27/11/2015 16:33 Sito Web AGI Salute: creato kit per definire terapia contro dolore cronico (AGI) - Firenze, 27 nov. - Un kit per misurare il dolore e impostare in modo corretto la terapia. Si chiama "Pain Generator" e' verra' distribuito insieme a un video illustrativo a 3.000 medici di medicina generale all'inizio del 2016. L'iniziativa, realizzata con il contributo incondizionato di Angelini, e' presentata oggi al 32esimo Congresso Nazionale della Societa' Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) in corso a Firenze. E con il progetto Teseo 2 la Simg ha definito un nuovo modello per migliorare anche l'adesione al trattamento. "La tipizzazione del dolore costituisce il punto di partenza per definire la terapia appropriata", ha spiegato Claudio Cricelli, presidente della Simg. "In questi ultimi dieci anni il dolore - ha continuato - e' emerso come importante problema di salute pubblica, causa di gravi sofferenze e di enormi costi sanitari, pari ogni anno a circa 18 miliardi di euro. Rappresenta oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro per motivi medici, una persona su cinque perde la propria occupazione, il 50 per cento dei pazienti soffre di depressione e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40 per cento dei casi". "Pain Generator" e' composto da semplici strumenti come pennelli, batuffoli di cotone e spillette. Nel video vengono illustrati gli step che portano a classificare il disturbo come nocicettivo, neuropatico o sindrome mista meccanicostrutturale. "Il dolore cronico non oncologico costituisce uno dei piu' comuni motivi di consultazione medica: basti pensare che interessa nel nostro Paese oltre 15 milioni di persone, il 20 per cento della popolazione. Mina l'integrita' fisica e psichica del paziente, preoccupa i familiari e incide in maniera negativa sulla qualita' della vita", ha affermato Pierangelo Lora Aprile, segretario scientifico della Simg e responsabile Area medicina del dolore e cure palliative. (AGI) . TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ricerca e sviluppo 28/11/2015 Pag. 19 diffusione:88274 tiratura:127149 I CITTADINI si rivolgono sempre più spesso al loro medico di famiglia: tra il 2005 e il 2012 il numero di visite è aumentato del 22% e ora i rappresentanti della Simg, la società di medicina generale a congresso a Firenze, propongono un nuovo modello di assistenza sul territorio: ambulatori come unità complesse con competenze avanzate, alternative sia all`ospedale che agli specialisti, destinate a occuparsi della «media intensità di cura». Qui i pazienti troveranno un'assistenza a 360 gradi della maggioranza dei problemi che riguardano la propria salute. All`ospedale dovrà essere lasciata solo l`alta intensità di cura. La Simg ha anche presentato a Firenze il primo kit per misurare il dolore cronico: si chiama «Pain Generator» e sarà distribuito a 3.000 medici all'inizio del 2016. Di dolore cronico non oncologico soffrono in Italia 15 milioni di persone con una spesa pubblica da 18 miliardi di euro. È la seconda causa di assenteismo dal lavoro per motivi medici. Una persona su cinque perde per questo motivo la propria occupazione, il 50% dei pazienti soffre di depressione, il 40% di disturbi ansiosi. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Medici di famiglia, boom di visite «Serve un nuovo modello di assistenza» 28/11/2015 Pag. 16 Ed. Catanzaro Il dolore visto non soltanto come sintomo Il ruolo dei medici di base SECONDO recenti dati Istat confermati dal sistema informativo sanitario (NSIS), sono 12 milioni oggi in Italia le persone che soffrono di dolore cronico. Dolore che, ben al di là dall'essere solo un sintomo di qualche patologia, è una malattia esso stesso, al punto da essere riconosciuto dall'Organizza zione mondiale della sanità tra i primi cinque problemi sanitari planetari. L'Italia nel 2010 si è dotata di una legge (lan. 38) che ha determinato una svolta nella lotta al dolore, modificando l'accessibilità agli interventi sanitari attraverso la previsione di una rete di centri di riferimento regionali (Hub) e di punti disseminati sul territorio in modo capillare (Spoke). In Calabria quale centro Hub è stata individuata l'Unità operativa complessa di Terapia del dolore e cure palliative dell'Azienda ospedaliera di Cosenza, diretta dal dottore Francesco Amato, e attualmente in funzione nel presidio ospedaliero di Rogliano. Il trattamento del dolore ha vari livelli di complessità. Il primo - dice in buona sostanza Amato, già presidente nazionale della Federdolore, Società italiana dei clinici del dolore - appartiene al medico di medicina generale (se uno ha un dolore va prima di tutto dal suo medico di famiglia). Per i casi più complessi i cittadini hanno l'op portunità di rivolgersi, su indicazione dello stesso medico di famiglia, ai centri Spoke o a quello Hub regionale. Il percorso di cura disegnato dalla legge in Calabria funziona, per come riconosciuto a livello ministeriale (nell'ultima relazione del ministro al Parlamento sull'adempimento dei Lea la Calabria rientra per il settore della terapia del dolore nelle cinque regioni virtuose). «Quello che forse ancora manca, anche a livello nazionale, è una corretta informazione su cosa sia la terapia del dolore. È esperienza di molti aggiunge il dottore Amato - il "pellegrinaggio" da vari medici prima di trovare il sollievo. Molti credono che il Terapista del dolore sia "quello che dà la morfina"e anche molti medici non hanno le idee chiare sul ruolo di questo specialista». Quello diretto da Amato è un centro multidisciplinare che si occupa da anni del dolore cronico non maligno e del dolore oncologico: «Studiamo i meccanismi che producono il dolore, ne riconosciamo le cause, scegliendo ed applicando le terapie più appropriate attraverso una personalizzazione terapeutica, prendendo in carico il paziente in maniera complessiva e fornendo un'assistenza continua», spiega Francesco Amato, sottolineando l'utilizzo di «metodiche e procedure mini e micro invasive nel trattamento di problemi come ernia del disco, artrosi, stenosi spinale». All'interno del centro, cioè, operano diversi specialistiche lavorano«utilizzando le più recenti tecnologie diagnostiche e terapeutiche sia mediche che interventistiche». La rete calabrese di Terapiadel doloreè stataarticolata in una serie di Spoke individuati presso le strutture ospedaliere di Vibo, Lamezia, Crotone, Catanzaro e Reggio (questi ultimi due di secondo livello, cioè più strutturati rispetto ai servizi ambulatoriali degli altri Spoke). Altri punti non sono stati ancora attivati. «Ma la capillarità sul territorio della cura della cronicità del dolore - afferma ancora Amato - deve essere assicurata da medici di medicina generale adeguatamente formati nelle aggregazioni funzionali previste dalla legge (per esempio nei Nuclei di cure primarie e/o Aggregati funzionali territoriali)». La grande valenza della normativa sulla Terapia del dolore, secondo Amato, è duplice: «Non solo si offre al paziente una attenzione nuova finalizzata al trattamento delle patologie a cui è