A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini La crisi della fisica classica Circa un secolo fa evidenze sperimentali contraddissero le teorie classiche, la meccanica newtoniana e l’elettromagnetismo “ à la Maxwell ” in realta’ per le velocità e le distanze in gioco nella nostra vita quotidiana la meccanica classica funziona perfettamente tuttavia a scale di distanze molto piccole (confrontabili con le dimensioni di un atomo, ~10-10 m) o a velocità molto grandi (confrontabili con la velocita’ della luce, c ~ 3 108 m/s) le violazioni dalla fisica classica divengono apprezzabili dunque si rese necessaria una riformulazione della fisica meccanica relativistica e fisica quantistica alcuni ingredienti basilari della fisica classica sono che: • viviamo in un mondo tridimensionale, nel quale il movimento e’ scandito dal tempo • gli intervalli spaziali e temporali sono invarianti rispetto al sistema di riferimento in cui vengono misurati l’universo e’ omogeneo e isotropo; il tempo e’ omogeneo • • i sistemi fisici elementari vengono descritti attraverso il formalismo o delle particelle o delle onde • le variabili che descrivono i sistemi sono continue 1 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini i fenomeni “protagonisti” della crisi • la stabilità degli atomi non si spiega con la fisica classica • la spettroscopia atomica: in contrasto con la continuità delle variabili fisiche, gli atomi emettono luce solo a determinate lunghezze d’onda • la radiazione emessa dai corpi caldi si comporta in modo diverso da quanto predetto dall’elettromagnetismo classico (radiazione del corpo nero) • alcune proprietà della luce non si spiegano con la teoria ondulatoria (es.: effetto fotoelettrico, effetto Compton) • alcune proprietà delle particelle non si spiegano con il modello corpuscolare 2 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Radiazione del corpo nero http://surendranath.tripod.com/Applets.html legge di Kirchhoff sulla radiazione da parte di un corpo materiale definiamo: el = potere emissivo o emittanza monocromatica (energia irradiata per unità di tempo, per unità di superficie, in un intervallo di lunghezza d’onda dl ) al = potere assorbente (rapporto tra energia assorbita e energia incidente, è la frazione di energia incidente che viene effettivamente assorbita) le due grandezze, in generale, sono funzione della temperatura del corpo considerato e delle grandezze fisiche (dimensioni geometriche, composizione chimica …) che lo caratterizzano il loro rapporto, invece, dipende solo dalla frequenza e dalla temperatura: in altri termini è una funzione “universale”: el al f l ,T 3 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Definizione di Corpo Nero il Corpo Nero è un oggetto ideale che assorbe il 100% delle radiazioni che lo colpiscono (al = 1). Dunque non riflette alcuna radiazione e, “se messo in condizione di non emettere”, appare perfettamente nero (?) definizione alternativa: un corpo nero è un corpo all’equilibrio termico in cui l’energia irradiata si bilancia con l’energia assorbita una buona approssimazione di corpo nero (messo in condizione di non emettere) può essere quella di immaginare una cavità di materiale opaco, nella quale è praticato un piccolo foro. il corpo nero è il foro stesso 4 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Legge di Kirchhoff sulla radiazione del corpo nero “il rapporto tra il potere emissivo di un corpo ed il suo potere assorbente è lo stesso per tutti i corpi ad una data temperatura, e coincide con il potere emittente di un corpo nero alla stessa temperatura.” el e l CN f l , T al CN inizia la ricerca, teorica e sperimentale, sullo “spettro di emissione del corpo nero” 5 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Spettro di emissione del corpo nero Primo approccio teorico – sperimentale Kirchhoff mostrò, con considerazioni termodinamiche, che, all'equilibrio termico, la radiazione contenuta in