Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 1 C M Y CM MY CY CMY K Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 2 C Scoraggiamento? No, grazie! “L’Aimc, associazione professionale di insegnanti, dirigenti scolastici e tecnici,” ha preso in considerazione “La sfida educativa. Rapporto - proposta sull’educazione” a cura del Comitato per il progetto culturale della CEI, con l’intenzione di diffonderne i concetti fondamentali e alimentare il dibattito sull’educazione che da sempre l’Associazione porta avanti avendo come riferimento il messaggio evangelico. Rivolgersi alla persona nella sua totalità e integralità, farne la ragione e la misura di ogni scelta e di ogni azione del singolo insegnante e di tutta la comunità scolastica, lavorare perché l’educazione sia liberatrice di tutte le potenzialità e, soprattutto, abitui ciascuno a ragionare con la propria testa, a sviluppare il senso critico indispensabile per essere cittadini consapevoli e per tutelare il bene prezioso della democrazia sono le linee portanti del pensiero dell’Aimc, della sua visione della scuola, dell’insegnante, dell’educazione. Educare è ancora possibile, ma servono alcune condizioni di fondo. “È difficile educare senza avere in mente un modello di uomo, di esperienza umana, che sappiano costituire un fine per cui vale la pena impegnarsi” e questo fine sta nel portare alla luce due elementi: l’educazione è in sé “generativa” e l’uomo è di per sé “essere in relazione”. Un’educazione che non si limita ad avere un oggetto, ma che prevede un orientamento e traccia il profilo di un’azione che include, come aspetti essenziali, l’educazione all’intelligenza e dell’intelligenza, al desiderio e dell’affettività, alla libertà e della libertà. Nel nostro tempo da un lato si avverte sempre più forte il bisogno di educazione e di maestri capaci di insegnare, ma dall’altro sembra essersi perso il senso ultimo dell’educare, tanto che più di qualcuno si chiede se è ancora possibile farlo, se è ragionevole sperare 2 M Y CM MY CY CMY K di costruire o ricostruire un patto, un’alleanza fra più soggetti per educare insieme. Prendere atto della profondità di una crisi che toglie speranza e volontà di futuro, che alimenta una cultura dell’insignificanza, è il primo necessario passo per ricostruire un modello educativo condiviso che torni a fare della relazione fra persone la radice dell’educazione. Sono queste le ragioni di fondo che hanno portato la Chiesa italiana a proporre l’educazione come fuoco di attenzione di tutto il prossimo decennio pastorale, chiamando a raccolta intelligenze e cuori per dar vita a un processo che attivi “l’intera umanità della persona”. “Per educare a vivere” - come titola significativamente il XIX Congresso nazionale Aimc celebrato dal 2 al 5 gennaio 2010 - è necessario che ogni insegnante, ogni genitore, ogni cristiano, ogni cittadino porti nell’ambiente il proprio patrimonio di idee, di storia, di fede religiosa o laica, per raccontarlo e confrontarlo con quello degli altri: la parola non è mai neutra. Ciascuno sarà un “doctor”, un maestro, nell’offrire agli altri il suo patrimonio, ma sarà anche un umile discepolo nel ricevere quello degli altri o nel rivedere il proprio. L’importante è avere tutti la visione complessiva del progetto. Nella struttura del testo I diversi capitoli cercano di verificare l’efficacia teorica e pratica di quanto proposto in vari ambiti e settori della vita di tutti i giorni, raggruppati in due grandi categorie: luoghi e contesti dove l’educazione è intenzionale (famiglia, scuola e comunità cristiana); ambiti della vita sociale che sono comunque in relazione con l’educazione (lavoro, impresa, media, spettacolo, consumo, sport). Due categorie di “peso” diverso, ma entrambe Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 3 C essenziali per costruire l’auspicata e irrinunciabile alleanza per l’educazione, “tema troppo importante per essere lasciato nelle mani di poche persone; è forse il tema pubblico per eccellenza, dove si gioca davvero il destino dell’intera comunità nazionale”. l’Aimc mette a disposizione di tutti coloro che hanno a cuore il bene educazione, la lettura e l’analisi del testo, riportando, per ogni capitolo, alcuni concetti presentati nella loro versione originale, a supporto del difficile compito di esercitare discernimento, assumere decisioni consapevoli che, là dove necessario, possano dar vita a un cambiamento positivo. Lo fa sulla base di tre elementi unificanti: i “cromosomi” che appartengono a ogni buon cittadino e buon cristiano cattolico, ossia essere soggetto sociale, politico, ecclesiale, che ciascuno porta