associato il dolore (non ci può essere qualità di vita e qualità di curase nonc'è unaappropriata cura del dolore), ma spiega Amato - si raggiunge l'obiettivo di limitare l'inap propriatezza di ricoveri, di accessi al Pronto soccorso, di utilizzo di risonanze magnetiche e Tac. Da uno studio fatto con Agenas nel 2009 abbiamo evidenziato come la inapproprietezza legata alla cura del dolore generauna diseconomiachesi aggira intorno al 18-23% della spesa sanitaria corrente». r.v. Un'immagine per rappresentare il "mal di testa" TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato COSENZA Ecco un settore di cura nuovo in cui la Calabria è tra le regioni virtuose 28/11/2015 Pag. 16 Ed. Catanzaro Dal mal di schiena a quello per i tumori Un approccio multidisciplinare e nuove tecniche micro e mini-invasive per dare sollievo e qualità della vita Francesco Amato QUALI sono i casi più ricorrenti di "dolore"per cui si può accedere ai centri specialistici? Mal di schiena (pare ne soffrano otto italiani su dieci), lombosciatalgia, cervicobrachialgia (i dolori cervicali), mal di testa, artrosi, dolori vascolari e dolore per malattie tumorali. Per quanto riguarda i pazienti con lombal gia a causa di problemi come ernia del disco, artrosi o stenosi spinale, sottolinea il dottor Francesco Amato, «lo specialista del dolore valuta il paziente, determina o conferma la fonte di dolore e discute gli obiettivi del trattamento con il paziente per determinare il trattamento più appropriato. Per alcuni pazienti, la prescrizione di farmaci antidolorifici e terapia fisica sono sufficienti per controllare il dolore. Ma molti pazienti hanno bisogno di prendere in considerazione altre opzioni per la gestione del dolore. Alcuni dei più recenti trattamenti e tecnologie per ilmal di schiena includono:un'iniezione di steroidi epidurale transforaminale, Facet blocchi nervosi e ablazione con radiofrequenza, procedure di ablazione intradiscale, stimolatore del midollo spinale, Mini-invasiva di decompressione lombare (mild®) Minimamente invasiva di decompressione del disco, Drug delivery intraspinal, Scrambler Therapy». Per il mal di testa , gli specialisti lavorano con il paziente per determinare il tipo di cefalea - tensiva, emicrania, cluster o cervicogenico - e individuare le possibili cause. «Quando il tipo di mal di testa viene diagnosticato correttamente e i fattori che contribuiscono ad essa sono identificati, il trattamento - dice Amato -può essere molto efficace nel ridurre la frequenza e la gravità e aiutare le persone nel tornare alle loro normali attività». Il dolore di origine neoplastica è un problema di grandissima importanza sanitaria e sociale. «Nei pazienti oncologici - spiega il responsabiledel centroHub diTerapia deldolore di Cosenza - il dolore è presente in circa un terzo già al momento della diagnosi, mentre in fase avanzata colpisce almeno i due terzi dei casi. Numerosi studi evidenziano che il dolore cronico da cancro colpisca circa dal 49 al 57% dei pazienti sottoposti a trattamento attivo e il 75% dei pazienti in fase avanzata. Il centro propone la condivisione e la promozione della qualità delle prestazioni al paziente con dolore oncologicoattraverso ladefinizione el'aggiornamen to periodico dei criteri e degli standard di trattamento e l'umanizzazione delle cure. La presa in carico assistenziale dei pazienti con dolore da neoplasia, nelle diverse fasi, dalla diagnosi alla terapia, consente di migliorare conseguentemente la qualità di vita, secondo un modello bio-psico-sociale e in coerenza con le linee guida disponibili basate sulle prove di efficacia e con le più attuali linee di ricerca scientifica». Lo staff dell'Unità di Terapia del dolore di Cosenza, centro regionale di riferimento TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA SCHEDA Cosa viene trattato nell'Hub 28/11/2015 Pag. 19 Ed. Aquila-avezzano-sulmona diffusione:16868 tiratura:23481 Dolore , come combatterlo Dolore, come combatterlo Dall'1 al 15 dicembre campagna informativa nelle farmacie L'AQUILA Dolore cronico: l'Asl entra nelle farmacie e, con 20 volontari, fa informazione diretta sugli utenti presenti, svolgendo al contempo una ricerca sul campo per capire fabbisogni e necessità della popolazione. Dal primo al 15 dicembre prossimi l'azienda sanitaria, grazie a un progetto varato in sinergia con l'associazione Vado, Fondazione Carispaq, Fondazione Paolo Procacci e Ordine dei farmacisti (rappresentato da Angela Pellacchi), darà corso a un'originale iniziativa, senza precedenti in Abruzzo (e in altre regioni), che è stata illustrata in una conferenza stampa svoltasi all'hospice dell'Aquila, all'ex Onpi. I 20 volontari Vado (associazione per assistenza domiciliare che opera in stretta collaborazione con l'Asl), in possesso di specifiche competenze, saranno gli operatori sul campo dell'opera di divulgazione che verrà attuata in tutta la provincia dell'Aquila, all'interno delle 65 farmacie che hanno aderito alla proposta dell'Asl. La divulgazione, dal titolo "Valuta e cura il tuo dolore", riguarderà le farmacie dislocate in varie aree della provincia, sia nelle località più importanti (come L'Aquila, Avezzano e Sulmona), sia nei piccoli paesi. I contatti con gli avventori, all'interno delle farmacie, si svolgeranno ovviamente con la collaborazione dei 65 titolari delle attività che hanno accolto con molto interesse l'idea lanciata dall' Asl. In aggiunta all'approccio verbale dei volontari con la gente, finalizzato a divulgare i servizi dell'Asl sul trattamento del dolore e cure palliative, verranno distribuiti, all'interno delle stesse farmacie, 9.600 opuscoli. Quest'ultimi, composti di 12 pagine, oltre alle notizie sui servizi offerti dall'azienda sanitaria, conterranno molte delle risposte alle tante domande che più frequentemente gli utenti si pongono sul dolore. Quesiti individuati tramite una ricerca fatta utilizzando i tanti canali del web che raccolgono dubbi, domande, perplessità e richieste della popolazione. A questo materiale si aggiungeranno, inoltre, 100 locandine divulgative. Alla conferenza stampa, per illustrare l'iniziativa, hanno preso parte il manager Asl Giancarlo Silveri, il direttore della Rete del dolore e cure palliative dell'Asl, professor Franco Marinangeli, i volontari Vado, il professor Giustino Varrassi presidente della Fondazione Paolo Procacci, il presidente della Fondazione Carispaq Marco Fanfani e i rappresentanti dell'Ordine dei farmacisti della provincia dell'Aquila. