Il caso del Sig. Carlo Presentazione di un caso clinico di neoplasia esofagea St.Vincent 23 settembre 2005 Il contesto • Carlo 75 anni, ex dirigente d’azienda, pensionato, separato. • Ricovero in reparto medico per iperpiressia recidivante con sospetta broncopolmonite. • Ex fumatore, assumeva 2 bicchieri di vino ai pasti. Anamnesi patologica remota • BPCO • Iniziale malattia di Alzheimer • Ipertensione arteriosa • Soffre da anni di saltuaria pirosi che allevia con uso di antiacidi Anamnesi patologica prossima • Dispnea • Febbre • PAO 150/80 • FC 90 R Esami di routine, RX Torace. Quali possono essere le cause di disfagia in un paziente con pirosi, pregresso tabagismo e polmonite? • Disfagia neurogena • Disfagia motoria • MRGE con stenosi • Tumore esofago • Infezione (Herpes, Candida) • Acalasia DIMENSIONI DEL PROBLEMA DISFAGIA INCIDENZA DEI DISTURBI DELLA DEGLUTIZIONE NELLA POPOLAZIONE Popolazione generale: Aumento dell’incidenza in: 10% ca (riferita all’anamnesi) presenza di fattori di rischio (fumo, alcool…) popolazione anziana pazienti oncologici soggetti traumatizzati cranici accidenti vascolari Pazienti ospedalizzati: 13-40% Pazienti in centri riabilitativi 30-35% Pazienti in centri di lunga degenza: 40-50% APPROCIO AL PAZIENTE DISFAGICO DISFAGIA OROFARINGEA Difficoltà inizio deglutizione + tosse, soffocamento, rigurgiti nasali DISFAGIA DISFAGIA ESOFAGEA Il cibo si blocca dopo deglutizione solo cibi solidi Ostruzione meccanica Intermittente Cibi solidi o liquidi Disordini funzionale Progressiva Intermittente Progressiva con pane/carne pirosi di lunga durata no calo ponderale età > 50 aa calo ponderale dolore toracico pirosi di lunga durata rigurgito calo ponderale ANELLO ESOFAGEO INFERIORE STENOSI ESOFAGEA PEPTICA NEOPLASIA SPASMO ESOFAGEO DIFFUSO SCLERODERMIA ACALASIA APPROCIO AL PAZIENTE DISFAGICO Anamnesi: PIROSI + PREGRESSO TABAGISMO + POLMONITE Considerare come possibili cause di DISFAGIA (anziano, eventi degenerativi/ischemici) Disfagia neurogena (giovane-adulto, paradossa con dolore toracico, Disfagia motoria manometria) Acalasia (giovane-adulto, paradossa, ab-ingestis, Infezione (herpes, candida) MRGE con stenosi Neoplasia esofagea paucisintomatica) (odinofagia, immunodepressi, terapia mirata) manometria) (adulto-anziano, lunga storia di sintomi tipici) (adulto-anziano, progressiva, Per individuare le cause della disfagia quali esami strumentali abbiamo a disposizione? • EGDS • RMN • TAC TORACE • RX TRANSITO CON BARIO APPROCCIO AL PAZIENTE DISFAGICO ESAMI STRUMENTALI per DEFINIZIONE DIAGNOSI: EGDS GOLD STANDARD: ↓ costo ↑ resa diagnostica (anatomia patologica) TAC TORACE più utile nella stadiazione RMN TORACE sensibilità e specificità > TC nell’infiltrazione del mediastino e del cuore RX TRANSITO CON BARIO ESAMI STRUMENTALI per STADIAZIONE NEOPLASTICA TAC (COLLO-)TORACE(-ADDOME) ECOENDOSCOPIA (Determinazione T 85% e Ndel 79%) BRONCOSCOPIA (in neoplasie 2/3 superiori per infiltrazione/neoplasie sincrone) La diagnosi • Stenosi 3° medio esofago (a 30 cm dalla rima orale) non transitabile. Adenocarcinoma esofageo ,T2-T3 N+ Terapie possibili • • • • • Chirurgia Radioterapia Radioterapia associata o meno a chemioterapia Terapia endoscopica Terapia palliativa All’intermo dell’èquipe medica ci sono due pareri 1. Terapia chirurgica associata a radio-chemio 2. Terapia palliativa ADENOCARCINOMA ESOFAGEO Incidenza: 3-4/100.000 (picco 60-70 aa) trend ↑ 10% annuo In Italia circa 2000 casi/anno. Lombardia > N° totale di casi Età insorgenza 50-70 anni (media 66) M/F - 3/1 Sopravvivenza a 5 aa: media 6-20% stadio precoce 60% Morte 6-18 mesi dalla diagnosi Fattori di rischio: • FUMO: rischio x 5-10 (adenoK 1/3 casi) • ALCOOL: ↑ rischio ; ↑ azione carcinogena tabacco (Ca squamoso): ALCOOL + FUMO: ↑ fino a 100 volte (Ca squamoso)!! • STATI INFIAMMATORI CRONICI / METAPLASIA (BARRETT) • DIETA Sede: 50% E medio 35% E inferiore 