DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE REGIONELAZIO MANUALI SICUREZZA Grafica e comunicazione MANUALE DI IGIENE ALIMENTARE E NUTRIZIONALE GRAFICA E COMUNICAZIONE Manuale di Igiene Alimentare e Nutrizionale Dipartimento di Prevenzione ASL RM H Piazza della Rotonda, 4 • 00041 Albano Laziale (RM) Tel. 0693275323 • Fax 0693275317 A cura di: Agostino MESSINEO, Donatella VARRENTI, Paola ABETTI, Marisa PESOLI, Mauro PERSIANI, Massimo DE LORIPA, Celestino BUCCELLA, Fabio CANINI Sommario C AP IT OLO 1 Introduzione C AP IT OLO 4 2 Cos’è l’autocontrollo (HACCP) C AP IT OLO 5 3 Cenni di Microbiologia e principi d’igiene degli alimenti C AP IT OLO 8 4 Igiene della persona 11 C AP IT OLO 5 Le lavorazioni C AP IT OLO 14 6 Conservazione C AP IT OLO 16 7 Temperature di conservazione degli Alimenti C AP IT OLO 18 8 Igiene degli alimenti e delle attrezzature C AP IT OLO 20 9 Prodotti tipici locali C AP IT OLO 22 10 Nozioni nutrizionali C AP IT OLO 34 11 E per saperne di più 37 CAPITOLO 12 46 Alimentazione e obesità infantile 2 ORGANIGRAMMA SERVIZI IAN 53 B I BLI OGRAFI A 54 3 Capitolo 1 INTRODUZIONE Il manualetto è stato realizzato per consentire una rapida consultazione delle norme di buona prassi igienica e per fornire nozioni nutrizionali agli utenti che si rivolgono al medico di medicina generale ed al pediatra. Ci auguriamo di aver seguito un percorso interessante e di aver usato una terminologia comprensibile ed efficace così da assegnare a queste pagine lo scopo che ci siamo prefissi, ovvero tentare di ridurre le tossinfezioni che si verificano in ambito domestico e migliorare nel contempo le abitudini alimentari evitando quelle scorrette che determinano il soprappeso e l’obesità. Alla parola dieta è spesso attribuito un significato negativo, legato all’idea di dover limitare l’assunzione di cibo. Ma il significato etimologico della parola dieta deriva dal greco e significa “stile di vita”, ed è proprio questo l’intento del presente opuscolo, andare a modificare lo stile di vita alimentare dei lettori, in maniera da ridurre tutte le patologie legate ad errati comportamenti alimentari. L’Organizzazione Mondiale della Sanità precisa che il fattore di rischio principale nella diffusione delle tossinfezioni alimentari è riconducibile al mancato rispetto da parte degli addetti alla manipolazione di alimenti di norme e procedure che riguardano l’igiene della persona, le tecniche di lavorazione e la conservazione degli alimenti. L’alimentazione è uno dei più importanti tra i diversi fattori che concorrono ad assicurare la tutela della salute e la qualità della vita, è quindi intento degli Autori “sfatare” false credenze alimentari. 4 Capitolo 2 5 COS’E' L'AUTOCONTROLLO ( SISTEMA HACCP ) Con l’introduzione del D.Lgs.155/97 il nostro Paese ha recepito una Direttiva della Comunità Europea che ha come obiettivo la tutela della salute del consumatore, attraverso un capillare controllo dei prodotti alimentari. Ovviamente, l’autocontrollo non è applicabile alle civili abitazioni, ma è importante almeno tratteggiarlo per ridurre i rischi legati alle tossinfezioni casalinghe. Per raggiungere tale traguardo nell’industria si utilizza il criterio denominato HACCP che rappresenta un sistema preventivo di controllo degli alimenti; il primo impiego di questa procedura, in ambito alimentare, fu introdotto negli anni '60 dalla NASA per tutelare la salubrità degli alimenti destinati agli astronauti del progetto di volo Mercury. Il sistema si compone di due fasi fondamentali: 1. l'individuazione e la quantificazione dei rischi che possono essere presenti 2. l'identificazione di punti critici di controllo del processo produttivo, che, se non corretti o bonificati, possono dar luogo a cibi non salubri ed igienicamente non validi e quindi provocare l'insorgenza di tossinfezioni alimentari. Perché il sistema di controllo fornisca risultati utili, tuttavia, è indispensabile che il personale addetto alla lavorazione degli alimenti sia in possesso di una sufficiente preparazione professionale, ottenuta attraverso la frequenza di corsi di formazione, che dovrebbero essere periodici. Questo sistema anche se non previsto nella ristorazione domestica, dovrebbe comunque essere preso come punto di riferimento sia per i 6 sistemi domestici di cottura e preparazione dei cibi, sia ai fini formativi (es. in ambito scolastico). Non si può infatti prevenire alcun disturbo se non si conosce il rischio e se non si correggono le potenziali cause di inquinamento dei cibi durante il confezionamento, la manipolazione, il trasporto o la cottura. 7 Capitolo 3 CENNI DI MICROBIOLOGIA E PRINCIPI DI IGIENE DEGLI ALIMENTI L'Igiene Alimentare è l'insieme dei provvedimenti e delle misure necessarie per garantire al consumatore un alimento sano sia da un punto di vista chimico che microbiologico. I microbi, o microrganismi, sono piccoli organismi viventi (si possono vedere solamente con l'ausilio di potenti microscopi) estremamente numerosi nel nostro ambiente; la loro presenza in un alimento può determinare alterazione del colore, del sapore e dell'odore (es. muffa sul formaggio), ma se il loro numero è particolarmente elevato si può avere la contaminazione del prodotto con conseguente tossinfezione alimentare. La contaminazione degli alimenti può avvenire in qualsiasi momento: 1) primaria = l'alimento viene contaminato all'origine (es. uova, insaccati, scatolame) o durante le fasi di raccolta (es. prodotti ortofrutticoli) oppure al momento della macellazione dell'animale. 2) secondaria = durante le fasi successive di trasformazione delle materie prime; in questo caso la contaminazione può essere causata dal personale (malato o portatore sano), dalle superfici di lavoro non sanificate, da strumenti o utensili non puliti correttamente. 8 I contaminanti sono in grado di provocare una malattia e sono rappresentati dai microrganismi oppure da sostanze chimiche e provengono sia dall'ambiente sia dall'uomo stesso durante le fasi di manipolazione, preparazione e somministrazione di alimenti. I contaminanti chimici prevalentemente presenti nei vegetali sono generalmente chiamati pesticidi e sono i diserbanti, i defolianti, gli anticrittogamici. I microrganismi si trovano dappertutto (acqua, aria, suolo, sulla cute dell'uomo, sulla pelle degli animali) e quindi tutte le materie utilizzate come alimento, sia di origine animale sia di origine vegetale, possono facilmente veicolarli. Alcuni di essi non sono in grado di causare malattia all'uomo e la loro presenza viene interpretata come indice di sporcizia, altri invece sono patogeni ossia sono in grado di far ammalare l'uomo (tossinfezione alimentare). Le tossifenzioni di solito colpiscono più individui che hanno consumato un determinato alimento inquinato da microrganismi; i pazienti presentano sintomi gastroenterici quali diarrea, vomito, dolori addominali, febbre e, solo nel caso del botulismo, disturbi neurologici. I microrganismi più frequenti sugli alimenti sono: Salmonella, Stafilococco aureo, Clostridium botulinum, Clostridium perfringens, Enterococchi, Escherichia coli, Vibrione del colera, Bacillus cereus, Listeria monocytogenes, virus dell'Epatite A, Tenia saginata e solium. I microrganismi sull'alimento tendono a moltiplicarsi se trovano condizioni favorevoli. Perché un microrganismo si moltiplichi è necessario che siano presenti quei fattori che ne influenzano favorevolmente la crescita e cioè: 9 la temperatura: la maggior parte dei microrganismi si moltiplicano tra 10° e 60°, soprattutto tra 20° e 40°, avendo ciascun microrganismo un suo intervallo di temperatura ottimale di vita e di crescita. Al disotto di 10° (temperature dei frigoriferi) il freddo ne blocca la riproduzione ma non li uccide; al di sopra di 65°, alle temperature di cottura, i microrganismi muoiono (eccetto le loro spore) ma possono permanere le loro tossine, cioè sostanze prodotte che hanno un effetto tossico sull’uomo. l'acqua: è l'elemento essenziale per la crescita e moltiplicazione dei batteri. In condizioni stabili di bassa concentrazione di acqua, i batteri rallentano o addirittura arrestano la loro crescita. l'acidità: la maggior parte dei batteri trova la sua condizione ottimale di crescita quando il pH è compreso tra 6,5 e 7,5. l'aria: alcuni microrganismi necessitano della presenza di ossigeno per vivere e riprodursi (es.: Salmonelle, E. coli), altri si sviluppano solo in assenza di ossigeno (es.: Clostridium botulinum), altri ancora possono svilupparsi in presenza di piccole quantità di ossigeno (es.: Stafilococchi, Muffe). Quindi gli alimenti possono essere maggiormente soggetti a rischio di contaminazione se: a) vengono conservati a temperatura ambiente ( 20° C ) e comunque a temperature comprese tra 10° e 60° C b) ricchi di acqua (es. mozzarella) c) poco acidi (es.uova) d) non correttamente protetti (es. posti sui banconi di vendita senza copertura). 