una cavità con pareti impermeabili alla radiazione è della stessa “qualità ed intensità” di quella di un corpo nero alla stessa temperatura. C. Christiansen (1884 ) esprime l'idea che cavità isotermiche possono essere usate per lo studio della radiazione di corpo nero. Lummer e Wien (1895) costruiscono la prima cavità e la usano per tali misure. Legge di Stefan (1879 esperimento) – Boltzmann (1884 teoria: TD+EM) I (T ) T 4 5.67 10-8 W/m2 K 4 6 G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 Leggi di Wien (1893) con considerazioni basate su TD ed EM Wien ricava una espressione per la densità di energia elettromagnetica nella cavità … u , T d f T ... e, per analogia con la distribuzione di Maxwell delle velocità delle molecole in un gas: 3 f T d c2 T c1e legge della radiazione lmaxT C0 C0 0.2898 10-3 m K legge dello spostamento NB.: La distribuzione della densità di energia è proporzionale alla intensità di radiazione emessa. I = uemc: 7 A.A. 2009-2010 G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini invenzione del bolometro da parte dell'astrofisico americano Langley (1880), con sensibilità di un ordine di grandezza superiore a quella delle termocoppie in serie (termopile) usate prima. determinante fu quindi il fatto che, verso la fine del secolo, si potesse disporre, per lo studio della radiazione di corpo nero, di una nuova sorgente e di un nuovo rivelatore. primi dati sperimentali significativi: Paschen (1897) e Paschen e Wanner (1899). - la distribuzione della intensità (per unità di l) è abbastanza simile per tutte le superfici materiali - l’emissione tende ad annullarsi a piccole o grandi lunghezze d’onda, e si ha un massimo per un valore di l che dipende dalla temperatura secondo la legge di Wien 8 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Sia data una cavita’ sferica di pareti sottili perfettamente riflettenti mantenuta alla temperatura costante T . Gli atomi delle pareti interne della cavita’ si muoveranno per agitazione termica ed emetteranno ed assorbiranno continuamente onde e.m. dunque possono essere considerati come oscillatori elementari che emettono isotropicamente in tutte le direzioni all’equilibrio la densita’ we.m. ( o semplicemente w ) di energia e.m. all’interno della cavita’ avra’ un valore medio costante nel tempo inoltre nella cavita’ la radiazione sara’ distribuita in modo uniforme ed isotropicamente su tutto l’angolo solido 4p dS d F sia dS una porzione infinitesima della superficie interna della sfera e si prenda un punto F in una posizione qualunque sulla superficie della sfera se d e’ l’angolo solido sotto cui, dal punto F, e’ vista la superficie dS la frazione di angolo solido sotteso da dS, rispetto a tutto l’angolo solido e’ e la densita’ di energia e.m. contenuta nella regione delimitata da d sara’ w d 4p d 4p all’interno della porzione di spazio delimitata da d vi sono onde stazionarie formate dalla sovrapposizione di perturbazioni che viaggiano avanti ed indietro in tutte le direzioni alcune viaggeranno da dS verso F e se in F vi fosse un foro , di superficie infinitesima dS, le onde che viaggiano in questa particolare direzione potrebbero fuoriuscire dal foro G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 pratichiamo intorno al punto F un foro di superficie infinitesima dS e domandiamoci quanta energia, emessa da dS, raggiungera’ l’esterno della cavita’ fluendo dS attraverso dS n̂ se dS dP e’ il vettore di Pointing (infinitesimo) dS e’ orientata positivamente nella direzione del versore n̂ quindi l’energia emessa da dS che nell’unita’ di tempo attraversa dS sara’ ˆ S dP d S dP nd ossia dP d S cos il modulo del vettore di Poynting fornisce l’intensita’ delle onde e.m. e l’intensita’ dell’onda e.m. si dimostra essere pari al prodotto della velocita’ dell’onda per la densita’ volumetrica di energia e.m. trasportata dall’onda In effetti si puo’ esprimere l’intensita’ in funzione della densita’ volumetrica di energia