Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere.
Anno XXIX - n° 2 - ottobre 2012
Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI
Tre utili strumenti
che ti aiutano
a trovare
il tuo giusto relax.
Silenzio
Esercizi di Percezione Somatica
a cura di Marina Negri
Somatic Experiencing offre una visone del trauma nuova e ricca di prospettive.
È un metodo naturale di lavoro psicofisiologico sviluppato dal Dr. Peter Levine.
Si basa sull’osservazione degli animali che, sebbene abitualmente esposti
ai pericoli,raramente restano traumatizzati grazie all’utilizzo di meccanismi
biologici innati, che li aiutano a regolare e a riorganizzare la grande quantità
di energia attivata dai comportamenti finalizzati alla sopravvivenza. Somatic
Experiencing utilizza la consapevolezza delle sensazioni corporee, immagini,
emozioni, movimenti e comportamenti per recuperare forze e risorse che non
erano disponibili al momento dell’evento per elaborare, rinegoziare e imparare a
gestire gli effetti dei vissuti post traumatici.
Relax dei Colori
Esercizi di Hatha Yoga
a cura di Maria Grazia Unito
Nell’insegnamento delle asane, posizioni dello Hatha Yoga, non ci interessa l’aspetto acrobatico della posizione, il suo riuscirci più o meno bene, ma mettere
l’accento su altri aspetti del nostro essere, che sono coinvolti nell’esecuzione
delle posizioni, quali l’attenzione, la concentrazione, la volontà e non ultima la
respirazione che accompagna e guida al tempo stesso quest’esecuzione.
Ecco allora che partendo da un esercizio fisico, di posizioni da assumere e di
respirazioni da provare, arriviamo a stimolare l’energia vitale per armonizzare
corpo e mente e arrivare a un benessere più generale, armonico, un benessere
dell’anima: “Un semplice respiro jogico può aprire in noi le porte della calma,
della forza, del dinamismo e della fiducia”.
Rilassamento
Esercizi di Training Autogeno
a cura di Paola Bertolotti
Il metodo di allenamento del Training Autogeno prevede l’insegnamento
preliminare di alcune posizioni corporee, da sdraiati e da seduti, che possano
facilitare la successiva acquisizione degli esercizi di rilassamento.
Il Training Autogeno, infatti, è costituito da una serie di esercizi standard, che
si riferiscono a sei distretti fisiologici: muscolare, vascolare, cardiaco, respiratorio, addominale e cefalico.
Con il Training Autogeno si acquisiscono maggiori sicurezza e fiducia, si è in
grado di rimanere più calmi e distesi e diviene possibile scaricare in maniera
minore le tensioni sui vari organi, ottenendo efficaci interventi sui disturbi
psicosomatici.
I tre CD audio sono disponibili presso la segreteria di Attivecomeprima Onlus.
è gradita una libera offerta.
Dal 1973 a sostegno globale delle persone colpite dal cancro
Editoriale
Carissimi,
Attivecomeprima Onlus
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economico difficile.
20158 Milano
tutti noi stiamo attraversando un momento
Tel 026889647
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dell’evidente risultato del suo lavoro sulla qualità della
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vita di chi, anche in condizioni fisiche precarie, riesce
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Da sempre, la nostra Associazione vive in virtù
a gestire meglio la propria sofferenza e a mantenere
un’elevata capacità di autonomia.
Consiglio Direttivo:
Ada Burrone, Alberto Ricciuti,
Arianna Leccese, Anna Dal Castagné,
Giovannacarla Rolando.
Proprio in un periodo come questo, la sopravvivenza
di un’Organizzazione che da quarant’anni sostiene nella
Collegio dei Sindaci:
sua interezza la Persona colpita dal cancro, offrendo
Mauro Bracco, Flavio Brenna,
Luciana Dolci, Giusi Lamicela,
Carlo Vitali.
gratuitamente servizi di qualità, è quanto mai preziosa.
Comitato Scientifico:
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Abbiamo bisogno di aiuto per poter continuare
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Per tradizione, il Sindaco
di Milano è Presidente Onorario
di ATTIVEcomeprima.
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Un grazie particolare alla Fotolito ABC per l’omaggio degli impianti di stampa.
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3
Pubblicazioni
Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere.
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Alimentare
il Benessere,
Franco Berrino
La forza
di cambiare,
Paola Bertolotti
La trapia
degli affetti
Stefano Gastaldi
Edizione
FrancoAngeli
Self-help
La Forza
di Vivere
Cofanetto
di 10 opuscoli
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La forza di vivere
Per affrontare
con armonia
il cambiamento
di Ada Burrone
(in italiano
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Edizione
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Il gusto di vivere
di Ada Burrone e
Gianni Maccarini
Edizione Oscar
guide Mondadori
La terapia
di supporto di
medicina
generale in
chemioterapia
oncologica
di Alberto Ricciuti
Edizione
FrancoAngeli
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Lo spazio umano
tra malato
e medico
Parlano medici,
pazienti, psicologi
a cura di
ATTIVEcomeprima
Il Pensiero Scientifico
Editore
M’amo
non m’amo
Ada Burrone
...e poi cambia
la vita
Parlano i medici
le donne
gli psicologi
a cura di
ATTIVEcomeprima
Edizione
FrancoAngeli/Self-help
M’amo,
non m’amo
di Ada Burrone
Edizione
ATTIVEcomeprima
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Quando il medico
diventa paziente
La prima indagine in
Italia sui medici che
vivono o hanno vissuto
l’esperienza del cancro
a cura di
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e Fondazione Aiom
Edizione FrancoAngeli
Potete richiederli tutti alla nostra Segreteria tel. 026889647 email: [email protected]
Lettera ai medici
di domani
La paura è
contagiosa,
ma lo è anche
la speranza
di
Ada Burrone
(in italiano
e in inglese)
La danza
della vita
Le esperienze più
straordinarie della
mia esistenza
di Ada Burrone
(in italiano
e in inglese)
Edizione
FrancoAngeli
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Anno XXIX - n° 1 - maggio 2012
Riprogettiamo
l’esistenza,
Decido di vivere,
La cura degli
affetti
Testi utilizzati per
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gruppi di sostegno
psicologico*
A una donna
come me
Messaggio
di
Ada Burrone
alle donne
operate
Viene offerta
a tutti coloro
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l’Associazione
Sommario
Periodico trimestrale
Anno XXIX - N° 2
Ottobre 2012
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Filiale di Milano
Editoriale
pag. 03
La rivista è posta sotto la tutela delle leggi
della stampa. Gli articoli pubblicati
impegnano esclusivamente la responsabilità
degli autori. La riproduzione scritta
dei lavori pubblicati è permessa solo dietro
autorizzazione scritta della Direzione
AVVENTURA
Viaggio a Calcutta / Cesare Santi
pag. 06
Tra Medico e Paziente
Sistemica, etica e medicina / Alberto Ricciuti
pag. 08
IL LINGUAGGIO DEGLI AFFETTI
L’effetto sirena / Stefano Gastaldi
pag. 12
CAREGIVER
Lontane e vicine / Manuela Provantini
pag. 14
LE VOSTRE LETTERE
Cara Ada / Ada Burrone pag. 16
LA MEDICINA CHE CI ASPETTIAMO
Volontariato medico in Africa / Sandro Spinsanti
pag. 18
NUTRIRE IL BENESSERE
Farina: non solo di grano... / Anna Villarini
Le ricette di Angela / Angela Angarano
pag. 20
pag. 21
PROFILI
Salvo Catania / Daniela Condorelli
pag. 22
LA FORZA DELLA VITA
Il corpo amico e il cancro / Marina Negri
pag. 24
Letti e piaciuti / a cura di Chiara Caldi
pag. 29
Sapevate che... / Benedetta Giovannini
pag. 29
Noi con gli Altri
pag. 30
Direttore responsabile:
Ada Burrone
Vice Direttore:
Paola Bertolotti
Redazione:
Caterina Ammassari
Hanno collaborato:
Angela Angarano, Ada Burrone,
Chiara Caldi, Daniela Condorelli,
Stefano Gastaldi, Benedetta Giovannini,
Marina Negri, Manuela Provantini,
Sandro Spinsanti, Alberto Ricciuti,
Cesare Santi, Anna Villarini
Proprietà della testata:
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Autorizzazione del Tribunale di Milano
n° 39 del 28/1/1984
L’Associazione è iscritta:
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-Alla F.A.V.O. (Federazione Italiana delle
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ATTIVEcomeprima aderisce
al movimento di opinione
“Europa Donna Italia”
Avventura
Viaggio a Calcutta
6
Vivere un’esperienza. Permettere che un’esperienza
dire permetterle di vivere un’esperienza mistica,
viva dentro di noi portandoci “al di là delle cose”,
altrimenti non sperimentabile.
oltre le reazioni emotive, i ragionamenti, le categorie
L’incontro con la povertà estrema di Calcutta, sulle
mentali che supportano ogni nostro giudizio comorme dell’insegnamento e dell’esempio di Madre
portamentale.
Teresa, è stata l’occasione per un cammino al di là
È possibile, per ogni persona, vivere o cercare di
delle cose.
vivere un’esperienza di vita lasciandosi scivolare
Ha generato un caleidoscopio di stati d’animo
addosso ogni comprensibile resistenza umana;
e sensazioni, talvolta contrapposti, ma anche il
laddove gli occhi, pur continuando a vedere, non
tentativo di superarli, di andare “oltre”. È così ha
vedono più, le orecchie, pur continuando a sentire,
permesso all’anima, spoglia di ogni supporto, di
non odono più, la lingua, pur continuando a parlare,
lambire rive inesplorate e di percepire, almeno per
non proferisce più parola.
un breve tempo, la potenza e la grazia
Sono
venuto
Uno stato di silenzio interiore che lascia
di un Dio sempre presente, anche se
spazio allo stupore di fronte a qualcosa che, fin qui
spesso sconvolgente per l’occhio e la
per
curare
oltre, molto oltre ogni accettazione o rifiuto
mente umani.
umani, ha un suo significato alto e completo. o per farmi
Ha permesso un incontro-scontro con
curare?
A quelle profondità parla Dio: il Dio unico e
la sofferenza, singola e collettiva, annivero per tutti, indipendentemente dal proprio credo
data su ogni marciapiede, in ogni strada o vicolo,
e dalla propria religione. Un Dio che, appena un
diffusa su interi quartieri, negli slum, nelle case,
livello sotto quell’“oltre”, potrebbe essere rinnegato,
nelle fatiscenti baracche allineate sui marciapiedi,
rifiutato, contestato.
nei dintorni di affollatissime stazioni ferroviarie.
Là, si rende accessibile a tutti: atei, agnostici e
Un popolo che simboleggia la sofferenza, senza
credenti; sta poi alla libertà di ognuno riconfermare
tradire la speranza, comunicata da brevi e intensi
quell’incontro, che di visibile ha solo lo stupore,
sguardi, da fugaci sorrisi, nel tentativo di sfuggire
nella realtà di tutti i giorni.
alla morsa della disperazione e del dolore.