15% E superiore (importante per l’operabilità: E inferiore > E medio > E superiore) Sintomatologia: 85% disfagia come primo sintomo POSSIBILITA’ TERAPEUTICHE PRO CONTRO •RADICALITA’ •(eventuale radioterap •INDICAZIONI RADIOTERAPIA (elevata radiosensibilità) •INDICAZIONI •TOLLERABILITA’ •COSTI •SCARSA EFFICACIA RADIOTP + CHEMIOTP •INDICAZIONI •COSTI •SCARSA EFFICACIA TERAPIA ENDOSCOPICA PALLIATIVA (protesi, laser) •↓ SINTOMI •EFFICACIA TERAPIA CHIRURGICA LIMITATE o radiochemioterp o chemioterp neoadiuvante o adiuvante) - DISFAGIA (80%) - DIMOSTRATA DIMOSTRATA LIMITATA NEL TEMPO •COMPLICANZE (perforazione,aspirazion e, ostruzione, reflussso, erosione, sovracrescita) STAGING ADENOCARCINOMA ESOFAGO TUMORE PRIMITIVO (T) TX Tumore primitivo non identificabile Tis Carcinoma in situ T1 Invasione lamina propria/submucosa T2 Invasione della muscolaris propria T3 Invasione avventizia T4 Invasione strutture adiacenti LINFONODI REGIONALI (N) NX Linfonodi regionali non definibili N0 Nessun interessamento linfonodale N1 Interessamento linfonodi regionali METASTASI (M) MX Metastasi a distanza non accertabili M0 Nessuna metastasi M1 Metastasi a distanza M1a Interessamento linfonodi cervicali/celiaci M1b Altre metastasi a distanza APPROCIO TERAPEUTICO PER STADI STADIO 0 APPROCCIO TERAPEUTICO SOPRAVVIV ENZA 5aa (Raro nei paesi occidentali) Chirurgia. 75% Chirurgia. Se controindicazioni radiotp+chemiotp 60% (Tis N0 M0) I (T1 N0 M0) II A e B (T2-3 N0 M0 // T1-2 N1 M0) III (T3 N1 M0, T4 ogni N M0) IV A e B (ogni T, ogni N, M1a // ogni T, ogni N, M1b) Chirurgia. Se adenoCa sovracarenale chemiotp adiuvante. Chemiotp + radiotp neoadiuvanti seguite da chirurgia. Terapia palliativa per controllo disfagia e dolore 40% e 20% 10% < 5% SCELTA DELLA TERAPIA CASO CLINICO ADENOCA ESOFAGEO III MEDIO INFERIORE STADIO III (T2-3 N+) Chemioradioterapia seguita da chirurgia assicura buono stato nutrizionale (↓ disfagia) + gestione dolore Importanti comorbidità (m. Alzheimer, dispnea, febbre, disidratazione e malnutrizione, marcata stipsi, decubito passivo con piaghe). Paura/rifiuto di procedure invasive. POSIZIONAMENTO ENDOPROTESI (= stadio IV) Valutare grado di informazioni in possesso al paziente/ai parenti Spiegazione della procedura al paziente (orale/scritta/immagini) e ai parenti. GESTIONE DELLA PROCEDURA DURANTE POSIZIONAMENTO DOPO POSIZIONAMENTO • Sedazione • Controllo del dolore • Verifica posizione (Rx) • Controllo del dolore • Diagnosi/gestione complicanze (perforazione,aspirazione, ostruzione, reflussso, erosione, sovracrescita) Assistenza domiciliare familiare/assistita Assistenza in lunga degenzariabilitativa Controlli ambulatoriali (indici nutrizionali) Controllo strumentale L’età può influire sulla decisione terapeutica? • Si • No • In parte • Non so La raccolta dati… • Respiro alterato per incapacità ventilatoria, lieve • • • • • • cianosi labiale. Difficoltà ad espettorare. Necessita di aiuto per mantenere la posizione semiseduta e per la mobilizzazione. Disfagia ingravescente, segni di malnutrizione, secchezza delle mucose, stipsi. Dipendente per igiene ed abbigliamento. Sonno e riposo alterato: dorme 4 ore, maggiore confusione durante la notte. Norton 1. Quali sono i bisogni assistenziali prevalenti ? • Assicurare l’alimentazione/ idratazione • Assicurare la funzione cardio-circolatoria • Assicurare il movimento • Assicurare l’igiene/abbigliamento • Assicurare il sonno e riposo • Tutti i bisogni sopracitati PROCESSO DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA • Raccolta e classificazione dei dati • Identificazione bisogni di assistenza infermieristica • Formulazione degli obiettivi • valutazione RACCOLTA E CLASSIFICAZIONE DEI DATI • Intervista • Osservazione • Consultazione della documentazione clinica IDENTIFICAZIONE DEI BISOGNI • • • • • • • • Bisogno di alimentazione e idratazione Bisogno di eliminazione intestinale