ringraziamenti Questo opuscolo, frutto del lavoro dell’Associazione Micologica Roccamonfina, a cui vanno i nostri ringraziamenti, è un’opera utile per conoscere da vicino uno dei principali prodotti tipici del territorio del Parco, dalle eccellenti qualità organolettiche, che costituisce da sempre una straordinaria risorsa per la gastronomia locale e l’economia del territorio. I suoli lavici del Vulcano di Roccamonfina consentono, infatti, di produrre funghi di altissima qualità come i ricercati ovoli e il pregiato porcino, primo in Campania ad essere stato inserito nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole. Per tutelare questa straordinaria ricchezza occorre in primo luogo difendere il territorio, promuovendo una corretta ed equilibrata gestione del bosco e vigilando affinché tutti rispettino alcune elementari regole per la raccolta. I primi corsi di Micologia organizzati dal Parco e il decalogo del Buon Raccoglitore, allegato alla presente pubblicazione, costituiscono al riguardo un primo supporto per promuovere le buone pratiche e tutelare l’ambiente naturale, puntando, sempre di più, ad attribuire al Parco un ruolo primario nei processi di gestione virtuosa del territorio. Raffaele Aveta Presidente del Parco Gymnopus Fusipes Al Prof. Salvatore Luongo Docente di Filologia Romanza dell’Istituto Universitario “Orientale” di Napoli, per la cortese collaborazione nella traduzione dei nomi dialettali. Ai micologi Romolo Sciacca (Presidente dell’Associazione Micologica Roccamonfina) e Valeria Zampino, amici carissimi, per i preziosi suggerimenti, per la collaborazione nella correzione e revisione dei testi e per i fotocolor forniti. Gli autori introduzione ringraziamenti Al Presidente del Parco Regionale Roccamonfina Avv. Raffaele Aveta e all’amico Carmine Venasco per essere stati promotori della realizzazione dell’opera. Il territorio del Parco Regionale Roccamonfina - Foce Garigliano, grazie alle particolari caratteristiche geopedologiche e climatiche, consente lo sviluppo e la presenza di un gran numero di specie fungine. 2 Le proprietà del terreno consentono la crescita, soprattutto, di funghi che adottano un sistema nutrizionale di tipo simbiotico, in particolare con il Castagno (Castanea sativa), pianta molto diffusa e abbondante nel territorio del Parco che è presente sotto forma di castagneti da frutto. Il rapporto dell’uomo con i funghi è antichissimo: testimonianze di graffiti impressi sulle rocce fanno risalire il loro utilizzo alla preistoria. In quel tempo lontano, quando ancora rappresentavano un mistero biologico, le specie fungine venivano considerate e venerate come divinità e raffigurate come simboli sacri. Infatti, per i loro effetti tossici e allucinogeni, erano utilizzati per riti magici, sessuali, per guarigioni e per culti religiosi (Amanita muscaria). Per un lungo periodo i funghi sono stati classificati semplicemente in “buoni” e “cattivi” a seconda degli effetti che producevano nell’uomo dopo l’ingestione. Solo nel XVIII sec, grazie a Linneo e Fries, lo studio dei funghi è diventato una scienza, prendendo il nome di micologia. Organismi molto particolari, per molto tempo inclusi nel Regno Vegetale, solo recentemente (1969) sono stati collocati in un regno a parte: il Regno 4 dei Funghi. Oggi si tende a considerare questi organismi, per i loro particolari caratteri morfologici e biochimici, di origine polifiletica. Le caratteristiche biologiche li collocano a metà strada tra le piante e gli animali e, in base alla grandezza, possiamo dividerli in due grossi raggruppamenti: quelli visibili ad occhio nudo (macromiceti) e quelli microscopici (micromiceti), che per essere osservati richiedono