110 LETTURE DEL RIsono T:MENTO. vittima scannata senza. nessuna opportunità. lo témo che 1'assemblea perda la riverenza del popolo; e all ora lo stato rimane in una desolazione irreparabile. Ne lla Convenzione hanno parlato uomini di sommo merito, e schiarite tutte le grandi verità; ma la plural ità, o per vendetta o per timore del popolo o per a.ltri motivi poco pln.usibili, ha. voluto questa estremitl\. XXIV. Lazzaro Papi. Napoleone BuonalHl.rte. Dal libro v dl:li Commentari della rivolHZ . frane. dalla mor'te di Lw'gi XVi ecc. Dpl Papi un buon r epubblicano france se, il sigo . Marcellino Pellet, in Varic::tes ,·t1uolutionnaires, TroisiJm& serie (Parid, Alcan, l S9f), cosi giudicò: « Fa prova di vera imparzialità. Ammirevole l'acume onde penetrò avvenimenti che fluono chiariti del tuno assai pia tar.ti ... Si è sorpresi che UDO straoiero abbia potuto scrivere tale opera sessanta anni fa. La prima parte su tutto ha considerazioni generali filosofiche che mostrano l'autore assai innanzi al suo tempo ... ]0 somma, pur con le loro lacune, i Comme'ntarii del Papi sono un libro di primo ordine ». Jn Italia è ignorato. Ultimamente ne (u stampato un mal giud izio, nel· r occi'siolle di far la corte a un' opera nuova piena di preoccupazioni. Nacque egli in Aiaccio di Carlo Buonaparte, assessore nel tl'ibunale di quella città, e di Letizia Ramolini; e fu il secondo di otto loro figli; cinque maschi che furono Giuseppe, Napo100De stesso, Luciano, Lui gi e Girolamo, e tre femine 'Maria Anna Elisa, Paolina e Carolina. Venne in luce ai 15 di agosto del 1769, e in età di nove o dieci anni, raccomandato dalla madre Letizia al :M arboeuf governatore della Cor.sica, fu ammesso a instanza ·di questo nella sc uola militare di Brienna a spese dello stato e indi in quella di Parigi, ove si mostrò molto studioso delle matematiche e della storia; ma poco pro- LETTURE DElL RISORGIMENTO. 117 fitto fece nelle lettere, cosi che, per quanto affermano alcuni già suoi famigliari, non seppe mai correttamente scrivere né la lingua sua naturale italiana né la francese. Era per natura Più taciturno e pensieroso che non sogliono essere i giovanetti; faticante J sprezzante, caparbio, breve e spesso aspro nelle risposte; e non trova.ndo diletto nella compagnia e ne' diporti de' suoi condiscepoli, se ne stava per lo piO. appartato da loro . Dicono che molto leggeva Plutarco e cercava imital'e quegli antichi grandi; e molte cose intorno all'adolescenza di lui si raccontano, come suo le avvenire di ciascuno che sale in fama, le quali come dubb ie e di poca o niuna importanza io tralascio. Solo parmi assai notabile un detto, che dicesi fuggitogli di bocca in una conversazione; dal quale può facilmente arguirsi quali fin d'allora fossero quelle opinioni sue che poi nel corso di sua vita doveano regolarne le opere. Commendavasi in quella. compagnia il maresciallo di Turena, quando una certa dama, avendo detto ch' ella terrebbe anche in maggiore stima quel famoso capitano se egli non avesse messo in fiamme il Palfttinato, - Che importa ciò - l'iprese tosto e con qualche sdegno il giovine Buonapnrte - , se quell' incendio era a' suoi disegni ne cessario 1 - Quindi egli tenne sempre i suoi pensieri rivolti allo scopo del suo avanzamento, e, pur che il conseguisse, non molto gl' importava del modo. Scoppiò intanto la rivoluzione, feconda nutrice di ambizioni j e tutta la famiglia Buonaparte abbracciò con molto ardore le rivoluzionario e repubblicane dottrine, che indi a non molti :luui per un suo contrario interesse doveva prendere in odio; e Napoleone, colla mente accesa in quelle idE:e di libertà che allora cOl'l'evano, gittossi, o finse gittarsi, alla parte di quelli cbe professavano mass i me piu smode l'ate e fiere; ma nulla curò di 101'0 dopo che furon caduti, sempre colà volgendosi dond~ sperava maggior va.ntaggio. Avvi un opuscolo da lui pubLlicato co l titolo « La cena. di Beaucairc » contellente opiniooi molto diverse da quelle che di poi professò, e che egli per ciò J al cambiarsi di sua sorte, studiossi, benché in vano, di distruggere a.ffatto, comprandone a caro prezzo gli esemplari. Dopo H 118 LETTURE DEL RISORGIMENTO. racquisto di Tolone fu spedito in Corsica, la quale }le.r opera del famoso