feedback Anno VIII • N°1 e 2 2007 PERIODICO DEL COLLEGIO PROVINCIALE INFERMIERI PROFESSIONALI - ASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA G O R I Z I A Direttore Responsabile: Mario Schiavon - Redazione consiglio direttivo Collegio IPASVI - Via Morelli, 38 - 34170 Gorizia - Tel./fax 0481.534024 - Grafica e Stampa: Centro Stampa tipografia - Via Romana, 46/48 - 34074 Monfalcone Autorizzazione Trib. Gorizia n° 273 di data 18/3/97 - Periodico trimestrale - “Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 2 - DCB/Gorizia EDITORIALE SOMMARIO IPASVI Via Morelli, 38 34170 Gorizia Tel/Fax 0481.534024 E.mail: [email protected] [email protected] internet: www.ipasvigorizia.it EDITORIALE Un gran passo in avanti per la regione Friuli-Venezia Giulia Un gran passo in avanti per la regione Friuli-Venezia Giulia a cura del Presidente Coordinamento Regionale Collegio IPASVI Mario Schiavon 1 Relazione del Presidente sull’attività svolta nell’anno 2006 e linee di programmatica per l’anno 2007 2 di Mario Schiavon, Presidente Coordinamento Regionale Collegio IPASVI «Disposizioni in materia di valorizzazione nell’ambito del Ser vizio sanitario regionale delle professioni sanitarie e della professione di assistente sociale, in materia di ricerca e conduzione di studi clinici, nonché in materia di personale operante nel sistema integrato di interventi e servizi sociali» Scopo della legge regionale 16.05.2007 n.10 è promozione, valorizzazione e responsabilizzazione, nell’ambito del Servizio sanitario regionale, delle professioni sanitarie nonché della professione di assistente sociale, per contribuire alla realizzazione del diritto alla salute così come previsto dall’art. 2 della Costituzione, in un ottica sociosanitaria integrata e tenendo conto sia dei processi di aziendalizzazione del Servizio sanitario regionale sia del miglioramento dell’organizzazione del lavoro in un ambito che vede la concorrenza di molteplici ambiti professionali. La legge determina in che modo d e b b a n o e s s e re re g o l a t e e coordinate le diverse professionalità in ambito aziendale e nel dettaglio spetta alle «aziende sanitarie regionali e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici» l’individuazione di un referente aziendale per ciascuna delle aree delle professioni sanitarie di cui agli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 251/2000, nonché della professione di assistente sociale. Recita l’art. 2 «Nei casi di particolare complessità derivante dall’entità del personale complessivo aziendale dell’area professionale interessata, dal budget economico assegnato e dalla rilevanza strategica degli obiettivi da perseguire, viene conferito, in attuazione degli atti di programmazione aziendale consolidati a livello regionale ai sensi dell’articolo 20 della l e g g e re g i o n a l e 1 9 d i c e m b re 1 9 9 6 , n . 4 9 ( No r m e i n m a t e r i a d i programmazione, contabilità e controllo del Servizio sanitario regionale e disposizioni urgenti per l’integrazione socio-sanitaria), un incarico dirigenziale per ciascuno dei seguenti servizi: a) servizio professionale per l’assistenza infermieristica e ostetrica; b) servizio professionale di tecnico - diagnostica e tecnico assistenziale; c) servizio professionale di riabilitazione; d) servizio delle professioni tecniche della prevenzione; e) servizio professionale sociale. Tali incarichi dirigenziali vengono conferiti secondo i limiti numerici, le modalità e le tipologie di incarico previste dalla normativa vigente. Inoltre gli incarichi di cui alle lettere d) ed e) del comma 1 riguardano le sole aziende sanitarie territoriali. I referenti aziendali saranno collocati nella VITA PROFESSIONALE Memoria di Suor Maurizia (Lina Grigoletto) del Cuore Immacolato di Maria Elezione nuovo Segretario A cura del Comitato di Redazione Previdenza complementare: possibi novità per le professioni sanitarie A cura di Mario Schiavon AGGIORNAMENTI Piano di dimissione: elementi di progettazione per un paziente portatore di Ileo-colo-urostomia A cura di Orietta Masala Il sistema di emergenza-urgenza sanitaria A cura di: Aldo Comar, Anita Florit (infermieri 118/Pronto Soccorso e Centrale Operativa di Gorizia) 4 5 5 9 direzione sanitaria aziendale e svolgeranno, in particolare, funzioni di coordinamento degli operatori delle specifiche aree professionali e compiti di raccordo con la direzione strategica aziendale. Gli incarichi di tipo gestionale e professionale possono essere distinto in: a) incarichi di tipo gestionale, che comportano la gestione diretta di processi, risorse umane, tecniche o finanziarie; b) incarichi di tipo professionale con attività di consulenza, studio, formazione e ricerca, di orientamento dei servizi all’appropriatezza e all’assistenza basata sulle prove, di gestione del rischio clinico e anche funzioni di alta specializzazione. La definizione le funzioni dei responsabili dei servizi istituiti ai sensi del comma 1, i quali dipendono dal direttore della struttura operativa o dal direttore del dipartimento ai quali gli incarichi afferiscono, spetterà all’atto aziendale. Il conferimento non potrà essere in numero superiore alle strutture operative sanitarie aziendali nel caso di aziende per i servizi sanitari, e in numero non superiore alla metà dei dipartimenti sanitari verticali nel caso delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliero universitarie e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici. A tali fini si tiene conto delle strutture operative sanitarie aziendali e dei dipartimenti sanitari verticali individuati nell’atto aziendale. Conferimento, durata e numero degli incarichi Vengono trattati in seguito stabilendo che spetta alle aziende sanitarie regionali e negli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, a patto che abbiano concretamente attuato, con riferimento agli incarichi di posizione organizzativa e di coordinamento delle professioni di cui all’articolo 1.Tale conferimento dovrà essere effettuato in conformità alla normativa vigente. Nelle more dell’attuazione delle disposizioni di cui alla legge 251/2000 possono essere conferiti incarichi di durata massima triennale, rinnovabili. A vegliare il rispetto delle precedenti norme è istituito un osservatorio regionale che potrà promuovere studi, progetti e ricerche sui risultati di salute volti ad affrontare criticità contingenti, a valorizzare la buona p r a t i c a s a n i t a r i a s o t t o i l p ro f i l o d e l l’ e ff i c a c i a , d e l l’ e ff i c i e n z a e 1 VITA PROFESSIONALE feedback dell’appropriatezza, nonché a favorire l’integrazione tra le professioni sanitarie. Tale organo sarà composto da: a) il direttore centrale della Direzione centrale salute e protezione sociale, in qualità di presidente; b) il direttore del servizio assistenza sanitaria e formazione delle professioni sanitarie; c) il direttore del servizio pianificazione e interventi sociali; d) il direttore generale dell’Agenzia regionale della sanità; e) due rappresentanti delle aziende sanitarie regionali e degli istituti di ricoveroe cura a carattere scientifico pubblici designati dal Comitato di regia di cui all’articolo 4, comma 12, della legge regionale 23 gennaio 2007, n. 1 (Legge finanziaria 2007); f ) un rappresentante per ognuna delle cinque professioni di cui alla legge 251/2000 designato congiuntamente dai rispettivi ordini e collegi professionali o, in mancanza di questi, dalle corrispondenti associazioni professionali maggiormente rappresentative. L’osservatorio è costituito con decreto del direttore della Direzione centrale salute e protezione sociale. Al fine di promuovere e qualificare l’attività di ricerca e conduzione degli studi clinici, in via sperimentale, per la durata di tre anni a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aziende sanitarie regionali e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici possono individuare personale già in servizio, ovvero assumere personale con rapporto di lavoro a tempo determinato per una durata non superiore al termine sopra indicato, con l’incarico di raccogliere, gestire e archiviare i dati relativi agli studi clinici effettuati e di verificare la loro attendibilità. Sono regolati i processi di selezione e assunzione di personale esterno a tempo indeterminato. Un ultimo riferimento è fatto alle modalità di partecipazione alle attività del sistema integrato di interventi e servizi sociali degli operatori in possesso di attestati di frequenza per l’acquisizione di competenze nei processi di assistenza e degli operatori di cui all’articolo 36, comma 7, della legge regionale 6/2006, affermando che gli operatori in possesso del titolo attestante l’acquisizione di competenze nei processi di assistenza alla persona di cui alla deliberazione della Giunta regionale 14 maggio 2004, n. 1232, concorrono al mantenimento dei livelli assistenziali nelle strutture di cui al decreto del