10 Capitolo 4 IGIENE DELLA PERSONA La prevenzione della contaminazione degli alimenti può essere attuata solo con la formazione del personale. Questo deve rispettare adeguate regole igieniche e comportamentali, ciò vale sia per gli operatori addetti al settore alimentare, sia per le casalinghe. E’ utile anche informare la popolazione non addetta ai lavori (fanciulli, consumatori, ecc). Quanto si è a contatto con alimenti, si deve mantenere sempre un elevato standard di pulizia personale: capelli, barba e baffi possibilmente corti, costantemente in ordine, unghie ben pulite e non smaltate. Il vestiario da lavoro : deve essere sempre pulito, di colore chiaro indossato al completo, sufficientemente comodo così da consentire moventi completi e quindi evitare infortuni Il copricapo : deve contenere tutta la capigliatura. Le calzature : devono essere di colore chiaro, al pari della divisa, e con fondo antisdrucciolevole. La mascherina : deve coprire bocca e naso e va utilizzata al momento della porzionatura e durante la preparazione dei piatti freddi e non deve essere toccata con le mani. Quando si manipola il cibo finito e/o lo si distribuisce la mascherina deve essere sostituita. 11 I guanti monouso : dovrebbero essere indossati da chi manipola cibi crudi e/o cotti. Mani ed avambracci: le mani vanno lavate con sapone almeno per 20 sec., asciugate con salviette di carta a perdere evitando quindi di toccare maniglie e rubinetti sporchi. Il lavaggio deve effettuarsi con una certa frequenza e comunque: prima di iniziare la lavorazione dei cibi quando si cambia tipo di preparazione dopo l'uso dei servizi igienici e degli spogliatoi dopo aver toccato bocca, naso, orecchie, capelli dopo essersi soffiato il naso dopo aver maneggiato rifiuti dopo che si sono lavorati alimenti crudi nel passaggio da una mansione all'altra (ad es. dopo aver spazzato, prima di condire l'insalata ). Bisogna tenere le unghie corte, pulite e senza smalto. Non vanno indossati anelli, bracciali, orologi ed orecchini perché possono essere veicoli di germi ed aumentano il rischio d'infortuni, possono anche finire negli alimenti. Non pulirsi le mani sugli abiti da lavoro o utilizzando un torcione unico. Se ci si ferisce, in maniera non grave le dita, oltre che disinfettare la ferita, bisogna coprirla con cerotto o garza ed indossare un copridito in lattice. Quando (come nella porzionatura di cibi cotti e/o la manipolazione di cibi crudi) è necessario indossare i guanti, bisogna seguire le stesse norme comportamentali adottate a mani nude. Toccare il meno possibile gli alimenti; usare eventualmente appositi utensili. 12 Negli ambienti di produzione pasti è proibito mangiare, bere o fumare ed inoltre si deve evitare di tossire o starnutire direttamente sui cibi. 13 Capitolo 5 LE LAVORAZIONI Nelle cucine occorre usare sempre acqua potabile, anche per produrre il ghiaccio. L’acqua non potabile potrà essere utilizzata esclusivamente per i generatori di vapore, per i sistemi antincendio. Preparazione e manipolazione dei cibi Programmare la preparazione a cominciare dai cibi a minor rischio di contaminazione. Lavorazione delle materie prime crude (mondatura e taglio) deve avvenire comunque lontano dagli alimenti cotti. Ogni materia prima va lavorata in area ben definita. Ad esempio la carne va lavorata in area diversa da quella del pesce o della verdura: ciascun alimento veicola determinati batteri, spesso patogeni, e quindi è necessario seguire queste regole per impedire la contaminazione crociata. Se per mancanza di spazio non fosse possibile lavorare in aree e tavoli separati allora è necessario eseguire le lavorazioni in tempi diversi, facendo però precedere ad ogni avvicendamento una adeguata pulizia e disinfezione delle superfici e delle attrezzature. Lavarsi accuratamente le mani. Indossare i guanti. 14 Chiudere le finestre ed attivare l'impianto di estrazione dell'aria se quest'ultimo non è presente è possibile mantenere le finestre aperte ma è opportuno proteggerle con reticelle anti-intrusione di insetti. Il cibo pronto per essere consumato va manipolato con cura e coperto con carta stagnola o carta paglia per evitare la contaminazione. Non è corretto effettuare più operazioni contemporaneamente (es. magazzinaggio, preparazione verdure e cibi cotti, etc.) poiché aumenta il rischio di contaminazioni crociate. Tutti gli utensili, gli elettrodomestici, la coltelleria vanno sanificati (vedi cap. 8) dopo ogni preparazione. Il secchio dei rifiuti è ammesso in cucina solo quando lo si utilizza e va tenuto sempre chiuso; è indispensabile allontanarlo più volte nell'arco della giornata, senza attendere che sia colmo. Il contenitore non può essere usato come piano di appoggio o di lavoro. I rifiuti non vanno accumulati. Non dovrebbero essere riutilizzati i cibi preparati. Una preparazione non cotta subito va riposta in frigorifero. Occorre manipolare su piani di lavoro separati i cibi cotti e i cibi ancora cucinati. Occorre mantenere i locali di preparazione e di deposito in condizioni di perfetta e costante pulizia. Bisogna attuare con frequenza operazioni di pulizia ordinaria e straordinaria. Si devono lavare gli alimenti per eliminare residui chimici o sporcizia. Occorre cucinare piccole porzioni in modo che il calore sia ben distribuito, mescolando costantemente poichè la cottura distrugge la maggior parte dei microrganismi patogeni; è utile inoltre preparare le porzioni strettamente necessarie. 15 Capitolo 6 CONSERVAZIONE La conservazione consiste in procedure atte a evitare l'alterazione dell'alimento nell’arco di tempo che intercorre fra produzione e consumazione; l'obiettivo è quello di mantenere gli alimenti più a lungo prolungandone il periodo della commestibilità. Il periodo di conservazione inizia negli alimenti cotti una volta terminata la fase di manipolazione dei cibi. Nell'intervallo che precede la somministrazione e la vendita i prodotti destinati alla alimentazione sono particolarmente esposti a contaminazione microbica. Durante questo periodo infatti possono moltiplicarsi, in maniera considerevole, tutti i microrganismi che si trovano o giungono negli alimenti e quindi il rischio di tossinfezioni alimentari è notevole. L’accorgimento da seguire è quello di portare al più presto gli alimenti cotti alla temperatura adatta ad impedirne lo sviluppo della flora batterica e micotica (es. basse temperature); per raggiungere tale scopo gli alimenti una volta cotti non debbono essere tenuti a temperatura ambiente es a recipiente aperto, ma conservati in frigorifero. Per evitare l'insorgenza delle tossinfezioni alimentari è necessario essere a conoscenza delle tecniche di corretta prassi igienica che bisogna mettere in atto per garantire la salubrità del prodotto destinato alla alimentazione. Ad esempio: non mettere a contatto cibi cotti con cibi crudi non ricongelare un prodotto scongelato 16 rimuovere immediatamente i residui di alimenti caduti sul pavimento. 17 Capitolo 7 TEMPERATURA DI CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI PRODOTTO REFRIGERAZIONE CONGELAZ °C MAX SURGELAZIO IONE NE °C MAX Latte pastorizzato +6 Panna pastorizzata +6 Latti fermentati +6 Prodotti caseari freschi v.produttore Gelati - industriali e °C MAX * -18 -15 artigianali temp.di *1 congelamento Carni rosse +7 Carni bianche +4 Carni macinate +2 Frattaglie +3 -12 -18 +4 -12 -18 +6 -18 -18 Fusione ghiaccio -18 -18 *2 Ovoprodotti *3 Molluschi bivalvi *4 Prodotti pesca *5 Pasta fresca farcita +10 -18 +4 -18 +4 -18 *6 Alimenti con copertura o farciti con crema *6 Prodotti gastronomia con copertura gelatina *6 Prodotti cotti da +60 / +65 - consumare caldi 18 - *6 Prodotti cotti da +10 - - consumare freddi *6 Ortofrutticoli e altri +4° / +8° -18 prodotti *6 * E’ tollerata una fluttuazione di +3°C per i brevi periodi 19 Capitolo 8 IGIENE DEGLI AMBIENTI E DELLE ATTREZZATURE Uno degli elementi essenziali per garantire la salubrità degli alimenti è la pulizia delle attrezzature e dei locali. I prodotti, le attrezzature, e tutto ciò che viene utilizzato per la pulizia e per la disinfezione devono essere conservati in luogo apposito, separato dalle zone di deposito e lavorazione, posti in armadi chiudibili. Deve essere inoltre assicurata la disponibilità di acqua corrente sufficientemente calda, per favorire l’eliminazione di sostanze grasse e di alcuni prodotti detergenti aggressivi. LA SANIFICAZIONE: PULIZIA E DISINFEZIONE Sanificare significa rendere igienicamente sani l’ambiente e le attrezzature, in modo da arrestare la diffusione dei microbi e, di conseguenza, ridurre il rischio di contaminazione per gli alimenti. Un processo di sanificazione si basa su due operazioni ben distinte pur tuttavia strettamente collegate: detersione e disinfezione. Detersione o pulizia, consiste nell’eliminazione dei residui della lavorazione e del sudiciume, mentre la disinfezione è il trattamento successivo con prodotti ad azione antimicrobica. Mentre, la disinfezione senza una preventiva operazione di pulizia sarebbe 20 antieconomica, la pulizia senza una successiva disinfezione non risulterebbe sufficientemente efficace. Disinfezione è il trattamento con prodotti chimici, chiamati disinfettanti, che rappresenta la seconda fase del processo di sanificazione. L’attività di sanificazione deve interessare tutti i luoghi, ogni angolo ed attrezzatura e può essere condotta in maniera efficace solo attraverso una vera e propria attività di educazione igienica (il significato della pulizia, i modi per mantenere la pulizia, le tecniche ed i prodotti da utilizzare). Nelle mense collettive dovrebbe essere stabilito un apposito programma scritto di pulizia e disinfezione. In ogni caso la sanificazione deve consistere delle seguenti fasi: • primo risciacquo con acqua potabile; • detersione; • risciacquo accurato per la rimozione di tutti i residui di detergente; • disinfezione; • risciacquo finale per la rimozione di tutti i residui di disinfettante. 