Concedere alla nostra anima un simile viaggio vuol
Da dove iniziare? Da quale persona, uomo, donna
o bambino cominciare ad allungare una mano per
superare l’istintiva reazione-repulsione di fronte a
tanta miseria e dolore?
Calcutta diventa una scuola di impotenza, di inadeguatezza. Sono venuto fin qui per curare o per farmi
curare? Chi è più bisognoso? Loro o il mio, il nostro
egoismo che in qualche modo genera e alimenta
quella sofferenza?
Qualcosa si riesce a donare, si riesce ad alleviare;
anche se parzialmente, qualche piaga brulicante di
vermi viene rimarginata.
Ma è incommensurabilmente più grande quanto si
riceve da chi è povero e sofferente.
Si assiste a una resa incondizionata di ogni nostro
programma o progetto; di ogni nostra presunta
capacità di poter fare qualcosa... A meno che, chiudendo gli occhi, aprendo il cuore, anche senza mezzi, senza strumenti chirurgici, guanti, medicine, ci si
accorga e si riscopra l’azione taumaturgica del nostro essere ed esistere. Essere presenti davanti alla
sofferenza, restare a guardarla nel volto di quelle
persone che hanno per casa un marciapiede
e per tetto un cielo plumbeo, carico di smog e
fuliggine, superando quell’iniziale, comprensibile senso di “schifo”, come la stessa Madre
Teresa diceva, per entrare senza remore nel
“gioco” del dare e del ricevere.
Paradossalmente non abbiamo nulla da darci e da
scambiarci. Non ho portato con me la tecnologia
che nella città dove vivo e lavoro consente di esprimere la mia professione di medico, non ho portato
soldi a sufficienza per dar mano a una qualsiasi
opera che sovverta il destino di qualcuno di loro.
E loro, anche loro, non hanno “merce di scambio”.
Hanno loro stessi, la loro forza di resistere di fronte
alla fame e alle malattie, di fronte al dolore per la
morte di un figlio piccolo, di una moglie giovane, di
un padre che lascia tanti orfani. Sono capaci ancora
di sorridere, di prenderti la mano, di invitarti nella
loro baracca per ospitarti a “cena”, seduto per terra,
come segno di riconoscenza e di rispetto per quel
poco che hai donato.
Questa esperienza lascia un segno indelebile in chi
la vive e, nel ritorno a casa, nel quotidiano delle
nostre occupazioni, regala, almeno a tratti, cenni e
segnali di una rinnovata freschezza dell’anima e il
desiderio di comunicare umilmente qualcosa che
possa aiutare non solo noi stessi, ma anche
il nostro prossimo. Può trattarsi di gesti,
sguardi, parole, oppure, come in questo
caso, di pagine scritte.
Cesare Santi.
Medico volontario a Calcutta.
7
Tra medico e paziente
Sistemica, etica
e medicina
8
Grazie alle possibilità tecniche della medicina occidentale,
miche, non può non indurre a riflettere su come e quanto
molti problemi di salute, che fino a un recente passato
stia cambiando oggi l’immagine che l’uomo ha di se
limitavano il tempo di vita, sono oggi risolvibili o gestibili.
stesso, dei suoi bisogni e del suo ruolo nel mondo.
Tali possibilità però, sempre più spesso, pongono di fronte
L’intreccio tra questo tipo di argomentazioni e i problea scelte che scuotono le nostre coscienze e sono causa di
mi che la medicina si trova oggi a dover fronteggiare è
profondi conflitti etici. Ne sono un ottimo esempio le scelte
evidente. Problemi che hanno a che fare con i mutati
conflittuali che riguardano molte situazioni di inizio e fine
bisogni dell’individuo, con il radicale cambiamento
vita, oppure quelli inerenti a chi riservare cure
dell’assetto sociale e
La
consapevolezza
costose quando le risorse sono limitate.
sanitario, determinato
per l’osservatore di essere
A metà dell’ottocento il 50% dei nati non
dall’interazione fra le
lui
stesso
parte
del
fenomeno
raggiungeva i quindici anni di età; oggi la vita
diverse etnie e culture e
osservato e che il solo
media supera ampiamente gli ottant’anni e i
con un’equa distribuzione
atto
di
osservarlo,
lo
modifichi
bisogni dell’uomo riguardano più la qualità di
delle risorse nel regime
vita che la sua quantità.
di scarsità fiscale che coinvolge pressoché tutti i paesi
Per esempio, il fatto che ad Amartya K. Sen sia stato
industrializzati del mondo.
conferito il Premio Nobel per l’Economia nel 1998 per
E tutto ciò pone ulteriori e seri problemi – e non solo di
una teoria economica che considera il grado di “felicità”
natura sanitaria – fra il Nord e il Sud del mondo, che qui,
dell’individuo come fondamentale criterio di valutazione
peraltro, ci limitiamo solo a ricordare.
dell’appropriatezza e dell’efficacia delle politiche econoPer descrivere l’intreccio di relazioni che caratterizza,
nel bene e nel male, il nostro tempo, si parla sempre più
spesso di complessità. E per muoversi nella complessità
e gestire i processi che la costituiscono non basta più
spiegarne i meccanismi, occorre anche comprenderne il
senso, inteso nella sua doppia accezione di “direzione”
e di “significato”. Occorre assumere un orientamento di
pensiero che consenta di cogliere - per agire eticamente
all’altezza dei problemi complessi del nostro tempo - la
rete di relazioni nella quale siamo immersi e che ci collega al mondo e ai nostri simili.
Per definire questo orientamento culturale, Heinz von
Foerster - uno dei suoi più importanti esponenti - ha
proposto il termine “Sistemica”; non come nuova “disciplina”, ma come l’orientamento epistemologico che si
è realizzato negli ultimi decenni, grazie all’interazione di
contributi di enorme valore che hanno preso avvio con la
formulazione della teoria generale dei sistemi di Ludwig
Von Bertalanffy (1968).
E questo è l’orizzonte culturale che può costituire un’opportunità e un riferimento di straordinario valore, per
dare una solida struttura teorica al cambiamento evolutivo della nostra medicina in quella direzione umanizzata
che è da tempo auspicata da pazienti e medici.
La premessa metodologica per poter sviluppare l’atteggiamento conoscitivo che caratterizza l’epistemologia
della complessità e che abbiamo indicato come Sistemica, prevede la consapevolezza per l’osservatore di
essere lui stesso parte del fenomeno osservato e che
il solo atto di osservarlo, lo modifichi. In altre parole,
la consapevolezza che non c’è un mondo “là fuori” di
cui noi non facciamo parte e che possiamo osservare
e studiare “oggettivamente”, cioè come oggetto da noi
distaccato.
Tale posizione dell’osservatore, implicato nello stesso fenomeno che osserva, è quanto è emerso dalla
rivoluzione che ha sconvolto la fisica nei primi trent’anni
del secolo scorso. Se la fisica quantistica e relativistica
non fossero nate, oggi in medicina non disporremmo di
sofisticati strumenti quali la TAC, la RMN e la PET.
D’altra parte, la medicina ha sempre inseguito la fisica
a distanza; è successo dopo che Newton ha dato una
solida giustificazione fisica alla nuova concezione del
mondo emersa con la rivoluzione copernicana e ha preso
consistenza l’immagine dell’universo come un grande
congegno meccanico, governato da ferree leggi fisiche,
nel quale ogni evento è scandito da un tempo lineare
ed è osservabile dall’esterno, da un osservatore non
coinvolto e quindi “oggettivamente”.
Questo atteggiamento conoscitivo è stato presto adottato
dai medici del tempo (“fare come Newton” era la parola
d’ordine), che, praticamente, studiavano ancora sui testi
di Galeno. Il balzo per la medicina del tempo è stato
grande e la strada imboccata ha condotto allo straordinario sviluppo della medicina tecnologica contemporanea
attraverso il percorso che tutti conosciamo.
La successiva grande rivoluzione avvenuta nella fisica
nei primi decenni del novecento – nel contesto delle
complesse dinamiche politiche e socio-economiche che
hanno scandito il secolo ormai trascorso - ha impresso
l’esponenziale accelerazione scientifico-tecnologica che
ha consentito un’ulteriore evoluzione delle possibilità
tecniche della medicina e ne ha rinforzato l’immagine di
“scienza” che cura le “malattie” per guarirle.
In altre parole, il cambio di paradigma avvenuto con
l’emergere della fisica quantistica e relativistica e la
nuova posizione dell’osservatore coinvolto nel mondo
che osserva non hanno
Il grado di “felicità”
modificato l’impostazione
dell’individuo
epistemologica della mecome fondamentale
dicina. In essa è entrato
criterio di valutazione
solo - e abbondantemente
dell’appropriatezza
- lo strumentario tecnoloe dell’efficacia delle
gico che l’evoluzione della
politiche economiche
nuova fisica ha consentito
di realizzare; ma questo è tuttora utilizzato secondo il
“vecchio paradigma” (se mi è concesso) incentrato su
una malattia reificata, curata da un medico “non coinvolto” come se fosse il guasto di un dispositivo meccanico,
e non sulla persona che vive quella condizione in una
dimensione esistenziale ben più complessa di quanto la
medicina riesca a individuare, con l’impostazione epistemologica che la ispira da oltre tre secoli e della quale
essa stessa avverte ormai l’inadeguatezza.
E tutto ciò è fonte di conflitti etici che dilaniano la coscienza dell’uomo d’oggi e del medico in particolare.
Ma la Sistemica, come orientamento culturale che apre
al dialogo, all’interazione, a strategie d’azione più cooperative che competitive, alla consapevolezza dell’unità
ricorsiva fra osservatore e osservato, è portatrice di un’etica implicita: un’etica del rispetto. Un’etica umanistica,
che agisce non in ossequio a “valori” (“etica dei principi”:
un’etica moralistica, ideologica, che impone all’altro i
suoi valori perché ritenuti universalmente validi e che per
questo è stata nei secoli ed è tuttora responsabile di tanti
conflitti umani), ma nella costante tensione della ricerca
di adeguatezza fra mezzi e fini, unitamente a una
costante valutazione delle conseguenze del suo agire.
Un’etica che può superare il punto critico del rapporto
tra mezzi e fini (anche da un mezzo cattivo può derivare
il bene) che l’“etica della responsabilità” di Max Weber,
pur nel suo valore, non è riuscita a risolvere; probabilmente perché ancora posizionata su una concezione
dell’osservatore scisso dalla realtà osservata.
Al contrario, quando l’osservatore è consapevole di
essere parte inscindibile e modificante della realtà
osservata e agisce coerentemente pensando per sistemi,
è possibile cogliere l’etica là dove essa implicitamente
si trova, cioè – come scrisse Wittgenstein - all’interno
della logica dell’azione stessa.
