feedback
Anno VIII • N°1 e 2 2007
PERIODICO DEL COLLEGIO PROVINCIALE INFERMIERI PROFESSIONALI - ASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA
G O R I Z I A
Direttore Responsabile: Mario Schiavon - Redazione consiglio direttivo Collegio IPASVI - Via Morelli, 38 - 34170 Gorizia - Tel./fax 0481.534024 - Grafica e Stampa: Centro Stampa tipografia - Via Romana, 46/48 - 34074 Monfalcone
Autorizzazione Trib. Gorizia n° 273 di data 18/3/97 - Periodico trimestrale - “Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 2 - DCB/Gorizia
EDITORIALE
SOMMARIO
IPASVI
Via Morelli, 38
34170 Gorizia
Tel/Fax 0481.534024
E.mail: [email protected]
[email protected]
internet: www.ipasvigorizia.it
EDITORIALE
Un gran passo in avanti per la regione Friuli-Venezia Giulia
Un gran passo in avanti per la regione Friuli-Venezia Giulia
a cura del Presidente Coordinamento Regionale Collegio IPASVI Mario Schiavon
1
Relazione del Presidente sull’attività svolta nell’anno 2006 e
linee di programmatica per l’anno 2007
2
di Mario Schiavon, Presidente Coordinamento Regionale Collegio IPASVI
«Disposizioni in materia di valorizzazione nell’ambito del Ser vizio
sanitario regionale delle professioni sanitarie e della professione di
assistente sociale, in materia di ricerca e conduzione di studi clinici,
nonché in materia di personale operante nel sistema integrato di
interventi e servizi sociali»
Scopo della legge regionale
16.05.2007 n.10 è promozione,
valorizzazione e responsabilizzazione, nell’ambito del Servizio
sanitario
regionale,
delle
professioni sanitarie nonché della
professione di assistente sociale,
per contribuire alla realizzazione
del diritto alla salute così come
previsto dall’art. 2 della
Costituzione, in un ottica
sociosanitaria integrata e tenendo
conto sia dei processi di
aziendalizzazione del Servizio
sanitario regionale sia del
miglioramento dell’organizzazione
del lavoro in un ambito che vede
la concorrenza di molteplici ambiti
professionali.
La legge determina in che modo
d e b b a n o e s s e re re g o l a t e e
coordinate le diverse professionalità in ambito aziendale e nel dettaglio
spetta alle «aziende sanitarie regionali e gli istituti di ricovero e cura a
carattere scientifico pubblici» l’individuazione di un referente aziendale
per ciascuna delle aree delle professioni sanitarie di cui agli articoli 1, 2,
3 e 4 della legge 251/2000, nonché della professione di assistente sociale.
Recita l’art. 2 «Nei casi di particolare complessità derivante dall’entità del
personale complessivo aziendale dell’area professionale interessata, dal
budget economico assegnato e dalla rilevanza strategica degli obiettivi da
perseguire, viene conferito, in attuazione degli atti di programmazione
aziendale consolidati a livello regionale ai sensi dell’articolo 20 della
l e g g e re g i o n a l e 1 9 d i c e m b re 1 9 9 6 , n . 4 9 ( No r m e i n m a t e r i a d i
programmazione, contabilità e controllo del Servizio sanitario regionale e
disposizioni urgenti per l’integrazione socio-sanitaria), un incarico
dirigenziale per ciascuno dei seguenti servizi:
a) servizio professionale per l’assistenza infermieristica e ostetrica;
b) servizio professionale di tecnico - diagnostica e tecnico assistenziale;
c) servizio professionale di riabilitazione;
d) servizio delle professioni tecniche della prevenzione;
e) servizio professionale sociale.
Tali incarichi dirigenziali vengono conferiti secondo i limiti numerici, le
modalità e le tipologie di incarico previste dalla normativa vigente. Inoltre
gli incarichi di cui alle lettere d) ed e) del comma 1 riguardano le sole
aziende sanitarie territoriali. I referenti aziendali saranno collocati nella
VITA PROFESSIONALE
Memoria di Suor Maurizia (Lina Grigoletto) del Cuore Immacolato di Maria
Elezione nuovo Segretario
A cura del Comitato di Redazione
Previdenza complementare: possibi novità per le professioni sanitarie
A cura di Mario Schiavon
AGGIORNAMENTI
Piano di dimissione: elementi di progettazione per un paziente portatore
di Ileo-colo-urostomia
A cura di Orietta Masala
Il sistema di emergenza-urgenza sanitaria
A cura di: Aldo Comar, Anita Florit (infermieri 118/Pronto Soccorso e
Centrale Operativa di Gorizia)
4
5
5
9
direzione sanitaria aziendale e svolgeranno, in particolare, funzioni di
coordinamento degli operatori delle specifiche aree professionali e
compiti di raccordo con la direzione strategica aziendale.
Gli incarichi di tipo gestionale e professionale possono essere distinto
in:
a) incarichi di tipo gestionale, che comportano la gestione diretta di
processi, risorse umane, tecniche o finanziarie;
b) incarichi di tipo professionale con attività di consulenza, studio,
formazione e ricerca, di orientamento dei servizi all’appropriatezza e
all’assistenza basata sulle prove, di gestione del rischio clinico e
anche funzioni di alta specializzazione.
La definizione le funzioni dei responsabili dei servizi istituiti ai sensi del
comma 1, i quali dipendono dal direttore della struttura operativa o dal
direttore del dipartimento ai quali gli incarichi afferiscono, spetterà
all’atto aziendale. Il conferimento non potrà essere in numero superiore
alle strutture operative sanitarie aziendali nel caso di aziende per i servizi
sanitari, e in numero non superiore alla metà dei dipartimenti sanitari
verticali nel caso delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliero universitarie e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico
pubblici. A tali fini si tiene conto delle strutture operative sanitarie
aziendali e dei dipartimenti sanitari verticali individuati nell’atto
aziendale.
Conferimento, durata e numero degli incarichi Vengono trattati in
seguito stabilendo che spetta alle aziende sanitarie regionali e negli
istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, a patto che abbiano
concretamente attuato, con riferimento agli incarichi di posizione
organizzativa e di coordinamento delle professioni di cui all’articolo
1.Tale conferimento dovrà essere effettuato in conformità alla normativa
vigente. Nelle more dell’attuazione delle disposizioni di cui alla legge
251/2000 possono essere conferiti incarichi di durata massima triennale,
rinnovabili.
A vegliare il rispetto delle precedenti norme è istituito un osservatorio
regionale che potrà promuovere studi, progetti e ricerche sui risultati di
salute volti ad affrontare criticità contingenti, a valorizzare la buona
p r a t i c a s a n i t a r i a s o t t o i l p ro f i l o d e l l’ e ff i c a c i a , d e l l’ e ff i c i e n z a e
1
VITA PROFESSIONALE
feedback
dell’appropriatezza, nonché a favorire l’integrazione tra le professioni
sanitarie.
Tale organo sarà composto da:
a) il direttore centrale della Direzione centrale salute e protezione
sociale, in qualità di presidente;
b) il direttore del servizio assistenza sanitaria e formazione delle
professioni sanitarie;
c) il direttore del servizio pianificazione e interventi sociali;
d) il direttore generale dell’Agenzia regionale della sanità;
e) due rappresentanti delle aziende sanitarie regionali e degli istituti di
ricoveroe cura a carattere scientifico pubblici designati dal Comitato
di regia di cui all’articolo 4, comma 12, della legge regionale 23
gennaio 2007, n. 1 (Legge finanziaria 2007);
f ) un rappresentante per ognuna delle cinque professioni di cui alla
legge 251/2000 designato congiuntamente dai rispettivi ordini e
collegi professionali o, in mancanza di questi, dalle corrispondenti
associazioni professionali maggiormente rappresentative.
L’osservatorio è costituito con decreto del direttore della Direzione
centrale salute e protezione sociale.
Al fine di promuovere e qualificare l’attività di ricerca e conduzione degli
studi clinici, in via sperimentale, per la durata di tre anni a decorrere
dalla data di entrata in vigore della presente legge, le aziende sanitarie
regionali e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici
possono individuare personale già in servizio, ovvero assumere personale
con rapporto di lavoro a tempo determinato per una durata non superiore
al termine sopra indicato, con l’incarico di raccogliere, gestire e archiviare
i dati relativi agli studi clinici effettuati e di verificare la loro attendibilità.
Sono regolati i processi di selezione e assunzione di personale esterno a
tempo indeterminato.
Un ultimo riferimento è fatto alle modalità di partecipazione alle attività
del sistema integrato di interventi e servizi sociali degli operatori in
possesso di attestati di frequenza per l’acquisizione di competenze nei
processi di assistenza e degli operatori di cui all’articolo 36, comma 7,
della legge regionale 6/2006, affermando che gli operatori in possesso del
titolo attestante l’acquisizione di competenze nei processi di assistenza
alla persona di cui alla deliberazione della Giunta regionale 14 maggio
2004, n. 1232, concorrono al mantenimento dei livelli assistenziali nelle
strutture di cui al decreto del Presidente della Giunta regionale 14
febbraio 1990, n. 83, al decreto del Presidente della Giunta regionale 16
dicembre 1997, n. 420, e alla deliberazione della Giunta regionale 11
maggio 2001, n. 1612.
Tale legge è seguita da note specifiche che descrivono 1) l’atto aziendale,
2) la definizione delle Professioni sanitarie infermieristiche e professione
sanitaria ostetrica 3) delle Professioni sanitarie riabilitative, 4) delle
Professioni tecnico-sanitarie e 5) delle Professioni tecniche della
prevenzione.