e mette in gioco nei diversi e specifici campi in cui si trova a operare; la persona del ragazzo collocata al centro con i suoi diritti (ad essere figlio, alunno,….) ad ognuno dei quali corrisponde il dovere di chi deve assicurarne e promuoverne l’esercizio; un unico progetto di cui tutti i soggetti in campo devono essere consapevoli, indipendentemente dallo specifico campo di azione. Considerazione preliminare è che questo tipo di proposta incontra, oggi più che in altri momenti storici, due tipologie di ostacoli alla sua realizzazione. La prima è di carattere generale, in rapporto al clima sociale e culturale e alla mentalità diffusa. Sono ostacoli che investono la persona e, di conseguenza, tutti gli ambiti di vita: la separazione intelligenza-affettività, che la cultura occidentale ha reso opposte, per cui si confermano nella loro parzialità a danno dell’integralità della persona; la cultura della liquidità, per cui si è perso il senso della direzione: “per quanto si lavori e ci si dia da fare sulla piattaforma galleggiante, non si sta andando da nessuna parte”; la metafora del gioco per rappresentare la vita, per cui diventa possibile entrare e uscire a piacimento dalle varie situazioni, senza mai assumerne fino in M Y CM MY CY CMY K fondo la responsabilità; la sottrazione di credito alle narrazioni delle grandi tradizioni culturali, religiose, morali o politiche che hanno propostosensi unitari dell’esistenza, del mondo e della storia, per cui si perde la caratteristica propria dell’essere umano di “abbracciare tutta la realtà in unità, attribuendole così un senso”; la caduta della volontà di avere a che fare con l’esperienza e di compromettersi nella sua continuazione, per cui è venuta meno anche la contestazione sostituita da indifferenza e incomunicabilità generazionale. La seconda riguarda ostacoli di carattere particolare per ogni ambito, che solo chi lo vive può conoscere fino in fondo ed esporre agli altri, ma che tutti gli altri devono conoscere per poter entrare in dialogo ed esercitare al meglio il proprio specifico. Ogni capitolo è, pertanto, proposto attraverso una sintetica esposizione del suo “senso” e l’evidenziazione di alcuni aspetti problematici a cui fa seguito la proposta di che cosa è possibile e si deve fare, dei punti da cui ricominciare per costruire l’alleanza per l’educazione. Proprio in questa ricerca, che pur prende le mosse dagli ostacoli specifici, si ricompone la visione unitaria globale. La settorialità dei capitoli che inizialmente può risultare frammentante, in quest’ottica può diventare elemento di unione. Scoraggiamento? No! Sappiamo che vivere diversamente ed educare a vivere diversamente si può. Qualcuno diceva che il mondo sarà di chi saprà dare non certezze, ma speranza. Siamo donne e uomini di speranza? “La speranza ci aiuta a credere sfacciatamente nel bene, ad avere fiducia negli altri, ad essere dei punti di riferimento”. 3 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 4 C M Y CM MY CY CMY K Famiglia Oggi la famiglia è in crisi: c’è un consenso generalizzato su quest’affermazione. È un fenomeno nuovo rispetto a cosa? Il moltiplicarsi dei modelli e il rifiuto degli aspetti di vincolo che la relazione di coppia porta con sé privano i giovani di una testimonianza e di un’esperienza di stabilità. Anche la relazione genitori-figli è mutata: è giocata più sul piano emotivo che su quello dell’autorevolezza e dell’orientamento alla piena realizzazione di sé. Possiamo sinteticamente dire che la specificità della crisi attuale riguarda la grave e generalizzata difficoltà di dar vita e mantenere vive nel tempo relazioni familiari stabili che siano generative. I genitori, frequentemente incerti sulla propria identità e sul proprio compito, finiscono per impantanarsi in situazioni di sottile ricatto emotivo, hanno paura di perdere l’affetto dei figli se pongono loro una chiara direzione nel processo di crescita, che ovviamente porta con sé anche limitazioni e regole da dare. Prospettive Il diritto del bambino/figlio ad avere una famiglia è un diritto di identità e la stabilità, o quantomeno la continuità del legame genitoriale… è un compito che l’esistenza del figlio richiede e da perseguire per la responsabilità a esso conseguente. Il legame familiare è il cuore della nostra identità. …l’esperienza delle relazioni vissute in famiglia è esportabile e diventerà, con le dovute differenziazioni, il modello per altre esperienze relazionali e di vita sociale. …chi ha fatto esperienza di relazioni positive sarà più attrezzato a bonificare quel che è attorno a noi, a rendere familiare l’estraneo. … questo è il valore