,6 23,0 31,7 26,7 31,3 43,3 44,6 2001 55,7 73,5 71,9 76,5 38,0 53,7 28,6 82,6 59,5 66,9 52,9 61,6 64,1 84,8 87,4 74,1 57,9 71,9 82,6 56,9 41,6 29,7 37,1 25,8 34,7 42,8 44,8 2002 52,6 66,6 66,3 73,9 36,2 46,3 25,1 75,3 53,4 57,9 49,4 56,7 59,3 81,2 81,1 75,8 55,5 73,1 75,8 58,8 32,5 27,3 37,3 24,0 32,9 40,0 41,7 2003 51,1 59,8 58,6 62,3 31,9 42,8 23,7 66,5 45,8 51,0 89,6 51,5 55,3 74,0 69,6 65,9 49,8 60,8 62,2 48,2 20,8 24,1 36,4 19,2 27,3 35,3 35,7 2004 (*) 8,6 19,4 -2,9 -2,4 0,2 10,4 -21,9 27,4 -3,9 -7,4 47,8 -3,0 -8,5 4,4 -0,3 3,2 3,9 -7,7 -6,0 -0,4 -32,8 2,3 12,0 -9,2 -3,9 -0,4 -10,2 Dif.assoluta ‘93-’04 Tab. 25 - Andamento degli incidenti stradali per veicoli circolanti per regione e area geografica. Anni 1993-2004 (valori per 10.000 veicoli circolanti e differenza assolute ‘93-’04) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Nel 2004, ad esempio, 68,3 veicoli di nuova immatricolazione su 1000 hanno registrato incidenti stradali, e 51,1 di veicoli circolati su 10.000 sono stati coinvolti in altrettanti sinistri. Il maggior numero di incidenti per i nuovi veicoli si spiega, in parte, poiché la recente immatricolazione corrisponde ad una vasta percentuale di conducenti giovani o che hanno ottenuto da poco tempo la patente di guida. Senza contare che alcuni innovativi mezzi di sicurezza attiva installati sui nuovi veicoli, non sono sempre attuati opportunamente dai conducenti, per cui è ancora necessario studiare i comportamenti dei conducenti e le loro reazioni indotte dalle nuove tecnologie. Se, invece, si prende come anno base il 1993, cambia anche il risultato dell’analisi. E’ vero, infatti, che dal 1993 al 1997 i nuovi veicoli immatricolati registrano un volume maggiore di sinistri rispetto ai veicoli complessivamente circolanti. Ma dal 1996 l’andamento di incidenti per nuovi veicoli si mantiene costantemente inferiore a quello relativo ai veicoli circolanti (fig. 49). 3.1.2. Costi sociali e incidentalità stradale La flessione del numero di incidenti stradali registrata nel 2004, rassicura solo in parte, poichè la mappa stradale del Bel Paese continua inesorabilmente a punteggiarsi di un numero impressionante di croci. Volendole sommare, è come se, ogni anno, l’Italia vedesse scomparire dalla propria cartina geografica un intero paese o una piccola cittadina per lasciare spazio ad una landa desolata: una tabula rasa che grava non solo sulle singole famiglie coinvolte, ma pesa enormemente sull’intera collettività. Calcolare in toto le perdite reali che la società patisce a causa degli incidenti stradali è comunque inverosimile per il semplice fatto che ciò implicherebbe l’attribuzione di un prezzo alla vita umana o la quantificazione, ad esempio, del pretium doloris dei familiari che vedono scomparire in questo modo un loro caro. Tuttavia, per dare solo una pallida delle risorse che, ogni anno, vengono dilapidate sugli asfalti delle strade della Nazione, è possibile considerare nel computo voci di costo “più materiali” e, quindi, di facile calcolo. 75 FONDAZIONE CENSIS 1994 1995 1996 1997 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat Incidenti stradali per veicoli circolanti 1993 (*) Dati provvisori 80 90 100 110 120 130 140 1998 2000 2001 2002 2003 2004 (*) Incidenti stradali per nuovi veicoli immatricolati 1999 Fig. 49 - Andamento degli incidenti stradali. Anni 1993-2004 (numero indice 1993=100) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale La stima al 2005 dei costi sociali conferma che, nel corso dell’ultimo anno, gli incidenti stradali sono stati la fonte di una perdita di risorse superiore ai 32mila milioni di euro, ciò equivale a dire che è andato in fumo un ammontare pari al 2,4% del PIL nazionale. Il trend dei dati, seppur ancora inquietante, segna comunque una leggera curvatura verso il basso rispetto, ad esempio, il biennio 2001 e 2002: anni in cui i costi sociali hanno sfiorato i 34mila milioni di euro e bruciato un ammontare di risorse pari al 2,8% del PIL (fig. 50). L’andamento parabolico delle perdite non deve comunque far cadere nell’illusione effimera di un reale contenimento dei costi sociali: se, complessivamente, il sistema sostiene meno perdite in termini monetari, non altrettanto può dirsi per il singolo cittadino. Rispetto al 2000, ad esempio, il costo per abitante si è incrementato di 55 €, passando dai 498 € del 2000 ai 553 € del 2005 (tab. 26). Nella composizione percentuale delle perdite annualmente sostenute dal sistema Paese, inoltre, i costi umani (49,1%) equivalgono i costi materiali (50,9%): questo rapporto, infatti, – seppur con qualche modesta variazione percentuale - si è mantenuto sostanzialmente inalterato dal 2000 ad oggi, nonostante all’inizio del nuovo millennio il loro valore monetario fosse sensibilmente più modesto. Nel computo delle esternalità negative che il sistema deve fronteggiare, perciò, rientrano non solo l’insieme dei costi diretti, ossia dati dalla perdita di risorse materiali, ma anche un complesso di costi indiretti, di più complessa quantificazione, ma non per questo meno importanti. Il costo sociale complessivo si configura, dunque, come la risultante della sommatoria di questi singoli elementi di spesa. 77 FONDAZIONE CENSIS 2001 2,5 % del Pil 2,4 2,7 2,8 2002 2004 * Stima Censis Fonte: elaborazione Censis su dati ACI-Istat, 2006 prezzi correnti 2005 2,2 0 2000 2,3 2,4 5.000 10.000 2,5 2,7 32.416 2,9 15.000 2,4 2,8 33.706 2,6 28.353 34.108 20.000 25.000 30.000 35.000 33.804 Fig. 50 - La stima dei costi dell'incidentalità stradale (valori in milioni di € e val. %) - anni 2000/2005* 49,9 30,4 14,3 16,1 9,5 6,6 18,1 12,1 6,0 2,9 3,1 1,5 50,1 36,0 13,8 8,1 5,6 0,3 14.155 8.622 4.058 4.564 2.685 1.879 5.120 3.432 1.688 817 871 413 14.199 10.209 3.902 2.304 1.598 88 28.353 2,4 498 COSTI UMANI Mancata produzione presente e futura: delle persone decedute degli infortunati - per inabilità permanente - per inabilità temporanea Danni alle persone: Danno morale ai superstiti delle persone decedute Danno biologico - per invalidità gravi - per invalidità lievi Costi sanitari ed assimilati COSTI MATERIALI (2) Danni materiali Costi amministrativi: - Spese per RCA - Spese per il rilievo di incidenti stradali Costi giudiziari Totale % del Pil Per abitante (€) 33.804 2,8 593 18.252 13.825 4.329 2.556 1.773 98 3.635 1.887 974 913 614 15.552 9.416 4.329 5.087 2.987 2.100 5.522 V.A. 2001 100,0 - 54,0 40,9 12,8 7,6 5,2 0,3 10,8 5,6 2,9 2,7 1,8 46,0 27,9 12,8 15,0 8,8 6,2 16,3 % 34.108 2,7 595 16.065 10.404 5.559 3.560 1.999 101 4.182 2.179 1.054 1.125 665 18.043 11.017 5.134 5.883 3.609 2.274 6.361 V.A. 2002 100,0 - 47,1 30,5 16,3 10,4 5,9 0,3 12,3 6,4 3,1 3,3 1,9 52,9 32,3 15,1 17,2 10,6 6,7 18,6 % 33.706 2,5 577 17.156 11.671 5.374 3.486 1.888 111 3.274 1.907 923 985 720 16.550 10.649 4.653 5.996 3.702 2.295 5.181 V.A. 2004 100,0 - 50,9 34,6 15,9 10,3 5,6 0,3 9,7 5,7 2,7 2,9 2,1 49,1 31,6 13,8 17,8 11,0 6,8 15,4 % 32.416 2,4 553 16.617 11.304 5.205 108 2.991 1.836 693 15.799 10.279 4.507 5.772 4.827 Stima al 2005 (1) Fonte: elaborazione Censis su dati ACI-Istat, 2006 (1) Stima Censis; la percentuale sul Pil è calcolata considerando il valore del Pil al 2004, mentre il valore per abitante è ottenuto considerando la popolazione ad aprile 2005 (2) Comprende solo gli incidenti con soli danni a cose * La stima dei costi sociali al 2005 è stata effettuata esaminando le tre serie storiche relative al numero d’incidenti, morti e feriti accusati dall’incidentalità stradale dal 2002 al 2004, periodo considerato particolarmente significativo per l’analisi del fenomeno poiché si riscontra una forte diminuzione nel numero d’incidenti stradali In particolare l’evoluzione verificatasi nel numero d’incidenti è stata utilizzata per la stima dei costi determinati da danni materiali e di tipo amministrativo-giudiziario (spese RCA, spese rilevamento incidenti, ecc.). Le evoluzioni nel numero dei decessi e dei feriti sono state invece considerate, rispettivamente, per la stima del costo sociale degli incidenti mortali e per quelli caratterizzati da conseguenti invalidità. 100,0 - % V.A. 2000 Tab. 26 - Stima dei costi sociali dell’incidentalità stradale* (val. a prezzi correnti in milioni di €) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Rientrano nella prima categoria, ad esempio, i danni arrecati alle cose (autovetture coinvolte, ecc.); i costi amministrativi connessi al verificarsi degli incidenti stradali (premi assicurativi, rilevazione, controllo ed intervento stradale delle forze di pubblica sicurezza) ed i costi giudiziari. Nel 2005, il valore dei costi diretti ha superato abbondantemente i 16mila milioni di euro (16.617 milioni di €), circa il 70% dei quali dato esclusivamente da danni materiali (11.304 milioni di €). Ricadono, invece, nella categoria dei costi indiretti le perdite dovute alla riduzione nella produzione e nei consumi dei beni e servizi conseguente ai decessi, alle invalidità temporanee e permanenti derivanti da incidente stradale, i danni alle persone e, infine, i costi sanitari. Per l’anno 2005, la stima dei costi umani si assesta su un valore superiore ai 15mila milioni di euro, di cui circa il 65% riferibile alla mancata produzione presente e futura delle persone decedute o degli individui rimasti infortunati in maniera transitoria e/o permanente a seguito dell’incidente. L’elenco delle risorse umane ed economiche sottratte ogni anno alla collettività mostra con spietata lucidità l’insufficienza delle misure finora adottate. I risultati ottenuti sono indubbiamente parziali: in primo luogo perché ancora non è assodato se il trend discendente dei costi sociali si possa considerare un dato consolidato anche per gli anni a venire; in secondo luogo perché il potenziamento delle soluzioni di policy rappresenta una precondizione ineludibile per assicurare un effettivo contenimento dei costi sociali connessi all’incidentalità stradale entro limiti più accettabili e indubbiamente più sostenibili. 3.1.3. Il bilanciamento tra concentrazione e lesività dell’incidentalità stradale: una questione territoriale Gli apprezzabili risultati che l’Italia ha traguardato nel contenimento dell’incidentalità stradale non sono di segno univoco, ma assumono sfumature molto diverse se proiettati a livello territoriale. A tal proposito, la situazione del Bel Paese non potrebbe essere più variegata: la dinamica dell’incidentalità stradale – infatti - è estremamente variabile e mostra di avere una forte correlazione con alcune caratteristiche del territorio di riferimento, come, ad esempio, la qualità della sua dotazione infrastrutturale, i livelli di concentrazione demografica dell’area e, non ultimo, la frequenza degli spostamenti della popolazione locale. Non è 80 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale banale dirlo, ma tutti questi fattori contribuiscono pesantemente ad incrementare l’esposizione al rischio e, quindi, la probabilità di incidente stradale. I cartogrammi provinciali dello Stivale, dunque, segnalano un dato forse scontato, ma non per questo meno rilevante: la numerosità degli incidenti stradali non è costante nello spazio, ma varia in maniera significativa da una provincia all’altra. Alla luce di quanto appena detto, sarebbe tuttavia impreciso pensare che l’incidentalità stradale abbia una distribuzione a macchia di leopardo, vale a dire sia più concentrata e frequente in alcuni ambiti provinciali del territorio nazionale piuttosto che in altri. Se ci si limitasse ad una osservazione superficiale dei cromatismi delle cartine la precedente interpretazione sarebbe per certi versi plausibile; ma è anche vero che, osservando i cartogrammi nel dettaglio, è possibile cogliere aspetti inediti del rapporto incidentalità/territorio che vanno oltre un esame approssimativo. In tal senso, è interessante notare come alcuni indicatori dell’incidentalità stradale traccino una sorta di linea di demarcazione immaginaria che spacca il territorio nazionale letteralmente in due: al Nord, infatti, la frequenza degli incidenti stradali sembra essere sensibilmente superiore rispetto alla media nazionale, mentre al Sud si concentrano gli episodi di maggiore gravità, ossia quelli con un indice di lesività particolarmente alto. In altri termini, è come se, a livello territoriale, esistesse una correlazione inversa tra quantità e qualità del fenomeno, ossia tra la frequenza dell’incidentalità stradale e la sua gravità. I cartogrammi non solo gettano luce su questo trade–off, ma - per il decennio 1994-2004 - segnalano pure una crescita percettibile del valore assoluto degli incidenti stradali lungo tutta la Penisola. La colorazione delle cartine (mappa 1 e 2) da conto di un’intensificazione dell’incidentalità stradale soprattutto nelle aree centrali e settentrionali dello Stivale dove il suo peso sul totale dei veicoli circolanti ha registrato un incremento particolarmente vistoso. In questo caso, la crescita del volume del parco macchine circolanti – rilevato nell’arco temporale di riferimento - ha sicuramente aumentato le probabilità di essere coinvolti in un incidente stradale. 81 FONDAZIONE CENSIS Fonte: elaborazione Censis su dati Istat n.d. Fino a 35,0 da 3.6 a 4.5 da .35,1 a 50,0 da 4.5 a 6.0 da 6.1 a 7.5da 50,1 a 60,0 oltre 7.5 n.d. n.d.da 60,1 a 80,0 Oltre 80,0 fiiiiiii da 50.1 Fino 3.5 daa a60.0 da 35.1 0 Mappa 1 - Incidenti stradali per veicoli circolanti per provincia Anno 1994 (val. per 10.000 veicoli) (1) Dati provvisori Fonte: elaborazione Censis su dati Istat da 60,1 a 80,0 Oltre 80,0 da 50,1 a 60,0 Fino a 35,0 da .35,1 a 50,0 Mappa 2 - Incidenti stradali per veicoli circolanti per provincia Anno 2004 (1) (val. per 10.000 veicoli) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Volendo stilare una graduatoria su scala provinciale si osserva come siano sempre le province del Nord ad annotare i primati più sconsolanti: nel 2004, Rimini (112,5), Milano (97,6) e Firenze (84,4), infatti, si collocano in cima alla classifica degli ambiti territoriali con il maggior numero di incidenti stradali per 10.000 veicoli circolanti. Di contro, numerose città del Sud come Benevento (17,3), Isernia (16,6) e Potenza (12,2), invece, si posizionano in coda alla classifica (tab. 27). Tuttavia, la performance migliore - con 73,5 incidenti in meno su 10.000 veicoli circolanti rispetto al 1994 – è segnata da Catanzaro – seguita a ruota dalla provincia di Forlì – Cesena (-60,6). Una palma d’oro sicuramente meritata posto che, in un solo decennio, l’incidenza degli incidenti stradali per 10.000 veicoli circolanti è calata da 104,1 a 30,6. Nella parte terminale della graduatoria, invece, si colloca la provincia di Milano, la quale, nello stesso arco temporale, è stata interessata da una dinamica speculare: in quest’area il numero degli incidenti per 10.000 veicoli circolanti si è ulteriormente incrementato ed è transitato da 49,6 del 1994 a 97,6 del 2004, attestandosi, quindi, su un valore quasi doppio rispetto al periodo precedente (+48 incidenti) (tab. 28). Il peso degli incidenti stradali, inoltre, sembra essere cresciuto anche in rapporto alla popolazione residente soprattutto nelle province del Centro Nord secondo un andamento analogo a quello precedentemente segnalato (mappe 3 e 4). Rimini (98,6), Firenze (74,3 incidenti per 10.000 abitanti) e Milano (72,3 incidenti per 10.000 abitanti), infatti, si collocano – anche in questo caso -nelle prime tre posizioni della graduatoria provinciale per il maggior numero di incidenti stradali in rapporto alla popolazione residente (tab. 29). Svetta in cima alla lista delle aree più virtuose la provincia di Forlì – Cesena – seguita a sua volta da Catanzaro – i cui livelli di incidentalità in rapporto alla popolazione residente sono decresciuti dal 1994 di 38,6 punti, passando da un valore pari a 105,3 a 66,7 incidenti per 10.000 abitanti del 2004. Dinamica diametralmente opposta si osserva per la provincia di Milano dove in rapporto alla popolazione residente gli incidenti segnano un incremento di oltre 37 punti in un solo decennio (tab. 30). 83 FONDAZIONE CENSIS 24,4 23,7 23,2 23,0 22,6 22,5 21,6 19,2 18,7 17,3 16,6 12,2 Ultime 10 province Cagliari Aosta Napoli Lecce Vibo Valentia Campobasso Caserta Agrigento Avellino Benevento Isernia Potenza Fonte: elaborazione Censis su dati Istat (1) Dati provvisori 112,5 97,6 84,4 81,3 80,3 79,2 78,3 75,6 72,9 71,7 Prime 10 province Rimini Milano Firenze Trieste Genova Forli' - Cesena Prato Savona Reggio nell'Emilia Bologna 2004 (1) Tab. 27 - Incidenti stradali per veicoli circolanti per provincia - Anno 2004 (val. per 10.000 veicoli) 47,2 Italia 51,1 32,5 40,4 58,8 71,4 58,8 75,6 65,6 47,7 65,8 97,6 30,6 79,2 52,1 81,3 22,5 54,0 23,7 56,4 16,6 45,5 2004 (2) Fonte: elaborazione Censis su dati Istat 3,9 16,8 17,2 17,5 17,7 18,2 24,0 24,1 27,9 32,1 48,0 -73,5 -60,6 -40,6 -36,2 -35,7 -32,9 -29,8 -28,5 -28,5 -25,2 Diff.Ass. '94'04 (1) La graduatoria è stata calcolata sulle 95 province esistenti al 1994 (2) Dati provvisori 15,7 23,2 41,3 53,7 40,5 51,6 41,5 19,9 33,7 49,6 104,1 139,8 92,8 117,5 58,2 86,9 53,5 84,9 45,1 70,7 Ultime 10 province Salerno Sassari Grosseto Massa - Carrara Cremona Savona Rieti Bari Lucca Milano Prime 10 province Catanzaro Forli' - Cesena Oristano Trieste Campobasso Ravenna Aosta Livorno Isernia Belluno 1994 Tab. 28 - Incidenti stradali per veicoli circolanti per provincia - Anni 1994-2004 (Rating decrescenti delle province per differenza assoluta '94-'04 degli incidenti per 10.000 veicoli circolanti) (1) 15,5 15,5 15,5 14,7 14,6 12,7 12,2 12,2 11,7 7,9 Ultime 10 province Campobasso Napoli Crotone Vibo Valentia Caserta Agrigento Isernia Avellino Benevento Potenza Fonte: elaborazione Censis su dati Istat (1) Dati provvisori 98,6 74,3 72,3 66,7 63,8 63,1 62,7 60,0 59,0 58,3 Prime 10 province Rimini Firenze Milano Forli' - Cesena Savona Prato Trieste Genova Reggio nell'Emilia Roma 2004 (1) Tab. 29 - Incidenti stradali sulla popolazione residente per provincia - Anno 2004 (val. per 10.000 abitanti) 30,0 Italia 38,4 42,1 46,9 47,8 48,7 29,4 53,4 50,8 63,8 54,5 72,3 66,7 20,4 46,0 62,7 33,1 15,5 46,5 44,6 41,3 27,8 2004 (2) Fonte: elaborazione Censis su dati Istat 8,4 15,7 16,7 16,9 18,9 19,7 20,7 25,2 26,2 30,1 37,2 -38,6 -31,7 -20,8 -20,1 -19,0 -14,2 -14,0 -13,1 -12,9 -12,6 Diff.Ass. '94-'04 (1) La graduatoria è stata calcolata sulle 95 province esistenti al 1994 (2) Dati provvisori 26,4 30,1 31,0 29,7 9,7 32,7 25,6 37,7 24,5 35,1 105,3 52,0 66,8 82,9 52,1 29,7 60,5 57,7 54,2 40,4 Ultime 10 province Cremona Padova Latina Grosseto Bari Massa - Carrara Rieti Savona Lucca Milano Prime 10 province Forli' - Cesena Catanzaro Ravenna Trieste Aosta Campobasso Livorno Gorizia Novara Como 1994 Tab. 30 - Incidenti stradali sulla popolazione residente per provincia Anni 1994-2004 (Rating decrescenti delle province per differenza assoluta '94-'04 degli incidenti per 10.000 abitanti)(1) Fonte: elaborazione Censis su dati Istat d a 20,1 a 30,0 d a 30,1 a 40,0 d a 40,1 a 50,0 oltre 50,10 n.d. Fino a 20 0 Mappa 3 - Incidenti stradali sulla popolazione residente per provinciaAnno 1994 (val. per 10.000 abitanti) (1) Dati provvisori Fonte: elaborazione Censis su dati Istat oltre 50,10 Fino a 20 0 d a 20,1 a 30,0 d a 30,1 a 40,0 d a 40,1 a 50,0 Mappa 4 - Incidenti stradali sulla popolazione residente per provinciaAnno 2004 (1) (val. per 10.000 abitanti) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Sia in relazione al parco di veicoli circolanti sia in riferimento alla popolazione residente, dunque, alcuni indicatori dell’incidentalità stradale fungono da vero e proprio spartiacque fra il Nord ed il Sud del Paese: i trend del fenomeno, infatti, differiscono in maniera significativa a seconda che si ragioni delle province settentrionali o di quelle meridionali. Ma se la maggior parte delle province del Mezzogiorno può vantare una minore frequenza di episodi di incidentalità stradale rispetto agli ambiti provinciali del Nord, ciò non necessariamente implica che le vie di comunicazione del Sud Italia siano le più sicure. È innegabile che nell’arco del decennio 1994-2004 l’indicatore di gravità dei sinistri stradali – ossia il numero di morti per 100 incidenti stradali – abbia segnato una flessione significativa in quasi tutte le province di Italia, tuttavia, lo stesso indicatore continua ad attestarsi su livelli comunque molto alti in numerose province del Sud dove le persone che hanno perso la vita a causa di un incidente stradale costituiscono un insieme ancora piuttosto folto (mappa 5 e 6). Non è un caso, quindi, che con quasi 9 morti su 100 incidenti stradali (8,6%), Caserta sia in pole position nella graduatoria degli ambiti provinciali con tassi di mortalità dell’incidentalità stradale elevati. Seguono, in ordine percentuale decrescente, ancora due province del Sud: Foggia (7,7%) e Benevento (6,8%). Mietono meno vittime, invece, le strade del comprensorio triestino che segna “solo” 0,8 morti su 100 incidenti e, paradossalmente – nonostante l’elevata concentrazione di sinistri su strada – la probabilità di morire sulle strade del capoluogo meneghino è contenuta: Milano, infatti, si guadagna la penultima posizione con 0,9 morti su 100 incidenti (tab. 31). L’analisi dinamica dell’indice di gravità, comunque, mette in luce come la probabilità di morire in un incidente stradale si sia abbassata anche in numerose province del Mezzogiorno: nell’arco del decennio 94-04, ad esempio, la provincia di Brindisi è riuscita a contenere il numero dei morti su strada e l’indicatore ha segnato una flessione di oltre 7,7 punti percentuali. Un risultato sicuramente prestigioso considerato che la media nazionale segna una flessione di poco superiore al punto percentuale (-1,3%) (tab. 32). 87 FONDAZIONE CENSIS (1) Morti per 100 incidenti stradali Fonte: elaborazione Censis su dati Istat Fino a 3 5 da 3 6 a 4 5 da 4 6 a 6 0 da 6 1 a 7 5 oltre 7 5 n d oltre 7 5 Mappa 5 - Indicatore di gravità dei sinistri stradali (1) per provincia – Anno 1994 (valore percentuale) (1) Morti per 100 incidenti stradali (2) Dati provvisori Fonte: elaborazione Censis su dati Istat oltre 7 5 da 4 6 a 6 0 da 6 1 a 7 5 Fino a 3 5 da 3 6 a 4 5 Mappa 6 - Indicatore di gravità dei sinistri stradali (1) per provincia – Anno 2004 (2) (valore percentuale) 1,4 1,4 1,4 1,3 1,3 1,3 1,2 1,1 0,9 0,8 Ultime 10 province Imperia Prato Pistoia Savona Rimini Firenze Genova Trapani Milano Trieste Fonte: elaborazione Censis su dati Istat (1) Morti in incidenti stradali per 100 incidenti (2) Dati provvisori 8,6 7,7 6,8 6,4 5,9 5,6 5,4 5,3 5,1 5,1 Prime 10 province Caserta Foggia Benevento Vibo Valentia Cosenza Enna Cuneo Lecce Ferrara Avellino 2004 (2) Tab. 31 - Indicatore di gravità dei sinistri stradali (1) per provincia - Anno 2004 (val. %) 3,9 3,8 3,7 2,7 4,2 3,9 2,2 3,5 1,8 3,2 5,4 12,5 15,1 12,4 11,0 8,8 8,6 7,9 10,0 7,1 7,5 2,5 3,9 3,8 2,9 4,4 4,2 2,8 4,4 2,7 4,3 6,8 4,7 7,7 5,3 4,8 2,7 3,2 3,0 5,4 2,5 3,1 2004 (3) Fonte: elaborazione Censis su dati Istat -1,3 0,1 0,1 0,2 0,2 0,2 0,6 0,9 0,9 1,1 1,3 -7,7 -7,4 -7,1 -6,1 -6,1 -5,4 -4,9 -4,6 -4,5 -4,4 Diff.Ass. '94-'04 (1) Morti in incidenti stradali per 100 incidenti (2) La graduatoria è stata calcolata sulle 95 province esistenti al 1994 (3) Dati provvisori Italia Ultime 10 province Campobasso Bolzano-Bozen Pavia Matera Aosta Ancona Chieti Palermo Oristano Benevento Prime 10 province Brindisi Foggia Lecce Vercelli Bari Taranto Sassari Cuneo Grosseto Rovigo 1994 Tab. 32 - Indicatore di gravità dei sinistri stradali (1) per provincia - Anni 1994-2004 (Rating decrescenti delle province per differenza assoluta '94-'04 dell'indicatore di gravità dei sinistri stradali)(2) (1) Incidenti per 100 incidenti stradali Fonte: elaborazione Censis su dati Istat Fino a 1 35 0 d a 1 35 1 a 140 0 d a 1 40 1 a 150 0 d a 1 50 1 a 160 0 oltre 160 0 nd Mappa 7 - Indicatore di lesività dei sinistri stradali (1) per provincia – Anno 1994 (valore percentuale) (1) Incidenti per 100 incidenti stradali (2) Dati provvisori Fonte: elaborazione Censis su dati Istat d a 1 40 1 a 150 0 d a 1 50 1 a 160 0 oltre 160 0 Fino a 1 35 0 d a 1 35 1 a 140 0 Mappa 8 - Indicatore di lesività dei sinistri stradali (1) per provincia – Anno 2004 (2) (valore percentuale) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale La lesività degli incidenti stradali che occorrono in alcune province del Sud, tuttavia, continua ad essere maggiore di quella rilevata per le aree settentrionali del Paese (mappe 7 e 8). Le carenze infrastrutturali del Mezzogiorno sono sicuramente una delle motivazioni principali della gravità degli incidenti che avvengono in questa parte della Nazione, un fenomeno a cui comunque non si sottraggono anche alcune zone del Centro Italia posto che la provincia di Frosinone – con 182 feriti per 100 incidenti annovera il valore più alto dell’indice di lesività del 2004 (tab. 33). Il trend più consistente nel contenimento del numero dei feriti (-25,1 punti percentuali in meno rispetto al 1994) spetta invece alla provincia di Caserta, il cui indicatore di lesività è passato da 180,3% del 1994 a 155,2% del 2004: un valore, quest’ultimo, comunque ancora superiore alla media nazionale (141%) e, quindi, non sufficiente ad allentare definitivamente la morsa devastante dei costi sociali che gli incidenti stradali fanno gravare sull’area (tab. 34). 