Il Coordinameno dei Collegi IPASVI (Infermieri Professionali Assistenti
Sanitari Vigilatrici d’Infanzia) esprime particolare soddisfazione e ritiene
che in questo modo la Regione FVG si collochi al primo posto delle
regioni italiane per la valorizzazione delle professioni sanitarie; spetta ora
alle Aziende ospedaliere e sanitarie, ai sindacati e ai singoli professionisti
della salute fare la loro parte assicurando una assistenza sanitaria di
qualità a tutti i cittadini.
Trieste, Canale Grande
“Relazione del Presidente sull’attività svolta nell’anno 2006
e linee programmatiche per l’anno 2007”
A cura del Presidente Mario SCHIAVON
Premessa
L’anno 2006 è stato caratterizzato dalla discussione sull’applicazione ed
attuazione rapida della Legge 43/2006 sulla Riforma degli ordini e
successiva pubblicazione dei decreti attuativi sulla trasformazione dei
Collegi in Ordini e istituzione di nuovi ordini per le professioni sanitarie
non regolamentate.
L’ulteriore rinvio di 12 mesi della piena applicazione della legge 43/2006 e
lo slittamento della pubblicazione dei relativi decreti, ha determinato una
forte presa di posizione da parte della Federazione Nazionale dei Collegi
nei confronti di questa scelta.
Da qui la decisione di aderire alla manifestazione organizzata dal Cup,
con il coinvolgimento di tutti i Collegi. Abbiamo già avuto modo di
parlare, sempre su queste pagine, della manifestazione del 12 ottobre
2006 e di come il Collegio di Gorizia sia stato presente.
Q u e l l o c h e p re m e s o t t o l i n e a re , s e m m a i c e n e f o s s e b i s o g n o , è
l’importante ricaduta, dal punto di vista anche dell’immagine sociale, che
questa legge avrebbe sulla nostra professione.
Siamo dei Professionisti ai quali va riconosciuta l’intellettualità e la pari
dignità di altre professioni e questo avverrà soltanto quando i Collegi
saranno trasformati in Ordini.
Nel corso dell’anno il Consiglio Direttivo è stato impegnato in molte
a t t i v i t à , c e rc a n d o d i f o r n i re u n s e r v i z i o f i n a l i z z a t o a l l a c re s c i t a
professionale.
ATTIVITA’ SVOLTE DURANTE L’ANNO 2006
RAPPORTO CON GLI ISCRITTI
La partecipazione, nel corso delle attività svolte, è stata buona e sempre
più sono gli iscritti che si rivolgono al Collegio per chiedere servizi, ma
anche consigli e fornire alcune idee, in particolar modo dopo l’ultima
evoluzione legislativa e corsi ECM.
IL PROGRAMMA ANNUALE E’ STATO RAGGIUNTO ATTRAVERSO:
1. il continuo stimolo nei confronti degli iscritti in merito ai problemi
culturali della professione;
2. l’organizzazione di incontri di aggiornamento per una crescita culturale
degli iscritti;
3. la continua collaborazione con il Coordinamento regionale;
Grado, vista aerea
2
feedback
VITA PROFESSIONALE
L’ATTIVITA’ DI SEGRETERIA
Importante l’impegno negli orari di Segreteria; un ringraziamento
particolare va rivolto alla nostra impiegata che fornisce servizio ai nostri
Iscritti, in particolare per i certificati e dichiarazioni relative alla cassa di
previdenza.
RAPPORTI CON IL SINDACATO
Il Collegio ha seguito le espressioni di tutela degli interessi categoriali.
Con tutti i soggetti sindacali manterremo continui e trasparenti rapporti di
collaborazione.
CONSULENZE
Il Commercialista ed il Legale hanno continuato a fornire un buon servizio
ai nostri iscritti.
BIBLIOTECA
Abbiamo acquistato altri testi per aumentare la bibliografia a disposizione degli iscritti.
RAPPORTI CON LA FEDERAZIONE
L’impegno è stato notevole e molte sono le iniziative promosse dalla
Federazione che come conseguenza ricadono sul Collegio.
Il nostro Collegio condivide la politica degli Organi della Federazione e ne
sostiene l’operato.
Gorizia, Castello
4. seguendo gli indirizzi della Federazione:
➜ Promozione dell’immagine:
➜ Progetto obiettivo Esercizio professionale:
➜ Progetto obiettivo Libera Professione:
➜ Progetto Obiettivo Giovani 2007
RAPPORTI CON L’ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA IPASVI
Sono continuati i rapporti già iniziati con ENPAPI negli anni precedenti,
rafforzandosi ulteriormente. I nostri iscritti hanno la possibilità,
contattando il Collegio, di ricevere informazioni inerenti la Libera
professione, direttamente dal Presidente dell’ENPAPI che riveste il ruolo
anche di Presidente del Collegio.
AGGIORNAMENTI
“Conoscere per crescere”. L’evoluzione degli studi infermieristici come
motivo di crescita professionale
RAPPORTI CON I COLLEGI DEL FVG
Il lavoro che i Collegi portano avanti nel rapporto con la regione,
l’Università, con le iniziative nazionali comporta un continuo confronto.
70 partecipanti
Gorizia, 3, 10 aprile, 8, 15, 22, 29 maggio 2006 ed. 0
Monfalcone, 4, 11 aprile, 9, 16, 23, 30 maggio 2006 ed. 1 72 partecipanti
Monfalcone, 2, 9, 16, 23, 30 ottobre, 6 novembre 2006 ed. 2 40 partecipanti
Relatori:
Manuela Baccarin, Sara Cervai, Francesca Cecchini, Francesco Cecchini,
Edi Maurizio Fedel, Andrea Gardini, Gloria Giuricin, Giuseppina Graceffa,
Gianpaolo Martinelli, Gloria Moretto, Anna Maria Padovan, Luigina
Soranzio, Glauco Spanghero, Fabio Verzegnassi, Sabrina Visintin
PROGRAMMA ECM
Seguendo le indicazioni fornite dal Ministero della Salute, abbiamo
sviluppato i nostri incontri di aggiornamento seguendo l’iter previsto per
l’assegnazione dei crediti, utilizzando il sistema ECM fornito dalla Regione
Friuli Venezia Giulia. Questo per continuare a fornire un servizio ai nostri
Iscritti che hanno l’obbligo, previsto dal Ministero della Salute, di
aggiornarsi seguendo i programmi ECM.
“Esercizio della libera professione infermieristica: compatibilità ed
opportunità”
In collaborazione con il Collegio IPASVI di Trieste, nella splendida cornice
del Castello di Gorizia.
42 partecipanti
Si è tenuto il giorno 28 ottobre 2006
Relatori:
Sergio Ceccotti, Fabio Fioretto, Mario Schiavon, Gianni Valerio.
RAPPORTI CON GLI ENTI
Forte è stato l’impegno del Collegio nei confronti di altri Enti per far
conoscere lo Stato dell’Arte della professione infermieristica in questa
Provincia.
Buoni i rapporti di collaborazione con l’Azienda per i Servizi Sanitari n° 2
“Isontina”, per quanto possibile.
Le giornate di aggiornamento hanno avuto un notevole successo di
pubblico che ha approvato i temi scelti e la validità delle relazioni
tenute.
In t u t t i g l i i n c o n t r i d i a g g i o r n a m e n t o s i è a v u t a u n a c o r p o s a
partecipazione di iscritti ad altri Collegi della Regione.
Pe r t u t t i g l i i n c o n t r i s u c c i t a t i , è s t a t o c h i e s t o , e d o t t e n u t o ,
l’accreditamento ECM alla regione Friuli Venezia Giulia.
PERIODICO FEEDBACK
Trimestralmente abbiamo pubblicato il nostro periodico “FeedBack” che ha
riscosso buon gradimento tra i lettori ed è stato apprezzato da altri Enti;
attraverso questo strumento sono stati coinvolti numerosi iscritti che
hanno collaborato con la Redazione; colgo l’occasione qui per ringraziarli
del contributo offerto.
SITO INTERNET
Il sito Internet è estremamente lineare, facile da consultare e dà inoltre la
possibilità di consultare molti altri link di interesse infermieristico.
Diversi sono i documenti che i naviganti possono leggere nelle nostre
pagine, è anche questo segno di crescita e di evoluzione dei tempi che
stiamo vivendo.
Gorizia, Isonzo
3
VITA PROFESSIONALE
feedback
• Lo sviluppo dell’immagine per gli accessi al Corso di Laurea;
• Il mantenimento dell’ottimo rapporto con l’Università;
• Il superamento di possibili conflitti con alcune aree organizzative della
professione;
• La fornitura di servizi agli iscritti;
• La promozione di iniziative atte a sviluppare l’informazione;
• Lo sviluppo del periodico FEEDBACK;
• L’evoluzione del sito internet www.ipasvigorizia.it per garantire buona
immagine del Collegio;
• Il mantenimento di buoni rapporti con gli enti locali per garantire un ottimo
livello di esercizio della professione infermieristica, in modo particolare sul
territorio e le case di riposo;
• Il rischio di esercizio abusivo di professione;
• La garanzia dell’iscrizione all’Albo e della tenuta dello stesso per vigilare
seriamente sull’esercizio professionale;
In particolare:
◆ Sviluppare le azioni volte a fornire agli iscritti tutte le conoscenze utili
relative alla iniziativa della Federazione Nazionale IPASVI inerente il Sistema
di Protezione Professionale e la Convenzione Assicurativa IPASVI.