l’uso di un microscopio. É da precisare che la parte che viene raccolta per il consumo (sporoforo) è solo un elemento di un organismo (micelio) che in base alle tipologie nutrizionali, colonizza: terreni (strato ipogeo), lettiere di foglie, piante, escrementi, animali e anche funghi. Il micelio rappresenta il fungo vero e proprio e, come del resto lo sporoforo, è costituito da un ammasso intrecciato di sottili cellule allungate (ife) che vanno a formare una sorta di ragnatela. Dal punto di vista biologico, lo sporoforo è la parte del fungo deputata alla riproduzione. Più precisamente la parte specializzata nella produzione di spore si chiama imenio e, nei funghi dotati di cappello e gambo, è situata al di sotto del cappello in una struttura chiamata imenoforo. Questa parte del fungo può avere varie forme: lama (lamelle), piccoli tubicini (tubuli), aghetti (idni), piccole pieghe (pliche). Raggiunta la maturità, le spore vengono disperse nell’ambiente attraverso vari sistemi. Se le condizioni climatiche sono favorevoli, (elevata umidità e caldo) dalla spora si genera un piccolo filamento (micelio primario) che, per dar vita a un organismo fungino stabile (micelio secondario), necessita dell’incontro con un altro micelio primario di “sesso” opposto. Questo evento non si realizza così facilmente: infatti, anche se un singolo sporoforo produce milioni e in alcuni casi miliardi di spore, solo raramente si giunge alla fine del processo alla nascita di un nuovo micelio secondario stabile nel tempo. Tale affermazione è testimoniata anche dal fatto che quando ci rechiamo nei boschi alla ricerca dei funghi essi si trovano quasi sempre negli stessi posti. Da ciò scaturisce che è necessario tutelare i miceli esistenti, che, in alcuni casi, possono avere anche centinaia di anni. Ad esempio, bisogna evitare nella raccolta sia l’uso di rastrelli e uncini sia l’asportazione della cuticola superficiale del terreno, azioni che possono danneggiare in modo irrimediabile il micelio secondario. Come tutti gli esseri viventi, anche i funghi per sopravvivere hanno bisogno di nutrirsi. A differenza delle piante, che in quanto organismi autotrofi, sono in grado, attraverso la fotosintesi clorofilliana, di organicare il carbonio e quindi di provvedere autonomamente alla propria nutrizione, i funghi, essendo eterotrofi, come gli animali, per sopravvivere dipendono da altri organismi che forniscono loro gli zuccheri già organicati. Per tale motivo, in base alla tipologia, i funghi hanno sviluppato tre modalità nutrizionali: 1) Saprotrofismo. I funghi che adottano questa tipologia nutrizionale ricavano le sostanze necessarie alla loro nutrizione da organismi morti o substrati organici (piante, animali, altri miceti, escrementi). Si comportano un po’ come degli “spazzini” del bosco, in quanto riciclano la materia organica. 2) Parassitismo. In questo caso attingono le sostanze da organismi viventi, i quali in genere non sono in perfetta salute e a volte li conducono fino alla morte. 3) Simbiosi micorrizica. È sicuramente la modalità più particolare e interessante. In questo modo viene a crearsi una sorta di associazione di mutuo soccorso, tra una pianta e un fungo con vantaggi reciproci. La pianta riceve dal fungo acqua, sali minerali e sostanze antibiotiche. Il fungo invece ottiene soprattutto zuccheri. I funghi sono da sempre utili alleati dell’uomo, basti pensare ai lieviti del pane e della fermentazione alcolica e, più recentemente, al Penicillium notatum, dal quale venne isolata per la prima volta la penicillina, sostanza che ha dato il via alla cura di moltissime infezioni batteriche. D’altro canto, i funghi possono trasformarsi in pericolosi nemici