91 FONDAZIONE CENSIS 131,7 131,1 130,9 130,0 127,9 127,8 127,4 126,9 123,4 123,2 Ultime 10 province Pordenone Pistoia Milano Bolzano-Bozen Genova Livorno Firenze Imperia Trieste Prato Fonte: elaborazione Censis su dati Istat (1) Feriti in incidenti stradali per 100 incidenti (2) Dati provvisori 182,0 179,1 179,0 175,9 175,1 172,5 171,5 171,1 167,1 166,4 Prime 10 province Frosinone Crotone Cosenza Catanzaro Brindisi Potenza Foggia Campobasso Vibo Valentia Isernia 2004 (2) Tab. 33 - Indicatore di lesività dei sinistri stradali (1) per provincia - Anni 1994-2004 (val. % e diff.assolute) 140,1 144,6 139,7 144,3 140,5 138,4 134,8 136,7 130,5 132,8 135,6 180,3 170,1 157,6 147,0 157,7 161,6 142,8 174,0 168,0 173,1 141,0 159,4 156,4 164,1 162,9 161,4 165,7 171,1 166,4 172,5 175,9 155,2 152,7 143,1 132,6 145,2 149,7 130,9 162,6 157,8 162,9 2004 (3) Fonte: elaborazione Censis su dati Istat 0,9 14,8 16,7 19,8 22,3 23,0 30,9 34,4 35,8 39,7 40,3 -25,1 -17,4 -14,6 -14,3 -12,6 -11,9 -11,9 -11,4 -10,2 -10,2 Diff.Ass. '94-'04 (1) Feriti in incidenti stradali per 100 incidenti (2) La graduatoria è stata calcolata sulle 95 province esistenti al 1994 (3) Dati provvisori Italia Ultime 10 province Viterbo Oristano Avellino Sassari Chieti Matera Campobasso Isernia Potenza Catanzaro Prime 10 province Caserta Salerno Rieti Savona Napoli Cagliari Milano Lecce Benevento Latina 1994 Tab. 34 - Indicatore di lesività dei sinistri stradali (1) per provincia - Anni 1994-2004 (Rating decrescenti delle province per differenza assoluta '94-'04 dell'indicatore di lesività dei sinistri stradali)(2) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 3.1.4. La medietà italiana nel quadro internazionale Analizzare l’andamento dell’incidentalità stradale nel mondo, permette di collocare meglio il fenomeno italiano e ci consente di avanzare un giudizio, seppur sommario, circa le performances, in termini di sicurezza stradale, registrate dal nostro paese, con riferimento alla graduatoria delle nazioni sulla base di questo fenomeno. In questo contesto, l’Italia esibisce valori relativi al numero di incidenti e al numero di morti in incidenti stradali che la collocano in una posizione intermedia rispetto agli altri paesi. Nel 2003 il numero di incidenti stradali per 100.000 abitanti è stato di 400, con una riduzione rispetto all’anno precedente del 3,2%. Nello stesso anno sono stati registrati 10 morti in incidenti stradali (ogni 100.000 ab.), con una variazione del -10,0% rispetto al 2002 (tabb. 35 e 36). Con riferimento al resto del mondo, i dati raccolti nel 2002 e nel 2003 permettono di evidenziare alcuni gruppi di paesi che esibiscono dei trend piuttosto simili tra di loro. Le nazioni con il maggior numero di incidenti per 100.000 ab. (Austria, Giappone, Repubblica di Corea, Slovenia, Usa), sono anche quelle con il maggior numero di incidenti stradali e nelle quali non si registra una riduzione del numero di sinistri nel periodo 2002-2003 (fatta eccezione per gli Stati Uniti, in cui il numero di incidenti diminuisce solo dello 0,2%). Si tratta di un gruppo di Paesi piuttosto eterogeneo, in cui troviamo nazioni densamente popolate come Giappone e Corea, nazioni che costituiscono punti di snodo dei traffici commerciali europei, come Austria e Slovenia, infine gli Stati Uniti, in cui la popolazione si concentra in aree ad alta densità abitativa. Al di fuori di questa cerchia di nazioni, Svezia, Finlandia e Danimarca, pur registrando il numero minore di sinistri su 100.000 abitanti, sono protagoniste di una preoccupante tendenza che vede aumentare vertiginosamente gli incidenti stradali, nel corso del biennio 2002-2003. Analizzando il campione di paesi nel suo complesso, la tendenza generale è quella di una diminuzione del numero dei sinistri, una riduzione particolarmente evidente in Islanda (-23,4%) ed in Francia (-14,5%). 93 FONDAZIONE CENSIS Tab. 35 - Incidenti stradali, per nazione. Anni 2002 e 2003 (v.a., val. per 100.000 abitanti, var. % e differenze assolute) 2002 Paesi Australia Austria Belgio Canada Repubblica Ceca Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Ungheria Islanda Irlanda Italia Giappone Lussemburgo Olanda Nuova Zelanda Norvegia Polonia Portogallo Repubblica di Corea Repub. Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Svizzera Regno Unito USA v.a. 43.175 159.667 26.586 7.126 6.196 105.470 362.054 19.686 1.027 6.625 239.354 936.721 771 33.538 10.162 8.724 53.559 42.219 231.026 7.866 10.541 98.433 16.919 23.647 228.535 1.967.000 2003 Per 100.000 abitanti 537 508 260 133 119 178 439 193 357 169 418 735 174 208 258 192 140 406 485 146 537 244 190 326 386 682 v.a. 43.426 27.320 6.749 6.907 90.220 354.534 787 5.985 231.740 947.993 720 31.635 10.615 7.921 51.078 41.495 240.832 11.910 99.987 18.365 23.840 220.079 1.963.000 Per 100.000 abitanti 0 538 462 (b) 508 (a) 268 125 133 151 430 218 (c) 193 (a) 271 150 400 743 161 195 265 173 134 396 503 146 (a) 597 237 205 326 385 (a) 675 var. % '02-'03 0,6 2,8 -5,3 11,5 -14,5 -2,1 -23,4 -9,7 -3,2 1,2 -6,6 -5,7 4,5 -9,2 -4,6 -1,7 4,2 13,0 1,6 8,5 0,8 -3,7 -0,2 Differenza assoluta per 100.000 abitanti '02-'03 0,5 -0,3 7,5 -7,7 13,7 -26,7 -9,2 -0,5 -85,6 -19,1 -17,6 7,9 -12,6 -13,2 7,0 -18,7 -6,1 -9,7 18,1 -0,2 60,3 -6,6 15,1 0,3 -1,0 -7,1 (*) Sono computati come “decessi” tutti gli infortunati che muoiono sul colpo o entro 30gg dall'incidente, con le seguenti eccezioni: Italia prima del 1999 (7gg) +8%; Francia (6gg) +5,7% prima del 1993 +9%; Spagna prima del 1993 (24 ore) +30%; Grecia prima del 1996 (3gg) +18%; Austria fino al 1991 (3gg) +12% prima del 1983 +15%; Svizzera prima del 1992 (illimitato) -3%; Giappone prima del 1993 (24ore) +30%; Corea prima del 2000 (3gg) +15%; Turchia (24ore) +30%; Portogallo (24ore) prima del 1999 +14% (a) anno 2002; (b) anno 2001; (c) anno 2000; (d) anno 1999; (e) anno 1998; (f) anno 1996; (g) anno 1995 Fonte: elaborazione Censis su dati International Road Traffic and Accident Database - Bast - Germany (OECD) Tab. 36 - Morti in incidenti stradali, per nazione. Anni 2002 e 2003 (v.a., val. per 1000.000 abitanti, var. % e differenza assoluta per 100.000 abitanti) 2002 Paesi Australia Austria Belgio Canada Repubblica Ceca Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Ungheria Islanda Irlanda Italia Giappone Lussemburgo Olanda Nuova Zelanda Norvegia Polonia Portogallo Repubblica di Corea Repub. Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Svizzera Regno Unito USA 2003 v.a. Per 100.000 abitanti 1.714 956 2.930 1.431 463 415 7.655 6.842 1.429 29 376 6.739 9.575 62 987 404 312 5.827 1.675 7.222 610 269 5.347 532 513 3.581 43.005 9 12 9 14 9 8 13 8 14 10 10 12 8 14 6 10 7 15 16 15 11 14 13 6 7 6 15 v.a. 1.621 931 1.447 432 379 6.058 6.613 1.326 23 335 6.065 8.877 53 1.028 461 280 5.640 1.546 7.212 242 5.399 529 546 3.658 42.643 Per 100.000 abitanti 8 12 15 (b) 9 (a) 14 8 7 10 8 19 (c) 13 8 8 10 7 12 6 12 6 15 15 15 11 12 13 6 8 6 15 var.% '02-'03 -5,4 -2,6 1,1 -6,7 -8,7 -20,9 -3,3 -7,2 -20,7 -10,9 -10,0 -7,3 -14,5 4,2 14,1 -10,3 -3,2 -7,7 -0,1 -10,0 1,0 -0,6 6,4 2,2 -0,8 Differenza assoluta per 100.000 abitanti '02-'03 -0,7 0,1 -0,3 0,0 -0,6 -1,0 -2,9 -0,3 -1,0 -2,1 -1,6 -1,8 -0,5 -2,0 -0,1 1,7 -0,9 -0,2 -1,1 -0,2 -0,3 -1,7 -0,2 0,0 0,9 0,0 0,1 (*) Sono computati come "decessi" tutti gli infortunati che muoiono sul colpo o entro 30gg dall'incidente, con le seguenti eccezioni: Italia prima del 1999 (7gg) +8%; Francia (6gg) +5,7% prima del 1993 +9%; Spagna prima del 1993 (24 ore) +30%; Grecia prima del 1996 (3gg) +18%; Austria fino al 1991 (3gg) +12% prima del 1983 +15%; Svizzera prima del 1992 (illimitato) -3%; Giappone prima del 1993 (24ore) +30%; Corea prima del 2000 (3gg) +15%; Turchia (24ore) +30%; Portogallo (24ore) prima del 1999 +14% (a) anno 2002; (b) anno 2001; (c) anno 2000; (d) anno 1999; (e) anno 1998; (f) anno 1996; (g) anno 1995 Fonte: elaborazione Censis su dati International Road Traffic and Accident Database - Bast - Germany (OECD) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale I dati relativi al numero di morti in incidenti stradali lasciano emergere una distribuzione per certi versi simile a quella appena analizzata: nel 2002 sono ancora una volta Austria, Slovenia, Repubblica di Corea e Stati Uniti a registrare il maggior numero di decessi per 100.000 abitanti, con la parziale eccezione del Giappone che si attesta appena sotto la media. Va tuttavia sottolineato che nel 2003, questi stessi paesi esibiscono delle sensibili riduzioni percentuali rispetto all’anno precedente, dovute probabilmente all’adozione di misure finalizzate a porre rimedio ad una situazione particolarmente allarmante. Al contrario, nazioni con un numero di incidenti stradali non troppo elevato, registrano valori considerevoli nel numero dei morti, che aumenta in modo preoccupante nel 2003: è il caso della Germania, dell’Olanda, della Svizzera e della Nuova Zelanda. Tra i paesi “virtuosi”, quelli con il minor numero di morti in incidenti stradali per 100.000 abitanti, e con la maggior riduzione percentuale nel periodo 2002-2003, ci sono ancora una volta Svezia, Danimarca e Finlandia, nazioni nelle quali, evidentemente, l’aumento dei sinistri non ha comportato una maggiore mortalità su strada. Un’attenzione particolare va dedicata al caso francese, infatti, nel biennio 2002-2003, la Francia ha registrato le più elevate riduzioni percentuali, sia per ciò che concerne il numero di sinistri (-14,5%) che per quanto riguarda il numero di morti in incidenti stradali (-20,9%). 3.2. La scena della sicurezza stradale 3.2.1. I colpiti visti da vicino Determinare i livelli di pericolosità di un veicolo non è cosa di poco conto, considerato che le caratteristiche tecniche del mezzo di trasporto, quali il tipo, la velocità, la massa, l’anno di immatricolazione, la capienza possono incidere sulla gravità dell’incidente. 96 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Per questo motivo, non a caso è costante l’aggiornamento degli standard di protezione dei veicoli, e in special modo delle autovetture, sottoposte da parte delle marche costruttrici, soprattutto durante la fase di progettazione, a crash-test molto severi allo scopo di valutarne le prestazioni di sicurezza offerte. Prestazioni, sia di “sicurezza passiva”, con riferimento all’efficacia di tutti i dispositivi che hanno lo scopo di ridurre le conseguenze negative dell’urto (poggiatesta, cinture di sicurezza, airbag, ecc.), sia di “sicurezza attiva”, con riferimento ai dispositivi e apparati destinati a impedire l’urto stesso (luci, servosterzo, ABS, ammortizzatori, tergicristalli anteriori e posteriori, ecc.). Sotto questo punto di vista, la progettazione e la costruzione di veicoli che siano in grado di salvaguardare la vita umana rappresenta un vero e proprio must per le imprese del settore. C’è da dire, tuttavia, che il coefficiente di sicurezza attiva più importante, a rigor di logica, non può che essere rappresentato da una (potenzialmente) perfetta funzionalità dell’“apparato-uomo”, che fornisce la garanzia maggiore contro il rischio di incidente. Le buone condizioni psico-fisiche del conducente sono infatti una condizione necessaria per garantire non solo la propria incolumità personale, ma anche la sicurezza personale degli altri utenti della strada, anche se nella maggior parte dei casi (89,5%), gli effetti degli incidenti stradali ricadono direttamente sui conducenti stessi del veicolo incidentato, i quali, in genere, sono molto giovani: il 93,3% degli automobilisti coinvolti ricade nella fascia di età tra i 18 e i 29 anni, tale quota scende al 92,8% per quelli di età compresa tra i 29 e i 44 anni, contro l’82,9% dei conducenti appartenenti alla classe 45-64 anni). È da notare, inoltre, come la maggioranza di essi risieda in una regione del Nord-est (91,6%), viva prevalentemente in centri urbani di medie dimensioni, ossia con un numero di abitanti compresi tra 100 mila e 250 mila unità (95,0%), e, infine, - a dispetto di tutti i proverbi di uso corrente - siano in prevalenza maschi (92,0% per gli uomini contro 87,0% delle donne) (tabb. 37 e 38). Negli ultimi tre anni, è rimasto personalmente coinvolto in un sinistro stradale l’8,5% degli intervistati e il 9,1% tra i componenti della famiglia. Va inoltre precisato che nel triennio considerato la maggioranza di coloro che sono rimasti coinvolti in un incidente stradale in prima persona (90,4%) non ne ha avuto altri, mentre rispettivamente il 6,7% e il 2,9% di essi ha dichiarato di aver avuto nello stesso periodo due o più incidenti stradali (tabb. 39 e 40). 97 FONDAZIONE CENSIS Tab. 37 – Persone incidentate in base al sesso e all’età, per ruolo avuto negli incidenti (val. %) Ruolo nell’incidente Il conducente Un trasportato/a Il pedone Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Sesso Maschio Femmina 18-29 Età 29-44 45-64 Totale 92,0 6,7 1,3 87,0 9,9 3,1 93,3 5,6 1,1 92,8 7,2 82,9 11,7 5,4 89,5 8,3 2,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 100,0 91,6 4,8 3,6 Il conducente Un trasportato/a Il pedone Totale Nord ovest Ruolo nell’incidente 100,0 89,1 10,9 100,0 86,2 13,8 Ripartizione Nord est Centro 100,0 89,7 6,9 3,4 Sud e isole 100,0 92,7 6,3 1,0 Fino a 10 mila 100,0 83,6 12,3 4,1 20-30 mila 100,0 88,4 8,7 2,9 100,0 95,0 5,0 100,0 90,7 7,4 1,9 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila 100,0 89,5 8,3 2,2 Totale Tab. 38 - Persone incidentate in base alla ripartizione geografica e all’ampiezza del comune di residenza, per ruolo avuto negli incidenti (val. %) Tab. 39 - Persone incidentate negli ultimi 3 anni, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina 18-29 Età 29-44 45-64 Totale Intervistato Sì No Totale 9,6 90,4 100,0 7,4 92,6 100,0 12,0 88,0 100,0 8,6 91,4 100,0 6,5 93,5 100,0 8,5 91,5 100,0 Un componente della famiglia Sì No Totale 7,2 92,8 100,0 11,0 89,0 100,0 9,2 90,8 100,0 9,6 90,4 100,0 8,6 91,4 100,0 9,1 90,9 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 40 - Persone incidentate in base al sesso e all’età, per numero di incidenti avuti negli ultimi 3 anni (val. %) Numero di incidenti Sesso Maschio Femmina 18-29 Età 29-44 45-64 Totale Intervistato Solo 1 2 Più di 2 Totale 87,7 10,5 1,8 100,0 93,6 2,1 4,3 100,0 91,2 5,9 2,9 100,0 90,5 6,8 2,7 100,0 89,4 7,6 3,0 100,0 90,4 6,7 2,9 100,0 Un componente della famiglia Solo 1 2 Più di 2 Totale 86,0 12,0 2,0 100,0 85,7 11,9 2,4 100,0 74,1 19,4 6,5 100,0 92,1 5,9 2,0 100,0 86,5 13,5 85,9 11,9 2,2 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 100,0 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale L’analisi dei dati disaggregati per “sesso” pone in evidenza che gli uomini risultano essere coinvolti soprattutto in prima persona, così dichiara, infatti, il 9,6% dei maschi contro il 7,4% delle femmine. Protagonisti, peraltro, complessivamente, nel 12,3% dei casi, addirittura di due o più incidenti stradali (contro il 6,4% relativo alle donne). L’incidentalità giovanile risulta essere non solo più frequente, ma anche numericamente più ampia. Infatti sono i giovani - in riferimento ai quali si rileva la percentuale del 12,0% degli incidenti occorsi negli ultimi tre anni la categoria più vulnerabile degli utenti della strada. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi (91,2%), sono stati vittima di un solo incidente stradale. LA SICUREZZA STRADALE: UNA PRIORITA’ DI SISTEMA L’attenzione alla prevenzione degli infortuni stradali è uno degli impegni prioritari delle istituzioni nazionali e internazionali. In Italia, il tema della sicurezza stradale è stato inserito come priorità anche da una recente intesa in materia sanitaria definita in sede di Conferenza Stato-Regioni e posto in allegato al “Piano nazionale della Prevenzione 20052007” (Ministero della Salute). *** Con il “Piano Nazionale della Sicurezza Stradale – Azioni prioritarie” si sono definiti i criteri di sviluppo dei programmi annuali interistituzionali che hanno lo scopo di individuare obiettivi comuni, competenze specifiche di ciascun soggetto coinvolto, modalità di coordinamento e verifica dei risultati. I programmi si sviluppano su due livelli: il primo, concerne l’eliminazione delle situazioni di massimo rischio nella viabilità locale, il secondo, riguarda l’ organizzazione degli Enti locali al fine di razionalizzare la gestione politica della sicurezza. Il primo programma è in corso di attuazione da parte delle Regioni a cui è stata affidata la gestione (Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture). Relativamente agli incidenti occorsi a componenti della famiglia degli intervistati, invece, la fascia anagrafica più interessata dall’incidentalità stradale sembra essere quella mediana (9,6%), anche se nella maggior parte dei casi, si è trattato, comunque, di un unico incidente (92,1%). La distribuzione territoriale degli incidenti stradali mostra inoltre come siano soprattutto le Regioni del Ovest-Ovest ad annoverare il maggior numero di sinistri: nello specifico, questa area segna una quota dell’ordine del 9,5% contro il 7,4% del Ovest-Ovest, il 7,6% dell’Italia centrale e 101 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale l’8,9% del Ovest e le Isole. Queste ultime, tuttavia, sono quelle in cui i soggetti intervistati hanno più frequentemente denunciato un coinvolgimento diretto di qualche familiare (10,0%). In tutti questi casi, comunque, il sinistro risulta essere stato solo uno (tabb. 41 e 42). Anche l’ampiezza demografica dei centri urbani mostra una correlazione positiva con i livelli di incidentalità stradale registrati in un territorio: negli insediamenti urbani di medie dimensioni, negli ultimi tre anni, infatti si sono verificati più incidenti che altrove. In altri termini, ciò significa che la probabilità di avere un incidente stradale cresce in parallelo alla consistenza demografica del centro urbano di riferimento dato che è maggiore la mobilità dei suoi abitanti sul territorio. Le quote di sinistri registrate confermano questa tendenza: la percentuale di incidenti segna un valore di 9,1% nelle circoscrizioni da 20 mila a 30 mila abitanti e il 9,0% in quelle da 30 a 100 mila abitanti, in riferimento alle quali, peraltro, si rileva una significativa percentuale di persone (rispettivamente il 12,0% e il 12,7%) che hanno denunciato di aver avuto due o più incidenti. La correlazione fra ampiezza demografica e livelli di incidentalità risulta essere valida anche in riferimento agli incidenti occorsi ai familiari degli intervistati: anche in questo caso, le circoscrizioni territoriali più colpite sono ancora quelle di maggiore ampiezza, ossia con un numero di abitanti superiore a 250 mila unità (12,8%). Se si considera, invece, il numero dei sinistri, i centri urbani di minore dimensione risultano essere quelli più frequentemente interessati dato che complessivamente registrano le percentuali più alte di intervistati che hanno denunciato il coinvolgimento di un membro della propria famiglia in due o più incidenti (16,7% in riferimento alle circoscrizioni fino a 10 mila abitanti e 17,8% in quelle con un numero di abitanti compreso tra 20 mila a 30 mila unità). 102 FONDAZIONE CENSIS 7,2 92,8 100,0 Un componente della famiglia Sì No Totale Fonte: indagine Censis, 2006 9,5 90,5 100,0 Intervistato Sì No Totale Nord ovest 7,7 92,3 100,0 7,4 92,6 100,0 10,0 90,0 100,0 7,6 92,4 100,0 Ripartizione Nord est Centro 10,9 89,1 100,0 8,9 91,1 100,0 Sud e isole 9,0 91,0 100,0 8,2 91,8 100,0 Fino a 10 mila 8,6 91,4 100,0 9,1 90,9 100,0 20-30 mila 7,8 92,2 100,0 9,0 91,0 100,0 7,3 92,7 100,0 6,9 93,1 100,0 12,8 87,2 100,0 8,3 91,7 100,0 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila Tab. 41 - Persone incidentate negli ultimi tre anni, per ripartizione geografica e ampiezza del comune di residenza (val. %) 9,1 90,9 100,0 8,5 91,5 100,0 Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Un componente della famiglia Solo 1 2 Più di 2 Totale Intervistato Solo 1 2 Più di 2 Totale Numero di incidenti 75,0 25,0 100,0 100,0 88,5 8,6 2,9 100,0 96,4 3,6 95,2 3,2 1,6 100,0 Nord ovest 100,0 82,8 17,2 100,0 91,7 8,3 Ripartizione Nord est Centro 85,9 8,8 5,3 100,0 86,7 8,0 5,3 100,0 Sud e isole 83,3 14,3 2,4 100,0 100,0 93,8 6,2 Fino a 10 mila 82,2 10,7 7,1 100,0 88,0 2,0 10,0 100,0 20-30 mila 100,0 84,6 15,4 87,3 10,6 2,1 100,0 100,0 88,9 11,1 100,0 92,9 7,1 100,0 93,1 6,9 100,0 90,6 9,4 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila 85,9 11,9 2,2 100,0 90,4 6,7 2,9 100,0 Totale Tab. 42 - Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base alla ripartizione geografica e all’ampiezza del comune di residenza, per numero di incidenti (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 3.2.2. La dinamica degli incidenti 3.2.2.1. Le conseguenze L’analisi dei dati ufficiali sull’incidentalità stradale consente di determinarne con una buona approssimazione la gravità e la lesività e, quindi, offre spunti e indicazioni importanti sugli effetti degli incidenti, permettendo di valutare appieno l’evoluzione della sicurezza stradale nel nostro Paese. In particolare, l’indicatore di gravità, relativo alle morti occorse su 100 incidenti stradali, evidenzia un trend piuttosto netto a partire dal ’93, ossia una drastica tendenza alla riduzione di tali eventi, che prosegue in modo costante nei dieci anni ai quali si riferiscono i dati raccolti (fig. 51). La riduzione è evidente, costante e continuativa, una differenza fondamentale rispetto alla tendenziale discontinuità nel trend evidenziato relativamente al numero di incidenti stradali (per abitanti, nuovi veicoli immatricolati e veicoli circolanti). Un’osservazione di questo tipo permette di affermare che le innovazioni di carattere tecnico e legislativo che hanno attraversato il decennio, pur non avendo ridotto complessivamente il numero di sinistri, ne hanno sensibilmente limitato la gravità, incidendo positivamente sul livello globale di sicurezza stradale: l’indicatore relativo, infatti, dal 1993 al 2004 ha registrato una diminuzione pari a –1,8 (tab. 43). Disaggregando i dati per aree geografiche, si nota che sono proprio le zone con il numero maggiore di incidenti mortali a registrare la maggiore riduzione percentuale nel corso del decennio. Il Nord-Ovest passa dai 4,4 morti del ’93, ai 2,0 del 2004, con una contrazione pari a –2,4; nel Sud e Isole si va dai 5,9 ai 3,5 incidenti mortali (valori per 100 incidenti), con una diminuzione analoga. Nord-Est e Centro registrano riduzioni nell’indice di gravità, rispettivamente pari a –1,7 e a –1,0. La contrazione negli incidenti mortali ha interessato l’intero Paese e rispecchia un aumento complessivo del livello di sicurezza stradale, con ripercussioni sostanzialmente uniformi nelle varie regioni italiane. 