Il comportamento etico quindi, in una prospettiva sistemica, non è qualcosa da “insegnare” o da “spiegare”,
non si realizza attraverso l’applicazione di prescrizioni e
proibizioni, ma emerge da un agire coerente con l’orientamento epistemologico del soggetto che agisce.
Ma - è lecito chiedersi – che cosa cambia nella prassi
medica la scelta di questo orientamento epistemologico?
Prima di tutto consente di guardare il nostro stesso
organismo biologico nella sua unità e unicità di sistema
complesso e di studiare le sue patologie come alterazione della rete di processi che lo costituiscono.
Inoltre, spostare le coordinate del pensiero medico dalla
malattia alla persona cambia la prospettiva attraverso
la quale viene formulato il giudizio clinico, i contenuti
della comunicazione tra malato e medico, la modulazione delle scelte diagnostiche e delle strategie di cura,
lo stile prescrittivo del medico, i suoi percorsi formativi
e i contenuti del suo aggiornamento professionale che
ne vengono enormemente arricchiti. L’etica implicita
nell’atteggiamento sistemico diviene il naturale fertilizzante del rapporto tra malato e medico e consente scelte
più appropriate e maggiormente comprese e condivise
dal paziente.
Attivecomeprima Onlus, nei suoi ormai quarant’anni di
vita, ha sviluppato il suo lavoro e le sue attività di ricerca
e supporto globale del malato oncologico e dei suoi famigliari, con questo implicito orientamento sistemico. Un
orientamento che ora vuole rendere esplicito attraverso
l’avvio del Progetto “La Forza di Vivere”, il cui primo atto
sarà il prossimo Convegno “La persona come risorsa per
la salute e per la Sanità” che si svolgerà il 10 novembre
a Milano all’Università Bocconi. Un Progetto per promuovere la crescita e la diffusione di una cultura della salute
centrata sulla valorizzazione delle competenze umane e il
progressivo sviluppo di un’organizzazione della Sanità che
sia coerente espressione di questa stessa cultura.
Se la medicina non ha il coraggio di accogliere queste
istanze al suo interno per una profonda riflessione costruttiva su questi contenuti e ri-orientare in questa direzione
le sue coordinate epistemologiche, anche la politica si
troverà in grosse difficoltà e forse nell’impossibilità
di agire nei modi più efficaci per consentire una riorganizzazione dei percorsi della Sanità centrati sulla
persona e non sulla malattia.
Alberto Ricciuti. Medico di medicina generale.
Responsabile in Associazione del servizio di Supporto di Medicina Generale durante la chemioterapia.
Il linguaggio degli affetti
L’effetto
sirena
“Chi sa veramente, sa anche spiegare le cose difficili in
non diventare un mero tecnico del mio sapere, grande o
modo da renderle comprensibili a tutti.”
piccolo che sia.
Questa frase me la sono sentita dire sin da piccolo, ma
Faccio un esempio: se parlassi con un astrofisico e mi
non è del tutto vera.
dicesse che attualmente il nostro Universo è in espanNon è vera perché le cose difficili sono, appunsione, potrei credergli (l’esperto è
Badare alla sostanza
to, difficili e si sottraggono alla comprensione di
lui), ma potrei anche essere cudi ciò che si vuol dire
chi non ha gli strumenti per comprenderle.
rioso di sapere come sia possibile
e utilizzare quanto più
Spiegarle a chi non ha questi strumenti può
provare scientificamente questa
possibile il linguaggio
essere quindi impossibile.
affermazione.
naturale per dirlo
Ma è anche vera, perché il nostro apprendiIl problema che ora gli porrei samento, sin dall’infanzia, si basa sulla nostra relazione col
rebbe quello di spiegarmelo senza che io debba prima
mondo e in particolare con chi ne sa più di noi e ci aiuta
acquisire le sue competenze.
a comprendere cose difficili, per le quali non abbiamo
La risposta potrebbe essere “è una osservazione che
ancora strumenti.
deriva dall’effetto Doppler”.
Quindi ci deve essere un modo per capire come sia
Grazie, ma potrei ancora essere al punto di partenza.
possibile spiegare cose difficili a chi non ha strumenti
Potrebbe allora dirmi che è l’effetto sirena.
per capirle.
Ci sono strumenti che misurano le radio emissioni delle
Possiamo dire che è una questione di “visione”. O più
galassie e le trattano come se fossero il suono di una sireprecisamente del rapporto tra “visione” e “tecnica”.
na, la sirena della polizia, dei pompieri, delle ambulanze.
Quella che chiamo “visione” è la capacità di inquadrare
Tutti possiamo capire se un’ambulanza si avvicina o si
in un linguaggio più ampio ciò che conosco, in modo da
allontana e possiamo anche avere un’idea della velocità
a cui procede, anche senza vederla, perché il suono della
sirena cambia continuamente tonalità mentre cresce,
raggiunge l’intensità massima, decresce e scompare, in
un tempo tanto più breve quanto più veloce è l’ambulanza.
Ecco, questo stesso effetto, misurato con appositi strumenti anche su galassie lontanissime, ci dice che esse
si allontanano tutte molto velocemente: cioè il nostro
Universo è in rapida espansione.
Questa spiegazione ha utilizzato le mie conoscenze
per illustrarmi un concetto che avrei potuto non capire.
Ma l’ho capito e mi accontento: non sento il bisogno di
diventare un astrofisico. Ma potrebbe anche essere che
questa spiegazione mi faccia venire una voglia matta di
studiare per diventare un giorno anch’io un astrofisico e
sondare la natura e il funzionamento dell’Universo.
Quel che è difficile da spiegare, in genere, è la teoria
nei suoi fondamenti matematico-fisici e la tecnica, non necessariamente ciò che esse descrivono o producono.
Spiegare con semplicità significa badare alla
sostanza di ciò che si vuol dire e utilizzare quanto
più possibile il linguaggio naturale per dirlo.
Ciò richiede lo sforzo di sintonizzarsi con l’altro, cioè di
vedere il mondo come lo vede lui e, in questa “visione”
che può appartenere a entrambi, trovare ciò che è utile
per cominciare a comprendere qualcosa di nuovo e allargare così lo sguardo e la comprensione del mondo.
Chi spiega in questo modo apre la sua mente e quella
degli altri. I grandi maestri che ho avuto, nella scuola
e nella vita, mi hanno proposto “visioni”, prima che
tecniche o teorie, e hanno stimolato quindi il desiderio di
possedere meglio gli strumenti “tecnici” che consentono
di praticare la conoscenza.
Ma le applicazioni di questo modo di spiegare e spiegarsi
sono infinite: per esempio aiutano nella coppia, nelle
relazioni con gli amici, nella vita sociale.
Se per spiegare e spiegarci utilizziamo la capacità di “visione” e di contatto con l’altro, possiamo utilizzare
il suo mondo per fargli comprendere il nostro,
anziché chiedergli incessantemente di diventare
esperto di noi per capirci. I vantaggi potrebbero
essere immensi.
Stefano
InfoGastaldi.
autore
Psicologo e psicoterapeuta. Conduce in Associazione il gruppo “La terapia degli affetti”.
Caregiver
Lontane e vicine
È possibile trasformare l’esperienza di malattia della propria
madre in un’occasione per migliorare i rapporti famigliari e
dare un nuovo senso alla propria vita? Lara e Katia, due sorelle
(rispettivamente 38 e 37 anni) molto diverse dal punto di
vista degli aspetti caratteriali, lo hanno fatto. Una infermiera
professionale e l’altra commessa in un negozio di abbigliamento. Due vite profondamente lontane fino al momento della
scoperta della malattia della madre. Da quel momento, tutto è
cambiato.
Ci raccontate come è stata scoperta malattia di vostra
madre?
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Katia: Si è ammalata a giugno del 2011 di tumore al seno
e, dal momento che era in stadio avanzato, subito siamo
state messe al corrente del fatto che la malattia non avrebbe
avuto una guarigione. Successivamente, abbiamo scoperto
che aveva anche metastasi cerebrali e da lì è iniziato tutto:
chemioterapia, radioterapia, la scoperta di un abbassamento
della colonna vertebrale, fino ad arrivare al recente ricovero in
Hospice.
scarpe basse; ripeteva le stesse cose più volte. Ne ho parlato
con mia sorella e altre persone vicine a noi ma tutti mi dicevano che ero io l’esagerata e che è assolutamente normale cambiare abitudini dopo la scoperta di un cancro. Poi un giorno un
mio amico mi ha detto di averla vista inciampare tre volte dove
non c’era nulla su cui inciampare. Quindi, ho insistito per farle
fare una TAC cerebrale e mia sorella, che non era d’accordo,
mi ha detto: “alla fine gliela fai fare!”. Io mi sono sentita molto
in colpa e, invece, l’esito dava ragione ai miei sospetti.
Katia: É vero, ho trovato più facile pensare che i cambiamenti
di mia madre fossero dettati da una situazione emotiva... e
poi lei è sempre stata un po’ distratta! Dato che a me capita,
quando sono sotto stress, di essere un po’ distratta, ho pensato che lei avesse tutte le ragioni per esserlo.
Lara: Mi sono molto arrabbiata perché i medici non avevano
previsto una TAC; ho dovuto insistere io. La loro giustificazione è stata che la tac cerebrale non è prevista dal protocollo
ed è costoso farla. Da figlia della persona ammalata, è stato
devastante sentirsi dire una cosa del genere e mi sono sentita
molto arrabbiata con la sanità.
Lara: Inizialmente aveva linfonodi ascellari e al collo che sono
stati sottovalutati perché sono stati diagnosticati come una
reazione infiammatoria. Al seno non aveva nulla e, dato che
nostra madre ha tre gatti, i dottori hanno pensato che avesse
una sorta di allergia. Ha iniziato con l’antibiotico ma poi gli
esami sono risultati negativi. Successivamente il medico ha richiesto un’ecografia e da qui la diagnosi di cancro: un tumore
piccolo ma molto aggressivo.
Katia: Questo è un argomento che più volte è stato discusso
anche all’interno del gruppo dei caregiver, a cui ho partecipato ad Attivecomeprima. Penso che esistano dei pazienti
che vengono considerati delle sperimentazioni. Noi siamo
state fortunate perché Lara lavora all’interno della struttura
ospedaliera, sa come muoversi e ha potuto utilizzare le sue
competenze anche per tenere le relazioni con i medici. Se fossi
stata da sola, mi sarei dovuta affidare.
Qual è stata la vostra reazione? E vostra madre come
l’ha presa?
Lara: Dopo aver avuto a che fare con diversi medici, tra cui
un’oncologa con la quale ho avuto molti diverbi, abbiamo trovato
una bravissima oncologa di riferimento. É stata lei che successivamente ci ha consigliato di ricoverare mia mamma in Hospice.
Katia: É difficile! Io e mia madre non siamo mai state molto
unite e ho cercato di starle vicino, di farmi conoscere per la
persona nuova che ero. L’ho vissuta come una grande possibilità. Mentre mia mamma non l’ha vissuta come una possibilità
di crescita.