quando per imprudenza e pressappochismo vengono consumate specie velenose, a volte mortali. Ogni anno in Italia si verificano migliaia di intossicazioni fungine che molte volte finiscono in tragedia. Per non incorrere in possibili e pericolosi scambi di specie, il consumo dei funghi dovrebbe avvenire solo dopo il controllo presso l’Ispettorato Micologico di una ASL. Dal punto di vista nutrizionale, i funghi rappresentano un “alimento” ipocalorico (dalle 11 alle 35 calorie per 100g di fungo fresco) e sono costituiti soprattutto da: acqua (90% circa); proteine non facilmente assimilabili (< 5%); zuccheri (glicogeno, amido, 3%); lipidi (1%); sali minerali (potassio, fosforo, zolfo, rame, ferro, sodio, calcio, 1%); vitamine (A, B, C, D, E, <1%). Tra le principali specie commestibili presenti nel territorio del Parco ricordiamo: l’Amanita caesarea (ovolo buono), i porcini, rappresentati dal Boletus aestivalis (porcino estivo), Boletus aereus (porcino nero), Boletus edulis (porcino autunnale) meno frequente, Russula virescens (colombina verde), Russula cyanoxantha (colombina viola), Armillaria mellea (chiodino), Cantharellus cibarius (galletto o finferlo), Macrolepiota procera (mazza di tamburo), Clitopilus prunulus (spione del porcino). Tra le specie velenose annoveriamo: Amanita pantherina (tignosa bigia), Ramaria formosa e i mortali Paxillus involutus, Amanita phalloides (tignosa verdognola), Amanita verna (tignosa di primavera) e Cortinarius orellanus. Fra le specie rare e da proteggere presenti sul territorio riportiamo: Boletus permagnificus, Xerocomus roseoalbidus e Xerocomus ichnusanus. i funghi del parco 6 Segue una breve rassegna di alcune delle specie fungine più caratteristiche del Parco. All’interno delle schede descrittive è stato inserito, oltre al nome scientifico, quello in italiano e anche il nome locale del fungo (ove presente), in particolare quello che riguarda il territorio del Comune di Roccamonfina. Non deve destare meraviglia il fatto che se ci si sposta solo di alcuni chilometri, il nome del fungo cambia completamente, addirittura in alcuni casi si assiste ad un cambiamento del nome anche all’interno delle frazioni di uno stesso comune. Per evitare possibili e pericolose confusioni tra specie velenose e commestibili è bene sottolineare che il fungo va chiamato con il suo vero nome, ossia con il nome latino, che poi non è altro che l’unico termine riconosciuto a livello scientifico e internazionale. Amanita caesarea (Scop.: Fr.) Pers. Ovolo buono _ Rovola Armillaria mellea (Vahl.: Fr.) P. Kumm. Chiodino _ Ciovetiello Cappello fino a 20 cm. Inizialmente emisferico, piano alla fine. Margine striato, cuticola separabile di colore rosso-arancio, con placche bianche che a volte possono residuare sul cappello. Imenoforo a lamelle gialle e libere con rare lamellule. Gambo cilindrico, giallo esternamente. Anello ampio, alto, striato di colore giallo, persistente sul gambo. Volva bianca a sacco, stretta alla base. Carne di colore bianco, giallo-arancio sotto la cuticola, gialla esternamente e appena sotto la corteccia del gambo. Odore non significativo e sapore dolciastro. Commestibile anche da crudo (piccole quantità ed esemplari freschi). Simbionte in boschi di querce e castagni. Cappello fino a 9 cm. All’inizio emisfericoconico, poi convesso-appianato, infine anche concavo con umbone; decorato verso il centro da piccole squamule. Colore della cuticola molto variabile in base alla pianta parassitata, dal giallo-miele fino al bruno-nerastro. Imenoforo a lamelle da adnate a subdecorrenti, biancastre all’inizio, brunastre a maturità. Gambo cilindrico, pieno, farcito a maturità con crescita cespitosa. Anello biancastro, ampio e striato. Carne bianca, fibrosa nel gambo, sapore a volta amarognolo, odore fungino. 