una pubblicazione gue/ngl
lampedusa e melilla
frontiera sud della fortezza europa
sinistra unitaria europea/sinistra verde nordica
gruppo parlamentare europeo
GUE/NGL Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica
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David Lundy, Charles Canonne
Fotos: Julia Garlito Y Romo, Chiara Tamburini, Mette Tonsberg, Luisa Morgantini, Feleknas Uca,
Tobias Pflüger, David Lundy
Per ulteriori informazioni su questa pubblicazione: [email protected]
Realizatto da GUE/NGL Unità pubblicazioni e sito internet
Contatto: Gay Kavanagh — [email protected] | David Lundy — [email protected]
Design e impaginazione: Liz Morrison
Tipografia: Arte Print, Bruxelles
lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
indice
Prefazione di Francis Wurtz 5
Introduzione di Giusto Catania
6
lampedusa 8
La prima delegazione del Parlamento europeo al centro
di permanenza temporanea
8
L’Europa, i migranti — conferenza di Palermo
12
“La vera Lampedusa”:
audizione con i giornalisti italiani Fabrizio Gatti e Mauro Parissone
18
Lampedusa: cosa ha scritto la stampa
19
melilla 20
Relazione sulla visita della delegazione GUE/NGL a Melilla 20
Melilla: cosa ha scritto la stampa
23
allegati 24
Allegato 1: Risoluzione del Parlamento europeo su Lampedusa
24
Allegato 2: Relazione della delegazione della Commissione
Giustizia e Affari Interni sulla visita al centro di permanenza
temporanea di Lampedusa
26
gue/ngl
“Che cosa è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio
ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di
mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une
sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo
romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia,
la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Jugoslavia. Significa
sprofondare nell’abisso dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche
di Malta o alle piramidi d’Egitto.
Significa incontrare realtà antichissime, ancora vive, a fianco
dell’ultramoderno. Significa immergersi nell’arcaismo dei mondi
insulari e nello stesso tempo stupirsi di fronte all’estrema
giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i venti della cultura
e del profitto, e che da secoli sorvegliano e consumano il mare.
Tutto questo perché il Mediterraneo è un crocevia antichissimo.
Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la
Storia... Il Mediterraneo è una buona occasione per presentare un
‘altro’ modo di accostarsi alla Storia.”
Fernand Braudel
lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
prefazione
costruire una fortezza o cambiare il mondo
Tra le iniziative più significative del nostro gruppo politico nel 2005 vi sono
indubbiamente le due visite raccontate da questo opuscolo: a Lampedusa e
a Melilla. Abbiamo appreso con stupore, specialmente per quanto riguarda il
centro “di accoglienza” dell’isola siciliana (purtroppo tragicamente sotto la
luce dei riflettori a causa degli innumerevoli drammi umani di cui è teatro)
che nessuna delegazione di parlamentari europei vi si era mai recata in visita
fino a quel momento! Nonostante la ripulitura del centro, disposta in tutta
fretta dalle autorità italiane prima del nostro arrivo — centinaia di persone in
soprannumero trasferite prontamente in altri luoghi tenuti segreti — l’esperienza è stata costruttiva. Il dialogo approfondito avuto con i circa duecento
migranti presenti, la visita delle strutture e il tenore della discussione con le
autorità avrebbero fatto trasalire anche i più esitanti: l’Europa, in violazione
delle convenzioni internazionali sul diritto di asilo, tratta come delinquenti
persone che fuggono rischiando la propria vita!
Francis Wurtz
Tre mesi più tardi, l’opinione pubblica internazionale ha appreso con sgomento che lungo un’altra frontiera, tra l’Europa e i suoi vicini della sponda
meridionale del Mediterraneo, si spara sui migranti da un lato e dall’altro di
una cortina tanto orrenda quanto quella che separa gli Stati Uniti dal Messico! Sei migranti sono morti, altri sono stati abbandonati nel deserto... Verso
quale mondo andremo se permettiamo una simile barbarie! Questa terribile
esperienza deve servire per mettere in evidenza il dilemma vero davanti al
quale si trova l’Europa: o farsi accecare dall’ossessione della sicurezza, ciò
che implica il ripetersi di scandali insopportabili come quelli di Lampedusa
e Melilla, oppure intraprendere una svolta radicale nei rapporti con il Sud
per far rinascere la speranza di un progresso collettivo in regioni del mondo
— specialmente l’Africa — in cui la sensazione generale è che oggi, nel proprio
paese, non c’è futuro. Senza dubbio, per l’Europa, questa è la scelta di civiltà
cruciale del secolo XXI, appena iniziato.
Francis WURTZ
Presidente del gruppo GUE/NGL
gue/ngl
introduzione
la fine della civilità dell’ accoglienza
Giusto Catania
Lampedusa e Melilla rappresentano la frontiera Sud della “fortezza Europa” e
sono ormai i luoghi simbolo di quella crisi della “civiltà dell’accoglienza” che
purtroppo sta pervadendo il vecchio continente.
Lampedusa è un’isola tra la Sicilia e l’Africa, in cui sono sbarcati nel 2005 circa
quindicimila migranti, partiti quasi tutti da porti della Libia e giunti in Europa
dopo aver attraversato il Mediterraneo. Purtroppo non conosciamo il numero di quanti hanno trovato nel Canale di Sicilia la loro illacrimata ed umida
sepoltura.
Lampedusa è il primo approdo europeo e appena arrivati, dopo un viaggio
drammatico, i migranti vengono rinchiusi nel Centro di Permanenza Temporanea (CPT) che è un luogo inumano, dove regolarmente vengono commessi
abusi e violenze, fisiche e psichiche, nei confronti dei migranti. Quasi sempre
le procedure di identificazione sono sommarie, le espulsioni arbitrarie ed effettuate senza la presenza di avvocati né di giudici.
A Lampedusa ai migranti sono concesse solo due possibilità: o vengono caricati in aerei militari o civili, dopo essere stati ammanettati, per essere deportati verso la Libia; oppure, dopo una detenzione massima di sessanta giorni,
vengono lasciati liberi nel territorio italiano con l’ordine di abbandonare il
Paese entro cinque giorni, diventando così manodopera a basso costo per il
mercato del lavoro europeo. Pertanto il CPT dell’isola si è trasformato in una
struttura di produzione di clandestini e di deportati.
Le deportazioni verso la Libia sono state numerose, quasi sempre di cittadini egiziani, malgrado il Paese di Gheddafi sia un Paese che non riconosce i
profughi (la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati) e in
cui i diritti umani sono violati sistematicamente. È stato anche dimostrato, da
inchieste giornalistiche e da denunce di ONG, che varie volte le autorità libiche hanno abbandonato nel deserto numerosi migranti subsahariani e alcuni
di loro sono morti per sete e per fame.
Oggi la Libia è diventata una frontiera esterna dell’Europa: infatti l’Italia ha
costruito in Libia tre Centri di Permanenza Temporanea, ha addestrato la polizia libica ed offerto strumenti militari per il contrasto all’immigrazione illegale.
Melilla, insieme a Ceuta, è l’enclave spagnola in Marocco ed è il luogo dove
un’inquietante doppia barriera separa l’Europa dall’Africa.
A Melilla, secondo le denunce di varie organizzazioni non governative, si è
consumato un evento drammatico, inaccettabile per i valori costitutivi dell’Europa: la guardia civile spagnola ha sparato con proiettili di gomma a distanza
lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Il gruppo Parlamentare
della Sinistra Unitaria
Europea/Sinistra Verde
Nordica ha organizzato, in
entrambi i luoghi, la prima
delegazione ufficiale del
Parlamento Europeo e ha
potuto toccare con mano
le modalità concrete di
costruzione della “fortezza
Europa”.
ravvicinata, uccidendo diversi migranti subsahariani che tentavano di scavalcare la doppia barriera.
Molti migranti, dopo aver superato la prima barriera sono stati espulsi in
territorio marocchino, senza identificazione e senza valutare le loro condizioni
individuali, e le autorità del paese africano hanno provveduto ad una vera e
propria deportazione nel deserto che ha determinato la morte di tante persone.
Solo i forti, quelli che hanno potuto affrontare la selezione naturale ed hanno superato anche la seconda barriera, sono stati accolti nel Centro di Accoglienza per Immigrati di Melilla, che è un luogo, contrariamene a Lampedusa,
decoroso e civile.
A seguito di questo evento l’Europa ha stanziato quaranta milioni di euro
per aiutare il Marocco nel contrasto all’immigrazione e buona parte di queste
risorse saranno utilizzate per costruire centri di permanenza per immigrati
come quelli già presenti in Libia e per costruire un fossato in territorio marocchino.
Il gruppo Parlamentare della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica ha organizzato, in entrambi i luoghi, la prima delegazione ufficiale del
Parlamento Europeo e ha potuto toccare con mano le modalità concrete di
costruzione della “fortezza Europa”.
Spagna ed Italia hanno governi di diverso colore politico e di opposta ispirazione culturale, tuttavia gli abusi e le violenze sui migranti diventano sempre
più una caratteristica di questa Europa che, piuttosto dell’accoglienza, ha
scelto di praticare i respingimenti.
Secondo gli studi della Commissione, l’Europa, attraversata da una decrescita demografica, ha bisogno entro il 2030 di altri venti milioni di lavoratori immigrati per sostenere l’attuale livello economico e sociale; malgrado
ciò l’armonizzazione delle politiche d’immigrazione dell’Unione Europea è
esclusivamente di tipo repressivo: espulsioni, detenzione amministrativa ed
esternalizzazione delle frontiere sono le uniche pratiche condivise dai Paesi
Membri.
Invece, diventa sempre più urgente battersi per la libera circolazione degli
uomini e delle donne e per l’acquisizione della cittadinanza per tutti i residenti nel territorio europeo: questa è l’unica strada per riprendere il percorso
di costruzione di una comunità accogliente e di un grande progetto politico
chiamato Europa.
