IL FOLLOW-UP FONIATRICO-LOGOPEDICO NEL BAMBINO CON LABIOPALATOSCHISI Flavia Nardi – Paolo Santoni- Teresa Menegus Logopedista Dr.ssa Flavia Nardi - U.O. Chirurgia Maxillo-Facciale e OdontostomatologiaCentro Regionale per la Diagnosi e la Cura della Malformazioni Cranio-Maxillo-Facciali - U.L.S.S. 6 “Vicenza” Responsabile Dr. Ugo Baciliero - U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione ULSS 6 – Unità gravi cerebrolesioni – Unità Spinale di Vicenza Direttore Dr. G. Bertagnoni Dr. Paolo Santoni, Medico specialista in Foniatria - Verona Dr.ssa Teresa Menegus, Medico specialista in Foniatria - Dipartimento Riabilitativo U.S.S.L. 20 Verona Le cheilognatopalatoschisi (CGPS) o schisi labio-palatine possono essere definite come delle malformazioni congenite oro-facciali, dovute ad un arresto o ad un’alterazione del normale sviluppo embriogenetico delle strutture deputate alla formazione del labbro e del palato, che si instaurano precocemente, tra la IV° e la X° settima na di vita intrauterina (Franchella et al.,1987; Hagberg et al.,1998) . L’incidenza percentuale delle CGPS, rispetto al numero delle nascite, varia da 1 su 600 a 1 su 800 neonati, pari a circa l’1.5 per mille della popolazione neonatale (Rosche et al, 1998; A.A.V.V., 2004). La prevalenza è variabile in relazione alla regione geografica di provenienza, alla razza, al sesso (più frequente nel maschio), alla localizzazione anatomica, all’età della madre ed alla presenza di consanguinei affetti (Franchella et al.,1987; Baciliero et al., 2004). I principali fattori eziologici sembrano essere di natura genetica (Croatto, 1976; Bokhout et al., 1996; Schutte and Murray, 1999) o multifattoriale, interessando durante lo sviluppo embriogenetico una o più noxae patogene di origine endogena o esogena, tra cui fattori infettivi (TORCH, varicella, parotite, morbillo), chimici (farmaci teratogeni) (Hagberg et al.,1998), fisici (radiazioni e ipossia) e nutrizionali (Croatto, 1976; Schutte and Murray, 1999, Shaw, 1999). La schisi labio-palatina può presentarsi come difetto isolato che, in rapporto all’entità ed alla sede della lesione, manifestarsi clinicamente in labioschisi mono o bilaterale, gnatoschisi mono o bilaterale, palatoschisi più o meno estesa in senso antero-posteriore (urano, stafilo, uvoloschisi); in forme complesse associate, nelle sequenze (displasia fronto-nasale di George, sequenza di Pierre- Robin) o nelle sindromi (Treacher-Collins, Stickler, Apert) (Millard et al., 1976). La presenza di schisi labio-palatina isolata o sindromica ha delle significative implicazioni sullo sviluppo fisiologico delle abilità orali, senso-motorie, di feeding e comunicativo-linguistiche che richiedono, in particolare nel periodo neonatale, anche in assenza di complicanze, un adeguamento delle modalità di gestione e somministrazione del nutrimento e opportune stimolazioni sensoriali, affettivo-relazionali e comunicative. Dai dati riportati in letteratura (Spriestersbach, 1973; Paradise e McWilliams, 1974; Jones, Henderson e Avery, 1982; Sheppard & Mysak, 1984; Russell & Grunwell, 1993; Tuchman, 1994; Schonweiler et al., 1994; Accordi et al, 1999, 2001, 2005; Bortolini, 2000; Schindler, O. et al., 2001; Senez, 2002; Arvedson, 2002, 2008; Laine et al., 2002; Martin, Mandy, 2003; Lohmander & Olsson, 2004; Talmant & Lumineau, 2004; Bischera et al., 2005; Pamplona et al., 2005; Walker, 2006; Thibault, 2007; Kuehn et al., 2001; Kummer, 2008; Cooper-Brown et al., 2008, PetersonFalzone et al.2009) si conferma la presenza di una sintomatologia complessa, di interesse foniatrico-logopedico. In particolare, si possono riscontrare: - alterazioni della morfologia e funzionalità oro-facciale - alterazioni della sensibilità oro-faringea: conseguono agli interventi di chirurgia riparativa, sono generalmente transitorie e tendono a regredire spontaneamente entro il primo anno dall’intervento chirurgico. Talvolta permangono nel tempo, determinando alterazioni stabili della propriocettività orale - permanenza patologica di riflessi neonatali oro-facciali - alterazioni delle funzioni sensoriali-motorie-orali (reattività ed aspetti sensoriali, percettivi e motori delle strutture della cavità orale e del faringe fino a livello dello sfintere esofageo superiore), e del feeding, da moderate a gravi in base al tipo di schisi che si caratterizzano con: difficoltà di suzione (inefficace, debole, rallentata, incapacità di creare un’adeguata pressione intraorale negativa che favorisca l’afflusso del latte al cavo orale, eccessiva ingestione di aria), rigurgito nasale, alterata coordinazione della suzione-deglutizione o della suzione-deglutizione-respirazione con possibilità di penetrazione di alimenti nelle vie aeree, difficoltà di masticazione e/o disarmonie nella transizione