Osvaldo e Rosario Tagliavini HOHENBUEHELIA GEOGENIA (D.C.: Fr.) Singer sin. Acanthocystis geogenia Cresce, in autunno, in boschi misti di conifere e di latifoglie. Specie rara. Cappello largo 4-12 cm, di colore bruno-giallo scuro, aperto a ventaglio conchiforme o chiuso a petalo, con margine sottile e sinuoso. Cuticola opaca e vischiosa a tempo umido, coperta da peluria biancastra o grigiastra. Lamelle molto decorrenti, sottili e strette, prima biancastre, poi ocracee. Gambo pieno e rudimentale, pallido, laterale, più chiaro del cappello, con fibrille innate o leggermente feltrato. Carne spessa, tenace, biancastra con odore e sapore di farina. Spore bianche in massa o pallide, ellissoidali, 5-7 x 4-5 µm. Commestibile scadente. Note Si riconosce per il cappello aperto a ventaglio conchiforme, coperto da peluria biancastra o grigiastra. Si differenzia dalla H. petaloides, specie meno carnosa e più pallida, di forma spatolato-imbutiforme, che cresce sul legno degradato di latifoglie. PLEUROTUS ERYNGII var. ERYNGII (D.C.: Fr.) Quélet sin. P. fuscus (Batt.) Bresadola Cresce, in primavera-autunno, nei pascoli, in luoghi incolti e sassosi, su radici e resti di Eryngium campestre. Specie comune. Cappello largo da 4 a 14 cm, carnoso, convesso, quindi irregolarmente espanso e depresso, con margine a lungo involuto, e colore che va dal brunastro al grigio brunastro. Lamelle non molto fitte, biancastre, poi con sfumature cinerognolo-ocracee, alte, decorrenti sul gambo e raccordate spesso tra loro. Gambo spesso eccentrico, pieno e robusto, affusolato al piede, liscio, biancastrogiallognolo. Carne bianca. Odore e sapore grati. Spore bianche in massa, ellittico-allungate, lisce, 9-15 x 4-6 µm. Commestibile ottimo anche essiccato. Note In Basililicata è conosciuto da sempre col nome dialettale di “cardungidd’”. Viene considerato il fungo per antonomasia grazie alla sua straordinaria versatilità in cucina. È coltivato con successo. – 174 – Atlante dei funghi commestibili della Basilicata – 175 – Osvaldo e Rosario Tagliavini PLEUROTUS ERYNGII var. FERULAE Lanzi Cresce, in primavera-autunno, in luoghi incolti, sui resti di una ombrellifera detta Ferula Lanzi. Specie comune. Cappello carnoso, largo 3-15 cm, prima convesso-umbonato, poi piano, con margine involuto. Lamelle da bianco-sporco a cremine, fortemente decorrenti sul gambo e molto anastomosate. Gambo eccentrico o laterale, di colore bianco-sporco-grigiastro. Carne biancastra. Odore e sapore grati. Spore bianche in massa, cilindriche, 10-14 x 5-6 µm. Commestibile ottimo: si presta anche ad essere essiccato. Note Si riconosce perché cresce sui resti della Ferula Lanzi. Raggiunge dimensioni maggiori del precedente, anche fino a 17 cm. È conosciuto come “fung’ d’ la ferula”. PLEUROTUS CORNUCOPIAE (Paulet) Rolland Cresce, dalla primavera all’autunno, su tronchi e ceppaie di latifoglie, soprattutto olmi e pioppi. Specie non molto comune. Cappello carnoso, largo 5-12 cm, da convesso ad ombelicato, ad imbutiforme, con margine sottile e involuto che, con l’età, diviene sinuoso e fessurato. Cuticola glabra, di colore crema, grigiastro o nocciola, più scura nella zona centrale. Lamelle lungamente decorrenti fino a raggiungere, a volte, la parte bassa del gambo, fitte, larghe, con anastomosi, di colore bianco-crema. Gambo pieno, centrale od eccentrico, ricurvo, spesso ramificato, striato dalle solcature delle lamelle, biancastro. Carne molle, tenace con l’età, biancastra, con lieve odore farinaceo-anisato