Giusto CATANIA
Coordinatore GUE/NGL in Commissione Giustizia e Affari Interni
gue/ngl
lampedusa
la prima delegazione
del parlamento
europeo al centro
di permanenza
temporanea
Martedì 28 giugno 2005 una delegazione di 12 deputati del
gruppo della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica
(GUE/NGL), accompagnati da 4 funzionari, un avvocato e alcuni
rappresentanti di ONG impegnate nella difesa dei diritti dei
migranti, è entrata nel Centro di Permanenza Temporanea (CPT)
dell’isola di Lampedusa, a Sud della Sicilia.
lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Per alcune ore la delegazione ha visitato il Centro,
accompagnata a distanza dal Prefetto di Agrigento e dai responsabili delle forze dell’ordine, e ha
potuto parlare con alcuni dei migranti presenti
nella struttura che, quel giorno, ospitava 206
persone. La struttura è composta da quattro container prefabbricati ognuno dei quali contiene
circa 40 letti (due file di letti a castello).
Entrando nel primo container l’impatto è pesante. Nonostante sia solo giugno, il caldo è soffocante: non c’è aerazione e 48 persone in un
container sono tante. Ci mostrano ripetutamente
i letti: un sottile materasso fatiscente in gomma
piuma, spesso neppure ricoperto da lenzuola,
appoggiato su una griglia metallica rigida che
dovrebbe fungere da rete.
I migranti raccontano che ricevono una bottiglia
d’acqua al giorno ogni due persone. Le docce
sono alimentate da acqua salata che, unita al
caldo e al sole cocente, contribuisce a provocare
spaventose dermatiti da cui sono affetti molti dei
migranti del centro. L’infermeria non è attrezzata per curare questo tipo di affezioni. Il numero
delle persone visitate dal medico del CPT sembra
molto inferiore alle persone transitate per il centro: i deputati che hanno potuto controllare i registri affermano che nel mese di giugno sono stati
visitati circa la metà degli ospiti del centro.
I migranti detenuti nel Centro mostrano alla delegazione documenti giudiziari che li riguardano:
alcuni sono scritti in italiano, altri sono tradotti
in inglese oppure in francese, raramente in arabo. Alcuni di loro hanno rifiutato di firmarli, altri
spiegano che li hanno dovuti firmare, anche se
non hanno capito il contenuto.
Il giudice ha incontrato i migranti, senza avvocato
né interprete, solo due giorni prima della visita
dei deputati, malgrado la maggior parte di loro
fosse detenuta nel Centro da tanto tempo. Trattenere qualcuno in un centro per più di cinque
giorni (e a fortiori un mese) senza aver visto né
un avvocato né un giudice, è contrario alla legge
italiana.
Molti di loro dicono di essere dentro da più di
un mese, anche se i decreti di trattenimento sono
datati “25/06/2005”: osservandoli con attenzione, si nota tuttavia che la data scritta al computer è diversa (“25/05/2005”) ed è stata corretta a
mano.
Raccontano che la notte precedente il Centro è
stato pulito a fondo e che quattro giorni prima
del nostro arrivo c’erano oltre 900 migranti che
dormivano per terra e all’aperto. Circa 700 persone sono state trasferite con aerei verso una destinazione ignota.
Entrando nel primo
container l’impatto è
pesante. Nonostante
sia solo giugno, il caldo
è soffocante: non c’è
aerazione e 48 persone in
un container sono tante.
I container sono separati tra loro da delle stradine sterrate e l’unico spazio ampio è un campo
asfaltato in mezzo al sole. Il tutto è circondato
da un recinto di reti metalliche e filo spinato in
abbondanza, tipico delle aree militari.
Un grande cancello separa i container dal settore amministrativo, con gli uffici dei responsabili
del centro: i migranti li chiamano, con un lieve
sorriso, “gli uffici con l’aria condizionata”. E’ lì
che la delegazione è stata ricevuta da Prefetto,
Questore, responsabile della sicurezza e gestore
dell’assistenza del Centro, e dai funzionari delegati del Ministero degli Interni giunti appositamente sul posto.
E’ stato spiegato che ad ogni migrante viene fornita una scheda telefonica da 5 euro ogni 10 giorni oppure una da 3 euro ogni 6 giorni: una cifra
infima con cui chiamare i familiari in Africa o un
avvocato. A seguito di richieste pressanti, qualche
giorno prima è stata installata una seconda cabi-
gue/ngl
na telefonica per chiamare verso l’esterno, mentre l’unico numero dal quale è possibile ricevere
chiamate è momentaneamente fuori servizio.
L’assistenza di base (distribuzione dei pasti, dell’acqua e delle carte telefoniche, eventuale primo
soccorso medico, ecc.) viene fornita dalla Misericordia — una Onlus diffusa su tutto il territorio
nazionale — attraverso un organico complessivo
di nove addetti suddivisi in tre turni giornalieri.
Tuttavia quando chiediamo di conoscere i termini
della Convenzione tra la Misericordia e il Ministero degli Interni, rimandano al gabinetto del
Ministro. E’ solo il primo di una serie di sorprendenti dinieghi e “rinvii al Ministro”.
Un copione simile si è ripetuto quando i deputati
chiedono dove siano finiti i 900 migranti presenti
nel Centro fino a pochi giorni prima. I funzionari
di polizia ammettono che sono stati imbarcati su
degli aerei ma si rifiutano di chiarire la destinazione e il responsabile delle forze dell’ordine addirittura afferma di non conoscere la destinazione
dei voli. Alla richiesta di poter visionare i registri
di entrata e di uscita e i decreti di espulsione, la
delegazione incassa un ulteriore rifiuto in nome
della “legge sulla privacy”.
Comincia un lungo dialogo nel tentativo di comprendere le procedure di identificazione e il trattamento riservato ai richiedenti di asilo: si apprende con sconcerto che le autorità consolari di
diversi paesi terzi partecipano regolarmente alle
procedure sommarie di identificazione, al fine di
determinare la nazionalità dei migranti.
E’ evidente che per un potenziale richiedente asilo è pericolosissimo farsi identificare dalle
autorità consolari del paese da cui fugge. Questo
particolare chiarisce le ragioni per cui nell’ultimo
periodo a Lampedusa non ci sono state domande
di asilo. Il dato è di per sé incredibile: sarebbe,
infatti, il primo Centro in Italia in cui non esistono i “richiedenti asilo” e tutto ciò contrasta con il
fatto che alcuni migranti dichiarano di provenire
dall’Iraq o dalla Palestina.
Le autorità italiane si sono giustificate dicendo
che chiunque richieda asilo viene mandato in
altri centri dove potrà incontrare la commissione che dovrà valutare l’idoneità della richiesta.
La spiegazione non è affatto convincente, infatti
nessuna informazione è generalmente fornita ai
migranti sulla loro possibilità, offerta in diritto
italiano, di richiedere asilo.
Il dialogo diventa una farsa nel momento in cui
i funzionari del ministero negano le verità a
tutti note (come l’esistenza stessa di un Accordo
bilaterale Italia/Libia) o affermano l’esistenza di
improponibili articoli della Convenzione europea
per i diritti dell’uomo (il “diritto al trattenimento”). E’ evidente che la parola d’ordine è negare
o, quando impossibile, rinviare le domande al
gabinetto del Ministro.
La delegazione, terminata l’ispezione al Centro di
Permanenza Temporanea di Lampedusa, è sconcertata e, uscendo, viene salutata dall’applauso
dei migranti.
10 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Nella conferenza stampa improvvisata all’uscita,
Giusto Catania pone l’accento sull’operazione di “maquillage” effettuata in vista dell’arrivo
della delegazione, facendo “sparire” la maggior
parte dei migranti e cercando di rendere apparentemente più vivibile la struttura.
Francis Wurtz dichiara che la situazione in
cui si trovano i migranti a Lampedusa è inaccettabile sia dal punto di vista legale che umano.
Roberto Musacchio ricorda che il Parlamento europeo, nell’aprile 2004, si è espresso
contro le espulsioni collettive da Lampedusa
effettuate dal governo italiano.
Tobias Pflüger sottolinea che questo tipo
di campi nasce da una proposta del Ministro
tedesco Otto Schilly e che è uno shock vedere
questa idea realizzata.
Vittorio Agnoletto evidenzia la precarietà
della situazione igienico sanitaria della struttura.
Miguel Portas infine esprime la sua incredulità rispetto ad un luogo che sembra più una
prigione che un centro di accoglienza.
Uscendo dall’area del centro, si nota che esso si
trova proprio a fianco dell’aeroporto di Lampedusa ed ha un ingresso diretto e privato sulla pista: certamente un modo semplice e discreto per
imbarcare velocemente i migranti sui voli, civili o
militari, che li riporteranno in Africa.
gue/ngl
11
l’europa i migranti
Il 27 giugno 2005 alla vigilia della visita al Centro di Permanenza
Temporanea di Lampedusa, a Palermo nel Palazzo del Parlamento
siciliano, l’ufficio di Presidenza del Gruppo ha organizzato una
conferenza sull’immigrazione. Hanno partecipato dodici deputati
della Sinistra Unitaria Europea e qualificati interlocutori esterni.
I numerosi interventi, oggi, sono patrimonio dell’elaborazione
complessiva del gruppo in materia di asilo ed immigrazione.
Francis Wurtz
presidente del gruppo
parti communiste — francia
[ Lampedusa è l’avamposto di un’Europa priva
di una politica organica nel campo dell’immigrazione. Dobbiamo, invece, leggere il ruolo
dei numerosi centri di detenzione sparsi per
l’Europa avendo un approccio europeo alla
questione immigrazione. Le stime delle Nazioni
Unite sottolineano che il numero di migranti
che ha come meta l’Europa rappresenta una
porzione minima rispetto ai 175 milioni di
migranti nel mondo. Ricordando che quella del
nostro gruppo è la prima delegazione ufficiale
del Parlamento Europeo a visitare il centro
di detenzione amministrativa di Lampedusa,
urge quindi un momento di riflessione al fine
di trovare soluzioni reali per contrastare le
attuali politiche migratorie degli Stati membri,
dominate unicamente da principi di discriminazione e di barbara violenza. A riprova di questo
stato dei fatti, si consideri ciò che Tony Blair
ha annunciato come priorità della Presidenza
inglese: sicurezza, criminalità e immigrazione.