◆ Per quanto riguarda il periodico Feedback assicurare un miglioramento
ed un maggior coinvolgimento di tutti gli iscritti;
◆ Proseguirà la collaborazione con l’Azienda Sanitaria, con il
Coordinamento regionale dei Collegi, con l’Università per proseguire con il
Master in Coordinamento nella nostra Provincia.
Malborghetto
LINEE PROGRAMMATICHE PER L’ANNO 2007
Per quanto inerente le attività future, riteniamo giusto perseguire la sfida che si
è posta la Federazione Nazionale: il federalismo sanitario.
Se c’è un campo dove la Federazione IPASVI, nelle vesti di rappresentanza
professionale nazionale e di garanzia del cittadino ha il dovere di:
• far mantenere predefiniti livelli di qualità professionale
• orientare all’etica ed alla deontologia professionale
• sostenere le associazioni professionali per lo sviluppo della cultura e delle
Scienze infermieristiche
• garantire curricula formativi omogenei
questo è proprio il campo del federalismo.
Non accetteremo mai, perché ciò rappresenterebbe una grave lesione degli
stessi diritti costituzionali dei cittadini e degli operatori, che si sviluppino spirali
di autonomia decisionale a livello locale nel campo della formazione, delle
regole professionali e della gestione dei processi assistenziali.
I Collegi e la Federazione IPASVI avranno, pertanto, quale compito prioritario:
• quello di accompagnare, nella sanità, il processo federalista, stroncando
qualsiasi tentativo o scorciatoia volto a minare l’unitarietà della
professione
• quello di favorire lo scambio delle esperienze che scaturiranno dal
decentramento
• quello di sostenere diversificate opzioni organizzative affinché vi sia un
reale miglioramento dell’assistenza nell’intero Paese.
• Progetto Giovani in sinergia con il Ministero della salute.
Valutati tali obiettivi da raggiungere, alla luce della continuità e dell’impegno del
Consiglio, si chiede la fiducia agli iscritti per proseguire nella gestione dell’Ente.
SITUAZIONE AMMINISTRATIVA 2006
Per quanto riferito agli aspetti relativi alle attività da proporre per l’anno 2007,
sembra importante concentrarsi nelle attività relative a:
• La garanzia di una buona immagine di rappresentanza professionale;
• Il rispetto del diritto del cittadino.
• L’aspetto ordinistico con la riforma degli ordini e dei Collegi;
• Lo sviluppo professionale;
• La crescita culturale degli iscritti attraverso la programmazione di corsi con
accreditamento ECM;
• Il rispetto delle nuove norme con particolare riferimento alla L. 42/99, L.
251/00 e L. 1/02;
• Il rispetto ed il sostegno alla proposta di Legge regionale 222;
• Il rispetto delle norme deontologiche inserite nel nuovo codice
deontologico;
• Lo sviluppo della Laurea in Scienze Infermieristiche;
• L’organizzazione del lavoro infermieristico ;
• La valorizzazione di alcune peculiarità possedute dagli iscritti;
• Il mantenimento di buoni rapporti con le organizzazioni sindacali, con
particolare riferimento all’applicazione del contratto;
• Consolidare il rapporto con l’ENPAPI;
• La promozione di iniziative atte a stimolare l’interesse dell’immagine
professionale;
N.B.
Il Bilancio Preventivo e Consuntivo sono disponibili per la consultazione sul nostro
sito: www.ipasvigorizia.it
Elezioni nuovo Segretario
A cura del Comitato di Redazione
In seguito alla dimissioni, per motivi di carattere personale ed impegni
professionali, dalla carica di Segretario di Angelo DANTE, il Consiglio
Direttivo nella seduta del 13 febbraio 2007 ha provveduto alla nomina
del nuovo Segretario. E’ risultata eletta quale Segretario del Collegio
Patrizia MAGRIN.
4
feedback
VITA PROFESSIONALE
Memoria di suor MAURIZIA (Lina Grigoletto)
del Cuore Immacolato di Maria
Nata a Favaro Veneto (VE)
il 7 luglio 1932
morta a Gorizia, Nazareno
il 6 aprile 2007
Religiosa da 54 anni
“O pane vivo, memoriale della Passione del Signore, fa ch’io gusti
quanto è soave di Te vivere, in Te sperare. Fa ch’io contempli il Tuo Volto
nella patria beata del cielo con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei
secoli.”
(dalla liturgia del giovedì santo)
Monfalcone
Previdenza Complementare:
possibili novità per le professioni sanitarie
Con questa preghiera suor Maurizia aveva iniziato il solenne triduo
Pasquale e animato la comunità ad un clima di più intensa preghiera;
aveva vissuto la celebrazione “in Coena Domini” e fatto poi festa con le
sorelle; si era quindi raccolta in preghiera e trattenuta in adorazione
davanti a Gesù meditando il mistero della Passione-Morte e Risurrezione.
Così la sera del giovedì santo; mentre il risveglio del mattino è stato
segnato subito da un profondo dolore che ha ammutolito e stravolto
ogni pensiero.
A cura di Mario Schiavon
Fra i compiti più impellenti che l’attuale Esecutivo ha ricevuto dal precedente
governo c’è sicuramente quello di mettere mano alla riforma previdenziale con
un’azione più organica e a lungo termine di quella definita dal testo della
Legge Delega 243/2004 varata dal Governo Berlusconi. L’annunciata manovra
di riforma della previdenza complementare, infatti, avrebbe dovuto reggersi su
di un più idoneo impianto di attuazione legislativa di sostegno, ma,
soprattutto, avrebbe dovuto essere inserito in una differente tipologia di
mercato del lavoro, ad esempio più orientato dal principio della concorrenza.
Sulla base di questi presupposti, l’attuale esecutivo ha assunto alcune
decisioni che, apparentemente potrebbero sembrare non risolutive
dell’empasse lasciata dal Governo Berlusconi. La riforma della previdenza
complementare, ad esempio, è entrata in vigore, in anticipo rispetto a quanto
inizialmente previsto, a partire dal 1° gennaio 2007. Ciò è stato deciso rispetto
all’eccesso di dilazione di un’ormai necessaria applicazione della
trasformazione ex novo dei sistemi previdenziali fissata al gennaio 2008. La
necessità è dettata dal fatto che fin dai primi Anni Novanta si era iniziato un
percorso, probabilmente accelerato solo parzialmente e in modo incompleto
dal precedente esecutivo, volto a consentire che, anche in Italia, i lavoratori
possano avere a disposizione uno strumento in più, affinché il reddito
derivante da prestazioni pensionistiche non sia di molto inferiore a quello
percepito durante la vita lavorativa. Una simile possibilità è fondamentale in
una società come quella italiana in cui, per effetto delle nuove scoperte
mediche e delle mutate condizioni di vita e di lavoro, la tendenza per le future
generazioni è di un’attesa di vita al momento del pensionamento in
considerevole aumento. Ciò ha richiesto interventi di riforma del sistema
previdenziale pubblico, al fine di garantirne la sostenibilità finanziaria, che si
sono concretizzati nel passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello
contributivo, con conseguente riduzione delle prestazioni. Con l’introduzione
della previdenza complementare si è voluto affiancare a quello pubblico, che
resta il pilastro fondamentale, un secondo pilastro ad esso, per l’appunto,
“complementare”, che possa consentire di recuperare tale differenza di
trattamento. Il biennio di attesa che si era prefisso il Governo Berlusconi nella
figura dell’ex ministro del Welfare, Roberto Maroni, appariva eccessivo per
informare i potenziali aderenti delle nuove regole e per consentire i necessari
adattamenti ai diversi offerenti. Alla luce delle espressioni di volontà dei
lavoratori all’apertura del proprio Tfr ad un fondo pensione a qualche
settimana dalla scadenza del 30 giugno 2007, però, quel tempo di attesa
appare insufficiente rispetto ad un approccio culturale di un’intera società
rispetto alla previdenza complementare. E’ pur vero che sono soprattutto i
lavoratori giovani i principali destinatari di queste riforme previdenziali e, come
ci insegnano gli studiosi dei processi sociali, sono i giovani i più aperti alle
trasformazioni e ai cambiamenti. In realtà, forse più che gli stessi lavoratori e il
quadro culturale complessivo, sono proprio i datori di lavoro, specie le piccole
Suor Maurizia, donna di forte personalità, di grande umanità proprio
perché di grande preghiera, sposa fedele al suo Signore, si era temprata
alla vita fin da fanciulla, quando ancora bambina era rimasta orfana di
mamma. Lei, la prima di sei figli, aveva aiutato il papà nella crescita dei
suoi fratelli/sorelle, fungendo in parte da mamma nei loro riguardi.
Nonostante il grande amore che la legava alla sua famiglia, al papà in
particolare, all’età di 21 anni diede la sua risposta positiva al Signore
che la chiamava a seguirLo più da vicino. La sua maturità umana e
cristiana, la sua tenacia nel bene, la resero sempre coerente con la
scelta di vita fatta.
Infermiera professionale e caposala capace, fu stimata e amata da quanti
l a c onob b ero, medici, malati e fam il i a r i d e i m a l a t i . E ’ d ove ro so
sottolineare l’immenso bene esercitato a favore di chiunque si trovasse
nel bisogno. Aveva attenzioni per tutti e questo la portava ad intuire
anche ciò che non era manifesto, quindi a prevenire nell’esercizio della
carità.
La sua grande generosità, la dedizione infaticabile, lo spirito di
sacrificio, la larghezza di cuore e di mente, il suo carattere schietto e
sincero, lasciò un segno ovunque è passata. Infatti diversi furono i
luoghi di assistenza e cura dove essa si è prodigata nel servizio di
c a r i t à : d a l l’ O s p e d a l e d i S . Vi t o a l Ta g l i a m e n t o , a l l ’ o s p e d a l e d i
Portogruaro, di Codroipo, di Grado; al Policlinico Universitario S. Matteo
di Pavia, alla Scuola Convitto per Infermieri di Gorizia, alla Casa di
Riposo di Tolmezzo.