Bisogno di mantenere la funzione respiratoria Bisogno di comunicazione Bisogno di ambiente sicuro Bisogno di riposo e sonno Bisogno di mobilizzazione Bisogno di igiene SCELTA DELLE AZIONI INFERMIERISTICHE • • • • • • • Modificare il modo di alimentarsi Preparare il cibo in modo adeguato Favorire l’assunzione dei liquidi Spiegare gli effetti dannosi di sostanze irritanti Alleviare dolore, nausea e vomito Utilizzare schede per il controllo della dieta e del peso Eventuale NPT Il sig. Carlo … • Memoria recente compromessa. • A tratti disorientato e confuso • Ha paura di essere sottoposto alle procedure diagnostico terapeutiche specie se invasive Come fornire spiegazioni al Sig. Carlo? • Spiegazione orale • Spiegazione attraverso opuscolo scritto • Spiegazione con immagini e disegni LA MALATTIA DI ALZHEIMER • La malattia di Alzheimer è una malattia neurologica progressiva, irreversibile e degenerativa, caratterizzata dalla perdita delle funzioni cognitive, da disturbi del comportamento e degli affetti. CODICE DEONTOLOGICO ART. 4 COMMA 5 • “L’infermiere nell’aiutare e sostenere la persona nelle scelte terapeutiche, garantisce le informazioni relative al piano di assistenza e adegua il livello di comunicazione alle capacità della persona di comprendere. Si adopera affinchè la persona disponga di informazioni globali e non solo cliniche e ne riconosce il diritto alla scelta di essere informato”. (Principio di Autonomia) … A Carlo viene posizionata, dopo dilatazione con Savary una protesi esofagea ricoperta autoespandibile Quale è il ruolo dell’infermiere di endoscopia nel posizionamento della protesi esofagea? • Presa in carico della persona • Avere tutto il materiale pronto e funzionante • Stare vicino al malato rassicurandolo durante • • • tutto l’esame Collaborare con il medico per il buon esito dell’esame Essere attento ai potenziali rischi relativi alla trasmissione di malattie infettive Tutte le precedenti 9 DARTI RISPOSTE chiare e comprensibili o indirizzarti alle persone ed agli organi competenti. 9 FORNIRTI INFORMAZIONI utili a rendere più agevole il tuo contatto con l’insieme dei servizi sanitari. 9 INDIVIDUARE i tuoi bisogni di assistenza, condividerli con te, proporti le possibili soluzioni, operare insieme per risolvere i problemi. 9 INSEGNARTI quali sono i comportamenti più adeguati per ottimizzare il tuo stato di salute nel rispetto delle tue scelte e stile di vita. 9 GARANTIRTI competenza, abilità ed umanità nello svolgimento delle tue prestazioni assistenziali. 9 RISPETTARE la tua dignità, le tue insicurezze e garantirti la riservatezza. 9 ASCOLTARTI con attenzione e disponibilità quando nei hai bisogno. 9 STARTI VICINO quando soffri, quando hai paura, quando la medicina e la tecnica non bastano. DAL CODICE DEONTOLOGICO ART. 1.3: “La responsabilità dell’infermiere consiste nel curare e prendersi cura della persona, nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell’individuo.” ART. 4.2: “L’infermiere ascolta, informa e coinvolge la persona e valuta con la stessa i bisogni assistenziali anche al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito e consentire all’assistito di esprimere le proprie scelte.” ART. 4.5: “L’infermiere, nell’aiutare e sostenere la persona nelle scelte terapeutiche, garantisce le informazioni relative al piano di assistenza ed adegua il livello di comunicazione alla capacità del paziente di comprendere. Si adopera affinché la persona disponga di informazioni globali e non solo cliniche.” Al rientro in reparto il Sig. Carlo è agitato, più confuso. La mimica fa pensare che abbia dolore. Come valuta l’infermiere il dolore ? • Ascoltando e valutando la persona, cercando di • • • capire quanto dolore prova. Con la sua esperienza capisce quanto dolore il Sig. Carlo prova in quel momento. Chiedendo al medico quanto il posizionamento della protesi può essere doloroso. Chiedendo