Nell’immediato, la pericolosità di questo abbinamento si concretizza nel rafforzamento degli
accordi di riammissione, dell’esternalizzazione
delle frontiere e la legalizzazione di pratiche
come quelle della detenzione amministrativa.
Queste proposte sono lo specchio di un’Europa che non ha una visione a lungo termine
rispetto al fenomeno migratorio, il quale deve
essere affrontato alle sue radici. Quali soluzioni, dunque? Le proposte elaborate dai vertici
europei prevedono una proposta di cancellazione del debito di 18 fra i paesi in via di sviluppo.
Quest’azione risulta però insufficiente. L’Europa
dovrebbe avere una solida politica di aiuto allo
sviluppo. ]
Giusto Catania
eurodeputato
rifondazione comunista — italia
[ L’isola di Lampedusa rappresenta il simbolo
della fortezza Europa, fenomenologia estrema
delle barbarie, metafora della criminalizzazione
di uomini e donne senza colpa. Il Mediterraneo,
per millenni teatro d’intensi scambi sociali e
culturali, è diventato il campo di battaglia dove
si consumano le speranze e i drammi di persone
“colpevoli” di voler tentare una vita migliore in
un luogo, l’Europa, che si erge storicamente a
patria dei diritti moderni. Accostando le misure
adottate contro il terrorismo e la criminalità
organizzata alle politiche sull’immigrazione si
commette un errore che porta a conseguenze catastrofiche: si legalizza la negazione dei
diritti dei migranti. Da tempo denunciamo che i
12 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Centri di Permanenza Temporanea sono luoghi
inumani e degradanti; strutture inaccettabili, sia
dal punto di vista umano che legale. L’Unione
Europea si trova ad un momento di svolta per la
gestione coordinata dell’’immigrazione: il maggiore coinvolgimento del Parlamento Europeo
nel processo decisionale e la nascita dell’agenzia
per la protezione delle frontiere esterne e quella
di tutela dei diritti fondamentali, sono elementi
importanti che potrebbero influenzare il futuro
approccio dell’Unione a queste tematiche. La
tematica dell’immigrazione dovrebbe esser
affrontata alle sue radici socio-economiche e
dovrebbe essere diretta verso l’eliminazione
delle cause che determinano le differenze
Nord-Sud. Le attuali politiche partono da un
presupposto securitario e restrittivo, ma hanno
come solo esito l’ aumento della clandestinità.
La conseguenza immediata è la crescita del
mercato nero del lavoro e la diminuzione del
costo del lavoro. Urgono quindi politiche che si
basino su un approccio totalmente innovativo.
Rispetto alle politiche d’asilo dobbiamo bandire
il concetto di paese terzo sicuro e proponiamo di
istituire un permesso di soggiorno per ricerca di
lavoro, il diritto di voto ai migranti e la cittadinanza di residenza. Questi sono i punti centrali
di questo nuovo corso politico. ]
Roberto Musacchio
eurodeputato
rifondazione comunista — italia
[ La crisi del processo di costruzione dell’Europa
è una conseguenza nefasta degli abusi liberisti
che, nel corso di questi ultimi anni, si sono
intensificati. Gli effetti immediati della minaccia
neoliberista sono tangibili e riscontrabili nei
processi di precarizzazione del lavoro e nella
minaccia più generale alle garanzie sociali. Una
serie di diritti, oramai consolidati, sono ora
messi in discussione e il liberismo utilizza la
clandestinità dei migranti per agitare la guerra
tra i poveri. Solo attraverso la consapevolezza
delle cause di questa crisi e dopo un accurato
lavoro di riflessione, si potrà far ripartire un
processo di dialogo sociale e culturale che possa
riaggregare i soggetti potenzialmente protagonisti della trasformazione della società. ]
Marco Evola
docente Università di Palermo
[ Il concetto di cittadinanza, così come proposto
dal Trattato e dal progetto di Costituzione Europea, è fortemente connotato da un carattere
di “esclusività”, infatti i diritti ad essa collegati
sono condivisi solo da pochi eletti: i cittadini
degli Stati membri. Purtroppo il ruolo secondario del Parlamento Europeo e dei parlamenti
nazionali nella gestione delle politiche migratorie determina un grave deficit nel controllo democratico di un settore così delicato. Le attuali
politiche sull’immigrazione cercano di affermare
un “imperialismo dei valori”, completamente
contrario al rispetto dei diritti dei migranti. ]
Gabi Zimmer
eurodeputata
die linke.pds — germania
[ L’immigrazione, politica d’importanza
fondamentale per l’UE, è stata sinora costruita
su presupposti completamente errati. Dalla
strategia di Lisbona e dalle ultime proposte
della Commissione emerge con forza l’idea che il
migrante rappresenta una mera risorsa economica. La regolarizzazione di coloro che già sono
in Europa dovrebbe essere il primo passo verso
un approccio realistico per combattere tutte le
forme di speculazione sulla gestione dell’immigrazione. Dobbiamo porre particolare attenzione al fenomeno della tratta degli esseri umani
che sono le vere vittime di questo dramma. In
definitiva, bisogna evitare la capitalizzazione
delle politiche migratorie. ]
La tematica
dell’immigrazione dovrebbe
esser affrontata alle sue
radici socio-economiche
e dovrebbe essere diretta
verso l’eliminazione delle
cause che determinano le
differenze Nord-Sud.
giusto catania
gue/ngl 13
Alessandra Ballerini
avvocato
[ La mia esperienza di visita in vari Centri di
Permanenza Temporanea italiani mostra tutte le
carenze del sistema della detenzione amministrativa. Alle sistematiche violazioni dei diritti
legali dei cittadini stranieri e dei richiedenti
di asilo, si aggiungono le denunce di violenze
fisiche e di precarietà delle condizioni sanitarie
rilevate in tutti i luoghi che vengono impropriamente chiamati centri di accoglienza. Si delinea
un quadro in cui l’illegalità, la poca chiarezza
giuridica e l’ ignoranza degli operatori dei CPT
e delle questure prendono il sopravvento sullo
stato di diritto. ]
Kyriacos Triantaphyllides
eurodeputato
akel — cipro
[ Quando si parla d’immigrazione si mette
sempre l’accento sui fenomeni migratori, tralasciando l’aspetto più importante: le cause che
portano migliaia di persone a cercare fortuna altrove. A tale riguardo, il nostro gruppo dovrebbe
intraprendere una iniziativa decisa a sostegno
di reali programmi di solidarietà europei verso
i paesi di provenienza dell’immigrazione.
Presupposto di questi programmi deve essere
un’azione concreta per stabilire le condizioni di
un reale sviluppo in tali paesi. ]
Rosario Scanio
dipartimento immigrazione del
sindacato CISL
[ Osservando la reazione degli Stati europei al
fenomeno migratorio, sorge spontaneo l’interrogativo inquietante sul perché gli Stati europei,
che si considerano portatori per eccellenza dei
valori democratici, possano presentare come
unica soluzione la risposta repressiva basata
sull’utilizzazione indiscriminata del potere
poliziesco. Forgiata solo su considerazioni di
carattere economico, la politica comunitaria è
orientata verso la riduzione progressiva dei diritti
del migrante, sia come lavoratore che come
essere umano. ]
di prendersi cura di queste persone che cercano
solo protezione in Europa. ]
Federica Sossi
docente Università di Bergamo
Vittorio Agnoletto
eurodeputato
rifondazione comunista — italia
[ La realtà dei centri di detenzione è totalmente
inumana. In un quadro completamente illegale
che va anche oltre legislazione vigente, i CPT
sono teatro di quotidiani abusi e violazioni dei
diritti fondamentali delle persone, che hanno
come conseguenza le espulsioni di massa e
l’arbitraria negazione del diritto d’asilo. Al fine
di poter sconfiggere le cause della migrazione,
bisogna pensare a una completa ridefinizione
della politica di solidarietà verso i paesi in via di
sviluppo. ]
Feleknas Uca
eurodeputata
die linke.pds — germania
[ La gente fugge dai loro paesi a causa di persecuzioni etniche, politiche e religiose. La gente
prova le condizioni prevaricanti nei loro paesi
d’origine come la violenza sulle donne, la differenziazione sociale e la povertà. Queste sono
solo alcune delle ragioni o delle condizioni che
impongono alla gente di lasciare i loro paesi.
In questa situazione, l’argomento principale è
che nessuno fugge volontariamente. Quindi, il
mio approccio alla questione dell’immigrazione
europea è che nessuna persona deve essere
considerata illegale in Europa. Ciononostante, i
governi costruiscono un muro intorno all’Europa, per impedire ai rifugiati d’entrare nel continente. Mentre uomini, donne e bambini sono
espulsi, i governi europei affermano che queste
persone sono illegali e che non hanno diritto di
stare sul territorio europeo. Invece, è un dovere
umanitario e politico degli stati membri europei
[ L’obiettivo principale della politica d’immigrazione europea è quello di creare un fortezza
inespugnabile. Ossessionati da una retorica
securitaria, gli Stati europei sono impegnati in
una “guerra continua” contro i migranti: questa
strategia mira all’affermazione di una presunta
superiorità europea in termini neo-colonialisti.
Il risultato di questa strategia consiste nel solo
aumento della clandestinità. ]
Luisa Morgantini
eurodeputata — presidente della
Commissione Sviluppo
rifondazione comunista - italia
[ L’azione politica deve essere necessariamente
legata alla realtà concreta e all’esperienza sul
campo. Bisogna stabilire un legame più stretto
e continuativo con quelle parti della società
civile che operano nel settore dell’immigrazione.