Presidente della Giunta regionale 14 febbraio 1990, n. 83, al decreto del Presidente della Giunta regionale 16 dicembre 1997, n. 420, e alla deliberazione della Giunta regionale 11 maggio 2001, n. 1612. Tale legge è seguita da note specifiche che descrivono 1) l’atto aziendale, 2) la definizione delle Professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica 3) delle Professioni sanitarie riabilitative, 4) delle Professioni tecnico-sanitarie e 5) delle Professioni tecniche della prevenzione. Il Coordinameno dei Collegi IPASVI (Infermieri Professionali Assistenti Sanitari Vigilatrici d’Infanzia) esprime particolare soddisfazione e ritiene che in questo modo la Regione FVG si collochi al primo posto delle regioni italiane per la valorizzazione delle professioni sanitarie; spetta ora alle Aziende ospedaliere e sanitarie, ai sindacati e ai singoli professionisti della salute fare la loro parte assicurando una assistenza sanitaria di qualità a tutti i cittadini. Trieste, Canale Grande “Relazione del Presidente sull’attività svolta nell’anno 2006 e linee programmatiche per l’anno 2007” A cura del Presidente Mario SCHIAVON Premessa L’anno 2006 è stato caratterizzato dalla discussione sull’applicazione ed attuazione rapida della Legge 43/2006 sulla Riforma degli ordini e successiva pubblicazione dei decreti attuativi sulla trasformazione dei Collegi in Ordini e istituzione di nuovi ordini per le professioni sanitarie non regolamentate. L’ulteriore rinvio di 12 mesi della piena applicazione della legge 43/2006 e lo slittamento della pubblicazione dei relativi decreti, ha determinato una forte presa di posizione da parte della Federazione Nazionale dei Collegi nei confronti di questa scelta. Da qui la decisione di aderire alla manifestazione organizzata dal Cup, con il coinvolgimento di tutti i Collegi. Abbiamo già avuto modo di parlare, sempre su queste pagine, della manifestazione del 12 ottobre 2006 e di come il Collegio di Gorizia sia stato presente. Q u e l l o c h e p re m e s o t t o l i n e a re , s e m m a i c e n e f o s s e b i s o g n o , è l’importante ricaduta, dal punto di vista anche dell’immagine sociale, che questa legge avrebbe sulla nostra professione. Siamo dei Professionisti ai quali va riconosciuta l’intellettualità e la pari dignità di altre professioni e questo avverrà soltanto quando i Collegi saranno trasformati in Ordini. Nel corso dell’anno il Consiglio Direttivo è stato impegnato in molte a t t i v i t à , c e rc a n d o d i f o r n i re u n s e r v i z i o f i n a l i z z a t o a l l a c re s c i t a professionale. ATTIVITA’ SVOLTE DURANTE L’ANNO 2006 RAPPORTO CON GLI ISCRITTI La partecipazione, nel corso delle attività svolte, è stata buona e sempre più sono gli iscritti che si rivolgono al Collegio per chiedere servizi, ma anche consigli e fornire alcune idee, in particolar modo dopo l’ultima evoluzione legislativa e corsi ECM. IL PROGRAMMA ANNUALE E’ STATO RAGGIUNTO ATTRAVERSO: 1. il continuo stimolo nei confronti degli iscritti in merito ai problemi culturali della professione; 2. l’organizzazione di incontri di aggiornamento per una crescita culturale degli iscritti; 3. la continua collaborazione con il Coordinamento regionale; Grado, vista aerea 2 feedback VITA PROFESSIONALE L’ATTIVITA’ DI SEGRETERIA Importante l’impegno negli orari di Segreteria; un ringraziamento particolare va rivolto alla nostra impiegata che fornisce servizio ai nostri Iscritti, in particolare per i certificati e dichiarazioni relative alla cassa di previdenza. RAPPORTI CON IL SINDACATO Il Collegio ha seguito le espressioni di tutela degli interessi categoriali. Con tutti i soggetti sindacali manterremo continui e trasparenti rapporti di collaborazione. CONSULENZE Il Commercialista ed il Legale hanno continuato a fornire un buon servizio ai nostri iscritti. BIBLIOTECA Abbiamo acquistato altri testi per aumentare la bibliografia a disposizione degli iscritti. RAPPORTI CON LA FEDERAZIONE L’impegno è stato notevole e molte sono le iniziative promosse dalla Federazione che come conseguenza ricadono sul Collegio. Il nostro Collegio condivide la politica degli Organi della Federazione e ne sostiene l’operato. Gorizia, Castello 4. seguendo gli indirizzi della Federazione: ➜ Promozione dell’immagine: ➜ Progetto obiettivo Esercizio professionale: ➜ Progetto obiettivo Libera Professione: ➜ Progetto Obiettivo Giovani 2007 RAPPORTI CON L’ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA IPASVI Sono continuati i rapporti già iniziati con ENPAPI negli anni precedenti, rafforzandosi ulteriormente. I nostri iscritti hanno la possibilità, contattando il Collegio, di ricevere informazioni inerenti la Libera professione, direttamente dal Presidente dell’ENPAPI che riveste il ruolo anche di Presidente del Collegio. AGGIORNAMENTI “Conoscere per crescere”. L’evoluzione degli studi infermieristici come motivo di crescita professionale RAPPORTI CON I COLLEGI DEL FVG Il lavoro che i Collegi portano avanti nel rapporto con la regione, l’Università, con le iniziative nazionali comporta un continuo confronto. 70 partecipanti Gorizia, 3, 10 aprile, 8, 15, 22, 29 maggio 2006 ed. 0 Monfalcone, 4, 11 aprile, 9, 16, 23, 30 maggio 2006 ed. 1 72 partecipanti Monfalcone, 2, 9, 16, 23, 30 ottobre, 6 novembre 2006 ed. 2 40 partecipanti Relatori: Manuela Baccarin, Sara Cervai, Francesca Cecchini, Francesco Cecchini, Edi Maurizio Fedel, Andrea Gardini, Gloria Giuricin, Giuseppina Graceffa, Gianpaolo Martinelli, Gloria Moretto, Anna Maria Padovan, Luigina Soranzio, Glauco Spanghero, Fabio Verzegnassi, Sabrina Visintin PROGRAMMA ECM Seguendo le indicazioni fornite dal Ministero della Salute, abbiamo sviluppato i nostri incontri di aggiornamento seguendo l’iter previsto per l’assegnazione dei crediti, utilizzando il sistema ECM fornito dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Questo per continuare a fornire un servizio ai nostri Iscritti che hanno l’obbligo, previsto dal Ministero della Salute, di aggiornarsi seguendo i programmi ECM. “Esercizio della libera professione infermieristica: compatibilità ed opportunità” In collaborazione con il Collegio IPASVI di Trieste, nella splendida cornice del Castello di Gorizia. 42 partecipanti Si è tenuto il giorno 28 ottobre 2006 Relatori: Sergio Ceccotti, Fabio Fioretto, Mario Schiavon, Gianni Valerio. RAPPORTI CON GLI ENTI Forte è stato l’impegno del Collegio nei confronti di altri Enti per far conoscere lo Stato dell’Arte della professione infermieristica in questa Provincia. Buoni i rapporti di collaborazione con l’Azienda per i Servizi Sanitari n° 2 “Isontina”, per quanto possibile. Le giornate di aggiornamento hanno avuto un notevole successo di pubblico che ha approvato i temi scelti e la validità delle relazioni tenute. In t u t t i g l i i n c o n t r i d i a g g i o r n a m e n t o s i è a v u t a u n a c o r p o s a partecipazione di iscritti ad altri Collegi della Regione. Pe r t u t t i g l i i n c o n t r i s u c c i t a t i , è s t a t o c h i e s t o , e d o t t e n u t o , l’accreditamento ECM alla regione Friuli Venezia Giulia. PERIODICO FEEDBACK Trimestralmente abbiamo pubblicato il nostro periodico “FeedBack” che ha riscosso buon gradimento tra i lettori ed è stato apprezzato da altri Enti; attraverso questo strumento sono stati coinvolti numerosi iscritti che hanno collaborato con la Redazione; colgo l’occasione qui per ringraziarli del contributo offerto. SITO INTERNET Il sito Internet è estremamente lineare, facile da consultare e dà inoltre la possibilità di consultare molti altri link di interesse infermieristico. Diversi sono i documenti che i naviganti possono leggere nelle nostre pagine, è anche questo segno di crescita e di evoluzione dei tempi che stiamo vivendo. Gorizia, Isonzo 3 VITA PROFESSIONALE feedback • Lo sviluppo dell’immagine per gli accessi al Corso di Laurea; • Il mantenimento dell’ottimo rapporto con l’Università; • Il superamento di possibili conflitti con alcune aree organizzative della professione; • La fornitura di servizi agli iscritti; • La promozione di iniziative atte a sviluppare l’informazione; • Lo sviluppo del periodico FEEDBACK; • L’evoluzione del sito internet www.ipasvigorizia.it per garantire buona immagine del Collegio; • Il mantenimento di buoni rapporti con gli enti locali per garantire un ottimo livello di esercizio della professione infermieristica, in modo particolare sul territorio e le case di riposo; • Il rischio di esercizio abusivo di professione; • La garanzia dell’iscrizione all’Albo e della tenuta dello stesso per vigilare seriamente sull’esercizio professionale; In particolare: ◆ Sviluppare le azioni volte a fornire agli iscritti tutte le conoscenze utili relative alla iniziativa della Federazione Nazionale IPASVI inerente il Sistema di Protezione Professionale e la Convenzione Assicurativa IPASVI. ◆ Per quanto riguarda il periodico Feedback assicurare un miglioramento ed un maggior