21 Capitolo 9 PRODOTTI TIPICI LOCALI OLIO DI OLIVA IN COMMERCIO SI TROVANO QUESTE TIPOLOGIE DI PRODOTTI • OLIOEXTRAVERGINE: di gusto “assolutamente” perfetto con acidità inferiore al 1% è ottenuto da una lavorazione effettuata con l’esclusivo utilizzo di mezzi fisici (frangitura – spremitura – separazione) • OLIOVERGINE: di gusto perfetto con acidità inferiore al 2% è ottenuto come l’extravergine con mezzi fisici • OLIO (A) OLIVA ottenuto miscelando oli di oliva raffinati e oli vergini, deve avere un acidità inferiore allo 1,5%; non è previsto un minimo di vergini da addizionare (B) SANSA ottenuto miscelando olio di sansa raffinato con oli vergini, con acidità inferiore al 1,5%; non è previsto un minimo di vergini da addizionare 22 COMPOSIZIONE CHIMICA L’olio di oliva è per la quasi totalità composto da trigliceridi (98 – 99%), gli acidi grassi più rappresentati sono l’oleico (65 – 80%) il linoleico (<13%) ed il palmitico (7-15%). Ricco in giusta misura di acidi grassi insaturi, così come richiesto dalla moderna dietologia, contiene tra i costituenti minori, ma non per questo meno importanti, oltre al beta-carotene (provitamina A) ed i tocoferoli (vitamina E), tutta una serie di sostanze antiossidanti (composti fenolici, ecc.) importantissime sia per la conservazione dell’olio, sia dal punto di vista nutrizionale ed antinvecchiamento (antagonisti dei radicali liberi). Importanti sono altresì i fitosteroli per la loro azione regolatrice sull’assorbimento del colesterolo. L’ “olio extravergine di oliva”, per le sue doti peculiari e per la sua bassa acidità, è il miglior tipo di condimento da usarsi a crudo. L’ “olio di oliva” e l’ “olio di sansa di oliva”, essendo miscele di oli raffinati e oli vergini, presentano alcuni componenti tipici degli oli vergini in percentuali inferiori. COSA È UN OLIO EXTRAVERGINE A DENOMINAZIONE D’ORIGINE Vengono riconosciute come “denominazioni di origine” le denominazioni relative agli oli extravergini di oliva prodotti in zone geografiche delimitate e le cui caratteristiche merceologiche derivano prevalentemente dalle condizioni proprie dell’ambiente di produzione e dalle varietà di olive impiegate. L’OLIO D’OLIVA IN CUCINA Gli oli di oliva vanno preferibilmente usati a crudo, ma si comportano ottimamente anche nelle cotture a fuoco moderato e per friggere. L’olio extravergine di oliva è l’unico olio ottenuto integralmente dalla sola spremitura del frutto; ogni regione d’ Italia ha i suoi extravergini, con precise caratteristiche di aroma e sapore: con il riconoscimento degli oli extravergini a Denominazione di Origine, il consumatore ha la possibilità di scegliere il prodotto che più 23 soddisfa i suoi gusti e le sue esigenze. Tutti gli oli (compresi quelli di semi) sottoposti a trattamenti termici energici (cottura o frittura) si alterano, con perdita di valore nutritivo e formazione di composti tossici (acroleina). Gli oli di oliva, per il basso contenuto in acidi grassi polinsaturi, sono tra i più adatti per le fritture. Alcune raccomandazioni per friggere: • utilizzare oli idonei, più resistenti al calore; • aggiungere sale e spezie agli alimenti dopo la frittura, e non durante, in quanto accelerano l’alterazione degli oli • asciugare bene gli alimenti da friggere • evitare temperature oltre i 180° C, utilizzando friggitrici con termostato • controllare lo stato dell’olio durante la frittura; le alterazioni sono evidenziate da imbrunimento, aumento della viscosità, formazione di schiuma abbondante e produzione di fumo • evitare tassativamente la pratica della ricolmatura (aggiunta all’olio usato di olio fresco, che si altera molto più rapidamente). 100 gr di olio contengono circa 780 K/calorie, mentre un cucchiaino di olio contiene circa 40 K/calorie. 24 PANE Il pane da un punto di vista nutrizionale è un alimento che soddisfa la quota di carboidrati giornaliera (50-60%) e determina in breve tempo un senso di sazietà. Per la panificazione si utilizzano i cereali quali il grano o il frumento. Le farine più raffinate sono di colore più chiaro e sono più povere in sali minerali e vitamine rispetto alle farine integrali che sono più ricche di fibre e sapore. Altre farine in commercio quali quelle di mais, orzo, avena, miglio e soia possono essere utilizzate in miscela alla farina di frumento, in quanto da sole hanno poco o addirittura niente glutine. La farina di segale e quella di farro invece possono essere utilizzate da sole in quanto contengono la giusta quantità in glutine. Gli ingredienti di base vengono mescolati in maniera più o meno lenta a seconda che l’operazione sia effettuata a mano o con l’impastatrice. Lo scopo di tale mescolazione è quello di formare il glutine. Le macchine impastatrici esercitano una sollecitazione maggiore sulla farina, si alternano quindi fasi di impastamento a fasi di riposo per favorire l’idratazione e la formazione di glutine. Il metodo con lievito naturale utilizza la pasta acida, che viene impastata con l’acqua e la farina, fatta lievitare e cotta. La pasta si chiama “acida” perché ha un PH compreso tra 5 e 6. Gli ingredienti per fare il pane oltre le farine sono il lievito di birra, il lievito naturale, il sale e l’acqua. Il lievito di birra è così chiamato in quanto originariamente era ottenuto dalla fermentazione del mosto di birra. Risulta costituito da microrganismi che attraverso la fermentazione degli zuccheri producono gas e alcool, i quali 25 digerendo gli amidi rendono il pane morbido e consentono al pane di lievitare in tempi sufficientemente brevi. Il lievito naturale detto anche pasta acida, contiene anche i lattobacilli che fermentando producono sostanze diverse, dando al prodotto finale un’alta digeribilità e una più lunga conservazione (anche fino a 10 giorni). La lievitazione naturale è molto lenta pertanto ne deriva un prodotto reperibile solo in alcuni forni che utilizzano tale metodica. Il sale può essere utilizzato sia fino che grosso, la cosa importante è che non venga aggiunto insieme al lievito o in quantità eccessiva altrimenti ostacola la lievitazione, malgrado d’altro canto dia stabilità al glutine. L’acqua ovviamente deve essere potabile e priva di odori sgradevoli. Per ottenere una buona lievitazione è opportuno utilizzare acque non troppo ricche in Sali di calcio e magnesio e la temperatura massima di utilizzo deve essere non superiore a 35°. Per ottenere una buona lievitazione è necessario raccogliere l’impasto e riporlo in un recipiente coperto da un telo bagnato e strizzato o da cellophane e lasciarlo riposare per circa 20 minuti a 25° in ambiente umido, aspettare che raddoppi di volume. Il pane viene cotto per lo più in forni elettrici, alcune produzioni artigianali lo cuociono ancora nei forni a legna. La temperatura varia da 180 a 300 gradi, i pani più piccoli cuociono in 15 minuti, quelli di 1 kg e oltre in circa un’ora. All’interno del pane la temperatura aumenta gradualmente fino a 98100°, all’esterno si mantiene stabile a 100° mentre l’umidità degli strati interni fuoriesce e aumenta a fine cottura. 100 gr di pane comune contengono circa 290 K/calorie. 26 FUNGHI Il consumo nazionale di funghi è talmente elevato che ogni anno importiamo dagli altri paesi europei; tuttavia, pur riscuotendo un grande successo in ambito culinario, il valore alimentare dei funghi è piuttosto modesto a causa del considerevole contenuto di acqua, che si aggira intorno all'85 per cento. Privi di clorofilla e caratteristici della stagione autunnale (anche se alcune varietà crescono in tarda primavera e in estate), sono pochi i funghi coltivabili e quindi presenti sul mercato tutto l'anno. Tra questi vi sono: • Cantarelli. Sono spontanei, molto diffusi in italia e all'estero, sopratutto nella stagione estiva e crescono di preferenza nelle zone boschive molto umide. Si prestano principalmente a preparazioni stufate e sottolio. • Pioppini. Sono funghi piccoli che crescono sui tronchi dei pioppi nei mesi di ottobre e novembre. Si possono coltivare artificialmente disseminando i tronchi di pioppo con frammenti di cappello del fungo. • Pleurotus. Poco conosciuti, ma di qualità pregiata, sono funghi largamente diffusi nella nostra penisola. Crescono sui tronchi morti di pioppo o di gelso nella stagione autunnale e invernale, ma sono anche coltivabili artificialmente. Sono particolarmente compatti e profumati. •I Porcini sono i più noti e pregiati, non sono coltivabili artificialmente perché vivono in simbiosi con le radici degli alberi e si trovano nei boschi di conifere e latifoglie nel periodo da giugno a novembre. Grazie al loro gusto eccezionale, sono adatti per preparazioni raffinate come antipasti, condimento per primi piatti e per contorni. • Champignon sono i più diffusi e i più acquistati, anche per via del loro basso costo. Crescono spontaneamente, ma sono anche coltivabili artificialmente. Sono ottimi per contorno a piatti di carne. 