Per l’ottenimento di un’immeritata vittoria, è necessario seguire alcune regole base da applicare ad ogni fondamentale della pallavolo. Questo manuale è stato scritto per lo specificato motivo di facilitare l’utente nella scelta di un adeguato frasario che faccia incazzare l’avversario il più possibile e che, allo stesso tempo, non dia all’arbitro motivazioni d’intervento. INTRODUZIONE Prima entrare nel dettaglio con le singole lezioni è importante porre l’accento sullo spirito con cui bisogna leggere quest’opuscolo e con cui poi si deve entrare in campo… in altre parole: “Se noi facciamo qualcosa di buono è classe, se lo fanno gli altri è CULO”. Perché… “se si vince è bello… però se si vince rubando è moooolto più bello” (citazione di Schierano F. –mio padre, quando guarda la Juve-), la sensazione di vincere rubando deve diventare, nel vero giocatore bastardo, una dolce fragranza di vittoria mista a superiorità consci del fatto che entrambe sono del tutto false. Bisogna arrivare al limite di uscire dal campo con un risolino falso stampato sul volto stile paresi facciale, tale da riuscire a prendere per il sedere l’avversario senza neanche dire una parola (e talvolta rischiando anche qualche rissa…… ma questo vale soprattutto nel settore maschile). Inizialmente sarà d’uopo darsi dei soprannomi del tipo: “Inferno, Demonio, Squalo, Apocalisse, Distruzione, etc…”, se i soprannomi che nascono spontanei sono del tipo: “Caccola spiaccicata, budino molle o scaloppina…” c’è qualcosa di serio da cambiare, qui l’intervento deve essere drastico … LESSON ONE – LA BATTUTADi solito la battuta è vitale per la vittoria di una partita. Battere bene mette in crisi la ricezione avversaria e di conseguenza il successivo attacco (prevedibile) può essere gestito con una buona difesa o un buon muro. INDI PER CUI, dare fastidio al battitore è, non solo opportuno, ma addirittura necessario! Ad alti livelli tutti i giocatori sanno battere, pochi sanno battere bene. Questo perché nella battuta, come in ricezione, è necessaria molta concentrazione, soprattutto nei momenti critici della partita. Un classico in questi casi è gridare “SALTA” per le battute in salto e “PALLEGGIO SECONDA/PRIMA” per battute con piedi a terra. Ci sono però delle varianti, come ad esempio: “A SAUTA !” (Zerbola, ’95) in piemontese, che oltre ad infastidire perché urlato durante la battuta, aggiunge il fastidio della codifica dialettale che aumenta la percentuale di distrazione di circa il 10%. Altro urlo molto fastidioso è “PESTA !” (Pasini, ‘97) nel senso: “Hai appena pestato la riga”, da urlare non sempre, ma ad intervalli regolari anche se il battitore non la pesta minimamente! Questo può arrivare ad aumentare il fattore distrazione fino al 25-30% se urlato ad un giocatore che non pesta mai! Bellissimo invece è gridare “ESPERIENZA !” in tutti i colpi di culo (palla sul nastro, riga presa involontariamente, etc). La tempistica migliore per l’urletto è sicuramente: la rincorsa per la battuta in salto; mentre per la battuta piedi per terra è il lancio della palla. LESSON TWO – LA RICEZIONE Anche questo fondamentale, come la battuta, ha bisogno di una elevata dose di concentrazione per essere effettuato nel migliore dei modi. Sulla ricezione c’è poco da dire se non cercare di evidenziare vocalmente qualsiasi errore e battere sempre su quello più scarso per far sì che entri nella più profonda paranoia e venga sostituito perché in lacrime. Una invettiva molto carina può però essere: “STRISCIA VERME” (Farinasso ‘02) da urlare quando un compagno o un avversario è costretto a buttarsi a terra per prendere un pallone… LESSON THREE – IL MURO Quella del muro punto è sicuramente la situazione più favorevole per poter urlare in faccia impunemente all’avversario. Dopo una fotografia sul mezzo metro, infatti, l’adrenalina di tutta la squadra è tale che l’arbitro non può intervenire. E’ questo il momento più propizio per urlare a squarciagola contro l’avversario più psicolabile in modo che si incazzi ed inizi a tirare le palle seguenti fortissimo SOPRA il quadro svedese. Questa tattica è molto indicata contro i giocatori forti e giovani. Molto efficace è l’urlo: “SUL FACCIONE !”, (Gini, ’98) quando un muro ritorna in faccia all’attaccante… anche se… in questo caso si rischia la rissa… (Chieri, ’98). Anche molto coreografico è sottolineare la seguente frase quando l’arbitro non vede una palla toccata: “… SE LA TOCCHI DILLO !” (Mussa, ’99). Facendo leva sul lato sportivo di ognuno di noi si cerca in questo modo di insinuare un certo senso di colpa nell’avversario tale da far sì che esca di melone. Da antologia è la seguente frase: “PALLEGGIO IN SECONDA… PAGLIACCIO