105 FONDAZIONE CENSIS 1994 1995 1996 1997 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, 2006 Incidenti stradali per veicoli circolanti 1993 (*) Dati provvisori 80 90 100 110 120 130 140 1998 2000 2001 2002 2003 2004 (*) Incidenti stradali per nuovi veicoli immatricolati 1999 Fig. 51 - Andamento degli incidenti stradali. Anni 1993-2004 (numero indice 1993=100) 4,4 4,5 3,1 5,9 4,3 - Nord Ovest - Nord Est - Centro - Sud e Isole Italia Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, 2006 Morti in incidenti stradali per 100 incidenti (2) Dati provvisori 6,6 6,2 4,3 6,7 6,8 6,5 4,9 3,4 1,9 4,3 2,9 5,0 3,4 2,9 4,4 5,0 7,1 10,0 7,8 7,3 3,8 4,7 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Bolzano Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 1993 3,1 2,6 3,7 2,6 4,0 4,4 5,7 2,3 4,4 4,1 4,8 4,4 3,1 1,4 3,2 2,2 3,6 2,9 2,6 3,6 4,0 4,6 7,0 3,7 5,0 2,5 4,1 1998 2,9 2,4 3,3 2,4 3,9 4,0 4,8 2,1 3,2 4,1 2,0 3,6 3,3 1,6 3,0 2,3 4,2 2,4 2,3 3,9 3,1 4,3 6,2 5,2 4,3 2,4 4,0 2000 2,8 2,3 3,2 2,5 3,9 3,4 3,6 2,0 3,7 4,6 2,6 3,3 3,6 1,8 3,1 2,4 3,1 3,0 2,3 3,2 3,9 4,3 5,6 5,6 4,3 2,6 4,5 2001 2,8 2,3 3,2 2,5 3,8 3,4 4,6 2,0 3,4 4,3 2,4 3,3 3,5 1,6 3,0 2,4 2,8 2,7 2,5 3,9 3,8 3,2 5,0 8,2 4,1 2,8 4,3 2002 2,6 2,2 3,3 2,0 3,4 3,6 3,9 1,9 3,7 3,8 3,6 3,8 3,4 1,4 2,8 2,0 3,3 2,4 1,7 3,0 5,8 3,6 4,0 4,9 3,6 2,5 3,7 2003 2,5 2,0 2,8 2,1 3,5 3,3 4,2 1,8 3,7 3,8 3,5 3,0 2,8 1,3 2,5 1,9 2,9 2,4 2,0 2,9 3,6 4,1 4,0 4,5 4,3 2,7 3,4 2004 (2) Tab. 43 – Indicatore di gravità dei sinistri stradali (1). Anni 1993-2004 (valori per 100 incidenti e differenze assolute ’93-’04) -1,8 -2,4 -1,7 -1,0 -2,4 -3,4 -2,1 -2,5 -3,0 -3,0 -3,0 -2,0 -0,6 -0,6 -1,7 -1,0 -2,1 -0,9 -1,0 -1,5 -1,3 -3,0 -6,1 -3,4 -3,0 -1,1 -1,4 Dif.assoluta ’93-’04 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale L’indicatore di lesività dei sinistri, invece, che si riferisce al numero di feriti ogni cento incidenti, fornisce indicazioni importanti circa l’impatto in termini di sicurezza sui passeggeri del veicolo, e permette inoltre di trarre interessanti conclusioni se comparato a quello relativi alle morti in incidenti stradali (tab. 44). Dall’analisi relativa agli anni 1993-2004, emerge un andamento piuttosto costante dell’indice di lesività, con un lievissimo aumento, nel corso del decennio del numero di feriti per 100 sinistri stradali, corrispondente a 0,1 feriti su cento incidenti. Disaggregando i dati per aree geografiche, variano moderatamente le proporzioni ma la situazione nel 2004 resta quella di un aumento dei feriti molto moderato o pressoché irrilevante, rispetto al ’93, con la sola eccezione del Ovest-Ovest, in cui si registra una diminuzione di 5,1 punti. Gli indicatori ufficiali quindi mettono in luce una sensibile flessione degli effetti lesivi degli incidenti stradali sulle persone coinvolte. Una tendenza che trova riscontro anche nell’indagine di campo: nella maggior parte dei casi, i sinistri denunciati sono in genere di modesta gravità e riguardano soprattutto “danni al veicolo e/o alle cose” (91,6%). I tamponamenti, ad esempio, sono estremamente frequenti, ne sono rimaste vittime l’89,4% delle donne intervistate che hanno dichiarato di aver avuto almeno un incidente negli ultimi tre anni ed il 93,9% degli uomini. Un fenomeno che sembra coinvolgere indistintamente tutte le classi di età (93,3% per i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni; 91,8% per gli adulti che ricadono nella fascia 29-44 anni; 89,8% per quelli della classe 45-64 anni). Anche in riferimento alla ripartizione territoriale, i tamponamenti si confermano al 1° posto nella classifica degli effetti prodotti dall’incidente stesso, e questo indipendentemente dall’area geografica considerata, anche se la loro frequenza sembra essere sensibilmente più alta nelle regioni centromeridionali (98,2% nel Centro e 96,5% nel Sud e le isole contro l’81,5% dell’area Nord-Ovest e l’89,1% del Nord-Est) (tabb. 45 e 46). 108 FONDAZIONE CENSIS 141,7 137,7 135,2 153,6 140,9 - Nord Ovest - Nord Est - Centro - Sud e Isole Italia Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, 2006 (1) Feriti in incidenti stradali per 100 incidenti (2) Dati provvisori 145,8 136,3 141,2 137,8 138,5 136,8 139,1 137,2 138,1 136,8 134,6 143,5 137,5 134,1 147,1 138,6 154,8 168,8 149,0 166,8 149,8 144,6 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Bolzano Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 1993 143,6 143,3 139,3 139,4 155,9 149,3 141,7 143,4 135,8 134,5 137,5 141,9 135,5 134,2 139,2 134,4 147,5 146,2 140,2 148,5 136,3 166,9 173,3 138,0 167,5 150,1 147,8 1998 140,5 140,7 139,4 132,7 153,1 144,9 145,9 140,6 132,8 130,0 136,1 141,4 134,8 133,5 139,8 132,4 143,9 139,8 129,6 144,2 137,7 158,8 167,5 153,4 162,1 148,6 143,2 2000 142,3 141,3 139,6 136,7 156,4 148,3 138,3 140,4 136,2 133,6 139,1 140,6 136,5 134,1 139,9 134,0 145,8 147,0 134,7 150,6 153,3 158,7 167,5 159,0 171,7 150,1 148,9 2001 142,7 141,3 139,3 136,9 157,1 147,1 147,5 140,7 133,8 129,4 138,7 141,8 134,4 134,1 139,4 133,2 146,6 148,2 135,3 155,8 160,6 155,3 167,9 169,3 170,0 151,3 145,9 2002 141,2 138,0 138,1 137,7 155,0 144,4 134,9 137,4 131,6 126,8 136,6 140,5 133,6 130,5 138,2 133,8 143,5 142,3 138,5 153,3 154,8 151,3 163,6 163,9 166,7 150,8 148,5 2003 141,0 136,5 137,6 137,6 156,2 145,4 134,2 135,1 132,4 130,0 135,0 139,7 133,1 129,8 137,8 131,2 141,3 146,0 139,5 152,5 170,0 150,0 164,3 168,6 172,0 150,8 155,2 2004 (2) Tab. 44 - Indicatore di lesività dei sinistri stradali (1). Anni 1993-2004 (valori per 100 incidenti e differenze assolute ’93-’04) 0,1 -5,1 -0,1 2,4 2,6 -0,5 -2,2 -6,1 -5,3 -8,5 -1,8 0,6 -4,1 -8,3 1,0 -3,4 -2,2 8,5 5,4 5,4 31,4 -4,8 -4,5 19,6 5,2 1,1 10,6 Dif.assoluta ’93-’04 Tab. 45 - Persone incidentate: effetti prodotti dall’incidente al proprio veicolo, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Danni al veicolo Morte del conducente Morte del trasportato/i Morte del pedone Ferimento del conducente Ferimento del trasportato/i Ferimento del pedone Nessun effetto, solo una gran paura 93,9 18-29 Età 29-44 89,4 1,3 93,3 1,1 91,8 0,9 0,6 22,5 9,4 3,1 11,9 1,1 25,6 8,9 4,4 4,4 0,7 30,4 9,5 2,0 7,4 45-64 89,8 0,9 26,4 10,9 10,0 26,9 8,3 3,7 13,9 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 46 - Persone incidentate: effetti prodotti dall'incidente al proprio veicolo, per ripartizione geografica (val. %) Nord ovest Danni al veicolo Morte del conducente Morte del trasportato/i Morte del pedone Ferimento del conducente Ferimento del trasportato/i Ferimento del pedone Nessun effetto, solo una gran paura 81,5 1,2 Ripartizione Nord est Centro 89,1 1,8 Totale 96,5 91,6 0,6 0,3 0,3 26,3 9,4 2,6 9,7 0,9 19,8 6,2 1,2 23,5 34,5 9,1 1,8 9,1 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 98,2 Sud e isole 1,8 29,8 10,5 1,8 1,8 25,2 11,3 4,3 4,3 Totale 91,6 0,6 0,3 0,3 26,3 9,4 2,6 9,7 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Una quota significativa di stradali denunciati dagli intervistati ha avuto conseguenze dirette non solo sulle cose, ma anche sulle persone: circa un incidente su quattro ha riguardato sinistri che hanno procurato il “ferimento del conducente” del veicolo (26,3%), nel caso degli uomini la quota arriva al 30,4% contro un più contenuto 22,5% segnato dalle donne. La lesività umana dell’incidente sembra essere stata particolarmente alta in riferimento alle fasce d’età più elevate (26,4% e 26,9% rispettivamente per la classe di età compresa tra i 29 e i 44 anni e quella compresa tra i 45 e i 64 anni contro il 25,6% segnato dai più giovani), agli intervistati delle regioni del Nord-Est (34,5% contro il 19,8% delle regioni del Nord-Ovest, il 29,8% delle aree del Centro e il 25,2% del Sud e delle Isole). Nel 9,4% dei casi l’incidente ha procurato il “ferimento del trasportato” e nel 2,6% il “ferimento del pedone”. L’analisi dei dati disaggregati per “sesso”e per “età” evidenzia che, nel primo caso, il fenomeno ha interessato più o meno nella stessa misura sia uomini che le donne (le percentuali ammontano rispettivamente al 9,5% e al 9,4%) e tutte le fasce d’età (anche se di poco superiore risulta la percentuale degli intervistati di età compresa tra i 29 e i 44 anni, che ammonta al 10,9% contro quella dell’8,9% della fascia di età 18-29 anni e dell’8,3% della fascia di età 45-64 anni). I dati disaggregati in base all’area geografica di provenienza evidenziano, altresì, che la maggior parte di casi in cui si evidenzia questo tipo di danno ha riguardato, in particolare, individui residenti nelle regioni centro-meridionali (10,5% per il Centro e 11,3% per il Sud e le Isole) piuttosto che in quelle settentrionali (6,2% al Nord-Ovest e 9,1% al Nord-Est). Al contrario, nel caso in cui l’incidente abbia prodotto il ferimento di uno o più pedoni, i dati evidenziano che ad essere coinvolte in questa tipologia di danno sono più frequentemente le donne (3,1%) piuttosto che gli uomini (2,0%); più i giovanissimi (4,4%) e gli anziani (3,7%) che i soggetti di età intermedia, per i quali, infatti, non viene rilevato alcun caso; più gli abitanti delle regioni meridionali (4,3%) che non quelli delle regioni del Nord (1,2% per il NordOvest e 1,8% per il Nord-Est) e del Centro (1,8%). Gli incidenti mortali denunciati dagli intervistati (1,2%) hanno fatto vittime soprattutto tra i conducenti (0,6%) che non tra i trasportati (0,3%) o i pedoni (0,3%). Nello specifico, la morte del conducente e dei pedoni ha riguardato esclusivamente le donne (1,3% nel primo caso e 0,6% nel secondo) e, in prevalenza, i giovanissimi (1,1% in entrambi i casi), mentre i trasportati vittima di incidente mortale sono stati – secondo le dichiarazioni degli intervistati che ne hanno denunciato la scomparsa – di sesso maschile 111 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale (0,7%) e di età avanzata (0,9%). Gli incidenti mortali con vittima il conducente sono stati segnalati solo nelle regioni settentrionali (1,2% nel Nord-Ovest e 1,8% nel Nord-Est), mentre quelli con vittima il trasportato si sono verificati solo nel Sud e nelle Isole (nella misura dello 0,9% dei casi). Infine, gli incidenti stradali in cui è avvenuta la morte del pedone risultano essersi verificati solo nelle regioni del Italia centrale (1,8%). Quand’anche non abbia sortito apparentemente alcun effetto visibile e materiale, l’incidente stradale ha comunque un costo, in genere difficilmente apprezzabile in termini socio-economici, ma rilevante sul piano delle ripercussioni psicologiche che può determinare sui singoli individui coinvolti. Un sinistro, infatti, può risolversi in nessun danno materiale al veicolo o all’uomo, ma in un (più o meno) grande danno emotivo, laddove abbia procurato a chi ne resta coinvolto una gran paura, come dichiarato dal 9,7% degli intervistati, in prevalenza donne (11,9%), di età elevata (13,9% per i soggetti di età compresa tra i 45 e i 64 anni e 10,0% per quelli di età compresa tra i 29 e i 44 anni contro il 4,4% segnato dai giovanissimi), residenti principalmente nel Nord-Ovest (23,5%). Anche in riferimento agli effetti procurati dall’incidente al veicolo altrui, si rileva che la stragrande maggioranza dei casi riguarda i danni alle cose (lo dichiara il 92,3% per i giovanissimi, il 93,8% nel Nord-est). Di gran lunga inferiore il numero degli incidenti in cui si è causato il ferimento del conducente (12,7%, ma la percentuale aumenta fino al 14,0% per gli uomini, al 18,5% nel caso dei giovanissimi, al 14,9% per i residenti nelle regioni del Centro) o del trasportato (5,2%, che sale al 5,7% nel caso delle donne, al 6,5% nei soggetti di età intermedia, al 12,8% nell’Italia centrale) (tabb. 47 e 48). Per quanto riguarda gli incidenti mortali denunciati dagli intervistati, indipendentemente dal fatto che la vittima sia stata il conducente (0,9%) o il trasportato dell’altro veicolo (0,5%), le frequenze mostrano come ad esserne stati coinvolti siano stati individui di sesso femminile (1,9%, nel primo caso, e 0,9%, nel secondo), prevalentemente giovani, con un’età compresa tra i 18 e i 29 anni (rispettivamente 3,1% e 1,5%) e provenienti dalle regioni centrali (2,1% in entrambi i casi). 112 FONDAZIONE CENSIS Tab. 47 - Persone incidentate: effetti prodotti dall’incidente all’altro veicolo coinvolto, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Danni al veicolo Morte del conducente Morte del trasportato/i Morte del pedone Ferimento del conducente Ferimento del trasportato/i Ferimento del pedone Nessun effetto, solo una gran paura 18-29 Età 29-44 45-64 91,6 85,8 1,9 0,9 92,3 3,1 1,5 83,1 91,5 88,7 0,9 0,5 14,0 4,7 0,9 9,3 11,3 5,7 0,9 13,2 18,5 6,2 11,7 6,5 1,3 16,9 8,5 2,8 1,4 9,9 12,7 5,2 0,9 11,3 6,2 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 48 - Persone incidentate: effetti prodotti dall'incidente all’altro veicolo coinvolto, per ripartizione geografica (val. %) Nord ovest Danni al veicolo Morte del conducente Morte del trasportato/i Morte del pedone Ferimento del conducente Ferimento del trasportato/i Ferimento del pedone Nessun effetto, solo una gran paura Ripartizione Nord est Centro Sud e isole Totale 84,3 93,8 87,2 2,1 2,1 90,4 1,2 88,7 0,9 0,5 11,8 2,0 2,0 17,6 12,5 3,1 14,9 12,8 9,4 10,6 12,0 3,6 1,2 8,4 12,7 5,2 0,9 11,3 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 Totale 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Anche in riferimento agli effetti prodotti ad un altro veicolo coinvolto, viene rilevata una discreta percentuale di casi (11,3%) in cui l’incidente ha causato solo una gran paura: lo denunciano soprattutto le donne (13,2%), in prevalenza i soggetti di età compresa tra i 29 e i 44 anni (16,9%), quelli del Nord-Ovest (17,6%). 3.2.2.2. I modi Stando alle fonti ufficiali, gli incidenti tra due e più veicoli rappresentano la quota più significativa dei sinistri su strada che vengono rilevati ogni anno. Quasi otto incidenti su dieci (76,8%) coinvolgono due o più mezzi di trasporto, il 23,2% incidenti invece riguarda veicoli isolati. Nonostante gli incidenti a veicoli isolati rappresentino una piccola frazione del volume complessivo di sinistri, a essi si riferiscono indici di gravità (4,2 morti su 100 incidenti, contro i 2 morti su 100 degli incidenti tra veicoli) e pericolosità molto alti (3,4%, rispetto al valore relativo agli incidenti tra veicoli che è di appena 1,3%). Causa diretta di indici di gravità e di pericolosità così elevati sono gli urti con ostacoli accidentali, gli investimenti di pedoni, le fuoriuscite e gli urti con treni, essendo questi ultimi eventi piuttosto rari, ma particolarmente drammatici. Per ciò che concerne gli incidenti tra veicoli, sono soprattutto gli scontri frontali ad innalzare paurosamente gli indicatori di gravità e pericolosità dell’incidente, mentre sollevano l’indice di lesività gli scontri frontalilaterali ed i tamponamenti. L’indicatore relativo alla variazione percentuale degli incidenti tra il 2000 e il 2004 segnala comunque un dato positivo ossia una reale contrazione del numero di incidenti stradali. Nello specifico, la riduzione più significativa (-2,4%) si riferisce proprio ai sinistri dove si registrano gli indici di gravità e pericolosità più alti, vale a dire gli incidenti a veicoli isolati. Nello stesso arco temporale, inoltre, sono diminuiti anche gli incidenti tra veicoli (-1,8%), per una riduzione sul totale dei sinistri del 2,0%. La flessione del numero degli incidenti tra veicoli segnalata dalle fonti ufficiali è stata prevalentemente determinata da una sensibile riduzione degli 114 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale urti tra veicoli in fermata e arresto (-18,2%), del numero degli scontri frontali (-4,5%) e frontali-laterali (-3,9%). Nonostante ciò, nello stesso quadriennio sono aumentati gli scontri laterali (+6,5%) e i tamponamenti (+2%) (tab. 49). In particolare quest’ultima tipologia di incidente sembra essere particolarmente frequente: stando alle segnalazioni del campione di popolazione intervistato, quasi un incidente su due (46,6%) occorsi negli ultimi tre anni ha riguardato un “tamponamento”. Nello specifico, i tamponamenti fra i veicoli sembrano essere più frequenti tra gli automobilisti maschi (47,6%), tra i più giovani (50,5%), tra gli abitanti delle regioni dell’Italia settentrionale (54,6%) ed i residenti nelle circoscrizioni da 30 a 100 mila abitanti (49,4%) (tab. 50-51). Nella classifica delle modalità degli incidenti stradali dichiarate dal campione, seguono, al 2° posto, gli “scontri frontali o con un veicolo in movimento” (28,8%); al 3°, le “fuoriuscite di strada” (8,0%) e, al 4°, gli “urti con un ostacolo accidentale” (5,4%). Meno frequenti risultano gli “urti con i veicoli in sosta o fermi” (3,8%), le “frenate improvvise”, gli “investimenti di pedoni” (2,9% in entrambi i casi) e le “cadute dei veicoli” (1,6%). Il sesso delle persone interpellate non cambia l’ordine della graduatoria, almeno per quanto riguarda le prime tre posizioni, che sono occupate ancora, infatti, dai tamponamenti – subiti dal 47,6% dei maschi e dal 45,3% delle femmine – dagli scontri frontali o laterali con un veicolo in movimento (rispettivamente 33,6% per gli uomini e 24,5% per le donne) e dalle fuoriuscite di strada (8,1% e 8,0%). Quanto agli altri tipi di incidente, va segnalata la maggiore frequenza con cui gli uomini risultano coinvolti negli urti con un veicolo in sosta o fermo (4,7%) e, al contrario, la maggiore frequenza con cui le donne risultano coinvolte in tutti gli altri casi, come in quello degli urti con un ostacolo accidentale (8,0%), le frenate improvvise (4,3%), l’investimento di pedoni (3,7%) e la caduta del veicolo, che le vede protagoniste assolute, nel 3,1% dei casi. 115 FONDAZIONE CENSIS 224.553 Totale incidenti 100,0 76,8 6,9 35,7 11,7 19,0 3,4 23,2 11,6 7,2 0,7 3,6 0,0 11,7 9,8 0,5 1,4 val. % Fonte: elaborazione Censis su dati Istat (1) Dati provvisori (2) Morti in incidenti stradali per 100 incidenti (3) Feriti in incidenti stradali per 100 incidenti (4) Morti in incidenti /(morti + feriti)in incidenti stradali*100 172.374 15.529 80.128 26.286 42.737 7.694 52.179 26.015 16.280 1.666 8.061 8 26.164 21.985 1.077 3.102 Incidenti tra veicoli - Scontro frontale - Scontro frontale-laterale - Scontro laterale - Tamponamento - Urto con veicolo in fermata o arresto Incidenti a veicoli isolati Veicolo in marcia che urta - Investimento di pedone - Urto con veicolo in sosta - Urto con ostacolo accidentale - Urto con treno Veicolo in marcia senza urto - Fuoriuscita - Frenata improvvisa - Caduta da veicolo v.a. Incidenti -2,0 -1,8 -4,5 -3,9 6,5 2,0 -18,2 -2,4 -7,6 -3,7 -24,7 -10,7 -27,3 3,5 0,2 -13,9 48,4 var.% ‘00-‘04 2,5 2,0 6,3 1,7 1,3 1,3 1,8 4,2 4,1 4,0 1,9 4,7 37,5 4,4 4,9 0,5 2,0 141,0 147,4 165,7 144,1 128,0 161,0 135,2 120,0 116,5 113,1 114,6 123,8 125,0 123,5 126,6 112,9 105,2 1,7 1,3 3,7 1,2 1,0 0,8 1,3 3,4 3,4 3,4 1,6 3,7 23,1 3,4 3,7 0,4 1,9 Indicatore Indicatore di Indicatore di di gravità lesività pericolosità (2) (3) (4) Tab. 49 – Incidenti per tipo, indice di gravità, lesività e pericolosità. Anno 2004 (1) (v.a., val.% e var.%) Tab. 50 – Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base alla tipologia di incidente stradale, per sesso e per età (val. %) Tipo di incidente Scontro frontale o laterale con un veicolo in movimento Tamponamento Urto con un veicolo in sosta o fermo Urto con un ostacolo accidentale Frenata improvvisa Investimento del pedone Fuoriuscita di strada Caduta del veicolo Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Sesso Maschio Femmina 18-29 Età 29-44 45-64 Totale 33,6 24,5 28,6 30,9 27,0 28,8 47,6 4,7 2,7 1,3 2,0 8,1 45,3 3,1 8,0 4,3 3,7 8,0 3,1 50,5 3,3 2,2 3,3 1,1 7,7 3,3 47,3 2,7 9,1 0,9 0,9 8,2 42,4 5,4 4,5 4,5 6,3 8,1 1,8 46,6 3,8 5,4 2,9 2,9 8,0 1,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 100,0 100,0 1,7 14,5 1,8 48,3 4,8 7,2 2,4 4,8 6,0 4,8 Totale 44,8 5,2 5,2 5,2 54,6 1,8 3,6 1,8 21,7 Scontro frontale o laterale con un veicolo in movimento Tamponamento Urto con un veicolo in sosta o fermo Urto con un ostacolo accidentale Frenata improvvisa Investimento del pedone Fuoriuscita di strada Caduta del veicolo 100,0 37,9 21,9 Nord ovest Tipo di incidente Ripartizione Nord est Centro 100,0 42,2 3,4 5,2 2,6 4,3 9,5 32,8 Sud e isole 100,0 44,8 5,2 8,3 6,3 1,0 6,3 2,1 26,0 Fino a 10 mila 100,0 4,1 12,3 1,4 46,6 2,7 5,5 27,4 20-30 mila 100,0 5,8 1,4 4,3 7,2 1,4 49,4 30,5 100,0 5,0 5,0 45,0 10,0 35,0 100,0 46,2 5,6 1,9 1,9 3,7 7,4 1,9 31,4 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila 100,0 46,6 3,8 5,4 2,9 2,9 8,0 1,6 28,8 Totale Tab. 51 – Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base al tipo di incidente stradale, per ripartizione geografica e ampiezza del comune di residenza (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale La disaggregazione dei dati rispetto all’area geografica non apporta sostanziali novità rispetto alle indicazioni emerse sul piano generale. Tamponamenti e scontri frontali o laterali risultano essere, altresì, i due tipi di sinistro più ricorrente quale che sia la densità demografica delle circoscrizioni territoriali prese in considerazione. 3.2.2.3. I mezzi Ma a quali veicoli è attribuibile l’alto numero di sinistri che ogni anno si verificano sulle nostre strade? Rispondere ad un interrogativo di questo tipo è indispensabile qualora si vogliano individuare i soggetti-target ai quali rivolgere campagne di sensibilizzazione e di educazione stradale. I dati Istat relativi al 2004 ci dicono che quasi la totalità dei sinistri stradali è attribuibile ad autovetture pubbliche e private (70,3%), oltre che a motocicli e ciclomotori (19,5%). Residuale è il coinvolgimento di autocarri e motocarri (6,4%), di autobus, filobus e tram (1,4%), e di altri veicoli (2,4%) (fig. 52). Da simili dati possono trarsi due importanti considerazioni. In primo luogo appare evidente come la schiacciante maggioranza dei sinistri dipenda dalla circolazione di autovetture e moto, veicoli in gran parte condotti da privati cittadini, e come l’incidentalità stradale dipenda solo in minima parte dal trasporto pubblico o professionale. Secondariamente, sarebbe del tutto fuori luogo supporre, sulla base di tale distribuzione, una spiccata negligenza da parte dei conducenti di autovetture e motocicli e, per contro, una particolare perizia o professionalità dei conducenti di autobus, filobus, tram, motocarri e simili. Un’incidentalità tanto diversa per categorie di veicoli può soltanto, e più semplicemente, dipendere dal diverso volume della circolazione stradale: sono infatti le automobili ed i motocicli i mezzi più presenti sul territorio e per questo i più esposti al rischio. 