e della velocita’ di propagazione dell’onda e riesce: I h v h = energia/volume il modulo del vettore di Poynting risulta in questo caso pari a dP cw d 4p c = velocita’ della luce l’energia proveniente da dS ed irraggiata all’esterno dal foro nell’unita’ di tempo sara’ : d cw d S cos 4p e per unita’ di superficie : ma per definizione l’energia irraggiata all’esterno per unita’ di tempo e di superficie e’ il potere emissivo de d cw cos 4p d d e cw cos 4p G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 l’espressione dell’angolo solido infinitesimo in coordinate polari sferiche e’ quindi de cw cos sen d d 4p si otterra’ il potere emissivo totale di dS p 2 sen 2 0 cos send 2 in conclusione d sen d d integrando tra 0 e 2p in f e tra 0 e p/2 in q p cw 2p cw 2 e d cos sen d 0 4p 0 4 p 2 0 cw e 4 1 2 mentre 2p 0 d 2p per cui e cw 2p cw 4p 2 4 relazione che si dimostra essere valida qualunque sia la forma della cavita’ G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 Corpo nero si abbia una scatola a forma di parallellepipedo di grandi dimensioni dotata di pareti interne perfettamente riflettenti mantenuta a temperatura costante nel tempo al valore T . se si pratica un piccolo foro su di una parete della scatola non si alterera’ di molto l’equilibrio del sistema la superficie del forellino e’ detta corpo nero la radiazione uscente dal piccolo foro verso l’esteno e’ detta radiazione di corpo nero la densita’ di energia e.m. all’interno della scatola per unita’ di lunghezza d’onda wl sara’ data da dw wl dl w wl dl si ha che 0 l’energia emessa dal corpo nero per unita’ di tempo e di superficie e’ detta potere emissivo e l’energia emessa dal corpo nero per unita’ di tempo e di superficie nell’intervallo di lunghezze d’onda compreso tra e d e’ detta potere emissivo specifico l de el dl l l l e e e l dl 0 l’energia emessa per per unita’ di tempo dal corpo nero e’ uguale alla energia che arriva sulla sua superficie dall’interno della cavita’ per unita’ di tempo vale la relazione c e w 4 e A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini all’equilibrio termico nella cavita’ le onde elettromagnetiche formeranno un sistema di onde stazionarie se L1, L2 e L3 sono i lati della scatola si avra’ k1 L1 n1p k2 L2 n2p k3 L3 n3p k k12 k22 k32 da cui si ricava per l dalla l V si ha V 2 con n1 , n2 , n3 1,2,3,4... n12 n22 n32 p 2 2 2 L1 L2 L3 k 1 n12 n22 n32 2 2 2 l 2p 2 L1 L2 L3 1 V l n12 n22 n32 2 2 2 L1 L2 L3 e le relazioni di quantizzazione della frequenza sono A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini La formula di Rayleigh-Jeans supponiamo per semplicita’ di avere una scatola cubica di lato L1= L2= L3= l c n12 n22 n32 2l si ha la frequenza fondamentale 1 per n1 = n2 = n3 =1 quindi 1 c 3 2l per determinare quale sia il numero di modi con frequenza compresa tra la frequenza fondamentale e la massima frequenza possibile bisogna contare quante sono le possibili terne di numeri che soddisfano la 4l 2 2 n12 n22 n32 c2 per n1 n2 n3 >> 1 si passa al continuo di una sfera di raggio r 2l e la n n n 2 1 2 2 2 3 4l 2 2 c 2 diviene l’ equazione c il numero di modi con frequenza minore o uguale a e’ pari ad un ottavo del volume della sfera 1 4 2l 3 4 p 3 N ( p ( ) ) l 3 8 3 c 3 c 3 e per unita’ di volume 4 p 3 3 c3 moltiplicando per un fattore due per tenere conto dei due possibili stati indipendenti di polarizzazione delle onde e.m. 3 si ha che la densita’ di volume degli oscillatori nella cavita’ e’ 8 p 3 c3 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini per n1 n2 n3 >> 1 il numero di modi di oscillazione N e’ funzione , continua, di quindi si puo’ differenziare N rispetto a nell’intervallo infinitesimo di frequenze comprese tra e + d gli oscillatori per unita’ di volume sono: d dN d d 2 8 p il numero dN di oscillatori con frequenza compresa tra e + d e’ dN 3 d c c c d 2 d l da differenziando l c l l e, in termini di lunghezze d’onda, il numero dNl di 8p oscillatori