IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Analisi dell’impatto organizzativo e gestionale dell’utilizzo di micafungin nel trattamento delle infezioni fungine Silvio Capizzi, Maria Lucia Specchia, Flavia Kheiraoui, Antonella Venditti, Chiara de Waure, Giuseppe La Torre, Walter Ricciardi Al fine di valutare l’impatto organizzativo e gestionale dell’utilizzo di micafungin nel contesto di cura italiano, il presente capitolo affronta il tema del valore del farmaco attraverso una disamina degli aspetti relativi alla sua sicurezza e tollerabilità (derivanti dai trial clinici presenti in letteratura e da un’analisi cumulativa di tollerabilità nei pazienti sottoposti a trattamento), alle modalità di somministrazione, al trattamento e al monitoraggio del paziente. Profilo di sicurezza e tollerabilità nell’uomo I principali dati sulla tollerabilità di micafungin derivano da studi sperimentali di fase II e III che ne hanno valutato, oltre all’efficacia, anche il profilo di sicurezza e gli effetti collaterali. Questi studi hanno coinvolto più di 3.000 pazienti in totale, di cui quasi 300 in età pediatrica e neonatale, prendendo in esame diverse indicazioni tra cui la candidosi invasiva, la candidemia, la candidosi esofagea e la profilassi delle infezioni fungine. Si è trattato di pazienti in condizioni di salute critiche e spesso in pericolo di vita, affetti da neoplasie ematologiche, AIDS, sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche (CSE) o di organi solidi, frequentemente neutropenici e in polifarmacoterapia. Kuse et al. nel 2007 [1] hanno confrontato micafungin con amfotericina B liposomiale in uno studio di fase III internazionale, in doppio cieco, randomizzato, a gruppi paralleli, condotto su 537 soggetti con candidosi invasiva o candidemia. A parità di efficacia, i risultati hanno evidenziato meno eventi avversi correlati al farmaco (inclusi quelli seri o che hanno portato alla sospensione del trattamento) nel gruppo micafungin rispetto al gruppo amfotericina B liposomiale. In particolare, il profilo di sicurezza di micafungin è risultato superiore in termini di eventi correlati all’infusione, funzionalità renale (cambiamento medio nel valore stimato del filtrato glomerulare rispetto al valore basale) (Figura 1) e disturbi degli elettroliti. Inoltre, lo studio ha rivelato per micafungin un migliore profilo di tollerabilità anche nei pazienti neutropenici relativamente al trattamento di prima linea della candidemia e della candidosi invasiva. S46 Lo scopo dello studio internazionale, randomizzato, in doppio cieco, a gruppi paralleli condotto da Pappas et al. nel 2007 [2] è stato quello di confrontare micafungin 100 mg/die e micafungin 150 mg/die con il dosaggio standard di caspofungin (dose di carico di 70 mg seguiti da 50 mg/die) in pazienti adulti con candidemia e altre forme di candidosi invasiva. A parità di efficacia, non si sono verificate differenze significative fra i gruppi di trattamento in termini di mortalità, di eventi avversi (Tabella 1) e di recidive di infezioni o infezioni emergenti. Lo studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, a gruppi paralleli condotto da Van Burik et al. nel 2004 [3] ha coinvolto 882 pazienti adulti e pediatrici, sottoposti a trapianto di CSE, che sono stati randomizzati a ricevere micafungin 50 mg (oppure 1 mg/kg/die per pazienti <50 kg) oppure fluconazolo 400 mg (oppure 8 mg/ kg/die per pazienti <50 kg). La durata media del trattamento è stata di 19.2 giorni. L’end-point primario dello studio era il successo del trattamento, definito come assenza di infezioni fungine invasive sospette, probabili o comprovate al termine del periodo di profilassi, e assenza di infezioni fungine invasive probabili o comprovate 4 settimane dopo il termine del periodo di profilassi. La percentuale di successo del trattamento è stata più alta nel gruppo di pazienti che hanno ricevuto micafungin (80.0% vs 73.5% p=0.03). Inoltre, anche se con differenze non statisticamente significative, le infezioni emergenti sono state più comuni nei pazienti trattati con fluconazolo che con micafungin, (2.4% vs 1.6% p=0.481), e una percentuale inferiore di pazienti ha interrotto lo studio a causa di eventi avversi nel gruppo micafungin rispetto al gruppo fluconazolo (4.2% vs 7.2% p=0.058) (Tabella 2). Nello studio di de Wet at al. del 2005 [4] micafungin è stato confrontato con fluconazolo somministrato per via endovenosa nel trattamento della candidosi esofagea. Un totale di 518 pazienti con candidosi esofagea confermata endoscopicamente e di età superiore a 16 anni hanno ricevuto micafungin 150 mg/die oppure CAPITOLO 5 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Figura 1. Nefrotossicità di micafungin vs amfotericina B liposomiale (L-AmB). Tabella 1. Eventi avversi di micafungin vs caspofungin. Eventi avversi (AEs) Micafungin 100 mg (n. 200) Micafungin 150 mg (n. 202) Caspofungin (n. 193) AEs legati al trattamento 44 (22.0%) 46 (22.8%) 46 (23.8%) AEs che hanno causato la sospensione del trattamento 5 (2.5%) 6 (3.0%) 7 (3.6%) Morte 58 (29.0%) 67 (33.2%) 51 (26.4%) Eventi fatali legati al farmaco 0 0 0 fluconazolo 200 mg/die per un periodo di 14-42 giorni. Più del 90% dei pazienti era affetto da AIDS, il 14% da TBC. L’end-point primario dello studio era rappresentato dalla guarigione, confermata all’endoscopia (grado mucosale 0). A parità di efficacia, anche in questo studio su pazienti particolarmente gravi e sottoposti a molteplici terapie concomitanti, sebbene con dati non statisticamente significativi, il profilo di tollerabilità di micafungin è risultato buono, con un’incidenza di eventi avversi del 27.7%, vs 21.3% con fluconazolo (Tabella 3). Mills et al. in una metanalisi