IN PRIMA !” (Moretti, ’99) urlata per davvero in un torneo contro il centrale scemo avversario… Per non parlare della frase: “PAROLA DI FRANCESCO AMADORI” (Schierano ’02) da dire a quei giocatori particolarmente POLLI a prendere il mani e fuori! LESSON FOUR – L’ATTACCO L’attacco è fondamentale per un accurato martellamento psicologico dell’avversario. Un buon attacco forte sui tre metri mette in ginocchio chiunque anche senza tanti urletti. Comunque anche per i più scarsi ci possono essere delle varianti efficaci… Esempio 1: “ACCIDENTI PER POCO NON LA MURAVI…” (Mussa, ’99) frase da far seguire a ogni attacco MANI E FUORI. Esempio 2: l’urlo “SOPRA !” (Gato, ’99), nel senso: “Palla in attacco che passa sopra il muro” da urlare anche e soprattutto quando l’attacco NON passa sopra il muro… Esempio 3: l’urlo: ”FACILE !” (Schierano. ’00) da evidenziare soprattutto dopo gli scambi più duri in modo che l’avversario creda che noi siamo abituati a BEN PEGGIO! Esempio 4 (per palleggiatori): evidenziare verbalmente verso il centrale avversario la palla che verrà alzata nell’azione successiva es: “La prossima … Primo tempo” e poi conseguentemente ad un attacco positivo dire:” … Dai… Te l’avevo anche detto cosa gli alzavo…” se la palla attaccata era proprio quella dichiarata; oppure:” Ci avrai mica creduto…” in caso che la palla alzata non fosse quella dichiarata… (Caire, ’97). Esempio 5: “COLPITOO!!” (Farinasso ‘01) da urlare quando si colpisce un giocatore in attacco che non è stato in grado di difendere il pallone. Inutile dire che il vero giocatore bastardo non fa mai invasione… “E’ la palla che tocca il nastro”… Il giocatore bastardo non tira mai fuori è sempre almeno sulla riga o toccata dal muro…… LESSON FIVE – LA DIFESA Per la difesa è necessario aprire un capitolo a parte e onorare la meravigliosa squadra del TRISFERA di Rivalta (annata imprecisata) che è riuscita ad usare la difesa POLACCA in partita per ben DUE volte, entrambe con risultato positivo !! Mai lodi sono state più appropriate… Questo è spettacolo puro. Per i neofiti spiego in due parole cos’è la Polacca… Sembra, pare, da fonti non confermate, che una non precisata squadra polacca negli anni ’40-’50 usasse un particolare schema in difesa in cui è previsto che tutti e sei i giocatori, al momento dell’attacco avversario, si buttino per terra in modo da coprire più campo possibile con il proprio corpo! A Rivalta è stato fatto in partita ufficiale FIPAV per due volte e per due volte l’attaccante avversario ha attaccato FUORI! Pubblico (poco) in visibilio e con le lacrime agli occhi! Sono degli EROI. AGGIORNAMENTO (maggio/2002): anche il Parella SERIE D annata 2001/2002 si è applicato con estrema cura nell’esecuzione della Polacca. Nell’ultima giornata della stagione regolare, l’ultimo punto è stato regalato ai tifosi con una polacca d’autore: gli avversari come da manuale hanno sbagliato l’attacco e la vittoria della partita (e del campionato) è stata così consegnata ai posteri con un’austera polaccata. Il tutto è stato anche filmato e sarà al più presto messo in rete come esempio per i giovani pallavolisti di tutto il mondo di come si gioca a Pallavolo da professionisti. LESSON SIX – GLI ALLENATORI Oltre alla pallavolo giocata, è risaputo che spesso, soprattutto quando le cose vanno male, le prime persone che sclerano sono gli allenatori. D’altronde il non poter partecipare direttamente al gioco in campo crea delle frustrazioni tali da far sì che si riescano a partorire le peggiori vaccate, alcune delle quali sono raccolte di seguito: Esempio 1 (Blengini, ‘95): “ Per vincere dobbiamo fare una cosa sola: PUNTI” Esempio 2 (Barisciani, ’98): “ E se vi tirano di qua un fiocco di neve col paracadute… LO LASCIATE CADERE?”. Esempio 3 (Trucchi, ’98): “ SBAGLIA IL SERVIZIO, così cambiamo rotazione ed andiamo in prima linea con il nostro attacco più forte!”. Esempio 4 (Capello, da sempre): “ Buttiamola di là che c’è sempre qualcuno più cagnone di noi !”. E chi più ne ha più ne metta. Comunque, anche se è possibile delineare delle linee guida comuni, sta sempre alla sensibilità di ognuno di Voi, veri giocatori bastardi, riuscire a trovare in ogni squadra l’avversario più idiota da poter martellare. Ancor oggi mi sovvengono in mente: il centrale psicopatico di Chieri, l’ala imbecille di Collegno, oppure ancora il libero scarserrimo di Bruzolo, o l’opposto di Vercelli che mi sputava addosso… E sì…. Sono ricordi che verranno dispersi nell’etere come lacrime nella pioggia… Ciao a tutti Danilo Schierano PS: per concludere una chicca senza tempo da tramandare ai posteri: “NEL SUDORE NON E’ MAI AFFOGATO NESSUNO” (by CAPELLO, allenatore serie B2 M del Parella)