degli stadi della masticazione, inadeguata assunzione di cibo e pasti troppo lunghi - reazioni difensive orali, generalmente conseguenti alla chirurgia riparativa e assenza o limitazione del gioco esplorativo orale - incoordinazione respiratoria o alterazioni della modalità respiratoria fisiologica (naso-nasale e diaframmatica) e/o senso di soffocamento - difficoltà di ventilazione dell’orecchio medio con insorgenza di otiti medie ed ipoacusia trasmissiva - alterazione della relazione comunicativa, dei primi comportamenti comunicativi, della comunicazione, fonazione e del linguaggio con una distribuzione rallentata nello sviluppo prelinguistico e linguistico - alterazioni della qualità della voce (ipofonica, rauca, monotona,tesa…) e della risonanza (iperrinofonia, iponasalità, anasalità, nasalità mista) - pattern articolatori atipici di compenso (colpo di glottide, soffio rauco, frizione laringea, stop faringeo, affricate faringee, frizione nasale, fricative velari, fricative palatali, stop mediodorso-palatali, doppia articolazione) - malocclusioni, con alterazioni della postura linguale statica e dinamica - problemi di ordine educativo - psicologico. Non sono da sottovalutare le reazioni difensive orali; la sfera oro-facciale è la sede di sperimentazione del piacere associato all’affettività, di cui viene investito il volto fin dai primi momenti di vita attraverso le carezze, i baci, i massaggi, ma anche il cavo orale attraverso l’introdurre e l’assaporare i cibi. Il dolore conseguente agli interventi e il ripetersi di queste esperienze negative può ripercuotersi sul piacere orale e determinare un disinvestimento della bocca e una disoralità, con reazioni di evitamento che possono ostacolare le acquisizioni oralimotorie e l’alimentazione (Thibault, 2007). E’ opportuno sottolineare che Il 73% dei neonati con la schisi del palato presenta alla nascita e nelle fasi successive di sviluppo, delle difficoltà di alimentazione da moderate a gravi in base al tipo di schisi (Spriestersbach, 1973) che possono persistere nel tempo. In particolare, i bambini con palatoschisi hanno un peso medio alla nascita pressoché uguale a quello dei neonati non affetti; tuttavia, l’aumento di peso nei primi 2 anni è significativamente inferiore nei bambini con palatoschisi (Jones, 1988; Seth & McWilliams, 1988; Richard, 1994) ed, in particolare, i neonati con palatoschisi isolata mostrano il più basso aumento di peso (Jones, 1988; Lee et al., 1996). I bambini con schisi isolata del labbro possono non avere difficoltà nell’allattamento al seno o con il biberon o presentare difficoltà temporanee o lievi per mancanza del sigillo labiale anteriore, movimenti ritmici alterati (deboli, assenti, intermittenti, incoordinati), ipomotilità labiale o asimmetria di motilità a causa della malformazione o degli esiti cicatriziali che si ripercuote nella suzione e nella rimozione del cibo dall’utensile e lateralizzazione della tettarella dal lato più attivo. I neonati con schisi mono e/o bilaterale completa del labbro e del palato generalmente presentano le maggiori difficoltà di alimentazione, sia al seno che con il biberon. Una grande variabilità nelle abilità di alimentazione, in base alla natura ed all’ampiezza della schisi, si può invece osservare nei neonati con schisi isolata del palato molle (Arvedson & Brodsky , 2002). Le difficoltà di alimentazione nei neonati con schisi sono attualmente oggetto di attenzione da parte della letteratura internazionale, la Cochrane ha effettuato una recente revisione (Cochrane Database Syst Rev. 2011; Feb 16;2:CD003315). La gestione del soggetto con labiopalatoschisi richiede un apporto plurispecialistico multimodale integrato. Sono indispensabili ai fini diagnostici e terapeutici professionalità diverse e specifiche in relazione a fasi temporali simultanee o diversificate (Russel, Albery, 2005; Peterson-Falzone et al.2009). LE SCHISI LABIOPALATINE: FIGURE PROFESSIONALI COINVOLTE ECOGRAFISTA GENETISTA PEDIATRA ANESTESISTA CHIRURGO MAXILLO-FACCIALE E PLASTICO CAPO-SALA/INFERMIERE ORL / FONIATRA AUDIOLOGO/AUDIOMETRISTA LOGOPEDISTA NPI / PSICOLOGO ORTODONTISTA /ODONTOTECNICO Fisiatra Pneumologo Fisioterapista Terapista Occupazionale Psicomotricista Dietista / Nutrizionista Assistente Sociale NUCLEO FAMILIARE RISTRETTO E/O ALLARGATO Fin dalla nascita, si rende necessaria l’attuazione di un programma chirurgico, assistenziale, valutativo, terapeutico abilitativo-riabilitativo basato sull’integrazione, la coordinazione e l’armonizzazione delle competenze ed esperienze di figure professionali mediche, infermieristiche e tecniche. Ciò richiederà la programmazione di ripetuti ricoveri e attività terapeutiche e valutative di monitoraggio che dovranno essere programmate, presentate, attivate ed