aggiunto che la famiglia, “scuola di umanità”, dà alla società, questo l’apporto specifico dato all’educazione. L’uomo può amare se è stato amato per quello che è. Il compito educativo familiare che potremmo racchiudere nell’espressione “cura responsabile” coniuga vicinanza e senso di giustizia ed equità. A quest’ultimo, è connessa la funzione di orientamento, una sorta di bussola interiore, un insieme di criteri, cui il figlio può riferirsi nelle situazioni della vita. 4 C’è bisogno di una rete di relazioni fiduciarie che generi una rete di esperienze educative e produca esperienze condivise di vita. cammino educativo compete alla coppia genitoriale in prima persona, ma le risorse che vanno attivate non possono provenire solo dal suo interno: la coppia va sostenuta sia attraverso iniziative poste in essere dalla comunità locale sia attraverso la valorizzazione di aggregazioni poste in essere dalle famiglie stesse. Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 5 C M Y CM MY CY CMY K Scuola Soprattutto a seguito del rapido irrompere dei nuovi mezzi di comunicazione, ci si chiede, anche nei paesi in cui la scuola svolge al meglio i propri compiti, se essa non si basi su un modello superato. La crisi che investe il sistema scolastico è certamente il riflesso di quella generale, ma presenta anche ragioni più specifiche: la trasformazione del senso della conoscenza, ormai identificata con “quantità di informazioni” e la messa in discussione dell’idea stessa di educazione, la quale suppone un orizzonte condiviso di valori che oggi manca. È indispensabile che la scuola si ricostituisca luogo deputato alla maturazione e allo sviluppo della capacità critica, senza la quale è impossibile la verifica personale di visioni del mondo che oggi tendono a convivere in uno stesso spazio. Le innovazioni legislative sono importanti, ma è il modo di interpretarle nella prassi quotidiana da parte degli operatori della scuola a determinare il loro effettivo significato. Le norme costituiscono lo spartito, ma è l’orchestra che esegue la sinfonia. È sotto i nostri occhi il fenomeno allarmante dell’“infanzia rubata”. Nella nostra società i bambini sono molto più precoci dei loro coetanei di trent’anni fa. Tanto precoci da sembrare, a volte, fin troppo simili agli adulti… Questi “bambini mancati” spesso non riescono a crescere. La loro adolescenza si svolge all’insegna della stessa precocità, ma dura ormai fino a trentacinque anni senza riuscire a trovare sbocco in un’effettiva maturità… A bambini che si comportano da adulti corrispondono adulti che si comportano da bambini, con la stessa impulsività, la stessa immaturità, la stessa incapacità di assumersi delle responsabilità. La nuova scuola ruota intorno all’alunno. Ma a quale alunno? A quello che deve essere educato oppure a quello che, in quanto utente-cliente, va semplicemente accontentato?...In questo (secondo) modo essa (la scuola) assomiglia sempre di più a un gigantesco supermarket, in cui ognuno va a prendere quello che gli serve, in funzione del proprio progetto di autorealizzazione, senza però cercarvi le indicazioni esistenziali per mettere a punto questo progetto di vita. Prospettive La convinzione diffusa è che educare non significa più trasmettere un sapere, proporre contenuti, valori, visioni del mondo, esperienze significative, ma addestrare gli alunni a muoversi agilmente nella complessità, utilizzando tutto senza mai impegnarsi permanentemente con nulla. gli educatori non possono essere considerati sempre facilitatori; hanno un ruolo e un compito ben più ampio e importante: presentare, attraverso le diverse discipline, riferimenti e modelli di comportamento che possano essere significativi per la vita reale dei giovani. Non basta che l’alunno accumuli informazioni: è indispensabile che la scuola lo educhi all’arte della sintesi tra i diversi saperi e modi di conoscere, per conferire a queste informazioni un significato… un insegnante non può limitarsi a trasmettere dei saperi… Solo un insegnante capace di testimoniare e di comunicare potrà meritare il nome di maestro, e godere 5 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 6 C M Y CM MY CY CMY K dell’autorità che compete a un docente… Si ha autorità perché si è auctor, fonte di vita e di crescita per qualcuno. L’ idea di autonomia scolastica sopravvive al suo cattivo uso e rimane un’opportunità che potrebbe essere ripresa e valorizzata…. Non è un’utopia. Dipende dai protagonisti del processo educativo realizzarla… Ogni istituto, e non solo quelli non statali, è chiamato a elaborare una propria linea culturale ed educativa originale, irriducibile a