8 Note commestibile con cautela (esemplari giovani e freschi), privati del gambo e prebolliti. Parassita e saprotrofo su latifoglie (querce, castagno, pioppo, faggio, alberi da frutto e aghifoglie). c commestibile Note deve il suo nome al fatto che dai Romani era considerato cibo degno degli imperatori (Cesari). Il quantitativo massimo che si può raccogliere in Campania e fissato a 1Kg. Per motivi d’ordine sanitario ed ecologico è vietata la raccolta alla stadio di ovolo chiuso: in questa fase, infatti, sono possibili confusioni con la mortale Amanita phalloides. Boletus aereus Bull.: Fr. Porcino nero _ Siglio Boletus aestivalis (Paulet) Fr. Porcino reticolato _ Siglio Cappello fino a 30 cm. Inizialmente emisferico, infine spianato. Cuticola vellutata all’inizio, poi liscia e irregolare. Colore da fulvo castagno a bruno-nerastro, con sfumature ramate. Imenoforo a tubuli, all’inizio bianchissimi che contrastano con il colore del cappello; giallo-verdastri a maturità. Gambo massiccio, obeso, ma anche allungato, di colore biancastro all’inizio, infine brunastro. Presenza di reticolo sottile, nella parte alta del gambo, concolore al gambo. Carne particolarmente soda, bianca immutabile. Odore e sapore gradevole. Cappello fino a 30 cm. All’inizio emisferico, poi convesso. Cuticola asciutta, screpolata a tempo secco; di colore variabile dal nocciola chiaro fino al marrone scuro. Imenoforo a tubuli, facilmente separabili dalla carne del cappello. Superficie poroide bianca all’inizio infine giallo-verdastra. Gambo cilindrico, a volte claviforme, spesso ricurvo verso il basso “a manico d’ombrello”. Il gambo è ricoperto da un evidente reticolo. Carne bianca immutabile, leggermente colorata di brunastro sotto la cuticola. Odore fungino e sapore gradevole che ricorda la nocciola. Note il nome della specie deriva dal latino ed è riferito alle sfumature del cappello che ricordano il rame e il bronzo. Commestibile, simbionte di latifoglie (querce e castagni), dall’estate all’autunno inoltrato. 10 c commestibile Il Fungo Porcino del “Vulcano di Roccamonfina” è stato inserito nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole con Decreto Ministeriale del 10 luglio 2006. Note commestibile, il migliore del gruppo edulis, anche se spesso la carne è invasa da larve di micetofilidi. Simbionte di latifoglia (castagno, querce, faggi). Cantharellus cibarius Fr. Galletto _ Aglinieglio Clitopilus prunulus (Scop.:Fr) P. K. Spione del porcino _ Fariniello Cappello fino a 12 cm, carnoso, molto irregolare, depresso o imbutiforme al centro, il margine si presenta sinuoso e lobato. Di colore giallo-arancio. Imenoforo a pieghe decorrenti, anostomosate e concolori al cappello. Gambo corto, attenuato in basso, sodo, pieno, concolore al cappello. Carne fibrosa ma tenera, bianca o appena giallastra sotto la cuticola. Odore gradevole, fruttato (pesca e albicocca). Sapore dolciastro. Cappello fino a 10 cm, prima convesso, infine appianato, a volte anche depresso, con margine ondulato e lobato. Cuticola di colore biancastro-grigiastro. Lamelle decorrenti, asportabili, all’inizio biancastre, infine rosate a causa della maturazione delle spore. Gambo bianco, corto, frequentemente eccentrico. Carne fragile, con odore di pasta di farina lievitata, sapore di farina. 