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dolore , come combatterlo Dall'1 al 15 dicembre campagna informativa nelle farmacie 28/11/2015 Pag. 45 Ed. Abruzzo diffusione:135752 tiratura:185831 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Terapia del dolore , i questionari nelle farmacie C'è ancora poca informazione sulla terapia del dolore. Oltre il 30% di malati con dolori cronici o ricorrenti si rivolge al proprio farmacista di fiducia, in molti non sanno neanche dell'esistenza di centri per la terapia del dolore della Asl come quello coordinato dal Professor Franco Marinangeli, ubicato nell'ambito dell'Hospice della struttura ex Onpi. Lo stesso professore, grazie al supporto di Fondazione Carispaq che ha finanziato il progetto, Fondazione Procacci e medici volontari assistenza domiciliare hanno elaborato un progetto che consiste nella somministrazione di un questionario, attraverso le farmacie cittadine da sottoporre ai cittadini che soffrono di dolori cronici. «Lo scopo è indagare nella popolazione la conoscenza del dolore, la cui diffusione in Italia è di un abitante su 4». Soddisfatti anche il manager Giancarlo Silveri il quale ha spiegato che «il progetto è un altro tassello importante verso la deospedalizzazione». Una volta ottenuti i dati dovranno essere elaborati e sviluppati per venire incontro alle esigenze dei cittadini. Sulla base di risultati sarà elaborata una strategia di assistenza domiciliare e non. Fondamentale anche formare i medici di base che, da qualche tempo assicurano il proprio servizio anche il sabato mattina. «Esclusi i malati oncologici dell'Hospice - ha - spiegato il professor Marinangeli - sono stati circa 2 mila i contatti avuti con il centro del dolore dal momento sella sua creazione. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 7 29/11/2015 Pag. 38 diffusione:48518 tiratura:74334 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MEDICINA | BENESSERE Se il dolore è cronico I vantaggi degli oppioidi Quando e come sono una terapia valida e sicura Federico Mereta LA LEGGE 38, che regola e semplifica la prescrizione dei farmaci oppioidi per il trattamento del dolore cronico, ha appena compiuto cinque anni. Ma non si può certo dire che si sia raggiunto il 'top' delle cure. «Gli oppiacei sono farmaci fondamentali per la terapia del dolore cronico spiega Diego Fornasari, docente di farmacologia all'università di Milano -, quello che in pratica diventa un problema a sé stante, quasi sganciato dalla patologia di base. L'Organizzazione mondiale della sanità segnala come questi medicinali possano essere impiegati nel trattamento del dolore moderato/severo e come siano noti i potenziali effetti collaterali, come la sonnolenza o la stipsi, e come si possano affrontare». Negli ultimi tempi, tuttavia, dagli Usa è rimbalzato l'allarme 'dipendenza'. Lo specialista tranquillizza su questo fronte: se vengono prescritte al giusto paziente, in maniera appropriata, non ci sono rischi di questo tipo: «Innanzitutto dall'altra parte dell'Oceano i numeri sono completamente diversi - sottolinea Fornasari -, con un grandissimo impiego da parte di molti pazienti, in numerosi casi con una scarsa sorveglianza medica. Da noi i pazienti trattati con queste terapie sono molti meno e deve essere sempre il medico a prescrivere i farmaci oppiacei. Quindi il rischio di un uso improprio è davvero minimo». Ci sono però anche altri elementi che inducono alla tranquillità. Le più recenti ricerche in neurobiologia spiegano infatti che i circuiti implicati nella genesi del dolore sono diversi da quelli che entrano in gioco in caso di dipendenza. «Il paziente con dolore cronico, proprio per questo motivo, tende a perdere il gusto perché il suo centro del piacere non funziona correttamente e non è predisposto a sviluppare dipendenza - precisa lo studioso -. Ci sono però alcuni soggetti nei quali questi farmaci andrebbero impiegati con attenzione, perchè presentano fattori di rischio come una pregressa esposizione a dipendenze da alcol, cocaina o altro, la presenza di patologie psichiatriche, un'età giovane». Per evitare qualsiasi rischio di dipendenza, quindi, la chiave sta nell'uso appropriato e nei giusti pazienti, per poter avere i vantaggi e poter davvero aiutare chi soffre di dolore cronico. Fondamentale è sempre il rapporto tra chi cura e chi viene trattato: questi malati non vanno mai 'abbandonati' maseguiti regolarmente, prevedendo, quando possibile, sospensioni. La ricerca inoltre si è attivata per fronteggiare i fenomeni legati ad uso improprio dei farmaci per il dolore verificatisi negli Stati Uniti. Ad esempio, sono già stati sviluppati farmaci, come le compresse "crush-resistant" che non possono essere impiegate per scopi diversi dalla cura del dolore. Inoltre, anche in Italia sono disponibili formulazioni che addirittura associano l'oppioide al suo antagonista, che rendono il farmaco non attraente per uso che non sia quello indicato nella cura del dolore. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 9 30/11/2015 Pag. 27 Ed. Civitavecchia diffusione:135752 tiratura:185831 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Terapie antidolore il S. Paolo inserito nella rete regionale SANITÀ Anche l'ospedale S. Paolo inserito nella rete regionale per la terapia del dolore prevista dal decreto firmato sabato dal Presidente Nicola Zingaretti che riorganizza la rete dei servizi e delle competenze che fanno parte della rete assistenziale. Due centri di riferimento (Hub) e 21 ambulatori (Spoke) distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio regionale. Gli Hub sono stati individuati al Policlinico Umberto I e il Policlinico Tor Vergata, un centro ogni 2.500.000 abitanti. L'Umberto I sarà punto di riferimento per 11 centri: 6 nel Comune di Roma (S. Giovanni Addolorata, Nuovo Regina Margherita, S. Camillo, Grassi di Ostia, Fiumicino, S. Filippo Neri e S. Andrea) e 4 nelle province: ospedale di Civitavecchia, Belcolle di Viterbo, De Lellis di Rieti, Goretti di Latina e l'ambulatorio del Distretto territoriale di Gaeta. Tor Vergata invece sarà punto di supporto per 4 centri romani e sei della provincia. Il centro del San Paolo, come altri (Pertini di Roma, Grassi di Ostia, Goretti di Latina, Ssd Trinità di Sora e Spaziani di Frosinone) dovrà essere maggiormente qualificato sia in termini strutturali che organizzativi al fine di assicurare una risposta assistenziale alle aree territoriali di competenza. La Rete per la terapia del dolore si avvale di una Struttura di coordinamento regionale, istituita presso la Direzione Salute. In base ad una recente ricerca condotta in Europa, l'Italia si colloca ai primi posti con una prevalenza di pazienti con dolore cronico del 26%, dopo la Norvegia (30%) e la Polonia (27%). «L'obiettivo è quello di garantire a tutti i pazienti portatori di una patologia di dolore cronico la continuità assistenziale in tutte le fasi delle malattia» spiega il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. © RIPRODUZIONE RISERVATA TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 8 30/11/2015 08:18 Sito Web IlFarmacistaOnline.it Gli Hub sono stati individuati presso il Policlinico Umberto I e Tor Vergata "nel rispetto del fabbisogno di un centro ogni 2.500.000 abitanti". Zingaretti: "Coinvolgeremo a breve i medici di medicina generale per la definizione dei percorsi che assicurino la presa in carico". 