del 2009 [5] hanno messo a confronto 2 trial clinici [1,6] condotti sulle echinocandine (micafungin e caspofungin) vs amfotericina B liposomiale relativamente al rischio di eventi avversi gravi nella terapia della candidemia e della candidosi invasiva. Questi Autori hanno riscontrato un RR pooled di 0.49 (95%CI= 0.37–0.66) in favore delle echinocandine. Peraltro, micafungin e caspofungin, come evidenziato da Pappas PG et al. nel 2007 [2] hanno mostrato di non avere un profilo di sicurezza differente (RR 0.94; 95%CI= 0.70–1.29). In una recente metanalisi di Wang J-L et al. del 2010 [7] sono stati presi in considerazione 39 studi - che hanno arruolato più di 8.000 pazienti con infezioni fungine invasive - ed è stata valutata l’incidenza di interruzioni del trattamento dovute a reazioni avverse e tossicità epatica da terapia antifungina. I rischi pooled di discontinuità terapeutica dovuta a reazioni avverse sono stati pari a circa il 10% per amfotericina B liposomiale e itraconazolo vs 2.5 – 3.8% per fluconazolo, caspofungin e micafungin. L’1.5% dei pazienti hanno interrotto il trattamento con itraconazolo per epatotossicità; il 19.7% dei pazienti trattati con voriconazolo e il 17.4% di quelli trattati con itraconazolo ha presentato elevati livelli serici degli enzimi epatici che non hanno però richiesto l’interruzione del trattamento vs il 2.0% - 9.3% dei pazienti trattati con fluconazolo ed echinocandine. E’ tuttavia difficile trarre delle conclusioni relativamente alla epatotossicità legata ai diversi trattamenti antifungini a causa di fattori confondenti, CAPITOLO 5 S47 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 2. Eventi avversi nel gruppo di soggetti trattati con micafungin e nel gruppo di soggetti trattati con fluconazolo. Eventi avversi (AEs) Gruppo di trattamento, N. (%) di soggetti Micafungin (n. 425) Fluconazolo (n .457) Totali 119 (28) 131 (28.7) Correlati al trattamento 22 (5.2) 31 (6.8) Iperbilirubinemia 14 (3.3) 14 (3.1) Alterazioni 4 (0.9) 10 (2.2) Aumento livello AST 3 (0.7) 9 (2.0) Aumento livello ALT 4 (0.9) 9 (2.0) Epatici Risultati dei test di funzionalità epatica Gastrointestinali Totali 421 (99.1) 452 (98.9) Correlati al trattamento 25 (5.9) 42 (9.2) Nausea 10 (2.4) 12 (2.6) Diarrea 9 (2.1) 15 (3.3) 184 (43.3) 222 (48.6) 3 (0.7) 2 (0.4) 276 (64.9) 327 (71.6) 8 (1.9) 14 (3.1) 401 (94.4) 422 (92.3) Correlati al trattamento 6 (1.4) 8 (1.8) Leucopenia 5 (1.2) 4 (0.9) Anemia 4 (0.9) 3 (0.7) Trombocitopenia 4 (0.9) 5 (1.1) Urogenitali Totali Correlati al trattamento Cardiovascolari Totali Correlati al trattamento Ematologici Totali Reazioni correlate al trattamento in studio Infusionali 2 (0.5) 4 (0.9) Nel sito di iniezione 9 (2.1) 10 (2.2) Allergiche o istamino-mediate 15 (3.5) 17 (3.7) Rash 8 (1.9) 6 (1.3) Ipocalemia 8 (1.9) 8 (1.8) AEs non specificati, probabilmente legati al trattamento 64 (15.1) 77 (16.8) AEs non specificati, causanti l'interruzione del trattamento* 18 (4.2) 33 (7.2) Totali 259 (60.9) 280 (61.3) Altri non fatali 80 (18.8) 74 (16.2) Sepsi 14 (3.3) 13 (2.8) Febbre 13 (3.1) 6 (1.3) Ipertensione 9 (2.1) 3 (0.7) Dispnea 3 (0.7) 8 (1.8) Non specificati, associati al trattamento in studio 4 (0.9) 10 (2.2) AEs gravi *p 0.058 S48 CAPITOLO 5 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 3. Incidenza di eventi avversi correlati al trattamento in funzione dei farmaci in studio. Eventi avversi Gruppo di trattamento, N. (%) p-value Micafungin (n. 260) Fluconazolo (n. 258) Totali 72 (27.7) 55 (21.3) 0,102 Rash 11 (4.2) 5 (1.9) 0,203 Leucopenia 10 (3.8) 3 (1.2) 0,088 Flebite 10 (3.8) 6 (2.3) 0,447 Cefalea 7 (2.7) 4 (1.6) 0,544 Dolore addominale 6 (2.3) 4 (1.6) 0,752 Raffreddore 6 (2.3) 0 (0.0) 0,030 Nausea 6 (2.3) 7 (2.7) 0,787 Febbre 5 (1.9) 1 (0.4) 0,216 Complicanze legate alla procedura* 5 (1.9) 3 (1.2) 0,724 Anemia 4 (1.5) 4 (1.6) 1,000 Aumento della fosfatasi alcalina 4 (1.5) 3 (1.2) 1,000 Prurito 4 (1.5) 4 (1.6) 1,000 Alterazione dei test di funzionalità epatica 3 (1.2) 1 (0.4) 0,624 Vomito 3 (1.2) 4 (1.6) 0,724 Trombocitopenia 3 (1.2) 4 (1.6) 0,724 Aumento della lattato deidrogenasi 3 (1.2) 3 (1.2) 1,000 Aumento SGOT 2 (0.8) 4 (1.6) 0,449 Aumento SGPT 1 (0.4) 5 (1.9) 1,000 Sonnolenza 1 (0.4) 7 (2.7) 0,037 Ipomagnesemia 0 (0.0) 3 (1.2) 0,123 * Complicanze legate alla procedura: includono bruciore nel sito d’infusione (un paziente nel gruppo micafungin) ed infiammazione nel sito di iniezione (4 pazienti nel gruppo micafungin e 3 nel gruppo fluconazolo). SGOT: S glutamico-ossalacetico transaminasi; SGPT: S-glutamico piruvico transaminasi. quali le condizioni epatiche di base dei pazienti e concomitanti trattamenti epatotossici. Tossicologia pre-clinica Micafungin ha dimostrato di prolungare la sopravvivenza nei topi con infezioni da Candida o Aspergillo e di eliminare la mortalità nei 22 giorni successivi all’infezione con un trattamento di 1 mg/kg/die per 4 giorni. Ciò a fronte di una mortalità tra i controlli del 100%, a 13 giorni per le infezioni da Candida e a 5 giorni per quelle sostenute da A. fumigatus [8]. L’attività di micafungin è stata anche dimostrata in topi con infezione da C. albicans resistente al fluconazolo [9] e nei topi neutropenici con infezione da A. fumigatus o A. terreus [10]. Nell’aspergillosi invasiva nel coniglio, micafungin aumenta la sopravvivenza e diminuisce le lesioni polmonari senza una riduzione quantitativa della crescita dei funghi [11]. Gli studi tossicologici a dose ripetuta condotti nei ratti hanno evidenziato un’epatotossicità correlata al trattamento con micafungin caratterizzata da aumenti dei livelli degli enzimi epatici, degenerazione degli epatociti e rigenerazione compensatoria. Gli studi iniziali a dose ripetuta condotti nei ratti