coinvolgimento di tutti gli iscritti; ◆ Proseguirà la collaborazione con l’Azienda Sanitaria, con il Coordinamento regionale dei Collegi, con l’Università per proseguire con il Master in Coordinamento nella nostra Provincia. Malborghetto LINEE PROGRAMMATICHE PER L’ANNO 2007 Per quanto inerente le attività future, riteniamo giusto perseguire la sfida che si è posta la Federazione Nazionale: il federalismo sanitario. Se c’è un campo dove la Federazione IPASVI, nelle vesti di rappresentanza professionale nazionale e di garanzia del cittadino ha il dovere di: • far mantenere predefiniti livelli di qualità professionale • orientare all’etica ed alla deontologia professionale • sostenere le associazioni professionali per lo sviluppo della cultura e delle Scienze infermieristiche • garantire curricula formativi omogenei questo è proprio il campo del federalismo. Non accetteremo mai, perché ciò rappresenterebbe una grave lesione degli stessi diritti costituzionali dei cittadini e degli operatori, che si sviluppino spirali di autonomia decisionale a livello locale nel campo della formazione, delle regole professionali e della gestione dei processi assistenziali. I Collegi e la Federazione IPASVI avranno, pertanto, quale compito prioritario: • quello di accompagnare, nella sanità, il processo federalista, stroncando qualsiasi tentativo o scorciatoia volto a minare l’unitarietà della professione • quello di favorire lo scambio delle esperienze che scaturiranno dal decentramento • quello di sostenere diversificate opzioni organizzative affinché vi sia un reale miglioramento dell’assistenza nell’intero Paese. • Progetto Giovani in sinergia con il Ministero della salute. Valutati tali obiettivi da raggiungere, alla luce della continuità e dell’impegno del Consiglio, si chiede la fiducia agli iscritti per proseguire nella gestione dell’Ente. SITUAZIONE AMMINISTRATIVA 2006 Per quanto riferito agli aspetti relativi alle attività da proporre per l’anno 2007, sembra importante concentrarsi nelle attività relative a: • La garanzia di una buona immagine di rappresentanza professionale; • Il rispetto del diritto del cittadino. • L’aspetto ordinistico con la riforma degli ordini e dei Collegi; • Lo sviluppo professionale; • La crescita culturale degli iscritti attraverso la programmazione di corsi con accreditamento ECM; • Il rispetto delle nuove norme con particolare riferimento alla L. 42/99, L. 251/00 e L. 1/02; • Il rispetto ed il sostegno alla proposta di Legge regionale 222; • Il rispetto delle norme deontologiche inserite nel nuovo codice deontologico; • Lo sviluppo della Laurea in Scienze Infermieristiche; • L’organizzazione del lavoro infermieristico ; • La valorizzazione di alcune peculiarità possedute dagli iscritti; • Il mantenimento di buoni rapporti con le organizzazioni sindacali, con particolare riferimento all’applicazione del contratto; • Consolidare il rapporto con l’ENPAPI; • La promozione di iniziative atte a stimolare l’interesse dell’immagine professionale; N.B. Il Bilancio Preventivo e Consuntivo sono disponibili per la consultazione sul nostro sito: www.ipasvigorizia.it Elezioni nuovo Segretario A cura del Comitato di Redazione In seguito alla dimissioni, per motivi di carattere personale ed impegni professionali, dalla carica di Segretario di Angelo DANTE, il Consiglio Direttivo nella seduta del 13 febbraio 2007 ha provveduto alla nomina del nuovo Segretario. E’ risultata eletta quale Segretario del Collegio Patrizia MAGRIN. 4 feedback VITA PROFESSIONALE Memoria di suor MAURIZIA (Lina Grigoletto) del Cuore Immacolato di Maria Nata a Favaro Veneto (VE) il 7 luglio 1932 morta a Gorizia, Nazareno il 6 aprile 2007 Religiosa da 54 anni “O pane vivo, memoriale della Passione del Signore, fa ch’io gusti quanto è soave di Te vivere, in Te sperare. Fa ch’io contempli il Tuo Volto nella patria beata del cielo con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli.” (dalla liturgia del giovedì santo) Monfalcone Previdenza Complementare: possibili novità per le professioni sanitarie Con questa preghiera suor Maurizia aveva iniziato il solenne triduo Pasquale e animato la comunità ad un clima di più intensa preghiera; aveva vissuto la celebrazione “in Coena Domini” e fatto poi festa con le sorelle; si era quindi raccolta in preghiera e trattenuta in adorazione davanti a Gesù meditando il mistero della Passione-Morte e Risurrezione. Così la sera del giovedì santo; mentre il risveglio del mattino è stato segnato subito da un profondo dolore che ha ammutolito e stravolto ogni pensiero. A cura di Mario Schiavon Fra i compiti più impellenti che l’attuale Esecutivo ha ricevuto dal precedente governo c’è sicuramente quello di mettere mano alla riforma previdenziale con un’azione più organica e a lungo termine di quella definita dal testo della Legge Delega 243/2004 varata dal Governo Berlusconi. L’annunciata manovra di riforma della previdenza complementare, infatti, avrebbe dovuto reggersi su di un più idoneo impianto di attuazione legislativa di sostegno, ma, soprattutto, avrebbe dovuto essere inserito in una differente tipologia di mercato del lavoro, ad esempio più orientato dal principio della concorrenza. Sulla base di questi presupposti, l’attuale esecutivo ha assunto alcune decisioni che, apparentemente potrebbero sembrare non risolutive dell’empasse lasciata dal Governo Berlusconi. La riforma della previdenza complementare, ad esempio, è entrata in vigore, in anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto, a partire dal 1° gennaio 2007. Ciò è stato deciso rispetto all’eccesso di dilazione di un’ormai necessaria applicazione della trasformazione ex novo dei sistemi previdenziali fissata al gennaio 2008. La necessità è dettata dal fatto che fin dai primi Anni Novanta si era iniziato un percorso, probabilmente accelerato solo parzialmente e in modo incompleto dal precedente esecutivo, volto a consentire che, anche in Italia, i lavoratori possano avere a disposizione uno strumento in più, affinché il reddito derivante da prestazioni pensionistiche non sia di molto inferiore a quello percepito durante la vita lavorativa. Una simile possibilità è fondamentale in una società come quella italiana in cui, per effetto delle nuove scoperte mediche e delle mutate condizioni di vita e di lavoro, la tendenza per le future generazioni è di un’attesa di vita al momento del pensionamento in considerevole aumento. Ciò ha richiesto interventi di riforma del sistema previdenziale pubblico, al fine di garantirne la sostenibilità finanziaria, che si sono concretizzati nel passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo, con conseguente riduzione delle prestazioni. Con l’introduzione della previdenza complementare si è voluto affiancare a quello pubblico, che resta il pilastro fondamentale, un secondo pilastro ad esso, per l’appunto, “complementare”, che possa consentire di recuperare tale differenza di trattamento. Il biennio di attesa che si era prefisso il Governo Berlusconi nella figura dell’ex ministro del Welfare, Roberto Maroni, appariva eccessivo per informare i potenziali aderenti delle nuove regole e per consentire i necessari adattamenti ai diversi offerenti. Alla luce delle espressioni di volontà dei lavoratori all’apertura del proprio Tfr ad un fondo pensione a qualche settimana dalla scadenza del 30 giugno 2007, però, quel tempo di attesa appare insufficiente rispetto ad un approccio culturale di un’intera società rispetto alla previdenza complementare. E’ pur vero che sono soprattutto i lavoratori giovani i principali destinatari di queste riforme previdenziali e, come ci insegnano gli studiosi dei processi sociali, sono i giovani i più aperti alle trasformazioni e ai cambiamenti. In realtà, forse più che gli stessi lavoratori e il quadro culturale complessivo, sono proprio i datori di lavoro, specie le piccole Suor Maurizia, donna di forte personalità, di grande umanità proprio perché di grande preghiera, sposa fedele al suo Signore, si era temprata alla vita fin da fanciulla, quando ancora bambina era rimasta orfana di mamma. Lei, la prima di sei figli, aveva aiutato il papà nella crescita dei suoi fratelli/sorelle, fungendo in parte da mamma nei loro riguardi. Nonostante il grande amore che la legava alla sua famiglia, al papà in particolare, all’età di 21 anni diede la sua risposta positiva al Signore che la chiamava a seguirLo più da vicino. La sua maturità umana e cristiana, la sua tenacia nel bene, la resero sempre coerente con la scelta di vita fatta. Infermiera professionale e caposala capace, fu stimata e amata da quanti l a c onob b ero, medici, malati e fam il i a r i d e i m a l a t i . E ’ d ove ro so sottolineare l’immenso bene esercitato a favore di chiunque si trovasse nel bisogno. Aveva attenzioni per tutti e questo la portava ad intuire anche ciò che non era manifesto, quindi a prevenire nell’esercizio della carità. La sua grande