30 NOV - Due centri di riferimento (Hub) e 21 ambulatori (Spoke) distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio regionale. E' questa l'articolazione funzionale della nuova rete regionale per la terapia del dolore prevista dal decreto firmato sabato dal Presidente Nicola Zingaretti. Il documento, illustrato in sintesi in una nota della Regione, riorganizza la rete dei servizi e delle competenze che fanno parte della rete assistenziale. Gli Hub sono stati individuati presso il Policlinico Umberto I e il Policlinico Tor Vergata, nel rispetto del fabbisogno di un centro ogni 2.500.000 abitanti. L'Umberto I sarà punto di riferimento per 11 centri: 6 nel Comune di Roma (S. Giovanni Addolorata, Nuovo Regina Margherita, S. Camillo, Grassi di Ostia, Fiumicino, S. Filippo Neri e S. Andrea) e 4 nelle province: ospedale di Civitavecchia, Belcolle di Viterbo, De Lellis di Rieti, Goretti di Latina e l'ambulatorio del Distretto territoriale di Gaeta. Tor Vergata invece sarà punto di supporto per 4 centri romani: quello del Pertini, del S. Eugenio, del Presidio integrato S. Caterina della Rosa e dell'Ifo; 6 della provincia: ospedali di Colleferro, di Tivoli, Anzio-Nettuno, Genzano Frosinone e Sora. "I centri degli Ospedali Pertini di Roma, Grassi di Ostia, San Paolo di Civitavecchia, Santa Maria Goretti di Latina, Santissima Trinità di Sora e F. Spaziani di Frosinone, dovranno essere maggiormente qualificati sia in termini strutturali che organizzativi al fine di assicurare una risposta assistenziale alle aree territoriali di competenza", spiega la Regione. "Considerate le loro caratteristiche e l'esperienza accumulata in questi anni, i centri del San Giovanni-Addolorata e l'A.O. Sant'Andrea sono riconosciuti come centri di riferimento della rete per la tecnica di neuromodulazione, l'IRCCS I.F.O. ed il S. Filippo Neri per le tecniche invasive su pazienti oncologici e il centro S. Caterina della Rosa e l'A.O. San Camillo per le tecniche invasive su pazienti non oncologici". La Rete per la terapia del dolore si avvale di una Struttura di coordinamento regionale, istituita presso la Direzione Salute. "In base ad una recente ricerca condotta in Europa, l'Italia si colloca ai primi posti con una prevalenza di pazienti con dolore cronico del 26%, dopo la Norvegia (30%) e la Polonia (27%)", osserva la Regione. "L'obiettivo è quello di garantire a tutte le persone con patologie oncologiche e a tutti i pazienti portatori di una patologia di dolore cronico, la continuità assistenziale in tutte le fasi delle malattia - spiega il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - in questo percorso coinvolgeremo a breve i medici di medicina generale per la definizione dei percorsi che assicurino la presa in carico. La rete è articolata in maniera tale da garantire l'accesso alle cure in modo identico in tutte le aree regionali e nelle strutture in grado di fornire prestazioni appropriate. Anche questo è un nuovo tassello della sanità che stiamo costruendo nel Lazio: una sanità di qualità e più vicina ai reali bisogni di cittadini". TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/12/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lazio. Parte la nuova rete per la terapia del dolore . Attivi 2 centri di riferimento e 21 ambulatori 30/11/2015 Pag. 16 diffusione:26396 tiratura:43828 Terapia del dolore , due grandi centri e 21 ambulatori Coordinamento Affidato alla Direzione Salute della Regione Lazio Red. Cro. Due centri di riferimento (Hub) e ventuno ambulatori (Spoke) distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio regionale. È questa l'articolazione funzionale della nuova rete regionale per la terapia del dolore prevista dal decreto firmato ieri dal Presidente Nicola Zingaretti. Il documento riorganizza la rete dei servizi e delle competenze che fanno parte della rete assistenziale. Gli hub sono stati individuati presso il Policlinico Umberto I e il Policlinico Tor Vergata, nel rispetto del fabbisogno di un centro ogni 2.500.000 abitanti. L'Umberto I sarà punto di riferimento per 11 centri: 6 nel Comune di Roma (S. Giovanni Addolorata, Nuovo Regina Margherita, San Camillo, Grassi di Ostia, Fiumicino, San Filippo Neri e Sant'Andrea) e 4 nelle province: ospedale di Civitavecchia, Belcolle di Viterbo, De Lellis di Rieti, Goretti di Latina e l'ambulatorio del Distretto territoriale di Gaeta. Tor Vergata, invece, sarà punto di supporto per 4 centri romani: quello del Pertini, del Sant'Eugenio, del Presidio integrato Santa Caterina della Rosa e dell'Ifo; 6 della provincia: ospedali di Colleferro, di Tivoli, Anzio-Nettuno, Genzano Frosinone e Sora. I centri degli Ospedali Pertini di Roma, Grassi di Ostia, San Paolo di Civitavecchia, Santa Maria Goretti di Latina, Santissima Trinità di Sora e F. Spaziani di Frosinone, dovranno essere maggiormente qualificati sia in termini strutturali che organizzativi. I centri del San Giovanni-Addolorata e il Sant'Andrea sono riconosciuti come centri di riferimento della rete per la tecnica di neuromodulazione, l'Irccs Ifo e il San Filippo Neri per le tecniche invasive su pazienti oncologici e il centro Santa Caterina della Rosa e il San Camillo per le tecniche invasive su pazienti non oncologici. La rete per la terapia del dolore si avvale di una Struttura di coordinamento regionale, istituita presso la Direzione Salute. «L'obiettivo è quello di garantire a tutte le persone con patologie oncologiche e a tutti i pazienti portatori di una patologia di dolore cronico, la continuità assistenziale in tutte le fasi delle malattia - spiega il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - in questo percorso coinvolgeremo a breve i medici di medicina generale per la definizione dei percorsi che assicurino la presa in carico». Foto: Tor Vergata Sarà punto di supporto per Pertini, Sant'Eugenio, Ifo e Santa Caterina della Rosa TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/11/2015 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità Creati due «hub» principali nei policlinici Umberto I e Tor Vergata. Zingaretti: ora coinvolgiamo i medici di base 01/12/2015 Pag. 26 LatinaOggi La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SA N I TÀ Terapia del dolore , ambulatorio anche a Gaeta ASSISTENZA LUIGI MAGLIOZZI L ' ambulatorio del distretto territoriale di Gaeta è stato inserito nella riorganizzazione della rete assistenziale della terapia del dolore. Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha firmato in questi giorni un decreto che rimodula l ' articolazione funzionale della nuova rete regionale mediante la quale, di fatto, si assiste alla riorganizzazione di tutti i servizi e le competenze. Con tale atto il Governatore individua due centri di riferimento (i cosiddetti " hub " ) e ventuno ambulatori ( " spoke " ) distribuiti in maniera omogene su tutto il territorio del Lazio in modo da assicurare una risposta assistenziale ai territori di competenza. A beneficiarne saranno quei pazienti in cui vi è già stato il fallimento del tradizionale sistema terapeutico. La rete per la terapia del dolore si avvale di una struttura di coordinamento regionale, istituita presso la Direzione Salute, ed è articolata in maniera da garantire l ' accesso alle cure in modo identico in tutte le aree regionali e nelle strutture in grado di fornire prestazioni appropriate. L ' obiettivo èquello diassicurare a tutte le persone con patologie oncologiche e a tutti i pazienti portatori di una patologia di dolore cronico, la continuità assistenziale in tutte le fasi delle malattia. Il prossimo step sarà il coinvolgimento dei medici di medicina generale per la definizione dei percorsi che assicurino la presa in carico dei pazienti. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/12/2015 9 02/12/2015 Pag. 1.61 N.49 - 8 dicembre 2015 diffusione:80536 tiratura:117797 Dolore cronico: puoi vincerlo così Circa 12 milioni di italiani OGNI GIORNO devono fare i conti con una SOFFERENZA costante causata da patologie come EMICRANIA, nevralgie e ARTROSI. Un disturbo invalidante che si attenua solo con FARMACI mirati ISABELLA COLOMBO Hai presente il mal di testa o di schiena costante? Uno di quelli che proprio non ti dà tregua? Ecco, moltiplicalo per 24 ore al giorno e 365 giorni l'anno e hai un'idea di cosa sia il dolore cronico. Ne soffrono 12 milioni di italiani secondo i dati di Isal, la Fondazione per la ricerca sul tema che ogni anno, a ottobre, organizza la Giornata mondiale contro il dolore (fondazioneisal.it). Mal di schiena, emicrania, artrosi, nevralgie e fuoco di sant'Antonio sono le più comuni malattie caratterizzate da dolore cronico. Più colpite sono le donne: secondo una ricerca della Stanford University, è il 20% in più a soffrire rispetto agli uomini. «Questo dato è sicuramente influenzato anche dalla situazione ormonale» spiega Gianni Colini Baldeschi, Direttore del centro di Terapia del dolore all'Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma. «Gli ormoni possono infatti rendere il sistema nervoso più sensibile alla percezione del dolore». COME RICONOSCERLO La principale caratteristica del dolore cronico è che continua anche dopo aver curato e risolto il problema che lo scatena. Si definisce cronico quando, dopo la fase acuta, dura oltre i tre mesi o se perdura oltre la malattia di base, senza avere più una finalità protettiva e rendendo difficile la vita quotidiana. «Ci si sente prostrati e sfiniti: per questo, i pazienti vanno accolti e trattati sotto ogni aspetto, compreso quello psicologico» continua l'esperto. Infatti, secondo una ricerca della European Pain Federation, le donne che si sentono impotenti e scoraggiate davanti al dolore hanno maggiori probabilità di sviluppare sintomi depressivi. «Nella realtà purtroppo i pazienti raggiungono il corretto trattamento dopo un periodo di sofferenza troppo lungo, considerando che la tempistica è fondamentale per l'efficacia terapeutica: tanto più tempestiva è la diagnosi tanto più efficace è il trattamento, come dimostrato da numerosi studi scientifici». CHE COSA FARE Rivolgersi a un buon centro di terapia del dolore è quindi il primo passo per avere una diagnosi corretta e una terapia adeguata. «L'Italia è uno dei pochi Paesi ad avere una legge, la 38 del 2010, sul trattamento del dolore. Garantisce a tutti il diritto di accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore» precisa l'esperto. «E rende più facile ai medici la prescrizione di farmaci adeguati». La cura dipende dal problema che scatena il dolore: si va dall'agopuntura alla terapia farmacologica, alla riabilitazione fino al supporto psicologico. Per particolari tipologie di dolore sono disponibili anche tecniche mininvasive e invasive tecnologicamente evolute. QUALI CURE Negli ultimi tempi hanno superato alcune resistenze e preso sempre più piede i famaci oppiodi, che hanno una forte azione antidolorifica. «Utilizzati in maniera adeguata, in parecchi casi sono più efficaci di altri farmaci e con il vantaggio di non avere gli stessi effetti collaterali» spiega Colini Baldeschi. Hanno solo un problema: il timore, sia da parte di alcuni medici sia dei pazienti, che possano creare dipendenza. Tanto che in Italia l'uso di questi farmaci è ancora limitato. La paura, però, è infondata. «Non bisogna confondere l'impiego terapeutico con quello voluttuario» dice l'esperto. «L'evoluzione di questi farmaci ha permesso per esempio, con opportune combinazioni, di ridurre uno degli effetti collaterali più frequenti che è la stipsi. In ogni caso, gli effetti collaterali legati all'abuso dei farmaci antinfiammatori, i più usati nel dolore, anche auto prescritti, sono molto più gravi rispetto a quelli che possono causare gli oppioidi. Questi farmaci in genere possono provocare sonnolenza, confusione mentale, nausea e vomito che però, se non intollerabili, tendono ad autolimitarsi nel tempo. Gli oppioidi si sono dimostrati sicuri ed efficaci anche nei pazienti anziani». ? Cerchi un centro per la terapia del dolore? Su aisd.it trovi la mappa e i recapiti regione per regione. memo ALLARME ANZIANI I più colpiti dal dolore cronico sono gli over 65: secondo i dati di Federanziani ne soffre il 50%. Esclusi i casi di tumore. Ma solo il 69% ha un trattamento medico adeguato. Per questo, è appena stata presentata al Parlamento di Bruxelles la Carta europea dei diritti dei cittadini TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/12/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SPECIALE SALUTE / FOCUS 02/12/2015 Pag. 1.61 N.49 - 8 dicembre 2015 diffusione:80536 tiratura:117797 TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/12/2015 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato over 65 con dolore cronico, promossa dalla Senior International Health Organization. Lo scopo è garantire la continuità di cura e assicurare qualità, sicurezza ed equità ai pazienti anziani che soffrono. Verso un obiettivo importante Si chiama Giovanni Leonardis Welfare ed è una startup di salute: cura il dolore cronico con l'aiuto delle nuove tecnologie. L'obiettivo è creare, entro il prossimo anno, negli ambulatori italiani una rete di "stanze tecnologiche", con macchinari all'avanguardia, controllate da un unico centro operativo, che sarà in Abruzzo. Qui, ci sarà una sorta di sala di comando, attiva 24 ore su 24, dove lavoreranno 30 persone, tra cui diversi medici, per controllare a distanza i pazienti. Tutto questo per colmare il tempo che passa dalla richiesta alla visita in un centro pubblico: da 40 giorni a due mesi per chi vive al nord, quasi un anno per chi è del sud. LA TESTIMONIANZA «Credevo di essere depressa» «È cominciato quando avevo solo 28 anni: i mal di testa erano continui, avevo crisi fortissime che mi costringevano a letto, al buio, per giornate intere» racconta Maria S., impiegata di Napoli. «Spesso dovevo assentarmi dal lavoro e non riuscivo più ad avere una vita sociale. Allora, ho cominciato a contattare medici e specialisti, assumere antidolorifici e antinfiammatori, ma non cambiava molto. Un neurologo mi aveva fatto la diagnosi di cefalea, ma la terapia risolveva solo una parte del problema. Nel frattempo, si era aggiunta l'infiammazione del trigemino: avevo bruciori fortissimi. L'umore è cominciato a calare, non sapevo che cosa avevo, ero preoccupatissima e non mi sentivo capita nemmeno dagli specialisti. Il medico di base sosteneva addirittura che si trattasse di un problema ormonale tipico della fase premestruale. A un certo punto, mi sono convinta di essere depressa. Ho vissuto così per sette lunghissimi anni. Fino a quando ho prenotato una visita in un centro specializzato in terapia del dolore a Roma. Lì ho ricevuto la diagnosi esatta: emicrania e fibromialgia. E, quindi, la terapia giusta. Il dolore cronico non si risolve per sempre. Ma s'impara a gestirlo e a conviverci nel modo più sereno. Mi hanno insegnato, per esempio, a capire i segnali e agire per tempo. A fare sport e cicli di agopuntura per minimizzare il dolore. A usare i farmaci nel modo giusto. Ma, soprattutto, mi sono resa conto di non essere depressa. E di non essere sola, perché per fortuna ci sono persone disposte a capirmi e aiutarmi». 