hanno mostrato la presenza di focolai di epatociti alterati (FAH) alla fine del periodo di follow-up di 13 settimane nel gruppo di trattamento a dosaggio maggiore con 32 mg/ kg (corrispondente ad una dose 8 volte maggiore rispetto alla massima raccomandata nell’uomo, cioè 150 mg, confrontando le rispettive AUC Area Under plasma concentration-time Curve). Di CAPITOLO 5 S49 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL conseguenza, le autorità regolatorie giapponesi hanno richiesto la realizzazione di ulteriori studi per valutare gli effetti ad un follow-up più lungo, durante il ciclo di vita dei ratti. Il danno a livello epatico è stato ulteriormente valutato in studi su ratti femmina, a lunga durata e a dose elevata, con un follow-up di 20 e 18 mesi successivi alla fine del trattamento rispettivamente di 3 e 6 mesi, ai dosaggi di 20 e 32 mg/kg. Al dosaggio di trattamento più alto, al termine dell’arco di vita del ratto (circa 2 anni), sia lo studio a 3 che quello a 6 mesi hanno registrato un aumento significativo dell’incidenza di adenomi epatici. Al dosaggio più basso solo lo studio a 6 mesi ha evidenziato un aumento statisticamente significativo dell’incidenza di adenomi. Al dosaggio più alto dello studio a 6 mesi sono stati registrati alcuni casi di carcinoma epatico, anche se l’incidenza non è risultata statisticamente significativa. Lo sviluppo di FAH e di tumori epatocellulari nei ratti è risultato dipendente sia dalla dose sia dalla durata della terapia con micafungin. In conseguenza di questi studi, l’ente regolatorio europeo (EMA - European Medicines Agency), al contrario di quello statunitense (FDA - Food and Drug Administration) e di quello giapponese, ha ritenuto di far inserire in scheda tecnica la seguente avvertenza: “La decisione di utilizzare micafungin deve tenere conto del rischio potenziale di sviluppare tumori epatici. Micafungin deve perciò essere usato solo se l’utilizzo di altri antifungini non è appropriato” [12-14]. In particolare tale dicitura non è riportata nella scheda tecnica americana in quanto questi studi hanno sì riscontrato alterazioni irreversibili della struttura epatica, ma per dosaggi di micafungin corrispondenti ad una concentrazione plasmatica da 5 a 8 volte più alta della più elevata dose clinica raccomandata nell’uomo [15]. Oltre al dosaggio particolarmente elevato occorre sottolineare che anche la durata di questi studi (pari a circa un quarto della vita media del ratto) ha ecceduto di molte volte la durata di trattamento nell’uomo, che nella grande maggioranza dei casi è inferiore al mese. Inoltre, questi studi sono stati condotti su ratti femmina della specie SpragueDawley, che avevano dimostrato una particolare predisposizione alla formazione di foci. Infatti, è riportato in letteratura che in questa specie di ratti si osserva un aumento con l’età dell’incidenza di foci di epatociti alterati [16-18]. rispettivamente nel 28 e 38% dei maschi e delle femmine di 18-23 mesi d’età e nel 68 e 71% dei maschi e delle femmine di 24-26 mesi d’età [19]. Risulta interessante notare che anche nel gruppo S50 OF PUBLIC HEALTH di ratti controllo (non trattati) si è registrato un aumento significativo nell’incidenza di FAH [14]. La comparsa di FAH, non è stata osservata in studi simili condotti nei cani; micafungin non ha inoltre dimostrato proprietà mutageniche o clastogeniche quando valutato in una batteria standard di test in vitro e in vivo e, di conseguenza, non è stato considerato genotossico. Tutti questi elementi lasciano supporre che il meccanismo alla base dello sviluppo di tumori nel ratto sia direttamente correlato ad un danno epatico prolungato (che si manifesta con l’innalzamento degli enzimi epatici) e dovuto alla successiva rigenerazione cellulare compensatoria. Un attento e regolare monitoraggio della funzionalità epatica, volto ad individuare precocemente un possibile danno epatico, potrebbe minimizzare il rischio di sviluppo di tumori epatici [12]. Per le altre echinocandine non risulta che siano stati condotti studi a lungo termine su modello animale volti a valutare la potenziale epatocancerogenicità. Non sono pertanto ad oggi disponibili dati in merito [20,21]. Analisi di tollerabilità cumulativa Al fine di valutare il profilo di tollerabilità di micafungin è stata effettuata un’analisi cumulativa di tollerabilità considerando i dati relativi a tutti gli studi registrativi del farmaco. L’analisi comprende dati relativi ad un totale di 3028 pazienti trattati (2732 adulti e 296 bambini) che hanno ricevuto almeno una dose di micafungin nel corso degli studi clinici: 2002 pazienti affetti da infezioni da Candida (comprendenti candidemia, candidosi invasiva e candidosi esofagea), 375 pazienti affetti da aspergillosi invasiva (principalmente infezioni refrattarie) e 651 pazienti trattati per la profilassi di infezioni sistemiche fungine [22]. I risultati sono riassunti in Tabella 4. Nella Tabella 5 sono invece riportate le reazioni avverse con una frequenza superiore al 3% negli studi registrativi di fase III, mettendo a confronto micafungin con il relativo farmaco di confronto. Si evince che micafungin ha una tollerabilità renale nettamente migliore rispetto ad amfotericina B liposomiale, mentre il profilo di tollerabilità di micafungin è del tutto simile a quello di caspofungin e fluconazolo [22]. Tuttavia micafungin potrebbe causare problemi renali, insufficienza renale e test di funzionalità renale anomali, per cui i pazienti devono essere attentamente monitorati per evidenziare un eventuale peggioramento della funzionalità renale. Nel corso della somministrazione si possono verificare eventi correlati all’infusione: reazioni anafilattoidi compreso lo shock