generosità, la dedizione infaticabile, lo spirito di sacrificio, la larghezza di cuore e di mente, il suo carattere schietto e sincero, lasciò un segno ovunque è passata. Infatti diversi furono i luoghi di assistenza e cura dove essa si è prodigata nel servizio di c a r i t à : d a l l’ O s p e d a l e d i S . Vi t o a l Ta g l i a m e n t o , a l l ’ o s p e d a l e d i Portogruaro, di Codroipo, di Grado; al Policlinico Universitario S. Matteo di Pavia, alla Scuola Convitto per Infermieri di Gorizia, alla Casa di Riposo di Tolmezzo. Nel ruolo di animatrice di comunità all’ospedale di S. Vito, nella Casa di quiescenza per sorelle anziane a Belvedere di Tezze e ultimamente qui al Nazareno, si è distinta per le sue capacità organizzative e di animazione, ma soprattutto, per la sua attenzione ad ogni persona e in particolare alle sorelle. Ha dedicato tutta se stessa, senza risparmiarsi e senza flessioni per animare, aiutare, incoraggiare, spronare al bene. Protesa verso gli altri, pur sofferente non ha mai dato peso ai suoi mali, fino a non dar disturbo nemmeno con la morte. Ci auguriamo che, dopo aver sperimentato la bellezza del vivere nel Signore, per il Signore, con il Signore, su questa terra, ora possa contemplare a tu per tu la bellezza del Suo Santo Volto nella felicità senza fine. 5 feedback AGGIORNAMENTO particolari interventi chirurgici, in cui è necessario pensare ad un intervento strutturato per una continuità nell’assistenza e di recupero dell’autonomia e quindi ad un adeguato piano di dimissione 1. Nel dipartimento chirurgico si potrebbe pensare alla formulazione di un piano di dimissione specifico per le persone portatrici di ileo-colo-urostomia temporanea o definitiva. La dimissione ospedaliera Negli ultimi vent’anni, in tutti i Sistemi Sanitari c’è stata una progressiva riduzione dei posti letti che ha coinvolto anche l’Italia. Negli ospedali pubblici e privati il numero dei posti letto è diminuito quasi del 50 per cento, le giornate di degenza si sono ridotte del 45 per cento e la degenza media si è ridotta del 40 per cento. Questo cambiamento ha portato ad un orientamento degli ospedali verso funzioni di alta intensità assistenziale e clinica 2. Le dimissioni dall’ospedale sono diventate un fattore problematico, la famiglia e la persona stessa sono sempre più in difficoltà ad affrontare un evento imprevisto come quello del ricovero ospedaliero, la breve durata della degenza, la presenza nel nucleo familiare della persona in convalescenza o spesso con una disabilità permanente. Questi problemi, insieme al maggior rischio di complicanze post-dimissione, di ri-ospedalizzazione ed anche alla presenza sempre maggiore di persone sole o con nuclei familiari ristretti, portano ad affermare che la dimissione dovrebbe essere pianificata per tempo e gestita con strategie diverse ed intergrate che comprendano sia l’individuazione precoce dei pazienti a rischio sia l’educazione e la verifica dell’intervento educativo sul paziente e sugli eventuali care-giver3. Gli aspetti più critici al momento della dimissione ospedaliera sono rappresentati dalla poca comunicazione tra ospedale e territorio, dallo scarso accertamento dei problemi o dei rischi del paziente al momento d e l l a d i m i s s i o n e , d a l l’ i n a d e g u a t a a t t i v a z i o n e d e i c a re - g i v e r s , dall’attribuzione di un carico assistenziale elevato ai familiari che non sono adeguatamente preparati, dalla scarsa o lenta attivazione dei servizi territoriali. Una dimissione conclude un periodo di assistenza, diagnosi e cura 4. Le dimissioni ospedaliere di pazienti portatori di bisogni assistenziali, sanitari e sociali, complessi devono essere adeguatamente programmate; ciò implica la valutazione di quei bisogni, il coinvolgimento del paziente e dei suoi assistenti, la presa in carico del problema, il collegamento con il territorio e la definizione di un piano di assistenza individuale. Le autorità sanitarie britanniche hanno pubblicato, nel 2003, un volume interamente dedicato alle procedure di dimissione ospedaliera (tabella 1)5-6-7. Tutto ciò comporta l’adozione di percorsi assistenziali in preparazione della dimissione» (DH 2003).8 Duino, Veduta del castello dal Rilke e medie imprese (Pmi), la maggiore impreparazione, in termini di ricerca di un migliore assetto previdenziale complementare. Nei loro confronti, infatti, il posticipo al 2008 della Legge Delega poteva essere davvero foriero di effetti negativi, primo fra tutti la possibilità proprio per un ampio numero di giovani lavoratori, quelli più tipici delle piccole e medie imprese di avviare la loro vita lavorativa con la forma previdenziale più compatibile con il loro futuro pensionistico, ossia l’affiancamento di un secondo pilastro a quello obbligatorio, rivelatosi insufficiente. Inoltre, ne sarebbe venuta un’indicazione opposta a quella di enti previdenziali come Enpapi che nella loro stessa natura, definita dal D.Lgs 103/1996, hanno la mission di rinnovare il panorama previdenziale, arricchendolo delle forme più idonee e necessarie a garantire il lavoratore nella sua futura vita non attiva. È pur vero che i responsabili dei fondi pensione designati sono figure “particolarmente qualificate e indipendenti” al di sopra dei quali operano “organismi di sorveglianza” specie per i fondi aperti ad adesione collettiva, nel rispetto di “regole comuni”, principi di trasparenza e “unitarietà e omogeneità del sistema di vigilanza sull’intero settore della previdenza complementare” e che, per ovviare alla loro assenza nel caso dei fondi aperti, la responsabilità di vigilanza è affidata ad un responsabile terzo e, in più, ad un organismo di sorveglianza con competenze analoghe. Ma anche i nostri enti previdenziali possono crescere e meglio definire il loro ruolo all’interno di un contesto previdenziale in piena trasformazione. Ne è prova il fatto che il nostro Ente, ad esempio, stia aderendo ad un fondo pensioni delle professioni sanitarie in grado di garantire possibili esigenze del lavoratore di categoria durante e dopo la sua attività professionale che stanno emergendo con la definizione di questo secondo pilastro pensionistico. Per questo gli enti previdenziali come Enpapi si propongono quale riferimento efficace per orientare al meglio lo start up della riforma previdenziale e la diffusione del modello complementare. La loro vicinanza alle richieste e al mutante profilo del professionista sanitario nei prossimi anni impegnano costantemente gli enti come Enpapi a trovare in questa fase formule sempre migliori di impiego del Tfr, rispetto alle quali si chiede ancora un po’ di pazienza ai professionisti sanitari prima di scegliere defi nitivamente e, certamente, presto, nel mondo migliore possibile. TABELLA 1 Principi chiave per le dimissioni ◆ Il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei pazienti e dei loro familiari, come partner alla pari, è centrale nell’erogazione dei servizi e nella programmazione della dimissione. La dimissione è un processo, e non un evento isolato, che deve essere pianificato prima possibile, a livello di cure primarie e ospedaliere, creando le condizioni per cui i pazienti e i loro familiari siano in grado di contribuire alle decisioni da prendere. ◆ Il processo della dimissione programmata deve essere coordinato da una persona specificamente nominata che avrà la responsabilità di seguire tutte le fasi, tra cui quella della valutazione dei bisogni. Questo comporta stretti collegamenti con il coordinatore del caso nel territorio e il trasferimento delle relative responsabilità al momento della dimissione. ◆ Il personale deve operare all’interno di un quadro di riferimento di integrazione multidisciplinare e di collaborazione tra diversi servizi per affrontare tutti gli aspetti del processo di dimissione. L’erogazione dei servizi sanitari e sociali deve essere organizzata in modo che i pazienti possano apprezzare la continuità delle cure, essere consapevoli dei loro diritti, e ricevere tutte le informazioni e i consigli che consentano loro di prendere decisioni consapevoli sul loro futuro. Piano di dimissione: elementi di progettazione per un paziente portatore di ileo-colo-urostomia A cura di Orietta Masala Introduzione La dimissione ospedaliera è uno dei momenti più critici nell’esperienza di ricovero del paziente. Il processo di dimissione va rivisto collegandolo alla continuità delle cure e alla presa in carico del paziente avendo così in mano ”la sua storia”. Il processo deve tener conto della necessità di un modello condiviso e strutturato, di uno strumento utilizzabile dall’equipe infermieristica. In ambito chirurgico ci sono pazienti, sottoposti a La maggioranza dei pazienti viene dimessa senza bisogno di una dimissione pianificata, in questi casi è sufficiente fornire solo alcune indicazioni da rispettare e gli appuntamenti per le visite successive. Molti 6 feedback AGGIORNAMENTO pazienti con un