eseguite da parte delle varie professionalità coinvolte. Presso il Centro Regionale per la diagnosi e la Cura delle Malformazioni Cranio Facciali dell’Ospedale di Vicenza è in atto il seguente calendario chirurgico: 3 Mesi Plastica al palato molle sec. Widmaier-Perko, (se Cheiloschisi bilaterale: chiusura di 1/3 superiore di labbro e narice) 6 Mesi Rinocheiloplastica o Cheiloplastica. Plastica al labbro e parziale del naso sec. Tennison modificato, Infiltrazione della cicatrice labio-nasale, e rimozione della sutura 18Mesi Plastica al Palato Duro 7-8 Anni Faringoplastica 9-12 Anni Osteoplastica della schisi alveolare La metodologia prevista presso il Centro Regionale per la diagnosi e la Cura delle Malformazioni Cranio Facciali dell’Ospedale di Vicenza prevede: un incontro preliminare pre e/o neonatale con la coppia l’attività associativa: informazione dell’esistenza dell’Associazione Lavoriamo per un Sorriso, con sede adiacente al Centro che riunisce genitori di bambini con schisi labiopalatina la valutazione, cura e monitoraggio maxillo – facciale la valutazione, cura e monitoraggio foniatrico e orl l’esecuzione di esami strumentali: Impedenzometria / Audiometria Videofibroscopia in alcuni soggetti selezionati Videofluoroscopia in alcuni soggetti selezionati Spettrografia digitale la valutazione e monitoraggio psicologico e azioni dirette alla coppia, ai caregivers e al bambino la valutazione e il monitoraggio logopedico che prevede: l’osservazione in situazione ecologica dell’interazione madre o altro caregiver e bambino, con rilevazione della modalità di accudimento e holding ed individuazione della postura ottimale durante l’alimentazione la somministrazione di uno specifico protocollo di valutazione in età precoce che include la valutazione, in situazione ecologica e nelle fasi pre e post chirurgiche, delle abilita’ sensoriali-motorie orali e del feeding la video-analisi del feeding e del comportamento comunicativo pre-verbale (Bortolini, 2000) e verbale (Farinello, Bacciga, 1994-1995) la valutazione della fuga d’aria nasale (specchio di glatzell, tubo di ascoltazione) Il counselling logopedico alla coppia e/o ai caregivers alla nascita, attraverso un training contestualizzato al fine di fornire indicazioni sui metodi e sulle tecniche di holding e di alimentazione realizzabili ed efficaci (posture, utensili, regolazione della velocità di flusso del latte, manovre di compressione del capezzolo, riconoscimento segnali di disagio, strategie di gestione del rigurgito o soffocamento), nelle fasi pre e post chirurgiche e nella successione delle fasi evolutive, in relazione al monitoraggio chirurgico maxillo-facciale e orl / foniatrico e alla transizione degli stadi di sviluppo delle abilità orali-motorie, dell’alimentazione e della comunicazione preverbale e verbale Il monitoraggio logopedico longitudinale dell’evolutività delle funzioni oro-facciali, del feeding e della comunicazione pre-verbale e verbale fino all’età scolare e, successivamente, nel caso venga effettuato l’intervento di faringoplastica e/o di osteoplastica L’invio alle strutture territoriali di residenza sulla base di indici di criticità nello sviluppo di competenze comunicative pre-verbali, fono-articolatorie e linguistiche La terapia logopedica viene svolta presso il Centro Regionale solo in casi specifici, selezionati sulla base della complessità della patologia, dell’impossibilità di una terapia logopedica territoriale o in quanto degenti presso il Centro con tempi prolungati di ricovero o in carico al Centro per condizioni di cooperazione internazionale. All’interno dell’équipe multispecialistica, una collocazione di rilievo è attribuita all’intervento foniatrico-logopedico, attivo fin dalle prime fasi di vita neonatale, al fine di: informare, educare, formare i genitori o chi è protagonista nella relazione col bambino affetto da schisi labiopalatina; individuare precocemente le alterazioni delle abilità orali-motorie, masticatorie, deglutitorie, comunicative, linguistiche e cognitive nella transizione degli stadi funzionali dello sviluppo; prevenire, attenuare e, se possibile, eliminare le reazioni difensive orali a favore del normosviluppo delle funzioni orali prevenire il mantenimento di abitudini sbagliate, di atteggiamenti nutrizionali protettivi e di performance inadeguate; favorire un adeguato sviluppo delle abilità orali, sensoriali-motorie, di feeding, comunicativo-linguistiche e cognitive sottostanti (Speltz et al., 2000) favorire l’evolvere e maturare di abilità e funzioni offrendo, nel contempo un autentico ed integrato continuum multispecialistico. L’intervento logopedico in ambito clinico si attua, prevalentemente, attraverso attività osservative, valutative e di counselling, essendo la degenza in ospedale molto