anafilattico, CAPITOLO 5 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 4. Reazioni avverse più frequentemente riportate nei pazienti che hanno partecipato agli studi registrativi, divisi per fascia di età. Eventi avversi Gruppi di età, N (%) Totale (n. 3.028) Adulti, non anziani (16–64 anni) (n. 2.345) Adulti, anziani (≥ 65 anni) (n. 387) Bambini, inclusi i neonati e i pretermine Ipokaliemia 63 (2,1) 45 (1,9) 9 (2,3) 9 (3,0) Flebiti 75 (2,5) 65 (2,8) 7 (1,8) 3 (1,0) Diarrea 61 (2,0) 52 (2,2) 6 (1,6) 3 (1,0) Vomito 75 (2,5) 62 (2,6) 9 (2,3) 4 (1,4) Nausea 84 (2,8) 73 (3,1) 8 (2,1) 3 (1,0) Febbre 63 (2,1) 51 (2,2) 8 (2,1) 4 (1,4) Aumento delle AST 71 (2,3) 63 (2,7) 2 (0,5) 6 (2,0) Aumento delle ALT 61 (2,0) 49 (2,1) 3 (0,8) 9 (3,0) Aumento della fosfatasi alcalina 81 (2,7) 65 (2,8) 10 (2,6) 6 (2,0) ALT: alanina aminotransferasi; AST: aspartato aminotransferasi Tabella 5. Reazioni avverse con una frequenza superiore al 3% negli studi registrativi di fase III. Eventi avversi Candidemia/ candidosi invasiva (Pappas [2]) MYCA 100 mg (n=316) Candidemia/ candidosi invasiva (Kuse [1]) Candidosi esofagea§ (de Wet [4]) Profilassi° (van Burik [3]) L-AmB MYCA 3 mg/kg 100 mg (n=321) (n=200) MYCA 150 mg (n=202) CASP 50 mg# (n=193) MYCA 150 mg (n=260) FLU 200mg (n=258) MYCA 50 mg (n=425) FLU 400mg (n=457) Ipokaliemia 21* (6.6%) 38 (11.8%) 4 (2.0%) 5 (2.5%) 3 (1.6%) 1 (0.4%) 1 (0.4%) 8 (1.9%) 8 (1.8%) Febbre 23* (7.3%) 39 (12.1%) 2 (1.0%) 0 1 (0.5%) 5 (1.9%) 1 (0.4%) 4 (0.9%) 5 (1.1%) Rigor 2* (0.6%) 19 (5.9%) 1 (0.5%) 2 (1.0%) 1 (0.5%) 6 (2.3%) 0* 1 (0.2%) 5 (1.1%) Aumento della creatininemia 6* (1.9%) 17 (5.3%) 0 1 (0.5%) 1 (0.5%) 0 0 1 (0.2%) 3 (0.7%) Eventi correlati all’infusione 52* 73 (3,1) 8 (2,1) 3 (1,0) 3 (1,0) 3 (1,0) 3 (1,0) 3 (1,0) 3 (1,0) CASP: caspofungin; FLU: fluconazolo; L-AmB: amfotericina B liposomiale; °Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche era il principale criterio di inclusione. §La maggior parte dei pazienti con candidosi esofagea era HIV positiva con AIDS. *P<0.05, Fisher’s exact test # Dopo una dose di carico di 70mg rari casi di emolisi compresa emolisi acuta endovascolare o anemia emolitica [12]. Tali eventi presentano una frequenza significativamente inferiore per micafungin rispetto ad amfotericina B liposomiale [22]. La Tabella 6 mette a confronto la tollerabilità epatica nei diversi studi registrativi di fase III e mostra che l’alterazione dei test epatici è generalmente simile per tutti i farmaci considerati (micafungin, caspofungin, amfotericina B liposomiale e fluconazolo), con assenza di differenze statisticamente significative [22]. Le variazioni nei valori dei test di funzionalità epatica sono state coerenti con le condizioni basali dei pazienti. La grande maggioranza delle alterazioni degli enzimi epatici conseguenti al trattamento sono state di tipo lieve, infatti l’incidenza di alterazioni ≥ 2,5 volte il limite CAPITOLO 5 S51 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 6. Tollerabilità epatica negli studi registrativi di fase III. Eventi avversi Candidemia/ candidosi invasiva (Pappas et al.) MYCA 100 mg (n=316) Candidemia/ candidosi invasiva (Kuse et al.) L-AmB MYCA 3 mg/kg 100 mg (n=321) (n=200) Candidosi esofagea§ (de Wet et al.) Profilassi (van Burik et al.) CASP 50 mg# (n=193) MYCA 150 mg (n=260) FLU 200mg (n=258) MYCA 50 mg (n=425) FLU 400mg (n=457) Aumento delle AST 2,2 0,9 0,5 0,5 0,8 1,6 0,7 2,0 Aumento delle ALT 1,6 0,3 0,5 1,6 0,4 1,9 0,9 2,0 Aumento della Fosfatasi Alcalina 1,9 0,9 3,5 2,6 1,5 1,2 0 0,4 Aumento della bilirubina 2,5 2,8 0 0 0 0 3,3 3,1 CASP: caspofungin; FLU: fluconazolo; L-AmB: amfotericina B liposomiale; ALT: alanina aminotransferasi; AST: aspartato aminotransferasi. superiore di normalità è risultata pari al 5%, mentre è stata rilevata un’alta percentuale (circa il 40%) di pazienti che presentavano valori degli enzimi epatici alterati prima dell’inizio del trattamento ma ritornati normali al termine della terapia [22]. Studi clinici sull’utilizzo di micafungin nel trattamento dell’aspergillosi invasiva1 Lo studio di Denning et al. del 2003 [23] è stato condotto in 62 centri in USA, Canada, Sud America, Sudafrica, Europa, per valutare l’efficacia del farmaco nell’aspergillosi polmonare, poiché in vitro è stata dimostrata una buona attività antiaspergillo. Si tratta di uno studio non comparativo, in aperto, che ha previsto l’utilizzo di micafungin da solo o in combinazione con un altro farmaco antifungino. I criteri per la diagnosi di aspergillosi invasiva (AI) e la risposta terapeutica venivano stabiliti da un comitato indipendente. Complessivamente sono stati arruolati 331 pazienti (FAS, o Full Analysis Set), ma solo 225 (mFAS o modified Full Analysis Set) sono stati giudicati con diagnosi di AI dal comitato indipendente. Il 25,8% dei pazienti (gruppo mFAS) erano pediatrici, di questi, quasi la metà avevano un’età inferiore ai 10 anni. Solo a 29/225 pazienti micafungin è stato somministrato come terapia di prima linea, 192/225 (85,3%) erano pazienti refrattari ad una precedente terapia antifungina e 4 (1,8%) avevano avuto problemi di tollerabilità ad una precedente terapia antifungina. Nella maggioranza dei casi la precedente terapia era costituita da amfotericina B liposomiale (77,1%), seguita da fluconazolo (45,3%), amfotericina B desossicolato (44,8%) e itraconazolo (34,4%). Possibili o probabili eventi avversi correlati al farmaco in studio sono stati riportati nel 31,9% dei pazienti. I più comuni sono stati iperbilirubinemia (4,3%), nausea (4,3%), vomito (2,8%), aumento di SGPT (2,8%), aumento fosfatasi alcalina (2,8%), diarrea (2,1%) e ipertensione (2,1%). Complessivamente solo 11 pazienti hanno interrotto il farmaco in studio a causa