119 FONDAZIONE CENSIS 1,4% Autobus-Filobus-Tram 6,4% 19,5% 2,4% Fonte: elaborazione Censis su dati Istat (1) Dati provvisori (2) compresi autotreni, autosnodati e simili, motocarri e motofurgoni (3) compresi i ciclomotori Autocarri-Motocarri (2) Motocicli (3) Altri veicoli 70,3% Fig. 52 - Incidenti per categoria di veicolo coinvolto. Anno 2004 (1) (val. %) Autovetture private e pubbliche 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale L’automobile, comunque, resta il mezzo di trasporto prediletto dagli utenti della strada: una scelta che è condizionata, sempre più frequentemente, dall’esigenza di effettuare durante il giorno una “catena di movimenti”, cioè una successione di spostamenti con differente destinazione e motivo. Questa diversificazione produce un forte squilibrio modale sul totale degli spostamenti, a vantaggio del mezzo privato che assicura maggior libertà nel soddisfare le esigenze di mobilità. Non è un caso dunque che tra tutti i mezzi di trasporto privati, l’automobile rappresenti il veicolo che segna la più alta percentuale di sinistri. Un fenomeno che trova un riscontro concreto anche nelle valutazioni espresse dal campione: negli ultimi tre anni, su dieci incidenti dichiarati dagli intervistati otto sono avvenuti in automobile (81,9%). Motocicli (6,7%), ciclomotori (5,1%) e biciclette (2,6%), per quanto oggigiorno di uso sempre più frequente per ovviare alle difficoltà del traffico, alla mancanza di parcheggi, ai disagi causati dai provvedimenti che periodicamente limitano la circolazione delle autovetture inquinanti soprattutto nelle grandi città, sono stati coinvolti in misura sicuramente minore, mentre di scarsa rilevanza statistica risulta l’incidenza di furgoni (0,6%), autocarri (0,3%) e autobus (0,6%) (tab. 52). La disaggregazione dei dati per “sesso” e per “età” degli intervistati non apporta sostanziali modifiche all’ordine della graduatoria dei veicoli più coinvolti in incidenti stradali: stando alle dichiarazioni di maschi (84,1%) e femmine (79,1%), dei giovanissimi (80,2%), dei meno giovani (84,7%) e degli anziani (80,2%), al 1° posto resta, infatti, l’automobile. Risulta, in ogni caso, una maggiore frequenza degli incidenti su ciclomotore per le donne rispetto agli uomini (7,4% contro 2,7%) e per i giovanissimi di età compresa tra i 18 e i 29 anni (6,6%). Quanto alle indicazioni emerse su base territoriale, l’automobile risulta essere ovunque il mezzo di trasporto più incidentato lungo tutto la Penisola anche se la quota segnata nelle regioni dell’Italia centrale è particolarmente alta: in quest’area, infatti, nove incidenti su dieci dichiarati dagli intervistati hanno riguardato questo mezzo di trasporto (89,7%) (tab. 53). 121 FONDAZIONE CENSIS Tab. 52 – Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base alla tipologia di veicolo coinvolto nell’incidente, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Automobile Bicicletta Ciclomotore Motociclo Furgone Autocarro Autobus No, ero/era a piedi Totale Fonte: indagine Censis, 2006 18-29 Età 29-44 80,2 4,4 6,6 5,5 1,1 84,7 2,7 4,5 7,2 0,9 84,7 1,3 2,7 6,7 1,3 0,7 1,3 1,3 79,1 3,7 7,4 6,7 3,1 1,1 1,1 100,0 100,0 100,0 100,0 45-64 Totale 80,2 0,9 4,5 7,2 0,9 0,9 5,4 81,9 2,6 5,1 6,7 0,6 0,3 0,6 2,2 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 Totale Automobile Bicicletta Ciclomotore Motociclo Furgone Autocarro Autobus No, ero/era a piedi 100,0 3,6 73,5 4,8 3,6 13,3 1,2 Nord ovest 100,0 76,4 3,6 7,3 7,3 1,8 1,8 1,8 100,0 89,7 3,4 5,2 1,7 Ripartizione Nord est Centro 100,0 0,9 3,4 5,1 4,3 86,3 Sud e isole 100,0 1,0 83,4 2,1 3,1 8,4 1,0 1,0 Fino a 10 mila 100,0 4,1 79,4 1,4 5,5 8,2 1,4 20-30 mila 100,0 1,4 2,9 80,0 2,9 5,7 7,1 100,0 5,0 95,0 100,0 1,9 79,5 5,6 9,3 3,7 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila 100,0 81,9 2,6 5,1 6,7 0,6 0,3 0,6 2,2 Totale Tab. 53 - Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base alla tipologia di veicolo coinvolto nell’incidente, per ripartizione geografica e ampiezza del comune di residenza (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale I sinistri in automobile, inoltre, sono particolarmente frequenti nei grandi agglomerati urbani ossia quelli con un numero di abitanti compreso fra le 100 mila e le 250 mila unità (95,0%). L’alta incidenza dei sinistri in bicicletta (5,6%) e su ciclomotore (9,3%) nelle circoscrizioni più ampie è da porre in relazione al maggior uso nei centri urbani con maggiore densità di popolazione di questi mezzi di trasporto, dove le difficoltà del traffico autoveicolare condizionano in termini decisamente più negativi che altrove la qualità della vita dei cittadini, obbligandoli, ormai da qualche anno, a privilegiare le “due ruote”. Secondo gli intervistati la palma del mezzo di trasporto più pericoloso spetta ai motocicli (31,9%). Un’opinione che contrasta con quella del segmento di popolazione che, invece, assegna al ciclomotore la patente di veicolo più temibile per sé e per gli altri (27,6%). L’automobile, invece, rappresenta un mezzo di trasporto pericoloso per un quinto degli intervistati (21,7%) (tab. 54). Va, tuttavia, sottolineato, a questo riguardo, che la pericolosità di un veicolo non è necessariamente legata al numero (maggiore o minore) di incidenti stradali che lo vedono coinvolto, quanto – semmai – al tipo di danni (più o meno gravi) che in genere si producono in quegli stessi incidenti. E da questo punto di vista, se si considera la relazione tra il veicolo coinvolto nell’incidente stradale e gli effetti che da questo sono derivati, si evidenzia che, da un lato, è vero che i sinistri avvenuti su motocicli e ciclomotori sono quelli in cui si rileva la percentuale più elevata di casi in cui, per esempio, c’è stato il ferimento del conducente (62,5% per i ciclomotori e 52,4% per i motocicli), ma è altrettanto vero che le conseguenze più serie – quelle in cui si registrano dei morti – sono avvenute esclusivamente in automobile (tab. 55). L’automobile, dunque, non è necessariamente meno pericolosa di ciclomotori e motocicli, ma viene percepita come tale probabilmente in ragione delle maggiori garanzie che sembra assicurare in termini di stabilità del veicolo, di protezione da parte dell’abitacolo nonché di dotazione di tutti i comfort e i sistemi di sicurezza necessari. 124 FONDAZIONE CENSIS Tab. 54 - Veicolo considerato maggiormente pericoloso dagli italiani, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Automobile Bicicletta Ciclomotore Motociclo Furgone Autocarro Autobus No, ero/era a piedi Totale Fonte: indagine Censis, 2006 18-29 Età 29-44 45-64 Totale 21,2 6,5 25,4 33,2 0,8 11,6 0,2 1,1 22,1 8,5 29,6 30,7 0,8 6,1 0,6 1,6 23,3 5,4 25,6 31,9 1,3 10,3 0,4 1,8 21,8 7,9 24,7 34,4 1,2 8,2 0,3 1,5 20,7 8,4 31,0 29,8 0,2 8,4 0,5 1,0 21,7 7,5 27,6 31,9 0,8 8,8 0,4 1,3 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 94,5 0,8 0,4 0,4 21,7 10,6 2,0 9,1 87,5 62,5 6,3 12,5 50,0 25,0 Fonte: indagine Censis, 2006 Ciclomotore 50,0 Bicicletta Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Danni al veicolo Morte del conducente Morte del trasportato/i Morte del pedone Ferimento del conducente Ferimento del trasportato/i Ferimento del pedone Nessun effetto, solo una gran paura Automobile 4,8 52,4 95,2 50,0 50,0 Tipo di veicolo Motociclo Furgone 100,0 Autocarro Tab. 55 – Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base agli effetti prodotti dall'incidente e al tipo di veicolo (val. %) 50,0 50,0 100,0 Autobus 75,0 25,0 No, ero/era a piedi 91,6 0,6 0,3 0,3 26,3 9,4 2,6 9,7 Totale 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 3.2.2.4. I luoghi I tipi di strada dove si verifica il maggior numero di incidenti, non sono necessariamente quelli con i maggiori indici di gravità e lesività, a sottolineare ancora una volta che nel fenomeno sicurezza occorre distinguere tra frequenza dei sinistri e loro impatto effettivo sulla salute dei soggetti coinvolti. Secondo le fonti ufficiali il maggiore numero di incidenti (75,5%) si verifica prioritariamente sulle strade urbane, in particolar modo se pavimentate (75,8%) (per via della disattenzione, probabilmente, con cui si percorrono) e anche sulle strade dissestate (65,6%). In secondo luogo gli incidenti avvengono sulle strade statali e regionali (8,1%) e in terzo luogo lungo le strade provinciali (7,2%). Nelle autostrade, invece, avvengono il 6,2% dei sinistri (tab. 56). IL RUOLO STRATEGICO DELLE INFRASTRUTTURE Per molto tempo in Italia, gli investimenti in infrastrutture si sono collocati al di sotto della media europea: negli ultimi quaranta anni la rete viaria è cresciuta 1,6 volte, a fronte di un parco vetture cresciuto di oltre 15 volte. In Italia, inoltre, dal 1991 al 2001, l’ incremento delle reti autostradali a pedaggio è stato del 4,8%, mentre in Francia del 32,7% e in Portogallo del 176,2%. Gli elementi che hanno determinato questo gap infrastrutturale si legano all’insufficienza, alla discontinuità degli investimenti e alla presenza nel Paese di un apparato normativo farraginoso che non assicura la realizzazione delle opere in tempi certi e rapidi. Questo ritardo è un onere che grava non solo sulla qualità della mobilità delle persone, ma ancor di più sul costo della movimentazione delle merci. I problemi della viabilità, quindi sono una delle priorità che il nostro Paese deve mettere in agenda sia per essere maggiormente competitivo, sia per agevolare un processo di integrazione tra Europa orientale e occidentale. L’Anas si è data alcuni obiettivi prioritari per superare il divario fra domanda economica e sociale e offerta di viabilità: il miglioramento delle infrastrutture nel Mezzogiorno d’Italia e della mobilità nelle aree metropolitane, il collegamento dell’Italia alle reti europee, lo sblocco delle opere ferme da tempo e la compatibilità fra tipologia di strade e ambiente (Anas). *** Al primo posto fra gli interventi necessari a ridurre il fenomeno dell’incidentalità stradale figura una maggiore attenzione nella fase di progettazione delle infrastrutture, tenendo conto non solo degli aspetti inerenti alla mobilità, ma anche di quelli legati alla sicurezza, dal momento che una volta terminata la loro costruzione è più difficile e costoso intervenire ex post. Spesso - per noncuranza e/o negligenza - nella progettazione delle strade e delle autostrade non sono adottate alcune soluzioni che consentirebbero di salvare 127 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale numerose vite umane. Sarebbe utile, ad esempio, evitare la presenza di curve all’inizio delle gallerie o costruire marciapiedi pedonali sulle strade ad alta viabilità. In molti casi, ipotizzare l’introduzione di alcuni accorgimenti di base per mettere in sicurezza le strade può ridurre il costo di un’opera: basti pensare al ricorso a rotatorie di rallentamento in sostituzione dei più costosi cavalcavia (Associazione Familiari Vittime della Strada). *** La sicurezza stradale rappresenta uno degli impegni correnti della Società Autostrade, pur nella consapevolezza di poter intervenire direttamente soltanto su uno dei fattori che tradizionalmente incidono sui livelli di sicurezza, ossia la qualità delle infrastrutture. Il miglioramento e il potenziamento della dotazione infrastrutturale coprono un ampio spettro di attività: dalla messa a punto della pavimentazione, all’identificazione dei cosiddetti “buchi neri” ossia dei quegli snodi stradali in cui si osservano particolari concentrazioni di eventi infortunistici. Non ci può essere maggiore sicurezza sulle strade se non si riesce a capire che dipende chiaramente dalla qualità del servizio offerto dai gestori delle strade e che questo, a sua volta, impegna le imprese in investimenti specifici (Autostrade S.p.A.). *** Nel contenimento degli incidenti relativi al trasporto di sostanze tossiche, la tecnologia svolge un ruolo importantissimo, non solo a bordo dei mezzi di trasporto, ma anche lungo le strade, le gallerie e le rotaie su cui possono avvenire, ma conta anche l’efficienza della rete di soggetti chiamati ad intervenire per mantenere questi vettori in buono stato di manutenzione e per risolvere le cause degli impatti (Ministero dell’Interno). La distribuzione degli incidenti in base al tipo di strada sembra suggerire che, accanto ad altri fattori, un ulteriore elemento di rischio a cui collegare l’alto numero di sinistri su strade urbane, sia proprio lo stato di dissesto in cui esse spesso si trovano. Casi come questo evidenziano come il fenomeno sicurezza non possa essere unicamente orientato da una politica di sensibilizzazione e controllo proveniente da autorità centrali o comunitarie: più spesso infatti, la responsabilità primaria nella rimozione di ostacoli oggettivi alla circolazione sicura ricade proprio sulle amministrazioni territoriali, che rivestono un ruolo non trascurabile nella gestione di alcune tipologie di infrastrutture (fig. 53). 128 FONDAZIONE CENSIS 4,1 9,2 10,0 11,1 65,6 100,0 6,3 8,1 7,2 2,7 75,8 100,0 100,0 61,9 30,5 5,0 2,6 - Fonte: elaborazione Censis su dati Istat (1) Morti in incidenti stradali per 100 incidenti (2) Feriti in incidenti stradali per 100 incidenti (3) Dati provvisori Totale Autostrada Strade Statali e Regionali Strade Provinciali Strade Comunali Extraurbane Strade Urbane 100,0 75,7 2,8 7,2 8,1 6,2 Distribuzione degli incidenti Strada Strada Strada pavimen- non pavimenTotale tata pavimentata dissestata tata 2,5 1,4 4,6 7,2 6,5 4,6 4,8 1,4 15,9 10,5 7,1 11,3 5,8 2,7 11,8 9,5 - - 2,5 1,4 5,0 7,2 6,5 4,6 Indicatore di gravità (1) Strada Strada Strada pavimen- non pavimenTotale tata pavimentata dissestata tata Tab. 56 - Incidenti per tipo di strada e pavimentazione stradale (v.a. e val. %) 141,1 133,9 146,3 156,3 169,6 170,8 132,7 131,5 120,6 130,1 147,1 159,7 131,7 133,3 125,2 147,6 136,4 141,0 133,9 145,2 156,0 169,4 170,8 Indicatore di lesività (2) Strada Strada Strada pavimen- non pavimenTotale tata pavimentata dissestata tata 1,7 1,0 3,0 4,4 3,7 2,6 3,5 1,1 11,6 7,4 4,6 6,6 4,2 2,0 8,6 6,1 0,0 1,7 1,0 3,3 4,4 3,7 2,6 Indicatore di pericolosità (3) Strada Strada Strada paviment non pavimenTotale ata pavimentata dissestata tata 0,0 Strada pavimentata Fonte: elaborazione Censis su dati Istat (*) dati provvisori 4,1 Autostrada 6,3 3,0 10,0 2,0 Strade Provinciali 7,2 Strada pavimentata dissestata Strade Statali e Regionali 8,1 9,2 8,0 Strade Urbane 65,6 Strada non pavimentata Strade Comunali Extraurbane 2,7 11,1 11,0 75,8 Fig. 53 - Incidenti per tipo di strada e pavimentazione stradale. Anno 2004 (*) (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Come già detto, le strade con il maggior numero di sinistri non coincidono perfettamente con quelle in cui si verifica il maggior numero di decessi, sono infatti le Strade Statali e Regionali insieme a quelle Provinciali a registrare il più alto indice di gravità, seguite da Autostrade e Strade Comunali Extraurbane (tab. 57). Le Strade Urbane, che nel periodo 2000-2004 si posizionano sempre al primo posto per numero di incidenti, raccolgono i minimi valori nell’indice di gravità. Tutto ciò sottolinea ancora una volta la complessità del fenomeno sicurezza e la sua duplice natura, quantitativa (frequenza) e qualitativa (lesività, gravità, pericolosità). In realtà, la contraddizione che emerge nella distribuzione dei dati è solo apparente. L’alta frequenza di sinistri sulle strade urbane può essere infatti attribuita ad un numero tanto vasto, quanto eterogeneo, di elementi non sempre controllabili né prevedibili (presenza di pedoni, biciclette, motoveicoli, veicoli in sosta, visuale limitata da strutture urbane, etc.) e che non sono presenti su infrastrutture di tipo diverso, come ad esempio le Autostrade. Sulla rete autostradale, al contrario, l’elemento rilevante è costituito dall’alta velocità, che spiega l’elevato numero di morti, nonostante il numero relativamente modesto di incidenti. Per ciò che concerne i feriti, i dati relativi all’indice di lesività mostrano una distribuzione più omogenea nelle varie tipologie di infrastrutture, i valori sono piuttosto simili tra di loro e variano negli anni senza eccessivi scarti, facendo registrare nel 2004 un aumento minimo rispetto al 2000, solo 0,5 feriti in più per 100 persone coinvolte in incidenti stradali. Questo delta positivo di feriti si osserva sulle autostrade, sulle strade statali, regionali e provinciali. Per quanto concerne la lesività, le autostrade mostrano l’indice più alto (170,8%), seguite dalle strade regionali e statali (169,4%) e da quelle provinciali (156%). Nelle strade urbane l’indice di lesività è il più basso (133,9%) anche se in esse si concentra il maggior numero di sinistri. 131 FONDAZIONE CENSIS Tab. 57 - L'incidentalità secondo l'ambito stradale. Anni 2000-2004 (v.a. e indici di gravità e di lesività) Incidenti Morti Feriti Indice di gravità (1) Indice di lesività (2) Autostrade Strade Statali e Regionali Strade Provinciali Strade Comunali Extraurbane Strade Urbane Totale 13.396 19.755 13.775 6.953 175.155 229.034 751 1.543 1.082 368 2.905 6.649 2000 22.538 32.231 21.326 10.170 235.531 321.796 5,6 7,8 7,9 5,3 1,7 2,9 168,2 163,2 154,8 146,3 134,5 140,5 Autostrade Strade Statali e Regionali Strade Provinciali Strade Comunali Extraurbane Strade Urbane Totale 13.997 18.109 16.253 6.301 169.893 224.553 648 1.173 1.178 316 2.310 5.625 2004 (3) 23.901 30.677 25.360 9.147 227.545 316.630 4,6 6,5 7,2 5,0 1,4 2,5 170,8 169,4 156,0 145,2 133,9 141,0 (1) Morti in incidenti stradali per 100 incidenti (2) Feriti in incidenti stradali per 100 incidenti (3) Dati provvisori Fonte: elaborazione Censis su dati Istat 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale I risultati dell’indagine realizzata su un campione significativo di popolazione corroborano questa tendenza: quasi sette intervistati su dieci (66,7%) infatti hanno dichiarato di aver avuto un incidente su una strada urbana come risulta dalle indicazioni rispettivamente del 37,0% degli intervistati, per quanto riguarda i sinistri occorsi nelle strade del centro storico, e del 29,7%, per quanto riguarda quelli occorsi nelle strade periferiche. Seguono, col 24,6%, le strade provinciali e, col 7,7%, le autostrade e superstrade (tab. 58). Sono le donne ad avere più incidenti nelle strade urbane, sia in centro (39,3%) che in periferia (30,7%). Al contrario, nelle strade provinciali e nelle autostrade, risulta più consistente la quota degli incidenti occorsi agli uomini (rispettivamente il 26,0% e l’8,7%). Quanto ai dati rilevati in base alla ripartizione geografica, in tutte le regioni d’Italia, la maggioranza degli incidenti si verifica sulle strade urbane, per quanto risultano, in percentuale, più frequenti al Sud e nelle Isole quelli avvenuti nell’ambito del centro storico (42,6%), e al Nord-ovest quelli avvenuti nell’ambito delle strade periferiche (35,0%). L’Italia centrale è quella in cui gli intervistati hanno dichiarato il maggior numero di sinistri su strade provinciali (29,3%) e in aree private (1,7%), mentre l’Italia nordorientale è quella in cui è stato rilevato il maggior numero di incidenti in autostrada e nelle superstrade (9,1%) (tab. 59). L’ampiezza delle circoscrizioni può costituire una variabile cruciale nel determinare il verificarsi di incidenti stradali, nella misura in cui si possa ravvisare una correlazione, per esempio, tra la (maggiore) densità demografica e la (maggiore) capacità di soddisfare la domanda di mobilità. In tal senso, si spiega la più alta concentrazione di sinistri nelle strade urbane, sia centrali (46,3%) che periferiche (37,0%) dei centri più densamente popolati, con numero di abitanti superiore a 250 mila unità. 133 FONDAZIONE CENSIS Tab. 58 - Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base al tipo di strada luogo dell’incidente stradale, per sesso e per età (val. %) Tipo di strada Urbana/centro storico Urbana/periferia Provinciale Autostrada/superstrada Area privata Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Sesso Maschio Femmina 18-29 Età 29-44 45-64 Totale 34,6 28,7 26,0 8,7 2,0 39,3 30,7 23,3 6,7 32,9 30,8 28,6 5,5 2,2 38,8 32,4 20,7 7,2 0,9 38,8 26,1 25,2 9,9 37,0 29,7 24,6 7,7 1,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 100,0 32,5 35,0 24,1 7,2 1,2 Urbana/centro storico Urbana/periferia Provinciale Autostrada/superstrada Area privata Totale Nord ovest Tipo di strada 100,0 30,9 32,7 27,3 9,1 100,0 38,0 24,1 29,3 6,9 1,7 Ripartizione Nord est Centro 100,0 42,6 27,4 21,4 7,7 0,9 Sud e isole 100,0 32,3 29,2 33,3 5,2 Fino a 10 mila 100,0 32,9 27,4 24,7 12,3 2,7 20-30 mila 100,0 38,6 30,0 18,6 11,4 1,4 100,0 45,0 20,0 35,0 100,0 46,3 37,0 13,0 3,7 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila 100,0 37,0 29,7 24,6 7,7 1,0 Totale Tab. 59 - Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base al tipo di strada luogo dell'incidente, per ripartizione geografica e ampiezza del comune di residenza(val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale LA MOBILITA’ INSODDISFATTA Il problema della mobilità è una delle cause principali dell’incidentalità stradale: il traffico genera insicurezza soprattutto se a monte non c’è una gestione che dia conto della variabilità del movimento sulle strade. A questo tipo di organizzazione flessibile degli spostamenti in funzione delle mutevoli esigenze del traffico, può essere funzionale la costruzione di un modello di rilevazione unitario delle criticità, che fornisca elementi di lettura e di valutazione uniforme ai tanti soggetti coinvolti (Anas). *** È importante che le strade diventino più accoglienti e, al tempo stesso, più sicure, soprattutto perché gli incidenti aumentano in proporzione al traffico e al numero di veicoli in circolazione (Aiscat). Stando ai dati rilevati dall’indagine - che evidenziano la maggiore frequenza di incidenti stradali sulle strade urbane - sembrerebbe da sfatare il mito della pericolosità di autostrade e superstrade. Una percezione particolarmente radicata nell’immaginario collettivo come risulta dalle risposte degli intervistati che hanno indicato questa categoria di strade come quelle maggiormente pericolose (36,6%), seguite dalle strade provinciali (33,1%), da quelle urbane centrali (14,6%) e urbane periferiche (15,1%) e - fanalino di coda – da quelle private (0,6%) (tab. 60). La percezione della maggiore pericolosità delle autostrade risulta, peraltro, più forte nelle donne (così dichiara, infatti, il 42,7% delle intervistate) che negli uomini (30,3%), i quali, al contrario, sostengono più numerosi la pericolosità di strade provinciali (36,2% contro il 30,1% relativo alle donne), urbane centrali (15,4% contro 13,8%) e urbane periferiche 17,7% contro 12,6%). L’analisi dei dati disaggregati per “area geografica” conferma che le autostrade e le superstrade sono considerate pericolose sia per le regioni del Nord-ovest (37,1%), che per quelle del Centro (40,1%) e del Sud e le Isole (35,6%), con la sola eccezione del Nord-est, dove si collocano al primo posto le strade provinciali (36,0%) (tab. 61). 136 FONDAZIONE CENSIS Tab. 60 - Tipo di strada considerata maggiormente pericolosa dagli italiani, per sesso e per età (val. %) Tipo di strada Urbana/centro storico Urbana/periferia Provinciale Autostrada/superstrada Area privata Totale Sesso Maschio Femmina 18-29 Età 29-44 45-64 15,4 17,7 36,2 30,3 0,4 13,8 12,6 30,1 42,7 0,8 13,5 12,2 34,7 39,1 0,5 12,5 18,6 34,4 33,9 0,6 17,0 13,8 31,0 37,5 0,7 14,6 15,1 33,1 36,6 0,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 61 - Tipo di strada considerata maggiormente pericolosa dagli italiani, per ripartizione geografica (val. %) Tipo di strada Urbana/centro storico Urbana/periferia Provinciale Autostrada/superstrada Area privata Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Totale Nord ovest Ripartizione Nord est Centro Sud e isole Totale 17,0 15,8 30,1 37,1 13,7 14,8 36,0 34,4 1,1 9,1 15,5 34,8 40,1 0,5 16,2 14,5 32,8 35,6 0,9 14,6 15,1 33,1 36,6 0,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale A questo punto, la frequenza con cui le autostrade e le superstrade sono state indicate come luogo più pericoloso ha posto il problema si indagare se tale valutazione è il frutto di una percezione distorta della realtà o non piuttosto di una convinzione con qualche fondamento. In tal senso, questo interrogativo ha trovato una risposta nel confronto tra i dati rilevati relativamente al luogo in cui si è verificato l’incidente stradale e quelli rilevati a proposito degli effetti da questo prodotti. Confronto, da cui risulta chiaramente che la percezione di una maggiore o minore pericolosità di un luogo è in funzione della gravità dei danni che si registrano negli incidenti occorsi in quel luogo stesso. E, da questo punto di vista, la più alta concentrazione di sinistri con conseguenze drammatiche, che hanno visto la morte (4,2%) o il ferimento (41,7%) del conducente del veicolo e il ferimento del trasportato (29,2%), si registra proprio in corrispondenza di autostrade e superstrade (tab. 62). 