logiche anonimamente burocratiche. La sola condizione vincolante è quella della congruenza con le prospettive del bene comune. Su questa base si parla ormai di “sistema pubblico integrato”. Se cultura è produzione di senso, l’interculturalità si pone come dialogo sui significati… Tale compito educativo riguarda tutti gli alunni/studenti … Le diversità culturali vanno perciò comprese nella fondamentale prospettiva dell’unità del genere umano… Se fatto seriamente, l’Irc non minimizza la fatica del conoscere e si inserisce attivamente nell’impegno della scuola italiana a far fronte alle esigenze delle nuove generazioni… può essere anche un utile spazio di integrazione, aiutando gli stranieri presenti nel nostro Paese ad accostare valori e tradizioni che sono largamente segnati dalla presenza di uno specifico patrimonio storico e artistico, permeato profondamente dallo spazio cristiano. Comunità Cristiana Nell’attuale fase culturale, anche la comunità cristiana soffre delle medesime povertà e difficoltà delle altre agenzie educative. La crisi dell’educazione, espressione di un diffuso relativismo culturale nemico di ogni forma di identità e di certezza, interessa in parte anche alcuni soggetti ecclesiali che stentano a ritrovare gli elementi che li hanno caratterizzati nel passato. È tempo per contribuire a rilanciare l’idea di un progetto educativo che riproponga l’esigenza di una visione globale e integrale dell’educazione, aggiornandone i tratti alle caratteristiche della cultura del nostro tempo. Uno dei segnali è costituito dalla crisi della relazione educativa diretta, personale… Si moltiplicano appuntamenti di gruppo numerosi e affollati… ma diviene debole la possibilità di quel dialogo personale che consente di mettere meglio a fuoco problemi, scelte, impegni, prospettive… questo tipo di relazione educativa ha bisogno di tempo, e oggi anche la comunità cristiana è contagiata dalla frenesia delle attività e delle iniziative. Si coglie la tendenza a racchiudere solo nella parola il messaggio educativo, rischiando così l’astrattezza, la verbosità e la lontananza dalla vita… il segnale più serio sta nella crisi delle vocazioni educative. Prospettive La comunità cristiana è uno dei pochi contesti nei quali adolescenti e giovani possono portare le loro domande di senso. È difficile che le esplicitino in famiglia: si cresce anche perché ci si distacca dalle proprie radici. 6 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 7 C M Y CM MY CY CMY K Difficile portarle nella scuola, che sembra orientata a un sapere in cui non c’è posto per gli aspetti più soggettivi e personali. A volte gli adulti pensano che i giovani non abbiano domande profonde… ma nessuno è senza domande profonde nella propria coscienza. La comunità cristiana offre la possibilità di fare esperienza di una socialità più ricca di quella consentita dalla famiglia e al contempo meno strutturata di quella sperimentata nella scuola… la solidarietà si impara mettendosi accanto a qualcuno che ha bisogno: si scopre il gusto del servizio mediante gesti che non hanno un ritorno di utilità per chi li compie… Vi è la presenza di generazioni diverse… la possibilità di crescere imparando l’uno dall’altro. La comunità cristiana ha la responsabilità e il dovere di tornare a parlare di vocazione educativa, dopo che oggi questo modo esigente e ricco di fondare l’educazione è stato spesso dimenticato… questo è tempo per tornare a proporre il servizio educativo come vocazione e a investire sulla formazione di educatori. È tempo per impegnarsi a promuovere nuove alleanze – a cominciare dalla famiglia – per l’educazione a servizio della crescita delle nuove generazioni.. Lavoro Nonostante constatiamo quotidianamente il ridursi o il venir meno delle oggettive opportunità lavorative, non è venuto meno il dovere/necessità di educare al lavoro rivedendone l’idea stessa per recuperarne il senso. Le trasformazioni attuali possono costituire l’opportunità di mettere in gioco una visione antropologica ed etica del lavoro, prima ancora che le sue dimensioni tecniche, economiche o politiche. Particolarmente interessante risulta l’educazione al lavoro promossa nelle organizzazioni di privato sociale e terzo settore, detti anche “non profit”, che propongono un nuovo modo di lavorare non finalizzato al successo individuale, ma primariamente alla cura delle persone, con forti motivazioni ideali. Che cosa cercano i giovani nel lavoro? Le indagini empiriche rispondono che essi sognano le cose più diverse, ma la maggior parte finisce per cercare solamente denaro e sicurezza sociale. In ogni caso, i giovani vivono in una condizione