di un evento avverso correlato al trattamento e, di questi, solo 2 assumevano micafungin in monoterapia. Micafungin, in monoterapia o in combinazione con amfotericina B risulta generalmente ben tollerato. Questi risultati suggeriscono che micafungin, sia in monoterapia che in combinazione, potrebbe essere una possibile opzione per il trattamento dell’AI. E’ stata successivamente pubblicata da Kontoyiannis et al. nel 2009 [24] una sottoanalisi dello studio precedente, che prendeva in considerazione solo i pazienti sottoposti a trapianto di midollo (98 pazienti). Micafungin è stato ben tollerato, tanto che gli autori concludono che rappresenta un’opzione ragionevole per il trattamento dell’AI in questo sottogruppo di pazienti ad alto rischio. Gli eventi avversi correlati al trattamento, riscontrati nel 42% dei pazienti, includevano: nausea, iperbilirubinemia, vomito, incremento della ALT, artralgia. Non sono stati riscontrati effetti tossici significativi nel trattamento 1L’indicazione al trattamento delle infezioni da Aspergillus spp. con micafungin è autorizzata soltanto in Giappone. S52 CAPITOLO 5 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL primario con micafungin in combinazione con amfotericina B liposomiale. Nello studio di Kohno et al. del 2004 [25] sono state valutate l’efficacia e la sicurezza di micafungin nel trattamento delle micosi profonde. Sono stati trattati con micafungin in monoterapia ad un dosaggio variabile da 12.5 a 150 mg (era possibile un aumento del dosaggio dopo 7 giorni di trattamento) complessivamente 70 pazienti. Solo 56 sono stati ritenuti valutabili all’analisi di efficacia, di questi 42 con aspergillosi e 14 con candidemia. A fronte di una risposta al trattamento pari al 60%, 67% e 55% rispettivamente nei pazienti con aspergillosi polmonare invasiva, aspergillosi polmonare necrotizzante cronica, aspergilloma polmonare, sono stati riscontrati eventi avversi non dose-dipendenti in 21 pazienti (30%). Somministrazione e monitoraggio Avvertenze speciali Micafungin può causare problemi renali, insufficienza renale e test di funzionalità renale anomali, per cui i pazienti devono essere attentamente monitorati per evidenziare un eventuale peggioramento della funzionalità renale. Nel corso della somministrazione si possono verificare reazioni anafilattoidi compreso lo shock anafilattico e sono stati, infine, riportati casi rari di emolisi, compresa emolisi acuta endovascolare o anemia emolitica. Secondo quanto già esposto nella sezione relativa alla tossicologia preclinica, la scheda tecnica di micafungin riporta che “per minimizzare il rischio di rigenerazione indotta e la successiva potenziale formazione di tumori epatici, in presenza di significativi e persistenti aumenti di ALT/AST, si consiglia un’interruzione precoce del trattamento”. In particolare, nel paragrafo 4.1 si riporta che “la decisione di utilizzare Mycamine deve tener conto del rischio potenziale di sviluppare tumori epatici. Mycamine deve perciò essere usato solo se l’utilizzo di altri antifungini non è appropriato” [12]. Tale dicitura, peraltro, non è riportata nella scheda tecnica americana, in quanto gli studi sul ratto hanno sì riscontrato alterazioni della struttura epatica, ma per dosaggi di micafungin corrispondenti ad una concentrazione plasmatica da 5 a 8 volte più alta della più elevata dose clinica raccomandata nell’uomo [15]. La differenza nell’interpretazione dei dati da parte di EMA e FDA potrebbe essere spiegata in relazione al diverso dosaggio considerato: la scheda tecnica dell’EMA riporta che “nei ratti la soglia presunta per lo sviluppo di tumori è approssimativamente all’interno dell’intervallo OF PUBLIC HEALTH di esposizione clinica” perché fa riferimento alla NOAEL (No Observed Adverse Event Limit), cioè al dosaggio più alto al quale non si sono verificate alterazioni degli epatociti, che è di 10 mg/kg (corrispondente all’esposizione plasmatica teorica che nell’uomo si avrebbe utilizzando il massimo dosaggio consentito dalla scheda tecnica europea, cioè 200 mg) [12]. In realtà, bisogna tenere presente che le alterazioni epatiche nel ratto sono state evidenziate ai dosaggi ben più alti di 20 e 32 mg/kg [13]. La scheda tecnica dell’FDA, invece, riporta che “nel ratto alte dosi di micafungin (da 5 a 8 volte la dose più alta raccomandata nell’uomo, basandosi sulle differenze di AUC) sono state associate ad alterazioni irreversibili del fegato, quando somministrate per 3 o 6 mesi” [15]. In questo caso quindi si fa riferimento al dosaggio al quale negli studi di tossicologia preclinica si osservano le alterazioni epatiche, e non ad una soglia alla quale gli effetti non si verificano. Come nel caso degli altri agenti antifungini, il trattamento con micafungin deve essere iniziato da un medico esperto nella gestione delle infezioni fungine e prima di iniziare la terapia devono essere acquisiti dei campioni per colture fungine e per altri esami di laboratorio pertinenti (inclusa l’istopatologia) allo scopo di isolare e identificare gli organismi che sono causa della patologia. La terapia può essere iniziata prima che siano noti i risultati delle colture e degli altri esami di laboratorio. Tuttavia, una volta che tali risultati si rendano disponibili, la terapia antifungina deve essere aggiustata di conseguenza [12]. In realtà, la malattia fungina invasiva, il cui quadro clinico è solitamente poco definito e che raramente è diagnosticata attraverso gli esami di laboratorio, è frequentemente sovrastimata, con il rischio di trattare molti pazienti che non ne avrebbero reale necessità. La presenza di eventuali condizioni predisponenti, associata a rilievi clinici, permette di sospettare una forma invasiva e