3.3. Il disarmonico rapporto uomo-macchina 3.3.1. L’illusione del dominio Le analisi e le politiche di sicurezza stradale tendono a considerare l’incidentalità come il risultato statisticamente determinato di numerosi fattori, i quali possono essere ricondotti a tre diversi elementi: l’uomo, l’ambiente e il veicolo. Con riferimento alle responsabilità dei conducenti, le rilevazioni ufficiali consentono di esaminare le varie circostanze in cui l’alterazione dello stato psicofisico del soggetto alla guida, costituisce la causa del sinistro. Nel 52,9% dei casi, l’incidente è imputabile al conducente che si trova in uno stato di ebbrezza da alcool, dato a cui va aggiunto il 3,9% dei casi dovuti all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Nell’8,4% dei casi l’incidente consegue ad un malore del conducente, mentre solo il 3,9% degli incidenti è connesso ad uno stato psicofisico alterato dal sonno. Una percentuale rilevante di sinistri è infine causata da generiche alterazioni dello stato psicofisico di almeno uno dei due conducenti o del pedone coinvolto (tab. 63). 138 FONDAZIONE CENSIS Tab. 62 - Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base agli effetti prodotti dall'incidente al proprio veicolo e al tipo di strada (val. %) Effetto Danni al veicolo Morte del conducente Morte del trasportato/i Morte del pedone Ferimento del conducente Ferimento del trasportato/i Ferimento del pedone Nessun effetto, solo una gran paura Urbana/ periferia 85,7 94,6 1,1 96,1 91,7 4,2 21,5 5,4 34,2 10,5 1,3 7,9 41,7 29,2 0,9 0,9 22,3 8,0 6,3 12,5 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 Tipo di strada Provinciale Autostrada/ Area privata superstrada Urbana/ centro storico 8,6 8,3 100,0 Totale 91,6 0,6 0,3 0,3 26,3 9,4 2,6 9,7 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat Totale Anormale per ebbrezza da alcool Anormale per condizioni morbose in atto Anormale per improvviso malore Anormale per sonno Anormale per ingestione di sostanze stupefacenti o psicotrope Mancato uso di lenti correttive o apparecchi di protesi Abbagliato Per aver superato i periodi di guida prescritti Anormale stato psico-fisico di almeno uno dei conducenti responsabili o del pedone 71,4 60,4 84,6 56,0 5 29 11 658 47,8 44,4 72 1.968 48,6 28,6 26,3 21,6 % 1.059 8 91 35 v.a. Incidenti tra veicoli in marcia 153 63 9 0 1 1 73 2 2 2 v.a. 3,7 5,4 18,8 0,0 14,3 0,6 3,3 7,1 0,6 1,2 % Investimento di pedone 1.145 454 2 0 1 47 476 5 116 44 v.a. 27,8 38,6 4,2 0,0 14,3 29,0 21,8 17,9 33,5 27,2 % Urto con veicolo fermo o altro ostacolo 855 - 8 2 0 42 572 13 137 81 v.a. 20,7 - 16,7 15,4 0,0 25,9 26,2 46,4 39,6 50,0 % Incidenti senza urto con veicolo o ostacolo su carreggiata per: Tab. 63 - Incidenti connessi allo stato psico-fisico dei conducenti per circostanza e natura dell'incidente. Anno 2004 (v.a. e val. %) 4.121 1.175 48 13 7 162 2.180 28 346 162 v.a. 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 % Totale 100,0 28,5 1,2 0,3 0,2 3,9 52,9 0,7 8,4 3,9 % sul totale incidenti connessi allo stato psicofisico del conducente 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Dai dati Istat emerge con chiarezza che più della metà degli incidenti, imputabili ai conducenti dei veicoli, è dovuta all’assunzione di sostanze alcoliche o stupefacenti, ciò significa che gran parte del rischio su strada non deriva da eventi casuali o imprevedibili, bensì da un fenomeno sociale in preoccupante aumento. In questo senso, si potrebbe riflettere del ruolo cruciale svolto dalle campagne di sensibilizzazione e dai controlli, in un contesto dove il fattore di rischio principale non si riferisce a condizioni infrastrutturali o tecniche, bensì a delle cattive abitudini che rappresentano un fenomeno sociale ormai molto diffuso come emerge con chiarezza anche dall’indagine. IL PESO DEI COMPORTAMENTI IRRESPONSABILI Il fattore umano rappresenta l’elemento centrale per comprendere le dinamiche degli incidenti stradali. Basti pensare che a fronte dei 400 decessi avvenuti nelle autostrade italiane si contano 315 decessi in bicicletta. È evidente che sull’evento infortunistico incide maggiormente il “fattore uomo” piuttosto che la tipologia della strada (Aiscat). *** In relazione all’incidentalità stradale, il vero problema è dato dal comportamento delle persone. Da questo punto di vista, servono interventi di forte discontinuità che mettano il guidatore di fronte alle proprie responsabilità. I pannelli stradali rappresentano, ad esempio, un tentativo di informazione, ma anche di shock del guidatore, che viene messo di fronte agli effetti dei suoi eventuali comportamenti scorretti. Ma ancora più decisivo potrà essere l’introduzione di meccanismi di controllo della velocità media – che non a caso di chiamerà “tutor” - misurata su un percorso di almeno 20 Km. Questo strumento tecnologico potrà funzionare come leva di prevenzione, poiché porterà alla adozione di controlli e penalizzazioni certe (Autostrade S.p.A.). Una quota significativa di intervistati infatti ha dichiarato come siano proprio la “stanchezza e la distrazione” (38,8%), conseguenza naturale talora dei ritmi forsennati con cui si affrontano i diversi impegni quotidiani, la causa principale degli incidenti stradali avuti negli ultimi tre anni. Seguono a ruota in ordine percentuale decrescente il “mancato rispetto della segnaletica” (17,1%), il “comportamento di guida scorretto” (13,2%), la “velocità” (11,9%), il “sorpasso azzardato” (4,2%), nonché i “comportamenti del pedone” e lo “stato psico-fisico”, con particolare 141 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale riferimento all’uso di alcool, droga e depressione (entrambi con l’1%). Tra i fattori ambientali causa di sinistri vengono segnalati gli “inconvenienti imprevedibili”, quali lavori in corso, ostacoli di varia natura, il cattivo stato del manto stradale, (7,7%), mentre ai fattori meccanici vanno ricondotte le “avarie o rotture del veicolo” (1,9%) (tab. 64). Indicazioni sostanzialmente analoghe risultano dall’analisi dei dati disaggregati per “sesso” dei soggetti intervistati: in entrambi i casi, infatti, la stanchezza/distrazione si colloca al 1° posto tra le cause prevalenti di sinistri, sia pur con un’incidenza maggiore nel caso dei maschi (42,2% contro il 35,6% delle femmine), immediatamente seguite dal mancato rispetto della segnaletica (rispettivamente 16,3% e 17,8%) e, per quanto riguarda gli uomini, dalla velocità (15,6% contro l’8,6% delle donne), mentre per quanto riguarda le donne, dai comportamenti di guida scorretti (16,0% contro il 10,2 degli uomini (9,8%). Lo stato psico-fisico, invece, incide in modo maggiore sui comportamenti e sugli effetti di guida dei maschi (1,4%) rispetto alle femmine (0,6%). Quanto agli inconvenienti imprevedibili, risultano occorrere più alle donne. Da segnalare che le donne risultano essere le uniche responsabili di incidenti causati da “avarie o rotture del veicolo” (3,7%) o da “comportamenti del pedone” (1,8%). Anche i dati disaggregati in base all’età degli intervistati non apportano sostanziali novità all’ordine della graduatoria generale, che, indipendentemente dal fatto che si tratti di generazioni più o meno giovani, vede ai primi posti ancora una volta la stanchezza e la distrazione (nel caso della fascia d’età compresa tra i 29 e i 44 anni la percentuale ammonta addirittura al 40,9% dei casi), il mancato rispetto della segnaletica (in questo caso, sono i giovanissimi a far registrare la percentuale più alta, pari al 18,9% degli intervistati) e altri comportamenti di guida scorretti (qui, invece, risultano coinvolte in prevalenza le persone più adulte, di età compresa tra i 45 e i 64 anni, con la percentuale del 15,5%). 142 FONDAZIONE CENSIS Tab. 64 - Persone incidentate negli ultimi 3 anni in base alla causa prevalente dell’incidente stradale, per sesso e per età (val. %) Causa La velocità Mancato rispetto della segnaletica Sorpasso azzardato Altro comportamento di guida scorretto Stanchezza/distrazione Inconvenienti imprevedibili Avarie o rotture del veicolo Comportamenti del pedone Stato psico-fisico Altro Totale Fonte: indagine Censis, 2006 Sesso Maschio Femmina 15,6 16,3 4,1 10,2 42,2 5,4 18-29 Età 29-44 45-64 7,3 17,3 5,5 15,5 39,0 10,0 1,8 1,8 0,9 0,9 11,9 17,1 4,2 13,2 38,8 7,7 1,9 1,0 1,0 3,2 100,0 100,0 18,9 18,9 4,4 10,0 35,6 5,6 2,2 1,4 4,8 8,6 17,8 4,3 16,0 35,6 9,8 3,7 1,8 0,6 1,8 1,1 3,3 10,9 15,5 2,7 13,6 40,9 7,3 1,8 0,9 0,9 5,5 100,0 100,0 100,0 100,0 Totale 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Una particolare attenzione merita, tuttavia, il fattore “velocità” - da intendere come “alta velocità - che risulta essere, a pari merito con il mancato rispetto della segnaletica, la seconda causa di incidente stradale per i più giovani (18,9%), i quali, a dispetto delle campagne di sensibilizzazione, vuoi per una certa incoscienza tipica dell’età che li porta a sottovalutare il pericolo, vuoi, in alcuni casi, per ricercare l’affermazione sociale all’interno del gruppo di amici, inseguono il mito della velocità, ostentando spesso una guida aggressiva e per di più immedesimandosi, talora, con personaggi dell’immaginario collettivo (attori o corridori professionisti, da Schumacher a Valentino Rossi). 3.3.2. La fase post-incidente. E adesso? Un incidente stradale ha sempre un costo per la ricaduta delle conseguenze sugli individui che ne subiscono i danni, sui loro congiunti e, in definitiva, sulla collettività tutta. E tutto ciò in virtù delle possibili implicazioni psicologiche (stress fisico ed emotivo, pena per sé e per i propri familiari), socio-economiche (perdita della capacità produttiva in relazione alle conseguenze dell’incidente, costi derivanti dalla riparazione del veicolo, aumento delle tariffe assicurative), sanitarie (spese per il pronto soccorso e i trasporti, per i ricoveri in ospedale, per le cure e la riabilitazione), amministrative (costi di gestione delle assicurazioni e di intervento delle autorità pubbliche quali Polizia Stradale, Polizia Municipale, Carabinieri, Vigili del Fuoco) e giudiziali (spese sostenute dall’amministrazione giudiziaria per il contenzioso per responsabilità civile automobilistica) che ne derivano. QUANDO LA SICUREZZA DIVENTA UNA VOCAZIONE COLLETTIVA La sicurezza stradale è un ambito in cui il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco convoglia gran parte della sua attività. Un impegno profuso soprattutto nel soccorso tecnico urgente, ossia legato ai trasporti pericolosi e agli incidenti che avvengono in galleria. Queste modalità di intervento dei CNVVF presentano particolari criticità, poiché possono avere conseguenze davvero drammatiche, soprattutto quando coinvolgono trasporti commerciali di sostanze tossiche e avvengono, in particolare, all’interno di luoghi chiusi o su rotaie. L’andamento degli interventi assicurati dal CNVVF conferma queste evidenze. Dal 2002 al 2004, infatti, la presenza dei Vigili del Fuoco in occasione di incidenti stradali si è ridotta del 6%, passando da 45.682 a 43.218 interventi, ma è aumentata del 16% la loro presenza in occasione di incidenti di mezzi pesanti e di auto articolati. 144 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale La delicatezza degli incidenti che coinvolgono il trasporto di sostanze tossiche si concentra non soltanto nel coinvolgimento di terzi o nel danno ambientale che procurano, ma anche a due aspetti successivi a tale eventi che diventano l’obiettivo prioritario del CNVVF: l’urgenza di “rimettere in sicurezza” il vettore incidentato e quella di riaprire al traffico sono infatti le preoccupazioni più pressanti degli operatori, cui spetta anche il compito di informare il personale tecnico e sanitario necessario per contenere gli effetti degli eventi. La concertazione, cioè, come modalità di approccio al fenomeno dell’incidentalità riveste un ruolo cruciale, come testimoniano i diversi progetti cui partecipa anche il CNVVF. Basti pensare: - al protocollo di intesa tra il Ministero dell’interno e la Federchimica per la gestione delle emergenze chimiche di qualunque natura (S.E.T.); cui aderiscono 41 fra le più importanti aziende del settore, il cui scopo è quello di garantire alle istituzioni e ai Vigili del Fuoco, in particolare, assistenza tecnica e informativa nel caso di emergenze che coinvolgono sostanze chimiche; - all’accordo fra il Ministero dell’Ambiente e il CNVVF ( il progetto SIMAGE), che ha come obiettivo il monitoraggio e in controllo dei mezzi che trasportano sostanze pericolose, in prossimità di alcune aree industriali e dei centri altamente urbanizzati, la valutazione del rischio ambientale collegato alla presenza di tali sostanze sul territorio, e la gestione delle emergenze incidentali, tramite la costituzione di centri locali di controllo del traffico; - alla costituzione, previo decreto del Ministero dell’interno, di un Centro di Coordinamento Nazionale per la Mobilità; - all’attività congiunta di informazione svolta insieme all’Anas, all’Aiscat, al Ministero dei Trasporti (Ministero dell’Interno). Dalle indicazioni fornite dagli intervistati sulle principali difficoltà che possono insorgere a seguito di un incidente stradale risulta che esse sono legate soprattutto al rapporto problematico, se non addirittura conflittuale, con le compagnie assicurative, con le quali spesso non si riesce a venire a capo di una soluzione senza avere la sensazione di aver subito una perdita. 145 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale IL BINOMIO ASSICURAZIONE/SPERIMENTAZIONE Il volume di denunce di sinistri che hanno avuto un seguito assicurativo sono state nel 2004 pari a 4 milioni di euro circa, a fronte dei quali si contano 18 miliardi di euro in premi e oltre 40 miliardi di euro fra indennizzi e accantonamenti. A questo volume di risorse e di impegni per le società assicurative, l’Isvap , insieme al Ministero delle Attività Produttive, sta cercando di rispondere con un progetto sperimentale in alcune grandi città italiane che prevede l’installazione di una particolare infrastruttura tecnologica all’interno di veicoli sulla base di un’adesione volontaria del conducente, il quale a su volta avrà come contropartita uno sconto del 10% sul prezzo della sua assicurazione RC auto. Attraverso l’analisi dei dati che questa sorta di scatola nera provvederà a trasmettere ad un sistema di elaborazione centrale, sarà possibile studiare la condotta di guida e ricostruire il momento del “crash”. Si tratta di una iniziativa che avrà ricadute dirette per le società assicurative – attraverso la messa a punto di polizze specifiche funzionali ai comportamenti di guida – ma consentirà di acquisire informazioni preziose sulla dinamica e le cause prioritarie dell’evento infortunistico (Isvap). Le risposte fornite dagli intervistati a cui è stato chiesto di esprimere l’intensità delle difficoltà subite con un punteggio decrescente (da 1 a 3, con 1 indicante massima difficoltà) evidenziano, infatti, che è innanzitutto la “liquidazione del danno” (2,2%) a rappresentare l’ostacolo maggiore, seguita, peraltro, dalla “definizione della colpa” e la “stima, l’accertamento del danno” (entrambe 2,3%) e dalla “ricostruzione meccanica dell’incidente” (2,4%). Da segnalare, altresì, per rimanere in tema di problemi che scaturiscono dalle conseguenze materiali del sinistro, con particolare riferimento ai danni al mezzo di trasporto, quelli procurati dalla necessità di “aggiustare il veicolo” (2,3%) (tab. 65). Meno faticoso sembrerebbe essere, invece, l’impegno a risolvere difficoltà connesse alle “condizioni di salute” (2,4%) e ai “rapporti con autorità pubbliche” interessate allo svolgimento delle vicende legate sinistro, soprattutto per quanto riguarda i “giudici” (2,6%) e le “forze polizia” (2,5%). le le al di L’analisi dei dati disaggregati ci consegna uno scenario in parte diverso rispetto a quello che emerge sul piano generale, almeno nella misura in cui, per esempio, per le donne le difficoltà connesse allo svolgimento delle questioni pratiche legate al danno materiale del veicolo risultano sullo stesso piano di quelle legate al danno alla salute personale. 146 FONDAZIONE CENSIS Tab. 65 - Persone incidentate: aspetto che ha creato maggiori difficoltà dopo l’incidente*, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Le condizioni di salute La definizione della colpa La stima e l’accertamento del danno La ricostruzione meccanica dell’incidente La liquidazione del danno L’aggiustatura del veicolo I rapporti con i giudici I rapporti con le forze di polizia 18-29 Età 29-44 45-64 2,5 2,3 2,3 2,4 2,3 2,4 2,3 2,4 2,4 2,2 2,1 2,3 2,4 2,5 2,4 2,5 2,3 2,3 2,3 2,4 2,4 2,3 2,3 2,4 2,2 2,2 2,6 2,6 2,3 2,3 2,6 2,5 2,2 2,1 2,5 2,5 2,3 2,3 2,5 2,5 2,2 2,4 2,6 2,6 2,2 2,3 2,6 2,5 * All’intervistato è stato chiesto di attribuire un punteggio da 1 a 3, con 1 = max difficoltà Fonte: indagine Censis, 2006 Totale 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Un’ulteriore conferma del rapporto problematico con le compagnie assicurative risulta dall’analisi dei fattori mancanti di cui gli intervistati denunciano di aver sentito il peso in seguito al verificarsi dell’incidente stradale. C’è da dire, a questo riguardo, che tra i risvolti economici, da valutare in termini di costi monetari che l’individuo deve sopportare in quanto responsabile di un sinistro, sono cronaca attualissima gli aumenti delle tariffe assicurative, i quali, soprattutto negli ultimi anni, rappresentano solo la facciata di un meccanismo complesso e perverso che si autoalimenta. Si tratta, infatti, spesso di tariffe a cui non sempre corrisponde un servizio all’altezza delle aspettative dei clienti delle compagnie assicurative. Non è un caso, pertanto, se la maggior parte degli intervistati (30,2%) abbia lamentato, in particolare, la “mancanza di un perito che non facesse solo gli interessi dell’assicurazione”. Né è un caso che a denunciarlo siano soprattutto gli uomini (33,9%) rispetto alle donne (26,5%) e le persone più o meno giovani (30,9% per la fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni e 33,3% per la fascia di età compresa tra i 29 e i 44 anni) rispetto ai più anziani (26,6%), ai quali sono applicate tariffe più elevate in ragione della loro presunta maggiore esposizione al rischio (tab. 66). Il quadro descritto in relazione ai problemi da affrontare per l’eventuale risarcimento del danno subito risulta ancora più completo se si considera che tra le mancanze indicate, con la percentuale del 13,4% dei casi, c’è, altresì, quella di un “consulente tecnico non di parte sulla ricostruzione dell’incidente”, anche in questo caso segnalata soprattutto dagli uomini (15,3%), e, stavolta, non dalle persone più giovani bensì da quelle di età più elevata (20,3%). Gli aspetti umani e sociali legati al fenomeno degli incidenti stradali costituiscono un’altra faccia, meno ricorrente ma non per questo meno dolorosa e inquietante: si pensi alla mancanza di “solidarietà dei passanti” (lo dichiara il 19,9% degli intervistati), denunciata soprattutto da donne, per le quali rappresenta il primo elemento, a pari merito con il perito che cura gli interessi dell’assicurazione (26,5% contro il 13,6% degli uomini), e dai giovanissimi (22,5%), ma ancora, alla impossibilità di contare su “addetti efficienti al soccorso” (13,9%), sull’“arrivo tempestivo delle forze di polizia” (11,7%), su un “bravo medico” (10,0%) o sul funzionamento delle colonnine di soccorso (0,9%). 148 FONDAZIONE CENSIS Tab. 66 - Fattori di cui la persona incidentata ha avvertito la mancanza dopo l’incidente, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Un bravo medico Un perito che non curi solo gli interessi dell’assicurazione Addetti efficienti al soccorso Un consulente tecnico non di parte sulla ricostruzione L’arrivo tempestivo delle forze di polizia La solidarietà di chi passava di lì Le colonnine di soccorso funzionanti Età 29-44 45-64 Totale 10,2 33,9 9,7 26,5 11,3 30,9 9,9 33,3 8,9 26,6 10,0 30,2 11,9 15,3 15,9 11,5 12,7 8,5 11,1 11,1 17,7 20,3 13,9 13,4 13,6 13,6 1,7 9,7 26,5 14,1 22,5 14,8 19,8 6,3 17,7 2,5 11,7 19,9 0,9 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 18-29 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 3.4. Dove l’impegno serve ancora 3.4.1. Più controlli, più fiducia Garantire il diritto dei cittadini ad una mobilità sicura comporta la definizione di strategie di intervento per ciascuno dei principali fattori di rischio che incidono sui livelli di sicurezza stradale, in relazione alla loro rilevanza, al sistema di risorse concretamente disponibile, al contesto territoriale. Gli interventi possono essere mirati alla deterrenza, quando considerano l’opportunità di un inasprimento delle norme, degli strumenti e delle strutture operative che definiscono il sistema dei controlli dei comportamenti di guida, determinandone i caratteri e la numerosità, ma anche un inasprimento delle disposizioni sostanziali che definiscono il sistema sanzionatorio per le trasgressioni e per i reati contro la sicurezza stradale e le modalità di applicazione delle relative sanzioni. LA PIANIFICAZIONE DI SISTEMA La patente a punti è servita a modificare una parte dei comportamenti scorretti dei conducenti, ma da sola non basta: servono strumenti di pianificazione della mobilità nella sua dimensione quotidiana prima ancora che nelle emergenze (Anas). *** Il fenomeno degli incidenti stradali presenta una doppia criticità: la distanza che ancora l’Italia registra rispetto agli altri Paesi europei in termini di investimenti e il “dopo “ patente a punti, che potrebbe azzerare il beneficio iniziale del provvedimento sui comportamenti di guida. Sarebbe opportuno agire su più fronti:ad esempio,aggiornando il catasto delle strade, ma soprattutto mettendo in rete le esperienze e definendo una cabina di regia più compatta: ad oggi esistono 18 corpi di polizia che si occupano di incidenti stradali senza che tra essi vi sia nessun genere di coordinamento (Upi). *** Il fenomeno dell’incidentalità stradale va contrastato innanzi tutto attraverso l’orientamento degli sforzi unitari verso la raccolta di dati più completi e più approfonditi (Ministero dell’Interno). 150 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale In particolare, l’azione di controllo e di dissuasione non ha solo il valore di evitare o di reprimere uno specifico comportamento a rischio da parte di un determinato utente della strada in un dato momento, bensì ha anche una funzione di comunicazione-conferma dei valori della sicurezza stradale e tende a contrastare i comportamenti a rischio in generale, specialmente laddove l’azione di controllo sia percepita come capillare e sistematica al punto da determinare una sanzione certa dei comportamenti a rischio. E’ ovvio, tuttavia, che le politiche di sicurezza stradale conseguono risultati più soddisfacenti quando riescono ad avere ragione del fenomeno dell’incidentalità sul fronte della sua prevenzione, attraverso la predisposizione, da parte degli attori operanti in materia (istituzioni, aziende fabbricanti, compagnie assicurative, associazioni di consumatori, organi di informazione), degli strumenti finalizzati alla diminuzione del numero degli episodi incidentali o, quanto meno, alla contrazione della gravità delle eventuali conseguenze che essi producono (utilizzo di cinture di sicurezza e di airbag, innovazioni tecnologiche nella fabbricazione delle vetture, con miglioramenti nella protezione dall’urto e nella tenuta di strada, ecc.). Quanto a questo secondo obiettivo, alla richiesta di indicare gli strumenti più utili per prevenire le conseguenze negative di un incidente, assegnando loro un punteggio decrescente da 1 a 3 (con 1 pari alla massima utilità), gli intervistati, indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla provenienza geografica e dall’ampiezza della circoscrizione di appartenenza, hanno espresso il loro favore innanzitutto nei riguardi delle “cinture di sicurezza” e del “casco” (1,2), poi dello “stato di efficienza del veicolo” (1,4) e delle “caratteristiche tecniche del veicolo” (1,6) (tab. 67). 