Un modo più umano di fare politica che dia un
volto e una voce ai veri protagonisti, i migranti,
deve prevalere rispetto ad una concezione,
quella attuale, che cerca di stabilire un muro
invalicabile per dividere coloro che hanno diritti
da quelli che non li possono avere. Nessun essere umano deve essere considerato clandestino in
nessuna parte del mondo. ]
Diamanto Manolakou
eurodeputata
kke — grecia
[ L’immigrazione è il frutto della povertà e
della miseria causata dalla crescente violenza
neoliberista. Scontrandosi contro un muro
d’indifferenza i 175 milioni di migranti presenti
nel mondo stentano a fare riconoscere i loro
diritti. Esempi di sfruttamento di questa massa
14 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Giulia Binazzi, Alessandra Ballerini
di disperati sono presenti in ogni parte del
globo. L’Europa non fa eccezione. Solo attraverso
una più diffusa solidarietà, si può ottenere il
sostegno effettivo per avviare un vero processo
di cambiamento. In questo processo, la classe
operaia deve avere un ruolo guida. ]
dei rifugiati e diritti umani. L’opera di vigilanza
del Parlamento Europeo non dovrebbe limitarsi
alle visite ai Centri di Permanenza Temporanea in Europa, ma dovrebbe proseguire anche
nei centri di detenzione nati nel quadro degli
accordi “segreti” fra l’Unione europea e gli stati
di partenza dei flussi migratori. ]
Fulvio Vassallo
Si delinea un quadro in cui
l’illegalità, la poca chiarezza
giuridica e l’ ignoranza
degli operatori dei CPT e
delle questure prendono il
sopravvento sullo stato di
diritto.
alessandra ballerini
giurista dell’Università di Palermo
Angelo Caputo
[ In violazione dei trattati internazionali e
della propria costituzione, l’Italia si macchia
di costanti e gravi mancanze nell’applicazione
dei diritti della persona, riconosciuti indipendentemente dalla nazionalità d’appartenenza
dell’individuo. La realtà dei CPT, le espulsioni
di massa e la poca trasparenza nella gestione
della politica migratoria sono solo alcuni dei
fattori che determinano questa terribile realtà.
A livello europeo, le sinistre dovrebbero trovare
una posizione comune che possa permettere
un cambiamento radicale nell’approccio alla
materia dell’immigrazione. ]
responsabile immigrazione di
Magistratura Democratica
Giulia Binazzi
Bairbre de Brún
Medici Senza Frontiere
eurodeputata
[ La realtà dei richiedenti di asilo è spesso molto
dura in Italia: nonostante l’impegno che lo
Stato si assume nei confronti di queste persone,
in concreto, si deve denunciare la completa
assenza e la mancanza di protezione per queste
donne e questi uomini. ]
sinn fein — irlanda
Tobias Pflüger
eurodeputato
die linke.pds — germania
[ Il tentativo di un maggior coordinamento a
livello europeo delle politiche d’immigrazione
ha portato all’affermazione di concetti quali
l’esternalizzazione delle frontiere e la nozione
di paese terzo sicuro. Queste tematiche sono
completamente in contrasto con nozioni base
del diritto internazionale in materia di diritti
[ In Europa, le politiche di immigrazione
tendono ad imporre meccanismi per contrastare
l’entrata dei migranti piuttosto che favorire la
gestione di tale risorsa. Bisogna superare la
concezione di “diritti speciali per i migranti”
che si materializzano attraverso pratiche quali
le espulsioni collettive o il sistema detenzione
amministrativa. Così facendo lo Stato italiano legalizza di fatto la violazione di libertà personali
dei migranti, mettendosi al di fuori del sistema
di garanzie costituzionali. ]
[ In relazione all’immigrazione irregolare e ai
richiedenti di asilo, si dovrebbe mettere enfasi
sull’aspetto della protezione piuttosto che
concentrarsi principalmente sui concetti di detenzione ed espulsione. Quando si considera che
la maggior parte dei rifugiati resta nei paesi in
via di sviluppo, non c’è nessuna scusa per quei
“ricchi paesi europei” che adottano l’approccio
della “Fortezza Europa”. Dovremmo adottare
criteri più umani, basati sulle norme del diritto
internazionale. Bisogna anche affrontare le
cause più profonde dei conflitti, delle guerre
e della povertà, motivi che portano molti a
cercare rifugio all’interno dei confini europei.
In Irlanda, dobbiamo ricordarci dei nostri padri
che emigrarono a migliaia, quando l’Irlanda era
Luisa Morgantini, Vittorio Agnoletto &
Roberto Musacchio
Tobias Pflüger, Gabi Zimmer & Feleknas Uca
gue/ngl 15
meno prospera di oggi. Ciò che volevamo per
loro deve essere ciò noi cerchiamo per coloro che
arrivano oggi sulle nostre spiagge. ]
Francesco Martone
senatore italiano
[ Al fine di poter portare un’azione di vero
cambiamento è necessario che il legame fra
società civile e parlamenti nazionali si rafforzi.
Tale coordinamento, che dovrebbe interessare
tutti i parlamenti europei, porterebbe a una
maggiore trasparenza e alla risoluzioni di alcune
problematiche immediate, come l’utilizzazione
delle rimesse dei migranti e ad una modalità
più trasparente nelle operazione di accoglienza.
Bisogna, inoltre, impegnarsi fortemente affinché le differenze economiche e sociali fra il Nord
e il Sud del mondo possano ridursi. A livello
europeo, bisogna contrastare l’idea sottintesa
nel Libro Verde della Commissione di “selezione
qualitativa” dei migranti, nella quale la persona
è concepita solamente in funzione del suo
valore economico. ]
Piero Soldini
Luca Cumbo
responsabile immigrazione
sindacato CGIL
centro sociale Laboratorio
ZETA di Palermo
[ La realtà dei lavoratori migranti è inesorabilmente legata a quella del mercato nero del
lavoro. Alla precarizzazione dei diritti della persona del migrante, si aggiunge la violazione dei
diritti del lavoratore. Il concetto di cittadinanza
di residenza e la previsione di alternative atte ad
aumentare i canali di entrata legale in Europa
devono essere alla base di un’efficace politica di
immigrazione. ]
[ Molti degli attori coinvolti nella gestione
amministrativa dei CPT in Sicilia sono sospettati
di approfittare di tale situazione. Una maggiore
trasparenza dovrebbe essere il punto di partenza
di una politica d’accoglienza più giusta ed
umana. ]
Giuseppe Di Lello
magistrato ex eurodeputato
[ L’analisi della questione immigrazione deve
partire dal presupposto del rispetto e la protezione dei diritti di tutti migranti. Nessun essere
umano deve essere considerato illegale. Bisogna
mostrare la nostra solidarietà ai paesi d’origine
dei migranti e trovare soluzioni durevoli ed
efficaci. ]
[ Il problema reale è che le politiche in materia
d’immigrazione restano in mano al Consiglio.
Purtroppo, il cammino iniziato con il Consiglio
Europeo di Tampere, non ha avuto un seguito.
Il Consiglio ha costantemente rifiutato ogni proposta per migliorare la coordinazione europea in
materia d’immigrazione e di asilo.Bisognerebbe
insistere sul rafforzamento delle vie legali di entrata in Europa. Parallelamente, gli stati europei
dovrebbero muovere un passo deciso verso la
cancellazione dei debiti di tali paesi. ]
Maurizio Zampardi
Giuseppe Casucci
Filippo Miraglia
Amnesty International
responsabile immigrazione
sindacato UIL
responsabile immigrazione
associazione ARCI
[ L’immigrazione è concepita come una battaglia
culturale. Attualmente, le politiche degli stati
europei considerano questo fenomeno solo
come un’emergenza temporanea, senza una
prospettiva a lungo temine. La battaglia più
importante va quindi svolta sul piano culturale,
cercando di creare i presupposti per un dibattito
politico costruttivo che veda un coinvolgimento
più partecipativo dell’opinione pubblica. ]
[ Si constata negli ultimi anni una proliferazione dei Centri di Permanenza Temporanea,
specialmente nell’area del Mediterraneo.
L’esternalizzazione delle frontiere è una misura
pensata affinché i popoli europei perdano la
cognizione di ciò che è il dramma dei migranti.
In tale maniera, l’opinione pubblica non potrà
sapere cosa realmente accade. Di conseguenza,
ogni iniziativa di sensibilizzazione della società
civile è un passo importante verso la presa di
conoscenza dell’opinione pubblica. ]
[ Le ONG portano un valore aggiunto al lavoro
di analisi sulle politiche migratorie in quanto,
grazie al loro impegno sul campo, possono monitorare quotidianamente l’applicazione della
legislazione vigente. In Italia, l’attività delle ONG
è fortemente ostacolata dallo Stato, che conduce le operazioni correlate alla gestione delle
politiche migratorie in maniera ambigua e poco
trasparente. In termini più generali, lo Stato
italiano è stato fortemente criticato da più parti.
In un rapporto delle Nazioni Unite, il contenuto
della legge italiana sull’immigrazione Bossi-Fini
è giudicata come “aberrante”. ]
Kartika Liotard
eurodeputata
socialistische partij — olanda
16 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Kartika Liotard, Bairbre de Brún
Miguel Portas
eurodeputato
bloco de esquerda — portogallo
[ La politica di destra sull’immigrazione porta
solo allo sfruttamento della risorsa economica che questi rappresentano. Sotto costante
minaccia, i migranti sono costretti a lavorare
in situazioni precarie. Risulta anche indispensabile comprendere l’impatto che il fenomeno
immigrazione determina a livello sociale e
culturale nella società d’accoglienza. La regolarizzazione e il conferimento della nazionalità di
residenza sono misure che vanno verso un più
ampio riconoscimento dei diritti dei migranti.