iniziare una terapia [26]. A tale riguardo, uno strumento utile per discriminare tra semplice colonizzazione da Candida e candidosi invasiva in pazienti critici non neutropenici, come quelli ricoverati nei reparti di terapia intensiva, è il Candida Score (CS). Si tratta di un punteggio ottenuto considerando la presenza di alcune variabili quali la nutrizione parenterale totale, l’essere stato il paziente sottoposto ad intervento chirurgico, la presenza di una colonizzazione multifocale da Candida e la presenza di una sepsi severa. In un’ampia coorte di pazienti, in cui la colonizzazione da Candida è stata valutata CAPITOLO 5 S53 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL prospetticamente, un CS>3 permetterebbe di selezionare accuratamente quei pazienti che trarrebbero vantaggio da un trattamento antimicotico precoce di tipo empirico [27,28]. La pratica della terapia antifungina empirica tuttavia è basata su studi che non hanno mostrato risultati concordanti e non è agevole dimostrare differenze significative nella efficacia del trattamento antifungino o nella mortalità nei pazienti trattati empiricamente con i diversi farmaci antifungini [29]. Inoltre, in considerazione del fatto che frequentemente si verifica un sovra trattamento dei pazienti, è necessario cercare di utilizzare i farmaci che presentano il profilo di tollerabilità migliore. A tale riguardo le echinocadine, quali micafungin, che agiscono solo sulla parete cellulare fungina, hanno rappresentato un notevole passo avanti nell’ambito dei farmaci antifungini, in quanto determinano meno frequentemente effetti collaterali grazie al fatto che il loro target non è un costituente della cellula dell’ospite, ma esclusivamente di quella fungina. Precauzioni di impiego Mycamine deve essere ricostituito e diluito a temperatura ambiente e in asepsi secondo le indicazioni di seguito riportate: •rimuovere la capsula di plastica dal flaconcino e disinfettare il tappo con alcool. •Iniettare lentamente in ciascun flaconcino, lungo la parete interna e in asepsi, 5 ml di cloruro di sodio soluzione per infusione 9 mg/ml (0,9%) oppure di glucosio soluzione per infusione 50 mg/ml (5%) (prelevati da un flacone/sacca da 100 ml), ponendo attenzione a rendere minima la formazione di schiuma. Ricostituire un numero sufficiente di flaconcini di Mycamine per ottenere la dose richiesta in mg (vedi Tabella 7). •Ruotare con delicatezza il flaconcino. Non agitare e attendere che la polvere si dissolva completamente. •Utilizzare immediatamente il concentrato. Il flaconcino è monouso. •Una volta ricostituito, aspirare tutto il concentrato da ciascun flaconcino e trasferirlo nel flacone/sacca da infusione da cui era stato in origine prelevato. •Capovolgere delicatamente il flacone/la sacca da infusione per favorire la dispersione della soluzione diluita ma non agitare per evitare il formarsi di schiuma. Non utilizzare se la soluzione si presenta torbida o è precipitata. •Inserire il flacone/la sacca da infusione contenente la soluzione per infusione diluita in una sacca opaca con possibilità di chiusura per proteggerla dalla luce. S54 OF PUBLIC HEALTH La preparazione della soluzione per infusione è illustrata in Tabella 7 [12]. Dopo ricostituzione e diluizione, la soluzione deve essere somministrata tramite infusione endovenosa nell’arco di circa 1 ora. Infusioni eseguite in tempo più rapido possono causare frequenti reazioni istamino-mediate. Posologia, durata del trattamento e aggiustamento dei dosaggi La posologia di Mycamine dipende dal peso corporeo del paziente. In pazienti adulti, adolescenti ≥ 16 anni di età e anziani la posologia è illustrata in Tabella 8. La durata del trattamento nella candidosi invasiva deve essere di minimo 14 giorni. Il trattamento antifungino deve continuare per almeno una settimana dopo che si sono ottenute 2 conseguenti colture ematiche negative e dopo la risoluzione dei segni clinici e dei sintomi di infezione. La durata del trattamento nella candidosi esofagea deve essere di almeno una settimana dopo la risoluzione dei segni clinici e dei sintomi. La durata del trattamento nella profilassi delle infezioni da Candida deve essere di almeno una settimana dopo il ripristino dei valori relativi ai neutrofili. La posologia nei bambini (inclusi neonati) e adolescenti < 16 anni di età è illustrata in Tabella 9. La durata del trattamento nella candidosi invasiva deve essere di minimo 14 giorni. Il trattamento antifungino deve continuare per almeno una settimana dopo che si sono ottenute 2 conseguenti colture ematiche negative e dopo la risoluzione dei segni clinici e dei sintomi di infezione. La durata del trattamento nella profilassi delle infezioni da Candida deve essere di almeno una settimana dopo il ripristino dei valori relativi ai neutrofili. Rispetto alle altre echinocandine (anidulafungin e caspofungin), il favorevole profilo farmacocinetico e farmacodinamico di micafungin, consente il raggiungimento di concentrazioni ematiche efficaci già in prima giornata, senza necessità di una dose di carico, con risvolti gestionali ed economici favorevoli. Inoltre, non sono richiesti aggiustamenti della dose in base al genere o alla razza. Non sono richiesti aggiustamenti della dose in pazienti con compromissione della funzionalità epatica lieve o moderata mentre non sono attualmente disponibili dati sull’uso di micafungin in pazienti con grave compromissione della funzionalità epatica, quindi il suo uso non è consigliato in tali pazienti. Non sono richiesti aggiustamenti della dose in pazienti con insufficienza renale [12]. CAPITOLO 5 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 7. Preparazione della soluzione per infusione. MYCA 100 mg (n=316) Flaconcino