151 FONDAZIONE CENSIS Tab. 67 - Misure ritenute utili dagli italiani per prevenire gli effetti negativi di un incidente*, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Le cinture di sicurezza Il casco Le caratteristiche tecniche del veicolo La patente a punti Lo stato di efficienza del veicolo 1,3 1,2 1,6 1,7 1,4 1,2 1,2 1,5 1,8 1,4 18-29 Età 29-44 45-64 1,2 1,1 1,6 1,9 1,4 1,2 1,2 1,6 1,7 1,4 1,2 1,2 1,6 1,7 1,4 * All’intervistato è stato chiesto di attribuire un punteggio da 1 a 3, con 1 = max. utilità Fonte: indagine Censis, 2006 Totale 1,2 1,2 1,6 1,8 1,4 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale IL PATENTINO PER LA GUIDA DEL CICLOMOTORE Dal 1° luglio 2004, tutti i ragazzi dai 14 ai 18 anni devono avere un “patentino” per poter guidare un ciclomotore. Questo documento – certificato di idoneità alla guida del ciclomotore - può essere conseguito anche a scuola. L’iter legislativo per l’istituzione di questo strumento educativo è stato abbastanza veloce: dal 2002 il Decr.Legs. n.9 del 15 gennaio, contenente modifiche al codice della strada , al giugno 2003, data in cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha definito con decreto i programmi dei corsi e le procedure di esame per il conseguimento del “patentino”. *** Il Miur dedica da tempo una parte significativa delle attività della sua Direzione studenti al tema della sicurezza stradale. La L. n.241/2003 e successive modificazioni ha attribuito alle scuole il compito di organizzare corsi gratuiti per i minorenni che vogliano mettersi alla guida di un ciclomotore. Si tratta di un’attività che ha coinvolto fino ad oggi le scuole secondarie di grado superiore e che in futuro potrebbe essere estesa, in chiave di prevenzione, anche agli altri gradi di scuole. La realizzazione di questi corsi per il “patentino” ha portato anche al coinvolgimento sul piano locale presso le istituzioni scolastiche degli altri soggetti pubblici chiamati a farsi carico della sicurezza stradale. In primo luogo, gli Enti Locali e le Regioni, incaricati di definire interventi finalizzati a “rafforzare e migliorare l’efficacia delle azioni di informazione e delle campagne di sensibilizzazione ai valori della sicurezza stradale”. In secondo luogo, le Prefetture e le Asl, presenti nella Consulta per la sicurezza stradale, che opera anche a livello periferico, chiamate a partecipare alla realizzazione dei corsi per il certificato di idoneità alla guida del ciclomotore. In terzo luogo, i singoli istituti hanno realizzato accordi con soggetti privati o Enti di promozione per supportare le attività previste nei corsi. Per rafforzare questo specifico compito educativo riservato dalla legge alle scuole superiori, nel corso del 2004, la Direzione Generale per lo Studente del Miur ha stipulato un accordo con la Fondazione Ania per predisporre un progetto formativo on-line, come supporto didattico all’organizzazione e alla realizzazione dei corsi per il certificato di idoneità alla guida del ciclomotore (Miur). Minore fiducia (1,8), invece, viene espressa, soprattutto dai più giovani (1,9) e dagli abitanti del Nord-est (2,0), nell’effetto di deterrenza del più recente provvedimento della patente a punti, il quale associa a qualsiasi infrazione del codice della strada, oltre a una sanzione di tipo pecuniario, la decurtazione di un certo punteggio da quello a disposizione, che, una volta esaurito, obbliga l’automobilista a conseguire nuovamente la patente. Segno di una percezione di maggiore efficacia delle misure di prevenzione rispetto ai provvedimenti di carattere sanzionatorio e quasi come se si contasse di più, posto che se ne faccia effettivamente uso (ed un buon uso), sull’affidabilità del mezzo materiale (sia esso un casco, una cintura, un 153 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale veicolo in buono stato) piuttosto che sulla propria volontà di non incorrere in comportamenti di guida scorretti. IL NUOVO CODICE DELLA STRADA Nell’agosto del 2003 sono entrate definitivamente in vigore le nuove norme del codice della strada. La legge introduce sanzioni più severe per gli automobilisti indisciplinati e prevede un inasprimento dei punti da sottrarre in funzione delle infrazioni commesse. Tra le violazioni più penalizzate rimangono la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droga, le gare di velocità e l’omissione di soccorso in caso di incidente. Gli aspetti che interessano di più i cittadini riguardano la patente a punti . Il nuovo codice prevede 20 punti virtuali abbinati a ciascuna patente che vengono scalati in caso di infrazione. Questo significa che la patente può essere revocata in caso di contestualità di più scorrettezze, ma il nuovo codice prevede anche di recuperare punti per buona condotta. Per recuperare i punti persi sono previsti corsi di educazione stradale con frequenza obbligatoria. In ogni caso, è la riduzione dell’infortunistica stradale che deve diventare obiettivo primario e prassi normale di ogni amministrazione pubblica che abbia competenza in materia di traffico. E, dal momento che gli incidenti stradali si possono evitare se si agisce sui comportamenti di guida e, in particolare, sui processi e i livelli di guardia del guidatore (considerando che la stanchezza e la distrazione ne costituiscono le cause principali), le misure di prevenzione del fenomeno devono agire soprattutto con lo scopo di assicurare proprio maggiore attenzione. A questo riguardo, si possono individuare alcune aree di intervento particolarmente cruciali. La nostra indagine ha rilevato che la popolazione ritiene più utile (lo dichiara il 32,2% degli intervistati), in tal senso, potenziare innanzitutto i “controlli di polizia”. Sempre in chiave sostanzialmente deterrente, c’è poi la proposta volta ad assicurare la “certezza nell’applicazione della pena” (5,0%), che in ogni caso, viene indicata solo al 6° posto tra le soluzioni per incentivare una maggiore attenzione alla guida (tab. 68). 154 FONDAZIONE CENSIS Tab. 68 - Soluzioni considerate utili dagli italiani per incentivare una maggiore attenzione alla guida, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Più controlli della polizia La sensibilizzazione sociale L’innovazione nella tecnologia dei veicoli Il controllo e la manutenzione tecnica delle strade La formazione continua dei guidatori L’educazione stradale obbligatoria a scuola Una segnaletica stradale appropriata La certezza nell’applicazione della sanzione Totale Fonte: indagine Censis, 2006 18-29 Età 29-44 45-64 Totale 30,1 21,5 2,3 34,2 22,5 0,6 33,2 25,1 2,2 27,8 23,2 1,2 35,4 19,3 1,2 32,2 22,0 1,4 5,4 5,0 2,7 7,0 5,1 5,2 12,1 19,4 11,0 18,1 13,5 13,9 8,4 22,0 13,2 18,5 11,6 18,7 3,8 5,4 4,0 4,6 4,0 5,4 4,6 5,8 3,2 4,1 3,9 5,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale L’indicazione sulla priorità dei controlli non deve indurre a pensare che la popolazione preferisca in assoluto il ricorso a strumenti di deterrenza, se non addirittura di repressione, rispetto a quelli direttamente mirati alla prevenzione del fenomeno. Dal momento che, a uno sguardo più attento, le misure squisitamente preventive indicate risultano essere numericamente di più. Tra queste, la “sensibilizzazione sociale”, sia che riguardi, in particolare, i destinatari degli interventi di tutela che i soggetti istituzionali ed economici, viene collocata al 2° posto della scala di preferenza (22,0%), immediatamente seguita dall’indicazione di due interventi specificamente mirati ad una preparazione rigorosa degli utenti della strada, vale a dire, l’“educazione stradale obbligatoria a scuola” (18,7%), al 3° posto, e la “formazione continua dei guidatori” (11,6%), al 4°. Inoltre, un’altra area di intervento cruciale è quella volta all’adeguamento, al miglioramento e all’aggiornamento degli standard di protezione delle vetture, dei dispositivi di segnaletica e della conformazione stradale: da questo punto di vista, va sottolineata l’importanza attribuita al “controllo e alla manutenzione tecnica delle strade”, indicata al 5° posto della graduatoria (5,2%), alla possibilità di contare su una “segnaletica stradale appropriata”, al 7° posto (3,9%) e, infine, alla “innovazione tecnologica dei veicoli”, all’8° posto (1,4%). LA SEGNALETICA STRADALE La disposizione della segnaletica, la sua scarsa manutenzione e l’assenza pressoché totale di controlli sulla qualità dei cartelli sono un problema presente in quasi tutti i centri urbani del Paese. Questa situazione – denunciata nell’ottobre 2005 anche dell’ACI - induce gli automobilisti ad adottare comportamenti indisciplinati, dal momento che si sentono certi di rimanere impuniti. Un’inchiesta dedicata a questo tema dalla rivista “Automobile” nella regione Campania, denuncia lo stato allarmante in cui versa la segnaletica, sia orizzontale, sia verticale, nel Mezzogiorno. In un tratto di seicento km sono stati trovati “cartelli demenziali, disposti uno sull’altro, nascosti, messi alla rinfusa, inventati di sana pianta, sforacchiati o corrosi dalla ruggine”. Una informazione di questa sorta genera negli automobilisti quantomeno uno stato di disorientamento per non parlare dell’insicurezza che induce nella guida. Difatti, proprio in Campania si concentrano diversi fra i “buchi neri”, ossia strade particolarmente pericolose, complessivamente censite nel Paese e nel Sud in particolare. 156 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale L’incrocio con la variabile “età” e la variabile “sesso” non risulta essere particolarmente significativo al riguardo, dal momento che, dalle generazioni più giovani a quelle più anziane, e siano gli intervistati maschi o femmine, provengono sostanzialmente le stesse indicazioni rilevate sul piano generale. Analoghe considerazione si possono fare alla luce dei dati rilevati nelle diverse circoscrizioni territoriali, in cui, indipendentemente dalla loro ampiezza demografica, le tre misure che riscuotono più consenso risultano essere quella sanzionatoria dei controlli della polizia, caldeggiate, in ogni caso, soprattutto dalle circoscrizioni più grandi, come risulta dalle percentuali rispettivamente del 34,9% e del 36,5% delle circoscrizioni con 100-250 mila abitanti e con oltre 250 mila abitanti. Segno che, laddove maggiore è la densità della popolazione, più si ha bisogno di un controllo capillare del fenomeno. Nonché quelle preventive della sensibilizzazione sociale, che fa registrare il consenso più alto nelle circoscrizioni fino a 10 mila abitanti (23,5%) e dell’educazione stradale obbligatoria a scuola, sollecitata soprattutto dalle circoscrizioni da 100 mila a 250 mila abitanti (27,4%) (tab. 69). Il rapporto di affidamento che si instaura con i soggetti che intervengono a seguito di un incidente stradale non è meno importante delle forme di controllo o di discussione. Ecco perché, quando si va a rilevare il grado di fiducia, sulla base dei punteggi (da 1 a 3 con 1 indicante massima fiducia) espressi dagli intervistati verso tali soggetti, i periti assicurativi risultano essere quelli che riscuotono meno successo (2,2), seguiti da vicino dai periti del giudice (2,0) e dai tecnici abilitati a ricostruire l’incidente (2,0) nonché dai giudici (1,9). Al contrario, grande consenso riscuotono, nel caso specifico, i vigili del fuoco, verso i quali è stato espresso il maggior grado di fiducia (1,3) tra tutti i soggetti segnalati. Lo stesso si può dire, sia pur in misura minore, per quanto riguarda le forze di polizia, il personale paramedico e i medici del pronto soccorso (1,5 in tutti i casi) (tab. 70). 157 FONDAZIONE CENSIS Fonte: indagine Censis, 2006 Totale Più controlli della polizia La sensibilizzazione sociale L'innovazione nella tecnologia dei veicoli Il controllo e la manutenzione tecnica delle strade La formazione continua dei guidatori L'educazione stradale obbligatoria a scuola Una segnaletica stradale appropriata La certezza nell'applicazione della sanzione 11,8 22,0 3,2 5,9 10,0 18,8 4,2 4,6 100,0 8,1 3,1 100,0 25,3 22,6 1,1 100,0 3,7 7,0 11,8 21,4 4,8 32,1 17,6 1,6 Ripartizione Nord est Centro 31,6 26,9 0,8 Nord ovest 100,0 4,1 3,8 12,5 15,4 5,5 36,4 20,3 2,0 Sud e isole 100,0 3,2 3,5 11,9 14,8 5,8 35,4 23,5 1,9 Fino a 10 mila 100,0 4,0 5,4 14,8 21,1 3,1 28,3 22,0 1,3 20-30 mila 100,0 4,2 5,6 10,8 21,1 6,6 27,7 22,1 1,9 100,0 8,8 1,3 6,3 27,4 2,5 34,9 18,8 100,0 2,0 8,6 9,9 15,2 6,6 36,5 20,5 0,7 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila 100,0 3,9 5,0 11,6 18,7 5,2 32,2 22,0 1,4 Totale Tab. 69 - Soluzioni considerate utili dagli italiani per incentivare una maggiore attenzione alla guida, per ripartizione geografica e ampiezza del comune di residenza (val. %) Tab. 70 - Grado di fiducia espresso dagli italiani verso i soggetti che intervengono in conseguenza di un incidente stradale*, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina I periti assicurativi Le forze di polizia Il personale paramedico di pronto soccorso I medici di pronto soccorso I tecnici abilitati a ricostruire l’incidente I giudici I periti del giudice I vigili del fuoco 2,2 1,5 1,5 1,5 2,0 1,9 2,0 1,2 2,2 1,5 1,5 1,5 1,9 1,9 2,0 1,3 18-29 Età 29-44 45-64 2,3 1,6 1,5 1,5 2,0 2,0 2,0 1,3 2,2 1,5 1,5 1,5 1,9 1,9 1,9 1,2 2,2 1,5 1,6 1,5 2,0 1,9 2,0 1,3 * All’intervistato è stato chiesto di attribuire un punteggio da 1 a 3, con 1 = max fiducia Fonte: indagine Censis, 2006 Totale 2,2 1,5 1,5 1,5 2,0 1,9 2,0 1,3 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Rispetto alle misure suggerite dalla collettività, le quali si muovono sul piano delle soluzioni che, in generale, possono essere approntate per creare le condizioni di attenzione nella guida più idonee ad evitare il verificarsi di incidenti stradali, bisogna considerare, altresì, tutte quelle situazioni, le quali, al contrario, appartengono all’esperienza personale di ciascun guidatore, ma che possono contribuire altrettanto a mantenere alti i livelli di guardia di chi si mette al volante. Sebbene, avendo una valenza soggettiva, esse possono funzionare in riferimento ad alcuni individui e non funzionare affatto in riferimento ad altri. In tal senso, le risposte fornite dai nostri intervistati hanno posto in evidenza che - ferma restando l’indicazione per cui la maggior parte di essi (38,8%) ha dichiarato che non c’è nulla in particolare che li induca ad una maggiore attenzione, considerandosi in genere attenti alla guida - alcune situazioni, che sembrerebbero indurre naturalmente il guidatore a distrarsi, paradossalmente, proprio in quanto potenzialmente pericolose, lo inducono ad alzare il livello di attenzione. E’ questo il caso, per esempio, delle “condizioni atmosferiche avverse” (pioggia, neve, nebbia), come dichiara il 23,7% delle persone interpellate, della “presenza di altre persone” (12,6%), del “traffico eccessivo” (12,1%), dell’“oscurità” (5,3%), dell’“ascolto della radio” (2,6%), del timore di essere fotografati dell’“autovelox” (2,2%), di avere il “pensiero di qualcuno che ci aspetta” (1,9%) oppure, più semplicemente, di avere “voglia di arrivare il prima possibile” (0,8%) (tab. 71). Quanto alle altre situazioni che possono essere funzionali a una guida particolarmente attenta, l’analisi dei dati disaggregati ribadisce l’osservazione per cui hanno un incidenza maggiore, per entrambi i sessi e per tutte le fasce di età considerate, le condizioni atmosferiche avverse, indicate, in ogni caso, in prevalenza dai maschi (24,3% contro il 23,1% relativo alle donne) e dalle persone più giovani (27,2%), la presenza di altre persone, segnalata soprattutto dalle donne (15,3%) e, ancora, dai giovanissimi (15,5%) nonché il traffico eccessivo, - che pur denunciato tra i problemi principali del territorio, serve a mantenere alta l’attenzione soprattutto secondo l’opinione delle donne (13,7%) e delle persone più anziane (13,6%). 160 FONDAZIONE CENSIS Tab. 71 - Fattori che incentivano secondo gli italiani una maggiore attenzione alla guida per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina La presenza di altre persone L’ascolto della radio Le condizioni atmosferiche avverse L’oscurità Il traffico eccessivo Il pensiero di chi l’aspetta La voglia di arrivare il prima possibile Nulla in particolare L’autovelox Totale Fonte: indagine Censis, 2006 18-29 Età 29-44 45-64 Totale 10,0 2,3 24,3 4,3 10,7 2,6 0,9 42,1 2,8 15,3 3,0 23,1 6,4 13,7 1,1 0,7 35,1 1,6 15,5 2,8 27,2 5,6 11,3 3,8 1,4 30,5 1,9 14,1 2,1 23,1 4,2 11,1 0,6 0,9 40,6 3,3 9,4 3,0 22,2 6,1 13,6 1,9 0,3 42,1 1,4 12,6 2,6 23,7 5,3 12,1 1,9 0,8 38,8 2,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale 3.4.2. Si può fare di più L’individuazione delle cause dell’incidentalità stradale costituisce un momento necessario di qualsiasi politica di prevenzione e di sicurezza stradale. Un momento necessario, ma non sufficiente, visto che la concreta possibilità di riuscire a evitare il verificarsi di eventi incidentali si accompagna, altresì, alla maggiore o minore consapevolezza dei diversi problemi che caratterizzano il contesto territoriale, socio-economico e culturale in cui essi si verificano. Problemi che, anche laddove non risultano determinanti ai fini del prodursi del fenomeno, agiscono come concause, creando, cioè, le condizioni che possono concorrere a determinarlo. In tal senso, l’indagine è andata ad accertare quali fossero i problemi principali denunciati dai soggetti intervistati relativamente alle zone in cui abitano. Dalle risposte fornite risulta che sono innanzitutto il “traffico” (57,5%), l’“eccesso” di velocità (54,3%) e il “rumore” (44,9%) a rappresentare l’ostacolo maggiore alla possibilità di vivere in modo non problematico il rapporto con il territorio e, in definitiva, a soddisfare efficacemente la domanda collettiva e individuale di mobilità (tab. 72). Si pensi, infatti, a quanto possano incidere, in termini di esposizione al rischio, il traffico o il rumore, quando procurano, il primo, per esempio, stress e tensione per i ritardi accumulati, e, il secondo, mutamento dell’umore e drastica diminuzione dei livelli di attenzione e di reazione, i quali finiscono per tradursi in atteggiamenti di guida aggressivi ed intolleranti che alterano irrimediabilmente la percezione soggettiva del rischio, inducendo spesso a sottovalutare il pericolo, e creano le condizioni per il verificarsi di incidenti stradali. I quali, peraltro, possono risultare spesso, altresì, dalla incapacità di padroneggiare a pieno il veicolo, quando, sempre per il fatto di non considerare se stessi come soggetti potenzialmente a rischio, si ha la tendenza a superare i limiti di velocità. Traffico, velocità e rumore sono in linea di massima problemi che scaturiscono, dai comportamenti posti in essere, più o meno intenzionalmente, dai guidatori. A essi si aggiungono, inoltre, quelli inerenti la stessa rete viaria e infrastrutturale, che, pertanto, vengono a costituire un ostacolo indipendentemente da una guida più o meno rispettosa del codice della strada e delle regole di convivenza civile. Tra questi, emergono, in particolare, nell’ordine, le “cattive condizioni stradali” (44,6%), i 162 FONDAZIONE CENSIS Tab. 72 - Problemi presenti nella zona in cui abitano gli italiani, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Sporcizia nelle strade Traffico Rumore Scarsa illuminazione stradale e delle gallerie Cattive condizioni stradali Segnaletica stradale assente o difficile da capire Passaggi pedonali non evidenti Eccessi di velocità Parcheggi non regolari Banchine stradali non pulite Strade ad angolo cieco Fonte: indagine Censis, 2006 18-29 Età 29-44 45-64 Totale 36,2 57,2 45,5 26,4 35,3 57,7 44,2 27,6 37,0 56,4 42,7 26,9 39,3 61,6 50,0 30,1 32,0 54,6 41,7 24,5 35,7 57,5 44,9 27,0 46,4 30,4 42,9 25,6 46,7 27,3 44,2 30,9 43,7 25,7 44,6 27,9 29,7 53,2 43,9 24,9 15,6 29,0 55,4 43,7 25,6 17,3 31,3 56,4 49,3 19,8 19,8 29,5 54,0 46,8 28,9 15,9 28,2 53,4 38,1 25,2 15,0 29,3 54,3 43,8 25,3 16,4 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale “parcheggi non regolari” (43,8%), la “sporcizia nelle strade” (35,7%), i “passaggi pedonali non evidenti” (29,3%), la “segnaletica stradale assente o difficile da capire” (27,9%), la “scarsa illuminazione stradale e delle gallerie” (27,0%), le “banchine stradali non pulite” (25,3%) e le “strade ad angolo cieco” (16,4%). Anche questi, tutti elementi non necessariamente, ma potenzialmente pericolosi se e quando contribuiscono ad abbassare il livello di sicurezza dell’ambiente circostante in cui ci si muove. L’incrocio con le alcune variabili strutturali degli intervistati confermano che la vita quotidiana dei cittadini è turbata innanzitutto dai problemi del traffico (lo dichiara, in particolare il 57,2% degli uomini e il 57,7% delle donne), nonché da quelli legati all’eccesso di velocità (rispettivamente 53,2% e 55,4%, in riferimento al sesso). Le donne denunciano, altresì, al 3° posto, il rumore (44,2%), che occupa solo il 4° posto (45,5%) nella graduatoria maschile, che lo fanno precedere dalle cattive condizioni stradali (46,4%). Quanto alla terza posizione indicata dai più giovani, si segnala il disagio dei parcheggi non regolari (49,3%), solo al 4° posto per gli intervistati di età compresa tra i 29 e i 44 anni (46,8%), che danno priorità al problema del rumore (50,0%), e solo al 5° posto per gli intervistati di età compresa tra i 45 e i 64 anni (38,1%), che denunciano piuttosto le cattive condizioni stradali (43,7%). IL TRASPORTO PUBBLICO: UNA RISPOSTA EFFICACE AL TRAFFICO CITTADINO Il potenziamento del trasporto pubblico soprattutto all’interno dei grandi agglomerati urbani può rappresentare una azione efficace per il contenimento del numero di incidenti stradali in ambito cittadino dove i livelli di esposizione al rischio di incidente sono molto elevati dato il traffico elevato ed il diffuso uso delle due ruote. Si pensi che nella città di Roma si verifica una morte per sinistro stradale ogni 2 giorni, ci sono 16 morti ogni 100mila abitanti e 1200 feriti ogni 100mila abitanti (Comune di Roma). La variabile geografica risulta cruciale nel determinare i problemi che la popolazione avverte come fonte di maggior disturbo e malessere nel suo rapporto con il territorio. Da questo punto di vista, il dato più rilevante è rappresentato non tanto e non solo dall’ordine di priorità dei problemi denunciati dallo spaccato di popolazione interpellata - ordine che, in ogni caso, vede, per esempio, al 1° posto, tra i problemi più ricorrenti, sempre il 164 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale traffico per le regioni settentrionali (con la percentuale del 52,7% per il Nord-ovest, del 56,7% per il Nord-est e del 56,9% per il Centro) e l’eccesso di velocità per quelle meridionali (62,1%) - quanto dal fatto che, in riferimento a praticamente tutti gli item rilevati, le frequenze quantitativamente più elevate risultano quelle registrate in relazione alle aree territoriali del Centro-Italia e del Sud e le Isole. Segno, questo, della persistenza di una minore attenzione da parte delle amministrazioni locali per le problematiche legate alla tutela del territorio (o, comunque, a una loro maggiore difficoltà ad affrontare e risolvere le disfunzioni che ne derivano), che non fa altro che perpetrare il divario – storico – tra Nord e Sud (tab. 73). Anche la variabile “densità demografica” delle circoscrizioni assume una rilevanza particolare nell’analisi delle situazioni più disagevoli che i cittadini sperimentano con maggiore frequenza nel loro vivere quotidiano. In tal senso, riguardo ai tre principali problemi indicati sul piano generale – traffico, eccesso di velocità e rumore – un’attenta riflessione merita il fatto che, quanto più aumenta il numero degli abitanti dei centri abitati, tanto più risultano incidenti i problemi del traffico e del rumore, tanto meno quello dell’eccesso di velocità. 