03/12/2015 Pag. 43 Ed. Abruzzo diffusione:135752 tiratura:185831 EX ONPI Si parlerà di un tema molto attuale nel convegno organizzato per questa mattina dal Servizio Beni e Attività Culturali della Regione Abruzzo. Con inizio alle ore 9, nella sala conferenze ex Onpi in via Capo Croce 1, si terrà oggi un dibattito che ha anche l'ambizione di divenire un percorso culturale e di conoscenza su questo tema: "Il dolore inutile L'umanizzazione nelle cure". Il controllo del dolore, ovvero la riduzione della sofferenza e la disponibilità delle cure palliative per chi purtroppo non ha più speranze per essere guarito al culmine di una malattia, è ormai diventata una delle priorità stabilite a livello internazionale dall'Oms (Organizzazione mondiale della Sanità). LA SITUAZIONE «Per questa ragione - ha spiegato il Capo dipartimento della Regione Abruzzo, Giancarlo Zappacosta presentando il dibattito alla vigilia - abbiamo voluto porre al centro della discussione le tematiche relative alla scienza del dolore ed ai notevoli progressi compiuti negli anni, oltre che dare uno spaccato sociale e culturale alle magnifiche realtà esistenti nella nostra Regione». Nel corso del convegno verrà fatto un excursus dei progressi che si sono registrati negli ultimi anni e saranno esaminati alcuni casi modello che riguardano il nostro territorio. Numerosi e qualificati gli interventi previsti con tavola rotonda finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 03/12/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Un dibattito sul dolore 03/12/2015 Pag. 16 Ed. La Spezia diffusione:88274 tiratura:127149 Sinergia ottimale tra ospedale e servizi territoriali - SARZANA - «L'HOSPICE non è una medicina per il morente o per aiutare a morire ma per l'uomo che rimane un vivente fino alla morte» ha spiegato il dottor Mario Bregnocchi, dirigente medico geriatra responsabile della struttura. Diventeranno 12 quando la struttura definitiva sarà pronta. Camere singole con bagno attrezzato e la possibilità di accogliere anche i familiari. Ieri l'inaugurazione, entro pochi giorni, assicura l'Asl), diventerà operativa. Un servizio che vedrà la sinergia tra struttura ospedaliera e servizi territoriali. Opereranno tre medici dell'Asl, mentre infermieri, operatori sanitari, psiscologo e fisioterapista saranno fornito da cooperativa Elleuno che gestisce per l'Asl anche l'assistenza domiciliare. NON un ospedale ma una struttura residenziale per la degenza dei malati che necessitano di cure palliative nei casi in cui non possono essere erogate a domicilio, quando la sintomatologia correlata alla malattia risulta di difficile gestione a casa o il malato vive in condizioni abitative inadeguate con scarsi aiuti familiari. La sinergia tra ospedale e territorio garantirà un'assistenza specializzata 24 ore su 24, in un ambiente il più possibile simile a quello domestico. Grande attenzione all'organizzazione degli spazi, che prevede anche l'accoglienza e il sostegno dei familiari, presenza fondamentale per la cura del paziente. Nell'hospice i familiari possono accedere in ogni momento, cucinare in apposite strutture a loro disposizione e trascorrere la notte con il congiunto. Le stanze possono essere personalizzate. La filosofia che caratterizza l'assistenza si basa sui principi delle cure palliative, per le quali nell'Asl spezzina si è da sempre battuto e continua a battersi il dottor Lorenzo Di Alesio. L'ÉQUIPE multidisciplinare dell'hospice lavora in stretta sinergia con la struttura di cure palliative domiciliari. La collocazione dell'hospice all'interno del San Bartolomeo è provvisoria in attesa che venga ultimata la struttura attistante l'ospedale. Mario Bergnocchi ha sottolineato l'impegno dell'Asl per portare a compimento la struttura da quando un anno fa gli ha affidato il compito della sua organizzazione. L'Asl, ha spiegato, ha chiesto e ottenuto garanzie sul personale fornito dalla Cooperativa Elleuno: stabile, selezionato con attenzione e formato. «Hanno ricevuto una formazione specifica sulle cure palliative - ha detto - ed è entusiasta dell'attivita che andrà a svolgere». L'importanza della collaborazione tra i diversi settori dell'Asl è stata sottolineata anche dalla direttrice sanitaria Decia Carlucci che ha annunciato per la fine della settimana l'apertura del servizio di terapia del dolore, coordinato dai dottori Mario Martinetti e Massimo Salesi, già allestito al primo piano del San Bartolomeo, in parte del reparto lasciato libero dalla Don Gnocchi. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 03/12/2015 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL REPARTO 03/12/2015 Pag. 80 N.12 - dicembre 2015 diffusione:112482 tiratura:185000 I dolori sotto le lenzuola limitano la sfera sessuale Basta tabù! Sono 5 milioni gli italiani affetti da malattie reumatiche, ma 1 su 2 non vuole parlarne, . compromettendo il rapporto servizio di Simona Cortopassi, con la consulenza del dottor Ren Un terzo incomodo si insinua sotto le lenzuola di molte coppie italiane. Sono le malattie reumatiche, un ostacolo e un tabù che minano la sfera sessuale, la relazione di coppia e il benessere psicofisico di un individuo. In Italia queste patologie colpiscono oltre 5 milioni di persone, in Europa ben 120 milioni. Circa la metà dei pazienti, specie quando il dolore è cronico, si scontra con questi problemi, spesso silenziosamente. Inoltre le compagne o mogli tendenzialmente accudiscono l'uomo malato, mentre il contrario avviene con molta meno frequenza. Eppure molti, soprattutto le donne, ne soffrono. «La disfunzione sessuale incide in modo pressante sul ménage familiare, la sessualità diventa un termome tro del rapporto non solo con il partner ma anche con se stessi. Questo aspetto della salute e del benessere va affrontato e approfondito e non può e non deve essere un tabù», afferma il dottor Renato Giannelli, presidente dell'Associazione Nazionale Malati Reumatici. Se la libido diminuisce Una recente ricerca di ANMAR su circa 720 pazienti affetti da malattie reumatiche ha dimostrato che queste patologie fanno perdere sicurezza in se stessi, fanno sentire meno attraenti e portano a un cambiamento nella vita affettiva, rendendo difficile l'intimità di coppia. E sono in particolare le donne a subire maggiormente e in modo più intenso gli effetti della malattia sia psicologicamente sia tìsicamente, perché riferiscono