breve e la provenienza da tutta Italia. L’intervento educativo, preventivo abilitativo è rivolto alla coppia genitoriale e/o ai caregivers allo scopo di favorire un adeguato sviluppo delle abilità e competenze sensoriali-motorie orali, dell’alimentazione e comunicativo-linguistiche, senza trascurare lo sviluppo cognitivo globale. Il monitoraggio logopedico longitudinale avviene rispettando il timing che segue: TIMING VALUTATIVO E COUNSELLING FONIATRICO - LOGOPEDICO IN ETA’ 0-36 MESI INCONTRO PRENATALE STADI INCONTRI DELL’ALIMENTAZIONE PERIODO PRE e POST CHIRURGIA PRE e POST CHIRURGIA 3- 4 MESI 6-7 MESI 8- 9 MESI 12- 13 MESI PERIODO MODIFICATO PRE E POST CHIRURGIA 24 MESI ADULTO 17-18 MESI 36 mesi DELL’ALLATTAMENTO PERIODO DI NASCITA TRANSIZIONE ulteriori controlli annuali fino al completamento dello sviluppo cranio-maxillo-facciale Nel corso del monitoraggio longitudinale viene aggiornata la valutazione, puntualizzato il counselling in riferimento all’età e all’evolutività del soggetto, con particolare riguardo alle fasi pre e post chirurgiche allo scopo di assistere il genitore nelle difficoltà e stabilire il momento più opportuno in cui effettuare l’invio ai servizi territoriali. Fin dai primi momenti di vita o dal primo contatto con il Centro, viene eseguito da parte della logopedista un primo colloquio con i familiari orientato non solo alla raccolta dei dati anamnestici e alla compilazione della cartella ma anche alla valutazione delle abilità orali sensomotorie e dell’alimentazione per individuare i mezzi migliori per far fronte alle esigenze nutrizionali del bambino. Se la diagnosi non è ancora stata posta e se i genitori non hanno ancora avuto contatti con il centro, l’annuncio della malformazione costituirà un drammatico ed inevitabile shock che si accompagnerà ad una brutale sensazione di catastrofe e delusione, il colloquio sarà perciò carico di una particolare intensità emozionale. Diverso è lo stato di chi ha ricevuto la comunicazione della diagnosi prima della nascita. Dal 2009 abbiamo strutturato con continuità i colloqui logopedici in fase prenatale, finalizzati ad un’azione educativa informativa precoce, fondamentale quale atto pedagogico (informativo), psicologico (rassicurante e lenitivo), di confronto con la realtà fisica della malformazione (immagine ecografica) e di proiezione al futuro (possibilità di elaborazione dei vissuti e preparazione alla nascita e agli eventi successivi connessi). Per i genitori che hanno effettuato un colloquio prenatale, l’incontro con l’équipe, alla nascita, costituirà un luogo di ripresa dell’annuncio iniziale e dunque l’incontro e confronto tra il bambino atteso e il figlio incontrato, tra la rappresentazione dell’anomalia annunciata e l’anomalia rivelata e l’angoscia, precedentemente vissuta, lascerà spazio alla considerazione immediata dei bisogni del figlio. Si ritiene che i continui progressi in ambito clinico, chirurgico, assistenziale, valutativo, terapeutico abilitativo-riabilitativo, qualificati attraverso un miglioramento continuo dell’approccio al bambino con schisi labio-palatina, abbiano un impatto significativo sullo sviluppo delle funzioni. La gestione di specifici problemi di alimentazione è strettamente legata ad una valutazione dettagliata, alla ricerca ed introduzione di nuove strategie di ottimizzazione dell’alimentazione stessa ed alla disponibilità e pazienza dei caregivers. La valutazione delle abilità orali-motorie, deglutitorie e comunicativo-linguistiche viene condotta tramite la somministrazione di un protocollo logopedico valutativo specifico riguardante lo sviluppo delle funzioni orali e comunicativo-linguistiche del bambino nella fascia di età 0-36 mesi, messo a punto, sperimentato ed utilizzato dagli AA, in ambito clinico (Menegus, Nardi, 1997; Nardi, Menegus, Paganotto, 1997; Arslan, Nardi, Cornale, 1999-2000; Bottin , Nardi, Maronese, 20022003; Bottin, Menegus, Nardi e Toaldo, 2004-2005; Nardi et al., 2006; Bottin, Nardi, Menegus, Ferino, 2008-2009). Il protocollo è organizzato complessivamente in 5 allegati, che forniscono una descrizione dettagliata delle abilità e disabilità dei bambini in osservazione ed è stato validato su 120 soggetti, 60 affetti da PS e 60 da CGPS monolaterale di età compresa tra 0 e 36 mesi, ed anche su 120 bambini, di età compresa tra 0 e 36 mesi, non affetti da patologie o malformazioni (Menegus, Nardi e coll., 2006, 2009). Esso include: • la scheda anamnestica (allegato 1) • il questionario per i genitori (allegato 2) • la scheda della nutrizione, delle abilità orali-motorie e dei primi comportamenti comunicativi (allegato 3) • la scheda di Analisi della dinamica dell’Alimentazione (allegato 4) • la scheda di sviluppo delle abilità ludiche e del comportamento comunicativo pre-verbale