3.4.3. I cattivi compagni di strada E’ evidente che i problemi della mobilità non possono essere affrontati con soluzioni semplificate e miracolistiche, ma occorre intervenire con un ventaglio di soluzioni coordinate ed integrate che prevedano nuove infrastrutture per la mobilità urbana, nuove regole, nuove tecnologie. Il che postula l’impegno di tutti i soggetti interessati, dalle autorità locali alle imprese costruttrici di veicoli o operanti nel campo dell’edilizia stradale, alle compagnie assicuratrici. Soluzioni che, in ogni caso, devono essere il più possibile condivise. Non serve a nulla, infatti, predisporre misure di intervento sanzionatorio o preventivo, costruire veicoli sempre più affidabili e organizzare campagne di informazione e sensibilizzazione pubblica sul problema dell’incidentalità stradale o corsi di educazione stradale, se ad esse non fa seguito una presa di coscienza da parte della collettività circa la gravità del fenomeno, sul piano personale e sociale, nonché la volontà in prima persona di impegnarsi per arginarlo. 165 FONDAZIONE CENSIS Fonte: indagine Censis, 2006 Sporcizia nelle strade Traffico Rumore Scarsa illuminazione stradale e delle gallerie Cattive condizioni stradali Segnaletica stradale assente o difficile da capire Passaggi pedonali non evidenti Eccessi di velocità Parcheggi non regolari Banchine stradali non pulite Strade ad angolo cieco 18,2 56,7 33,7 21,9 36,4 16,6 22,5 51,9 28,9 14,4 16,0 30,5 17,9 17,6 46,6 40,8 15,3 9,9 28,7 53,2 46,8 31,9 12,8 44,7 24,5 36,2 56,9 45,7 26,1 Ripartizione Nord est Centro 23,7 52,7 40,5 21,0 Nord ovest 42,2 62,1 52,3 35,1 23,6 59,5 43,4 54,0 61,8 53,7 34,8 Sud e isole 23,7 47,4 36,9 17,3 13,1 38,8 19,9 23,7 43,3 30,1 22,4 Fino a 10 mila 35,1 60,9 48,4 20,0 17,8 48,9 33,8 31,6 54,7 41,8 31,1 20-30 mila 32,9 53,7 43,1 36,1 20,4 53,7 36,1 47,2 66,2 51,9 30,1 27,5 58,7 36,3 18,8 25,0 32,5 21,3 31,3 70,0 52,5 28,8 28,3 57,2 55,9 37,5 11,2 43,4 27,6 52,6 71,7 65,8 25,0 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila 29,3 54,3 43,8 25,3 16,4 44,6 27,9 35,7 57,5 44,9 27,0 Totale Tab. 73 - Problemi presenti nella zona in cui abitano gli italiani, per ripartizione geografica e ampiezza del comune di residenza (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Pertanto, quello che è assolutamente decisivo è la consapevolezza che non si possono superare le resistenze culturali, politiche ed economiche alla costruzione, per esempio, di un disegno di limitazione del traffico privato e dei fenomeni di congestione, inquinamento e pericolosità che ne conseguono o all’imposizione di limiti di velocità o di cinture di sicurezza e casco senza un forte coinvolgimento dei cittadini. Ma non è facile, all’atto pratico, sradicare alcuni “vizi” o, più semplicemente, rinunciare ad alcune “leggerezze”, potenzialmente molto pericolose, perpetrate più o meno costantemente da chi si mette alla guida. Vuoi per superficialità, vuoi per ignoranza e maleducazione, per machismo, per autoindulgenza, sovrastima del livello di sicurezza della propria guida o incapacità diffusa a valutare correttamente i comportamenti a rischio o, in taluni casi, per l’impossibilità di farne a meno se ciò impongono i ritmi frenetici del vivere quotidiano che spesso ci obbligano a spostarci da un luogo a un altro in tutta fretta e senza avere particolare riguardo agli accorgimenti necessari alla sicurezza personale e della collettività. Questo è quanto emerge dall’indagine, da cui risulta, per esempio, che, negli ultimi tre mesi, gran parte delle persone intervistate ha guidato soprattutto “superando i limiti di velocità” (33,6%) o si è messa al volante con la “paura per le condizioni atmosferiche” (30,1%) o “parlando al telefonino senza auricolare” (27,3%) (tab.74). O ancora, ha “guidato in maniera distratta” e “senza indossare le cinture di sicurezza” (in entrambi i casi, 18,9%) o in “condizioni di forte stanchezza” (16,1%), se non addirittura di rabbia (12,4%). Abbastanza usuale risulta, inoltre, la (brutta) abitudine di guidare fumando (15,7%) o mangiando (10,4%). Meno frequenti, invece, appaiono le situazioni in cui gli intervistati hanno denunciato di aver guidato “litigando” (8,6%), “senza capire i segnali stradali” (6,4%) o “piangendo” e con un “veicolo poco sicuro” (in entrambi i casi, 3,9%). Meno numerose risultano, infine, certe infrazioni che, per il loro forte impatto emotivo e per l’attenzione che ricevono dai mass media ma anche per la serietà dei danni che producono, finiscono per essere erroneamente sovrastimate, quali, per esempio, guidare dopo “aver bevuto molto” (2,7%), “senza casco” (2,7%) o “sotto l’effetto di droghe o psicofarmaci” (1,1%). 167 FONDAZIONE CENSIS Tab. 74 - Comportamenti rischiosi e/o irregolari tenuti dagli italiani durante la guida negli ultimi tre mesi, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Parlando al telefonino senza auricolare Dopo aver bevuto molto In forte stato di stanchezza Piangendo Litigando Mangiando Senza cinture di sicurezza Con un veicolo non sicuro Fumando Senza casco Superando i limiti di velocità Con paura per le condizioni atmosferiche Con distrazione Con rabbia Sotto effetto di droghe o psicofarmaci Senza capire i segnali stradali Fonte: indagine Censis, 2006 33,5 4,0 17,5 1,9 9,4 9,4 22,9 4,4 18,1 3,3 40,3 26,2 19,1 10,0 1,2 6,9 21,4 1,6 14,9 5,8 7,9 11,3 15,1 3,4 13,5 2,2 27,2 33,7 18,7 14,7 1,0 6,0 18-29 39,6 7,9 25,6 7,9 19,4 15,0 22,0 7,0 18,5 6,6 48,0 39,6 24,7 20,7 3,5 8,8 Età 29-44 32,7 2,3 15,6 3,2 7,5 12,7 18,5 3,8 17,1 2,0 35,5 26,9 19,9 11,6 0,6 6,9 45-64 16,0 0,2 11,4 2,2 3,6 5,8 17,5 2,2 13,1 1,2 24,0 27,4 14,8 8,5 0,2 4,6 Totale 27,3 2,7 16,1 3,9 8,6 10,4 18,9 3,9 15,7 2,7 33,6 30,1 18,9 12,4 1,1 6,4 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale I dati disaggregati per “sesso” confermano, sia pur non nello stesso identico ordine, le tre principali irregolarità rilevate sul piano generale, precisando, altresì, che gli uomini risultano più indisciplinati quanto alla tendenza a premere sull’acceleratore (40,3%) e a parlare al telefonino senza auricolare (33,5%). Le donne, al contrario, risultano più imprudenti nel mettersi alla guida, pur avendo paura delle condizioni atmosferiche (33,7%). Quanto alle altre irregolarità segnalate, da sottolineare che, fatta eccezione per i casi di guida effettuata essendo arrabbiate (14,7%), mangiando (11,3%), piangendo (5,8%), rivelate soprattutto dalla componente femminile del campione, in tutte le altre situazioni descritte, gli uomini risultano in percentuale più numerosi. Un’attenta riflessione merita l’analisi dei dati disaggregati per “età” degli intervistati, dai quali si evidenza in modo inequivocabile la cattiva educazione stradale dei giovani, che, in riferimento a tutti gli item considerati, risultano coloro a cui può essere imputato il maggior numero delle violazioni o, più semplicemente, di comportamenti superficiali. Con particolare riguardo al fatto di guidare superando i limiti di velocità (48,0%), con la paura delle condizioni atmosferiche (26,9%) o parlando al telefonino senza auricolare (39,6%). L’eccesso di velocità si configura come una vera e propria piaga sociale. Essa, infatti, risulta, altresì, la prima causa di infrazione commessa dalla maggior parte (21,7%) dei nostri intervistati negli ultimi tre mesi (tab. 75). I quali sono in prevalenza maschi (26,0% contro il 17,7% relativo alle donne; sono purtroppo nella stragrande maggioranza giovanissimi (37,0%). Seguono, nell’ordine delle violazioni più ricorrenti, il “mancato rispetto dei passaggi pedonali” (11,8%), dal “passaggio con il semaforo rosso” (11,5%) e dal “non dare la precedenza” (9,6%). Meno frequenti le infrazioni procurate per il fatto di aver “superato a destra” (5,9%), di essere andati “in due sul motorino” (4,7%), di aver “transitato sulle corsie preferenziali” (2,8%) o di aver “circolato in motorino senza casco” (2,0%). Che, in tutti i casi, sembrano essere violazioni tipicamente maschili e giovanili, come risulta dal fatto che, in corrispondenza a tutte le situazioni indicate, la percentuale rilevata in riferimento agli uomini e alle persone di età inferiore risulta essere più alta a confronto di quella rilevata, rispettivamente, nelle donne e nelle persone di età più elevata. 169 FONDAZIONE CENSIS Tab. 75 - Infrazioni commesse dagli italiani durante la guida negli ultimi tre mesi, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina Passare con il semaforo rosso Non rispettare i passaggi pedonali Non dare la precedenza Superare a destra Transitare sulle corsie preferenziali Andare in motorino in due Andare troppo veloce Andare in motorino senza casco Fonte: indagine Censis, 2006 14,3 11,2 10,8 8,5 3,5 4,8 26,0 2,7 8,7 12,3 8,5 3,4 2,2 4,6 17,7 1,4 18-29 Età 29-44 45-64 14,5 20,7 16,3 11,5 4,4 10,6 37,0 4,8 13,9 13,0 10,1 6,6 3,2 4,6 19,9 1,7 7,8 5,8 5,6 2,2 1,7 1,5 14,8 0,7 Totale 11,5 11,8 9,6 5,9 2,8 4,7 21,7 2,0 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Se è vero che la consapevolezza del livello di sicurezza della propria guida può essere direttamente correlata anche al numero di controlli e alla costante verifica del livello di sicurezza dei comportamenti di guida che tali controlli impongono, e che, quindi, tanto minori sono i controlli, tanto più è difficile arginare certi comportamenti “indisciplinati”, a questo scenario, si deve aggiungere l’ulteriore dato secondo cui, a fronte delle infrazioni che gli intervistati hanno denunciato, risulta relativamente basso il numero delle sanzioni, in particolare delle sanzioni amministrative, che essi dichiarano di aver subito: solo una percentuale del 25,7%, infatti, risulta essere stata fermata per un controllo stradale, con netta prevalenza degli uomini (33,3%) sulle donne (18,5%) e dei giovani (31,7%) sugli adulti (27,5% per la fascia di età compresa tra i 29 e i 44 anni e 20,9% per quella di età compresa tra i 45 e i 64 anni). Il sistema dei controlli sembra, inoltre, essere esperito soprattutto nell’Italia centro-meridionale e delle Isole (29,3% per le regioni del Centro e 28,7% per quelle del Sud e delle Isole, contro il 18,3% rilevato in merito al Nord-Ovest e il 26,7% rilevato in merito al Nord-Est) e nelle circoscrizioni di piccola ampiezza demografica (31,1% nelle circoscrizioni fino a 10 mila abitanti) (tabb. 76 e 77). Addirittura, pari solo al 10,9% risulta la percentuale di coloro che dichiarano di aver preso almeno una multa: anche in questo caso i più indisciplinati risultano essere i maschi (12,7% contro il 9,1% delle donne) e i giovanissimi (15,4%). I dati rilevati in base all’area geografica ci dicono, inoltre, che i guidatori sanzionati con multe provengono innanzitutto dalle regioni del Nord-est e del Centro (rispettivamente 13,4% e 12,2% contro l’8,4% del Nord-ovest e il 10,6% del Sud e le Isole), mentre da quelli rilevati in base all’ampiezza circoscrizionale risultano provenire in particolar modo dalle circoscrizioni più densamente popolate (20,0% in quelle da 100 mila a 250 mila abitanti). Un’attenta analisi merita, in ogni caso, il fatto che tutte le irregolarità e le infrazioni finora descritte sono state commesse a dispetto del consenso espresso in generale circa l’utilità di qualsiasi tipo di intervento finalizzato a indurre comportamenti di guida attenti e rispettosi delle norme del codice stradale o, quanto meno a prevenire gli effetti negativi di un incidente. Per quanto, se si va ad analizzare l’incrocio dei dati relativi alle irregolarità e alle infrazioni commesse alla guida dei veicoli negli ultimi tre mesi e quelli relativi agli elementi che possono indurre maggiore attenzione alla guida, risulta che chi si è reso responsabile delle suddette violazioni ha invocato, nella maggior parte dei casi l’innovazione tecnica dei veicoli o le misure 171 FONDAZIONE CENSIS Tab. 76 - Controlli stradali subiti e/o multe ricevute dagli italiani negli ultimi tre mesi, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina 18-29 Età 29-44 45-64 Totale E’ stato fermato per un controllo stradale Sì No Totale 33,3 66,7 100,0 18,5 81,5 100,0 31,7 68,3 100,0 27,5 72,5 100,0 20,9 79,1 100,0 25,7 74,3 100,0 Ha preso almeno una multa Sì No Totale 12,7 87,3 100,0 9,1 90,9 100,0 15,4 84,6 100,0 9,2 90,8 100,0 9,7 90,3 100,0 10,9 89,1 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 Fonte: indagine Censis, 2006 13,4 86,6 100,0 Ha preso almeno una multa Sì No Totale 8,4 91,6 100,0 26,7 73,3 100,0 12,2 87,8 100,0 29,3 70,7 100,0 Ripartizione Nord est Centro E' stato fermato per un controllo stradale Sì 18,3 No 81,7 Totale 100,0 Nord ovest 10,6 89,4 100,0 28,7 71,3 100,0 Sud e isole 7,4 92,6 100,0 31,1 68,9 100,0 Fino a 10 mila 9,8 90,2 100,0 25,8 74,2 100,0 20-30 mila 12,0 88,0 100,0 26,9 73,1 100,0 20,0 80,0 100,0 23,8 76,2 100,0 13,2 86,8 100,0 13,8 86,2 100,0 Abitanti 30-100 100-250 Oltre 250 mila mila mila 10,9 89,1 100,0 25,7 74,3 100,0 Totale Tab. 77 - Controlli stradali subiti e/o multe ricevute dagli italiani negli ultimi tre mesi, per ripartizione geografica e ampiezza del comune di residenza (val. %) 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale sanzionatorie piuttosto che quelle mirate all’educazione e alla formazione dei guidatori. Che la dice lunga sulla reale capacità o sull’effettiva volontà da parte dei singoli cittadini di contribuire a impegnarsi per il problema della sicurezza stradale. Quanto descritto finora, dunque, se, da un lato, induce a continuare sulla via dell’azione combinata di misure di prevenzione sempre più mirate e di deterrenza sempre più forte, dall’altro, ci persuade, altresì, del fatto che, a monte di questi itinerari strategici, deve esserci una riflessione sul significato profondo del concetto di sicurezza stradale, in merito alla quale può giocare un ruolo cruciale la scuola e qualunque altra istituzione a cui siano demandati compiti, più o meno esclusivi, di formazione. Tra gli strumenti di prevenzione degli incidenti stradali dunque merita una particolare riflessione quello finalizzato alla sensibilizzazione sociale, da intendere come veicolo di educazione-formazione delle autorità responsabili della sicurezza stradale, che hanno bisogno di disporre di quante più informazioni possibili su come avvengono gli incidenti, sulle principali cause, sulle categorie a rischio e sulle circostanze che hanno favorito il sinistro per mettere a punto azioni di tutela attuabili, ma soprattutto dei cittadini, destinatari di quelle stesse azioni. LE DIMENSIONI SOCIALI DELLA SICUREZZA: ETICA, COMUNICAZIONE ED EDUCAZIONE Nell’ultimo anno il potenziamento della comunicazione in tema di incidentalità stradale è stata una delle principali attività del Ministero. Attraverso iniziative pubblicitarie ad hoc, i cittadini, suddivisi in diversi target, sono stati informati sulle norme e le iniziative varate sulla sicurezza stradale. Inoltre, contestualmente all’inizio delle vacanze estive, il Ministero ha potenziato i canali di informazione diretta degli automobilisti, sia attraverso la messa a punto di programmi radiofonici più frequenti e tempestivi, sia tramite la diffusione di opuscoli informativi sulla guida sicura, realizzati in collaborazione con il Dipartimento di Pubblica Sicurezza - Polizia di Stato. Particolare attenzione si è prestata pure all’educazione stradale in senso stretto con la predisposizione di modelli educativi diffusi nelle scuole superiori, nelle scuole elementari e materne. Numerosi i corsi di formazione alla sicurezza stradale realizzati presso gli uffici Provinciali del Dipartimento dei trasporti terrestri. Nonostante questo insieme di iniziative, la strada da percorrere per allineare il Paese agli standard europei è ancora lunga, soprattutto in termini di risorse disponibili: basti pensare che in Italia si stanziano per la sicurezza stradale circa 5 euro pro-capite, in Europa la media va dai 15 ai 20 euro (Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture) 174 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale *** La tecnologia e la professionalità da sole non sono sufficienti a conseguire risultati di sicurezza efficaci, se non sono accompagnate anche da un’attenzione etica, orientata al rispetto della vita umana e alla volontà di non far produrre l’evento incidentale. E questa spinta culturale è tanto più importante, quanto più le Amministrazioni pubbliche devono fare i conti con la scarsità di risorse economiche e si trovano in difficoltà a recepire i principi di sicurezza suggeriti dalla stessa Unione Europea (Associazione Familiari Vittime della Strada). Da questo punto di vista, i mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo strategico cruciale ai fini della possibilità di interloquire in maniera efficace con la collettività. Ed è la televisione – quello in assoluto più fruito e in grado di raggiungere un pubblico di tutte le età e di tutte le estrazioni (sociali, economiche, culturali, ecc.) - il mezzo che la stragrande maggioranza degli intervistati considera (73,6%), in generale, più utile come volano di informazioni idonee a favorire la consapevolezza dei rischi derivanti da comportamenti scorretti sulla strada. Tuttavia, grande credibilità e affidamento raccolgono anche le campagne pubbliche di sensibilizzazione, indicate al 2° posto, da poco meno della metà degli intervistati. Seguono, nell’ordine (decrescente, ma non necessariamente per minore importanza, quanto piuttosto per il fatto di essere meno diffusi o destinati a segmenti determinati della popolazione), i giornali (19,3%), gli opuscoli informativi (19,0%), gli Sms o gli Mms (5,8%), Internet (4,7%) e, infine, le conferenze e i dibattiti (tab. 78). L’analisi dei dati disaggregati per “sesso” e per “età”, ci dicono che maschi e femmine sembrano pensarla sostanzialmente allo stesso modo quanto all’ordine di priorità attribuito ai diversi strumenti di informazione, almeno per quanto riguarda le prime tre posizioni. C’è da segnalare, tuttavia, in riferimento ai mezzi di nuova generazione, che, in ogni caso, gli uomini collocano al 4° posto, a pari merito con gli opuscoli informativi, Internet e gli Sms e Mms (5,1%), i quali, al contrario, occupano rispettivamente il 6° (6,4%) e 5° (4,4%) posto nell’ordine di preferenza delle donne, e che sull’utilità di Internet e degli Sms/Mms, com’è facilmente intuibile, i giovanissimi contano di più che le persone adulte, come risulta dal fatto che, anche in questo caso, tali strumenti occupano posizioni della graduatoria più elevate di quelle che occupano in riferimento alle fasce di età più adulte (in 175 FONDAZIONE CENSIS Tab. 78 - Strumenti di informazione considerati utili dagli italiani per prevenire gli incidenti stradali, per sesso e per età (val. %) Sesso Maschio Femmina La televisione I giornali Gli opuscoli informativi Internet Le conferenze e i dibattiti Le campagne pubbliche di sensibilizzazione Gli Sms o gli Mms Età 29-44 45-64 Totale 75,4 20,4 5,1 5,1 1,9 41,1 71,9 17,7 7,0 4,4 3,0 40,4 71,3 19,7 4,9 13,0 1,3 33,2 72,2 18,1 7,6 2,3 2,0 42,7 76,0 19,4 5,4 2,2 3,4 43,1 73,6 19,0 6,1 4,7 2,5 40,7 5,1 6,4 10,8 6,1 2,7 5,8 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis, 2006 18-29 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale particolare, Internet il 4° posto con la percentuale del 13,0% contro quella del 2,3% rilevata per la classe di età 29-44 anni, che lo colloca al 6° posto e del 2,2% rilevata per la classe 45-64 anni che lo colloca al 7° posto, gli Sms/Mms il 5° posto con la percentuale del 10,8% contro rispettivamente quella del 6,1% e del 2,7% relative al 5° e 6° posto). Indubbiamente, in un futuro ormai prossimo, le nuove tecnologie saranno destinate ad incrementare il loro ruolo/funzione nel complesso delle attività di prevenzione che verranno messe in atto dalle autorità competenti, anche se questo non deve far perdere di vista il punto centrale del fenomeno: l’incidentalità stradale è innanzitutto un problema culturale. E’ da questo aspetto, pertanto che occorre ripartire per creare le condizioni più idonee ad assicurare livelli elevati di sicurezza dei singoli cittadini e della comunità tutta. Educando gli individui al dovere di rispettare la strada - quale luogo della convivenza civile in cui l’uomo, “animale sociale”, si relaziona con altri uomini - e il “movimento”, inteso, nel caso specifico, come traffico veicolare - quale effetto della domanda (innata) di mobilità correlata alle persone (e alle attività) distribuite sul territorio. Nella ragionevole convinzione che essi, una volta compreso e metabolizzato tutto ciò, possano, in maniera del tutto naturale, mettersi al volante senza commettere infrazioni o leggerezze tali da costituire un attentato alla propria incolumità e a quella altrui. E che, così facendo, possano, a loro volta, esercitare pienamente il diritto di godere della strada e del “movimento” in condizioni di sicurezza. 177 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale 4. La sfida della sicurezza stradale IL RUOLO DEL PERITO INDUSTRIALE NELLA RICOSTRUZIONE DEI SINISTRI: UN APPROCCIO NORMATIVO 1. La competenza nella ricostruzione dinamica dei sinistri è riservata in via esclusiva ai Periti Industriali con specializzazione meccanica e agli Ingegneri. Tale affermazione che, anche per la categoricità con cui viene riferita potrebbe apparire eccessivamente perentoria, è al contrario la conclusione unanime di studi e approfondimenti alla luce della normativa vigente e della giurisprudenza di legittimità e di merito. In via preliminare, si ritiene necessario svolgere alcune considerazioni di carattere generale che rappresentano il presupposto da cui non si può prescindere nell’affrontare il problema delle competenze professionali e, più specificamente, il problema specifico della competenza professionale del Perito Industriale in ordine alla ricostruzione dinamica dei sinistri stradali. La presenza nella nostra società di interessi sempre più complessi e articolati, da una parte postula la concorrenza necessaria di competenze diverse che devono essere integrate armonicamente al fine di scongiurare ogni possibile confusione e fungibilità tra le diverse figure professionali. Dall’altra parte, la stessa molteplicità e complessità di interessi in gioco impone una tutela che se è vero, come è vero, che non può e non deve ispirarsi ad una logica corporativa in chiave di esclusività monopolistica, è altrettanto vero che deve essere informata e preordinata all’accertamento e al riconoscimento delle competenze professionali specifiche. A detta esigenza di certezza di professionalità specifica, con la eliminazione di ogni possibile confusione tra figure professionali, consegue coerentemente – rappresentandone al tempo stesso il logico corollario – il principio di tipicità cui deve ispirarsi un ordinamento di categoria professionale. 178 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Dunque, certezza e tipicità sono i due princìpi cardini che sono posti non soltanto a tutela e garanzia di coloro che esercitano l’attività professionale ma anche a tutela e garanzia – e, si potrebbe addirittura aggiungere, a vantaggio – dei destinatari dei servizi e quindi in sostanza della collettività. Questo è tanto più vero quanto più si abbandona il quadro ristretto dei confini nazionali nell’ottica più dinamica della internazionalizzazione dei servizi quanto meno nell’ambito dell’Unione Europea. Si pensi a titolo di esempio al diritto di ogni cittadino di esercitare talune attività professionali in maniera temporanea e occasionale in un paese membro della Unione indipendentemente da nazionalità e residenza, diritto che impone ancor più la conoscenza, quanto meno a posteriori, dei titoli e dei requisiti nonché delle condizioni che devono essere rispettivamente posseduti e rispettate da coloro che esercitano quella determinata attività professionale. 