In una dimensione europea, dovrebbe essere
fortemente sostenuta un campagna pubblica di
sensibilizzazione. ]
che non lascia spazio agli obblighi internazionali
ai quali è sottomessa (mancanza di una politica
nazionale di asilo), o verso le quali dovrebbe
conformarsi. ]
Roberta Fantozzi
responsabile immigrazione
di Rifondazione Comunista
[ La legislazione italiana in materia d’immigrazione è inaccettabile. Bisogna considerare
l’immigrazione come una priorità nella sua
programmazione politica occurre. Una strategia
a lungo termine che proponga un approccio
totalmente nuovo, basato sul rispetto della
dignità del migrante. Sul piano pratico, insieme
ad altri soggetti della sinistra dobbiamo promuovere iniziative che abbiano come obiettivo
l’immediata chiusura di tutti i CPT in Europa. ]
Laura Peduzzo
cooperativa Rotta indipendente
Francis Wurtz
[ I migranti rappresentano una risorsa di valore
inestimabile. Attraverso il loro coinvolgimento nelle attività delle cooperative sociali, il
contributo dei migranti risulta indispensabile
per il buon funzionamento e il successo di
tali cooperative. D’altra parte, questi progetti
permettono di far recuperare dignità e diritti ai
migranti, altrimenti negati dalla dura realtà del
lavoro nero, che spesso rappresenta l’unica via
per garantirsi i minimi mezzi di sussistenza. ]
conclusioni
Giorgia Listì
dipartimento immigrazione
sindacato di base Cobas
[ In queste brevi conclusioni voglio sottolineare
la necessità di batterci contro l’esternalizzazione delle frontiere che rischiano di sottrarre
all’opinione pubblica alla realtà drammatica
dell’immigrazione. Bisogna quindi sostenere
ogni tipo di iniziative, sia a livello nazionale
che internazionale, per sensibilizzare l’opinione
pubblica. Ribadiamo che i cardini di una nuova
politica d’accoglienza devono essere: il permesso
ricerca di lavoro, l’abolizione della priorità
comunitaria, la cittadinanza di residenza. e,
soprattutto, una nuova ed effettiva politica allo
sviluppo dell’Unione europea. ]
Bisogna mostrare la
nostra solidarietà ai paesi
d’origine dei migranti e
trovare soluzioni durevoli
ed efficaci.
kartika liotard
[ Le destre e la stampa ritraggono il fenomeno
dell’immigrazione in termini allarmistici ma, in
effetti, il numero di migranti e richiedenti d’asilo
è poco rilevante in termini quantitativi. Il Governo italiano porta avanti una politica securitaria,
Diamanto Manolakou
gue/ngl
17
“la vera lampedusa”
audizione con i giornalisti italiani fabrizio gatti e mauro parissone
“Il Governo italiano dovrebbe fornire al Parlamento Europeo spiegazioni convincenti sugli abusi e le violenze commesse all’interno del Centro di Permanenza Temporanea di Lampedusa. Inoltre sarebbe necessario che il Ministro
degli Interni, Giuseppe Pisanu, venga a riferire in Commissione Giustizia sul
comportamento tenuto dalle autorità italiane in occasione della “visita beffa”
della delegazione ufficiale dell’Europarlamento.”
Giusto Catania, Fabrizio Gatti, Martine Roure
Questa presa di posizione è emersa nel corso dell’audizione dei giornalisti
italiani Fabrizio Gatti e Mauro Parissone, organizzata da quattro gruppi del
Parlamento Europeo e tenuta a Strasburgo nell’ottobre 2005.
Gli organizzatori della audizione Giusto Catania (GUE/NGL), Kathalijne
Maria Buitenweg (Verdi), Jeanine Hennis-Plasschaert (Liberali), Martine Roure
(Socialisti) hanno previsto anche la proiezione di un servizio su Lampedusa,
realizzato da Parissone per la televisione italiana LA7 in cui si dimostra, in
modo inequivocabile, che il Parlamento Europeo è stato raggirato dal Governo
Italiano.
Fabrizio Gatti ha raccontato la sua straordinaria esperienza dentro il CPT di
Lampedusa dove è riuscito a rimanere per otto giorni fingendosi immigrato
irregolare.
L’Audizione ha visto la partecipazione di numerosi parlamentari, tra cui il
Presidente del Parlamento Josep Borrell, giornalisti, rappresentanti di associazioni ed ONG.
L’intervento di Gatti è stato molto apprezzato, infatti il giornalista de L’Espresso
ha raccontato le condizioni di vita all’interno della struttura, ha descritto le
violenze e gli abusi commessi dalle autorità nei confronti dei migranti trattenuti, ha evidenziato l’assurdità delle procedure di identificazioni che non
hanno rilevato la vera identità del finto clandestino “Bilal”.
Il racconto di Gatti ha ripercorso le accuse che il gruppo GUE/NGL aveva già
formulato in occasione della visita del giugno 2005: scarsità delle provviste
alimentari, pessime condizioni igienico-sanitarie, mancanza di informazione
ai migranti e procedure sommarie di identificazione e di espulsione.
L’audizione ha avuto un ottimo riscontro sui mezzi di informazione.
Josep Borrell, Presidente del Parlamento europeo
18 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Lampedusa:
cosa ha scritto la stampa
gue/ngl 19
melilla
relazione sulla visita della
delegazione gue/ngl a melilla
Il 10 ottobre 2005 una delegazione del gruppo GUE/NGL si
è recata in visita alla città di Melilla, un’enclave spagnola
in Marocco, in seguito alle preoccupanti notizie di omicidi
e deportazioni di migranti subsahariani.
20 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Tobias Pflüger, Willy Meyer,
Miguel Portas, Giusto Catania
La delegazione, guidata da Willy Meyer, era composta da Giusto Catania, Luisa Morgantini, Sylvia-Yvonne Kaufmann, Tobias Pflüger e Miguel
Portas ed era accompagnata da Susana Lopez
(Izquierda Unida, responsabile per l’immigrazione) e Chiara Tamburini (personale GUE/NGL).
Gli scopi principali della visita erano la verifica
in loco della situazione alla frontiera, la valutazione del centro di accoglienza per i migranti e
uno scambio di opinioni con le autorità locali e
le ONG.
Alle 12.00, presso la sede del governo locale, la
delegazione ha incontrato il capo dell’Ufficio tecnico della delegazione del governo, il capo della
Guardia Civil e il direttore del centro di accoglienza per i migranti.
Gli europarlamentari hanno manifestato le loro
preoccupazioni in merito alle violazioni dei diritti
umani dei migranti e hanno posto domande sul
numero di persone che erano state espulse e sul
numero dei richiedenti asilo. Nello specifico, gli
europarlamentari hanno chiesto quanti migranti, dopo aver oltrepassato solo la prima delle due
barriere di filo spinato (trovandosi quindi nella
cosiddetta “terra di nessuno”), erano stati rinviati
in Marocco senza la possibilità di presentare una
domanda di asilo, nonostante molti provenissero
da paesi in stato di guerra. Non è stata fornita
una risposta precisa. È stato solo dichiarato che
l’assistenza viene fornita “quando i migranti raggiungono il territorio spagnolo” (ossia dopo aver
attraversato la seconda barriera).
Alle 12.30 la delegazione ha incontrato il sig.
Imbroda, presidente dell’Assemblea autonoma.
Egli ritiene che la frequenza degli assalti sia aumentata in seguito alle ultime regolarizzazioni
in Spagna e ha sottolineato che la questione di
Melilla dovrebbe essere considerata un problema
europeo, in quanto si tratta non solo di un semplice confine spagnolo, ma anche di una frontiera europea con il Marocco. Gli europarlamentari
hanno espresso la necessità di modificare la politica di migrazione europea, offrendo maggiori
possibilità di migrare legalmente e affrontando il
fenomeno alla radice.
Alle 13.00, negli uffici della delegazione del governo, si è svolta una conferenza stampa alla
quale hanno partecipato molto giornalisti di diversi paesi.
Fallimento della politica europea
di immigrazione
Oltre a protestare contro il trattamento riservato
ai migranti, Willy Meyer in particolare ha affermato che gli eventi descritti dimostravano il fallimento della politica europea di immigrazione,
che rende l’Europa simile a una fortezza e non
affronta le cause primarie del fenomeno, quali
povertà e guerra. Egli ha affermato che Zapatero,
primo ministro spagnolo, era congiuntamente
responsabile — assieme alle autorità del Marocco
— del ritorno di migliaia di migranti in paesi dove
la loro vita poteva essere in pericolo, considerato
che molti erano stati abbandonati nel deserto.
La delegazione è rimasta
sconvolta dalla crudeltà di
tali barriere, che mostravano
ancora tracce visibili quali
brandelli di abiti persi dai
migranti nel tentativo di
oltrepassare le barriere.
Giusto Catania ha dichiarato che i rappresentanti
del governo spagnolo non erano stati in grado di
fornire cifre precise concernenti l’espulsione da
un territorio sotto il controllo della Guardia Civil
(quindi sotto la giurisdizione spagnola) e ha affermato di condividere la posizione di Willy Meyer
sulla corresponsabilità del governo spagnolo per
quanto stava accadendo. Ha poi aggiunto che
l’Europa dovrebbe accogliere le persone, anziché
respingerle, e che un’Unione circondata da muri
non ha futuro.
gue/ngl 21
Luisa Morgantini ha rimarcato la tragica situazione dei migranti e ha auspicato una radicale
modifica della posizione del Marocco ed una
nuova politica comunitaria di accoglienza, occupazione e sviluppo con i paesi di origine.