e sapore mite. Spore bianche in massa, ellittiche, lisce, ialine, non amiloidi, 7,5-11 x 3,5-5 µm. Commestibile. Note Si riconosce per le lamelle lungamente decorrenti sul gambo, quasi a disegnare una sorta di reticolo a maglie allungate. “Le spore da biancastre diventano rosa dopo la deposizione” (Intini). Questa specie viene localmente chiamata “fungo di cerro”. – 176 – Atlante dei funghi commestibili della Basilicata – 177 – Osvaldo e Rosario Tagliavini PLEUROTUS DRYINUS (Pres.) Kummer sin. P. corticatus Cresce, in estate-autunno, soprattutto su legno di latifoglie (querce, aceri e pioppi). Specie non molto comune. Cappello sodo e carnoso, largo 5-15 cm, più o meno a forma di conchiglia, con orlo involuto ed appendicolato per residui di velo bianchi e fugaci. Cuticola biancastra, finemente feltrata, ricoperta da minute squamule di colore crema-grigio-bruno. Lamelle spesse, decorrenti lungo il gambo, spaziate e anastomizzate, di colore biancastro-crema. Gambo sodo e duro, corto, eccentrico o laterale, feltrato come il cappello, munito di un velo fugace. Carne tenace, biancastra, virante al giallo, con odore fungino e sapore mite. Spore bianche in massa, cilindracee e lisce, non amiloidi, 10-13 x 3,5-4,5 µm. Commestibile da giovane. Note Si riconosce per crescere su legno di latifoglie, per il cappello feltrato-squamuloso, le lamelle decorrenti, il gambo eccentrico e per l’ anello fugace. PLEUROTUS OSTREATUS (Jacq.: Fr.) Kummer Cresce, in autunno-inverno, a cespi, su ceppaie e tronchi di latifoglie, raramente su quelli di conifere. Specie diffusa ed abbondante. Cappello largo 5-16 cm, eccentrico ed assimetrico, a forma di conchiglia con margine involuto, liscio, brillante, viscido in ambiente umido, glabro, da grigio a bruno, da nocciola chiaro al grigio-azzurro. Lamelle fitte, ineguali, decorrenti, quasi grige, poi di colore avorio chiaro. Gambo biancastro, pieno, corto o addirittura inesistente, eccentrico o laterale, svasato in alto, rivestito da peluria cotonosa. Carne bianca, spessa, tenace. Odore leggero. Sapore mite. Spore bianche in massa, cilindrico-allungate, lisce, non amiloidi, 8-11,5 x 3-4,5 µm. Commestibile. Note Specie conosciuta con i nomi dialettali di “pennella, p’nella o p’nedd’”. Viene ampiamente coltivata ed è presente in qualsiasi mercato cittadino. Si potrebbe confondere con il P. dryinus che si distingue per avere la cuticola del cappello feltrato-squamosa, le lamelle decorrenti, il gambo eccentrico ed un anello piuttosto fugace. – 178 – Atlante dei funghi commestibili della Basilicata – 179 – Osvaldo e Rosario Tagliavini AMANITA CAESAREA (Scopoli.: Fr.) Persoon Cresce, d’estate e d’autunno, sotto castagni e querce, in zone calde e asciutte. Specie comune. Cappello largo 6-18 cm, globoso, poi campanulato-emisferico, infine espanso con margine striato. Cuticola di colore rosso-arancio, facilmente asportabile. Lamelle gialle, libere e fitte. Gambo liscio, internamente giallo, subcilindrico e ingrossato alla base. Anello concolore al gambo, membranoso, ampio, pendulo e striato. Volva bianca, ampia e membranosa. Carne bianca internamente, giallina all'esterno. Odore e sapori grati. Spore bianche in massa, ovoidali, 9-11 x 6-7 µm, non amiloidi. Commestibile ottimo, anche da crudo. Note La Legge Regionale n. 48 del 1998 proibisce la raccolta di questa specie allo “stadio di ovulo chiuso” e ne limita la quantità a un solo chilogrammo. Attenti a non confonderla con le amanite mortali quando è allo