27 La raccolta va fatta seguendo alcune semplici norme: usare un contenitore che ne permetta una buona conservazione; ideali i cesti che rendono possibile anche la dispersione delle spore necessarie per la propagazione, da evitare le buste di plastica; raccogliere solo individui sani, vanno lasciati sul posto quelli vecchi e troppo piccoli perché possano svolgere la loro funzione ecologica; la raccolta va effettuata senza strappi e senza tagliare il gambo; vanno tralasciati quelli troppo adulti o impregnati di acqua o completamente invasi di larve; mai mescolare funghi conosciuti con altri di incerta determinazione; non calpestare, prendere a calci o comunque deteriorare quelli che non interessano, si rispettano così e l'ambiente e altri eventuali raccoglitori. E’ opportuno ricordare come alcune Regioni abbiano sentito l’esigenza di regolamentare la raccolta delle specie fungine del sottobosco. Infatti il raccoglitore deve seguire un corso di formazione, tenuto da un micologo iscritto all’albo nazionale, per ottenere l’attestato che servirà ai competenti uffici provinciali per dotare il raccoglitore del previsto patentino per la raccolta. In questa occasione, le Province hanno inteso regolamentare anche la raccolta a determinati giorni della settimana. Una volta effettuata la raccolta, è necessario portare a far controllare le specie fungine al più vicino Ispettorato Micologico della ASL di zona, dove vi sarà un Micologo ufficiale che effettuerà la cernita del raccolto, eliminando le specie tossiche e nella peggiore delle ipotesi, quelle mortali. I funghi sono poco digeribili a causa del contenuto di micocellulosa, una fibra che non é aggredibile dagli acidi dello stomaco. Gli esperti consigliano di non consumarli piu' di tre volte alla settimana e di non darli ai bambini con età inferiore ai tre anni e agli anziani. Possono risultare indigesti sopratutto se mangiati crudi. 28 Sia i funghi selvatici che quelli coltivati hanno la tendenza ad accumulare metalli pesanti tossici come cadmio e piombo, sopratutto in un ambiente inquinato. 100 gr di funghi contengono meno di 30 K/calorie, variando da specie a specie, ad esempio i porcini hanno un potere calorico di 27 K/calorie, gli champignon di 15 K/calorie, l’apporto calorico aumenta per i funghi sott’olio a 48 K/calorie sempre per 100 grammi di prodotto. PORCHETTA La porchetta è il prodotto ricavato da maiali interi, in ottimo abbiano stato sanitario raggiunto che almeno l’undicesimo mese di età, ai quali sono state asportate le ossa. La carne dopo idonea refrigerazione viene disossata e salata nella proporzione di 28-30 grammi di sale per chilogrammo di carne, inoltre è condita con aglio, rosmarino e pepe nero. Alle fasi di salatura e aromatizzazione segue la legatura per mantenere la compattezza della porchetta anche durante e dopo la cottura e per evitare una cottura disomogenea delle carni. Per la porchetta è obbligatorio l’uso di maiali allevati in Italia ovvero di capi d’importazione purchè siano macellati e sottoposti alle norme sanitarie vigenti. La porchetta al taglio si presenta compatta ed omogenea, con la parte grassa ben separata da quella magra, con la crosta croccante. La carne è di consistenza elastica e compatta, dal colore roseo con tonalità più scure in prossimità della crosta. Il valore calorico della porchetta si aggira intorno a 300 K/calorie per 100 grammi. 29 VINO La vinificazione avviene grazie alla complessa azione di alcuni lieviti (normalmente presenti sulla buccia degli acini) che trasformano lo zucchero in alcol, provocando la cosiddetta fermentazione alcolica. Durante questa azione avvengono migliaia di processi chimici che danno origine alla complessa struttura del vino. Sebbene la fermentazione alcolica tenda ad avvenire spontaneamente dopo la spremitura dell'uva, generalmente vengono aggiunti al mosto lieviti selezionati che garantiscano uno svolgimento ottimale del processo. Nella vinificazione in rosso le parti solide dell'uva (bucce e semi, chiamati vinaccioli) vengono lasciate in macerazione insieme al mosto. Più tempo le bucce restano a contatto con il mosto, maggiore sarà l'intensità di colore del vino. Generalmente questo tempo oscilla da un minimo di 4/5 giorni per i rossi più leggeri, fino a un massimo 3/4 settimane per i rossi più tannici e concentrati. Terminato questo tempo, le parti solide vengono tolte dal mosto, o sgrondate, e torchiate. La vinificazione del mosto prosegue con meticolosi controlli, travasi e colmature, e al termine di questi processi avviene l'imbottigliamento. La Regione Lazio il 20 dicembre 2002 ha emanato il regolamento n. 4, in attuazione della legge regionale 3 agosto 2001 n. 21 e disciplina “le strade del vino, dell’olio di oliva e dei prodotti agroalimentari tipici e tradizionali”. Tali “strade” sono percorsi segnalati e pubblicizzati con appositi cartelli, caratterizzati dalla presenza di vigneti e cantine di aziende agricole, singole ed associate, aperte al pubblico, ovvero di oliveti e frantoi, di aziende di produzione dei prodotti agroalimentari tipici, tradizionali regionali, nonché attrattive culturali, naturalistiche e storiche. Una Unità Alcolica (U.A.) corrisponde a circa 12 grammi di etanolo; una tale quantità è contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione, o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in una dose da bar (40 ml) di superalcolico. Il vino è una bevanda alimentare costituita da acqua alcol etilico (o etanolo) e da una minima quantità di composti armati, coloranti, antiossidanti ecc. 30 L’etanolo viene assorbito già nelle prime porzioni del tratto gastrointestinale, e in modeste proporzioni anche nella bocca. Una volta assorbito, l’etanolo entra nel sangue e da lì va in tutti i liquidi corporei, non esistendo possibilità di deposito per l’alcol nell’organismo, esso deve essere rapidamente metabolizzato. La concentrazione dell’etanolo nel sangue dipende da vari fattori: dalla quota ingerita, dalle modalità di assunzione (a digiuno o a pasto), dalla composizione corporea, dal peso, dal sesso, da fattori genetici, dalla quantità di acqua corporea, dalla capacità individuale di metabolizzare l’alcol, dall’abitudine all’alcol. Le donne, avendo peso minore, minori quantità di acqua corporea e minore efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol, sono più vulnerabili ai suoi effetti, e a parità di consumo, presentano un’alcolemia più elevata. Il vino un alimento che deve essere assunto in quantità moderata (non più di un bicchiere al giorno durante i pasti per le donne e non più di due bicchieri al giorno per gli uomini). L’effetto a breve tempo dell’alcol è sul sistema nervoso e di conseguenza produce effetti sull’organismo in generale. A lungo termine l’alcol provoca una serie di danni a vari sistemi, nonché squilibri nutritivi e seri rischi di malnutrizione, danneggiando in modo particolare il fegato. La legislazione della maggior parte dei Paesi europei (e della grande maggioranza dei Paesi del mondo) stabilisce un limite di 0,5 gr per litro nel sangue: oltre tale limite è proibito e sanzionabile mettersi alla guida dell’auto. Ma è opportuno sottolineare che già a valori di 0,2 g per litro (meno della metà quindi) si determina un comportamento spavaldo, che porta a sottovalutare i pericoli e a sopravalutare le proprie capacità. Sarebbe quindi opportuno astenersi da assumere alcolici prima di mettersi alla guida, anche se per legge sarebbe consentito assumere mezzo bicchiere di vino o un bicchiere di birra da 125 ml. Il potere calorico di 125 ml di vino è di 84 K/cal. per gradazioni alcoliche di 12°. 31 RICORDIAMO ALCUNI TRA I PRINCIPALI E CONOSCIUTI VINI D.O.C. (denominazione di origine controllata) DEL TERRITORIO DELLA NOSTRA ASL CASTELLI ROMANI BIANCO D.O.C Vino prodotto con uve selezionate di Trebbiano e Malvasia dei nostri vigneti nel comprensorio del Castelli Romani D.O.C. Il mosto fiore delle uve, vinificate in bianco con spremitura soffice, viene fatto fermentare limpido alla temperatura controllata di 18°C. Dopo adeguata maturazione il vino viene imbottigliato sterile previa microfiltrazione. Colore giallo paglierino, profumo caratteristico e gradevole, sapore asciutto e morbido. Vino da tutto pasto. Va servito a 8° - 10°C. CASTELLI ROMANI ROSSO D.O.C. Vino prodotto con la selezione delle uve Sangiovese, Merlot e Montepulcino provenienti dai nostri vigneti nel comprensorio del Castelli Romani D.O.C. Le uve vinificate in maniera tradizionale, a contatto con le bucce, danno un vino dal colore rosso rubino con lievi sfumature violacee, dal profumo vinoso ed intenso, sapore vellutato e armonico. Si accompagna ottimamente alle carni e alla cacciagione. Va servito a temperatura ambiente. CASTELLI ROMANI ROSATO D.O.C. Vino prodotto con uve rosse Cesanese e Montepulcino selezionate nella zona del Castelli Romani D.O.C. Le uve pigiate rimangono a contatto con il mosto per un breve periodo. Il mosto fiore così ottenuto, dopo decantazione statica di 24 ore, viene fatto fermentare alla temperatura di 18°C . per circa 20 giorni. Colore rosa brillante, profumo delicatamente fruttato, sapore secco, morbido e vivace, si avverte la stessa nota di frutta fresca riscontrata nel profumo. Si consiglia di berlo giovane. Vino a "tutto pasto", esalta le sue caratteristiche con preparazioni delicate alla temperatura di 10° - 12°C. MARINO D.O.C. SUPERIORE VITIGNI: Malvasia di Candia 40%; Malvasia del Lazio 10%; Trebbiano giallo 40% ; Trebbiano Toscano 10%. VENDEMMIA fine settembre, primi di ottobre. TECNICA DI VINIFICAZIONE E DI IMBOTTIGLIAMENTO: Il mosto fiore delle uve, vinificate in bianco con spremitura