e verbale (allegato 5) - all. 1- Scheda Anamnestica: compilata dal foniatra o dalla logopedista nel corso del primo incontro, comprende informazioni riguardanti la famiglia, la gravidanza, il parto, l’esecuzione degli interventi chirurgici, le condizioni generali del bambino, con particolare riguardo alle noxae patogene insorte durante la gravidanza. - all. 2/2- Questionario per i Genitori: compilato dal/i genitore/i nel corso dell’incontro, è suddiviso in settori di età che indagano lo sviluppo delle abilità alimentari e comunicativo-linguistiche. lo sviluppo delle abilità I successivi allegati 3, 4, 5 vengono somministrati, in un’unica seduta, dalla logopedista. - all. 3- Scheda della nutrizione, delle abilità orali-motorie e dei primi comportamenti comunicativi: esamina le modalità di assunzione degli alimenti e le eventuali reazioni e/o difficoltà, le modalità e reazioni allo svezzamento, l’acquisizione di abilità in relazione all’assunzione di alimenti, l’attivazione mimico-motoria oro-facciale spontanea, i primi comportamenti comunicativi e la relazione comunicativa, i riflessi fisiologici e i riflessi oro-faringei e facciali nello stato di veglia, a distanza di almeno ½ ora dai pasti. - all. 4- Scheda di Analisi Dinamica dell’Alimentazione: proposta nello stato di veglia con la somministrazione di cibi familiari al bambino. Esamina la dinamica funzionale dei principali organi deputati all’alimentazione, in rapporto all’età del bambino, alla consistenza ed alla modalità di somministrazione del cibo, secondo la progressione degli stadi dell’alimentazione (allattamento 0-6 mesi – transizione 7-12 mesi – modificato adulto 13-36 mesi). - all. 5- Scheda di sviluppo delle abilità ludiche e del comportamento comunicativo preverbale e verbale: esamina le tappe di progressione nel gioco, i comportamenti comunicativi gestuali-vocali, preverbali e verbali, l’attenzione e il comportamento in rapporto all’età del bambino e alla progressione degli stadi dell’alimentazione. (Arslan,1993a; Arslan, 1993b) La valutazione logopedica diretta del bambino affetto da schisi labio-palatina prevede l’osservazione di: 1. Morfologia e funzionalità oro-facciale 2. holding: accoglienza tra le braccia, postura, allineamento posturale, contenimento e stabilizzazione, in particolare durante l’alimentazione 3. reattività: - l’attività mimico-facciale spontanea (nel pianto e nel sorriso) e le risposte comportamentali ad input di tipo tattile - I riflessi fisiologici / orofaringei e facciali spontanei o su stimolazione, in particolare: Riflesso Di Apertura Della Bocca Riflesso Del Labbro Riflesso Dei Punti Cardinali Riflesso Del Morso Riflesso Di Lingua Trasversa Riflesso Palatino Riflesso Di Suzione Riflesso Di Suzione-deglutizione (Sheppard & Mysak, 1984; Morris & Klein, 1987, 2000; Wolf & Glass, 1992, 1998) 4. contatto corporeo, relazione comunicativa e primi comportamenti comunicativi (contatto oculare, sintonia posturale fisico-affettiva, sintonia e sincronia comportamentale reciproca, risposta mimica o vocale all’interazione, attenzione selettiva focalizzata, attenzione condivisa..) 5. tocco e contatto corporeo reciproco durante l’allattamento 6. allattamento e dinamica alimentare: accostamento, prensione, afferramento e compressione del capezzolo o della tettarella, modalità di suzione nutritiva e non nutritiva (competenza labiale, efficacia della suzione, coordinazione, pattern di movimento labiali, linguali e mandibolare, disorganizzazione dei movimenti, ritmo e tempi di suzione, alternanza suzione-pausa), deglutizioni udibili ed eventuali rumori connessi alla suzione-deglutizione, eccessiva ingestione di aria, rigurgito nasale, inadeguata assunzione di cibo, affaticamento e durata del pasto. Inoltre si indagherà in merito alla transizione dall’allattamento allo svezzamento e al passaggio dall’oralità primaria suzionale e vocale all’oralità secondaria corticalizzata o della masticazione (Thibault, 2007). Non va trascurato il grado di soddisfazione del bambino e di confort della madre durante l’allattamento. Nei primi giorni di vita sono molto frequenti i rigurgiti, sarà importante individuare orari di alimentazione più ravvicinati per diminuire la voracità al momento del pasto e favorire la coordinazione, curare la postura di alimentazione (posizione più verticale, simmetrica, con il capo in asse), interrompere frequentemente il pasto per permettere di respirare, di allentare la fatica e di non inghiottire troppa aria durante la respirazione. 7. giochi esplorativi orali (Morris, 2000): si osserva l’attivazione di giochi esplorativi con oggetti di tipo diverso dal cibo, quale ulteriore opportunità di apprendimento sensoriale e motorio e di allenamento alla differenziazione dei movimenti orali. 