decorso cronico richiedono invece dimissioni pianificate, altri anche una dimissione protetta. Discharge planning: come organizzare una dimissione Per dimissione pianificata, si intende la stesura di un percorso di dimissione. Comporta lo sviluppo di un piano individualizzato di dimissione prima che il paziente lasci l’ospedale. Non tutti i pazienti ricoverati hanno bisogno di una dimissione pianificata perchè raggiungono la guarigione o un livello di autonomia discreto. La pianificazione comporta lo sviluppo di un piano di dimissione individualizzato e implica una precoce attenzione alle problematiche che il paziente dovrà affrontare al suo rientro a casa. Per identificare i pazienti a rischio si possono utilizzare strumenti di screening. Uno dei più citati è il Brass Index. (tabella2)9-10 Palmanova di rischio Punteggio Tabella 2 Indice Classi di Brass (da 0 a 40) 0-10 rischio basso soggetti a basso rischio di problemi dopo la dimissione:non richiedono un particolare impegno per l’organizzazione 11-20 rischio medio soggetti a medio rischio di problemi legati a situazioni cliniche complesse che richiedono una pianificazione della dimissione 21-40 alto rischio soggetti ad alto rischio perché hanno problemi rilevanti e che richiedono una continuità di cure in istituzioni • la mancanza di conoscenze sui comportamenti quotidiani da adottare per la gestione della modificata funzione di eliminazione; • la mancanza di capacità a compiere le azioni di igiene e sostituzione del sistema di raccolta12 L’attività educativa deve coinvolgere la famiglia, infatti, la stomia, lontano dal configurarsi come un problema fisico e psicologico riguardante esclusivamente l’individuo su cui è effettuata, rappresenta una situazione complessa e conflittuale che investe l’intero tessuto familiare13. La famiglia ha un ruolo importante e una responsabilità nel processo di accettazioneelaborazione dell’esito (temporaneo o definitivo) della malattia, nella misura in cui si impegna ad offrire solide opportunità di sostegno e contenimento delle reazioni che possono insorgere nella persona stomizzata14. Per pianificare e gestire un piano di dimissione che consideri tutti gli aspetti sono necessari alcuni strumenti: opuscoli informativi, piani standard, valutazione del paziente e del supporto della famiglia. Si potrebbe usare il diagramma di gantt che indica un percorso temporale o definire aree specifiche di intervento. (tabella 3 e tabella 4).15 La persona stomizzata prossima alla dimissione deve essere rassicurata sul fatto che sarà in grado di autogestire i nuovi metodi di regolazione dell’evacuazione e la specifica igiene peristomale.16 E’ importante valutare e verificare il grado di capacità di comprensione della persona e favorire il coinvolgimento dei familiari. L’autonomia gestionale però va continuamente stimolata (spesso invece tendono a delegare lo stoma-care ai familiari più vicini) per permettere il raggiungimento della sua autostima.17-18 La dimissione pianificata prevede 5 fasi: valutare il paziente e i suoi bisogni; identificare il grado di rischio di dimissione difficile; stendere un piano personalizzato di dimissione coinvolgendo il paziente e i familiari; valutare i problemi e attivare gli interventi non appena si stabilizzano le condizioni cliniche, attivare un follow up telefonico, domiciliare od ospedaliero 11 . La valutazione del paziente dovrebbe comprendere i seguenti ambiti: valutazione delle attività di vita quotidiana; valutazione dello stato mentale e dello stato psicologico; valutazione delle risorse f a m i l i a r i ; v a l u t a z i o n e d e l l a s i t u a z i o n e d o m i c i l i a re ; v a l u t a z i o n e dell’esigenza di presidi, sussidi o altro; valutazione delle preferenze del paziente; valutazione dei bisogni educativi. Il piano di dimissione, in seguito alla valutazione del paziente, può prevedere una gradualità di i n t e r ve n t i c h e va n n o d a l l a s e m p l i c e i n f o r m a z i o n e a l l’ e d u c a z i o n e terapeutica, alla valutazione multidimensionale e all’attivazione di servizi. Elementi per progettare un piano di dimissione per i pazienti con stomia Secondo gli ultimi dati disponibili (ISTAT, 2003), in Italia sono presenti circa 40.000 persone portatrici di ileo-colo-urostomia definitiva. In seguito all’evoluzione della chirurgia intestinale, si è reso possibile praticare anastomosi ultrabasse in un’alta percentuale di casi; in tal modo si può m a n t e n e re l a c o n t i n u i t à i n t e s t i n a l e , m a s i re n d e n e c e s s a r i o i l confezionamento di una stomia temporanea, la cui permanenza varia in rapporto alla condizione clinica. Questa percentuale di pazienti è costretta ad affrontare una serie di problematiche correlate alla mutata condizione della funzione di eliminazione fecale e/o urinaria: la corretta procedura di igiene e apparecchiatura della stomia può pesantemente influenzare l’insorgenza di complicanze (locali, generali), modificando fortemente lo stato di benessere e lo stile di vita della persona. Ne deriva che questi soggetti devono divenire abili e autonomi nella gestione dello stoma care. I problemi che richiedono la messa in atto di attività educative sono: • la mancanza di conoscenze in merito ai materiali da utilizzare per l’igiene e l’apparecchiatura della stomia; TABELLA 3 Stoma care/ adattamento da piano educativo - stoma care 19 FASI RESPONS. GIORNI STRUMENTI - 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 Informazione e consegna linee Infermiere guida Linea guida e colloquio Valutazione ed Infermiere educazione stoma-care Griglia di valutazione Esecuzione stoma care Infermiere colloquio Esecuzione stoma care Paziente colloquio Valutazione Infermiere Griglia di valutazione CAMBIO INDIRIZZO Si invitano tutti gli iscritti che variano indirizzo ad informare tempestivamente la segreteria del Collegio 7 AGGIORNAMENTO feedback TABELLA 4 Specifiche aree di intervento 14 1. la scelta del presidio stomale; 2. lo stoma-care; 3. le abitudini alimentari; 4. la tecnica dell’irrigazione; 5. le situazioni quotidiane; 6. l’iter burocratico; 7. la presenza e la modalità di accesso presso l’ambulatorio per stomizzati; 8. percorso post dimissione Conclusioni l’evidenza della letteratura afferma che le dimissioni pianificate aumentano l’aderenza alla terapia e la soddisfazione dei pazienti, delle famiglie e degli operatori; migliorano la qualità percepita e rinforzano l’attitudine a lavorare in equipe. 20-21-22-23-24-25 I piani di dimissione elaborati già in terza giornata, aumentano la probabilità di ritorno a casa con successo e riducono la durata della degenza. 11 Una valutazione formale prima della dimissione riduce i ricoveri dovuti a problemi o complicanze risolvibili con una buona organizzazione. I pazienti e i loro familiari sono più informati e riescono ad affrontare la malattia e il suo decorso con maggiore tranquillità e sicurezza. 26-27-28 La formulazione di un piano di dimissione per i pazienti con stomia intestinale e/o urinaria rispecchia tutti i benefici descritti prima, purtroppo l’approccio educativo e strutturato a questi pazienti non è molto documentato, come evidenziato anche in uno studio multicentrico per la valutazione d e l l’ e ff i c a c i a d i u n p ro c e s s o e d u c a t i v o p u b b l i c a t o s u “ S c i e n z e Infermieristiche “ che ha consentito di descrivere l’autonomia del paziente con stomia prima e dopo l’applicazione di un piano educativo. I risultati ottenuti dallo studio possono essere una base per approfondire e sviluppare evidenze. Un passo successivo potrebbe essere quello di valutare la validità dell’applicazione del piano di dimissione, rilevando il grado di autonomia o il grado di soddisfazione del paziente e della famiglia. Inoltre si potrebbe individuare la figura dell’infermiere formato in stomatoterapia quale elemento di unione e di presa in carico del paziente sottoposto a questo tipo di intervento, sia nella fase del prericovero (ad esempio per il posizionamento dello stoma) sia durante la degenza e nel follow up. Una figura dedicata, come si evince dalla letteratura, permette una migliore continuità e comunicazione, riduce i disagi percepiti dagli utenti e dalle famiglie inoltre migliora la conoscenza reciproca tra assistenza infermieristica ospedaliera e territoriale. 29-30-31 Grignano - Miramare, castello e porto screening patients with post-discharge problems. Journal of Advanced Nursing1999;5:1050-56. 11. Naylor MD, Brooten D, Campbell R et al. Comprehensive discharge planning and home follow up of hospitalized elders: a randomized clinical trials. Journal of American Medical Association 1999;281:613-20. 12. “Mosè le Tavole”- Gruppo di ricerca AIOSS. “Gli strumenti operativi per l’assistenza in stomaterapia”. AIOSS - Hollister S.p.A., Milano 2003, II edizione. 