Nel ruolo di animatrice di comunità all’ospedale di S. Vito, nella Casa di
quiescenza per sorelle anziane a Belvedere di Tezze e ultimamente qui al
Nazareno, si è distinta per le sue capacità organizzative e di animazione,
ma soprattutto, per la sua attenzione ad ogni persona e in particolare
alle sorelle. Ha dedicato tutta se stessa, senza risparmiarsi e senza
flessioni per animare, aiutare, incoraggiare, spronare al bene. Protesa
verso gli altri, pur sofferente non ha mai dato peso ai suoi mali, fino a
non dar disturbo nemmeno con la morte.
Ci auguriamo che, dopo aver sperimentato la bellezza del vivere nel
Signore, per il Signore, con il Signore, su questa terra, ora possa
contemplare a tu per tu la bellezza del Suo Santo Volto nella felicità
senza fine.
5
feedback
AGGIORNAMENTO
particolari interventi chirurgici, in cui è necessario pensare ad un
intervento strutturato per una continuità nell’assistenza e di recupero
dell’autonomia e quindi ad un adeguato piano di dimissione 1. Nel
dipartimento chirurgico si potrebbe pensare alla formulazione di un piano
di dimissione specifico per le persone portatrici di ileo-colo-urostomia
temporanea o definitiva.
La dimissione ospedaliera
Negli ultimi vent’anni, in tutti i Sistemi Sanitari c’è stata una progressiva
riduzione dei posti letti che ha coinvolto anche l’Italia. Negli ospedali
pubblici e privati il numero dei posti letto è diminuito quasi del 50 per
cento, le giornate di degenza si sono ridotte del 45 per cento e la
degenza media si è ridotta del 40 per cento. Questo cambiamento ha
portato ad un orientamento degli ospedali verso funzioni di alta intensità
assistenziale e clinica 2. Le dimissioni dall’ospedale sono diventate un
fattore problematico, la famiglia e la persona stessa sono sempre più in
difficoltà ad affrontare un evento imprevisto come quello del ricovero
ospedaliero, la breve durata della degenza, la presenza nel nucleo
familiare della persona in convalescenza o spesso con una disabilità
permanente. Questi problemi, insieme al maggior rischio di complicanze
post-dimissione, di ri-ospedalizzazione ed anche alla presenza sempre
maggiore di persone sole o con nuclei familiari ristretti, portano ad
affermare che la dimissione dovrebbe essere pianificata per tempo e
gestita con strategie diverse ed intergrate che comprendano sia
l’individuazione precoce dei pazienti a rischio sia l’educazione e la
verifica dell’intervento educativo sul paziente e sugli eventuali care-giver3.
Gli aspetti più critici al momento della dimissione ospedaliera sono
rappresentati dalla poca comunicazione tra ospedale e territorio, dallo
scarso accertamento dei problemi o dei rischi del paziente al momento
d e l l a d i m i s s i o n e , d a l l’ i n a d e g u a t a a t t i v a z i o n e d e i c a re - g i v e r s ,
dall’attribuzione di un carico assistenziale elevato ai familiari che non
sono adeguatamente preparati, dalla scarsa o lenta attivazione dei servizi
territoriali. Una dimissione conclude un periodo di assistenza, diagnosi e
cura 4. Le dimissioni ospedaliere di pazienti portatori di bisogni
assistenziali, sanitari e sociali, complessi devono essere adeguatamente
programmate; ciò implica la valutazione di quei bisogni, il coinvolgimento
del paziente e dei suoi assistenti, la presa in carico del problema, il
collegamento con il territorio e la definizione di un piano di assistenza
individuale. Le autorità sanitarie britanniche hanno pubblicato, nel 2003,
un volume interamente dedicato alle procedure di dimissione ospedaliera
(tabella 1)5-6-7. Tutto ciò comporta l’adozione di percorsi assistenziali in
preparazione della dimissione» (DH 2003).8
Duino, Veduta del castello dal Rilke
e medie imprese (Pmi), la maggiore impreparazione, in termini di ricerca di un
migliore assetto previdenziale complementare. Nei loro confronti, infatti, il
posticipo al 2008 della Legge Delega poteva essere davvero foriero di effetti
negativi, primo fra tutti la possibilità proprio per un ampio numero di giovani
lavoratori, quelli più tipici delle piccole e medie imprese di avviare la loro vita
lavorativa con la forma previdenziale più compatibile con il loro futuro
pensionistico, ossia l’affiancamento di un secondo pilastro a quello
obbligatorio, rivelatosi insufficiente. Inoltre, ne sarebbe venuta un’indicazione
opposta a quella di enti previdenziali come Enpapi che nella loro stessa
natura, definita dal D.Lgs 103/1996, hanno la mission di rinnovare il panorama
previdenziale, arricchendolo delle forme più idonee e necessarie a garantire il
lavoratore nella sua futura vita non attiva. È pur vero che i responsabili dei
fondi pensione designati sono figure “particolarmente qualificate e
indipendenti” al di sopra dei quali operano “organismi di sorveglianza” specie
per i fondi aperti ad adesione collettiva, nel rispetto di “regole comuni”,
principi di trasparenza e “unitarietà e omogeneità del sistema di vigilanza
sull’intero settore della previdenza complementare” e che, per ovviare alla loro
assenza nel caso dei fondi aperti, la responsabilità di vigilanza è affidata ad
un responsabile terzo e, in più, ad un organismo di sorveglianza con
competenze analoghe. Ma anche i nostri enti previdenziali possono crescere e
meglio definire il loro ruolo all’interno di un contesto previdenziale in piena
trasformazione. Ne è prova il fatto che il nostro Ente, ad esempio, stia
aderendo ad un fondo pensioni delle professioni sanitarie in grado di
garantire possibili esigenze del lavoratore di categoria durante e dopo la sua
attività professionale che stanno emergendo con la definizione di questo
secondo pilastro pensionistico. Per questo gli enti previdenziali come Enpapi
si propongono quale riferimento efficace per orientare al meglio lo start up
della riforma previdenziale e la diffusione del modello complementare. La loro
vicinanza alle richieste e al mutante profilo del professionista sanitario nei
prossimi anni impegnano costantemente gli enti come Enpapi a trovare in
questa fase formule sempre migliori di impiego del Tfr, rispetto alle quali si
chiede ancora un po’ di pazienza ai professionisti sanitari prima di scegliere
defi nitivamente e, certamente, presto, nel mondo migliore possibile.
TABELLA 1 Principi chiave per le dimissioni
◆ Il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei pazienti e dei loro familiari,
come partner alla pari, è centrale nell’erogazione dei servizi e nella
programmazione della dimissione.
La dimissione è un processo, e non un evento isolato, che deve essere
pianificato prima possibile, a livello di cure primarie e ospedaliere, creando le
condizioni per cui i pazienti e i loro familiari siano in grado di contribuire alle
decisioni da prendere.
◆ Il processo della dimissione programmata deve essere coordinato da una
persona specificamente nominata che avrà la responsabilità di seguire tutte
le fasi, tra cui quella della valutazione dei bisogni. Questo comporta stretti
collegamenti con il coordinatore del caso nel territorio e il trasferimento delle
relative responsabilità al momento della dimissione.
◆ Il personale deve operare all’interno di un quadro di riferimento di
integrazione multidisciplinare e di collaborazione tra diversi servizi per
affrontare tutti gli aspetti del processo di dimissione.
L’erogazione dei servizi sanitari e sociali deve essere organizzata in modo che
i pazienti possano apprezzare la continuità delle cure, essere consapevoli dei
loro diritti, e ricevere tutte le informazioni e i consigli che consentano loro di
prendere decisioni consapevoli sul loro futuro.
Piano di dimissione: elementi di progettazione per un
paziente portatore di ileo-colo-urostomia
A cura di Orietta Masala
Introduzione
La dimissione ospedaliera è uno dei momenti più critici nell’esperienza di
ricovero del paziente. Il processo di dimissione va rivisto collegandolo
alla continuità delle cure e alla presa in carico del paziente avendo così in
mano ”la sua storia”. Il processo deve tener conto della necessità di un
modello condiviso e strutturato, di uno strumento utilizzabile dall’equipe
infermieristica. In ambito chirurgico ci sono pazienti, sottoposti a
La maggioranza dei pazienti viene dimessa senza bisogno di una
dimissione pianificata, in questi casi è sufficiente fornire solo alcune
indicazioni da rispettare e gli appuntamenti per le visite successive. Molti
6
feedback
AGGIORNAMENTO
pazienti con un decorso cronico richiedono invece dimissioni pianificate,
altri anche una dimissione protetta.
Discharge planning:
come organizzare una dimissione
Per dimissione pianificata, si intende la stesura di un percorso di
dimissione. Comporta lo sviluppo di un piano individualizzato di
dimissione prima che il paziente lasci l’ospedale. Non tutti i pazienti
ricoverati hanno bisogno di una dimissione pianificata perchè raggiungono
la guarigione o un livello di autonomia discreto. La pianificazione
comporta lo sviluppo di un piano di dimissione individualizzato e implica
una precoce attenzione alle problematiche che il paziente dovrà affrontare
al suo rientro a casa.
Per identificare i pazienti a rischio si possono utilizzare strumenti di
screening.