con frequenza compresa tra l e l + dl sara’ dN l 4 d l l 8p dN l we.m. 4 we.m. d l ul d l e avranno energia data da l dalla relazione tra potere emissivo specifico e densita’ di energia riesce eldl 2p c l 4 we.m. d l G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 Boltzmann aveva dimostrato basandosi su argomenti di fisica classica che se un insieme di oscillatori e’ in equilibrio alla temperatura T , la probabilita’ di trovare un qualsiasi oscillatore con energia compresa tra E ed E + dE e’ data da e E kT dE se l’energia dell’oscillatore puo’ assumere con continuita’ tutti i valori da zero all’infinito allora il valore medio dell’energia si ottiene cacolando la media della distribuzione in energia ossia E 0 0 per cui eldl 2p c l 4 Ee e E kT E kT we.m. d l dE kT dE eldl 2p c l 4 kTd l formula di Rayleight-Jeans ottenuta sostituendo We.m. ad E e dunque we.m. E G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 Approccio teorico classico legge di distribuzione di Rayleigh-Jeans (1900) onde EM in una cavità cubica, in equilibrio TD con le pareti: onde stazionarie che scambiano energia con oscillatori armonici che possono vibrare con qualsiasi frequenza. f 2 A sin(kx) cos(t ) E E0 sin(k r ) cos(t ) 2 Lk 2 Lk l per una data lunghezza d’onda, Ln nk la condizione di quantizzazione 2 l c vale in qualsiasi direzione k̂ : “modo” di onda stazionaria, caratterizzato da nk numero di “modi” nell’intervallo di lunghezze d’onda di larghezza dl considerando i due possibili stati di polarizzazione dell’onda EM: nk nk l nk l l 2L lim nk dnk 2k d l , l l 0 dnk 4 Lk l2 d l , dnk 4 Lk d c 17 G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 Legge di distribuzione di Rayleigh-Jeans (1900) in tre dimensioni: la condizione sui nodi deve valere separatamente in ciascuna direzione: k x p Lx nx k y p Ly n y k p L n z z z Esempio bidimensionale (figura): propagazione di un’onda piana (le creste dell’onda sono delle linee rette che si propagano nella direzione mostrata dalla freccia): Gli zeri dell’ampiezza si ripetono con periodo in direzione x, e analogamente con periodo in direzione y. Definiamo ora le quantità . Come si vede la quantità k = (kx , ky) ha le proprietà di un vettore (le proiezioni lungo gli assi sono proprio quelle che ci si aspetta di trovare per un vettore che ha la direzione u di propagazione dell’onda). Il vettore k = 2pu/l è il vettore d’onda dell’onda piana. 18 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Legge di distribuzione di Rayleigh-Jeans (1900) in tre dimensioni: condizione di quantizzazione Per una data lunghezza d’onda, i “modi” sono caratterizzati dalle terne nx, ny, nz che soddisfano la condizione di quantizzazione. Questa rappresenta un ellissoide con assi 2 Li c il volume N dell’ottante con n positivi … … rappresenta il numero di “modi” possibili per frequenze con valori tra 0 ed il valore generico . 19 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Legge di distribuzione di Rayleigh-Jeans (1900) in tre dimensioni: il numero di “modi” per unità di volume per frequenze con valori tra e +d N 4p V 3 3 3c dN 4p 2 3 d V c Energia di radiazione all’equilibrio termodinamico gli oscillatori scambiano continuamente energia con il campo di radiazione nella cavità. L’energia media della radiazione è quindi uguale a quella dell’oscillatore. Energia cinetica media di una molecola libera 1 2 KT per ogni grado di libertà (K costante di Boltzman, T temperatura assoluta). Oscillatore armonico: a) vincolato quindi anche energia potenziale, per cui energia media KT ; b) due gradi di libertà (corrispondenti ai due stati di polarizzazione della radiazione), quindi energia media = 2KT 20 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini densità di energia EM per frequenze con valori tra e +d : c dl , d 2 l l 8p duE ( ) KT 3 2 d c dI ( ) duE ( )c KT 8p 2 d 2 c dI (l ) KT 8p l 4 dl catastrofe ultravioletta 21 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Approccio