soffice, viene fatto fermentare limpido a temperatura controllata di 18°C . A maturazione appropriata il vino viene imbottigliato in maniera sterile dopo microfiltrazione. CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: Colore giallo paglierino con riflessi verdolini, profumo caratteristico di frutta, intenso e persistente; sapore secco e vivace, di buona alcolicità , dal gusto pieno e fragrante. CONSERVAZIONE: In ambiente asciutto e fresco. TEMPERATURA DI SERVIZIO: 8° - 10°C. DATI ANALITICI: alcool: 12,10%; acidità vol.: 0,35%; acidità totale: 5,50 gr/l; PH: 3,15; Estratto secco netto: 19,5 gr/l. 32 FRASCATI D.O.C. SUPERIORE GRAN CRU VENDEMMIA seconda settimana di ottobre TECNICA DI VINIFICAZIONE E DI IMBOTTIGLIAMENTO: Le differenti varietà, le cui caratteristiche si completano a vicenda, vengono vinificate delicatamente dando origine ad un mosto, dal quale si separa la "prima goccia" che previa filtrazione, fermenta a temperatura controllata e dopo 25 giorni origina questo vino dalle caratteristiche così esclusive. Il vino dopo adeguata maturazione, viene imbottigliato con particolare cura in maniera sterile nei moderni impianti della cantina aziendale. Per proteggere il vino dall'azione dei raggi ultravioletti è stata scelta questa bottiglia realizzata con un particolare tipo di vetro scuro. CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: Colore paglierino tenue con riflessi verdolini, profumo tipico del vitigno floreale, con sentore di frutta acerba, delicato ma persistente; sapore vellutato, fresco, vivace, di buona alcolicità. CONSERVAZIONE: In ambiente asciutto e fresco, va bevuto giovane. TEMPERATURA DI SERVIZIO: 8 - 10°C. DATI ANALITICI: alcool: 32,10%; acidità vol.: 0,40%; acidità totale: 5,30 gr/l; PH: 3,20; Estratto secco netto: 20 gr/l. CANNELLINO VARIETA' DI UVE: Trebbiano Giallo 20- 25%; Malvasia puntinata o del Lazio 40- 60%; Bonvino 30 - 40% VENDEMMIA: ultima settimana di ottobre - prima di novembre TECNICA DI VINIFICAZIONE E DI IMBOTTIGLIAMENTO: dalla vedemmia tardiva di uve accuratamente selezionate e arricchite dalla caratteristica muffa nobile (botrytis cinerea), vinificate in modo tradizionale a breve contatto con le bucce, nasce questo particolare vino delicamentedolce. Il mosto fiore viene fermentato alla temperatura controllata di 18°. La presenza della Botrytis Cinera e l'alto contenuto alcolico provocano l'arresto naturale della fermentazione, lasciando residui zuccherini che caratterizzano questo vino. CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: colore: giallo dorato profumo: intenso con sentori di miele e di frutta matura sapore: morbido, pieno e corposo. CONSERVAZIONE: in ambiente fresco e asciutto. TEMPERATURA DI SERVIZIO: 12°C. DATI ANALITICI: alcool 12,50%; Zuccheri residui 4%; Acidità vol.0,30%; 33 Capitolo 10 NOZIONI NUTRIZIONALI • Bevande: Le bevande alcoliche non contengono grassi ma sono molto ricche di calorie e composte da zuccheri semplici facilmente convertibili in grassi. Maggiore č la gradazione alcolica (contenuto in alcool), maggiori sono le calorie; inoltre l'alcool rallenta anche la velocità con cui i grassi vengono bruciati dal corpo. Una lattina di cola contiene circa 200 calorie. Bevendone una al giorno in un anno si saranno assunte 73000 calorie, pari a nove chilogrammi. La cosa migliore è bere molta acqua (1 litro;1 litro e 1/2 al giorno). • Verdure: Per perdere peso l'ideale sono le verdure in quanto povere di calorie, con una quantità di grassi minimi assenti, elevati contenuti in fibre, ricche di minerali, fattori essenziali per conservarsi in buona salute. Ecco alcuni consigli per ottenere il meglio dalle verdure. Non condire le verdure con burro, creme o salse grasse, ma, al contrario, con aceto o succo di limone. Evitare l'insalata con cibi ricchi grassi (crostini, noci, pezzetti di pancetta). Le patate sono un eccellente alimento per il controllo del peso, ma solo se non vi si aggiunge burro o altri condimenti grassi. Invece di friggerle, meglio affettarle e cuocerle al forno in un tegame antiaderente, al vapore o bollite. Le olive hanno un contenuto in grassi elevato e quindi vanno consumate con moderazione. 34 • Prodotti caseari (latticini): scegliere latte, yogurt o formaggi a basso contenuto di grassi. La panna montata ha circa 400 calorie per tazza costituite quasi interamente da grassi. • Uova: Sostituite anche parzialmente gli albumi alle uova intere. Mangiare uova sode o in camicia, non fritte. Cuocere le uova strapazzate e le omelette in un tegame antiaderente. • Zuccheri e dolci: per dolcificare si possono adoperare i dolcificanti artificiali. • Erbe e spezie: le erbe e le spezie fresche sono gli ingredienti migliori per insaporire le pietanze senza aggiungere grassi. Con pochissime eccezioni le erbe e le spezie hanno un basso contenuto in calorie e grassi. • Carne, pollame e pesce: non friggere mai, al contrario grigliare, cuocere al forno, arrostire o stufare (cuocere in umido). Togliere sempre la pelle al pollame. La carne bianca è più magra di quella rossa. Togliere sempre il grasso visibile della carne. Tutti gli insaccati (salsicce, salami, ecc.) sono ricchi di grassi. Preparare stufati, zuppe e salse il giorno prima, lasciare raffreddare togliere il grasso prima di servire. Pesce e frutti di mare di ogni tipo sono una scelta eccellente, ad esclusione dei crostacei che hanno un elevato potere calorico e sono ricchi in colesterolo come ad esempio i gamberi. • Cereali, riso e pasta: i cereali dovrebbero costituire la base di un’alimentazione naturale e salutare. Per perdere peso occorre però assumere cereali con moderazione, sostituendoli con frutta e verdura. Preferire il pane integrale al posto del pane lavorato. La pasta è un cibo che permette un buon controllo del peso, ma attenzione alle dimensioni delle porzioni e ai condimenti. • Grassi, oli e condimenti: la margarina contiene gli stessi grassi (e spesso le stesse calorie) del burro. Scegliere la maionese a basso contenuto di grassi. Condire l’insalata con poco olio e aceto. Senza colesterolo non significa senza grassi. 35 • Cibi surgelati: molte persone indaffarate si affidano ai cibi surgelati o già pronti. Questi spesso contengono grandi quantitativi di grassi e calorie. E’ bene leggere attentamente le etichette sulle confezioni. • Spuntini: gli spuntini con pochi grassi e poche calorie sono importanti per la gestione del peso corporeo. Sono da preferire frutta fresca, verdure crude e yogurth. 36 Capitolo 11 E PER SAPERNE DI PIU’……… “Sfatiamo i falsi miti che ci fanno mangiare male” Star bene vuol dire anche mangiare bene, e non dobbiamo mai dimenticare il celebre detto di Paracelso “E’ la dose che fa il veleno”. Ma a braccetto con la dose di alimenti ingeriti và la varietà, infatti più è variata la dieta, minore è il rischio di carenze e più equilibrato è l’apporto di nutrienti all’organismo. Quello che più conta sono le abitudini protratte che devono essere corrette e non certo l’occasionale stravizio. Rispondiamo qui di seguito ad alcune delle più frequenti domande che vengono poste ai nutrizionisti. Il vino fa bene? Come abbiamo detto prima è la dose che fa la differenza, infatti se la quantità di alcool non supera i 40 grammi al giorno per gli uomini e i 30 per le donne, il che equivale a dire intorno ai due bicchieri di vino rosso bevuto durante i pasti, il vino è benefico, mentre oltre i due bicchieri può procurare alla lunga danni epatici. Va da sé che non si può consumare in una sola grande bevuta tutte le dosi della settimana. 37 Il caffè fa male? Anche in questo caso è la dose che fa la differenza, la dose massima di caffeina è pari a 600 mg, l’equivalente di ben otto tazzine, in ogni caso sarebbe opportuno non superare i due- tre caffè al giorno. Il caffè preparato a casa con la moka contiene circa il 20% in più di caffeina rispetto a quello del bar, in quanto l’acqua ha più tempo a disposizione per estrarre la caffeina dalla miscela. Un consumo moderato di caffè non è controindicato in gravidanza, sebbene la caffeina in questo caso resta in circolo dieci volte più a lungo 10-15ore anziché un ora e mezza. La vitamina C previene il raffreddore? Prendere compresse di vitamina C per integrare quella già presente nella dieta è del tutto inutile. Tale credenza popolare è stata messa in giro da un premio nobel: Linus Pauling, successivi studi hanno smentito la tesi di Pauling. Dosi più alte di vitamina C non fanno aumentare il livello di vitamina disciolta nel sangue, ma nelle dosi raccomandate la vitamina serve perché aiuta ad assorbire il ferro. Le dosi giornaliere raccomandate vanno dai 35 ai 45 mg, mentre per le donne incinte o che allattano la dose raccomandata è di 65 mg. Una sola arancia è sufficiente per coprire l’intero fabbisogno giornaliero. La cioccolata fa venire i brufoli? Un brufolo è una ghiandola sebacea infiammata da un microrganismo. La funzione delle ghiandole sebacee è di fornire alla pelle il sebo, sostanza grassa che rende la pelle morbida e il funzionamento di queste ghiandole è sotto il controllo ormonale. La cioccolata non contiene alcuna sostanza in grado di influire sugli equilibri ormonali. L’idea che possa far venire i brufoli è nata dal fatto che è ricca di grassi, ma tanti altri alimenti sono ricchi di grasso come il formaggio, ma a nessuno è mai venuto in mente che possa far venire