Uno dei più citati è il Brass Index. (tabella2)9-10
Palmanova
di rischio
Punteggio
Tabella
2 Indice Classi
di Brass
(da 0 a 40)
0-10
rischio basso
soggetti a basso rischio di problemi dopo la dimissione:non
richiedono un particolare impegno per l’organizzazione
11-20
rischio medio
soggetti a medio rischio di problemi legati a situazioni cliniche
complesse che richiedono una pianificazione della dimissione
21-40
alto rischio
soggetti ad alto rischio perché hanno problemi rilevanti e che
richiedono una continuità di cure in istituzioni
• la mancanza di conoscenze sui comportamenti quotidiani da adottare
per la gestione della modificata funzione di eliminazione;
• la mancanza di capacità a compiere le azioni di igiene e sostituzione del
sistema di raccolta12
L’attività educativa deve coinvolgere la famiglia, infatti, la stomia, lontano
dal configurarsi come un problema fisico e psicologico riguardante
esclusivamente l’individuo su cui è effettuata, rappresenta una situazione
complessa e conflittuale che investe l’intero tessuto familiare13. La famiglia
ha un ruolo importante e una responsabilità nel processo di accettazioneelaborazione dell’esito (temporaneo o definitivo) della malattia, nella
misura in cui si impegna ad offrire solide opportunità di sostegno e
contenimento delle reazioni che possono insorgere nella persona
stomizzata14. Per pianificare e gestire un piano di dimissione che consideri
tutti gli aspetti sono necessari alcuni strumenti: opuscoli informativi, piani
standard, valutazione del paziente e del supporto della famiglia. Si
potrebbe usare il diagramma di gantt che indica un percorso temporale o
definire aree specifiche di intervento. (tabella 3 e tabella 4).15
La persona stomizzata prossima alla dimissione deve essere rassicurata
sul fatto che sarà in grado di autogestire i nuovi metodi di regolazione
dell’evacuazione e la specifica igiene peristomale.16
E’ importante valutare e verificare il grado di capacità di comprensione
della persona e favorire il coinvolgimento dei familiari.
L’autonomia gestionale però va continuamente stimolata (spesso invece
tendono a delegare lo stoma-care ai familiari più vicini) per permettere il
raggiungimento della sua autostima.17-18
La dimissione pianificata prevede 5 fasi: valutare il paziente e i suoi
bisogni; identificare il grado di rischio di dimissione difficile; stendere un
piano personalizzato di dimissione coinvolgendo il paziente e i familiari;
valutare i problemi e attivare gli interventi non appena si stabilizzano le
condizioni cliniche, attivare un follow up telefonico, domiciliare od
ospedaliero 11 . La valutazione del paziente dovrebbe comprendere i
seguenti ambiti: valutazione delle attività di vita quotidiana; valutazione
dello stato mentale e dello stato psicologico; valutazione delle risorse
f a m i l i a r i ; v a l u t a z i o n e d e l l a s i t u a z i o n e d o m i c i l i a re ; v a l u t a z i o n e
dell’esigenza di presidi, sussidi o altro; valutazione delle preferenze del
paziente; valutazione dei bisogni educativi. Il piano di dimissione, in
seguito alla valutazione del paziente, può prevedere una gradualità di
i n t e r ve n t i c h e va n n o d a l l a s e m p l i c e i n f o r m a z i o n e a l l’ e d u c a z i o n e
terapeutica, alla valutazione multidimensionale e all’attivazione di servizi.
Elementi per progettare un piano di dimissione per i pazienti con stomia
Secondo gli ultimi dati disponibili (ISTAT, 2003), in Italia sono presenti
circa 40.000 persone portatrici di ileo-colo-urostomia definitiva. In seguito
all’evoluzione della chirurgia intestinale, si è reso possibile praticare
anastomosi ultrabasse in un’alta percentuale di casi; in tal modo si può
m a n t e n e re l a c o n t i n u i t à i n t e s t i n a l e , m a s i re n d e n e c e s s a r i o i l
confezionamento di una stomia temporanea, la cui permanenza varia in
rapporto alla condizione clinica. Questa percentuale di pazienti è costretta
ad affrontare una serie di problematiche correlate alla mutata condizione
della funzione di eliminazione fecale e/o urinaria: la corretta procedura di
igiene e apparecchiatura della stomia può pesantemente influenzare
l’insorgenza di complicanze (locali, generali), modificando fortemente lo
stato di benessere e lo stile di vita della persona. Ne deriva che questi
soggetti devono divenire abili e autonomi nella gestione dello stoma care.
I problemi che richiedono la messa in atto di attività educative sono:
• la mancanza di conoscenze in merito ai materiali da utilizzare per
l’igiene e l’apparecchiatura della stomia;
TABELLA 3 Stoma care/ adattamento da piano educativo - stoma care 19
FASI
RESPONS.
GIORNI
STRUMENTI
- 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
1
Informazione e
consegna linee Infermiere
guida
Linea guida e
colloquio
Valutazione ed
Infermiere
educazione
stoma-care
Griglia di
valutazione
Esecuzione
stoma care
Infermiere
colloquio
Esecuzione
stoma care
Paziente
colloquio
Valutazione
Infermiere
Griglia di
valutazione
CAMBIO INDIRIZZO
Si invitano tutti gli iscritti che variano
indirizzo ad informare tempestivamente la
segreteria del Collegio
7
AGGIORNAMENTO
feedback
TABELLA 4 Specifiche aree di intervento 14
1. la scelta del presidio stomale;
2. lo stoma-care;
3. le abitudini alimentari;
4. la tecnica dell’irrigazione;
5. le situazioni quotidiane;
6. l’iter burocratico;
7. la presenza e la modalità di accesso presso l’ambulatorio per stomizzati;
8. percorso post dimissione
Conclusioni
l’evidenza della letteratura afferma che le dimissioni pianificate
aumentano l’aderenza alla terapia e la soddisfazione dei pazienti, delle
famiglie e degli operatori; migliorano la qualità percepita e rinforzano
l’attitudine a lavorare in equipe. 20-21-22-23-24-25 I piani di dimissione
elaborati già in terza giornata, aumentano la probabilità di ritorno a casa
con successo e riducono la durata della degenza. 11 Una valutazione
formale prima della dimissione riduce i ricoveri dovuti a problemi o
complicanze risolvibili con una buona organizzazione. I pazienti e i loro
familiari sono più informati e riescono ad affrontare la malattia e il suo
decorso con maggiore tranquillità e sicurezza. 26-27-28 La formulazione
di un piano di dimissione per i pazienti con stomia intestinale e/o urinaria
rispecchia tutti i benefici descritti prima, purtroppo l’approccio educativo
e strutturato a questi pazienti non è molto documentato, come
evidenziato anche in uno studio multicentrico per la valutazione
d e l l’ e ff i c a c i a d i u n p ro c e s s o e d u c a t i v o p u b b l i c a t o s u “ S c i e n z e
Infermieristiche “ che ha consentito di descrivere l’autonomia del
paziente con stomia prima e dopo l’applicazione di un piano educativo. I
risultati ottenuti dallo studio possono essere una base per approfondire e
sviluppare evidenze. Un passo successivo potrebbe essere quello di
valutare la validità dell’applicazione del piano di dimissione, rilevando il
grado di autonomia o il grado di soddisfazione del paziente e della
famiglia. Inoltre si potrebbe individuare la figura dell’infermiere formato in
stomatoterapia quale elemento di unione e di presa in carico del paziente
sottoposto a questo tipo di intervento, sia nella fase del prericovero (ad
esempio per il posizionamento dello stoma) sia durante la degenza e nel
follow up. Una figura dedicata, come si evince dalla letteratura, permette
una migliore continuità e comunicazione, riduce i disagi percepiti dagli
utenti e dalle famiglie inoltre migliora la conoscenza reciproca tra
assistenza infermieristica ospedaliera e territoriale. 29-30-31
Grignano - Miramare, castello e porto
screening patients with post-discharge problems. Journal of Advanced Nursing1999;5:1050-56.
11. Naylor MD, Brooten D, Campbell R et al. Comprehensive discharge planning and home follow
up of hospitalized elders: a randomized clinical trials. Journal of American Medical Association
1999;281:613-20.
12. “Mosè le Tavole”- Gruppo di ricerca AIOSS. “Gli strumenti operativi per l’assistenza in
stomaterapia”. AIOSS - Hollister S.p.A., Milano 2003, II edizione.
13. Grimmer KA, Moss JR, Gill TK. Discharge planning quality from the care perspective. Quality
of Live Research 2000; 9(9) : 1005-1013
14. Wilson FL, Mood DW, Risk J, Kershaw T. “Evaluation of education materials using Orem’s
self-care deficit theory”. Nurs Sci Q. 2003 Jan;16(1):68-76.
15. Nancy M.Halloway, “ Piani di assistenza in Medicina e Chirurgia”, edizioni Sorbona, Milano
1993 pag 432
16. O’Connor G. discharge planning in rehabilitation following surgery for a stoma. British
Journal f Nursing 2003 July; 12(13):800-807.
17. Jeffres C, MacKay AT. “Improving stoma management in the low vision patient”. J Wound
Ostomy Continence Nurs. 1997 Nov;24(6):302-10.
18. Lemiska L, Watterworth B. “Case study: teaching ostomy self care to a blind patient”.
Ostomy Wound Manage. 1994 Mar;40(2):52-4.