stadio do ovolo chiuso e con l’A. muscaria, che però, ha l’anello, il gambo e le lamelle bianche. AMANITA RUBESCENS Persoon.: Fries Cresce, dalla primavera all’autunno, sotto quercia. È specie comune ed abbondante. Cappello largo 5-15 cm, da emisferico a piano. Cuticola di colore rosso-vinoso più o meno scuro, a volte sbiadita, con verruche piccole e grigiastre. Lamelle libere e fitte, bianche, ma macchiantesi di rossastro alla pressione. Gambo cilindrico con piede ingrossato, più pallido o concolore al cappello, ma sempre più chiaro in alto. Anello pendulo e striato superiormente. Volva dissociata in squame. Carne biancastra, tendente al rosso-vinoso all’aria, soprattutto al piede del gambo. Odore insignificante. Sapore grato. Spore bianche in massa, ovoidali, amiloidi, 7,3-11 x 5,5-7,5. µm. Commestibile dopo lunga cottura perchè contiene tossine termolabili. Allo stato crudo è, quindi, tossico. Note Si può confondere con l’A. pantherina, velenosa, che ha la carne bianca non virante al rosso-vinoso all’aria e una volva aderente e dissociata in anelli. – 180 – Atlante dei funghi commestibili della Basilicata – 181 – Osvaldo e Rosario Tagliavini AMANITA CECILIAE (Berkeley & Broome) Bas sin. A. inaurata Secr. Cresce, in estate-autunno, in boschi di latifoglie. Specie non molto comune. Cappello largo 7-18 cm, dapprima subovoidale, poi campanulato, infine appianato, con largo umbone centrale, nettamente striato al margine. Cuticola leggermente viscosa, di colore grigio-brunastro con tonalità giallognole, più chiare al margine, ricoperta da placche farinose asportabili, prima grigiognole, poi nerastre, più scure e fitte al centro. Lamelle libere al gambo, piuttosto fitte, intercalate da lamellule ad angolo retto, biancastre con tendenza ad ingrigire soprattutto sul filo. Gambo prima midolloso, poi cavo, slanciato, subcilindrico, rastremato in alto, da biancastro a bruno-grigiastro, percorso interamente da zigrinature cotonose, grigio-cenere. Anello sottoforma di tracce indistinte. Volva dapprima bianca, cotonosa, friabile, presto ridotta a solo cercini anuliformi grigio-fuligginosi, disposti obliquamente sulla base. Carne biancastra, senza odori e sapori significativi. Spore bianche in massa, sferiche, appena guttulate e granulose, non amiloidi, 10,3-11,7 x 11-12,8 µm. Commestibile dopo cottura. Note Si riconosce per il portamento robusto, per le vistose ornamentazioni grigio-nerastre e per la volva cinerognola e farinosa che si dissocia in labili frammenti anulari. AMANITA CROCEA (Quélet) Melzer Cresce, dalla primavera all’autunno, nei boschi di latifoglie e di conifere. Specie non comune. Cappello largo 6-12 cm, giallo-zafferano, arancione pallido, prima conico-campanulato, poi convesso-espanso con cuticola umida e margine tipicamente striato. Lamelle bianco-cremose, piuttosto fitte, ventricose, arrotondate al gambo, intercalate da lamellule. Gambo subcilindrico, slanciato, rastremato verso l’alto, ornato da squamettature concolori al cappello. Volva alta, inguainante, bianca esternamente, ocracea internamente. Carne fragile, di colore bianco-arancio, senza odori e sapori particolari. Spore bianche in massa, subsferiche, ialine, 10-12,5 x 9,5-11,5 µm, non amiloidi. Commestibile, dopo cottura. Note Si riconosce per il colore giallo-arancio del cappello e per la zigrinatura fioccosa concolore che ricopre il gambo e per la volva esternamente bianca, internamente ocra. – 182 – Atlante dei funghi commestibili della Basilicata – 183 –