i brufoli. Una dieta troppo ricca in grassi potrebbe in teoria favorire la la formazione di sebo, ma in misura trascurabile. La cioccolata è molto calorica, un etto contiene 38 oltre 500 calorie, vale a dire quasi un quarto dell’energia di cui abbiamo bisogno giornalmente. Gli spinaci sono ricchi in ferro? Il ferro contenuto negli spinaci equivale a quello contenuto in qualsiasi altra verdura e di questo appena l’1,4% può essere assorbito dall’intestino ed essere utilizzato, il resto finisce… nelle feci. I conti vanno fatti con la sua biodisponibiltà, ossia la sua attitudine ad essere assorbito dall’intestino, ad influenzarla possono essere diversi fattori, ad esempio la vitamina C la fa aumentare, mentre i cereali e i legumi, contenenti cellulosa, la fanno diminuire. La carne rossa è ricca in ferro, (soprattutto il fegato), ma la quantità assorbita è più elevata degli spinaci (intorno al 20%). Tanto è vero che per avere la stessa quantità di ferro di una porzione di 200 gr di filetto, dovremmo mangiare ben cinque chili di spinaci. La margarina è da preferire al burro? La margarina nasce da un processo industriale che trasforma gli olii vegetali in margarina, e il processo tende a rendere i grassi di olii vegetali simili a quelli animali. Se si pensa che la margarina sia più leggera del burro è un errore, tanto che così pensando tante persone ne usano un quantitativo più abbondante di quanto non farebbero con il burro. Il burro è una delle poche fonti di vitamina D, importante per il metabolismo del calcio. Il burro non è un nemico della salute purchè se ne usi poco, e ribadiamo il concetto di Paracelso che la dose fa la differenza. Le uova sono ricche di colesterolo? E’ vero che le uova contengono una discreta quantità di colesterolo, ma è anche vero che il nostro organismo produce normalmente il colesterolo di cui ha bisogno per fabbricare le membrane di nuove cellule; se altro colesterolo entra insieme ai cibi, l’organismo ne produce di meno. 39 Il problema del colesterolo infatti non riguarda in particolare le uova, o un qualsiasi altro alimento che lo contiene, ma quanto ne mangiamo, e comunque due o tre uova la settimana possono tranquillamente essere consumate. E’ meglio bere acqua minerale, anziché quella del rubinetto? Bisogna subito dire che l’acqua del rubinetto non ha nulla da invidiare all’acqua minerale, infatti la qualità dell’acqua che esce dal rubinetto è costantemente monitorata. Può accadere che in alcune zone l’acqua del rubinetto non abbia un buon sapore, ciò è da imputarsi ai trattamenti di potalizzazione, quindi in questo caso ha un senso bere acqua minerale. Le acque minerali a seconda del tipo di sali che contiene aiuta chi soffre di un certo tipo di disturbi. Le acque solfate ad esempio sono leggermente lassative e sono quindi indicate per chi ha patologie del fegato e delle vie biliari, mentre sono controindicate nei bambini e nei ragazzi in quanto interferiscono con l’assorbimento del calcio. Le acque calciche sono indicate per i bambini e le donne in menopausa, mentre possono far male a chi ha problemi renali. Le acque ferruginose sono indicate per chi è anemico e sono da sconsigliare a chi soffre di stomaco. Un po’ di digiuno disintossica? Sicuramente il digiuno non aiuta il nostro organismo a disintossicarsi, anzi impedisce l’eliminazione delle scorie. Digiunando priviamo l’organismo anche delle sostanze che neutralizzano le molecole tossiche e ci permettono di eliminarle. Così se non mangiamo le scorie si accumulano perché l’attività del nostro organismo non si ferma mai. Al contrario è consigliabile consumare sempre tre pasti al giorno. La vitamina A aiuta a migliorare la vista? La carenza di vitamina A determina una diminuzione della vista e nei casi più gravi anche la perdita della stessa. Molti integratori comunemente venduti in farmacia contengono la provitamina (carotene), che è il precursore della vitamina A. Il carotene è quella sostanza che conferisce il colore rosso-arancio a tante 40 varietà di frutta e verdura. E’ da segnalare che l’assunzione di troppi integratori e vegetali ricchi di carotene non è benefico all’organismo e può determinare quadri di intossicazione, ce ne possiamo rendere conto dall’ingiallimento della pelle, soprattutto a livello delle palme delle mani e piante dei piedi. Il selenio rallenta l’invecchiamento? Ahimè la scienza è ancora lontana dall’aver capito i meccanismi fisiologici responsabili dell’invecchiamento, figuriamoci se un piccolo elemento può rallentarli. Il fabbisogno quotidiano di selenio è bassissimo ovvero meno di un decimo di milligrammo. Il selenio si trova nel suolo, dove le piante lo assorbono insieme ad altri sali. Gli animali e quindi anche l’uomo lo prendono o dalle piante o dagli animali di cui si nutrono. Non c’è pericolo di carenza di selenio a meno che si viva in posti con terreni poveri di questo sale minerale, e non è questo il caso dell’Italia. Dopo aver fatto sport dobbiamo reintegrare i sali perduti con il sudore? Delle circa tre milioni di ghiandole sudoripare distribuite un po’ dappertutto nel nostro organismo, viene pompata fuori molta acqua che evaporando sottrae calore al corpo, infatti la sudorazione serve a raffreddare la superficie corporea. Il sudore tuttavia contiene pochi sali ma tante sostanze di scarto come l’acido lattico, al quale si deve il sapore salato tipico del sudore. Pertanto lo sportivo dilettatane non deve prendere integratori di sali minerali in quanto non necessari, al contrario gli atleti professionisti iniziano ad avvertire la scarsità di sali dopo 20 chilometri di corsa a piedi, 100 chilometri in bicicletta, 4 ore di tennis o 2 di pallacanestro. Il forno a micronde è pericoloso per la salute? Il forno a micronde riscalda i cibi per irraggiamento, al pari di come fa il Sole con la Terra, ma al contrario della luce del sole, che scalda qualsiasi oggetto, i raggi del forno a micronde trasferiscono calore soprattutto alle molecole d’acqua 41 contenute in ogni alimento ad eccezione dell’olio. A livello microscopico, il calore è l’agitazione delle molecole, e l’acqua contenuta nell’alimento trasmette la sua agitazione anche alle altre molecole del cibo con il risultato del riscaldamento dell’alimento. Il nostro organismo essendo fatto d’acqua come i cibi, è sensibile agli effetti del micronde, ma non c’è alcun pericolo, infatti basta tenere lo sportello del forno a micronde chiuso e che questo sia inoltre a perfetta tenuta; generalmente avviene automaticamente, il forno non si mette in azione se lo sportello (che scherma le micronde) non è chiuso. La frutta deve essere mangiata con la buccia in quanto ricca di vitamine? Mangiare la buccia della frutta è del tutto inutile anzi ci espone ad ingerire pesticidi e varie sostanze tossiche naturali. Le vitamine e i sali minerali come altre sostanze antiossidanti, si trovano quasi tutti nella polpa e non nella buccia. Nella frutta ci sono soprattutto la vitamina C e alcune vitamine del gruppo B, tutte sostanze che come i sali minerali si sciolgono nell’acqua, e l’acqua nella frutta sta proprio nella polpa. La funzione della buccia è di proteggere il frutto dall’attacco di parassiti e microrganismi. La dieta macrobiotica è più sana di quella occidentale? Fu inventata tra la fine degli anni ’40 e ’50 dal giapponese Ohsawa, e si basa sull’idea di equilibrare cibi dalle caratteristiche “yin” e cibi dalle caratteristiche “yang”, è doveroso sottolineare che tale classificazione non corrisponde ad alcuna caratteristica nutrizionale. Questa dieta consiste di cereali integrali, che forniscono la maggior parte dell’energia: soia, ortaggi, alcuni frutti, semi e piccole quantità di pesce, sono esclusi alimenti come la carne, il latte e suoi derivati e lo zucchero. Va da se che chi segue tale dieta va incontro a carenze nutrizionali, la prima carenza è energetica, infatti sono ricchi di acqua e fibra e troppo poveri in proteine, altre carenze sono di ferro, fosforo vitamine del gruppo B e D. I cibi surgelati sono peggiori dei cibi freschi? 42 L’alimento surgelato è praticamente identico al prodotto fresco. Gli alimenti vengono surgelati perché al freddo si conservano più a lungo che a temperatura ambiente, ciò perché l’acqua in essi contenuta si congela. Quando l’acqua gela aumenta di volume e i cristalli di ghiaccio che si formano possono rompere le membrane che racchiudono le cellule. Quindi un po’ di sali, vitamine e proteine possono uscire dalle cellule e finire nel liquido che si può vedere sotto il prodotto appena scongelato, si tratta però di quantità molto piccole che non incidono molto sul valore nutritivo dell’alimento. La perdita diventa ancora più trascurabile se pensiamo che possiamo variare l’alimentazione anche in assenza dell’alimento fresco. Il latte con gli agrumi fa acido? Chiunque faccia colazione con succo d’arancia e una tazza di latte e cereali può sfatare personalmente questa credenza. L’acido citrico di cui sono ricchi gli agrumi reagisce con il calcio presente nel latte, con il quale forma il citrato di calcio, composto che non si scioglie in acqua e non viene assorbito dall’intestino, il succo d’arancia toglie quindi il calcio al latte. Lo stesso acido citrico favorisce nello stomaco la coagulazione delle proteine del latte, i quali riunendosi in grumi possono risultare meno digeribili, e quindi la digestione può essere un po’ appesantita. Questa pesantezza può provocare un piccolo rigurgito, che porta in bocca il sapore acido dei succhi gastrici. La donna incinta deve mangiare per due? Durante la gravidanza non è assolutamente necessario mangiare per due, infatti il fabbisogno calorico aumenta di 200-300 calorie in più al giorno il che equivale ad un 10-15% in più e non al 100% in più come comunemente si crede. Si dovrebbe cominciare a mangiare meglio già nei sei mesi precedenti il concepimento, in modo da arrivare alla gravidanza con il peso giusto e una buona scorta di vitamine e sali minerali. I pasti giornalieri dovrebbero fornire alla gestante 2200 calorie, i pasti devono essere vari e contenere soprattutto vitamine e sali minerali, proteine e carboidrati. 