Tobias Pflüger ha dichiarato che simili avvenimenti rappresentano il fallimento delle politiche
comunitarie sia in materia di asilo sia di migrazione: non dovrebbe essere possibile utilizzare
armi contro i rifugiati e ricorrere al fuoco per difendere un confine. A suo giudizio, l’impressione
generale era che le mansioni venissero suddivise
tra autorità spagnole e autorità marocchine, lasciando a queste ultime il “lavoro sporco”. Ha
quindi espresso la propria vergogna in quanto tedesco di fronte alla graduale attuazione
dei progetti del ministro tedesco Schily volti ad
istituire campi di detenzione per migranti esternamente all’Unione e ha sottolineato il dovere
degli europarlamentari di esaminare tali siti.
Centro efficiente ma affollato
Luisa Morgantini
Alle 13.30 la delegazione ha visitato il centro di
accoglienza per migranti. Gli europarlamentari
hanno riscontrato con un certo stupore il buon
funzionamento del centro, dal quale i migranti
erano liberi di spostarsi a loro piacimento beneficiando di cibo, alloggi, assistenza medica ed
istruzione (scuole per bambini e corsi di lingue
per adulti) in un ambiente pulito e gradevole
con molti spazi verdi. Il centro è gestito dal ministero per gli Affari sociali con il sostegno della
Croce rossa e delle ONG locali che lavorano con
migranti e richiedenti asilo.
Nel giorno della visita il centro ospitava circa
1 500 migranti, sebbene la normale capacità sia
di 400 persone al massimo. Ciononostante non
sembrava essere estremamente sovraffollato e
chi non aveva a disposizione un vero e proprio
“tetto” poteva usufruire delle tende della Croce
rossa, ciascuna in grado di ospitare 20 persone.
Giusto Catania, Luisa Morgantini, Miguel portas
e Tobias Pflüger (che avevano visitato anche il
centro di Lampedusa durante la visita del gruppo
GUE/NGL alla fine di giugno) hanno rimarcato le
enormi differenze tra i due centri.
“Crudeli” barriere alla frontiera
Alle 14.00 la delegazione si è recata in autobus
alla frontiera con il Marocco, costituita da due
barriere, alte da tre a sei metri e sormontate da
filo spinato, separate da un corridoio di circa 5
metri di larghezza, pattugliate dalla Guardia Civil
spagnola e, in alcuni punti, con altri rotoli di filo
spinato e aste di ferro verticali. Il corridoio è al
centro di una delle questioni giuridiche più controverse, poiché le autorità spagnole affermano
che si tratta di “terra di nessuno”.
La delegazione è rimasta sconvolta dalla crudeltà di tali barriere, che mostravano ancora tracce
visibili quali brandelli di abiti persi dai migranti
nel tentativo di oltrepassare le barriere.
Oltre le barriere, in terra spagnola, giaceva sul
terreno un alto cumulo di scale a pioli di legno
costruite dai migranti per cercare di superare la
barriera della frontiera.
Allarmanti relazioni dalle ONG
Dopo un breve pranzo con i giornalisti, alle 16.00
la delegazione ha incontrato varie ONG operanti
a Melilla in difesa dei diritti dei migranti e dei
bambini, che hanno presentato all’attenzione
degli europarlamentari alcuni documenti nei
quali l’Ufficio generale del procuratore di Stato
veniva formalmente denunciato.
22 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Melilla:
cosa ha scritto la stampa
Le accuse concernenti il comportamento della
Guardia Civil erano allarmanti ed includevano
atti di violenza quali percosse inflitte ai migranti
prima del loro rilascio alle autorità marocchine
oltre la frontiera oppure, in alcuni casi, addirittura la loro uccisione (agli europarlamentari sono
state segnalate almeno sei vittime). Le accuse
riguardavano anche la corruzione di guardie di
frontiera allo scopo di rinviare i migranti in Marocco dal corridoio tra le due barriere attraverso
“ingressi illegali” aperti temporaneamente nella
barriera.
Le ONG hanno inoltre spiegato che a Melilla e
Ceuta esistono solamente centri di accoglienza,
mentre i centri di detenzione sono situati nell’entroterra. È possibile presentare una richiesta
di asilo nei centri di accoglienza, mentre i centri
di detenzione ospitano esclusivamente migranti
illegali che un giorno saranno probabilmente rinviati nel loro paese. Le ONG hanno inoltre
comunicato agli europarlamentari un dato interessante: la percentuale di richiedenti asilo a
Ceuta è significativamente più elevata rispetto
a Melilla, poiché a Ceuta esistono più ONG che
informano i migranti sui loro diritti di presentare
una richiesta di asilo.
In altri casi i migranti verrebbero espulsi, ma i
loro paesi di origine non hanno sottoscritto alcun
accordo di riammissione. Essi non possono quindi vivere in Spagna, ma non possono nemmeno
essere espulsi: si tratta di un paradosso che li costringe a vivere nei centri per anni.
Alle 18.20 la delegazione è tornata in aereo a
Madrid dove alle 20.30 ha partecipato a una
cena di lavoro con rappresentanti di Medici senza frontiere e Amnesty International a Madrid.
Entrambe la parti hanno condiviso pareri e dati
concernenti la situazione della frontiera con il
Marocco e le iniziative da intraprendere a livello
comunitario.
Considerando la durata della procedura di asilo,
alcuni migranti possono rimanere nei centri per
mesi o anche per anni. Poiché il governo spagnolo rilascia un numero esiguo di visti di asilo
(meno del 3% delle richieste nel 2004), molti
potenziali richiedenti non presentano neppure
la domanda.
gue/ngl 23
allegato 1
risoluzione del parlamento europeo su lampedusa
italia
mediterranneo
sicilia
malta
tunesia
lampedusa
Il Parlamento europeo,
• vista la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e, in particolare, il suo articolo 14,
• vista la Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati e, in particolare, il suo articolo 33, paragrafo 1, che esige un esame adeguato di ciascun caso individuale e vieta l’espulsione
(refoulement),
• vista la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in particolare il suo protocollo IV, articolo 4, in
base al quale “le espulsioni collettive di stranieri sono vietate”,
• visti la dichiarazione di Barcellona e il programma di lavoro adottati dalla conferenza euromediterranea del 27 e 28 novembre 1995, per quanto concerne la promozione e la difesa dei diritti
fondamentali nella regione mediterranea,
• vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ı e, in particolare, il suo articolo 18 relativo al diritto d’asilo,
• visti l’articolo 6 del trattato UE e l’articolo 63 del trattato CE,
• viste le sue interrogazioni scritte E-2616/04 e E-0545/05,
• visto l’articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che Lampedusa, piccola isola di circa 20 km2 situata nel canale di Sicilia, con una
popolazione di 5.500 abitanti, ha evidenti limiti di capacità per quanto riguarda la possibilità di
accogliere e ospitare i numerosi immigranti e richiedenti asilo che, regolarmente, sbarcano sulle
sue coste, spesso in condizioni disperate,
B. considerando con preoccupazione le espulsioni collettive di immigranti effettuate dalle autorità
italiane tra l’ottobre 2004 e il marzo 2005 dall’isola italiana di Lampedusa verso la Libia,
C. considerando che l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha denunciato
l’espulsione di 180 persone il 17 marzo 2005 e dichiarato che “non è affatto chiaro se l’Italia abbia
preso le precauzioni necessarie per assicurarsi che non stia rimandando veri rifugiati in Libia, che
non può essere considerato esattamente un paese sicuro per il diritto d’asilo”; considerando che
l’UNHCR ha espresso il proprio rammarico per la mancanza di trasparenza da parte delle autorità
sia italiane che libiche,
D. considerando con preoccupazione che le autorità italiane hanno negato all’UNHCR l’accesso al
centro rifugiati di Lampedusa il 15 marzo 2005 mentre, secondo l’UNHCR, avrebbero autorizzato
l’accesso di funzionari libici,
E. considerando con grande preoccupazione la situazione di centinaia di richiedenti asilo rinviati in
Libia, visto che tale paese non è firmatario della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, non dispone
di un regime di asilo, non offre garanzie efficaci di tutela dei diritti dei rifugiati e pratica arresti,
detenzioni ed espulsioni arbitrari; considerando inoltre che le persone espulse sono generalmente
ammanettate e ignorano il luogo cui sono destinate,
F. considerando con preoccupazione il trattamento e le condizioni di vita deplorevoli delle persone
detenute nei campi libici, nonché i recenti rimpatri di massa di stranieri dalla Libia verso i loro
paesi d’origine in condizioni che non assicuravano la dignità né la sopravvivenza; preoccupato
inoltre dalle informazioni provenienti da fonti libiche secondo le quali a seguito di tali espulsioni si
sarebbero verificati 106 decessi,
ı
GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.