Lara: La mamma è rimasta scioccata, io pure. Sono stata la
prima a saperlo. Mi avevano detto che era un tumore molto
aggressivo. Era seguita nell’ospedale dove lavoro.
Katia: Con le prime chemio la situazione è un po’ rientrata,
anche i medici erano meravigliati e noi, ovviamente, eravamo
felici. Abbiamo avuto un periodo in cui abbiamo sperato che
potesse avere un esito positivo. Ma subito dopo il buio.
Lara: Il buio, perché la vedevo strana. Ha sempre avuto un
passo molto veloce e invece aveva iniziato a camminare lentamente; ha sempre usato scarpe con il tacco e ora prediligeva
L’Hospice l’ha quindi consigliato l’oncologa?
Lara: Inizialmente l’ha fatto il medico di reparto e io ne ho poi
parlato con l’oncologa, la quale ha detto che era la soluzione
migliore. E così ci siamo affidate all’Hospice della struttura
ospedaliera che stava seguendo mia madre.
Katia: Quando ce l’hanno proposto, ci hanno colte di sorpresa,
non ce lo aspettavamo…
Probabilmente proprio perché vostra madre non vi
trasmette il suo vissuto rispetto alla malattia.
Katia: Verissimo, anche in Hospice hanno difficoltà a capire.
Forse la reazione di vostra madre alla diagnosi, alle
Lara e Katia da bambine
terapie e ora al ricovero in Hospice è dettata dal fatto
non ha mai voluto vedere il tumore come una malattia
grave. Potrebbe trattarsi di un modo per proteggersi
dalla sofferenza e proteggere anche voi?
Lara: Secondo me no! É convinta di uscire dall’Hospice, che
la rimanderanno a casa e la stessa cosa la dice anche alla
caposala e agli infermieri.
Katia: Si però mi dice anche: “ricordati che ti vorrò sempre
bene”.
Quindi esistono dei momenti in cui sembra chiara la
consapevolezza di ciò che sta affrontando...
Katia: Credo che ci stia mandando dei messaggi. Io ho cercato
di vedere questa malattia come una possibilità per stare
insieme in modo diverso rispetto a come stavamo prima; è
per questo che, quando ho avuto la notizia, mi sono messa
a cercare in Internet qualcuno che mi potesse aiutare. E ho
trovato Attivecomeprima.
Lara: Per me è stato diverso perché io e mia madre abbiamo
avuto un altro tipo di rapporto. Siamo sempre state unite ed
è stato devastante apprendere la notizia della malattia, ma
soprattutto il non poter sperare in una guarigione.
Quindi, da parte di Katia sembra esserci stata la
volontà di recuperare il tempo perso, costruendo un
nuovo rapporto; per Lara sembra si possa parlare di un
sentimento di rassegnazione. E per quanto riguarda il
rapporto tra voi?
Katia: Prima? Non ci sentivamo mai! Siamo uscite dalla casa
dei nostri genitori dieci anni fa, Lara si è sposata, io sono
andata a vivere da sola e abbiamo condotto vite molto distanti.
Lara: Siamo sempre state come cane e gatto: non c’è mai
stato nessun tipo di rapporto.
Katia: Diciamo che questa distanza è stata anche facilitata
dalle diversità dei nostri caratteri. Lara è molto pratica, perfezionista, ha bisogno di tenere tutto sotto controllo, è meticolosa e attenta. In questa situazione mi rendo conto di quanto
siano importanti queste caratteristiche. Quando vado a trovare
mia madre vedo il suo intervento ed è notevole. Io sono più
fantasiosa e distratta.
Lara: Katia ha sempre avuto la speranza.
Katia: Cerco sempre di trovare l’insegnamento più positivo anche nelle situazioni più drammatiche. Anche perché, se penso
che non c’è soluzione, è finita, non ha più senso nulla.
Ci sono dei momenti in cui mi viene l’ansia ma tendo a
non parlarne con Lara per non sovraccaricarla.
Lara: Sì, anche io ho questo pensiero. Anche se in realtà in alcuni momenti ci siamo confidate e sostenute.
Vostra madre vi ha dato compiti diversi?
Katia: Credo che si basi sulle nostre diversità.
Se c’è un aspetto più giocoso, di svago, non so, fumarsi la
sigaretta, allora si rivolge a me. Anche se, da quando nostra
madre è all’Hospice, Lara è davvero sbocciata: ha persino
organizzato una grigliata con gli amici e i parenti.
Lara, sei meravigliosamente cambiata, in meglio.
Ora trasmetti serenità, tranquillità, sei molto più aperta,
meno rigida. Stai riuscendo a migliorarti.
Quindi forse possiamo dire che l’esperienza di malattia di vostra madre ha aiutato l’una a migliorare il
rapporto con la madre e a costruirne uno nuovo con la
sorella e l’altra a far emergere la parte emotiva di sé,
che prima cercava di tenere sotto controllo.
Lara: Mi rendo conto di essere cambiata anche nel rapporto
con i pazienti in fase terminale: sono più comprensiva. Prima
avevo creato una barriera, evitavo il parente e con il paziente
facevo solo quello che dovevo e non mi fermavo ad ascoltarne
i bisogni. Mi comportavo così perché in passato mi relazionavo
troppo con loro e quando tornavo a casa non facevo altro che
piangere. Ora capisco quanto la creazione di quella barriera
fosse sbagliata e quanto sia importante avere una persona su
cui fare affidamento all’interno dell’ospedale. Sono contenta di
aver raggiunto il giusto equilibrio.
Katia è stata la prima ad arrivare ad Attivecomeprima,
successivamente ha portato la mamma e infine è arrivata Lara. Ci raccontate questa esperienza?
Katia: Un’esperienza meravigliosa che ha permesso di diminuire la distanza tra noi. Questa Associazione e le persone che
ci lavorano mi hanno sempre fatto sentire a casa e ho sentito
da subito di potermi fidare. Mi hanno permesso di sgretolare
quel muro che avevo costruito negli anni e di avvicinarmi a mia
madre e a mia sorella.
Lara: Io ero più scettica, perché ero più orientata al curare la
malattia, al far stare meglio fisicamente mia mamma. E quindi,
avevo diviso i compiti: “allora, voi andate in Associazione e io
mi occupo della parte medica”. Invece, poi ho pensato che forse poteva essere utile avere un rapporto anche con mia sorella
e ho chiesto anch’io di partecipare agli incontri di sostegno.
Ho imparato così a creare, dal nulla, un rapporto normale con
Katia. Adesso ci diciamo: “per fortuna che ci sei!”.
Katia: Riconosciamo di avere caratteristiche differenti ma si
possono unire per vivere insieme questa esperienza.
Lara: Qualche giorno fa, Katia mi ha detto: “ora so
che, se ci ammaleremo in un futuro, non ci abbandoneremo... ma a questo punto, spero di ammalarmi
prima io!”.
Manuela Provantini.
Psicologa, assistente alle ricerche e alla progettazione delle attività.
Conduce in Associazione il gruppo dedicato ai caregiver:
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Le vostre lettere
a cura di Ada Burrone
Amiche e amici carissimi,
questa volta scrivo io a voi, perché sono felice di anticiparvi la prossima uscita di
un nuovo libro: “Papaveri e fiordalisi”.
Perché ve ne parlo qui?
Perché, rileggendo le lettere ricevute e pubblicate sulla nostra rivista, abbiamo
scoperto che contenevano un valore inestimabile.
Abbiamo quindi deciso di raccoglierne una selezione e comporre un libro.
Durante il lavoro di redazione, appena concluso, la lettura ha generato sempre più
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stupore ed emozione per la gamma infinita di sfumature che l’animo umano
sa esprimere.
Da qui è emerso il senso del sottotitolo: la scuola della vita.
Sembra proprio che tra le pagine ci sia la possibilità di cogliere un “insegnamento”.
È un libro per tutti.
Nella prefazione ho scritto:
“Papaveri e fiordalisi” è il titolo che arriva alla mia mente ogni volta che mi accingo a scrivere un libro.
Non mi occupo di fiori, anche se sono una delle mie passioni. Ho di questi fiori un ricordo gioioso e curioso
della mia infanzia. Quando penso a loro, mi rivedo bambina tra i campi di grano delle colline della Val Curone,
dove sono nata, in compag nia della nonna Severina. Ogni anno, d’estate, tra le spighe più alte di me,
mi incantavo a scoprire il rosso fiamma e l’azzurro cielo di quei fiori. Poi l’inverno li portava via con sé...
e di nuovo, nella stagione del sole, ritornavano puntualmente. Nella mia mente di bambina, il fatto era
inspiegabile e mi chiedevo dove andassero i fiori, per poi ricomparire.
Aveva ragione la nonna: non morivano! Cambiavano soltanto. Come la nostra vita.
Per i vostri quesiti vi ricordiamo i nostri recapiti:
ATTIVEcomeprima via Livigno, 3 - 20158 Milano Tel 026889647 mail: [email protected]
Per parlare con Ada potete telefonare il lunedì e il mercoledì dalle h. 14,00 alle h. 17,00. La medicina che ci aspettiamo
Volontariato medico
in Africa: una cura
per la demotivazione?
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“Fare il medico in passato era fonte di maggiore soddiLa confidenza lascia un retrogusto dolceamaro. Sì, certo:
sfazione”: me lo dichiara un medico che ha la possibilità
fa piacere sentire da un medico ortopedico che investe
di fare confronti in famiglia. Mi esibisce, a riprova, una
tempo ed energie, gratuitamente, per andare a operare
pergamena che ha trovato tra le carte di suo nonno, che
sfortunate persone che mai potrebbero avere, altrimenti,
era medico all’inizio del Novecento. È intestata all’illustre
prestazioni sanitarie di alta qualità. Vuol dire che la fonte
medico che “con rara perizia, con sapienti cure, con
della generosità, da cui sgorga la cura, non si è essiccaamore di padre per ben due volte strappò alla morte” il
ta. Rattrista, però, che quel prezioso senso di autostima,
paziente, che gli dedica la pergamena “grato,
legato all’esercizio di una professione
La cura
a perenne riconoscenza”. “Oggi”, continua il
filantropica per eccellenza, sia nutrito dal
non richiede
medico dei nostri giorni,“questo affidamento,
solo testa e mani, volontariato in Africa, piuttosto che dalla
questa gratitudine non li trovo più. Per questo
ma anche cuore pratica quotidiana della medicina in patria.
ogni tanto mi prendo un periodo di aspettativa
É come se l’orgoglio e la soddisfazione di
dal mio ospedale a vado a fare il medico in Africa con
esercitare una professione rivolta a ristabilire la salute
qualche organizzazione di cooperazione sociale. Là mi
richiedesse una specie di vacanza dal clima abituale di
sento veramente medico e ritrovo ciò che la profesfrustrazione in cui tanti sanitari sono ormai precipitati.
sione non mi dà più in Italia”.