8. comportamento comunicativo non verbale e verbale: i bambini affetti da schisi labiopalatina si comportano sul piano evolutivo come i bambini senza difetti organici. Pertanto, ciò che si presenta alterato non sono le sequenze di acquisizione o le tappe principali dello sviluppo (che sembrano essere le stesse) quanto, piuttosto, il ritmo dello sviluppo, cioè la distribuzione delle acquisizioni nel tempo, spesso marcatamente rallentate (Rondal and Edwards, 1997). STRATEGIA DI INTERVENTO LOGOPEDICO La scelta dell’età in cui effettuare la terapia logopedica è un punto fondamentale nel trattamento delle labiopalatoschisi e sara’ stabilita sulla base di una valutazione specifica dello sviluppo delle abilità sensoriali-motorie-orali, dell’alimentazione e della comunicazione pre-verbale e verbale. Il protocollo chirurgico adottato presso la maggior parte dei Centri di Riferimento qualificati è finalizzato ad un ripristino morfologico e funzionale quanto più precoce possibile, salvaguardando i normali processi di accrescimento. L’intervento precoce ha un significato anche fortemente psicologico, poichè rassicura i genitori sulla possibilità di “riparare” la malformazione. Nel nostro Centro si predilige l’intervento precoce neonatale affinché la famiglia si senta accolta e accompagnata nell’intero percorso di accudimento, assistenza e cura e il neonato disponga prima possibile di un corredo anatomico e funzionale integro e possa esercitare quanto prima la funzionalità labio-velare nella mimica espressiva, nel pianto, nell’assunzione del cibo, nelle vocalizzazioni e nelle prime comunicazioni, al fine di favorire un armonioso sviluppo maxillofacciale ed uno sviluppo normale ed in tempi adeguati del linguaggio. Il nostro focus attentivo sarà orientato all’intero nucleo familiare, coppia genitoriale, figlio e/o nucleo familiare allargato (rete parentale), vegliando in tutte le direzioni con un’alternanza di priorità e precedenza prestabilite e attivando: (1) azioni finalizzate ai bisogni della coppia e della rete parentale: • counselling prenatale, neonatale e postnatale chirurgico, orl, psicologico e logopedico • confort all’impatto con la malformazione, comprensione, ascolto • educazione all’assistenza, cura e nursing • indicazioni logopediche precoci inerenti la postura di alimentazione, modalità e tecniche di facilitazione dell’alimentazione e la gestione delle difficoltà di suzione • educazione terapeutica logopedica precoce alla percettività e sensorialità oro-facciale e all’oralita’ primaria e secondaria • educazione logopedica precoce alla comunicazione orientata ai familiari e ai caregiver • counselling e accudimento terapeutico infermieristico e logopedico pre e post – chirurgico • educazione alla prevenzione degli esiti, dei compensi e dei deficit di linguaggio (2) azioni finalizzate ai bisogni del soggetto: • chirurgia precoce • nursing e igiene orale • monitoraggio ORL ed audiologico • segnali patologici nell’alimentazione (inabilità a sviluppare la pressione negativa intraorale, suzione inefficace o inefficiente, assunzione eccessiva di aria, senso di soffocamento, inabilità a sigillare la cavità nasale con reflusso nasale, tempi di alimentazione prolungati e fatica, incoordinazione della sequenza suzione-deglutizione-respirazione, deficit transizione stadi alimentazione, alterazioni nello sviluppo di sinergie prassico-esecutive masticatorie controllate e organizzate..) • deficit funzioni sensoriali motorie orali, inclusi segnali patologici nell’attivazione ed estinzione dei riflessi orofaringei e facciali spontanei • reazioni difensive orali • tongue-tie • segnali patologici nella comparsa della comunicazione non verbale e verbale e nella transizione dalla comunicazione non verbale a quella verbale • compensi patologici nell’articolazione verbale fonatoria (3) azioni rivolte all’ambiente sociale, scolastico e professionale: • sensibilizzazione e informazione della rete parentale e di amici frequentati con maggiore intensità • sensibilizzazione e formazione rivolta agli istituti scolastici e agli educatori o insegnanti • sensibilizzazione e divulgazione sociale di informazioni inerenti i problemi del bambino affetto da schisi sindromica e non sindromica e i temi della diversità • Pianificare la formazione universitaria di studenti in logopedia aggiornata alle più recenti innovazioni terapeutiche o tecnologiche, esperti nell’assistenza e cura di questi soggetti sotto il profilo valutativo, abilitativo e riabilitativo e nell’educazione dei loro genitori; • Effettuare un’azione di coesione multidisciplinare intra ed extra ospedaliera per un approccio al soggetto affetto da schisi labio-palatina isolata o da sindrome plurimalformativa complessa da parte di tutti gli specialisti di diverse discipline coinvolti. Sarà