di Mycamine da utilizzare (mg/ flaconcino) Volume di sodio cloruro (0,9%) o di glucosio (5%) da aggiungere ad ogni flaconcino Volume (concentrazione) della polvere ricostituita Infusione Standard (portata a 100 ml) Concentrazione finale 50 1 x 50 5 ml circa 5 ml (10 mg/ml) 0,5 mg/ml 100 1 x 100 5 ml circa 5 ml (20 mg/ml) 1,0 mg/ml 150 1 x 100 + 1 x 50 5 ml circa 10 ml 1,5 mg/ml 200 2 x 100 5 ml circa 10 ml 2,0 mg/ml Tabella 8. Posologia di Mycamine in funzione delle indicazioni nei pazienti adulti, negli adolescenti ≥ 16 anni di età e negli anziani. Indicazione Peso corporeo > 40 kg Peso corporeo ≤ 40 kg Trattamento della candidosi invasiva 100 mg/die* 2 mg/kg/die* Trattamento della candidosi esofagea 150 mg/die 3 mg/kg/die Profilassi delle infezioni da Candida 50 mg/die 1 mg/kg/die *Se la risposta del paziente è inadeguata, cioè in mancanza di modificazione degli esami colturali o in assenza di miglioramento delle condizioni cliniche, la dose può essere aumentata a 200 mg/die in pazienti di peso > 40 kg, oppure a 4 mg/kg/die in pazienti di peso ≤ 40 kg. Tabella 9. Posologia di Mycamine in funzione delle indicazioni nei bambini (inclusi neonati) e negli adolescenti < 16 anni di età. Indicazione Peso corporeo > 40 kg Peso corporeo ≤ 40 kg Trattamento della candidosi invasiva 100 mg/die* 2 mg/kg/die* Profilassi delle infezioni da Candida 50 mg/die 1 mg/kg/die * Se la risposta del paziente non è adeguata, cioè in mancanza di modificazione degli esami colturali o in assenza di miglioramento delle condizioni cliniche, la dose può essere aumentata a 200 mg/die in pazienti di peso > 40 kg, oppure a 4 mg/kg/die in pazienti di peso ≤ 40 kg. Precauzioni particolari per la conservazione e lo smaltimento In generale, da un punto di vista microbiologico, le soluzioni ricostituite e diluite devono essere utilizzate immediatamente. Se non utilizzate immediatamente, i tempi di conservazione in uso e le condizioni prima dell’uso sono responsabilità dell’utilizzatore e non devono superare le 24 ore a temperature pari a 2-8°C, a meno che la ricostituzione e la diluizione abbiano avuto luogo in condizioni asettiche controllate e validate. Per quanto riguarda Mycamine, nel caso di flaconcini non aperti questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione e il suo periodo di validità è di 3 anni. Per le condizioni di conservazione del medicinale ricostituito in flaconcino la stabilità chimica e fisica nelle condizioni d’uso è stata dimostrata fino a 48 ore a 25°C, se ricostituito con sodio cloruro 9 mg/ml (0,9%) soluzione per infusione o con glucosio 50 mg/ml (5%) soluzione per infusione. Per la soluzione per infusione diluita la stabilità chimica e fisica nelle condizioni d’uso è stata dimostrata fino a 96 ore a 25°C, se conservata al riparo dalla luce e se diluita con sodio cloruro 9 mg/ ml (0,9%) soluzione per infusione o con glucosio 50 mg/ml (5%) soluzione per infusione [12]. Se tutte le precauzioni sulla ricostituzione e diluizione del farmaco vengono rispettate, è possibile riutilizzare il flacone/sacca da infusione per somministrazioni successive alla prima, rispettando il limite di tempo per il quale è stata dimostrata la stabilità chimico-fisica. In questo modo, nel caso di somministrazioni in pazienti pediatrici, per i quali CAPITOLO 5 S55 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL si preveda un utilizzo parziale del flacone/sacca, si riescono ad effettuare somministrazioni successive senza spreco di farmaco. Questa caratteristica rappresenta un vantaggio per Mycamine rispetto alle altre echinocandine sia perché queste ultime hanno tempi di stabilità del prodotto ricostituito nella sacca notevolmente più bassi (48 ore per caspofungin in ambiente refrigerato e 24 ore a temperatura ambiente per anidulafungin) [20,21], sia perchè per Mycamine viene prodotta una confezione a dosaggio (50 mg) e prezzo ridotto [12]. Relativamente allo smaltimento, il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente [12]. Checklist e risk management plan In considerazione delle caratteristiche del farmaco e della necessità di adottare specifiche misure di precauzione nella prescrizione, somministrazione e controllo degli eventi avversi, l’azienda produttrice fornisce, quale guida pratica, un opuscolo che evidenzia le procedure volte alla minimizzazione dei rischi potenziali associati all’utilizzo dello stesso. L’opuscolo, rivolto ai medici prescrittori e al personale infermieristico, è di semplice comprensione e interpretazione e contiene informazioni generali sul farmaco e sugli eventi avversi correlati, sulle modalità di somministrazione e trattamento, sulla preparazione della soluzione per infusione, sulla durata del trattamento consigliata nonché sul monitoraggio del paziente. In particolare, relativamente al monitoraggio del paziente, viene specificato che si tratta di pazienti generalmente in condizioni critiche, con un ampia varietà di patologie complesse concomitanti che richiedono una molteplicità di medicinali, compresi chemioterapie antitumorali, potenti immunosoppressori sistemici e antibiotici ad ampio spettro. Sono quindi pazienti già sottoposti a un attento monitoraggio ma che vanno tenuti sotto controllo in particolare per: •reazioni anafilattoidi, compreso lo shock anafilattico, con l’indicazione a sospendere l’infusione di micafungin e somministrare un trattamento adeguato. •Peggioramento della funzionalità epatica, con il consiglio di sospendere precocemente il trattamento in presenza di aumento significativo e persistente dei livelli di ALT/AST, per rendere minimi i rischi di anomalie epatiche e di conseguente potenziale sviluppo di tumori. •Evidenze cliniche o di laboratorio di emolisi, compresa emolisi