un dolore più intenso, hanno un rapporto più difficile con la terapia e si sentono costrette a più rinunce nella cura della casa e dei figli. Nel complesso, la metà degli intervistati con una vita di coppia ritiene che la propria sessualità abbia risentito parecchio della malattia. Le difficoltà derivano dalle limitazioni nei movimenti, dal calo del desiderio sessuale e dalla fatica o stanchezza. Di questi pazienti, però, numerosi non hanno condiviso questo problema con nessuno e non lo vorrebbero fare, perché convinti che non ci sia rimedio. Terapia ad hoc «Le malattie reumatiche possono interferire senza dubbio con tutti gli aspetti della sfera sessuale; la natura di questi disturbi è legata alla patogenesi della malattia, alla sua cronicità e severità e alle terapie seguite. Il mutamento del proprio aspetto, il dolore cronico, i disturbi dell'umore conseguenti, il profilo della malattia e i farmaci utilizzati: ecco i principali fattori che interferiscono con la sessualità», spiega la dottoressa Laura Bazzichi, dirigente medico, responsabile dell'Ambulatorio di Fibromialgia e Fatica cronica dell'Unità operativa di Reumatologia dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana I. L'impatto del dolore cronico è altissimo, soprattutto nella fibromialgia. Le conseguenze del dolore sono piuttosto evidenti nelle donne: nel ciclo di risposta sessuale femminile rappresenta la più potente causa di blocco riflesso dell'eccitazione. Un altro problema da gestire nella fibromialgia è la cosiddetta vescica dolorosa, che da spesso dolore anche durante la minzione e che rappresenta un ulteriore aggravamento nell'accoglimento pelvico. Frequente anche la dispereunia e il vaginismo. Il dolore sessuale e l'ansia anticipatoria innescano un circolo vizioso che smorza il desiderio e interrompe la risposta sessuale. «Nei pazienti affetti da artrite e da spondilite la limitazione funzionale e la disabilità rappresentano un fattore peculiare delle malattie, mentre nelle connettiviti e nella sindrome di Sjogren, dove sono presenti secchezza e alterazioni trofiche delle mucose, il problema è esasperato anche a livello locale», aggiunge l'esperta. Nell'artrite reumatoide, in particolare, vari studi hanno evidenziato che una percentuale dal 31 al 76 per cento dei pazienti riferisce problemi sessuali, che vanno dalla difficoltà nella performance sessuale, legata a dolore e rigidità, alla riduzione del desiderio e della soddisfazione sessuale. Il disagio diventa particolarmente intenso quanto più la malattia è severa. In realtà, prendere coscienza dei propri disturbi e condividerli apertamente può essere l'inizio di una terapia sessuologica e di un percorso che da particolare attenzione all'impatto della patologia reumatica sul sintomo. • TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 03/12/2015 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VITA DI COPPIA INTIMITÀ 04/12/2015 Pag. 27 Ed. La Spezia diffusione:50924 tiratura:71724 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato NELL'OSPEDALE SONO STATI INVESTITI 20 MILIONI DI EURO IL REPORTAGE Chirurgia d'elezione nel futuro prossimo del San Bartolomeo Il direttore Conzi: strategia per evitare " fughe " RIORGANIZZAZIONE Si punta a ridurre le convenzioni con le strutture chirurgiche della Toscana SILVA COLLECCHIA IL SAN BARTOLOMEO diventerà un ospedale di elezione. La nuova mission del nosocomio di Sarzana si completerà con lo svuotamento dei reparti del Felettino previsto per fine anno. «L'ospedale di Sarzana sposta il suo indirizzo dalla Riabilitazione alla Chirurgia di elezione - ha annunciato il direttore generale dell'Asl 5, Gianfranco Conzi, nel corso dell'inaugurazione del nuovo hospice temporaneo - Negli ultimi anni abbiamo investito oltre 20 milioni nel San Bartolomeo, di questi 8 milioni e mezzo sono stati spesi per le nuove attrezzature di cui è dotato l'ospedale sarzanese». Il manager della sanità pubblica locale ha illustrato quale sarà il futuro del nuovo ospedale di Santa Caterina. « Entro la prossima estate sarà ultimata la palazzina in costruzione dinanzi l'ingresso dell'ospedale destinata ad ospitare, in via definitiva, l'hospice che ora si trova nell'ex reparto 'comi' del San Bartolomeo - ha detto Conzi - Questa ala del San Bartolomeo sarà destinata alla Chirurgia d'elezione: un intervento necessario per recuperare , in tempi stretti, una buona fetta della mobilità passiva. Il direttore generale, potenziando l'elezione, spera che gli spezzini scelgano di farsi operare a Sarzana invece che nei vicini ospedali super attrezzati della vicina Toscana. Ma che cos'è la chirurgia elettiva? «Si tratta di tutte le situazioni patologiche suscettibili di terapia chirurgica che non mettono a rischio immediato la vita o le funzioni organiche del paziente rientrano nell'ambito della chirurgia di elezione» spiega un medico del San Bartolomeo. Dove "elezione" indica la possibilità di scegliere o programmare il momento dell'intervento, il che può essere a distanza di settimane o, talvolta, mesi dalla diagnosi. In alternativa, se le condizioni del paziente o lo stadio della patologia non consentono ritardi, l'intervento chirurgico è "d'urgenza", deve, cioè essere effettuato tassativamente entro poche ore. Mentre le situazioni che richiedono un intervento immediato, che non può essere rinviato nemmeno di minuti, pena il decesso o lesioni gravi irreversibili si definiscono "d'emergenza". Insomma un'inversione di rotta per il San Bartolomeo che potrebbe portare anche alla riduzione sostanziale delle convenzioni che l'Asl 5 ha attivato con le strutture toscane. Basti pensare che quest'anno la convenzione con il San Camillo di Forte dei Marmi ha raddoppiato gli interventi per la cataratta in quanto in provincia della Spezia non ci sono posti liberi per farsi operare nei giusti tempi. Nella ridefinizione degli spazi lasciati liberi nel luglio scorso dalla Don Gnocchi, il reparto di Geriatria pur restando sullo stesso piano dove si trova, si sposterà dall'altra parte della porzione di fabbricato del San Bartolomeo, riuscendo in questo modo a recuperare una decina di posti letto, molto preziosi per la degenza che, soprattutto nei mesi invernali è sempre a tappo. Al termine della riorganizzazione ospedaliera, l'impegno era quello che a Sarzana sarebbero arrivati almeno un'ottantina di posti letto in più. Oltre all'arrivo della Geriatria (giunta a Sarzana un paio d'anni fa) il Piano dei trasferimenti prevede anche l'apertura dei reparti per cure intermedie per i pazienti in fase post acuta, e le cure a bassa e media intensità. Foto: L'ingresso del centro di Terapia del dolore e una camera tipo TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/12/2015 8 04/12/2015 Pag. 27 Ed. La Spezia diffusione:50924 tiratura:71724 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL DIPARTIMENTO È DIRETTO DA MASSIMO SALESI ED È ADIACENTE ALL' HOSPICE Terapia del dolore , da domani si comincia Finora i pazienti del Sarzanese erano stati costretti a fare la spola con Spezia SI.CO. DOMANI al San Bartolomeo di Sarzana sarà attivata