Dichiarano di sentirsi stretti tra due fuochi: da una parte
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le richieste amministrative che sembrano conoscere solo
il linguaggio dei tagli, delle liste di attesa, del budget
da rispettare, delle restrizioni del personale; dall’altra il
risentimento dei cittadini, che alzano sempre più la posta
delle loro pretese e hanno sostituito l’antico rispetto per
il medico con una diffidenza generalizzata. E basta poco
per tradursi in ostilità, denunce, richieste di risarcimenti.
Senza nessuna tolleranza per gli esiti incerti ai quali
anche la professione esercitata con il maggior scrupolo
espone chi pratica l’arte della guarigione. E ancor meno
per gli errori. Anzi, diventano sempre più aggressivi gli
studi legali che incitano a denunciare danni, veri
o presunti, con la promessa di ripartire con i loro
clienti gli eventuali proventi delle azioni giudiziarie.
Forse non ci rendiamo conto di quale danno
procuriamo a tutti noi continuando a picconare
il rapporto che tradizionalmente legava i malati a coloro
che forniscono le cure. Medici e infermieri demotivati o al limite costretti a compensare con azioni di volontariato l’amarezza che accumulano giorno per giorno ci cureranno male. Perché la cura non richiede solo testa
e mani, ma anche cuore.
E se i medici si sentono assediati dai malati, in un clima
di ostilità e diffidenza, saranno portati a difendere se
stessi, invece di canalizzare le loro energie nella lotta
contro le malattie, in alleanza con i malati.
L’Africa è grande, i suoi bisogni sanitari sono immensi.
É una bella notizia che ci siano medici che allargano la loro sfera di attività fino ad accogliere quelle
domande di aiuto. Ma ci piacerebbe che anche a
casa nostra potessero mietere la giusta soddisfazione e la riconoscenza delle persone curate.
Sandro Spinsanti
Psicologo, direttore Istituto Giano - Roma.
Nutrire il benessere
Farine:
non di solo grano...
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Le farine le conosciamo tutti. Il supermercato né è pieno.
Quelle che vanno per la maggiore sono le farine di grano
tenero “0” o “00”, per capirci quelle più raffinate, le
meno utili alla salute.
Ma, se cerchiamo bene, troviamo anche farine di tipo
“1”, di tipo “2” o integrali (ricche di fibre), oppure le
farine di grano duro (quelle utilizzate principalmente per
fare la pasta o il pane pugliese).
Spesso, però, ci sfuggono altre ottime
farine, trascurate un po’ perché
non le sappiamo più utilizzare,
un po’ perché, troppo abituati
a mangiare pane bianco, non
pensiamo che possano servire
a preparare pietanze utili ad
uscire dalla monotonia della
quotidianità e importanti per
il nostro benessere. Sono,
ad esempio, le farine ricavate dai legumi, in modo particolare dai ceci. Contengono
fibre, che aiutano a regolare
le funzioni intestinali e carboidrati, che hanno un buon
valore energetico; contengono anche grassi, ma pochi, e
solo grassi buoni, esclusivamente insaturi,
ottimi per prevenire gli accumuli di colesterolo
nelle arterie. I ceci sono anche un’ottima fonte di proteine, specialmente se abbinati ad un cereale integrale. Il
consumo quotidiano di legumi e cereali integrali
contribuisce a prevenire molte patologie, tra cui
stitichezza, sovrappeso, aterosclerosi, diabete,
obesità e tumori. Non a caso il Fondo Mondiale
per la Ricerca sul Cancro raccomanda di man-
giare cereali integrali e legumi ad ogni pasto.
L’uomo, in tutto il mondo, ha imparato a preparare piatti
come pasta e fagioli e riso e piselli, zuppe con cereali
integrali e legumi. La cucina siciliana ci insegna a fare le
frittelle di ceci, chiamate panelle, che si mangiano assieme al pane... da non mangiare tutti i giorni, però, perché
sono fritte, anche se molto buone. Una variante può
essere quella di cuocere l’impasto di farina
di ceci e acqua in padelle antiaderenti come
fossero delle crepes salate. La nostra
cuoca, Angela, ci insegna anche a fare
un meraviglioso e gustoso humus di
ceci da spalmare sul pane (rigorosamente integrale) o su gallette di riso
integrale. Provate a proporlo anche
ai vostri amici come antipasto, ma
non solo!!!
Da sperimentare anche la farina di
castagne. É il prodotto dell’essiccatura
e della successiva macinatura delle castagne. Si presenta di colore nocciola
ed ha un sapore dolce. In passato era
un’importante fonte di sussistenza,
per molte zone montuose dove il
cibo scarseggiava in inverno. Oggi la
possiamo gustare per fare un ottimo dolce,
il castagnaccio, di cui trovate la ricetta qui
di seguito. Ha il vantaggio di non alzare
troppo il livello degli zuccheri nel sangue ma lo svantaggio di essere molto calorico. Per questo è preferibile non
mangiarlo troppo spesso e non nelle stagioni calde.
Un consiglio per concludere: riscoprire i piatti poveri
e ridurre il consumo di cibi industriali non può che
far bene alla nostra salute.
Buon autunno a tutti con le ricette di Angela.
Anna Villarini
Biologa specializzata in scienze dell’alimentazione
Foto GiòArt
Frittelle
di farina di ceci
Foto 1. Ingredienti:
100 gr. di farina di ceci
300 gr. di acqua (anche gassata)
1 C. di crema di umeboshi oppure un
pizzico di sale
½ C. di rosmarino tritato
1 C. di olio extra-vergine
Frittelle
di farina di castagne
Foto 1. Ingredienti:
300 gr. farina di castagne
½ l di acqua
2 C. di olio extra vergine
1 pizzico di sale
Olio per la cottura delle frittelle
Polpette
di lenticchie
Foto 1. Ingredienti:
200 gr. di lenticchie già cotte
1 cipolla tritata
1 carota tritata
1 gambo di sedano tritato
1 C. di semi di sesamo tritato
1 C. di zenzero grattugiato
Q.b. pan grattato
Q.b. sale
Olio per friggere
Foto 2. Amalgamare la farina di castagne
con l’olio, l’acqua e il pizzico di sale
(o umeboshi). Battendo con la frusta, la
pastella deve risultare abbastanza liquida.
Foto 2. Mettere a mollo la farina di ceci
per una notte in una ciotola con l’acqua.
Aggiungere il pizzico di sale (o umeboshi),
il rosmarino e l’olio, quindi amalgamare
il tutto.
In una padella unta di olio mettere delle
cucchiaiate d’impasto formando delle
frittelle.
Foto 2. Unire gli ingredienti.
Foto 3. Ungere una padella e fare delle
frittelline con il cucchiaio.
Foto 3. Formare delle polpettine.
Passarle nel pan grattato, friggerle in
abbondante olio d’oliva e servirle.
Sono ottime anche al forno.
Foto 4. Cuocerle da entrambi i lati e
servire.
Foto 3. Rigirarle da entrambe le parti fino
a che non vengono dorate. Servirle calde.
Variante (se si vuole fare la farinata toscana).
Mettere tutto l’impasto in una teglia da
forno ben unta d’olio.
Mettere nel forno pre-riscaldato a
190°-200° per 10 minuti.
Angela Angarano
Assistente cuoca nella ricerca Diana
Profili
Salvo
Catania
Anni ’70, un giovane medico non riesce a stare alle regole: non può, come gli hanno insegnato in
facoltà, mantenere le distanze dal paziente. Così come non può adeguarsi al clima generale che
considera il tumore una malattia di cui vergognarsi e che non offre scampo.
Ha due grandi occasioni che trasformano la sua vita e la visione che avrà del cancro.
Sono due incontri. Con il professor Umberto Veronesi, con cui completerà la formazione proprio
nel decennio di rivoluzione del trattamento del tumore al seno.
E con Ada Burrone: “prima donna in Italia che riconosce la sua condizione di donna operata
al seno e chiama a raccolta altre come lei” per costituire una Forza Attiva.
Oggi Salvo Catania è un chirurgo oncologo che ha attinto la capacità di relazionarsi che lo
contraddistingue dalle pazienti incontrate e dai loro famigliari.
Di cos’hanno bisogno le donne malate di tumore?
Cosa le chiedono e le hanno chiesto in questi anni?
Com’è cambiata la comunicazione con i pazienti
e come dovrebbe cambiare ancora?
Si può dire che il mio vero training professionale sia iniziato
quando Ada ha cominciato a mettermi a confronto con le
donne in Associazione.
Avevo già avuto la possibilità di toccare con mano la paura,
il senso di disagio, la perdita di controllo e l’isolamento che
sperimentano i malati di tumore e i loro famigliari, quando la
sentenza di cancro dell’utero toccò a mia madre. Fu in quella
circostanza che mi accorsi della differenza tra parlare CON un
paziente e AD un paziente e sperimentai forme di comunicazione non verbale come il contatto fisico.
In un libro ho citato Franz Kafka quando dice: “è più facile
prescrivere che capire”. Mi riferivo al giovane e garbato
chirurgo che curava mia madre colpita da tumore. Ineccepibile professionalmente, gli mancava quel qualcosa che io ho
trovato in Attivecomeprima: senza dubbio era molto gentile,
ma con il pretesto di aver tanto da fare a curare le malattie,
fuggiva atterrito il mio sguardo che lo inseguiva per i corridoi
dell’ospedale.
Per fortuna molto è cambiato da quando la maggior parte dei
medici riteneva di non dover riferire la verità ai pazienti e venivano addirittura pubblicati testi che insegnavano le strategie
per evadere le domande di chi voleva saperne di più.
Rimane però, anche se meno che in passato, una profonda
asimmetria nella relazione tra il medico e il paziente.
Diseguale è la percezione che vorrebbe esprimere, se potesse,
il paziente: “tu, medico o infermiere hai il camice, mentre a
me hanno tolto persino i vestiti; mi guardi in piedi, mentre io
sono steso; mi parli quando e come vuoi, mentre a me tocca
inseguirti per conoscere il mio destino”.
Ma anche in un altro senso la relazione tra medico e paziente
è asimmetrica. Me lo ha insegnato Anna, che avevo operato,
ma pensavo fosse destinata a morire in breve tempo, visto lo
stadio avanzato della sua malattia.
Questa però era la mia verità, quella biologica, fatta di curve
e statistiche. Ad Anna la verità oggettiva non interessava. Lei
pensava a come vivere e io a come intervenire per farla vivere.
Ogni anno, all’anniversario del suo intervento, mi mandava un
biglietto di ringraziamento con la sua curva di sopravvivenza;
dopo dieci anni conduceva una vita attivissima, portando
conforto alle donne con prognosi favorevole, ma paralizzate
dalla paura della morte. Dopo dodici anni dall’intervento Anna
è morta lasciandomi una lettera in cui mi ringrazia per averle
salvato la vita e mi incoraggia a proseguire per la strada
intrapresa. Solo allora mi sono reso conto di quanto la nostra
relazione fosse stata asimmetrica: per tutto quel tempo io
avevo continuato a vedere la sua malattia, mentre lei cercava
invano di spiegarmi che questa era solo uno degli aspetti della
sua persona e della sua vita.