19. A. Barp, M. Beltrame, R. Brazzale, C. Cimmino, A. Filippi, E. Giorato, L. Mensi, P.P.
Moscatiello, I. Nigra, O. Reali, G. Roveron, C. Saracco, N. Tonarelli, .L. Valsecchi “ L’educazione
allo stoma care. Studio multicentrico per la valutazione dell’efficacia di un processo educativo”
Scienze Infermieristiche 2006 vol.II, 20
20. CO Phillips et al. Comprehensive discharge planning with post discharge support for older
patients with congestive heart failure: a meta-analysis. JAMA 2004 291: 1358-1367.
21. Mamon J, Steinwachs DM, Fahei M et al. Impact of hospital discharge planning on meeting
patients needs after returning home Health Services Research 1992;27:155-75.
22. Evans RL, Hendricks RD. Evaluating hospital discharge planning: a randomized clinical trial.
Medical Care 1993;31:358-70.
23. Lagoe RJ, Cheryl M, Noetsche MM. Hospital readmission: predicting the risk. Journal of
Bibliografia
Nursing Care Quality 2001;15:69-83.
24. Shepperd S, Parkes J, McClaran J et al. Discharge planning from hospital to home. The
1. Palese A,Venier A, Bresadola V.- La dimissione ospedaliera dal punto di vista dei pazienti
chirurgici: indagine descrittiva-Nursing Oggi numero 1,2005
2. Maciocco G., Comodo N. Cure intermedie: basi concettuali. Prospettive sociali e sanitarie
2004;3:1-3.
3. Cornette Pascale et al. Differential risk factors for early and later hospital readmission of
older patients Aging clinical and experimental research, vol. 17, n. 4, 2005, pag. 322-328
bibliografia tabelle figure
4. Saiani L, Palese A, Brugnolli A et al. La pianificazione delle dimissioni ospedaliere e il
contributo degli infermieri. Assistenza Infermieristica e Ricerca 2004,23:233-49.
5. Department of Health. NSF for older people. Intermediate Care: Moving Forward. 2002.
6. Department of Health. Local authority circular 2003; 14.
7. Department of Health 2005. www.doh.gov.uk/intermediatecare/
8. Department of Health. Discharge from hospital: pathway, process and practice.
2003.www.doh.gov.uk/changeagentteam/discharge_getri.pdf
9. Chaboyer, Kendall, Foster-Use of the Brass index to identify ICU patients who may have
complex hospital discharge planning needs. Nurs Crit Care 2002;7:171-5.
10. Miastiaen P, Duijnhouwer E, Prins-Hoekstra A et al. Predictive validity of the BRASS index in
Cochrane Database of Systematic Reviews 2004, Issue 1.
25. Vinkler S, Pedersen KD, Hansen FR, Jorgersen T, Willaing I, Olsen J, Effectiveness of postdischarge case management in general-medic outpatients: a randomized, controlled trial.
Psychosomatics 2006 Sep.-Oct;47(5):421-9
26. Fergusson W, Kolbe J, Lewis CA, West T, Model of hospital – supported discharge after
stroke. Journal of cerebral circulation 2006 Jun;37(6) : 1514-20
27. Mayo NE, Latimer E, Hanley J, Wood-Dauphines S, Cote R, Scott S, Effectiveness of case
management and post-acute services in older people after hospital discharge. The Medical
Journal of Australia 2003 Mar 17; 178(6) : 262-6
28. Mira M, Atkin N, Kennedy P, Cullen J, The effects of a discharge planning and home follow
up intervention on elders hospitalized with common medical and surgical cardiac condition. The
Journal of cardiovascular nursing 1999 Oct; 14 (1) : 44-54
29. Chiari P, Santullo A. L’infermiere case manager. McGraw-Hill 2001.
30. Armitage SK, Kavanagh KM. The discharge liaison nurse at the interface of hospital and
community nursing service. Int. J Nurs Pract 1996; 4: 215-21.
ORARIO DI SEGRETERIA
MARTEDÌ E VENERDÌ
DALLE 16.00 ALLE 19.00
BIBLIOTECA DEL COLLEGIO
31. Colle F, Palese A, Brusaferro S. La continuità dell’assistenza basata su informazioni scritte e
infermieri dedicati:revisione della letteratura. Prima parte. AIR 2004; 23: 179-85.
I testi della Biblioteca del Collegio possono
essere consultati dagli iscritti durante l’orario di
apertura dell’ufficio
8
feedback
AGGIORNAMENTO
Le funzioni fondamentali della CO comprendono:
1. ricezione delle richieste di soccorso,
2. valutazione del grado di complessità da attivare,
3. attivazione e coordinamento dell’intervento stesso.
Per poter assolvere a questi compiti la CO deve essere a conoscenza della
dislocazione e della tipologia dei mezzi di soccorso sul territorio e della
collegata rete di presidi ospedalieri.
LA CHIAMATA DI SOCCORSO
La chiamata di soccorso afferisce alla CO attraverso linee urbane quando
l’utenza compone da telefono fisso o cellulare il numero breve 118. La chiamata
è gratuita. È opportuno ricordare che tecnicamente il sistema telefonico
(Telecom) di Gorizia fa in modo che tutte le chiamate che partono da un punto
fisso di telefono (casa, ufficio, fabbrica…) comprese le cabine telefoniche del
territorio provinciale arrivano direttamente al posto operatore della Centrale
operativa 118 di Gorizia.
Sempre più spesso però vengono usati i telefoni cellulari da cui la chiamata,
per motivi tecnici difficilmente risolvibili, può prendere la via telefonica di altre
centrali operative diverse da quella di Gorizia: Udine e Trieste. In questo caso le
centrali di cui sopra provvederanno a trasferire al chiamata alla centrale
operativa 118 competente per territorio (dopo dispatch).
Chiamate di emergenza possono giungere alla CO anche attraverso linee
dedicate che sono “speciali” collegamenti usati dalle altre CO 118 regionali o
dalle CO non sanitarie (112 - 113 – 115).
All’utente che allerta il 118 viene somministrata un’intervista necessaria per poter
dare una risposta efficace. Atteso che la risposta telefonica dovrebbe essere
protocollata e quindi seguire una sequenza diversa a seconda del problema che si
è presentato possiamo genericamente dividere la chiamata in 3 fasi:
Aquileia, resti romani
IL SISTEMA DI EMERGENZA-URGENZA SANITARIA
A cura di: Aldo Comar, Anita Florit
(infermieri 118/Pronto Soccorso e Centrale Operativa di Gorizia)
Il SISTEMA DI EMERGENZA SANITARA è per definizione un’organizzazione
complessa tesa a garantire e gestire le prestazioni di emergenza. In Italia la
riorganizzazione dei SERVIZI DI EMERGENZA-URGENZA è stata avviata dopo
l’emanazione del D.P.R. 27 Marzo 1992 e dell’Atto d’intesa Stato-Regioni 17
maggio 1996 (documento applicativo e linee guida).
1. Raccolta dei dati generali:
a. Cosa è successo?
b. Dov’è successo? (località – indirizzo – n° civico – km e direzione in
autostrada – riferimenti)
c. Numero di telefono del richiedente?
d. Sesso ed età approssimativa della persona da soccorrere?
e. La persona è cosciente?
f. La persona respira?
Il SISTEMA DI EMERGENZA è costituito da:
1. un sistema di allarme sanitario (istituzione del numero unico 118);
2. un sistema territoriale di soccorso (dislocazione dei mezzi sul territorio);
3. una rete di servizi e presidi ospedalieri, funzionalmente differenziati e
gerarchicamente organizzati.
Il fulcro dell’organizzazione del sistema è consistito
• nell’attivazione della CENTRALE OPERATIVA (organizzazione funzionale raccordo con le strutture territoriali/ospedaliere e con i mezzi di soccorso
– interazioni con le altre centrali operative e con le istituzioni pubbliche
e private che cooperano nella risposta all’emergenza)
• nell’attivazione dei DIPARTIMENTI DI EMERGENZA-URGENZA E
ACCETTAZIONE
2.
a.
·
·
·
·
b.
·
·
·
Centrale operativa 118 di Gorizia
Alla CENTRALE OPERATIVA (CO) fanno capo tutte le richieste telefoniche di
urgenza ed emergenza convogliate attraverso il numero unico 118 che a regime
ha sostituito tutti i precedenti numeri di soccorso sanitario. Il compito della CO
è di garantire il coordinamento di tutti gli interventi nell’ambito territoriale di
riferimento e di attivare la risposta ospedaliera 24 ore su 24. In Friuli Venezia
Giulia l’ambito territoriale afferente ad una CO corrisponde alla Provincia, quindi
nella nostra regione le CO sono 4.
Il territorio della provincia di Gorizia si estende da nord a sud per circa 100 km
e da est a ovest per circa 40; il suo territorio vede zone pianeggianti, collinari e
carsiche. Confina con la provincia di Trieste a sud-ovest e di Udine a ovest e
nord, nonché per diversi chilometri a est con la Slovenia. La provincia di
Gorizia comprende anche una vasta zona lagunare nel comune di Grado,
ambiente particolare in cui sono necessari mezzi nautici adeguati per effettuare
eventuali interventi di soccorso. Sempre nel territorio provinciale sono compresi
anche una ventina di chilometri di costa con acque territoriali confinanti
direttamente con altri stati, Slovenia e Croazia di cui uno al momento ancora
extraeuropeo (Croazia). Sono quindi necessari altri mezzi nautici, radicalmente
diversi da quelli usati per la laguna, per effettuare eventuali soccorsi in mare.
Spiegazione del problema:
Patologia imputabile a trauma?
Dinamica (incidente stradale - violenza – infortunio sul lavoro)
Mezzi coinvolti
Rischi evolutivi presunti
Presenza di sostanze tossiche
Patologia medica – non trauma?