importante creare una rete di supporto territoriale, attraverso la formazione universitaria, le presentazioni ai convegni inerenti la patologia e la formazione rivolta a ecografisti, ginecologi, medici di base e pediatri, che garantisca l’informazione adeguata e tempestiva e la continuità delle azioni di assistenza, educazione, cura, nursing impostate e adottate in ambito clinico, individuando il momento più opportuno per attivare una terapia riabilitativa diretta agli esiti e agli eventuali compensi patologici • integrare l’attività del Centro con le iniziative proposte dall’Associazione Lavoriamo per un Sorriso, ed organizzare in collaborazione attività formative e di divulgazione secondo i suggerimenti forniti dai genitori allo scopo di approfondire le tematiche più rilevanti • sensibilizzazione e divulgazione presso gli ambienti di lavoro delle necessità assistenziali dei soggetti affetti da malformazioni labiopalatine sindromiche e non sindromiche, attraverso le associazioni delle industrie e dell’artigianato affinché vengano concessi permessi lavorativi per esigenze di cura e l’inserimento lavorativo avvenga nel massimo rispetto della persona e dei bisogni inerenti la patologia. E’ importante intervenire con: • azioni finalizzate all’assistenza e cura: educazione, formazione, counselling e modalità di igiene orale e nasale, con particolare riguardo alle fasi pre e post-chirurgica • azioni finalizzate all’alimentazione: postura rilassata, di contenimento, stabilizzata, simmetrica, allineata, utensili (biberon e tettarelle adeguate), favorire movimenti labiali simmetrici nell’assunzione di cibo o potenziare il lato meno attivo o garantire l’assunzione asimmetrica se non vi sono possibilità di rimedio, suggerire l’uso di utensili specifici o opportunamente adattati (biberon, tettarelle, tipologia di fori sulle tettarelle..) • azioni finalizzate alle funzioni sensoriali-motorie orali: inibizione riflessi patologici, potenziamento riflessi fisiologici, sollecitazione dell’attivita’ riflessa oro-facciale o dei primi processi imitativi riflessi e non riflessi, stimolazioni tattili periorali e orali, stimolazioni percettivo-sensoriali e motorie, incoraggiamento dell’esplorazione orale; favorire la forza, velocita’ estensione e coordinazione dei movimenti anche con manovre di sfioramento, tapping, stroking • azioni finalizzate a migliorare e/o favorire la relazione e la comunicazione tra genitorifiglio, altri caregiver-bambino,e ad implementare il babbling, l’apprendimento lessicale e linguistico. Dopo la nascita, trascorsa la fase di adattamento alla vita extrauterina, il primo problema da affrontare è mettere il bambino in condizione di alimentarsi agevolmente e quindi di crescere bene. Nel soggetto con CGPS le prime forme di dialogo comunicativo pluriafferenziale possono essere ostacolate in quanto la lesione, localizzata alla sfera oro-facciale, determina un immediato impatto visivo con conseguente “effetto-distanza”. L’impossibilità di attaccamento al seno materno e la difficoltà di soddisfazione del bisogno primario di alimentazione si associano al timore di provocare o scatenare dolore nel proprio figlio. La madre vive una condizione di disagio, non solo per l’impressione suscitata dalla malformazione ma per la difficoltà di gestione del cavo orale e delle funzioni connesse. Un atto naturale quale quello di alimentare il proprio figlio si carica di contenuti e vissuti conflittuali: difficoltà, paura, disagio, incapacità, tenerezza, pena, sofferenza, amore fino ad arrivare, in alcuni casi, al vero e proprio rifiuto. Può pertanto alterarsi quel fluire armonioso ed ininterrotto di piacevoli sensazioni legate alla gestione affettivo-relazionale caratteristica dei primi mesi di vita, con conseguente alterazione della transizione delle tappe di sviluppo sensorialemotorio oro-facciale, dell’alimentazione, dell’esplorazione-gioco orale e della comunicazione preverbale (Nardi, Menegus et al, 2004). L’alimentazione costituisce un’occasione di stimolazione plurisensoriale tattile percettiva, termica e gustativa, periorale ed orale attivata attraverso il contatto con la madre o la persona che nutre il bambino. L’atto stesso di tenere in braccio il bambino è una fonte di stimolazione. Queste stimolazioni devono essere effettuate in modo adeguato al fine di evocare risposte motorie corrette. La relazione affettiva diventa, perciò, “luogo” di stimolazione plurisensoriale e di scambio comunicativo attraverso canali percettivi diversificati (Nardi, Menegus et al, 2004) garantiti da: • vicinanza fisica: trasmissione di messaggi attraverso il canale olfattorio, tattile, termico, affettivo; • vicinanza dei volti: permette il contatto oculare, l’osservazione e il controllo reciproco delle espressioni e la trasmissione