13. Grimmer KA, Moss JR, Gill TK. Discharge planning quality from the care perspective. Quality of Live Research 2000; 9(9) : 1005-1013 14. Wilson FL, Mood DW, Risk J, Kershaw T. “Evaluation of education materials using Orem’s self-care deficit theory”. Nurs Sci Q. 2003 Jan;16(1):68-76. 15. Nancy M.Halloway, “ Piani di assistenza in Medicina e Chirurgia”, edizioni Sorbona, Milano 1993 pag 432 16. O’Connor G. discharge planning in rehabilitation following surgery for a stoma. British Journal f Nursing 2003 July; 12(13):800-807. 17. Jeffres C, MacKay AT. “Improving stoma management in the low vision patient”. J Wound Ostomy Continence Nurs. 1997 Nov;24(6):302-10. 18. Lemiska L, Watterworth B. “Case study: teaching ostomy self care to a blind patient”. Ostomy Wound Manage. 1994 Mar;40(2):52-4. 19. A. Barp, M. Beltrame, R. Brazzale, C. Cimmino, A. Filippi, E. Giorato, L. Mensi, P.P. Moscatiello, I. Nigra, O. Reali, G. Roveron, C. Saracco, N. Tonarelli, .L. Valsecchi “ L’educazione allo stoma care. Studio multicentrico per la valutazione dell’efficacia di un processo educativo” Scienze Infermieristiche 2006 vol.II, 20 20. CO Phillips et al. Comprehensive discharge planning with post discharge support for older patients with congestive heart failure: a meta-analysis. JAMA 2004 291: 1358-1367. 21. Mamon J, Steinwachs DM, Fahei M et al. Impact of hospital discharge planning on meeting patients needs after returning home Health Services Research 1992;27:155-75. 22. Evans RL, Hendricks RD. Evaluating hospital discharge planning: a randomized clinical trial. Medical Care 1993;31:358-70. 23. Lagoe RJ, Cheryl M, Noetsche MM. Hospital readmission: predicting the risk. Journal of Bibliografia Nursing Care Quality 2001;15:69-83. 24. Shepperd S, Parkes J, McClaran J et al. Discharge planning from hospital to home. The 1. Palese A,Venier A, Bresadola V.- La dimissione ospedaliera dal punto di vista dei pazienti chirurgici: indagine descrittiva-Nursing Oggi numero 1,2005 2. Maciocco G., Comodo N. Cure intermedie: basi concettuali. Prospettive sociali e sanitarie 2004;3:1-3. 3. Cornette Pascale et al. Differential risk factors for early and later hospital readmission of older patients Aging clinical and experimental research, vol. 17, n. 4, 2005, pag. 322-328 bibliografia tabelle figure 4. Saiani L, Palese A, Brugnolli A et al. La pianificazione delle dimissioni ospedaliere e il contributo degli infermieri. Assistenza Infermieristica e Ricerca 2004,23:233-49. 5. Department of Health. NSF for older people. Intermediate Care: Moving Forward. 2002. 6. Department of Health. Local authority circular 2003; 14. 7. Department of Health 2005. www.doh.gov.uk/intermediatecare/ 8. Department of Health. Discharge from hospital: pathway, process and practice. 2003.www.doh.gov.uk/changeagentteam/discharge_getri.pdf 9. Chaboyer, Kendall, Foster-Use of the Brass index to identify ICU patients who may have complex hospital discharge planning needs. Nurs Crit Care 2002;7:171-5. 10. Miastiaen P, Duijnhouwer E, Prins-Hoekstra A et al. Predictive validity of the BRASS index in Cochrane Database of Systematic Reviews 2004, Issue 1. 25. Vinkler S, Pedersen KD, Hansen FR, Jorgersen T, Willaing I, Olsen J, Effectiveness of postdischarge case management in general-medic outpatients: a randomized, controlled trial. Psychosomatics 2006 Sep.-Oct;47(5):421-9 26. Fergusson W, Kolbe J, Lewis CA, West T, Model of hospital – supported discharge after stroke. Journal of cerebral circulation 2006 Jun;37(6) : 1514-20 27. Mayo NE, Latimer E, Hanley J, Wood-Dauphines S, Cote R, Scott S, Effectiveness of case management and post-acute services in older people after hospital discharge. The Medical Journal of Australia 2003 Mar 17; 178(6) : 262-6 28. Mira M, Atkin N, Kennedy P, Cullen J, The effects of a discharge planning and home follow up intervention on elders hospitalized with common medical and surgical cardiac condition. The Journal of cardiovascular nursing 1999 Oct; 14 (1) : 44-54 29. Chiari P, Santullo A. L’infermiere case manager. McGraw-Hill 2001. 30. Armitage SK, Kavanagh KM. The discharge liaison nurse at the interface of hospital and community nursing service. Int. J Nurs Pract 1996; 4: 215-21. ORARIO DI SEGRETERIA MARTEDÌ E VENERDÌ DALLE 16.00 ALLE 19.00 BIBLIOTECA DEL COLLEGIO 31. Colle F, Palese A, Brusaferro S. La continuità dell’assistenza basata su informazioni scritte e infermieri dedicati:revisione della letteratura. Prima parte. AIR 2004; 23: 179-85. I testi della Biblioteca del Collegio possono essere consultati dagli iscritti durante l’orario di apertura dell’ufficio 8 feedback AGGIORNAMENTO Le funzioni fondamentali della CO comprendono: 1. ricezione delle richieste di soccorso, 2. valutazione del grado di complessità da attivare, 3. attivazione e coordinamento dell’intervento stesso. Per poter assolvere a questi compiti la CO deve essere a conoscenza della dislocazione e della tipologia dei mezzi di soccorso sul territorio e della collegata rete di presidi ospedalieri. LA CHIAMATA DI SOCCORSO La chiamata di soccorso afferisce alla CO attraverso linee urbane quando l’utenza compone da telefono fisso o cellulare il numero breve 118. La chiamata è gratuita. È opportuno ricordare che tecnicamente il sistema telefonico (Telecom) di Gorizia fa in modo che tutte le chiamate che partono da un punto fisso di telefono (casa, ufficio, fabbrica…) comprese le cabine telefoniche del territorio provinciale arrivano direttamente al posto operatore della Centrale operativa 118 di Gorizia. Sempre più spesso però vengono usati i telefoni cellulari da cui la chiamata, per motivi tecnici difficilmente risolvibili, può prendere la via telefonica di altre centrali operative diverse da quella di Gorizia: Udine e Trieste. In questo caso le centrali di cui sopra provvederanno a trasferire al chiamata alla centrale operativa 118 competente per territorio (dopo dispatch). Chiamate di emergenza possono giungere alla CO anche attraverso linee dedicate che sono “speciali” collegamenti usati dalle altre CO 118 regionali o dalle CO non sanitarie (112 - 113 – 115). All’utente che allerta il 118 viene somministrata un’intervista necessaria per poter dare una risposta efficace. Atteso che la risposta telefonica dovrebbe essere protocollata e quindi seguire una sequenza diversa a seconda del problema che si è presentato possiamo genericamente dividere la chiamata in 3 fasi: Aquileia, resti romani IL SISTEMA DI EMERGENZA-URGENZA SANITARIA A cura di: Aldo Comar, Anita Florit (infermieri 118/Pronto Soccorso e Centrale Operativa di Gorizia) Il SISTEMA DI EMERGENZA SANITARA è per definizione un’organizzazione complessa tesa a garantire e gestire le prestazioni di emergenza. In Italia la riorganizzazione dei SERVIZI DI EMERGENZA-URGENZA è stata avviata dopo l’emanazione del D.P.R. 27 Marzo 1992 e dell’Atto d’intesa Stato-Regioni 17 maggio 1996 (documento applicativo e linee guida). 1. Raccolta dei dati generali: a. Cosa è successo? b. Dov’è successo? (località – indirizzo – n° civico – km e direzione in autostrada – riferimenti) c. Numero di telefono del richiedente? d. Sesso ed età approssimativa della persona da soccorrere? e. La persona è cosciente? f. La persona respira? Il SISTEMA DI EMERGENZA è costituito da: 1. un sistema di allarme sanitario (istituzione del numero unico 118); 2. un sistema territoriale di soccorso (dislocazione dei mezzi sul territorio); 3. una rete di servizi e presidi ospedalieri, funzionalmente differenziati e gerarchicamente organizzati. Il fulcro dell’organizzazione del sistema è consistito • nell’attivazione della CENTRALE OPERATIVA (organizzazione funzionale raccordo con le strutture territoriali/ospedaliere e con i mezzi di soccorso – interazioni con le altre centrali operative e con le istituzioni pubbliche e private che cooperano nella risposta all’emergenza) • nell’attivazione dei DIPARTIMENTI DI EMERGENZA-URGENZA E ACCETTAZIONE 2. a. · · · · b. · · · Centrale operativa 118 di Gorizia Alla CENTRALE OPERATIVA (CO) fanno capo tutte le richieste telefoniche di urgenza ed emergenza convogliate attraverso il numero unico 118 che a regime ha sostituito tutti i precedenti numeri di soccorso sanitario. Il compito della CO è di garantire il coordinamento di tutti gli interventi nell’ambito territoriale di riferimento e di attivare la risposta ospedaliera 24 ore su 24. In Friuli Venezia Giulia l’ambito territoriale afferente ad una CO corrisponde alla Provincia, quindi nella nostra regione le CO sono 4. Il territorio della provincia di Gorizia si estende da nord a sud per circa 100 km e da est a ovest per circa 40; il suo territorio vede zone pianeggianti, collinari e carsiche. Confina con la provincia di Trieste a sud-ovest e di Udine a ovest e nord, nonché per diversi chilometri a est con la Slovenia. La provincia di Gorizia comprende anche una vasta zona lagunare nel comune di Grado, ambiente particolare in cui sono necessari mezzi nautici adeguati per effettuare eventuali interventi di soccorso. Sempre