Stato generale (descrizione)
Patologie croniche e anamnesi
Terapia a domicilio
3. Istruzioni pre-arrivo: se l’utente è collaborante possono essere fornite
istruzioni sui comportamenti corretti da mettere in atto prima dell’arrivo
dei soccorsi.
LA RISPOSTA DEL SISTEMA
La raccolta dati effettuata tramite l’intervista consente alla CO di identificare
una priorità di intervento facendo in modo di dare la risposta più idonea: i dati
raccolti vengono tradotti attraverso un sistema di codifica determinato per
legge (D.M. 15/5/1992) e integrato da protocolli validati localmente.
Le 4 CO del Friuli Venezia Giulia usano una codificazione pressoché uguale che
è suddivisa in tre elementi:
1. grado dell’urgenza (criticità): 4 livelli di priorità crescente (codici colore), ogni
livello di codice viene anche tradotto in diversa conduzione dei mezzi di
soccorso consentendo o meno l’uso dei sistemi di segnalazione, sia acustici
9
feedback
AGGIORNAMENTO
✔ Gorizia presso il pronto soccorso dell’ospedale civile: un’ambulanza tipo A h 24
✔ Gorizia presso la sede Croce Verde Goriziana in Via Crispi (centro città):
un’ambulanza tipo A h 12
✔ Monfalcone presso il pronto soccorso dell’ospedale S. Polo: un’ambulanza
tipo A h24 + una tipo A h 12
✔ Cormons presso il presidio sanitario di Cormons: un’ambulanza tipo A h 24
✔ Grado presso il presidio sanitario di Grado: un’ambulanza tipo A h 24
Passariano - Codroipo, Villa Manin
(sirena) che visivi (girevoli) e vincola a rispettare i tempi di partenza.
2. patologia presunta riferibile al sintomo principale descritto (codice alfanumerico)
3. situazione genericamente descrive l’ambiente in cui si interviene (codice alfanumerico)
Esistono inoltre postazioni definite “mobili” utilizzate per copertura
estemporanea di parte del territorio provinciale quando il mezzo che
solitamente presidia una determinata zona è impegnato in un intervento di
soccorso sul territorio, le località più frequentemente utilizzate come postazioni
mobili sono Mossa, Sagrado e Due Fiumi (1-2-3), ma i mezzi possono essere
dislocati ovunque a discrezione della Centrale operativa.
Schema codici intervento:
GRAVITÀ
PATOLOGIA
SITUAZIONE
NON URGENTE (BIANCO)
Intervento differibile
1: TRAUMA O USTIONE
A: INCIDENTE STRADALE
URGENTE (VERDE)
Poco critico, tempi brevi
2: MALORE GENERICO
B: IN CASA
3: CARDIACO
C: IN STRADA
4: ADDOMINALE
D: IN ACQUA
5: RESPIRATORIO
E: SUL LAVORO
6: EMORRAGIA (non traumatica)
F: LUOGO PUBBLICO
7: INTOSSICAZIONE (esogena)
Z: OGNI ALTRO LUOGO
A RISCHIO (GIALLO)
Parametri vitali a rischio – non differibile
uso di segnalatori
EMERGENZA (ROSSO)
Pericolosi vita – uso di segnalatori
DECESSO IN ITINERE
RINVENUTO CADAVERE
Generalmente l’equipaggio dell’ambulanza è composto da un infermiere
professionale e da un autista soccorritore. I volontari soccorritori sono presenti
sui mezzi convenzionati con l’azienda (C.R.I. - SOGIT, CROCE VERDE ecc…).
Tutti i mezzi di soccorso avanzato sono dotati attrezzature tecniche ed
elettromedicali evolute necessarie atte al supporto vitale avanzato, come ad
esempio monitor defibrillatore semiautomatico, ventilatore automatico, monitor
multiparametrico, aspiratore portatile ecc.
8: OSTETRICA
L’automedica
Sul territorio provinciale di competenza della centrale operativa 118 di Gorizia
operano due Automediche il cui equipaggio è composto da un medico e un
infermiere con compiti di supporto vitale avanzato.
L’automedica è condotta da un infermiere (C.I.S. coordinatore dell’ intervento
sanitario) che si occupa di organizzare logisticamente l’intervento coordinando
le forze presenti sul luogo ed eventualmente dell’assistenza degli infortunati
(ma solo in un secondo momento); egli è deputato ad interagire con la centrale
operativa 118, mantenendo costantemente un canale aperto di informazioni (via
radio o su cellulare). Lo stesso C.I.S. si occuperà di comunicare tutte le notizie
sanitarie utili all’equipaggio dell’elisoccorso.
9: NEUROLOGICA
(coma – ictus – convulsioni)
0: SCONOSCIUTO
La CO dopo aver ricevuto, processato la chiamata e attribuito il codice di
gravità deve allertare:
• l’unità di soccorso che si trova nella postazione più favorevole rispetto al
target
• l’eventuale equipe di supporto vitale avanzato (automedica e/o elisoccorso)
nei codici gialli e rossi
• le competenze tecniche in appoggio (forze dell’ordine – vigili del fuoco)
Sul territorio di competenza della centrale operativa 118 di Gorizia sono presenti
le seguenti unità di soccorso:
❖ 4 Ambulanze tipo A in servizio 24 ore
❖ 2 Ambulanze tipo A in servizio 12 ore (08-20)
❖ 2 Automediche in servizio h 24 (trattate più avanti)
❖ Servizio di elisoccorso regionale (con base a Udine e gestione funzionale
della CO di Udine), serve tutta la regione
❖ Nel periodo estivo (da metà luglio ai primi di settembre) opera un’altra
ambulanza tipo A nella postazione di Grado.
Le sedi di stazionamento delle ambulanze adibite all’emergenza territoriale
sono:
Trieste, la Barcolana vista dal Faro
10
feedback
AGGIORNAMENTO
veicolare e posizionata la radio portatile, sistemi indispensabili per le comunicazioni
in tempo reale tra il mezzo che opera sul territorio e la centrale operativa 118.
Durante la guida in intervento di soccorso l’utilizzo dei sistemi d’allarme acustico
luminosi (luci lampeggianti blu e sirene) è regolato dall’articolo n° 177 del nuovo
codice della strada (vedi) con tutte le sue modifiche e aggiornamenti. Sono in ogni
caso utilizzabili solo durante “servizi di istituto a carattere di emergenze - urgenza”,
questi ultimi sono codificati dalla centrale operativa 118 o dagli operatori sanitari sul
luogo dell’evento. L’utilizzo dei sistemi acustici luminosi permette di non osservare
alcune regole del codice della strada, “nel rispetto comunque delle regole di
comune prudenza e diligenza”
LA MISSIONE
Il mezzo di soccorso una volta allertato nel modo visto sopra, parte nel minor
tempo possibile per la missione. Questa ultima si divide in diverse fasi che
sono:
San Giovanni di Duino, il Timavo
1. L’allertamento
2. la partenza
3. l’arrivo sul target
4. la partenza dal posto
5. l’arrivo in ospedale
6. la nuova operatività
Le automediche sono posizionate presso i due ospedali in modo da essere
competenti per un territorio assimilabile alla suddivisione aziendale tra Basso e
Alto Isontino. Anche le automediche si spostano in posizione baricentrica
qualora la centrale lo ritenesse necessario.
1. L’allertamento
la centrale operativa alla fine del dispatch alla chiamata dell’utente, codifica ed
allerta il mezzo o i mezzi ritenuti più idonei in base a diversi parametri come,
vicinanza al target, specificità, dislocazione sul territorio in quel momento. L’orario di
allertamento viene registrato dalla centrale operativa l’allertamento.
2. La partenza
L’equipaggio allertato deve prepararsi per partire nel minor tempo possibile
(indipendentemente dal codice assegnato; appena in movimento l’infermiere
comunica via radio la partenza alla centrale operativa. Contestualmente ripete tutti i
dati che gli sono stati forniti in fase di allertamento al fine di confermare che si
tratta del giusto mezzo che parte per la giusta missione.
La centrale operativa conferma l’avvenuta ricezione della partenza e l’esattezza dei
dati ricevuti apportando eventuali opportune correzioni laddove necessarie. Il
responsabile delle comunicazioni radio è l’infermiere componente dell’equipaggio,
qualsiasi delega può essere da lui vagliata nel qual caso deve fornire anche le
istruzioni su cosa e come comunicare.
La conduzione del mezzo dipende dal codice colore assegnato. L’orario di partenza
viene registrato dalla centrale operativa.
LE PROCEDURE
Va sempre tenuto presente che operare sul territorio è completamente diverso che
operare all’interno di strutture fisse come ospedali, ambulatori ecc. La peculiarità
dell’intervento sul territorio necessita di un’organizzazione ben definita che inizia
con il controllo generale del mezzo prima ancora di utilizzarlo. I controlli sono
diversi e riguardano il vano sanitario, il vano guida e il mezzo meccanico in
generale.
Per eseguire un controllo accurato e ripetibile sempre con ottimi risultati nel tempo,
si usa una apposita lista che elenca tutto il materiale di vario tipo che deve essere
presente in un’ambulanza di soccorso di tipo A, questa lista prende il nome di
CHECK LIST.
Il contenuto della CHECK list è elaborato seguendo una lista di presidi ed ausili
previsti dal D.M. 17 dicembre 1987, n. 553e successivo D.M. 487 del 20/11/97, che
stabiliscono l’allestimento obbligatorio per l’ambulanza di tipo A e A1.
L’occasione del controllo del mezzo è anche utile al personale operante su di esso
per poter memorizzare la posizione dei vari presidi ed ausili presenti all’interno del
vano sanitario dell’ambulanza, così da rendere agevole e disinvolto il reperimento
degli stessi nel momento del loro utilizzo, specie durante gli interventi in emergenza
laddove il tempo è prezioso.
