------~~~~~~~~~----------------------, 114 LB'I"i'UIU: DEL RISORG1~(EKTO. LET'I'URE DEL RISORGIllENTO. vivevano lontani da lle corti. Desid eravano le novit:\j ma, si come quelli che erano astuti e pratichi del mondo ed anche pretendevano dignità. ad ògni proceder loro, non macchinavano, aozi se ne stavano in disparte ad aspettar quietamente quello che la fortuna si cacciasse avanti; imperciocché non ignoravano che a Clli comincia sempre mal D'incaglie e che la necessità, senza nis suna cooperazione loro, avrebbe indotto il loro dominio . Cosi costoro né aiutavano né dis::dutavano la potenza reale che pericolav3, ed aspettavano la loro esaltaz iono dalla potenza popolare che loro era nemica. XXIlf. Pietro Verri. 0l)iuioni e sentimenti su 1:\ rivoluzione fnmcesp. Dalle Lrtrere [al fl'otello Alessandl'o] pubLl. in Mi lano nel I ~ J. 8 dicem hl'e 179;(, Nessun gran cambiame.nto è mai accaduto senza una. scosso. gl'n n de e molti disordini. I francesi unanimi si mostrano impegnati a sostenere il n uovo ordine di cosei dun que essi lo t rovano buono pe ' I loro stato, ed io non ho fondamento per asserire che una. massa cospicua d'uomini, d'una nazi one che n on è insensata, non s'accorga d'essere infelice da tre anni a questa parte. Essi banno offeso tutti i depositarii del po tere assoluto, hanno offeso tutto il corpo ecclesiastico ricco, hanno disarmato i padroni del genere umano; e questi sicuramente non conservano quella tranquilla imparzialità., ne' paesi ove dominano, elle guida alla ricerca del vero, né trascurano mezzi per impedire i progressi de' principii disastrosi all' attuale ordin sociale. Eccovi le mie massime in astratto: se non san giuste, non è certamente per mancanza d'amore del vero o di contenzione o di tempo, ma per difetto della mia mente. 115 Amo la quiete i desidero di cuore che il p!l('se nel qU!lle vivo e queilo in cu i siete voi nO ~l soffran o scompig li o; ma il se ntimento non infl ui sce in me sulla ragione. ]l volgo, !lllcbe il volgo milionari o, dice che i fil osofi sono canaglia, i francesi sono mc lto f!lnatici: io non posso salmeggiare in coro il simile nntifon!l: taccio e credo d'aver fatto tutto quello che si pOSS!l mai esigere da un nomo ragionevole. La mia professione di fede in qUl!sta materia è: che la. tirannia. è un mal e gravissimo, sia ella. esercitata d!l uno o da pochi o da molti ; che esercitata da molti dura meno, e non è mossa da. iuvidin. né insulta. la. virtù; che gli uomini anche poveri sono deII!l nosh'a famiglia, ed hanno lo stesso diritto che abbiamo noi nll!l feIicit,\; che non v' è di spregevole, di abbietto, che il vizio. Vesperienza. mi b!l fa.tto trovare pitl ragione virt(1 e merito nelle persone popolari i e ne' nobili ho tro\"ati vizii mascherati. EO genuaio 1.93. Ln catastrofe del re mi fa ribrezzo. Quanto snl'ebbe stato nobile e politico il farlo comparire colpevole co l la. pubblicazione delle carte, indi scortar lui e la famiglia. n.l confine, in timargli la morte se ritorna, fissargli un largo assegno annuo, in una cassetta consegnargli un trimestre. Allora nnche i contrarii sarebbero stati costretti ad ammirare la generosa nazione, ell e non offende il vinto e n OIl teme di lui. Ma questo s!lngue sparso senza conoscerne la necessità, anzi con vero pericolo d'eccitare la vendetta a l di fuori e la compassione al di dentro e 1'odio contro ai giudici . ,. non la capisco, 11 tempo s~oprirù. se v' era motivo bastante. Colla sola preponderanza di cinque voti decidere una tal causa! non la capioco, 6 febbraio 1793. Mi ha. rivoltato l'animo la. condotta. de' francesi col re. Egli non era legalmen te pro\' ato co lpevole. Quand' anche lo fosse sta to, era inviolabile. La morte può essere fatale all!l Francia, che si è resi nemici non piu i sovrani ma i popoli, inorriditi dalle carneficine de' primi giorni di settembre e d!l questa umana. 