nel territorio provinciale sono compresi anche una ventina di chilometri di costa con acque territoriali confinanti direttamente con altri stati, Slovenia e Croazia di cui uno al momento ancora extraeuropeo (Croazia). Sono quindi necessari altri mezzi nautici, radicalmente diversi da quelli usati per la laguna, per effettuare eventuali soccorsi in mare. Spiegazione del problema: Patologia imputabile a trauma? Dinamica (incidente stradale - violenza – infortunio sul lavoro) Mezzi coinvolti Rischi evolutivi presunti Presenza di sostanze tossiche Patologia medica – non trauma? Stato generale (descrizione) Patologie croniche e anamnesi Terapia a domicilio 3. Istruzioni pre-arrivo: se l’utente è collaborante possono essere fornite istruzioni sui comportamenti corretti da mettere in atto prima dell’arrivo dei soccorsi. LA RISPOSTA DEL SISTEMA La raccolta dati effettuata tramite l’intervista consente alla CO di identificare una priorità di intervento facendo in modo di dare la risposta più idonea: i dati raccolti vengono tradotti attraverso un sistema di codifica determinato per legge (D.M. 15/5/1992) e integrato da protocolli validati localmente. Le 4 CO del Friuli Venezia Giulia usano una codificazione pressoché uguale che è suddivisa in tre elementi: 1. grado dell’urgenza (criticità): 4 livelli di priorità crescente (codici colore), ogni livello di codice viene anche tradotto in diversa conduzione dei mezzi di soccorso consentendo o meno l’uso dei sistemi di segnalazione, sia acustici 9 feedback AGGIORNAMENTO ✔ Gorizia presso il pronto soccorso dell’ospedale civile: un’ambulanza tipo A h 24 ✔ Gorizia presso la sede Croce Verde Goriziana in Via Crispi (centro città): un’ambulanza tipo A h 12 ✔ Monfalcone presso il pronto soccorso dell’ospedale S. Polo: un’ambulanza tipo A h24 + una tipo A h 12 ✔ Cormons presso il presidio sanitario di Cormons: un’ambulanza tipo A h 24 ✔ Grado presso il presidio sanitario di Grado: un’ambulanza tipo A h 24 Passariano - Codroipo, Villa Manin (sirena) che visivi (girevoli) e vincola a rispettare i tempi di partenza. 2. patologia presunta riferibile al sintomo principale descritto (codice alfanumerico) 3. situazione genericamente descrive l’ambiente in cui si interviene (codice alfanumerico) Esistono inoltre postazioni definite “mobili” utilizzate per copertura estemporanea di parte del territorio provinciale quando il mezzo che solitamente presidia una determinata zona è impegnato in un intervento di soccorso sul territorio, le località più frequentemente utilizzate come postazioni mobili sono Mossa, Sagrado e Due Fiumi (1-2-3), ma i mezzi possono essere dislocati ovunque a discrezione della Centrale operativa. Schema codici intervento: GRAVITÀ PATOLOGIA SITUAZIONE NON URGENTE (BIANCO) Intervento differibile 1: TRAUMA O USTIONE A: INCIDENTE STRADALE URGENTE (VERDE) Poco critico, tempi brevi 2: MALORE GENERICO B: IN CASA 3: CARDIACO C: IN STRADA 4: ADDOMINALE D: IN ACQUA 5: RESPIRATORIO E: SUL LAVORO 6: EMORRAGIA (non traumatica) F: LUOGO PUBBLICO 7: INTOSSICAZIONE (esogena) Z: OGNI ALTRO LUOGO A RISCHIO (GIALLO) Parametri vitali a rischio – non differibile uso di segnalatori EMERGENZA (ROSSO) Pericolosi vita – uso di segnalatori DECESSO IN ITINERE RINVENUTO CADAVERE Generalmente l’equipaggio dell’ambulanza è composto da un infermiere professionale e da un autista soccorritore. I volontari soccorritori sono presenti sui mezzi convenzionati con l’azienda (C.R.I. - SOGIT, CROCE VERDE ecc…). Tutti i mezzi di soccorso avanzato sono dotati attrezzature tecniche ed elettromedicali evolute necessarie atte al supporto vitale avanzato, come ad esempio monitor defibrillatore semiautomatico, ventilatore automatico, monitor multiparametrico, aspiratore portatile ecc. 8: OSTETRICA L’automedica Sul territorio provinciale di competenza della centrale operativa 118 di Gorizia operano due Automediche il cui equipaggio è composto da un medico e un infermiere con compiti di supporto vitale avanzato. L’automedica è condotta da un infermiere (C.I.S. coordinatore dell’ intervento sanitario) che si occupa di organizzare logisticamente l’intervento coordinando le forze presenti sul luogo ed eventualmente dell’assistenza degli infortunati (ma solo in un secondo momento); egli è deputato ad interagire con la centrale operativa 118, mantenendo costantemente un canale aperto di informazioni (via radio o su cellulare). Lo stesso C.I.S. si occuperà di comunicare tutte le notizie sanitarie utili all’equipaggio dell’elisoccorso. 9: NEUROLOGICA (coma – ictus – convulsioni) 0: SCONOSCIUTO La CO dopo aver ricevuto, processato la chiamata e attribuito il codice di gravità deve allertare: • l’unità di soccorso che si trova nella postazione più favorevole rispetto al target • l’eventuale equipe di supporto vitale avanzato (automedica e/o elisoccorso) nei codici gialli e rossi • le competenze tecniche in appoggio (forze dell’ordine – vigili del fuoco) Sul territorio di competenza della centrale operativa 118 di Gorizia sono presenti le seguenti unità di soccorso: ❖ 4 Ambulanze tipo A in servizio 24 ore ❖ 2 Ambulanze tipo A in servizio 12 ore (08-20) ❖ 2 Automediche in servizio h 24 (trattate più avanti) ❖ Servizio di elisoccorso regionale (con base a Udine e gestione funzionale della CO di Udine), serve tutta la regione ❖ Nel periodo estivo (da metà luglio ai primi di settembre) opera un’altra ambulanza tipo A nella postazione di Grado. Le sedi di stazionamento delle ambulanze adibite all’emergenza territoriale sono: Trieste, la Barcolana vista dal Faro 10 feedback AGGIORNAMENTO veicolare e posizionata la radio portatile, sistemi indispensabili per le comunicazioni in tempo reale tra il mezzo che opera sul territorio e la centrale operativa 118. Durante la guida in intervento di soccorso l’utilizzo dei sistemi d’allarme acustico luminosi (luci lampeggianti blu e sirene) è regolato dall’articolo n° 177 del nuovo codice della strada (vedi) con tutte le sue modifiche e aggiornamenti. Sono in ogni caso utilizzabili solo durante “servizi di istituto a carattere di emergenze - urgenza”, questi ultimi sono codificati dalla centrale operativa 118 o dagli operatori sanitari sul luogo dell’evento. L’utilizzo dei sistemi acustici luminosi permette di non osservare alcune regole del codice della strada, “nel rispetto comunque delle regole di comune prudenza e diligenza” LA MISSIONE Il mezzo di soccorso una volta allertato nel modo visto sopra, parte nel minor tempo possibile per la missione. Questa ultima si divide in diverse fasi che sono: San Giovanni di Duino, il Timavo 1. L’allertamento 2. la partenza 3. l’arrivo sul target 4. la partenza dal posto 5. l’arrivo in ospedale 6. la nuova operatività Le automediche sono posizionate presso i due ospedali in modo da essere competenti per un territorio assimilabile alla suddivisione aziendale tra Basso e Alto Isontino. Anche le automediche si spostano in posizione baricentrica qualora la centrale lo ritenesse necessario. 1. L’allertamento la centrale operativa alla fine del dispatch alla chiamata dell’utente, codifica ed allerta il mezzo o i mezzi ritenuti più idonei in base a diversi parametri come, vicinanza al target, specificità, dislocazione sul territorio in quel momento. L’orario di allertamento viene registrato dalla centrale operativa l’allertamento. 2. La partenza L’equipaggio allertato deve prepararsi per partire nel minor tempo possibile (indipendentemente dal codice assegnato; appena in movimento l’infermiere comunica via radio la partenza alla centrale operativa. Contestualmente ripete tutti i dati che gli sono stati forniti in fase di allertamento al fine di confermare che si tratta del giusto mezzo che parte per la giusta missione. La centrale operativa conferma l’avvenuta ricezione della partenza e l’esattezza dei dati ricevuti apportando eventuali opportune correzioni laddove necessarie. Il responsabile delle comunicazioni radio è l’infermiere componente dell’equipaggio, qualsiasi delega può essere da lui vagliata nel qual caso deve fornire anche le istruzioni su cosa e come comunicare. La conduzione del mezzo dipende dal codice colore assegnato. L’orario di partenza viene registrato dalla centrale operativa. LE PROCEDURE Va sempre tenuto presente che operare sul territorio è completamente diverso che operare all’interno di strutture fisse come ospedali, ambulatori ecc. La peculiarità dell’intervento sul territorio necessita di un’organizzazione ben definita che inizia con il controllo generale del mezzo prima ancora di utilizzarlo. I controlli sono diversi e riguardano il vano sanitario, il vano guida e il mezzo meccanico in generale. Per eseguire un controllo accurato e ripetibile sempre con ottimi risultati nel tempo, si usa una apposita lista che elenca tutto il materiale di vario tipo che deve essere presente in un’ambulanza di soccorso di tipo A, questa lista prende il nome di CHECK LIST. Il contenuto della CHECK list è elaborato