24 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
G. considerando l’accordo bilaterale tra l’Italia e la Libia, il cui contenuto è ancora segreto, che sembra affidi alle autorità libiche la sorveglianza dei flussi migratori e impegni la Libia a riammettere le
spersone espulse dall’Italia,
H. considerando l’assenza in Italia di una legislazione in materia di diritto di asilo,
I. considerando la richiesta presentata all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, il 6 aprile
2005, di trasmettere informazioni sulla situazione a Lampedusa, a seguito del reclamo n. 11593/05
presentato da un gruppo di migranti espulsi,
1. invita le autorità italiane e tutti gli Stati membri ad astenersi dall’effettuare espulsioni collettive
di richiedenti asilo e di “migranti irregolari” verso la Libia o altri paesi e ad assicurare l’esame
individuale delle domande di asilo nonché il rispetto del principio di non espulsione;
2. ritiene che le espulsioni collettive di migranti verso la Libia da parte delle autorità italiane, compresa quella del 17 marzo 2005, costituiscano una violazione del principio di non espulsione e che
le autorità italiane siano venute meno ai loro obblighi internazionali omettendo di assicurarsi che
la vita delle persone espulse non fosse minacciata nel loro paese di origine;
3. invita le autorità italiane a garantire all’UNHCR libero accesso al centro rifugiati di Lampedusa e alle
persone ivi detenute, che potrebbero avere bisogno di una protezione internazionale;
4. invita la Commissione, guardiana dei trattati, a vegliare sul rispetto del diritto d’asilo nell’Unione
europea a norma degli articoli 6 del trattato UE e 63 del trattato CE, a far cessare le espulsioni collettive e ad esigere che l’Italia e gli altri Stati membri rispettino gli obblighi loro derivanti dal diritto
dell’Unione;
5. ricorda la necessità di una politica comunitaria di immigrazione e asilo basata sull’apertura
di canali di immigrazione legale e sulla definizione di norme comuni di protezione dei diritti
fondamentali degli immigrati e dei richiedenti asilo in tutta l’Unione europea, come stabilito dal
Consiglio europeo di Tampere del 1999 e confermato dal programma dell’Aia;
6. ribadisce le sue profonde riserve per quanto riguarda l’approccio del “minimo denominatore
comune” della proposta di direttiva del Consiglio sulle procedure di asilo (COM(2002)0326) ed invita
gli Stati membri ad assicurare il tempestivo recepimento della direttiva 2004/83/CE ıı recante norme
minime sull’attribuzione della qualifica di rifugiato;
7. invita la Commissione a svolgere un dialogo trasparente in materia, rendendo pubblici tra l’altro i
risultati della sua missione tecnica in Libia del novembre-dicembre 2004 sull’immigrazione clandestina;
8. chiede alla Libia di permettere l’accesso di osservatori internazionali, di porre fine alle espulsioni e
agli arresti arbitrari di migranti, di ratificare la convenzione di Ginevra sui rifugiati e di riconoscere
il mandato dell’UNHCR; chiede che sia reso pubblico ogni accordo di riammissione concluso con la
Libia;
9. chiede l’invio di una delegazione composta da membri delle commissioni competenti al centro rifugiati di Lampedusa e in Libia, per poter valutare la portata del problema e verificare la legittimità
dell’operato delle autorità italiane e libiche;
10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai
governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo della Libia e all’Alto commissariato per i
rifugiati delle Nazioni Unite.
ıı
GU L 304 del 30.9.2004, pag. 12.
gue/ngl 25
allegato 2
relazione della delegazione della commissione giustizia e affari interni
sulla visita al centre di permanenza temporanea di Lampedusa
relatrice: martine roure
Svolgimento della visita
Una delegazione di 12 parlamentari si è recata a
Lampedusa per visitare il centro di permanenza
temporanea dell’isola di Lampedusa, a sud della
Sicilia. Prima di visitare il centro, la delegazione
del PE ha interrogato le autorità italiane per più
di due ore per ottenere informazioni relative
al centro. Tra le autorità italiane presenti figuravano: il sottosegretario all’Interno Gianpiero
D’Alia, i prefetti Bruno Pezzuto, Michele Lepri
Gallerano, Nicola Prete, il questore di Agrigento
Nicola Zito, il sindaco di Lampedusa Bruno Siragusa e altri responsabili delle forze dell’ordine.
La delegazione si è quindi recata in visita al CPT
per circa un’ora e mezzo ed ha infine rilasciato una conferenza stampa. La visita ha avuto
una buona copertura da parte dei media, in
particolare televisivi. La simulazione in mare
di un’operazione di soccorso e di assistenza da
parte delle imbarcazioni della Guardia costiera
non ha avuto luogo.
Briefing con le autorità italiane
Cifre
Le autorità italiane hanno comunicato ai
parlamentari che il centro, quel giorno, ospitava
11 persone. La delegazione ha espresso notevole
stupore al riguardo, in quanto tale cifra non
rifletteva la realtà quotidiana del centro di
Lampedusa. Il questore di Agrigento ha replicato
dichiarando che, il giorno precedente, nel centro
vi erano 56 persone. Alla domanda relativa al
numero di persone presenti nel centro nel corso
delle 96 ore precedenti, le autorità hanno rispo-
sto fornendo il numero di arrivi: 200 persone il
21 agosto scorso, 148 persone il 7 settembre, 29
persone l’11 settembre. Tale informazione non
chiariva il numero totale di presenze nei giorni
precedenti la visita dei deputati. I parlamentari
non hanno potuto consultare il registro delle
presenze con gli arrivi e le partenze in quanto
tali registri non si trovavano nel centro ma
presso gli uffici della prefettura di Agrigento. Gli
eurodeputati hanno chiesto a più riprese di avere accesso a tali dati senza ottenere una risposta
affermativa. Analogamente, è stato impossibile
avere accesso ai decreti di espulsione, anch’essi
conservati presso la prefettura di Agrigento.
Le autorità hanno comunicato altre cifre:
• il CPT di Lampedusa ha una capacità di 186
posti;
• nel 2004 sono state accolte presso il CPT di
Lampedusa 10 497 persone, di cui 412 minori e
309 donne;
• la media giornaliera di presenze tra aprile e
ottobre si attesta sulle 350-400 persone;
• durante il periodo estivo il centro ha dovuto,
in alcuni giorni, accogliere fino a più di mille
persone;
• la durata media della permanenza nel centro
è di 4/5 giorni.
Il questore ha ammesso che la presenza di sole
11 persone nel periodo estivo è da considerarsi
eccezionale. Tra ottobre e marzo il centro è
quasi vuoto. In relazione alla risoluzione del
Parlamento europeo del 14 aprile 2005, nella
26 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
quale quest’ultimo dichiarava di considerare
“con preoccupazione le espulsioni collettive di
immigranti effettuate dalle autorità italiane tra
l’ottobre 2004 e il marzo 2005 dall’isola italiana
di Lampedusa verso la Libia” le autorità italiane
hanno comunicato le seguenti cifre:
• dal 29 settembre 2004 all’8 ottobre 2004
sono arrivate a Lampedusa 1 787 persone, di
cui 544 hanno chiesto di presentare domanda
di asilo e sono state immediatamente trasferite nel centro di Crotone. Tra queste, 181 hanno
ottenuto un permesso di soggiorno temporaneo e 140 sono fuggite. 1 153, tutte presumibilmente di nazionalità egiziana, sono state
trasferite in Libia con 11 voli charter. Non è
stata fatta alcuna menzione delle 90 persone
che non rientravano in queste due categorie.
• dal 13 al 21 marzo 2005 sono arrivate
sull’isola 1 235 persone, di cui 421 hanno
chiesto di presentare domanda di asilo e sono
state immediatamente trasferite nel centro di
Crotone. Tutte le 421 persone sono evase dal
centro di Crotone mediante un’azione di forza
contro i carabinieri. Delle altre, 494 sono state
inviate in Libia e 126 rimpatriate in Egitto.
Gestione del centro
Il centro è gestito dalla ONG Misericordia, che
fornisce assistenza di base (distribuzione dei
pasti, acqua e schede telefoniche, eventualmente assistenza medica di primo soccorso
ecc.). L’ONG Misericordia dispone di una equipe
di nove persone che si danno il cambio su tre
turni quotidiani. Non è stata ottenuta risposta
in merito ai termini dell’accordo tra l’ONG e il
ministero dell’Interno.
Procedura di accoglienza
Le autorità italiane hanno descritto in maniera
approfondita la procedura di accoglienza.
Generalmente, le barche che trasportano gli
immigrati clandestini vengono fermate al largo
di Lampedusa e molto raramente arrivano fino
alla costa. Le persone sono dapprima perquisite
in un locale all’ingresso del centro e quindi
sottoposte ad una prima visita medica; ricevono
in seguito vestiti, sigarette, schede telefoniche.
Ogni tre giorni si provvede al cambio delle
lenzuola. Nel corso di un colloquio, con l’aiuto
di interpreti, e in funzione delle caratteristiche
fisiche delle persone, viene stabilita la loro
nazionalità. Le autorità hanno dichiarato che
la maggior parte delle persone che arriva nel
centro è di nazionalità egiziana. Il fatto che la
quasi totalità dei migranti provenga dall’Egitto
ha sorpreso la maggioranza dei deputati, i quali
hanno inoltre espresso alcune perplessità in
merito alla possibilità di identificare una persona dopo un colloquio di appena pochi minuti
e soltanto in base all’accento e al colore della
pelle. I deputati si sono detti stupiti del fatto che
la quasi totalità dei migranti sia considerata di
origine egiziana e che, tra le nazionalità presenti
nel centro, siano completamente assenti altre
nazionalità, in particolare quella irachena e
palestinese.
Le persone che arrivano a Lampedusa sono senza documenti o possiedono documenti falsi.
Nel centro, i migranti possono avere accesso
all’assistenza legale e ad un interprete, nel
rispetto delle loro convinzioni religiose. In realtà
essi ricevono un elenco con i nomi degli avvocati
del tribunale di Agrigento che risiedono in
Sicilia. Nel dormitorio del centro era affisso un
avviso in arabo, francese e inglese che illustrava
“i diritti e i doveri dell’emigrato”. Gli interpreti
traducono dall’arabo e dall’inglese, mentre non
vi sono interpreti dal francese.
gue/ngl 27
Tutti coloro che arrivano al CPT di Lampedusa
devono sottoporsi al rilevamento delle impronte
digitali mediante un sistema di scanner, senza
inchiostro, molto avanzato dal punto di vista
tecnologico. Le impronte dei richiedenti asilo
sono immesse nel sistema Eurodac, le altre
restano a disposizione delle autorità italiane.
Non è stato possibile stabilire quale uso facciano
di tali impronte le autorità di polizia. L’identificazione dei bambini è eseguita dai medici
mediante una radiografia.
Le autorità italiane hanno dichiarato che il
CPT di Lampedusa è un centro di permanenza
temporanea. La durata media di permanenza
nel centro sarebbe di 4/5 giorni; tuttavia, se il
giudice lo stabilisce, un emigrato può essere
detenuto nel centro fino a 60 giorni. In pratica,
se una persona esprime il desiderio di richiedere
asilo, è trasferita nel centro di accoglienza di
Crotone. Per le altre, si applica la legge italiana
in materia di respingimento alla frontiera. Le
persone hanno diritto ad un colloquio individuale, tuttavia se non presentano domanda di
asilo sono immediatamente inviate in Libia o
rimpatriate nel loro paese d’origine.