di Planck dN 4p 2 3 d V c 1) Calcolo del numero di “modi” alla Rayleigh – Jeans : 2) Distribuzione delle probabilità di stati energetici di Maxwell Boltzmann (per Rayleigh – Jeans l’energia è continua ed il valore medio è 2KT) En nh 3) Quantizzazione dell’energia: 1 ; E KT E ( )e E d per Planck: E E e n 0 n e n 0 per cui E En En d En e d n 0 En e E KT la grande novità fisica: l’energia e’ quantizzata per Rayleigh – Jeans (Maxwell – Boltzmann): P( E ) e e E d per cui 1 E KT 2 d d 1 E ln e nh ln d n 0 d 1 e h n 0 h eh KT 1 22 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Approccio di Planck dN 4p 2 3 d V c E2 h e h KT 1 8p h 3 dI ( ) duE ( )c 2 h KT d c e 1 dI (l ) duE (l )c 8p h c l 5 ehc l KT 1 dl un oscillatore, di frequenza propria , può assorbire o cedere energia solo in (n) pacchetti di valore E h dove h, costante di Planck, è una nuova costante fondamentale della natura originariamente la quantizzazione venne formulata in relazione agli atomi delle pareti della scatola gli elettroni di questi atomi vennero assimilati ad oscillatori e l’ipotesi di quantizzazione fu fatta per le energie a disposizione di questi elettroni oscillanti in un secondo tempo l’ipotesi di Planck fu estesa anche al campo e.m. presente nella cavita’ e con il quale gli elettroni in oscillazione dovrebbero essere equilibrio a causa del continuo scambio di energia tra il campo e.m. e gli oscillatori 23 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 dI (l ) 8p h G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini c l 5 ehc l KT 1 lmaxT C0 0, 2014 d l derivando rispetto a l ed uguagliando a zero, si ottiene il massimo: hc cm K k • misurando lmax e T si ottiene h/K • infine dalla precedente, conoscendo K si ottiene h riassumendo, Planck riproduce i dati sperimentali dello spettro di emissione del corpo nero partendo da una teoria microscopica, assumendo lo scambio di quanti discreti di energia tra atomi e radiazione della cavità, con un parametro libero da aggiustare, che risulta essere una costante fondamentale della natura: h 6.626068 1034 J s ( K 1.3811023 J/K) sarà Einstein a suggerire che la radiazione elettromagnetica è costituita da un insieme di particelle di energia h : i fotoni 24 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Interpretazione dell’ipotesi di Planck il calcolo classico e’ accurato nel limite di grandi lunghezze d’onda, o quando h può essere considerato piccolo a piacere: k BT dI hc hc 8p 5 hc / lk T 8p 4 h0 8p 5 B dl l hc / l k BT l l e 1 o l • • • gli oscillatori elementari possono assumere solo energie quantizzate che soddisfano alla relazione E=nh, dove h e’ una costante universale – n e’ detto numero quantico le transizioni di livello vengono accompagnate dall’emissione/assorbimento di quanti di radiazione (fotoni) la fisica quantistica coincide con la fisica classica nel limite h 0 E n 4h 4 3h 3 2h 2 h 1 25 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 L’effetto fotoelettrico G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini la relazione E n h avrebbe già potuto suggerire che la radiazione elettromagnetica è un insieme di particelle (di energia h ); ma fu Einstein a formulare per primo l’ipotesi corretta http://www.openfisica.com/fisica/simulazioni/Fotoelettrico/foto_solo.php#Javascript se si investe con un fascio di luce una superficie metallica lucida, in determinate condizioni la luce può espellere elettroni dalla superficie l’effetto fotoelettrico trova oggigiorno applicazione in molti dispositivi (interruttori a fotocellula, telecamere, ecc.) 26 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 Tmax G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Tmax eVstop Previsioni classiche 1. Secondo la fisica classica si dovrebbe avere fotoemissione per ogni frequenza della luce, purchè abbastanza intensa 2. Secondo la fisica classica l'energia cinetica dipende dall'intensità della radiazione incidente Osservazioni sperimentali 1. Si ha emissione elettronica solo se la frequenza della radiazione incidente è maggiore di un certo valore 0 chiamato soglia fotoelettrica o frequenza di taglio. 