12 c commestibile Note commestibile, il nome deriva dal latino cibarius che significa “da mangiare” ed è riferito alla commestibilità del fungo. Simbionte sia di latifoglie che di aghifoglie, primavera-autunno. Attenzione alle possibili confusioni con Omphalotus olearius, fungo tossico, non terricolo e dotato di lamelle anziché di pieghe. Note commestibile, simbionte, specie ubiquitaria dalla primavera all’autunno. È considerato una spia della presenza dei “porcini” del gruppo edulis, in quanto predilige lo stesso habitat e il medesimo periodo di crescita. Attenzione alle possibili confusioni con le velenose Clitocybe bianche, che però si distinguono per la carne più elastica, l’odore terroso, di farina rancida o erbaceo, lamelle meno rosate negli esemplari adulti. Fistulina hepatica (Schaeff.: Fr.) Fr. Lingua di bue _ Lengua Hydnum rufescens Schaeff.: Fr. Steccherino dorato _ Petteniello Basidioma fino 20 cm. Sessile o con breve stipite. Carnoso, a forma di lingua negli esemplari adulti. Superficie viscoso-gelatinosa di color rosso sangue, rosso fegato. Imenoforo a tubuli separabili tra loro, ma non dalla carne sovrastante. Pori giallastri, ocra-rossastri allo sfregamento. Carne d’aspetto gelatinoso, fibrosa negli esemplari maturi, gemente un liquido rossastro alla sezione. Sapore acidulo. Cappello fino a 7 cm. Irregolare, appianato-depresso a maturità, di colore rosa carnicino, rossastro, vellutato e grinzoso con margine lobato a volte involuto. Imenoforo formato da aculei concolori al cappello o appena salmonati. Gambo a volte eccentrico, biancastro, giallo-arancio, tomentoso, ingiallente al tocco. Carne bianco-giallastra, rottura cassante. Odore debole fungino, sapore amarognolo. commestibile c 14 Note commestibile, parassita su latifoglie (castagno, querce), estate-autunno. Le piante parassitate erano particolarmente ricercate dai falegnami perché presentavano delle particolari venature del legno. Note commestibile, simbionte sia di latifoglie che aghifoglie. Gregario, dall’estate all’inizio dell’inverno. Specie simili H. repandum con aculei decorrenti, colorazioni meno vivaci e carne più amarognola e H. albidum di colore bianco con carne meno ingiallente. Lactarius volemus (Fr.: Fr.) Fr. Frenguazzone Macrolepiota procera (Scop.Fr.) S. Mazza di tamburo _ Ngunucciolo Cappello fino a 12 cm, da convesso a depresso. Cuticola non separabile, opaca, asciutta, di colore giallo-arancio, rosso cuoio, rosso mattone. Imenoforo a lamelle da adnate a leggermente decorrenti, biancastre, tendenti a macchiarsi di bruno scuro alla frattura. Gambo subcilindrico, pieno, poi farcito, subconcolore al cappello. Carne biancastra, gemente un latice bianco molto abbondante, che vira lentamente al brunastro. Odore forte di aringhe affumicate, sapore mite. Cappello fino a 30 cm, all’inizio globoso, poi appianato con umbone brunastro al disco. Presenza di squame concentriche bruno-ocra su sfondo grigio-isabella. Imenoforo a lamelle fitte, libere, di colore biancastro-ocraceo. Gambo cilindrico, fibroso, cavo, di colore brunastro, ricoperto da zebrature più scure, tranne che nella parte superiore dell’anello. Anello ampio, doppio e mobile sul gambo. Carne bianca, immutabile, odore fungino, sapore gradevole come di nocciola. 16 c commestibile Note commestibile, simbionte di latifoglia (castagni) estate-autunno. Insieme al Lactarius rugatus (molto simile) rappresenta uno dei pochi Lactarius a latice bianco commestibili. Note il nome deriva dal latino procerus che significa alto, slanciato, ed è riferito all’aspetto del gambo. Commestibile (consumare ben cotto), scartare il gambo fibroso. Saprotrofo nei boschi di latifoglie, conifere o nei luoghi erbosi. Attenzione alle possibili confusioni con la velenosa Macrolepiota venenata, che si distingue per la diversa tipologia di anello, delle squame e per il colore della carne. Xerocomus impolitus (Fr.) Quél. Fresenella Cappello fino a 15 cm, prima globosotrapezoidale, infine spianato-depresso. Cuticola