acuta endovascolare, con S56 OF PUBLIC HEALTH l’indicazione di monitorare attentamente il paziente per evidenziare un eventuale peggioramento e valutare se continuare la terapia con micafungin in base al rapporto rischio/beneficio. •Peggioramento della funzionalità renale. •Risoluzione clinica e microbiologica dell’infezione. Parimenti, l’azienda ha redatto una checklist per il prescrittore così da fornire un promemoria su importanti aspetti del farmaco e garantire l’appropriatezza del suo utilizzo. La checklist si compone di una prima parte anagrafica, contenente i dati identificativi del paziente e del prescrittore, e ulteriori sezioni relative alle indicazioni e controindicazioni alla prescrizione, alle avvertenze speciali e precauzioni d’impiego, alle raccomandazioni al monitoraggio dei pazienti trattati, alle interazioni con altri farmaci in co-somministrazione e alle limitazioni all’uso in gravidanza. Conclusioni Micafungin è indicato negli adulti e nei bambini (compresi i neonati) per il trattamento della candidosi invasiva e per la profilassi delle infezioni da Candida in pazienti sottoposti a trapianto allogenico di CSE o in pazienti che si prevede possano manifestare neutropenia per 10 o più giorni. Micafungin è anche indicato per il trattamento della candidosi esofagea in pazienti adulti per i quali sia appropriata una terapia endovenosa. Al momento, è l’unica echinocandina indicata nella popolazione pediatrica al di sotto dei 12 mesi. I dati di tollerabilità e sicurezza derivano da diversi trial clinici e revisioni sistematiche della letteratura con e senza metanalisi. I risultati relativi al profilo di sicurezza epatica mostrano che micafungin può essere considerato sovrapponibile a amfotericina B liposomiale, fluconazolo e caspofungin. Sono stati raramente riportati casi di malfunzionamento epatico con esito fatale classificati come possibilmente o probabilmente correlati al trattamento con micafungin. E’ comunque difficile trarre delle conclusioni a causa dei numerosi fattori confondenti, come le condizioni epatiche basali dei pazienti trattati e i concomitanti trattamenti epatotossici. Gli studi tossicologici a dose ripetuta condotti nei ratti hanno evidenziato un’epatotossicità correlata al trattamento con micafungin con aumenti dei livelli degli enzimi epatici, degenerazione degli epatociti, rigenerazione compensatoria e sviluppo di FAH alla fine del periodo di follow-up. Tuttavia, appare anche ragionevole sottolineare i seguenti aspetti: CAPITOLO 5 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH 1. le alterazioni irreversibili della struttura epatica sono state evidenziate per dosaggi di micafungin corrispondenti ad una concentrazione plasmatica da 5 a 8 volte più alta della più elevata dose clinica raccomandata nell’uomo; 2. il rischio potenziale a lungo termine non è rilevante nei casi più gravi a rischio immediato di vita; 3. la comparsa di FAH non è stata osservata in studi di tossicologia pre-clinica simili condotti su altri modelli animali; 4. per le altre echinocandine non risulta che siano stati condotti studi a lungo termine su modello animale volti a valutare la potenziale epatocancerogenicità. Sebbene gli elementi a disposizione rassicurino circa il potenziale rischio di insorgenza di tumori epatici, che sembra strettamente connesso ad un danno epatico prolungato, il trattamento con micafungin dovrebbe essere considerato valutando con attenzione i rischi/benefici. In particolare nei pazienti con grave coinvolgimento della funzionalità epatica o patologie epatiche croniche note in quanto condizioni preneoplastiche. Si consiglia un’interruzione precoce della somministrazione in presenza di persistenti e significativi aumenti di ALT/AST. Rispetto alle altre echinocandine, micafungin non necessita della somministrazione di una dose di carico in prima giornata di terapia sia negli adulti che nei bambini, con risvolti positivi gestionali ed economici. In considerazione delle raccomandazioni di EMA e della necessità di adottare specifiche misure di precauzione nella prescrizione, somministrazione e controllo degli eventi avversi, l’azienda produttrice fornisce, quale guida pratica per i prescrittori e per il personale infermieristico, un opuscolo che evidenzia le procedure volte alla minimizzazione dei rischi potenziali associati all’utilizzo dello stesso, unitamente ad una checklist per il prescrittore così da fornire un promemoria su importanti aspetti del farmaco e garantire l’appropriatezza di impiego. La ricostituzione e diluizione del farmaco richiedono il rispetto scrupoloso di specifiche modalità, nelle fasi di preparazione, conservazione e utilizzo. Se la ricostituzione e diluizione del farmaco avvengono in condizioni di sterilità controllate e validate, è possibile riutilizzare il flacone/sacca da infusione per somministrazioni successive alla prima, rispettando il limite di tempo per il quale è stata dimostrata la stabilità chimico-fisica. In questo modo, nel caso di somministrazioni in pazienti pediatrici, per i quali si preveda un utilizzo parziale del flacone/sacca, si riescono ad effettuare somministrazioni successive senza spreco di farmaco. Questa caratteristica rappresenta un vantaggio per Mycamine rispetto alle altre echinocandine sia perché queste ultime hanno tempi di stabilità del prodotto ricostituito nella sacca notevolmente più bassi, sia perchè per Mycamine viene prodotta una confezione a dosaggio e prezzo ridotto. Bibliografia 6) Mora-Duarte J, Betts R, Rotstein C, et al. Comparison of caspofungin and amphotericin B for invasive candidiasis. N Engl J Med 2002;347:2020-9. 7) Wang JL, Chang CH, Young-Xu Y, et al. 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