Lei ha affermato: “Ada ha compiuto una rivoluzione
culturale”. In che senso? Cos’ha imparato dallo spirito
di Attivecomeprima?
Certamente ha spostato i miei pensieri focalizzati sulla malattia
e sulla morte; in questi trentasette anni di incontri e lettere mi
ha insegnato che il cancro non è solo una guerra a oltranza
contro un nemico da bombardare, distruggere e affamare
alleandosi con la scienza medica. Ma che c’è dell’altro: il
cambiamento che segue la malattia e l’opportunità di crescita,
che purtroppo non tutti sanno cogliere. Uno degli insegnamenti
che più mi hanno segnato l’ho “carpito” passando nei corridoi
dell’Associazione mentre Ada era a colloquio con una donna
che le chiedeva consigli per la scelta dell’oncologo. “Non
consultare troppi medici in cerca di conferme”, le disse, “avrai
solo pareri diversi. Scegli chi possiede speranza e te la può
trasmettere”.
Avevo studiato come un pazzo per rispondere a domande su
chirurgia, chemio e radioterapia, per rendermi conto che le
donne volevano sapere il resto, quello che nessuno dice. Ero
stato educato a non dire mai “non lo so” e ora imparavo che
l’errore più grossolano era bleffare millantando conoscenze
e certezze che non si hanno. E ho imparato a dire “non lo so”
senza sentirmi in colpa o tanto meno sminuito come medico.
Cosa le hanno insegnato i famigliari delle sue pazienti?
Quasi tutto quello che non mi ha insegnato l’Università.
Conservo gelosamente alcune lettere di famigliari che mi
emozionano ogni volta. Loro sanno bene che la morte non è
una sconfitta e che paziente e medico hanno fatto del loro
meglio. Essere rassicurati dalla comprensione dei famigliari è
un privilegio; eppure nella maggior parte dei casi i medici sono
esasperati da un senso del dovere che causa continui
dubbi e si sentono responsabili al di là delle possibilità
umane. Come dice Larry Leshan: “giocano a fare i
padreterni senza averne le qualità”.
Come si impara a parlare a un malato e ai suoi
famigliari?
Dimenticando le statistiche e i numeri. Se dico che una persona ha otto mesi di vita è un falso: perché quel dato si
basa su studi già vecchi e perché è una media stimata
su altri. Ma soprattutto, non preoccupandosi di cosa
dire o tacere, ma ascoltando e condividendo.
Daniela Condorelli.
Giornalista.
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La Forza della Vita
Il corpo amico
e il cancro
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Somatic Experiencing, un approccio naturalistico a
clinica come posturologa, mi sono resa conto di quanta
mediazione corporea per la gestione dei sintomi da
chiusura e tensione somatica sia prodotta dagli esiti di
stress post traumatico, è arrivato per la prima volta in
una patologia come il cancro.
Italia nel 2002.
La maggior parte delle donne da me osservate all’interno
Nato in America alla fine degli anni ’80, grazie all’intuizione
dei gruppi di Attivecomeprima, nei quali avevo l’onore di
di uno psicoterapeuta, Peter Levine, e alla collaborazione
affiancare la Dott.ssa Paola Bertolotti, è stata in grado di
di un neuroscienziato, Stephen Porges, offre informazioni
trasformare gradualmente e sempre più profondamente
e tecniche su ciò che accade agli esseri umani, in quella
la fiducia nel proprio essere e nelle proprie potenzialità
parte del sistema nervoso progettata dalla specie, per
ma, a mio avviso, non ha sfruttato appieno ciò che il
rispondere alle minacce alla sopravvivenza.
sistema-corpo mette a disposizione di ognuno.
La vita mi ha offerto l’occasione di sperimentarlo in priÈ stato così che, grazie alla fiducia e alla disponibilità
ma persona, essendomi ammalata di
dell’Associazione e del Comitato
Attingere alle risorse
un carcinoma alla mammella nel 2003.
Scientifico, nel gennaio di quest’anno,
insite nel nostro sistema
Mentre frequentavo il primo corso di
la Dott.ssa Caldi, la mia collega Chiara
e attivabili con semplici
formazione e quando, nel 2005, presi il
Covini ed io, insieme ad uno straordinario
strumenti corporei
diploma, mi resi subito conto che, pur
gruppo di dodici donne che hanno benefiessendo la minaccia alla mia esistenza proprio all’interno
ciato in vari modi delle attività dell’Associazione, siamo
del mio organismo, quest’ultimo riusciva a usare tutte le
partite con un gruppo pilota .
risorse neurofisiologiche che la ricerca legata a questo
Il progetto è stato così strutturato: degli appuntamenti
approccio ha reso note.
individuali preliminari, una serie di sette incontri settimaNel mondo queste tecniche sono usate da medici, psiconali di gruppo della durata di due ore e mezzo ciascuno e
logi e operatori corporei in vari campi: dalle vittime dello
una verifica dopo circa due mesi.
Tsunami a quelle dell’attacco alle Torri Gemelle. Questo
Abbiamo sperimentato quanto le potenzialità di semplici
approccio viene anche impiegato negli ospedali per somovimenti, percezioni e visualizzazioni su base somatica
stenere i medici e gli operatori del pronto soccorso, per
possano modificare e trasformare la qualità e la quantità
supportare i vigli del fuoco, per aiutare le donne vittime
dei vissuti legati ad esperienze sopraffacenti per velocità
di abusi e di violenze e per i rifugiati politici sottoposti a
e per intensità.
torture etc.
Gradualmente si è instaurato un contatto sempre più
Pur essendo molto diffusa in ambito ospedaliero negli
profondo, sia tra le persone del gruppo, che con le proStati Uniti e in Europa, non mi sono note pubblicazioni
prie percezioni e abilità somatiche.
relative all’applicazione di questa metodologia in campo
Siamo state testimoni dei cambiamenti nell’uso del
oncologico; ciò nonostante mi è molto chiaro quanto sia
proprio essere e del proprio corpo nella realtà quotidiana
importante poter attingere alle risorse insite nel nostro
e di quanto, per alcune di più e per altre meno, queste
sistema e attivabili con semplici strumenti corporei, al
trasformazioni siano state del tutto “naturali” e prive di
fine di gestire e contenere, ad esempio, la paura che una
qualunque sforzo.
diagnosi oncologica e le cure relative portano con sé .
È ormai noto alla comunità scientifica quanto la
Avendo maturato, da ormai 25 anni, un’esperienza
parte del sistema nervoso legata alla memoria possa
Il gruppo di Somatic Experiencing nella sede di Attivecomeprima
In basso da sinistra: le tre conduttrici Chiara Caldi, Marina Negri, Chiara Covini.
modificarsi, soprattutto attivando una relazione con le
strutture legate alla sopravvivenza. Tuttavia, viverlo, incontro dopo incontro e notare quanta fiducia e sorpresa
porti con sé l’esplorazione di queste abilità presenti nel
nostro corpo, ha reso l’atmosfera del gruppo ricca di
intensità e di apertura.
Siamo tutte consapevoli che il campione di donne che
ha lavorato con noi sia davvero speciale e sappiamo
bene come abbia già avuto ampie occasioni di elaborazione degli eventi traumatici, grazie alle attività di
supporto offerte da Attivecomeprima.
Crediamo comunque che trovare nel corpo, proprio dove si è presentata o è presente la minaccia
alla nostra sopravvivenza, strumenti per gestire
anche le difficoltà che tutto questo comporta, sia
un’opportunità in più per invitare la propria mente ad
aprirsi e far emergere la fisiologica gratitudine che la
consapevolezza degli esseri umani prevede, qualunque
sia l’esperienza che la vita ci sta offrendo.
È un’occasione per tornare a sentirsi interi e fiduciosi
in tutto ciò che è ancora ignoto ma che l’organismo,
indipendentemente dalla volontà, include e utilizza al
meglio quando si ricomincia ad abitarlo con una presenza consapevole.
Siamo pronte a scoprire, con altri gruppi
di donne eccezionali, altre modalità che la
ricchezza racchiusa in ogni individuo saprà
mostrarci.
Marina Negri.
Fisioterapista, esperta in neurofisiologia.
Attivecomeprima Onlus in sintesi
Quarant’anni di lavoro e di esperienza umana e
scientifica, più di quarantamila pazienti e famigliari
accolti, ascoltati e aiutati, oltre cento persone che
settimanalmente usufruiscono dei suoi servizi:
questa è Attivecomeprima oggi.
Nata con la denominazione al femminile e l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle donne
colpite da cancro al seno, Attivecomeprima ha
negli anni esteso la sua attività di sostegno globale
a tutti i malati di cancro.
Le persone entrano in contatto con l’Associazione
attraverso: materiali informativi disponibili negli
ospedali, mass-media, internet, medici, amici e
conoscenti, donne e uomini che hanno già usufruito
dei suoi servizi.
Dopo un primo contatto, che avviene prevalentemente per telefono o via e-mail, le persone vengono
accolte in sede, ascoltate e aiutate in base alle
necessità che esprimono.
Cultura e Formazione
L’équipe di Attivecomeprima organizza, nella
propria Sede e presso Università, corsi di formazione per psicologi, medici di medicina generale e
operatori sanitari nonché Mini-Master per oncologi.
Obiettivo delle attività formative è quello di diffondere in modo sempre maggiore la cultura dell’aiuto
alla persona che si ammala di cancro e ai suoi
famigliari.
Studi e ricerche
L’Associazione svolge anche studi e ricerche in
collaborazione con Istituti di ricerca, Università,
Ospedali, Fondazioni e Aziende.
Pubblicazioni
L’attività editoriale comprende, oltre alla rivista
ATTIVE, libri scientifici e divulgativi, opuscoli, filmati
e testi specifici per la conduzione dei gruppi.
Chi ci sostiene
Le attività dell’Associazione sono gratuite.
Attivecomeprima è sostenuta economicamente
da libere offerte di privati cittadini, da erogazioni
liberali di Aziende, Enti Pubblici e Privati, Fondazioni
e da contributi finalizzati a progetti.
Territorio
Per favorire le risposte alle richieste dei pazienti
che vivono lontano da Milano, Attivecomeprima
ha creato una rete di collegamenti operativi e
un Network con specialisti di altre strutture in Italia
e all’estero.
I NOSTRI SERVIZI
• Sostegno globale (umano, psicologico, fisico e psico-corporeo)
ad una media settimanale
di 100 pazienti e famigliari
• Ascolto, aiuto pratico, orientamento alla rete dei servizi: oltre 3.000
risposte all’anno
I NOSTRI STUDI 2012*
• Indagine sulla relazione tra gli
effetti collaterali delle terapie
oncologiche e la qualità della vita
dei pazienti e dei loro caregiver.