separabile fino a metà del raggio, asciutta, sempre screpolata-areata, di colore verde, biancastro-crema negli esemplari giovani. Imenoforo a lamelle fitte, fragili, all’inizio biancastre, poi crema pallido macchiate di bruno-ruggine sul tagliente, presenza di forcature e anastomosi. Gambo cilindrico, cavernoso internamente, bianco, a volte macchiato di brunastro. Carne all’inizio compatta, poi molliccia, bianca, sapore dolce, odore non significativo. Cappello fino a 20 cm, inizialmente emisferico, poi appianato. Cuticola appena eccedente di colore bruno-fulvo, bruno-giallo o nocciola-ocra. Tubuli lunghi, all’inizio giallo chiaro, infine giallo-verdastri. Pori dello stesso colore dei tubuli. Gambo cilindrico, attenuato alla base, giallo chiaro o biancastro, ricoperto da granulosità concolori. Carne tenera a maturità, biancastra o giallina, immutabile alla sezione. Sapore acidulo, odore di iodio alla base del gambo. Note commestibile, il nome deriva dal latino virescens che significa verdeggiante ed è riferito al colore della cuticola. Simbionte di latifoglie (castagno, faggio), estate-autunno. 18 Note commestibile, simbionte di latifoglia (querce, castagni) in estate-autunno. c commestibile Russula virescens (Schaeff.) Fr. Verdone _ Rovola Palomma 20 Amanita junquillea Quélet Frenguazza Cappello fino a 20 cm, sodo, inizialmente globoso o emisferico, convesso-appianato alla fine. Cuticola asciutta, biancastra con sfumature rosate che aumentano negli esemplari maturi. Imenoforo a tubuli azzurranti al taglio. Superficie poroide rosso-carminio all’inizio, verde-brunastra alla fine. Gambo carnoso, compatto, clavato, di colore giallo, ricoperto da un fitto reticolo rosso-carminio. Carne soda, gialla, ma virante lentamente al blu nella parte alta del gambo e nel cappello. Odore piacevole e sapore dolce. Cappello fino a 8 cm. All’inizio quasi sferico, infine piano. Margine striato. Cuticola separabile. Di colore variabile, dal giallo chiaro fino a giallo-ocra. Imenoforo a lamelle bianche con presenza di lamellule. Gambo cilindrico, attenuato in alto. Anello presto dissociato, a volte completamente assente. Volva dissociata in piccole parti alla base del gambo. Carne bianca immutabile, senza odore particolare, sapore gradevole. Fin dalla primavera in boschi di latifoglia e aghifoglia. Note commestibilità non accertata e per tale motivo da ritenersi sospetto. Simbionte di latifoglia (querce, castagni e faggi), dall’estate all’utunno. v velenoso sospetto s Boletus rhodoxanthus (Krombholz) Kallenbach Turino Note considerata fino a poco tempo fa commestibile, è stato scoperto di recente che causa la sindrome panterinica la quale si manifesta con turbe dell’umore e del comportamento, precedute da disordini gastrointestinali. 22 Amanita pantherina (De Cand.: Fr.) Krombholz _ Tignosa bruna Ramaria formosa (Pers.: Fr.) Quél. Manella Cappello fino a 12 cm. All’inizio emisferico, infine appianato. Margine striato. Cuticola di colore variabile dal bruno chiaro fino al bruno scuro, ricoperta di verruche bianche e farinose facilmente detersili con la pioggia. Lamelle bianche, libere, con presenza di lamellule. Gambo cilindrico, attenuato in alto. Anello infero o al limite mediano. Volva circoncisa con presenza di cercini anulari al di sopra. Carne bianca, odore non rilevante, sapore dolciastro. Simbionte di latifoglia e conifere. Basidioma di dimensioni fino a 25 cm di altezza, con base comune dal quale si dipartono ramificazioni complesse, che fanno assumere all’esemplare adulto un aspetto coralloide. La parte basale si presenta biancastra, i rami sono rosati e gli apici appaiono di un bel giallo vivo. Le divisioni dei rami hanno un andamento