2. Il problema delle competenze professionali del Perito Industriale e tra queste della competenza in ordine alla ricostruzione causale dei sinistri stradali va inquadrato alla luce dei concetti esposti fin qui. Il punto di partenza di quest’analisi, non può che essere rappresentato dalla legislazione che ha istituito e regolamentato tale professione. La professione di Perito Industriale è stata istituita e disciplinata dal R.D. 11 febbraio 1929 n. 275 e successivamente regolamentata, per quanto attiene l’organizzazione professionale della categoria, dal D. Lgs. luog. 23 novembre 1944 n. 382 e dalla Legge 2 febbraio 1990 n. 17 che ha disciplinato l’iscrizione all’Albo subordinandola al superamento di un esame di abilitazione, esame a sua volta regolamentato dal Decreto 29 dicembre 1991 n. 445. La prima risposta al quesito in ordine alle competenze professionali del Perito Industriale è data dall’art. 16 dello stesso Regio Decreto del 1929 che testualmente recita: “Spettano ai Periti Industriali, per ciascuno nei limiti delle rispettive specialità di meccanico, elettricista, edile, tessile, chimico, minerario, navale ed altre analoghe, le funzioni esecutive per i lavori alle medesime inerenti”. 179 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale E’ fin troppo evidente che il Legislatore ha voluto delineare le varie figure di Perito Industriale sulla base della preparazione specialistica da una parte, limitandone (“ciascuno nei limiti delle rispettive specialità”) l’attività professionale alla singola specializzazione e, dall’altra, identificando nelle “funzioni esecutive per i lavori alla medesima inerenti” la competenza propria della singola categoria professionale. Le attività di competenza dei Periti industriali trovano una più precisa individuazione nella Legge 12 marzo 1957 n. 146 sulle tariffe professionali dei Periti Industriali e precisamente nell’art. 30 “Danni causati da un sinistro di qualsiasi natura” e nell’art. 41 “Studio della causa originaria di un danno in generale”. E’ vero che si tratta di disposizioni contenute nella tabella professionale e che quindi, per ciò stesso, secondo l’indirizzo della Suprema Corte1, assumono rilevanza soltanto nei limiti della individuazione degli ambiti di attività consentite ai Periti Industriali in relazione alle differenti specializzazioni, ma è significativa la netta distinzione che si coglie già nella rispettiva rubrica delle due norme tra le competenze e quindi le attività inerenti la stima dei danni e le competenze e quindi le attività che comportano lo studio della causa che ha dato origine a quei danni. Ma di questo si dirà tra breve. Sempre nella dimensione limitata ora prospettata, si ricorda anche il Decreto 29 dicembre 1991 n. 445 che, nel regolare lo svolgimento degli esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di Perito Industriale, indica espressamente gli argomenti della prima prova scritta o scritto-grafica che individua ne “La funzione peritale nell’ambito professionale e giudiziario: impostazione della perizia tecnica” e – ciò che qui più interessa – ne “La ricostruzione delle dinamiche di eventi accidentali, partendo dagli effetti prodotti, ai fini della individuazione delle cause e della relativa stima economica”. 1 Cfr. tra le altre, Cassazione, Sezione VI Penale, 11 maggio 1995 n. 5416 (udienza 17 marzo 1995), PM in procedimento Dolmen, in Rivista Penale 1995 180 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Dunque, il Legislatore ha costituito a favore dei Periti Industriali una riserva di legge riconoscendo ad essi competenze “esclusive” e “riservate” che si realizzano e si identificano negli “atti tipici” propri degli appartenenti ad una categoria professionale e il cui compimento è riservato ai soli soggetti abilitati2. Ne consegue che il compimento di un atto riservato da parte di persone non specificamente abilitate e non iscritte nell’apposito albo costituisce il reato di Esercizio abusivo di professione previsto e punito dall’art. 348 del codice penale. Ma vi è di più. Lo Stato disciplina le varie professioni, stabilendo per ciascuna di esse i titoli di studio e l’esame di abilitazione per accedere al relativo esercizio e le condizioni per la conseguente iscrizione al relativo Albo professionale, diverso per ciascuna professione: abilitazione e iscrizione all’Albo sono dunque disciplinate da un complesso di norme e regolamenti poste a garanzia delle capacità tecniche e morali necessarie per il retto esercizio della professione e a tutela della collettività assolvendo l’evidente scopo di pubblicità. Di conseguenza, mentre è evidente l’abuso penalmente rilevante nell’esercizio di una professione compiuto da colui che non possieda i titoli di studio richiesti o che non sia abilitato, non è altrettanto evidente l’abuso quando, invece, sia commesso da persona abilitata ma in diversa specializzazione e iscritta in un Albo professionale ma diverso nel senso di Albo relativo ad altra professione. 2 Cfr. Cassazione, Sezione VI Penale, sentenza 8 gennaio 2003 n. 49 (udienza 8 ottobre 2002). La Corte in tema di esercizio abusivo di una professione (art. 348 CP) ha affermato che: “Una determinata professione si concretizza in atti caratteristici, che vanno distinti in due categorie. Vi sono gli atti “tipici” o “propri” o “riservati”, che sono quelli il compimento dei quali è riservato agli appartenenti alla professione; con l’effetto che al quisque de populo è inibito il compimento anche di uno solo di questi atti. Esistono poi gli atti che, pur essendo caratteristici della professione, rimangono “relativamente liberi”, nel senso che anche altri possono compierli, purché si tratti di compimento occasionale e gratuito. Sulla base di questa distinzione, può affermarsi con sufficiente tranquillità, che il compimento anche di un solo atto “riservato”, persino se a titolo gratuito, costituisce esercizio della professione”. 181 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale E’ pur vero, e si è già detto, che gli atti tipici o propri o riservati di una categoria professionale non devono essere interpretati in chiave di generale esclusività monopolisitica”3 esistendo nell’articolato sistema sociale di oggi “aree interdisciplinari di concorrenza parziale”: si pensi ad esempio alle zone di attività mista tra Avvocati e Dottori Commercialisti nel settore tributario anche contenzioso o tra Ingegneri e Architetti nel settore delle progettazioni ed infine, per quanto qui interessa, tra Ingegneri e Periti Industriali nella materia della ricostruzione delle cause dei sinistri stradali. Infatti, proprio in relazione alla ricostruzione della dinamica del sinistro e cioè alla individuazione delle cause originarie del medesimo attraverso l’esame e lo studio dei suoi effetti, è lo stesso Legislatore che con le leggi istitutive delle professioni rispettivamente di Ingegnere e di Perito Industriale ha riconosciuto agli uni e agli altri una competenza riservata e parallela perché connessa, da un lato, alle applicazioni della fisica, ai rilievi geometrici, alle operazioni di estimo di spettanza degli Ingegneri4 e, per altro verso, perché connessa alle funzioni esecutive dei Periti Industriali nelle materie afferenti la loro specializzazione5. 3. Con Legge 17 febbraio 1992 n. 166 è stato istituito il Ruolo nazionale dei “Periti Assicurativi” la cui attività professionale è dalla stessa legge limitata all’accertamento e alla stima dei danni alle cose derivanti dalla circolazione, dal furto e dall’incendio dei veicoli a motore e dei natanti. Dunque, la competenza dei periti assicurativi è individuata dalla legge nell’accertamento e nella stima dei danni. Il testo legislativo è tanto sintetico quanto chiaro da non consentire interpretazioni estensive e/o divagazioni che tuttavia non sono mancate soprattutto con riferimento al concetto di accertamento dei danni. 3 4 5 Cfr. sentenza Corte Costituzionale 12-21 luglio 1995 n. 345. Cfr. art. 51 del Regio Decreto 23 ottobre 1925 n. 2537 istitutivo della professione di ingegnere. Cfr. art. 16 già citato Regio Decreto 11 febbraio 1929 n. 275 istitutivo della professione di perito industriale. 182 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Ad esempio, la Associazione dei Periti Assicurativi (A.L.P.A.S.) con argomentazioni almeno in apparenza non del tutto irragionevoli, ha sostenuto – e cerca ancora di sostenere – la competenza dei Periti Assicurativi a conoscere le cause di un sinistro stradale. Tale convincimento scaturisce, ad avviso dei suoi sostenitori, dalla prassi purtroppo diffusa in taluni uffici giudiziari di attribuire a periti assicurativi incarichi di consulenza tecnica e di perizia finalizzate alla ricostruzione della dinamica del sinistro, ma soprattutto dalla lettura dell’art. 4 della Legge 166/1992 che attribuirebbe in via esclusiva l’esercizio della attività professionale in materia di infortunistica stradale ed in tema di danni alle cose ai periti assicurativi iscritti nel relativo Ruolo. In altre parole la legge in argomento avrebbe istituito una categoria di esperti la cui attività altamente specialistica può essere compiuta soltanto previa iscrizione nell’apposito Ruolo, iscrizione regolamentata da specifiche norme di legge. Va subito chiarito che nessuno contesta l’istituzione attraverso la norma legislativa, un elenco di professionisti la cui attività può, anzi deve, essere compiuta soltanto previa iscrizione nel relativo Ruolo: ciò che qualifica tale ruolo professionale e garantisce gli utenti. Quello che invece non è assolutamente condivisibile sono le conseguenze ulteriori che si pretende di farne derivare in ordine alla individuazione delle attività demandate per legge ai Periti Assicurativi. Infatti, sempre a giudizio dell’ALPAS, la legge attribuirebbe alla neo categoria di esperti tutte le competenze in ordine ai sinistri stradali e quindi anche la competenza alla ricostruzione dinamica del sinistro medesimo. Più in particolare i sostenitori di tale tesi sostengono che limitare l’attività dei Periti Assicurativi alla mera constatazione e stima dei danni con la esclusione dell’accertamento della dinamica del sinistro e delle cause originarie dei danni medesimi sarebbe del tutto irragionevole ed equivarrebbe a ritenere che il Legislatore avesse voluto istituire una categoria di esperti per lo svolgimento in via esclusiva di una attività che ben 183 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale potrebbe svolgere un qualunque artigiano meccanico e/o carrozziere6 e che affermare il contrario non sarebbe coerente con il dettato della legge7. Tale tesi – sempre ad avviso dei suoi sostenitori – troverebbe una conferma nella Nota 21 aprile 1998 del Ministero di Grazia e Giustizia e diretta a tutti gli Uffici giudiziari laddove si è espressamente affermato che “ai periti assicurativi iscritti all’albo istituito presso il Ministero dell’Industria spetta, senza dubbio, la competenza professionale rivendicata e che i periti industriali che intendono svolgere la stessa attività devono iscriversi nel citato ruolo”, ribadendo quanto già in precedenza lo stesso Ministero dell’Industria aveva ritenuto sulla necessità anche per gli Ingegneri e per i Periti Industriali della iscrizione al ruolo dei Periti Assicurativi ove intendano svolgere le specifiche attività ad essi demandate. 4. Tutte le argomentazioni fin qui riportate fanno esclusivamente riferimento alla necessità della iscrizione nel Ruolo dei Periti Assicurativi per tutti coloro – e quindi anche per gli Ingegneri e per i Periti Industriali – che intendano svolgere le attività demandate per legge ai Periti Assicurativi, ma nulla aggiungono - né potrebbero aggiungere - con riferimento al contenuto di tali attività. Le specifiche attività di competenza dei Periti Assicurativi sono indicate e non potrebbe essere altrimenti, dalla legge che, come si è già detto, si riferisce testualmente all’accertamento e alla stima dei danni. Accertamento e stima che non può che individuarsi nella mera constatazione dei danni e ovviamente nella riferibilità dei medesimi al sinistro e, al tempo stesso, nella valutazione delle riparazioni che siano state eseguite e nella stima delle riparazioni che siano ancora da eseguire, valutazione e stima da effettuarsi sia in termini di costi sia in termini di qualità. 6 7 E’ quanto si legge in una richiesta della Procura Generale della Repubblica di Catania in data 21 maggio 1998 di riapertura delle indagini diretta alla Procura della Repubblica presso la Pretura Circondariale della stessa sede. Cfr. Atto di ricorso per Cassazione 9 giugno 1999 n. 117/99 R.I. della Procura Generale della Repubblica di Catania. 184 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Al riguardo vale la pena di riportare quanto sostenuto dal Tribunale di Pordenone in una molto ben motivata sentenza che ha sgombrato il campo da ogni equivoco, risolvendo in maniera puntuale il problema delle competenze professionali in ordine alla ricostruzione causale dei sinistri. Secondo il Tribunale di Pordenone, attraverso l’esame letterale dell’art. 4 della Legge 166/1992 e del Regolamento 562/1992, il richiamo alla nozione di accertamento è da interpretarsi nel senso di “una corretta valutazione della riparazione eseguita e da eseguire a regola d’arte e dei costi necessari, al fine dichiarato di rendere operativo – limitandone il contenzioso – il meccanismo introdotto con l’obbligatorietà dell’assicurazione per la responsabilità civile, disciplinata dalla Legge 990/698”. L’iscrizione al Ruolo dei Periti Assicurativi è consentito a coloro che siano in possesso “di diploma di scuola media superiore o laurea”. Con decreto 9 settembre 1992 n. 562 il Ministero dell’Industria ha emanato le norme attuative della Legge 166/1992 e nell’identificare i titoli di studio richiesti per la iscrizione al Ruolo dei Periti Assicurativi ha incluso “qualsiasi laurea”, la “maturità tecnica femminile”, la “maturità tecnica agraria ed industriale” nelle sue varie brache, i “diplomi di analisi contabile e di operatore commerciale” I requisiti richiesti sono requisiti estremamente generici che rivelano il preciso intento – confermato dal Decreto attuativo del Ministero dell’Industria – di voler privilegiare una più ampia possibilità di accesso al ruolo trascurando la preparazione tecnica9. Si tratta di una scelta ben precisa che però non può comportare la possibilità di affidare a un laureato in lettere o a un diplomato in agraria lo studio di un infortunio stradale per la 8 9 Si tratta della sentenza n. 222 pronunciata dal Tribunale di Pordenone il 26 febbraio 2001 contro Boeretto Simone imputato del reato di esercizio abusivo di una professione di cui all’art. 348 CP per avere, secondo l’accusa, in qualità di consulente tecnico iscritto all’Albo dei Periti Assicurativi, elaborato una consulenza di infortunistica stradale prospettando una ricostruzione dinamica e causale del sinistro e con ciò esercitando un’attività protetta e riservata ex lege alla sfera professionale degli Ingegneri e Periti Industriali. Si noti che la legge nella lettura originale richiedeva per la iscrizione a ruolo dei periti assicurativi il diploma di scuola media secondaria superiore di indirizzo tecnico o di laurea. 185 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale ricostruzione, partendo dagli effetti prodotti, delle cause di un incidente, studio che richiede una approfondita conoscenza della dinamica, della statica, della cinematica, delle resistenze passive, della resistenza dei materiali e delle sollecitazioni meccaniche. Non vi è chi non veda che “la ricostruzione della dinamica del sinistro impone valutazioni e considerazioni con riferimento anche alle persone coinvolte nell’incidente ed in particolare ai tempi di reazione delle stesse, alle manovre soggettive poste in essere, in grado di interagire, in modo significativo, sul rapporto delle forze coinvolte, sul comportamento delle macchine e dei materiali ed in ultima analisi sulla cinetica dell’evento, con influenza decisiva in ordine alla responsabilità civile e penale degli agenti”10. Anzi - argomenta sempre il Tribunale di Pordenone- il Legislatore ha voluto costituire una riserva in favore (degli Ingegneri e) dei Periti Industriali, per ciò che attiene alla ricostruzione della dinamica dei sinistri stradali e navali “necessitando per esse cospicue applicazioni della fisica nelle svariate branche della cinetica, della dinamica, della meccanica, della termometria e calorimetria dei corpi solidi, in considerazione dei materiali, delle macchine, delle forze coinvolte e delle influenze su queste componenti di fattori contingenti, idonei a modificare o, comunque, interagire sul piano del normale comportamento dei solidi. Tale riserva si estendeva, poi, ai rilievi geometrici ricostruttivi e rappresentativi del sinistro, nelle sue varie cause e componenti ed all’estimo dei danni derivati”11. Ma vi è di più. Per l’ammissione al Ruolo dei Periti Assicurativi la legge richiede una prova d’esame in merito a “nozioni giuridiche” e “elementi delle materie tecniche”, elementi e nozioni che se sono sufficienti per la constatazione e per la valutazione dei danni non possono certamente ritenersi equivalenti ed omogenei agli studi necessari per una completa ed esaustiva applicazione della fisica e dei rilievi geometrici inerenti”. Con la conseguenza che gli Ingegneri e i Periti Industriali devono sì iscriversi al 10 11 12 Cfr. sentenza del Tribunale di Pordenone, pag. 5. Ivi, pag.2. A tale interpretazione si è uniformato anche il Ministero di Grazia e Giustizia con la Nota 2 marzo 1998 della Direzione Generale degli Affari Civili e delle Libere Professioni. 186 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale Ruolo dei Periti Assicurativi ove intendano svolgere le attività specifiche a questi ultimi demandate, ma tale iscrizione – secondo quanto disposto dall’art. 5 della Legge 166/199212 - prescinde dall’esame, richiedendo soltanto l’iscrizione all’Albo professionale di appartenenza da almeno tre anni e l’effettivo esercizio per tre anni di attività nel settore specifico. Ci sia consentita un’ultima considerazione in ordine a un argomento che qui può essere solo accennato ma di cui il Legislatore dovrebbe tener conto de iure condendo. Allo stato attuale la normativa prevede l’istituzione del Ruolo dei Periti Assicurativi presso l’Istituto Superiore Vigilanza Assicurazioni Private (ISVAP) cui non soltanto è demandata per legge la cura dell’istituzione e del funzionamento del Ruolo medesimo ma è altresì riconosciuta la possibilità di svolgere attività giurisdizionale potendo disporre con provvedimento motivato la cancellazione dal Ruolo e la reiscrizione. Occorre riconoscere che i Periti Assicurativi esercitano attività professionale svincolata da rapporti di subordinazione: anzi l’eventuale rapporto di lavoro dipendente è per legge tra le cause che escludono la possibilità di iscrizione nel Ruolo, ma è auspicabile che si provveda con maggiore chiarezza alla eliminazione di possibili confusioni per restituire al Perito Assicurativo la figura di libero professionista senza sospetti di interferenze e/o collegamenti funzionali con le imprese di Assicurazioni. 5. Alla luce delle argomentazioni sopra svolte si può concludere che la ricostruzione dinamica dei sinistri stradali presuppone conoscenze approfondite in materia di applicazioni della fisica e dei relativi rilievi geometrici ed è quindi è di competenza esclusiva, riservata e parallela dei Periti Industriali con specializzazione meccanica e degli Ingegneri. L’accertamento e la stima dei danni derivanti da un sinistro stradale è di competenza dei Periti Assicurativi. Tale attività inerente l’accertamento e la stima dei danni è comunque un’attività “interdisciplinare” che può essere compiuta anche dagli Ingegneri e dai Periti Industriali con specializzazione meccanica purché iscritti al Ruolo dei Periti Assicurativi, iscrizione che per queste ultime categorie 187 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale La sfida della sicurezza stradale professionali, come si è sopra visto, sostituisce l’esame con l’esercizio effettivo della professione per almeno un triennio al fine di garantire una esperienza concreta nel campo delle valutazioni patrimoniali, esperienza che si può acquisire soltanto con la pratica. 188 FONDAZIONE CENSIS 12363_05 III Rapporto annuale 5. La sfida della sicurezza stradale NOTA METODOLOGICA 5.1. La metodologia dell’indagine di campo L’indagine sull’infortunistica stradale ha previsto la somministrazione di un questionario ad un campione significativo di 1.000 cittadini residenti sull’intero territorio nazionale in età compresa tra i 18 e i 65 anni. La somministrazione del questionario - strutturato con la presenza di domande chiuse e quindi con modalità di risposta all’interno di batterie di item predefiniti – è avvenuta via telefono attraverso il ricorso alla tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interview). 5.2. Il profilo degli intervistati Il campione degli intervistati è composto per il 51,2% da donne e dal 48,8% da uomini (fig. 54), per la quasi totalità, il 99,3%, cittadini italiani, per lo 0,5% di cittadinanza comunitaria e per lo 0,2% provenienti da paesi al di fuori dell’Unione Europea (tab. 79). Hanno per il 23% tra i diciotto e i ventinove anni di età, per il 35,1% ne hanno tra i trenta e i quarantaquattro e per il 41,9% tra quarantacinque e sessantaquattro anni (fig. 55). Il 31,2% di loro abita in centri fino a 10 mila abitanti, mentre il 22,8% in centri tra 20 mila e i 30 mila abitanti, il 21,9% in centri tra i 30 mila e i 100 mila abitanti, l’8,1% in città tra i 100 mila e i 250 mila abitanti e il 15,4% in città oltre i 250 mila abitanti (fig. 56). Riguardo al nucleo familiare, la maggioranza delle persone intervistate fa parte di una famiglia composta da una coppia con figli, il 66,6%, mentre il 13,6% degli intervistati fa parte di una famiglia composta da una coppia senza figli e il 2,4% di una famiglia monogenitore; il 14,1% degli intervistati invece è single e il 3,3% ha indicato varie altre tipologie (fig. 57). 189 FONDAZIONE CENSIS Fig. 54 - Suddivisione degli intervistati per sesso (val. %) Uomini 48,8% Donne 51,2% Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 79 - Nazionalità degli intervistati (val. %) Italiana 99,3 Comunitaria Extra-comunitaria Totale 0,5 0,2 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 55 – Suddivisione degli intervistati per classi di età (val. %) 18 - 29 anni 23,0% 45 - 64 anni 41,9% 30 - 44 anni 35,1% Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 56 - Suddivisione degli intervistati per numero di abitanti del luogo di residenza (val. %) Oltre 250 mila 15,5% Da 100 mila a 250 mila 8,1% Da 30 mila a 100 mila 22,0% Fonte: indagine Censis, 2006 Fino a 10 mila 31,4% Da 10 mila a 30 mila 22,9% Fig. 57 – Suddivisione degli intervistati per nucleo familiare di appartenenza (val. %) Altra tipologia 3,3% Monogenitore 2,4% Single 14,1% Coppia senza figli 13,6% Coppia con figli 66,6% Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 58 – Titolo di studio posseduto (val. %) Laurea 13,5% Specializzazion e post lauream 1,0% Nessuno/ elementare 7,3% Medio 25,5% Laurea breve 1,8% Diploma 50,9% Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 80 – Condizione professionale attuale (val. %) Occupato dipendente a tempo indeterminato Occupato dipendente a tempo determinato Occupato indipendente Lavoratore atipico Disoccupato, CIG, mobilità In cerca di prima occupazione Studente Casalinga Pensionato Altra condizione non professionale Totale 33,7 7,1 12,4 3,0 1,8 1,9 9,1 13,8 16,5 0,7 100,0 Fonte: indagine Censis, 2006 Fig. 59 – Reddito netto mensile familiare (val. %) Oltre 4.000 euro 9,3% Inferiore a 1.000 euro 13,0% da 2.001 a 4.000 euro 32,3% Da 1.001 a 2.000 euro 45,4% Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 81 – Veicoli posseduti e/o utilizzati (val. % - erano possibili più risposte) Possiede Automobile Bicicletta Ciclomotore Motociclo Furgone Autocarro Autobus Altro Nessuno di questi 86,2 50,4 16,9 10,4 1,9 1,0 0,2 0,5 6,1 Fonte: indagine Censis, 2006 Tab. 82 – Possesso patente di guida (val. %) Sì No Totale Fonte: indagine Censis, 2006 89,7 10,3 100,0 Utilizza 80,7 37,5 12,2 8,5 2,4 1,1 9,1 0,8 12,0