110 LETTURE DEL RIsono T:MENTO. vittima scannata senza. nessuna opportunità. lo témo che 1'assemblea perda la riverenza del popolo; e all ora lo stato rimane in una desolazione irreparabile. Ne lla Convenzione hanno parlato uomini di sommo merito, e schiarite tutte le grandi verità; ma la plural ità, o per vendetta o per timore del popolo o per a.ltri motivi poco pln.usibili, ha. voluto questa estremitl\. XXIV. Lazzaro Papi. Napoleone BuonalHl.rte. Dal libro v dl:li Commentari della rivolHZ . frane. dalla mor'te di Lw'gi XVi ecc. Dpl Papi un buon r epubblicano france se, il sigo . Marcellino Pellet, in Varic::tes ,·t1uolutionnaires, TroisiJm& serie (Parid, Alcan, l S9f), cosi giudicò: « Fa prova di vera imparzialità. Ammirevole l'acume onde penetrò avvenimenti che fluono chiariti del tuno assai pia tar.ti ... Si è sorpresi che UDO straoiero abbia potuto scrivere tale opera sessanta anni fa. La prima parte su tutto ha considerazioni generali filosofiche che mostrano l'autore assai innanzi al suo tempo ... ]0 somma, pur con le loro lacune, i Comme'ntarii del Papi sono un libro di primo ordine ». Jn Italia è ignorato. Ultimamente ne (u stampato un mal giud izio, nel· r occi'siolle di far la corte a un' opera nuova piena di preoccupazioni. Nacque egli in Aiaccio di Carlo Buonaparte, assessore nel tl'ibunale di quella città, e di Letizia Ramolini; e fu il secondo di otto loro figli; cinque maschi che furono Giuseppe, Napo100De stesso, Luciano, Lui gi e Girolamo, e tre femine 'Maria Anna Elisa, Paolina e Carolina. Venne in luce ai 15 di agosto del 1769, e in età di nove o dieci anni, raccomandato dalla madre Letizia al :M arboeuf governatore della Cor.sica, fu ammesso a instanza ·di questo nella sc uola militare di Brienna a spese dello stato e indi in quella di Parigi, ove si mostrò molto studioso delle matematiche e della storia; ma poco pro- LETTURE DElL RISORGIMENTO. 117 fitto fece nelle lettere, cosi che, per quanto affermano alcuni già suoi famigliari, non seppe mai correttamente scrivere né la lingua sua naturale italiana né la francese. Era per natura Più taciturno e pensieroso che non sogliono essere i giovanetti; faticante J sprezzante, caparbio, breve e spesso aspro nelle risposte; e non trova.ndo diletto nella compagnia e ne' diporti de' suoi condiscepoli, se ne stava per lo piO. appartato da loro . Dicono che molto leggeva Plutarco e cercava imital'e quegli antichi grandi; e molte cose intorno all'adolescenza di lui si raccontano, come suo le avvenire di ciascuno che sale in fama, le quali come dubb ie e di poca o niuna importanza io tralascio. Solo parmi assai notabile un detto, che dicesi fuggitogli di bocca in una conversazione; dal quale può facilmente arguirsi quali fin d'allora fossero quelle opinioni sue che poi nel corso di sua vita doveano regolarne le opere. Commendavasi in quella. compagnia il maresciallo di Turena, quando una certa dama, avendo detto ch' ella terrebbe anche in maggiore stima quel famoso capitano se egli non avesse messo in fiamme il Palfttinato, - Che importa ciò - l'iprese tosto e con qualche sdegno il giovine Buonapnrte - , se quell' incendio era a' suoi disegni ne cessario 1 - Quindi egli tenne sempre i suoi pensieri rivolti allo scopo del suo avanzamento, e, pur che il conseguisse, non molto gl' importava del modo. Scoppiò intanto la rivoluzione, feconda nutrice di ambizioni j e tutta la famiglia Buonaparte abbracciò con molto ardore le rivoluzionario e repubblicane dottrine, che indi a non molti :luui per un suo contrario interesse doveva prendere in odio; e Napoleone, colla mente accesa in quelle idE:e di libertà che allora cOl'l'evano, gittossi, o finse gittarsi, alla parte di quelli cbe professavano mass i me piu smode l'ate e fiere; ma nulla curò di 101'0 dopo che furon caduti, sempre colà volgendosi dond~ sperava maggior va.ntaggio. Avvi un opuscolo da lui pubLlicato co l titolo « La cena. di Beaucairc » contellente opiniooi molto diverse da quelle che di poi professò, e che egli per ciò J al cambiarsi di sua sorte, studiossi, benché in vano, di distruggere a.ffatto, comprandone a caro prezzo gli esemplari. Dopo H