43 L’aumento di peso si verifica in gran parte negli ultimi sei mesi, quando le richieste del feto e i livelli ormonali provocano nella gravida un forte appettito. In questi casi è sbagliato mangiare troppo, ma è ancora più sbagliato mangiare poco in quanto si espone il feto a dannose carenze nutrizionali. E’ corretto che i bambini mangino merendine perché il cervello ha bisogno di zucchero? La frase “il cervello ha bisogno di zucchero” è vera o falsa a seconda di cosa si intende per zucchero, di zuccheri ce ne sono tanti ma l’unico che serve al cervello è il glucosio. Le merendine oltre agli zuccheri contengono anche notevoli quantità di grassi, circa il 18%, ed è meglio evitarli, perché la prevenzione dell’obesità e delle malattie cardiovascolari inizia fin da piccoli. Il cervello ha sempre bisogno di glucosio, ma non riesce ad immagazzinarlo come fanno i muscoli, per cui è indispensabile che sia sempre presente nel sangue. Il glucosio del sangue viene dal fegato, che ne ha una riserva limitata e serve anche ad altri organi, tale riserva dura circa 5-6 ore a riposo. Quando le riserve del fegato scendono, il cervello lancia un segnale d’allarme che si traduce nella sensazione di fame. La mozzarella è magra? Nonostante le false credenze che la mozzarella sia leggera, essa è un alimento molto nutriente di non facile e rapida digeribilità. Il 40% del peso della mozzarella è costituito da proteine e grassi. In un bocconcino ci sono tante calorie quante ce ne sono in una ricca fetta di carne. Risulta quindi difficile che scegliendo la mozzarella si riesca a dimagrire. Inoltre le proteine della mozzarella sono la parte non migliore di quelle presenti nel latte in termini di digeribilità. Crackers, fette biscottate e grissini sono più leggeri del pane? Il pane è il prodotto da forno più leggero perché è fatto solo con acqua, farina sale e lievito. Crackers, fette biscottate e grissini forniscono al nostro organismo molte più calorie perché per farli vengono usati anche grassi quali strutto o grassi vegetali. 44 Ma facciamo parlare i numeri: 100 gr di crackers contengono 10gr di grassi e hanno 428 calorie; 100 gr di grissini magri contengono 14 gr di grassi e hanno 433 calorie; 100 gr di pane comune contengono meno di mezzo grammo di grassi e hanno 290 calorie. Il gelato è leggero perché fatto di acqua? Tutto si può dire tranne che il gelato sia leggero, è al contrario un alimento completo e molto nutriente. E’ fatto anche di acqua per il 60%, e per il restante 40% di latte, tuorlo d’uovo, zucchero e poi cioccolata, nocciole o frutta. Da un punto di vista nutritivo 100 gr di gelato alla crema hanno un valore calorico pari a 230, più o meno a quante ne fornisce 150 gr di carne di manzo. Un bel grappino a fine pasto aiuta a digerire? Ciò risponde a realtà a patto che durante il pasto non si sia bevuto vino, altrimenti ha l’effetto opposto. L’alcool infatti stimola la secrezione di succhi gastrici nello stomaco, accelera quindi la digestione, ma solo fino a un certo punto. Il suo effetto in altre parole, oltre un certo limite non aumenta all’aumentare della quantità ingerita. In pratica dopo uno o due bicchieri di vino l’alcool ha fatto tutto quello che poteva fare per aiutarci a digerire. Tutto l’alcool che beviamo in più diventa difficile da smaltire e sovraccarica il fegato rendendo al contrario la digestione più laboriosa. 45 Capitolo 12 Alimentazione ed obesità infantile Che cosa è l’obesità infantile? L’obesità infantile è diventata ai nostri giorni un problema di estrema gravità. Essa è ormai talmente diffusa che sta assumendo le dimensioni di una epidemia globale. L’elemento nuovo da sottolineare è che l’obesità infantile coinvolge ormai non solo i paesi industrializzati ma anche, in maniera sempre più estesa, i paesi in via di sviluppo. L’obesità è dovuta a molte cause diverse che, tutte insieme, contribuiscono all’aumento di peso nella popolazione infantile. L’età, il sesso e la costituzione giocano naturalmente un ruolo fondamentale nella crescita ponderale del soggetto tendenzialmente obeso, ma, oltre a ciò, giova ricordare che altri elementi, quali lo stile di vita e la dieta, sono altrettanto importanti: i bambini, infatti, per errate convinzioni dei genitori e per influsso della pubblicità introducono oggi più calorie di quante siano poi in grado di consumare, con conseguente rapido accumulo di grassi nell’organismo. I dati ISTAT riferiti al periodo 1994-1999 registrano un aumento della popolazione in soprappeso, stimata in circa 16 milioni; nel 2000 le rilevazioni indicano che l’obesità è aumentata del 25% rispetto al decennio precedente e che in età pediatrica il 4% dei soggetti è obeso, mentre un altro 20% è soprappeso. Per tali motivi il problema dell’obesità è tra le priorità del Ministero della Salute che nel Piano sanitario nazionale 2002-2004 ha inserito un progetto-obiettivo sulla “Promozione degli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla salute”. 46 Tale progetto si propone di sensibilizzare la popolazione, con particolare attenzione all’età pediatrica, affinché venga adottato un corretto modello alimentare per diminuire l’incidenza dell’obesità, modello alimentare che, da solo, può rappresentare un valido argine ai fattori di rischio sopra menzionati. Oltre a ciò, molte altre malattie con gravi ricadute sulla salute sono favorite dall’obesità. L’obesità, infatti, non di rado si associa alle malattie dell’apparato muscolo-scheletrico, del fegato e della colecisti, al diabete, all’ipertensione arteriosa, patologie tutte che diminuiscono la qualità di vita e aumentano i costi per le cure mediche e i ricoveri ospedalieri. Dobbiamo pertanto pensare all’obesità infantile non come ad un problema del singolo individuo ma un problema che coinvolge tutti. In questo campo dobbiamo valutare il ruolo strategico della scuola, presso la quale i bambini e i giovani passano gran parte del loro tempo. Uno dei nuovi compiti della scuola sarà quello di sviluppare un’educazione nutrizionale corretta e svolgere un’importante ruolo per la prevenzione di queste malattie. Anche il Pediatra di famiglia rappresenta una importante figura di riferimento in quanto si interessa in maniera specifica di alimentazione e attraverso le società scientifiche a cui appartiene può cooperare con le famiglie e le realtà scolastiche per un’efficace opera di prevenzione e di assistenza. Quando il bambino si definisce in soprappeso o obeso? Nella pratica clinica si fa riferimento alle curve di crescita, le cosiddette tabelle dei percentili, grafici che visualizzano i valori percentuali del peso e dell’altezza del soggetto, distinto per età e sesso, rispetto alla popolazione generale. Dalle tabelle si prende in considerazione l’eccesso di peso rispetto al valore ideale per la statura del soggetto, mettendo in evidenza lo scarto tra peso ideale e peso reale. 47 Questo metodo peraltro non è del tutto soddisfacente perché non tiene conto delle variazioni sia della massa magra corporea che di quella grassa nel corso dell’accrescimento. In età pediatrica l’eccesso di peso è stabilito, in maniera più attendibile, attraverso il rapporto peso/statura chiamato BMI (Body Mass Index) o IMC (Indice di Massa Corporea). Tale rapporto si ottiene attraverso la formula: BMI = peso in Kg/statura in metri elevato al quadrato. Un bambino si definisce obeso se il suo BMI per l’età e il sesso è uguale o superiore al 95° centile del valore di BMI ideale; oppure è ugualmente considerato obeso se il suo BMI è superiore a 30 secondo la formula precedentemente descritta, mentre è sovrappeso se il suo BMI è superiore all’85° centile, ma inferiore al 95° centile (oppure se il suo BMI è superiore a 25). Ad esempio un bambino di 8 anni, che pesa 40 Kg ed è alto 1,30 metri, ha un BMI uguale alla seguente proporzione: 40 diviso(1,30 moltiplicato per 1,30 )= 23,6 che è normale perché inferiore a 25, mentre un bambino della stessa età ma di 46 Kg avrebbe un BMI di 28,2 e quindi sarebbe in sovrappeso. Apposite tabelle, unitamente ad alcuni strumenti, quali il plicometro e l’impedenziometro, danno al pediatra riferimenti più precisi in base alle variazioni che l’età pediatrica comporta. Quali sono le cause dell’obesità infantile? Come ricordato prima, l’obesità è una condizione dovuta a numerose cause. Infatti ai molteplici fattori genetici, metabolici e costituzionali, che predispongono allo sviluppo dell’obesità, si aggiungono altri aspetti socio-economici, psicologici e ambientali di non minor importanza. In definitiva tutti gli aspetti sopramenzionati conducono