Il vano sanitario, è la parte operativa del mezzo, al suo interno si trovano la barella
e tutti gli altri i presidi sanitari opportunamente fissati alla struttura meccanica per
evitare che si spostino durante il tragitto stradale e durante l’intervento in
emergenza, il tutto a tutela del paziente trasportato e del personale sanitario
operante al suo interno.
Il vano guida contiene tutto ciò che è necessario alla guida del mezzo nonché altri
presidi utili come lo stradario, attrezzatura varia ed inoltre vi è istallata la radio
3. L’arrivo sul target
L’arrivo sul posto dell’intervento viene comunicato alla centrale operativa. Dopo aver
messo in atto tutte le precauzioni inerenti la sicurezza del mezzo e dell’equipaggio
(il mezzo viene sempre posizionato seguendo precisi criteri e l’equipaggio scende
dallo stesso facendo estrema attenzione alla strada e ai mezzi presenti) e
compatibilmente con la situazione riscontrata sul posto, l’equipaggio fornisce altre
informazioni importanti per la gestione logistica – organizzativa della missione. Per
esempio in caso di incidente stradale conferma alla centrale operativa 118 la
dinamica, il numero di feriti e lo stato degli stessi, in particolare fornendo notizie
utili a “tarare” tutto l’intervento sia per le competenze sanitarie che per le
competenze diverse degli altri enti allertati per la stessa missione di soccorso (115,
112, ecc.).
Altre notizie utili sono la conferma o meno del codice di partenza, problemi
ambientali o di ordine pubblico ecc. Tutte le informazioni vengono processate dalle
centrale operativa che provvederà a fornire all’equipaggio interessato tutta
l’assistenza di cui ha necessità.
Dal posto, la centrale operativa verrà anche informata della eventuale necessità di
procedere ad una “centralizzazione” cioè al trasporto del paziente in un ospedale di
livello diverso per motivi derivanti dall’evento stesso (p.es. la dinamica o il tipo di
lesione riscontrata o sospettata). In questo caso la centrale, provvederà alla
individuazione del giusto TARGET OSPEDALIERO in base ai posti letto di terapia
intensiva disponibili nei due TRAUMA –CENTER regionali (bed service), oppure in
11
AGGIORNAMENTO
feedback
“Confrontarsi quotidianamente con situazioni di dolore, perdita e morte comporta
sempre profonde reazioni emotive e un certo grado di disagio personale. L’intenso e
intimo coinvolgimento con le vittime spaventate e angosciate può mettere alla prova
le risorse emotive e le capacità terapeutiche anche dei migliori soccorritori… queste
reazioni sono il risultato dell’incontro tra esperienza di soccorso vissuta e possono
essere influenzate dalle aspettative, dal quadro motivazionale, dal gradi di
responsabilizzazione del personale e dalle capacità comunicative tra i membri del
gruppo” (Carmelo Scarcella, “Manuale del soccorritore”)
base alla specificità delle lesioni presenti (centro-ustioni a Cattinara, amputazioni a
Pordenone o Nova-Gorica). Alla stessa missione potrebbe partecipare anche
l’elisoccorso, questo ultimo attende notizia in merito alla situazione sul target. In
particolare richiederà: dinamica, parametri vitali, presenza o meno di trauma cranico
e/o toracico. Dal posto, compatibilmente con le possibilità operative, l’equipaggio a
terra comunicherà all’elisoccorso tutte le notizie necessarie. In conformità a queste
l’equipaggio dell’elisoccorso deciderà se procedere nella missione oppure abortire la
stessa con conseguente rientro del velivolo alla sua base operativa.
Quando presente l’automedica sarà il C.I.S.- (Coordinatore di Intervento Sanitario) a
coordinare tutte le forze in campo, a mantenere le comunicazioni con l’elisoccorso, la C.O.
e con i coordinatori dei diversi enti presenti sullo stesso intervento (115, 113 ecc.).
E’ importantissimo per questi motivi che ogni intervento, specie se complesso,
venga alla fine rivisto e “processato” perché diventi motivo di arricchimento, crescita
professionale, ma possa essere anche momento di de-stress e di scarico dell’ansia
accumulata.
4. La ripartenza dal posto
Una volta deciso il target ospedaliero opportuno, il codice di rientro adeguato e
posizionato correttamente il paziente, il mezzo riparte dal luogo dell’evento,
comunicandolo alla centrale operativa 118. La stessa effettuerà i necessari
allertamenti al pronto soccorso interessato fornendo utili informazioni.
Quando il target si trova al di fuori del proprio territorio di competenza si
provvederà anche ad informare ed attivare la centrale operativa 118 competente per
territorio che prenderà in consegna il mezzo di soccorso e la gestione della restante
parte di missione. L’orario di partenza dal posto viene registrato dalla centrale
operativa.
Glasgow coma scale
APERTURA OCCHI
5. L’arrivo in ospedale
L’arrivo in ospedale viene comunicato alla centrale operativa. Questo è la fase di
collegamento tra l’emergenza territoriale e l’emergenza intraospedaliera; il personale
che ha trattato il paziente sul territorio lo consegna al personale che continuerà
l’iter diagnostico terapeutico del caso. L’orario di arrivo in ospedale viene registrato
dalla centrale operativa.
SPONTANEA
4
ALLA CHIAMATA
3
ALLO STIMOLO DOLOROSO
2
NESSUNA RISPOSTA
1
ORIENTATA
5
CONFUSA
4
PAROLE IMPROPRIE
3
SUONI
2
NESSUNA RISPOSTA
1
ESEGUE ORDINI SEMPLICI
6
LOCALIZZA LO STIMOLO DOLOROSO
5
RETRAE AL DOLORE
4
FLETTE AL DOLORE
3
ESTENDE AL DOLORE
2
NESSUNA RISPOSTA
1
RISPOSTA VERBALE
6. La nuova operatività
Ogni intervento determina l’uso di diversi presidi, ausili ed elettromedicali, è
necessario un certo periodo di tempo affinché tutto venga ripristinato, lavato
disinfettato in modo da ridare la mezzo la piena e completa operatività che aveva
prima dell’intervento. Quando finito il mezzo ridiventa operativo e pronto per un
nuovo intervento a disposizione della centrale operativa 118. L’orario di nuova
operatività viene registrato dalla centrale operativa.
RISPOSTA MOTORIA
Direttore Responsabile
Mario Schiavon
Redazione:
Battaglini Alessandro
Codognotto Maria Alessandra
Dante Angelo
Fedel Edi Maurizio
Magrin Patrizia
Masala Orietta
Rigotti Alessandra
Valentini Deborah
Schema codifiche radio sistema 118 regionale
GORIZIA
UDINE
TRIESTE
PORDENONE
ELIAMBULANZA
Proprietario ed Editore
Collegio Provinciale IPASVI
Via Morelli, 38
34170 Gorizia
A questo numero hanno collaborato:
Comar Aldo
Florit Anita
Masala Orietta
Schiavon Mario
OSCAR ZERO
DELTA ZERO
TANGO ZERO
PAPA ZERO
DOPPIO INDIA
211
711
111
011
999
06
03
01
08
07
04-05
11
10
Alfabeto internazionale
A = ALFA
B = BRAVO
C = CHARLIE
D = DELTA
E = ECO
F = FOXTROT
G = GOLF
H = HOTEL
I = INDIA
Il giornale Feedback è aperto alla collaborazione di quanti desiderino intervenire
sulle sue pagine con argomenti riguardanti qualsiasi aspetto della professione.
Gli articoli che pervengono al Collegio saranno presi in considerazione dall’Ufficio
di Redazione composto dal Consiglio Direttivo e successivamente pubblicati.
Dovranno essere redatti in lingua italiana, dattiloscritti o su floppy disk Word per
Windows versione 2, 6 o 7.
Dovranno comprendere titolo ed Autore, l’eventuale bibliografia utilizzata,
eventuali tabelle o didascalie.
Con l’invio stesso del testo e di eventuali allegati l’Autore concede autorizzazione
piena ad utilizzare l’articolo sia per la pubblicazione sia per eventuali riedizioni.
Tenuta in considerazione la periodicità trimestrale del Giornale Feedback, in uscita
all’inizio dei mesi di aprile, luglio, settembre e fine dicembre, tutto il materiale
dovrà pervenire entro la fine dei mesi di gennaio, aprile, luglio ed ottobre.
L’ufficio di Redazione si riserva la facoltà di apportare eventuali modifiche al testo
originale, tali da non stravolgere le intenzioni dell’Autore, che sarà debitamente
informato di tale evenienza.
J = JULIET
K = KILO
L = LIMA
M = MIKE
N = NOVEMBER
O = OSCAR
P = PAPA
Q = QUEBEC
R = ROMEO
S = SIERRA
T = TANGO
U = UNIFORM
V = VICTOR
W = WHISKY
X = XREY
Y = YANKEE
Z = ZULU
AVVISO IMPORTANTE
Si ricorda che, ai sensi dell’art. 1, comma 63 della Legge 23.12.1996 n° 662,
dal 1° marzo 1997 è fatto divieto al personale dipendente di continuare a
svolgere eventuali ulteriori attività di lavoro subordinato o autonomo.
La violazione di detto divieto che nei limiti indicati dalla stessa legge, non
opera nei confronti del personale a tempo parziale, comporta l’attivazione delle
procedure di licenziamento per GIUSTA CAUSA.
12
Scarica

Feedback ultimo numero - versione integrale in pdf - IPASVI