e comunicazione di sguardi, comunicazione visiva; • prossimità corporea: favorisce l’uso di una voce poco intensa, dolce, tranquillizzante; • contatto al torace materno mentre il bambino è tenuto in braccio e alimentato: permette la percezione del battito cardiaco e del calore corporeo, la percezione affettiva e della vibrazione e colorazione della voce, la percezione del calore sia fisico che affettivo, della voce e delle sue vibrazioni, del profumo della madre o di chi lo tiene e lo nutre; • accoglienza /contenimento tra le braccia: permette al bambino di ricevere sicurezza e di percepire i limiti del proprio corpo, inoltre di ricevere affetto e calore; • ritmo di alternanza suzione-pausa e temporaneo arresto: attiva in chi lo alimenta comportamenti di sollecitazione (buffetti sulle guance, dondolii, carezze in sede periorale..) tendenti a ripristinare l’attività interrotta, riattivare la suzione e a costituire una prima forma di dialogo e di relazione comunicativa che abitua il neonato ad uno schema di interazione di tipo alternato (simile all’alternanza comunicativa nella trasmissione di messaggi verbali). Questa interazione gratifica il bambino e, precocemente, lo induce ad associare l’atto di nutrizione con il piacere del contatto; • emissione di voce: carezzevole, cullante, consolatoria, rassicurante; tenerlo in braccio favorisce l’uso di una voce dolce, tranquillizzante poco intensa; • giochi esplorativi orali: avvicina le proprie labbra al corpo materno o ad oggetti, oppure avvicina le mani o altri oggetti alla bocca affinando la percezione tattile e gustativa e la funzionalità motoria orale; • primi gesti involontari-imitativi: attiva involontariamente delle prassie, colte e ripetute da chi lo accudisce e subito imitate (per esempio: movimenti di protrusione della lingua, movimenti linguali sulle labbra…); • primi gesti comunicativi non rappresentativi: effettua precocemente, su comando, gesti con valore comunicativo (eseguire “ciao” con la mano) ma non ancora contestualizzati e arricchiti del significato; • primi gesti comunicativi rappresentativi: effettua gesti volontari con valore comunicativo contestualizzati e arricchiti del significato. E’ stato appositamente elaborato un opuscolo, contenente una selezione di immagini, finalizzato al counselling ai genitori (F. Nardi, T. Menegus, E. Ferino, 2009) al fine di fornire un supporto grafico alle spiegazioni, chiarire, integrare e facilitare la comprensione dell’anatomia e fisiologia delle funzioni nel neonato non affetto da schisi e la comprensione delle modificazioni strutturali, topologiche e funzionali delle strutture oro-facciali nel soggetto affetto da schisi. Sarà importante monitorare e documentare la progressione delle funzioni sensoriali-motorie-orali, dell’alimentazione e della comunicazione in fase pre e post-chirurgica. Infine, citiamo l’attività associativa che costituisce una parte integrante del percorso, svolta a stretto contatto con la parte clinica, in cui i genitori e i bambini vengono coinvolti attivamente dalla logopedista nella partecipazione ai laboratori creativi a finalita’ riabilitativa logopedica del “piega e soffia” organizzati con l’associazione lavoriamo per un sorriso e condotti sotto la guida attiva di un esperto. I laboratori prevedono anche la partecipazione delle maestre della scuola interna all'ospedale dell’ULSS 6 “Vicenza” e delle maestre dell’Asilo Nido Aziendale, affinchè possano riproporre queste attività ai bambini ospedalizzati, ai bambini inseriti al Nido e/o ai loro genitori, ai fini di una ulteriore continuità. Durante l’incontro i partecipanti apprendono le tecniche di costruzione di semplici giochi di soffio tridimensionali realizzati con la carta e l’aria. Si insegna ai genitori e alle maestre come costruire i giochi di soffio a valenza riabilitativa per far divertire i bambini, offrendo loro opportunità di soffio e sperimentando possibilità di gioco terapeutico che miglioreranno la funzionalità delle strutture coinvolte nella schisi nel periodo post operatorio. Al termine degli incontri, della durata di 4-5 ore, i bambini sperimentano l’utilizzo dei giochi realizzati. BIBLIOGRAFIA A.A.V.V. (2004), North East Italy Registry of Congenital Malformations, Membro dei Registri internazionali Eurocat e Clearinghouse. Servizio di Genetica Clinica ed Epidemiologia, Dipartimento di Pediatria, Università degli Studi di Padova. Accordi, M., (1999), Sintomatologia dell’insufficienza velo-faringea (IVF): aspetto deglutitorio e aspetto fonoarticolatorio, in Atti del corso di aggiornamento “Insufficienza velo-faringea, aggiornamento multidisciplinare alla diagnosi e al trattamento”, Centro Medico di Foniatria, Padova 4-5 novembre 1999, 14-15. 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