Tobias Pflüger
Le autorità italiane hanno dichiarato che, in
generale, le domande d’asilo sono molto scarse
e che la maggior parte di coloro che arrivano a
Lampedusa sono immigrati economici. Il centro
di Lampedusa non è un centro di identificazione
per i richiedenti asilo ma un centro di accoglienza temporanea che diventa, in alcuni casi, un
centro di detenzione provvisoria per al massimo
60 giorni (30 giorni + 20 + 10) qualora il giudice
lo richieda per motivi legati ad un’indagine
(traffico di esseri umani).
ııı
Le autorità italiane hanno spiegato che, in base
alla legge italiana sull’immigrazione (articolo 10 della legge 189/2002 del luglio 2002,
la cosiddetta legge Bossi-Fini), le procedure
di respingimento (refusal of entry in inglese)
non necessitano dell’autorizzazione di un
giudice in quanto non si tratta di espulsione
ma di respingimento alla frontiera effettuato
su base individuale. Nel caso in cui le autorità
che gestiscono il centro non siano in grado di
rimpatriare le persone entro un termine di 3-4
giorni, è necessario richiedere l’autorizzazione
di un giudice per poter trattenere le persone nel
centro. Spetta al questore decidere in merito al
“respingimento”.
Le autorità italiane hanno insistito a più
riprese sulla differenza tra “respingimento” ed
“espulsione” ııı. L’espulsione necessita dell’ordine di un giudice ed ha validità 10 anni; il
respingimento è una misura amministrativa,
stabilita da un questore e non impedisce all’immigrato di ritornare sul territorio italiano.
Le autorità italiane hanno escluso l’eventualità
di un ricorso a rimpatri collettivi ed hanno ribadito il rispetto della legislazione internazionale
ed europea in materia di protezione dei rifugiati
e rispetto dei diritti dell’uomo. Le stesse autorità
hanno inoltre spiegato che il respingimento è
effettuato verso la Libia in quanto le barche arrivano da questo paese. Nel 2004, i costi relativi ai
biglietti aerei ed altre spese tecniche ammontavano a 21 326 000 euro.
Le autorità italiane hanno disposto l’istituzione di un nuovo centro, più grande, situato in
un’ex caserma militare, al fine di garantire una
capacità di accoglienza maggiore.
Si veda la legge Bossi Fini, articolo 10: respingimento, art 13: espulsione.
28 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Visita del centro
Gli eurodeputati hanno potuto accedere al
centro insieme al loro staff, agli interpreti e agli
accompagnatori, uno per ogni deputato, tra
cui numerosi giornalisti. Per quasi due ore, la
delegazione ha potuto visitare tutto il centro ed
intrattenersi con le 11 persone che quel giorno vi
alloggiavano.
Il centro è circondato da un recinto di inferriate
metalliche rafforzate da fili di ferro, come se
ne vedono nelle zone militari. Il centro si trova
proprio a fianco dell’aeroporto di Lampedusa e
dispone di un’entrata diretta e privata alla pista.
La struttura è costituita da quattro container
prefabbricati, ciascuno dei quali contiene circa
40 letti (due file di letti a castello).
Il primo container è apparso pulito, dipinto
di recente, con affissa la carta dei diritti dei
migranti in francese, inglese e arabo. I deputati
hanno constatato che tale carta era stata affissa
di recente. I letti a castello sono di ferro con
materassi di gomma spugnosa nuovi. Sui letti
non c’erano né lenzuola né coperte e le finestre
erano prive di vetri. La spiegazione fornita in
merito è stata che, a causa delle numerose liti
che scoppiano all’interno del centro, i vetri sono
sempre rotti. Vi è un’unica struttura comune
che funge da bagno collettivo, con WC senza
porte, lavandini e docce senza porte. Vi è solo
una decina di WC per tutto il centro; le docce e
i lavandini sono alimentati da acqua di mare,
quindi salata, e collocati in stanze anch’esse
prive di finestre.
L’infermeria è piccola e costituita da un solo
lettino, una scrivania e un piccolo armadio. Non
sono visibili medicinali.
Un altro container comprende:
• la cucina, in cui vi sono notevoli provviste di
viveri;
• una stanza separata in cui alloggiano le
donne e i bambini ed intere famiglie, che i
deputati non hanno potuto visitare;
• una stanza vuota adibita ai colloqui con gli
avvocati, senza scrivania né sedie, un’unica
stanza per tutto il centro. I deputati hanno
espresso il loro stupore a tale proposito: dato
lo spazio limitato, sembra impossibile valutare la situazione di ciascuno con tranquillità
e chiarezza. In soli quattro giorni di permanenza appare impossibile poter fornire a tutti
la possibilità di un colloquio individuale,
soprattutto in periodi di forte presenza (fino a
1 000 persone);
• una scrivania fornita di apparecchiature per
il rilevamento delle impronte digitali e per le
foto digitali.
del caso, ad un’eventuale audizione presso la
commissione LIBE.
Testimonianze dei migranti
Tra le 11 persone presenti vi erano cittadini di
nazionalità tunisina, alcuni dei quali erano
accusati di essere degli scafisti, mentre altri
ne erano le vittime, tutti detenuti nello stesso
centro. Un cittadino tunisino ha dichiarato di
trovarsi nel centro da 4 mesi, nonostante le autorità avessero assicurato che la legge permette
un soggiorno massimo di 60 giorni. Altri hanno
dichiarato di non aver mai visto un avvocato e
di non sapere per quale motivo erano trattenuti
nel centro.
2.Le condizioni di vita nel centro restano precarie e del tutto inadeguate al flusso migratorio
verso Lampedusa che presenta proporzioni
notevoli.
Richiesta di chiarimenti
al governo italiano
La delegazione ha deciso, una volta rientrata
a Bruxelles, di inviare una richiesta formale
di ulteriori informazioni al governo italiano. Il
sottosegretario all’Interno Gianpiero D’Alia si è
detto pronto a trasmettere tutta la documentazione necessaria, nonché a partecipare, se
Le informazioni che la delegazione LIBE desidera
ricevere riguardano:
• cifre più precise e dettagliate sulle presenze
nel centro, al fine di poter verificare le entrate
e le uscite;
• copia dei decreti di espulsione, in particolare
per il periodo coperto dalla risoluzione del PE
del 14 aprile 2005;
• copia dell’accordo tra Italia e Libia per l’invio
in Libia di immigrati irregolari;
• le cifre concernenti le persone inviate in Libia
dall’inizio del 2004.
Conclusioni
1. La delegazione esprime preoccupazione in
merito alle espulsioni di migranti verso la
Libia effettuate dal governo italiano.
3.Le autorità italiane hanno dato prova di insufficiente trasparenza per quanto concerne
l’accesso ai documenti che certificano la
situazione giuridica delle persone ospitate nel
centro. La delegazione aspetta di ricevere dal
ministero italiano dell’Interno i dati relativi
alle presenze nel centro e i decreti di espulsione.
4.La delegazione, a nome della commissione
LIBE, chiede alla Commissione europea di presentare una relazione al Parlamento europeo
sulla missione che la stessa Commissione ha
recentemente effettuato in Libia per verificare
le condizioni dei centri di detenzione dei
migranti.
gue/ngl 29
Osservazioni della relatrice
I parlamentari hanno raccolto numerose testimonianze di abitanti di Lampedusa che hanno
notato un traffico eccezionale di aerei militari
nei giorni che hanno preceduto la visita della
delegazione a Lampedusa.
Durante la visita di una delegazione di un gruppo parlamentare nel mese di giugno, i deputati
presenti avevano constatato che la carta dei
diritti non era affissa e le autorità avevano spiegato che le informazioni necessarie erano fornite
solo su esplicita richiesta.
Alcune fonti esterne hanno fatto riferimento ad
una somma, passata da 21 euro a 85 euro per
persona e al giorno, che l’associazione che gestisce il centro riceverebbe dal ministero dell’Interno (a fronte dei 21 euro che riceveva l’amministrazione comunale quando era responsabile del
centro).
Durante un colloquio con un carabiniere, quest’ultimo ha negato che di recente nel centro si
fossero verificate liti ed è quindi dato presumere
che le porte dei WC e le finestre fossero rotte da
lungo tempo. Ciò è confermato dalla relazione
di una delegazione di un gruppo parlamentare
recatasi in visita al centro nell’ottobre 2004.
In merito alla procedura di accoglienza, è stato
constatato che le autorità italiane, per tutta la
durata della visita, hanno definito le persone
presenti come “immigrati clandestini” e mai
come “rifugiati o richiedenti asilo”.
Secondo le testimonianze dei deputati che vi si
erano già recati più volte in passato, il centro di
Lampedusa così com’è stato mostrato ai deputati europei non rispecchia affatto la realtà.
In teoria, le persone presenti nel centro hanno
la possibilità di accedere all’assistenza legale e ad un interprete, nel rispetto delle loro
convinzioni religiose; in realtà, esse ricevono un
elenco con i nomi degli avvocati del tribunale di
Agrigento, i quali abitano in Sicilia e con cui è
molto difficile mettersi in contatto.
Il fatto che le autorità italiane abbiano dichiarato che, in generale, vengono presentate pochissime domande di asilo ha suscitato lo stupore
della maggior parte dei membri della delegazione i quali hanno paragonato tale situazione a
quella di altri paesi che presentano un numero
di richiedenti asilo molto elevato.
30 lampedusa e melilla frontiera sud della fortezza europa
Centr0 di permanenza temporanea di Lampedusa
Melilla: confine tra Spagna e Morocco
Centro di accoglienza di Melilla
gue/ngl 31
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LAMPEDUsA E MELILLA