prevalentemente ad U. Imenoforo disposto sulla superficie esterna delle ramificazioni. Carne biancastra, con odore non rilevante e sapore amarognolo. Note tossico gastrointestinale. Simbionte di aghifoglia e latifoglia, estate-autunno. v velenoso Note il nome deriva dal latino pantherinus e si riferisce all’aspetto maculato del cappello. Fungo velenoso, provoca la sindrome panterinica che colpisce il sistema nervoso centrale, con presenza anche di segni e sintomi gastroenterici. In letteratura è descritta anche una varietà che si presenta con il margine del cappello intero e un portamento più robusto, Amanita pantherina var. abietum. Amanita phalloides (Vaill.: Fr.) Tignosa verdognola Amanita verna (Bull.: Fr.) Lamark Tignosa di primavera Cappello fino a 18 cm. Inizialmente ovoidale piano alla fine. Cuticola di colore variabile dal bianco-giallino fino all’oliva scuro, passando attraverso il verde grigiastro. Presenza costante di fibrille radiali innate. Margine del cappello intero. Imenoforo a lamelle bianche con lamellule. Gambo cilindrico, attenuato in alto con presenza di un grosso bulbo alla base. Il gambo è ricoperto da zebrature di colore grigio-verdastro. Anello ampio, supero, di colore bianco. Volva ampia a sacco, a volte sporcata internamente di giallo-verde. Carne bianca, verdina sotto la cuticola. Odore che ricorda le rose appassite negli esemplari giovani e che diventa cadaverico nei basidiomi maturi, quasi a lasciar presagire la fine di chi volesse mangiarlo incautamente! Cappello fino a 10 cm. Prima emisferico, poi piano; di colore biancastro, più scuro verso il centro (crema). Margine non striato. Gambo cilindrico, con grosso bulbo basale di colore bianco, anello bianco in genere situato nella parte superiore del gambo. Volva bianca e ampia. Imenoforo a lamelle bianche con molte lamellule. Carne bianca, immutabile. Odore sgradevole negli esemplari maturi. Tossico mortale, sindrome falloidea. Simbionte di latifoglia (querce, castagni), in primavera, ma anche in altre stagioni. 24 vm velenoso mortale Note il nome deriva dal greco e significa “a forma di fallo”. Fungo tossico mortale che ha come organo bersaglio il fegato (dose letale 30 - 40 g di fungo fresco). Simbionte di latifoglia (querce, castagni, faggi, noccioli), ma anche di aghifoglia. In letteratura è descritta una varietà completamente bianca (A. phalloides var. alba). Note il nome deriva dal latino vernus, che significa primaverile, ed è relativo alla stagione di crescita. Le colorazioni bianche inducono i raccoglitori a scambi a volte fatali con i commestibili Agaricus e Leucoagaricus, i quali però non avrebbero la volva basale. 26 Cortinarius orellanus Fr. Paxillus involutus (Bastsch) Fr. Cappello fino a 8 cm. Da conico-convesso a piano-convesso, con largo umbone ottuso al centro. Cuticola di colore rosso mattone, fulvo-arancio, fibrilloso-feltrata, con scaglie lanose. Imenoforo a lamelle uncinate, spaziate, panciute, di colore fulvo-arancio, ruggine, con lamellule centripete, tagliente eroso. Gambo cilindrico-flessuoso, rastremato in basso, fulvastro, subconcolore al cappello, ricoperto da resti velari di cortina e ornato da fibrille concolori. Carne esigua nel cappello, fulvastra, ocracea, odore rafanoide e sapore asprigno. Cappello fino a 15 cm, convesso, appianato, infine depresso al centro, cuticola tomentosa di colore variabile dall’ocra al cannella. Margine solcato e involuto. Imenoforo a lamelle fitte, decorrenti, prima giallo-ocra, infine ferruginee, che diventano rossastre al tocco. Lamelle facilmente separabili dalla carne del cappello. Gambo rastremato alla base, giallo-scuro o bruno-rossiccio. Carne di colore giallastro fino all’ocra