• Monitoraggio continuo dei risultati
del lavoro dei gruppi di sostegno
psicologico attraverso test standardizzati.
IL TUO CONTRIBUTO
ci darà più forza
per aiutare
Bonifico Bancario
IBAN
IT64 X030 6909 5180 0000 6409 190
SWIFT:
BCITIT33128 (Paesi Extraeuropei)
Chiediamo alle persone che ci inviano offerte tramite
bonifico bancario, di fornirci il loro indirizzo per poterle
ringraziare e/o inviare loro le nostre pubblicazioni. la
banca non ce lo comunica per motivi di privacy
Bollettino di c/c Postale n. 11705209
Intestato a: ATTIVEcomeprima Onlus
Via Livigno 3 - 20158 Milano
Assegno intestato a:
ATTIVEcomeprima Onlus
Pay Pal attraverso il sito www.attive.org
5 per mille
Nella dichiarazione dei redditi firma nel riquadro:
“a sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale”
e inserisci il codice fiscale di Attivecomeprima Onlus:
10801070151
L’8 per mille e il 5 per mille non sono in alternativa:
puoi sceglierli entrambi.
“Le erogazioni liberali a favore di ATTIVEcomeprima
Onlus sono deducibili/detraibili ai sensi di legge”.
I nostri maggiori sostenitori 2011
*Dettagliati sul sito: www.attive.org
Comune di Milano
Provincia di Milano
Fondazione CARIPLO
Fondazione Fondiaria SAI
Fondazione Umberto Veronesi
Fondazione Johnson & Johnson
Fondazione Happy Child
Banca Popolare di Milano
Banca Intesa/Sanpaolo
Banca SAI
Roche
Dompé farmaceutici
Pellegrini SpA
Sideuro
Besozzi Elettromeccanica
International Inner Wheel
Ringraziamo i finanziatori istituzionali, le aziende
e le persone che, con liberi contributi, sostengono
Attivecomeprima Onlus e la sua “Mission”.
Letti e piaciuti
a cura di Chiara Caldi
Michele Cucuzza
Il male curabile
Rizzoli
€ 18,00
Dall’incontro dell’autore con Mauro Ferrari a Huston, Texas, presso il Methodist Hospital Research
Institute da lui diretto, nasce questo reportage sulle possibilità che le nanotecnologie aprono nella lotta
contro il cancro. È un viaggio nel futuro della medicina ma anche in una cultura, quella statunitense,
che punta enormi risorse, pubbliche e private, sulla ricerca e sull’innovazione. Ma soprattutto è il
viaggio di un uomo tra gli uomini. Matematici, fisici, chimici, biologi, ingegneri, medici provenienti da
tutto il mondo lavorano fianco a fianco perseguendo un sogno comune: sconfiggere il cancro, colpirlo
in modo mirato senza intaccare l’intero organismo.
Sapevate che...
a cura di Benedetta Giovannini
consulente enogastronoma
1. Abbiamo bisogno di un antiparassitario? Facciamone uno
casalingo per cercare di eliminare i parassiti dalle piante:
misceliamo 1 cucchiaino (5 g) di bicarbonato e 3 cucchiai
di olio d’oliva. Uniamo 2 cucchiaini di questa miscela in una
tazza d’acqua, riempiamo uno spruzzatore e vaporizziamo la
pianta, evitando il getto diretto sui fiori. Ripetiamo ogni 20
giorni circa.
2. Bilancia fai da te. La nostra bilancia da cucina non funziona,
possiamo ovviare usando un cucchiaio da minestra, sapendo
che questo contiene: 20 g di burro - 12 g di fada cucinarina
- 10 g di farina - 10 ml di liquido - 20 g di riso naturalmente
crudo - 15 g di sale fino -15 g di zucchero.
3. Le nostre amiche formiche! Anche stavolta sono entrate!
Come accade tutti gli anni, l’estate ha portato il caldo e le
formiche nelle nostre case. Eliminiamole. Primo: scopriamo
da dove vengono. Secondo: conserviamo i fondi del caffè e
mettiamoli lungo il percorso. Le formiche li odiano. perciò non
si faranno più vedere.
4. Per tenere lontane le tarme sistemiamo, qua e là nei nostri
armadi, pepe oppure castagne d’India. Terranno lontane le
tarme dai vestiti.
Cesare Santi e Lorenza Caravelli
anima nuda
Edizioni Lampi di stampa
€ 15,00
“Anima nuda” è la testimonianza di un viaggio, prima di tutto spirituale, a Calcutta. Cesare Santi, medico, e Lorenza Caravelli, crocerossina, raccontano la loro esperienza di volontari presso i centri di accoglienza di Madre Teresa, unendo la profonda riflessione scaturita da quest’esperienza alle descrizioni di
luoghi, persone, sensazioni e di una cultura molto lontana da quella del mondo Occidentale. Il desiderio
di riscoprire se stessi, spogliandosi dell’inutile bisogno di essere approvati, stimati, apprezzati e la ricerca di un’esperienza di essenzialità in cui, nel silenzio e nella solitudine, mettere a nudo la propria anima
conduce i due protagonisti in luoghi contraddistinti dalla miseria, dalla malattia e dalla disperazione.
Ed è proprio in questi luoghi che troveranno loro stessi.
Sonia Scarpante
Storia di maura
Edizioni San Paolo
€ 12,00
L’autrice racconta la storia di Maura e della loro amicizia. Si sono incontrate ad Attivecomeprima, in
un momento molto difficile della loro esistenza, determinate a rileggere il proprio passato e a lavorare
instancabilmente su loro stesse per costruire il proprio futuro e, sciolti i nodi, chiudere in armonia il
cerchio della vita. “Storia di Maura” è un appassionato viaggio nella vita di un’amica e nei suoi dolori;
la violenza subita, l’aborto, il cancro ma anche i giorni lieti sono trattati con la delicatezza e il rispetto
che scaturiscono da un affetto sincero.
5. Se invece abbiamo messo la naftalina, quando abbiamo riposto gli abiti, e si sente il suo odore sgradevole che ristagna
nell’armadio, si può preparare una soluzione di alcol e limone
in pari quantità. Con uno spruzzatore, si può vaporizzare il
liquido all’interno del mobile e l’odore di naftalina scomparirà.
6. Tè non solo da bere ma anche per deodorare: avete cucinato
il pesce e la pentola ha conservato un cattivo odore? Provate
a strofinare il suo interno con una bustina di tè inumidita con
dell’acqua.
7. Ancora con il tè: Abbiamo bevuto tè in compagnia e ne è
avanzata una certa quantità? Non buttiamola, perché può
esserci utile contro le incrostazioni di calcare che spesso
permangono sull’acciaio. Messo in un pentolino macchiato, il
tè al limone fatto bollire per pochi minuti, lo farà tornare come
nuovo. Passatelo con una spugna ruvida e sciacquate abbondantemente.
8. Facendo cuocere il riso capita che la schiuma fuoriesca dal
recipiente. Il fastidio si può eliminare aggiungendo
all’acqua un cucchiaio di olio.
9. Se la nostra pianta di gardenia ha
un’aria piuttosto “triste”, sia perché le
foglie sono macchiate, sia perché stranamente sono secche, proviamo a “tirarla
su” con un buon caffè. Proprio così.
Bagnatela una volta alla settimana
con del caffè, versandolo nel sottovaso, oppure mescolate i fondi del
caffè ben asciutti alla terra.
10. Io adoro le barbabietole.
Ma ogni volta, che mani
rosse! Non sempre
si hanno a portata
di mano i guanti in
lattice usa e getta.
Ma per eliminare dalle
mani ogni traccia di
colore un rimedio c’è:
basta strofinarle sotto
l’acqua corrente usando
una fetta di patata al posto
del sapone.
con
Noi
gli altri
Quattro giornate tra febbraio e marzo 2012
con accreditamento ECM
Sede di Attivecomeprima Milano
III Edizione del Mini-Master per
Oncologi e altri operatori in campo
oncologico
Nella foto: alcuni fra i partecipanti al Mini-Master 2012.
22 Maggio 2012
Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure
Convenzione con l’Azienda Sanitaria
Locale n. 2 Savonese
Presentazione della nuova convenzione con l’Azienda
Sanitaria Locale n. 2 Savonese per la realizzazione di attività di aiuto e di sostegno con metodologie e marchio di
Attivecomeprima.
Nella foto: al centro Ada Burrone, alla sua sinistra Flavio Neirotti
(Direttore Generale ASL n. 2 Savonese) a destra Marco Bertolotto
(Primario del Centro di terapie del dolore) e Sergio Goso (responsabile del progetto).
8 Giugno 2012
Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
Lettera ai medici di domani
Presentazione del libro “Lettera ai medici di domani” di
Ada Burrone
Nella foto da sinistra: Sandro Spinsanti, Ada Burrone, Michele
Cucuzza, Massimo Gianni.
13 Maggio 2012
Libreria Feltrinelli di Pavia
Incontro organizzato da “Il giornale
di Socrate al caffè”
Presentazione del libro “Lettera ai medici di domani”
di Ada Burrone
Nella foto: da sinistra: Stefano Gastaldi, Alberto Ricciuti,
Ada Burrone, Sisto Capra.
9 Giugno 2012
Sede di Attivecomeprima Milano
Corso per medici di medicina
generale
Corso per medici di medicina generale in collaborazione
con l’ASL di Milano, accreditato ECM
Nella foto: l’intervento di Silvia Villa.
7 Settembre 2012
Albonese PV
Premio “Pietro Grocco”
Il Sindaco Teresa Francini consegna il premio
“Pietro Grocco” ad Ada Burrone e alla “Maestra Rita”.
Nella foto da sinistra: Don Francesco, Ada Burrone, il Sindaco
e la “Maestra Rita”.
31
Primo
Convegno
Nazionale
Con il Patrocinio del Ministero della Salute
La persona
come risorsa per
la salute
e per la Sanità
Con il Patrocinio di:
con la partecipazione di Vivisalute
e il contributo scientifico di CERGAS e CRESV Bocconi
10 Novembre 2012
Aula Magna - Università Bocconi
Milano, Via Gobbi 5
Il Convegno è indirizzato principalmente a medici, psicologi,
operatori che lavorano in campo oncologico
e manager di strutture sanitarie, ma è anche aperto al pubblico
Dalla cultura della malattia alla cultura della salute:
una rivoluzione culturale per lo sviluppo di una nuova alleanza
tra paziente e medico e la realizzazione di una nuova Sanità.
“La Forza di Vivere a convegno”, un appuntamento annuale
per far crescere, potenziare e organizzare le risorse umane
in Medicina e Sanità.
La partecipazione è gratuita.
Per l’iscrizione al convegno utilizzare il modulo pubblicato sul sito www.attive.org
e inviarlo via email a [email protected] oppure via fax al numero 02 6887898.