aiuto alla sorella che conosce bene il fratello. SCALA COMPORTAMENTALE DI CHEOPS • Pianto • Espressione mimica del volto • Espressione verbale • Posizione del tronco • Necessità di toccare la zona dolente • Movimento delle gambe Nei giorni seguenti si decide per la dimissione ma … • Il Sig. Carlo vive solo • L’unica risorsa è la sorella maggiore di tre anni, in condizioni di salute non particolarmente buone: è diabetica e ipertesa • La sorella sarebbe disponibile ad andare a abitare a casa del fratello Quali risorse attivereste? • ADI • Inserimento in casa di riposo • Hospice • RSA • Badante L’èquipe decide per l’ADI L’infermiere di reparto istruisce la collega sulle modalità di gestione della protesi e fornisce alcuni consigli . A casa però il Sig. Carlo vuole mangiare cibi prevalentemente solidi, non intende assumere pasti piccoli e frequenti I consigli dell’infermiere vengono quindi in parte disattesi L’OSPEDALE HA GARANTITO LA CURA E L’ASSISTENZA NELLA FASE ACUTA DELLA MALATTIA E LE PRESTAZIONI SPECIALISTICHE IN AMBITO PROTETTO IL TERRITORIO FORNIRA’ L’ASSISTENZA NELLA FASE CRONICA DELLA MALATTIA E FAVORIRA’ Il REINSERIMENTO SOCIALE ASSICURANDO LE CURE PRIMARIE COME? E’ NECESSARIO PRENDERE COSCIENZA DEL CAMBIAMENTO CONCETTUALE DEI MODELLI ASSISTENZIALI AVVENUTI IN SANITA’ NEGLI ULTIMI ANNI E DELLE POSSIBILI MODALITA’ ASSISTENZIALI ALTERNATIVE Il PSN 2003-2005 Ribadisce che il cittadino con i suoi “bisogni” deve essere posto al centro del sistema dei servizi. Le Aziende Sanitarie hanno la MISSION di tutelare la salute, devono di conseguenza realizzare una offerta sanitaria tale da consentire la presa in carico globale del cittadino a cui deve essere data una risposta flessibile in relazione alla molteplicità dei bisogni socio-sanitari. PERSONALIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA HOSPICE CASA DI ADI RIPOSO UTENTE CENTRO DIURNO R.S.A SOGGIORNO TEMPORANEO LA CONTINUITA’ ASSISTENZIALE assicurare che una persona riceva le cure giuste, nel momento giusto e nei tempi giusti, superando la frammentazione delle risposte assistenziali NELLA LOGICA DELL’INTEGRAZIONE LE DIMENSIONI DELLA CONTINUITA’ ASSISTENZIALE Integrazione Istituzionale Definisce la collaborazione fra istituzioni diverse per il conseguimento di obiettivi comuni ¾il cambiamento porta a rafforzare le cure primarie ¾ricerca di unitarietà tra ospedale e territorio LE DIMENSIONI DELLA CONTINUITA’ ASSISTENZIALE Integrazione Gestionale Definisce le modalità organizzative e le condizioni di lavoro che caratterizzano la continuità assistenziale ¾Processo di presa in carico dei pazienti ¾Informazione e comunicazione ¾Miglioramento continuo della qualità dell’assistenza LE DIMENSIONI DELLA CONTINUITA’ ASSISTENZIALE Integrazione Professionale Finalizzata a ridurre ridondanze nel processo di cura ¾Efficace comunicazione fra operatori ¾Lavoro in multiprofessionalità ¾Gruppi di lavoro su percorsi assistenziali INTEGRAZIONI CON IL MMG / PLS Figura centrale del processo di diagnosi e cura CON LA MEDICINA SPECIALISTICA Garanzia di prestazioni di medicina specialistica TRA COMPONENTI SANITARIE E SOCIO ASSISTENZIALI Servizi sociali - Comuni … E ANCORA INTEGRAZIONI CON LA RETE DEL VOLONTARIATO E ASSOCIAZIONI Risorsa importante,la cui presenza va concordata con gli erogatori dell’assistenza CON LA RETE DELLE STRUTTURE OSPEDALIERE Stretto raccordo tra i Presidi ospedalieri e i Distretti per le Dimissioni Protette DIMISSIONE PROTETTA Percorso protetto atto ad assicurare la continuità assistenziale sul territorio capace di offrire una risposta flessibile (legata al bisogno individuato nel singolo caso) e di garantire la presa in carico globale del cittadino **************************************************** E’ caratterizzata dalla presa in carico di pazienti ad alta complessità assistenziale Cos’è l’ADI Formula assistenziale che attraverso l’intervento di più