scuro, lentamente virante al bruno-rossastro al taglio. Odore non rilevante e sapore acidulo. vm velenoso mortale Note tossico mortale per azione citolica renale. Simbionte di latifoglie (querce, faggi, noccioli), fine estate-autunno. Non comune ma fedele nelle zone di crescita. Gli esemplari proposti nel fotocolor sono stati fotografati nei pressi dell’Orto della Regina a Roccamonfina. Note tossico, a volte mortale per sindrome immuno-emolitica che si manifesta a seguito di consumi ripetuti e ravvicinati. Simbionte di latifoglia (castagno, nocciolo). 28 decalogo del buon raccoglitore 1 3 6 9 Prepariamo l’escursione con cura, dall’abbigliamento, che ci proteggerà da eventuali morsi o punture di animali (vestiario adatto, scarponi o stivali), sino all’attrezzatura (bastone, cestino di vimini, coltellino da raccoglitore e bilancina a dinamometro). Può essere utile portare con sè un neutralizzatore elettrico di veleni proteici da impiegare in caso di puntura di calabrone o vespa, oppure morso di vipera. Raccogliamo i funghi senza tagliare la base del gambo: per una corretta determinazione il fungo deve possedere tutti i caratteri morfologici e per il riconoscimento di molte specie è fondamentale l’osservazione della base. Non raccogliamo esemplari troppo giovani o allo stadio di ovolo chiuso (Amanita caesarea), perché immaturi, non hanno ancora provveduto alla produzione di spore. Si eviterà, inoltre, la possibile confusione con specie velenose. Rispettiamo le norme che regolano la raccolta delle specie fungine per non incorrere in sanzioni di carattere amministrativo e consentire ad altri, come noi, di godere del medesimo patrimonio abituandoci a pensare di “averlo avuto in prestito dai nostri figli”. 4 7 Ripuliamo il fungo appena raccolto dai residui del sottobosco, sia per una questione igienica, sia per evitare di impoverire il substrato del bosco. Non consumiamo funghi che non conosciamo bene e dei quali non siamo sicuri. È buona norma, inoltre, sottoporre il raccolto a una visita micologica presso l’Ispettorato Micologico di una ASL. 2 Non calpestiamo, danneggiamo o distruggiamo specie fungine che noi riteniamo velenose. Anche se lo fossero, stanno lavorando per noi e per il bosco. 30 5 Riponiamo i funghi in contenitori forati e ben areati (cestini di vimini). I funghi, in quanto costituiti soprattutto da acqua, chiusi ad esempio in una busta di plastica, vanno incontro rapidamente a processi degenerativi e putrefattivi. Inoltre un contenitore chiuso non permette la dispersione delle spore. 8 Evitiamo di danneggiare il substrato boschivo con qualsiasi attrezzo (bastoni, uncini, rastrelli). In taluni casi, atteggiamenti insensati possono creare un danno irreparabile al micelio fungino e all’ambiente. 10 Infine, cerchiamo di lasciare il bosco pulito così come lo abbiamo trovato e, se possibile, anche meglio, come se non fossimo affatto passati in quel posto. Il bosco ci ringrazierà ripagandoci con splendidi e abbondanti cestini! Elenco degli autori dei taxa Le abbreviazioni indicate nel testo, si riferiscono ai nomi degli scopritori delle specie fungine. Elias Magnus Fries (1794-1878) Christian Hendrick Persoon (1755-1836) Giovanni Antonio Scopoli (1723-1788) Jean Jacques Paulet (1740-1826) Pierre Bulliard (1752-1793) Lucien Quélet (1832-1899) Rolf Singer (1906-1994) Paul Kummer (1834-1912) Jacob Christian Schaeffer (1718-1790) Martin Vahl (1749-1804) stampato in italia © copyright 2007 by parco regionale roccamonfina foce garigliano tutti i diritti riservati progetto grafico zelig questa pubblicazione è stata curata dall'Associazione Micologica Roccamonfina 32 Claudio Berna, Marcello Boragine, Marco Cipriani, Carla Pagliaro