la Struttura dipartimentale della Terapia del dolore. Si tratta di un servizio molto importante per gli ammalati di tutta la Val di Magra che finalmente, senza dover andare alla Spezia, troveranno al San Bartolomeo un valido aiuto. La struttura sanitaria è diretta da Massimo Salesi, un professionista esperto nelle cure antalgiche e palliative e della cefalea. Il Dipartimento della Terapia del dolore del San Bartolomeo si occupa dello studio e del trattamento dei pazienti affetti da sindromi dolorose, su indicazione dei medici di base e di specialisti ospedalieri, di terapia palliativa per pazienti oncologici in fase avanzata. A seconda dello stato clinico i pazienti possono essere seguiti in ambulatorio o in regime di ricovero diurno. Dello staff del modulo Dipartimentale di Terapia del dolore e cure diretto da Massimo Salesi fa parte anche Mario Martinetti, dirigente medico presso il Centro di Terapia del dolore e Centro Cefalee di Asl 5 dal 2002 . Il nuovo reparto è arredato con gusto e colori tenui e di facile accesso. La vicinanza con l'hospice è determinate per le due strutture per alleviare le sofferenze dei pazienti giunti allo stadio finale della malattia. Non solo. I medici della terapia del dolore, insieme a quelli che lavorano sul territorio garantiranno la presenza ai degenti dell'hospice del San Bartolomeo di Sarzana. Foto: Il dottor Massimo Salesi TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/12/2015 9 04/12/2015 Pag. 7 Ed. Alto Adige diffusione:11196 Cure palliative Inaugurato il nuovo hospice I. G. BOLZANO Sono trascorsi quattro anni da quando, nel 2011, l'associazione «Il papavero- Der Mohn» consegnava all'allora assessore alla Sanità, Richard Theiner, 24.707 firme affinché anche a Bolzano si realizzasse un hospice per le cure palliative e la rete di assistenza domiciliare per garantire a tutti l'accesso alle cure e alla terapia del dolore. Ieri mattina, al terzo piano del padiglione W del San Maurizio, il progetto si è avverato: l'assessora Martha Stocker, il direttore del comprensorio di Bolzano, Umberto Tait, e Luca Armanaschi, della direzione sanitaria, hanno tagliato il nastro della sede, tutta ristrutturata, del nuovo hospice. «Ora abbiamo una nuova casa per accogliere i malati e le famiglie - ha detto Massimo Bernardo, primario e responsabile del reparto -. Possiamo contare su personale qualificato, sufficiente a garantire l'assistenza ai malati che seguiamo. Qui offriamo 11 posti letto, più il day hospital, per seguire i pazienti che hanno bisogno diretto del nostro intervento, ma l'hospice è collegato molto bene anche sul territorio, dato che la maggior parte dei malati cronici che seguiamo viene assistita a domicilio». Il reparto segue tutti quei pazienti affetti da malattie croniche, che si manifestano con sintomi che compromettono la qualità della vita: stando alle statistiche internazionali, in provincia di Bolzano si parla di 2.000- 2.500 malati ogni anno. «Per ora il personale su cui possiamo contare è sufficiente-- puntualizza il primario -. Certo, se il numero dovesse aumentare, bisognerà potenziarlo». Durante i lavori di ristrutturazione, durati un anno, l'hospice è stato ospitato nel centro disabili di via Fago: fondamentale il supporto dell'associazione «Il Papavero» che, complessivamente, ha donato nel corso degli anni 12 televisori a schermo piatto, uno per ogni stanza, 6 umidificatori, un condizionatore per il clima, 2 apparecchi stereo, complementi d'arredo, 6 ventilatori e tende per le camere, oltre ad una sala a disposizione dei pazienti e dei familiari per rendere la permanenza in hospice il più accogliente possibile. L'arredamento è stato totalmente a carico dell'associazione, con il contributo di alcuni artigiani locali che hanno prestato gratuitamente la loro opera, fornendo anche i materiali. «Ricordo molto bene quando, all'inizio del mio mandato, ho fatto visita a questo reparto - ha sottolineato Stocker -. Già allora si respirava un'aria speciale: oggi, visitandolo di nuovo, quell'aria non è cambiata. Si respira tranquillità, grazie al supporto speciale, ai pazienti da parte di un team fortemente impegnato nella propria professione». TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/12/2015 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ospedale San Maurizio 04/12/2015 Pag. 5 Ed. Agrigento diffusione:25754 tiratura:35991 Cure palliative , nell'Isola la rete regionale re al miglioramento dei servizi sanitari a favore dei cittadini siciliani e contestualmente vuol dire combattere la corruzione che si annida negli appalti pubblici e che alimenta la criminalità». Ci sono già alcuni manager che lottano contro gli sprechi. Come Antonino Candela, direttore generale dell'Asp di Palermo: «Non è vero che da noi le siringhe costano più che in Veneto - aveva detto nei mesi scorsi Candela - da noi la siringa da 10 ml costa 4 centesimi come in Veneto, altro che 26 come ha detto diverse volte il presidente veneto Zaia». Ieri in trasmissione Gucciardi ha anche risposto a chi gli chiedeva notizie sulle cure di Cardiochirurgia pediatrica. Fabrizio Artale dell'Associazione "Movimento per la salute dei Giovani" ha chiesto «di ricollocare la cardiochirurgia pediatrica siciliana a Palermo, non per campanilismo, ma perché il capoluogo di regione è la sede logistica indicata dalle direttive sanitarie internazionali e soprattutto perché qui esistono eccellenti attività sanitarie pediatriche. A Palermo possiamo beneficiare dell' esperienza pluriennale indirizzata, anche, ai trapianti di organi infantili, consolidata all'Ismett con il riconoscimento delle più importanti realtà scientifiche nazionali ed internazionali». Gucciardi ha ribadito che «si sta valutando con attenzione la situazione relativa alla cardiochirurgia pediatrica per dare la risposta migliore ai pazienti». Nasce in Sicilia la rete regionale per le cure palliative. Servirà a rendere omogenee le prestazioni su tutto il territorio regionale, per evitare che ogni provincia «si autogestisca» nel delicato settore del «fine vita». Il decreto dell'assessore alla Salute Baldo Gucciardi è già pronto per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. «Raggiungiamo un grande risultato - dice Giorgio Trizzino, coordinatore della rete, che è presieduta da Ignazio Tozzo, dirigente generale del Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico della Regione -. L'assessore ha presentato il piano a tutti i direttori generali delle Aziende sanitarie provinciali e ospedaliere siciliane e sottolineato l'obbligo di realizzare le reti, di attivare gli hospice e l'assistenza domiciliare dove non è stato ancora fatto». Ogni provincia avrà la sua rete locale di cure palliative, gestita dall'Asp. Un'altra novità sarà il «day hospice», la possibilità di recarsi in ospedale solo per ricevere la terapia o effettuare una visita e poi tornare a casa. «Alleggerirà molto il lavoro degli ospedali», aggiunge Trizzino. (*MOD*) Monica Diliberti TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/12/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Pronto il decreto