Paoli si era data alla Gran Brettagna.j e tentò, ma in vano, scacciare gl' Inglesi di Alacelo. Mandato comandante dell' artiglieria. nell' esercito d' Italia sottoposto al Kellermann, per alcuni sospetti che di lui presero l'Aibitte il Saliceti e '1 Laporte, rappresentanti del popolo presso quell' esercito medesimo, fu messo in arresto i ma, essendosi giustificato, riebbe dopo una quindicina di giorni la libertà.. Chiamato indi a poco a Parigi, venne rimosso dal sel'vigio dell' artiglieria e destinato all ' esercito dell' occidente, ossia della Vandea, in qualità. di generale di brigata nella infanteria: al che ripugnando egli, il Comitato di Pubblica Salute, composto allora del Tpurnel11' della Manica, del Medio di Donai, del Berlier, del Boissy e del Cambacérès, il cancellò dalla lista degli ufiziali generali impiegnti. Cruccioso, afflitto, cercando in vano di esser rimesso nel primo posto e rivolgendo in mente mille stravaganti pensieri, offel'se al governo di far passaggio in Turchia per instl'uil'e, insieme con alcuni altri uflziali francesi ch' egli disegnava condur con sé, le milizie della Porta nel maneggio dell' artiglieria e nella difesa A costruzione delle fortezze, abilitandole cosi a fare piu efficacemente la guerra alla Russia e rendendo per ci ò un indiretto servigio alla Francia. Ma né pur questo gli fu conceduto; onde egli, se deesi fede a molti che ciò affermano contro qualcuno che il nega, si vide ridotto a mancar delle cose piu necessarie, egli che indi a pochi anni non doveva esser pago di regnare sopra la Francia e la Italia; to.nto è vasta. e profonda e fiera la uma.na cupidigia. Né in minore strettezza si tro"a"a la madre sua colle tre figlie rifuggite di Corsica. in Marsiglia, le quali riceveano pe '} 101'0 sostentamento que' soccorsi che la. repubblica soleva in que' tempi concedere a. coloro che per la causa. dijlla libertà. erano costretti a. lascitll' la patl'ia. Queste cose nOn degne del l' istoria si raccontano da me soltanto, perché sempre piu si conosca quanto sia il potere della fortuna che da si umile stato I~yò poi tant' alto questa famiglia, e quali e quante furono le difficoltà che superar doyetto quest' uomo nello stupendo arringo da. lui percorso. LETTURE DEL Rl s onGIMENTO. 119 Dopo aver egli l'enduto un segnalato servigio alla Convenzione contro i sollevati quartieri di Parigi il giorno 13 vendemmiale L5 ottobre 1795 J, fu nominato secondo generale dell' esercito intel'l1o, e indi a poco per la rinunzia del Barras, ne fu generale in capo. Per sollicitazione di esso si ammogliò con Giuseppina. Tascher de la . Pagerie nata nella Martinicca, maggiore di lui eli alcuni anni e vedova del generale Beauharnais già condannato a morire sotto la mannaia. Poco di poi, proposto dal direttore Carnot e sostenuto dal Barras e dal deputato Saliceti suo compatriotta, ottenne il comando dell' esercito d' Italia, che con ripetute instanze e perseverante fervore addimandava. Egli era allora in età. di circa ventisette anni, el benché avesse studiato r :nte militare, poteva dirsi in quella tuttora inesperto, mentre non po chi generali a lui sottoposti, come l' Augereau il Serrurier il Massena e alcuni altri} erano già in arme famosi. :'Ifa gli soprabbondava una cotale giovenile baldanza, ardore di animo, fiducia nelle proprie forze e prontezza nell' operare. Aveva mezzana statura, avvenente aspetto, occbi vivi e penetranti, corpo tolerante delle fatiche, mente astuta e veloce a conoscere le propensioni le mire e le debolezze di coloro ch' egli dovea reggere o soggiogare, le opportunità delle occasioni, tutti que' provvedimenti che si possono prendere alla contraria fortuna. e tutti que' V[lntaggi che si po.'!sono trarre dalla buona. Con una certa sua naturale facondia) che nasceva da forte e :udente imaginazione, sapeva dare alle cose quell' aspetto ch' ei . desiderava: era talora anche eloquente, ma di una eloquenza, per cosi dire, soldatesca, brusca e rotta. Nella. bevanda e nel cibo contentavasi di poco: univa in sé le cognizioni politiche alle guerriere, l' ardimento della giovinezza alla Cil'cospezione del r età. matUl'fL j e per le qualità sue, per le disposizioni degli :lOimi e per quelle de' tempi che correvano, era attissimo a sconvolgere gli ordini antichi c fondarne di nuovi. Benché tenace de' suoi }>roponimeuti, sapeva, come del gl'eco Alcibiade si narra, piegarsi mirabilmente per meglio riuscirvi. Altiero e violento per natura, era nondimeno per riflessione e per politica moderato e tranquillo, secondo che il bis'Oguo richiedeva; I~O LET'IUltB DEL RlSOHGH1ENTO. anzi spesso fingevasi tutto preso dall' ira per impauril'e sorprendere e sbalol'dire coloro co' quali trattava. 