seguendo una lista di presidi ed ausili previsti dal D.M. 17 dicembre 1987, n. 553e successivo D.M. 487 del 20/11/97, che stabiliscono l’allestimento obbligatorio per l’ambulanza di tipo A e A1. L’occasione del controllo del mezzo è anche utile al personale operante su di esso per poter memorizzare la posizione dei vari presidi ed ausili presenti all’interno del vano sanitario dell’ambulanza, così da rendere agevole e disinvolto il reperimento degli stessi nel momento del loro utilizzo, specie durante gli interventi in emergenza laddove il tempo è prezioso. Il vano sanitario, è la parte operativa del mezzo, al suo interno si trovano la barella e tutti gli altri i presidi sanitari opportunamente fissati alla struttura meccanica per evitare che si spostino durante il tragitto stradale e durante l’intervento in emergenza, il tutto a tutela del paziente trasportato e del personale sanitario operante al suo interno. Il vano guida contiene tutto ciò che è necessario alla guida del mezzo nonché altri presidi utili come lo stradario, attrezzatura varia ed inoltre vi è istallata la radio 3. L’arrivo sul target L’arrivo sul posto dell’intervento viene comunicato alla centrale operativa. Dopo aver messo in atto tutte le precauzioni inerenti la sicurezza del mezzo e dell’equipaggio (il mezzo viene sempre posizionato seguendo precisi criteri e l’equipaggio scende dallo stesso facendo estrema attenzione alla strada e ai mezzi presenti) e compatibilmente con la situazione riscontrata sul posto, l’equipaggio fornisce altre informazioni importanti per la gestione logistica – organizzativa della missione. Per esempio in caso di incidente stradale conferma alla centrale operativa 118 la dinamica, il numero di feriti e lo stato degli stessi, in particolare fornendo notizie utili a “tarare” tutto l’intervento sia per le competenze sanitarie che per le competenze diverse degli altri enti allertati per la stessa missione di soccorso (115, 112, ecc.). Altre notizie utili sono la conferma o meno del codice di partenza, problemi ambientali o di ordine pubblico ecc. Tutte le informazioni vengono processate dalle centrale operativa che provvederà a fornire all’equipaggio interessato tutta l’assistenza di cui ha necessità. Dal posto, la centrale operativa verrà anche informata della eventuale necessità di procedere ad una “centralizzazione” cioè al trasporto del paziente in un ospedale di livello diverso per motivi derivanti dall’evento stesso (p.es. la dinamica o il tipo di lesione riscontrata o sospettata). In questo caso la centrale, provvederà alla individuazione del giusto TARGET OSPEDALIERO in base ai posti letto di terapia intensiva disponibili nei due TRAUMA –CENTER regionali (bed service), oppure in 11 AGGIORNAMENTO feedback “Confrontarsi quotidianamente con situazioni di dolore, perdita e morte comporta sempre profonde reazioni emotive e un certo grado di disagio personale. L’intenso e intimo coinvolgimento con le vittime spaventate e angosciate può mettere alla prova le risorse emotive e le capacità terapeutiche anche dei migliori soccorritori… queste reazioni sono il risultato dell’incontro tra esperienza di soccorso vissuta e possono essere influenzate dalle aspettative, dal quadro motivazionale, dal gradi di responsabilizzazione del personale e dalle capacità comunicative tra i membri del gruppo” (Carmelo Scarcella, “Manuale del soccorritore”) base alla specificità delle lesioni presenti (centro-ustioni a Cattinara, amputazioni a Pordenone o Nova-Gorica). Alla stessa missione potrebbe partecipare anche l’elisoccorso, questo ultimo attende notizia in merito alla situazione sul target. In particolare richiederà: dinamica, parametri vitali, presenza o meno di trauma cranico e/o toracico. Dal posto, compatibilmente con le possibilità operative, l’equipaggio a terra comunicherà all’elisoccorso tutte le notizie necessarie. In conformità a queste l’equipaggio dell’elisoccorso deciderà se procedere nella missione oppure abortire la stessa con conseguente rientro del velivolo alla sua base operativa. Quando presente l’automedica sarà il C.I.S.- (Coordinatore di Intervento Sanitario) a coordinare tutte le forze in campo, a mantenere le comunicazioni con l’elisoccorso, la C.O. e con i coordinatori dei diversi enti presenti sullo stesso intervento (115, 113 ecc.). E’ importantissimo per questi motivi che ogni intervento, specie se complesso, venga alla fine rivisto e “processato” perché diventi motivo di arricchimento, crescita professionale, ma possa essere anche momento di de-stress e di scarico dell’ansia accumulata. 4. La ripartenza dal posto Una volta deciso il target ospedaliero opportuno, il codice di rientro adeguato e posizionato correttamente il paziente, il mezzo riparte dal luogo dell’evento, comunicandolo alla centrale operativa 118. La stessa effettuerà i necessari allertamenti al pronto soccorso interessato fornendo utili informazioni. Quando il target si trova al di fuori del proprio territorio di competenza si provvederà anche ad informare ed attivare la centrale operativa 118 competente per territorio che prenderà in consegna il mezzo di soccorso e la gestione della restante parte di missione. L’orario di partenza dal posto viene registrato dalla centrale operativa. Glasgow coma scale APERTURA OCCHI 5. L’arrivo in ospedale L’arrivo in ospedale viene comunicato alla centrale operativa. Questo è la fase di collegamento tra l’emergenza territoriale e l’emergenza intraospedaliera; il personale che ha trattato il paziente sul territorio lo consegna al personale che continuerà l’iter diagnostico terapeutico del caso. L’orario di arrivo in ospedale viene registrato dalla centrale operativa. SPONTANEA 4 ALLA CHIAMATA 3 ALLO STIMOLO DOLOROSO 2 NESSUNA RISPOSTA 1 ORIENTATA 5 CONFUSA 4 PAROLE IMPROPRIE 3 SUONI 2 NESSUNA RISPOSTA 1 ESEGUE ORDINI SEMPLICI 6 LOCALIZZA LO STIMOLO DOLOROSO 5 RETRAE AL DOLORE 4 FLETTE AL DOLORE 3 ESTENDE AL DOLORE 2 NESSUNA RISPOSTA 1 RISPOSTA VERBALE 6. La nuova operatività Ogni intervento determina l’uso di diversi presidi, ausili ed elettromedicali, è necessario un certo periodo di tempo affinché tutto venga ripristinato, lavato disinfettato in modo da ridare la mezzo la piena e completa operatività che aveva prima dell’intervento. Quando finito il mezzo ridiventa operativo e pronto per un nuovo intervento a disposizione della centrale operativa 118. L’orario di nuova operatività viene registrato dalla centrale operativa. RISPOSTA MOTORIA Direttore Responsabile Mario Schiavon Redazione: Battaglini Alessandro Codognotto Maria Alessandra Dante Angelo Fedel Edi Maurizio Magrin Patrizia Masala Orietta Rigotti Alessandra Valentini Deborah Schema codifiche radio sistema 118 regionale GORIZIA UDINE TRIESTE PORDENONE ELIAMBULANZA Proprietario ed Editore Collegio Provinciale IPASVI Via Morelli, 38 34170 Gorizia A questo numero hanno collaborato: Comar Aldo Florit Anita Masala Orietta Schiavon Mario OSCAR ZERO DELTA ZERO TANGO ZERO PAPA ZERO DOPPIO INDIA 211 711 111 011 999 06 03 01 08 07 04-05 11 10 Alfabeto internazionale A = ALFA B = BRAVO C = CHARLIE D = DELTA E = ECO F = FOXTROT G = GOLF H = HOTEL I = INDIA Il giornale Feedback è aperto alla collaborazione di quanti desiderino intervenire sulle sue pagine con argomenti riguardanti qualsiasi aspetto della professione. Gli articoli che pervengono al Collegio saranno presi in considerazione dall’Ufficio di Redazione composto dal Consiglio Direttivo e successivamente pubblicati. Dovranno essere redatti in lingua italiana, dattiloscritti o su floppy disk Word per Windows versione 2, 6 o 7. Dovranno comprendere titolo ed Autore, l’eventuale bibliografia utilizzata, eventuali tabelle o didascalie. Con l’invio stesso del testo e di eventuali allegati l’Autore concede autorizzazione piena ad utilizzare l’articolo sia per la pubblicazione sia per eventuali riedizioni. Tenuta in considerazione la periodicità trimestrale del Giornale Feedback, in uscita all’inizio dei mesi di aprile, luglio, settembre e fine dicembre, tutto il materiale dovrà pervenire entro la fine dei mesi di gennaio, aprile, luglio ed ottobre. L’ufficio di Redazione si riserva la facoltà di apportare eventuali modifiche al testo originale, tali da non stravolgere le intenzioni dell’Autore, che sarà debitamente informato di tale evenienza. J = JULIET K = KILO L = LIMA M = MIKE N = NOVEMBER O = OSCAR P = PAPA Q = QUEBEC R = ROMEO S = SIERRA T = TANGO U = UNIFORM V = VICTOR W = WHISKY X = XREY Y = YANKEE Z = ZULU AVVISO IMPORTANTE Si ricorda che, ai sensi dell’art. 1, comma 63 della Legge 23.12.1996 n° 662, dal 1° marzo 1997 è fatto divieto al personale dipendente di continuare a svolgere eventuali ulteriori attività di lavoro subordinato o autonomo. La violazione di detto divieto che nei limiti indicati dalla stessa legge, non opera nei confronti del personale a tempo parziale, comporta l’attivazione delle procedure di licenziamento per GIUSTA CAUSA. 12