FNOMCeO
Con il Sostegno di:
Programma
9.00 – 9.15
Registrazione partecipanti
9.15 – 9.45
Saluti di benvenuto
Andrea Sironi (Rettore Università Bocconi)
Umberto Veronesi (Direttore Scientifico Istituto Europeo
di Oncologia)
Dea D’Aprile (Presidente Vivisalute Lombardia)
Ada Burrone (Presidente Attivecomeprima Onlus)
9.45 – 11.00 Tavola rotonda: “Il malato e il suo medico di fronte
alla malattia e alla paura di poter morire”
Modera:
Giulio Giorello (Filosofo, Cattedra di Filosofia della
11.00 – 11.30 Coffee break
11.30 – 13.00 Tavola rotonda: “Il sostegno della persona
e della capacità di speranza come atto medico:
verso una nuova cultura della salute e della
Sanità. Il caso del cancro”
Modera:
e Direttore Istituto Giano)
Intervengono:
Scienza Università di Milano)
Intervengono:
Sandro Spinsanti, Psicoterapeuta (Esperto di Bioetica
Elio Borgonovi (Docente – Università Bocconi CERGAS)
Maurizio Dallocchio (Docente – Università Bocconi
CRESV)
Nicoletta Buchal (Medico Fisiatra e Psicoterapeuta –
Walter Locatelli (Biologo – Direttore Generale ASL di
Attivecomeprima Onlus)
Stefano Gastaldi (Psicologo Psicoterapeuta – Istituto
Minotauro – Attivecomeprima Onlus)
Guido Giarelli (Sociologo – Facoltà di Medicina Università
“Magna Grecia” Catanzaro)
Silvia Villa (Oncologo, Presidente della Lega Italiana conto i
Tumori LILT sez. di Merate – Responsabile del Day Hospital
Oncologico Ospedale di Lecco)
Milano)
È il tema centrale che ha a che fare da sempre con la riflessione
dell’uomo intorno a se stesso. Riflessione imprescindibile per un cambiamento della cultura della salute e della malattia che le vertiginose
dinamiche della nostra epoca e l’evoluzione dei diversi modi di sentire
la vita richiedono. L’incontro e l’interazione sempre più stretta delle
diverse culture nei confini sempre più ampi del mondo d’oggi, indica la
necessità di ridefinire e valorizzare quei temi fondamentali che possono
costituire il tessuto di una nuova e comune cultura della salute e rendere così la Medicina una silenziosa ma potente ambasciatrice di pace.
Agire per vivere e non combattere per non morire è un cambio di
prospettiva radicale per l’uomo contemporaneo di fronte alla sofferenza,
qualunque sia il suo ruolo nella vita. Un cambio di prospettiva che vede
nella salute un bene da coltivare e non solo da difendere; un cambio di
prospettiva che può consentire:
– al malato di utilizzare con maggiore fiducia e in modo più consapevole le sue risorse, per organizzare la speranza in forme concrete,
seguire attivamente il percorso delle cure e affrontare il cambiamento
imposto dall’irrompere della malattia nella sua vita;
– al medico di utilizzare la sua competenza umana nella relazione col
paziente non come stereotipo di una retorica compassionevole, ma
come strumento di valore etico sostanziale, al pari della competenza
tecnico-scientifica, per poter gestire nel modo più appropriato il
percorso di cura della persona malata, dare nuovo senso ed efficacia
ai potenti strumenti di diagnosi e cura di cui dispone, valorizzare il
suo ruolo nel saper tenere sempre accesa nel malato la speranza di
poter vivere al meglio il tempo della vita;
– al manager della Sanità di progettare e realizzare strategie di prevenzione più ispirate a sostenere la qualità del vivere e a produrre benessere; di organizzare percorsi di sanità pubblica che considerino la
persona una risorsa e non solo un utente/consumatore; di sostenere
e incentivare con adeguate strategie organizzative lo spazio umano
tra malato e medico come parte integrante della cura; di incoraggiare
la realizzazione di percorsi formativi per il personale sanitario coerenti
con una cultura della salute e un’etica del rispetto e della solidarietà.
Alberto Ricciuti (Medico di Medicina Generale –
Attivecomeprima Onlus)
Angela Terzani (Scrittrice e testimonial)
Dalla terapia della malattia alla cura della persona. Farsi carico della
sofferenza come dimensione globale che riguarda il malato e il suo
contesto familiare e sociale non è una questione che riguarda solo
l’ambito psicologico, ma è una questione che coinvolge simultaneamente e concretamente l’ambito più strettamente medico della
relazione di cura e che può persino condizionarne gli effetti.
Competenze di alto valore umano e professionale in tal senso sono
emerse e si sono evolute negli anni anche nel nostro Paese e hanno
dato vita a organizzazioni che lavorano sul territorio, in molti casi in
stretta alleanza col mondo oncologico, offrendo a coloro che vi si
rivolgono, strumenti e metodi che possono accogliere e dar risposta ai
bisogni espressi e inespressi che emergono nella persona colpita dal
cancro e nei suoi famigliari.
Bisogni che, ancora troppo spesso, non trovano ascolto laddove la
medicina continua a vedere il corpo malato come il contenitore di un
guasto da riparare. Parole forti, ma che esprimono non solo un comune
sentire sempre più diffuso, ma anche l’opinione di molti medici e operatori in ambito sanitario che, consapevoli di tutto ciò, vivono quotidianamente in modo conflittuale il proprio ruolo e il rischio di burnout.
Lo scopo di questo progetto è proprio quello di dare vita a un tempo
e a un luogo – “La Forza di Vivere a convegno” – nel quale le buone
energie emergenti e in varie forme organizzate, possano meglio interagire per poter dare corpo a una rete di competenze che possa favorire
lo sviluppo di ulteriori strumenti e ricerche ispirati a un modo nuovo di
prendersi cura della persona nel rispetto del suo sistema di valori.
In altre parole, un approccio ai problemi della salute che, riconoscendo
e sostenendo il valore umano e terapeutico del medico nella relazione
col malato e considerando il supporto della persona come parte integrante della cura, possa migliorare ulteriormente l’effetto delle stesse
terapie, incoraggiare eventuali adeguamenti dei servizi e dell’organizzazione dei percorsi di cura sul territorio laddove utili o necessari per
favorire così un utilizzo più appropriato delle risorse socio-sanitarie e
socio-economiche.
Le iscrizioni saranno accettate fino all’esaurimento dei posti disponibili.
Per ulteriori informazioni telefonare al numero 02 6889647.
Ascolto telefonico, accoglienza, orientamento
e aiuto pratico
dal lunedì al giovedì ore 9,00/17,30
Somatic Experiencing
martedì ore 14,30/16,00
Consulenze telefoniche di psicologi,
medici ed altri esperti
dal lunedì al giovedì ore 10,00/16,00
Tecniche di Hatha Yoga
lunedì ore 10/11,
mercoledì ore 15,00/16,00 - 16,15/17,15
Primo incontro riservato alle persone che
si rivolgono per la prima volta all’Associazione
Lunedì ore 15,00
Marina Negri (fisioterapista), Chiara Caldi (psicologa)
Maria Grazia Unito (insegnante)
Arte Terapia
cadenza quindicinale - mercoledì ore 14,30/16
Mimma Della Cagnoletta (psicoterapeuta)
Felicita Bellomi (fiduciaria) e una psicologa
Supporto psicologico individuale
per pazienti e famigliari
su appuntamento
Gruppi di sostegno psicologico rivolti ai pazienti
prima, durante e dopo le terapie oncologiche
martedì ore 14,30/16,00
giovedì 10,30/12,00 - 14/15,30
Paola Bertolotti, Stefano Gastaldi (psicologi),
Elena Bertolina (recorder)
Gruppi di sostegno psicologico rivolti a famigliari,
partner e persone vicine al paziente
lunedì ore 12,30/14,00
Manuela Provantini (psicologa clinica),
Oscar Manfrin (recorder)
La mente intuitiva
giovedì ore 14,00/17,30
Vittorio Prina (docente di processi intuitivi)
Dipinto su ceramica
Laboratorio di pittura su ceramica
cadenza quindicinale - mercoledì ore 14,30/16,00
Ornella Bolzoni (insegnante)
Teatro del benessere
giovedì ore 14,30/16,30
Marco Calindri (commediografo),
Sarita Ceresoli (psicologa),
Francesca Guatteri (specializzata in storia del teatro)
La forza e il sorriso per migliorare
la valorizzazione di sé attraverso il trucco
lunedì ore 14,30/17,30
(esperte di estetica del viso del Progetto Unipro)
Supporto di medicina generale
durante le terapie oncologiche
martedì e giovedì - su appuntamento
Alberto Ricciuti (medico)
Il tesoro nascosto incontro riservato
ai collaboratori e fiduciarie
il primo mercoledì del mese ore 15,00/17,00
Ada Burrone e una psicologa
Dottore si spogli i medici rispondono
alle domande su malattia e cure: incontri
di gruppo e individuali
su prenotazione lunedì e/o martedì ore 15,00/17,00
Massimo Callegari (chirurgo plastico), Salvo Catania
(chirurgo oncologo), Giorgio Secreto (endocrinologo)
La prevenzione a tavola
corso teorico e pratico di alimentazione
mercoledì ore 10,30/14,30
esperti della Ricerca Diana (Istituto Tumori Milano)
Armonizzazione mente corpo attraverso la danza
martedì ore 16,00/17,30
Nicoletta Buchal (medico/psicoterapeuta)
Attività formativa e progettuale:
• Mini-Master per oncologi e altri operatori che
lavorano in ambito oncologico (ECM per i medici).
• Corsi per medici di medicina generale
con ASL di Milano (accr. ECM).
• Corsi presso l’Università degli Studi di Milano
• Corsi di formazione per psicologi
e psicoterapeuti (accr. ECM).
Progetti, studi e ricerche
con Università, Fondazioni, Aziende, Ospedali
e Istituti di Ricerca.
Attivecomeprima ONLUS.
Dal 1973 a sostegno globale
delle persone colpite dal cancro
e dei loro famigliari.
Via Livigno, 3 - 20158 Milano - Tel. +39 02 688 96 47 - e-mail: [email protected] - www.attive.org
c/c bancario IBAN IT64 X030 6909 5180 0000 6409 190 - c/c postale n. 11705209 - 5 x mille Codice Fiscale 10801070151 sez. volontariato e onlus
ATTIVECOMEPRIMA ONLUS È A MILANO
Chi vive in altre città
può chiamare la nostra
Segreteria che indicherà
la struttura più vicina:
• Ospedali
• Altre Associazioni
• Sezioni della Lega
Tumori (LILT)
dove trovare specialisti
che hanno partecipato
alle nostre attività di
formazione.
segreteria, tel: +39 02 6889647 email: [email protected]
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2012 n°2 - Attivecomeprima