ad uno squilibrio tra apporto di calorie, attraverso gli alimenti, e consumo calorico dovuto al mantenimento delle normali funzioni della vita quotidiana ( camminare, dormire, leggere, giocare, fare attività sportive ecc.), squilibrio che è 48 instaurato per aumento del quantitativo di alimenti introdotti per lunghi periodi e/o per diminuzione del consumo energetico legato alla sedentarietà. In rari casi l’obesità è legata ad alterazioni ormonali (ipotiroidismo o disfunzioni surrenali), a patologie genetiche o a somministrazioni prolungate di farmaci. Quali sono le abitudini alimentari che predispongono all’obesità ? Le abitudini alimentari che predispongono al soprappeso si instaurano precocemente fin dalla nascita. Tra esse annoveriamo: • • • • • La riduzione della frequenza e durata dell’allattamento materno; L’abitudine di alimentare il lattante ad orari fissi secondo tabelle predisposte; L’offerta del biberon ad ogni sintomo di pianto o di irritabilità del bambino che non dipendono dalla sensazione di fame del bambino prima dell’anno di vita; Il divezzamento precoce con l’introduzione di cibi solidi ad alto valore calorico (biscotti, farine lattee, ecc.); Il consumo eccessivo dei succhi di frutta in età prescolare; • L’impiego di alimenti privi delle fibre grezze. Alimentazione In genere il bambino in soprappeso non assume quantità enormi di alimenti ma spesso osserva un regime alimentare troppo ricco in proteine e in grassi. Queste cattive abitudini alimentari sono accompagnate da ritmi di assunzione degli alimenti non congrui. Tali disordini alimentari sono caratterizzati da un’alterata distribuzione nell’arco della giornata (colazione scarsa o assente, spuntini fuori pasto costituiti da prodotti industriali ricchi di zuccheri e grassi nascosti, l’uso di bevande gassate ). Sedentarietà Altro fattore di rischio, oltre all’alimentazione scorretta e squilibrata, è rappresentato dalla sedentarietà cui contribuisce la disponibilità degli spostamenti con l’auto, la televisione, il computer, l’uso dell’ascensore ecc. 49 Una buona attività fisica non solo fa dimagrire ma ridistribuisce le proporzioni tra la massa magra, rappresentata dalla parte muscolare, e la massa grassa del tessuto adiposo. Familiarità L’obesità è la tipica condizione in cui si presenta familiarità. Un bambino con entrambi i genitori obesi ha l’80 % di probabilità di sviluppare l’obesità; se ha un solo genitore obeso le probabilità scendono al 40% mentre se non ha nessun genitore obeso la probabilità è inferiore all’8%. Soluzioni da adottare Prima regola: la prevenzione A tal proposito il Ministero della Salute ha predisposto un documento sulle ”Strategie di educazione alimentare e nutrizione“ rivolto ai pediatri, agli insegnanti, ai genitori, per intervenire nei casi in cui il bambino tende ad aumentare peso. In questo caso occorre intervenire subito con semplici accorgimenti e modificazione dello stile di vita. Riportiamo alcune regole pratiche da adottare sin dal primo anno di vita, età in cui si formano le abitudini alimentari determinanti per le età successive: • • • • Abituare il bambino a tre pasti regolari intervallati da uno spuntino a metà mattinata e nel pomeriggio. Non offrire al bambino, come premio, merendine, gelati, succhi di frutta, bevande ricche di zuccheri. Non insistere se il bambino non ha fame o si sente sazio. Queste forzature ingenerano un rapporto distorto con il genitore e con il cibo. E’ importante, per il bambino, che vengano rispettate, nel limite del possibile, le predilezioni o lo spiccato rifiuto a determinati cibi. Al bambino dovrebbe essere permesso di prendere parte attiva nell’assunzione del cibo a partire dal 6° mese di vita fino ad una pressoché completa autonomia intorno al 2° anno di vita. Imparare ad alimentarsi rappresenta un momento importante nello sviluppo della fiducia in se stessi e del senso di responsabilità . Seconda regola: invertire la rotta Quando il bambino si presenta con qualche chilo di troppo occorre intervenire subito per invertire la rotta. In questo caso molto possono fare i pediatri, ma il ruolo determinante lo giocano 50 i genitori e la scuola. Può essere un compito arduo ma non impossibile, soprattutto se si ha la consapevolezza dei danni che può causare l’obesità. Due sono le strade che bisogna percorrere per ottenere una inversione di tendenza nello sviluppo del soprappeso e queste due strade si intersecano fra loro. La prima è quella di promuovere nel bambino il maggior consumo energetico possibile, non solo attraverso un’attività sportiva - che solitamente impegna per poche ore a settimana - ma soprattutto attraverso l’abitudine quotidiana ad un’attività di movimento spontaneo, quale può essere un’attività ludica all’aperto, il camminare, il salire e scendere le scale. E’ assolutamente indispensabile ridurre il tempo dedicato alla televisione o al computer, per avere uno stile di vita orientato all’esercizio fisico. La seconda strada è quella di impostare precocemente corrette abitudini alimentari attraverso il coinvolgimento personale, evitando, per quanto possibile, i divieti. In questo caso, il problema non è iniziare una dieta ipocalorica che potrebbe anche essere inadeguata, ma aiutare i genitori, attraverso alcuni consigli, ad avviare, con gradualità, il percorso verso una educazione alimentare corretta. Eccone alcuni: • • • • • • • • Iniziare la mattina con una buona colazione; Moderare la quantità di cibo offerto ai piccoli; Preferire i cibi fatti in casa ai prodotti confezionati; Gli spuntini dovrebbero essere, possibilmente, a base di frutta; Eliminare i piatti elaborati a favore di piatti semplici, in cui siano sempre presenti verdure cotte o crude e carboidrati complessi (pasta, patate ecc). Eliminare le “tentazioni” dal frigo e dalle dispense, sostituendo gli alimenti quali succhi di frutta, dolciumi, biscotti e merendine con altri alimenti come frutta, fette biscottate, yogurt; Fare del pasto un momento di aggregazione familiare, spegnendo la televisione; Non usare il cibo come premio gratificante; Quali sono le regole per una corretta alimentazione in età pediatrica? Il bambino deve essere guidato nella sua alimentazione da criteri che rispettino il suo fabbisogno alimentare per assicurare un accrescimento adeguato al patrimonio genetico. Lo strumento fondamentale per determinare i fabbisogni alle diverse età per la popolazione infantile sono i cosiddetti LARN (Livelli di 51 Assunzione Raccomandati per Energia e Nutrienti), la cui ultima revisione risale al 1996 da parte della SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana). Le quantità di nutrienti raccomandate dai LARN non devono essere assunti ogni giorno ma rappresentano la media di assunzione per un certo periodo di tempo. Per i bambini e gli adolescenti anni il fabbisogno energetico giornaliero (Kcal/Kg ) minimo e massimo è il seguente: età ( anni) 1 2 3 4,5 5,5 6,5 7,5 8,5 9,5 10,5 11,5 12,5 13,5 14,5 15,5 16,5 maschi 797-1133 1008-1382 1162-1699 1296-1863 1401-2027 1529-2226 1596-2378 1643-2504 1680-2645 1907-2213 1991-2340 2086-2479 2230-2687 2274-2791 2393-2976 2473-3117 femmine 739-1056 950-1306 1114-1651 1209-1784 1310-1932 1375-2038 1424-2161 1419-2264 1410-2401 1666-1924 1737-2046 1816-2175 1878-2219 1862-2294 1898-2338 1928-2386 Nel percorso di cambiamento delle abitudini alimentari si può far ricorso ad uno schema di dieta ipocalorica, elaborata per far capire al genitore le quantità di alimenti che, orientativamente, deve somministrare al piccolo paziente. Queste diete dovrebbero apportare un 30-40 % in meno di calorie dei LARN, dovrebbero avere una quantità normale di proteine e dovrebbero aver una quota di lipidi ridotta. Il fine di queste diete non è un calo ponderale ottenuto in breve termine ma dovrebbero portare ad una perdita di peso graduale utilizzando la piramide degli alimenti, che ricalca i principi della dieta mediterranea. In definitiva si tratta di modificare la dieta non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche dal punto di vista qualitativo, rendendola sana e variegata, alternando i principali alimenti in quantità adeguate per evitare carenze degli oligo-minerali e delle vitamine. 52 ORGANIGRAMMA DEI SERVIZI DI IGIENE DEGLI ALIMENTI E NUTRIZIONE DELLA ASL RMH DIRETTORE SIAN: PROF. AGOSTINO MESSINEO Piazza della Rotonda n. 4- 00041Albano Laziale- Tel. 06/93275301 Fax 06/93275317 DISTRETTO DI FRASCATI H1: Dott.ssa Angela De Carolis Via Enrico Fermi Frascati n. 2 -00044 Frascati– Tel. 06/93274477 Fax 06/93274478 DISTRETTO DI GENZANO H2: Dottor Leopoldo Gallo Via dell’Ospedale Vecchio n.2- 00045 Genzano - Tel. 06/93273758 Fax 06/93273779 DISTRETTO DI CIAMPINO H3: Dott.ssa Letizia Curcio Via Calò snc- 00043 Ciampino- Tel. 06/93275578 Fax 06/93275550 DISTRETTO DI POMEZIA H4: Dott.ssa Maria Alba Letizia Via dei Castelli Romani 2p- 00040 Pomezia-Tel. 06/93275214 Fax 06/93275205 DISTRETTO DI VELLETRI H5: Dott.ssa Iole Migliarina Via S.Biagio n.5- 00049 Velletri- Tel. 06/93272442 Fax 06/93272443 DISTRETTO DI ANZIO H6: Dottor Massimo Mathis Via Aldobrandini n.32- 00042 Anzio- Tel. 06/93276308 Fax 06/93276304 SEDE CENTRALE DIPARTIMENTALE: Dott.ssa Paola Abetti Piazza della Rotonda n. 4 – 00041 Albano Laziale-Tel. 06/93275323 Fax 06/93275322 53 BIBLIOGRAFIA 1) A.A.V.V. 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