2. L'energia cinetica degli elettroni emessi dipende dalla frequenza della radiazione incidente e non dalla sua intensità. 3. Il numero di fotoelettroni emessi nell’unità di tempo (fotocorrente) dipende dalla intensità della radiazione incidente. ! 27 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini La sintesi di Einstein (1905) lo scambio di energia tra onda elettromagnetica ed elettroni avviene per quanti di energia E = h (nel 1926 verranno chiamati “fotoni”), h f Tmax f = lavoro di estrazione (energia di legame) metodo per misurare h: coefficiente angolare della retta questa spiegazione ipotizza una natura corpuscolare (singole particelle) della radiazione h f Vstop e e Tmax eVstop risulta lo stesso h del Corpo Nero 28 A.A A.A.2010-2011 2009-2010 G. Cambi M. Piccinini - N. Semprini - S. Zucchelli G.- Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini L’effetto fotoelettrico - riepilogo Classicamente Quantisticamente La radiazione e.m. è onda, con 2 intensità E0 La radiazione e.m. è fatta di fotoni con E = h Serve una energia minima (lavoro di estrazione, ~ qualche eV) È effettivamente necessaria una energia minima Aumentando l’intensità (a parità di altro), dovrebbe crescere l’energia cinetica degli elettroni A bassa intensità si può trasferire ogni energia aspettando un tempo adeguato (da cui, un ritardo nell’emissione) L’energia cinetica non dipende da (ovvero l) L’energia degli elettroni è indipendente dall’intensità Es: radiazione da 520 nm (5.77x1014 Hz luce visibile verde) estrae elettroni dal sodio senza ritardo, indipendentemente dall’intensità! Es.: radiazione da 550 nm (5.45x1014 Hz luce visibile giallo verde) non estrae elettroni, frequenza di soglia ! 29 G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 L’effetto Compton visto l’aspetto corpuscolare della radiazione e.m. , la si dovrebbe trattare (anche) sulla base della teoria degli urti e della conservazione dell’impulso uE e 0 E 2 / 2 e 00 1/c2 2 u B B / 2 0 pem uem ˆ S c uem uE uB e 0 E 2 le onde e.m. trasportano energia e momento nel 1916 Einstein ipotizza l’impulso del fotone (nf = no di fotoni per unità di volume) pem uem n f h c c h h pf c l es.: Raggi X , h/l = (6.63 x 10-34)/(50 x 10-12) = 0.13 x 10-22 Js/m; h = 0.39 x 10-14 J Luce, h/l = (6.63 x 10-34)/(50 x 10-08) = 0.13 x 10-26 Js/m ; h = 0.39 x 10-18 J 30 G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini A.A. 2009-2010 Gli esperimenti di Arthur H. Compton (1923) l ' l Raggi X incidenti: l ~ 71 pm Raggi X diffusi: un picco a l’ = l Osservazione sperimentale: nella collisione della luce con un elettrone in quiete, la luce diffusa cambia la sua lunghezza d’onda e la nuova l dipende dall’angolo di scattering non esiste spiegazione classica un secondo picco con l’ > l 31 A.A. 2009-2010 G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Interpretazione dei dati h h ' pˆ pˆ ' me v eˆ c c l h me c 2 h ' E e' l ' h h ' h cos q me v cos f l 1 cos q c c me c h ' 0 sin q me v sin f Lunghezza d’onda c h me c 2 h ' me c 2 Compton 32 A.A. 2009-2010 G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini L’effetto Compton – riepilogo Classicamente: • l’elettrone si mette a oscillare, emettendo radiazione della stessa frequenza (inizialmente) • l’elettrone trasla lentamente, producendo effetto Doppler: la radiazione all’indietro avrà progressivamente l crescente • ancora una volta si spiegano i risultati sperimentali trattando la luce come un insieme di particelle (fotoni) tali che E = h, in collisione perfettamente elastica contro gli elettroni • la dimostrazione assume solo che il fotone e l’elettrone siano particelle puntiformi, e che il momento e l’energia siano conservate nell’urto 33 A.A. 2009-2010 G. Cambi – S. Zucchelli – M. Piccinini Backup Slides 34