'Il vedremo animoso e insieme cauto a schivare i pericoli , severo e indulgente a tempo, e sopra tutto abilissimo a cattivarsi 1'amore dei soldati: non mai affid~rsi alla. fortuna ave il consiglio valesse, o dove questo era inutile tutto sperare da,Il' audaciaj magnificare i suoi prosperi successi, coprire a scemare quelli del nemico i mostrar sempre sicurezza. di vincere, Dinn minimo dubbio di perdere j fingersi molto religioso co' religiosi, e ridersi poi co' piò scaltri della simulazione usata coi" semplici; nascondere spesso i suoi pensieri sotto le apparenze d'una franca schiettezzaj e, tranne que' soli a cui fosse necessario il fidare un segreto, es sere impenetrabile per ogni altro; proporre vasti disegni cornEI facili ad eseguirsi j procacciarsi la benevolenza di ciascuno e farsi temere da quelli ch' e' non potea guadagnal'e. xxv. Vincenzo Coco. LETTURE DEL RISORGIMENTO. Quando r impresa d'Italia fu affidata a Bonaparte era quasi che disperata. Egli si trovò alla testa di nn' armata alla quale mancava tutto, ma che t:ra uscita dalla Francia Del momento del suo maggiore entusiasmo e che era da. tl'e anni avvezza ai disagi ed alle fatiche j si troyò alla testa di coraggiosi avventurieri riso luti di vincere o morire. Egli aven. tutt' i talenti, e quello spec ialm en te di fa.rsi amare dai soldati, senza del quale ogni altro talento non val nulla. Se le campag ne di Bonaparte in Italia si vogliono paragonare a quelle cbe i Romani fecero in paesi stranieri, si potranno dir simili solo a quelle co ll e quali conquistarono la Macedonia. Scipione ebbe a combattere un grandissimo capitano che non ave a nazione : molti altri non ebbero a fronte né generali né nazioni guerriere; solo nella Macedon ia i Romani trovarono potenza bene ordinata, nazione agguerrita ed audace per freschi trionfi, e generali i quali se non aveano il genio sapevano almeno la pratica dell' arte. Bonaparte cangiò la tattica, cang io la pratica dell' arte j e le pesanti evoluzioni de' Tedeschi di" vennero inutili come le falangi de' i)facedoni in facc ia ai Romani. Supera le Alpi e piomba nel Piemonte. Costringe il re di Sardegna stanco farsi da una guerra di cinque anni~ privato di buona porzione de' suoi- dominii, abbandonato dagli Austriaci ridotti a difendere il loro paese, a sottoscrivere un armistizio forse necessario ma al ce rto non onorevole, ed a cedere a titolo di deposito fino alla pace quelle piazze che ancora potea e che difender dovea fino alla morte. Dopo ciò la campagna non fu che una se rie continua di vittorie. L'Italia era divisa in tanti piccoli stati, i quali però riuniti# pur potevano opporre qualche resistenza. Bonaparte fu si destro da dividere i loro interessi. Questa è la. sorte, dice Maclliavelli, di quelle nazioni le quali han già guadagnata la riputazione delle armi: ciascuno brama la loro amicizia, ciascun procura ùistornare una guerra che teme, Cosi i Romani han combattuto !:Iemp l'e i 101'0 nemici ad uno ad uno, e Ii ha n vinti tutti. Il Papa tentò di stringere una lega italica. Concorrevano volentieri a questa alleanza lo corti di Napoli c di Sardegna; la. j GU01'ro o IDut.uucnti in Itlllia <lana bottagli. tU Montenotte r11 "pr. 11961 alb l)aco di Campoformio lI7 otto l i97 j, Dal capo III del Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli, pubblicato la prima volta in Milano nel 1802. In breve tempo li Francesi !:Ii videro vincitori e padroni. delle Fiandre, dell' Olanda, della Savoia, e di tutto l'immenso tratto ch' è lungo lo. sinistra sponda del Reno. Non ebbero però in Italia si l'apidf successij e le loro armate stettero tre anni a piedi delle Alpi, che non potette l'o superare e che forse non avrebbero superate giammai se il genio di Bonaparte non avesse chiamata anche in questi luoghi la vittoria. 121