Funghi bianchi su prato... Prataioli? Purtroppo no, non è sempre così. Anzi, il più delle volte è proprio il contrario. Nei prati, infatti, sono così numerose le specie fungine con colorazioni del cappello chiare, la maggior parte velenoso-mortali o tossiche o quantomeno sospette, che se si va per funghi con la regola che quelli a cappello bianco o biancastro e che crescono nei prati sono tutti Prataioli buoni commestibili, si avrà un’alta probabilità di finire avvelenati al pronto soccorso! Con i funghi, l’unica regola che vale è solo quella di conoscerli, uno per uno, almeno di quelli che decidiamo di raccogliere per consumare. di Claudio Angelini Funghi bianchi su prato... Prataioli? Infatti, molte delle Lepiota di piccola taglia crescono proprio nei prati, hanno il cappello con colorazioni di fondo biancastre e sono quasi sempre mortali se consumate in quantità sufficiente. Lo stesso vale anche per le Clitocybe bianche, a crescita spesso praticola, sempre tossiche anche se consumate in piccole quantità (anche se, per fortuna, non mortali). A ben vedere, però, in entrambi questi casi si tratta di funghi piuttosto piccoli, Agaricus campestris (buon commestibile) poco carnosi e che non raggiungono quasi mai le dimensioni dei veri Prataioli e che perciò non dovrebbero invitare alla raccolta. Ed invece, nonostante lo scambio sembrerebbe poco probabile, si registrano ogni anno in Italia parecchi casi di avvelenamenti sia da Lepiota di piccola taglia che da Clitocybe bianche raccolte per Prataioli. Come si accennava in precedenza, nei prati crescono ancora altri funghi bianchi che, se non proprio velenosi, Agaricus bitorquis (buon commestibile) Melanoleuca evenosa (commestibile di scarso valore) Clitocybe dealbata (velenoso) sono almeno sospetti, e che, in effetti, assomigliano molto più dei precedenti a dei veri e propri Prataioli. Ci si riferisce soprattutto al fungo Leucoagaricus leucothites (o, come lo si chiamava in passato, Agaricus cretaceus o ancora Lepiota naucina): un fungo ancora da molti raccolto e consumato per tradizione, ma che, in alcuni rari casi e per ragioni ancora sconosciute, provoca delle intossicazioni gastrointestinali anche gravi. In effetti questa specie, ad un esame superficiale, potrebbe davvero ricordare un vero Prataiolo, non solo per i colori bianchi di cappello e gambo e per crescere nei prati, ma anche per l’aspetto generale, la taglia e la presenza, come in tutti i Prataioli, di un evidente anello a «gonnellino» sul gambo. La differenza la fa il colore delle lamelle: bianche da giovane, poi rosa da adulto in Leucoagaricus leucothites; al contrario, rosa nei giovani, poi da Agaricus urinascens (buon commestibile) marrone scuro a quasi nerastre nei veri Prataioli adulti. Se non si osserva bene questo carattere, è veramente facile confondersi soprattutto se si raccolgono individui ancora giovani (cioè a cappello non ancora aperto del tutto). C’è ancora un’altra specie che cresce comune nei prati di montagna in primavera e che ha il cappello bianco o crema-biancastro, la Melanoleuca evenosa (più conosciuta col vecchio nome di Tricholoma cnista o Melanoleuca subalpina). Si riconosce facilmente dal prataiolo, anche se la taglia è abbastanza simile, per le lamelle sempre bianche e fitte in ogni stadio di crescita, per l’assenza dell’anello sul gambo e per la presenza di un evidente umbone (prominenza) al centro del cappello. In questo caso lo scambio non è pericoloso poiché si tratta di specie commestibile anche se di scarsissimo valore per un sapore, Lepiota cristata (velenoso) dopo cottura, non proprio esaltante. Ma anche fosse che il fungo bianco che abbiamo raccolto sul prato sia davvero un Prataiolo, non è detto ancora che si tratti di un fungo commestibile. Anche tra i Prataioli, scientificamente chiamati Agaricus, ci sono specie commestibili e specie tossiche (per fortuna mai mortali). In questo caso la differenza la fanno il colore della carne all’estremità inferiore del gambo: in quelli velenosi cambia Funghi bianchi su prato... Prataioli? di colore in pochi secondi dal bianco al giallo oro se tagliata o esposta all’aria ed in corrispondenza del viraggio emana un netto odore di inchiostro. In quelli commestibili, invece, rimane bianca o può arrossire, ma mai diventare di color giallo vivo e non emana odori sgradevoli. Attenzione, però; non è sempre facile come Lepiota lilacea (mortale) Leucoagaricus leucothites (sospetto) sembra: spesso questo carattere non è sempre così evidente, soprattutto se si è raccolto male il fungo avendo lasciato l’ultimo centimetro della punta del gambo ancora piantato nel prato. Questa è la dimostrazione più eclatante che i funghi devono essere raccolti completamente, senza essere tagliati alla base o strappati sul gambo, pena il non poterli poi riconoscere con Agaricus xanthodermus var. griseus (velenoso) certezza venendo a mancare alcuni caratteri fondamentali ai fini della determinazione. Per cui, alla fine, o si è certi di quello che si raccoglie o è meglio sempre portarli a controllare presso l’Ispettorato Micologico dell’ASL più vicina: il controllo è gratuito! Attenzione a non fidarsi degli esperti improvvisati o di chi si ritiene tale: esperto, almeno con i funghi, è chi FIRMA e ne certifica la commestibilità avendone TITOLO (Micologo ai sensi del DM 686/1996).