figure professionali, sanitarie e sociali, realizza a domicilio del paziente di qualsiasi età un progetto assistenziale unitario Elemento caratterizzante è l’integrazione intesa come programmazione unitaria degli interventi, a garanzia di una risposta globale al paziente L’ADI è ritenuta una valida alternativa al ricovero ospedaliero ADI L’ADI è l’allocazione ideale per vari motivi: • meno costosa • mantiene il paziente nell’ambiente familiare • consente di conservare buone interazioni sociali ed emozionali • facilita l’erogazione dei servizi necessari nella logica dell’integrazione e della multiprofessionalità S.VA.M.A. Strumento di integrazione e di valutazione multidimensionale utilizzato dagli operatori del distretto per la presa in carico dei pazienti LA PRESA IN CARICO PRECOCE LA PRESA IN CARICO CONTRATTO DI CARE PERSONALIZZATO Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali Migliore sequenza temporale e spaziale possibile delle attività assistenziali, sulla base delle conoscenze scientifiche, professionali e tecnologiche finalizzati alla presa in carico personalizzata del paziente. Modelli assistenziali personalizzati Primary Nursing Case Management PRIMARY NURSING •E’ una metodologia di approccio assistenziale basato sull’assistenza erogata da un solo infermiere a un gruppo di utenti •E’ uno strumento organizzativo che: •Aiuta a mettere in pratica le teorie ed il processo •Vede l’assistenza infermieristica come pratica professionale centrata sul paziente CASE MANAGEMENT Attenzione al risultato complessivo del percorso clinico assistenziale sviluppato per ogni singolo paziente/utente al ruolo terapeutico (relazione) dal ruolo esecutore al percorso di soluzione del problema individuale al ruolo di stimolo per la guarigione/gestione autonoma Come comportarsi di fronte ad una persona demente che rifiuta la prescrizione terapeutica? • Insistere ed essere molto rigidi rispettando alla • • • lettera le prescrizioni. Permettere alcune trasgressioni tenendo presente le problematiche di occlusione della protesi. Lasciare che sia la persona a decidere. Prendere le decisioni in base alle indicazioni della sorella che conosce bene il sig. Carlo. INFERMIERE ESPRIME IL SUO RUOLO ¾funzione tecnico - curativa ¾funzione informativa ¾funzione educativa ¾funzione di promozione dell’autonomia residua INFERMIERE CASE MANAGER Importanza dei continui scambi con il reparto di degenza ed il servizio di endoscopia digestiva Ö conoscere tutte le problematiche conseguenti il posizionamento della protesi (dieta, assunzione di farmaci…) Ö per dare continuità alle cure prestate in ospedale INFERMIERE CASE MANAGER INFERMIERE DI FAMIGLIA Ö SUPPORTARE E SOSTENERE I FAMIGLIARI DEL PAZIENTE Ö DARE CONTINUITA’ ALLE CURE IN UNA VISIONE OLISTICA DEL PAZIENTE (dimensione spirituale, psicologica e fisica) Ö FAVORIRE L’APPROCCIO ASSISTENZIALE TESO ALLA MIGLIORE QUALITA’ DI VITA SIA PER IL PAZIENTE CHE PER LA FAMIGLIA AMBITI DI MIGLIORAMENTO • Attivare gruppi multiprofessionali • Potenziare la formazione interdisciplinare • Definire e utilizzare strumenti di integrazione • Definire in modo più formale il “case manager” Un giorno la sorella riferisce all’infermiere dell’ADI che, dopo la diagnosi di malattia di Alzheimer, il Sig. Carlo aveva manifestato la volontà di morire qualora la sua autonomia e le sue condizioni psicofisiche fossero declinate al punto di fargli perdere l’autosufficienza … Alcuni spunti di riflessione... • Come condividere la scelta del posizionamento o • • • • meno della protesi con la persona affetta da neoplasia e malata di Alzheimer? Come raccogliere il consenso se la persona non è pienamente a conoscenza della diagnosi e della prognosi? Si può raccogliere il consenso attraverso la sorella? Come rapportarsi con Lei? Che peso ha la volontà espressa dal Sig. Carlo? Quando la prescrizione terapeutica diventa accanimento?