contraddittoria, sospesa fra il bisogno di sognare un avvenire professionale che li realizzi come persone e la necessità di ripiegare su mete puramente strumentali. Che cos’è che con funziona? Ai giovani si insegna che la relazione di lavoro ha le caratteristiche del mercato… In questo modo il lavoro viene trattato in maniera sostanzialmente analoga a qualsiasi altra merce… Bisogna uscire da un modo di pensare che traduce il problema del lavoro in una questione di mero accoppiamento fra domanda e offerta puramente quantitativa, quando invece potrebbe e dovrebbe essere non tanto una questione di adattamento a delle condizioni date, bensì una questione di progettualità, di innovazione, di vocazione professionale e di capacità imprenditoriale. 7 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 8 C M Y CM MY CY CMY K Prospettive La vocazione professionale deve essere oggi concepita non più come strumento di successo o di ricerca banale di un livello opulento di vita, ma come realizzazione di sé nella piena integrazione con gli altri… Si richiedono pertanto anche dei mutamenti strutturali che consentano ai giovani l‘esercizio di una vera e propria vocazione professionale: si tratta di “liberare il lavoro”. La formazione al lavoro, anziché puntare a fornire abilità che rispondono a professioni tramandate o pre-strutturate, deve mirare a sviluppare una vocazione scelta, attraverso il potenziamento delle capacità riflessive del giovane… Ciò che manca nell’educazione al lavoro non sono tanto gli aspetti tecnici della professione, e neppure quelli organizzativi e manageriali, quanto piuttosto quelli relazionali. È qui che l’emergenza educativa si fa più sentire. Sarebbe auspicabile che nell’offerta formativa di ciascuna scuola (dai quattordici anni in su) fossero presenti servizi di orientamento culturale a proposito del senso del lavoro e delle modalità e opportunità di perseguirlo… anche l‘università dovrebbe attivare servizi di questo genere... Anche gli insegnanti delle scuole e dell’università sono spesso alla mercé di culture che hanno una visione negativa o distorta del lavoro; bisognerebbe prevedere anche momenti di formazione degli insegnanti in tale direzione. La famiglia non trasmette più un mestiere o una professione di generazione in generazione, salvo casi particolari… Se il figlio, fin da piccolo, viene educato prevalentemente al consumo e al divertimento, se apprende solamente l’evasione (fiction, videogiochi ,ecc.), sarà poi molto difficile che formi le capacità e soprattutto le motivazioni per farsi un piano di vita orientato al lavoro. Anche il lavoro verrà visto e vissuto in un’ottica di evasione. Impresa In un clima generale che considera il lavoro una qualsiasi merce e che spinge ad assicurarsi un “posto”, può diventare difficile sostenere il pieno valore dell’affermazione della nostra Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. In realtà a fondamento c’è la libertà della persona che, grazie al lavoro, rende possibile il progresso economico, sociale e umano. Questo comporta l’impegno di tutti per il pieno riconoscimento della dignità sociale della persona che lavora e per la tutela dei suoi giusti diritti, messi in crisi dalla dilagante prevalenza del mercato. Anche i giovani, per comprendere il senso del lavoro, hanno diritto a essere introdotti in una visione positiva dell’impresa e dell’intraprendere umano: un’organizzazione moderna di lavoro, una comunità di risorse umane e finanziarie. Il diritto del lavoro sposta progressivamente il suo baricentro dall’avere (un lavoro) all’essere (un lavoratore competente), ossia sulla persona… il patrimonio fondamentale di un giovane, 8 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 9 C M Y CM MY CY CMY K che vuole entrare nel mercato del lavoro e conservare il posto, è costituito dalle sue competenze. L’impresa ha un comportamento responsabile quando considera il perseguimento del bene comune (sviluppo e benessere dell’umanità nel suo insieme e in ogni sua forma) come obiettivo a cui concorrere… Vi è una profonda interconnessione tra impresa e società. Le imprese che non fanno profitto chiudono e sono costrette a licenziare. Ma il fare impresa non coincide con il fare profitto. Fare impresa significa produrre valori e sviluppare conoscenze, perché essa è un bene sociale. Prospettive È necessario riflettere sulle evidenti disparità di tutele che l’ordinamento offre al lavoro e aprire una nuova fase di riforme. Per questa nuova fase occorre però una vera cultura della solidarietà e una leadership politica lungimirante… La solidarietà è un dovere, a patto che non si trasformi in assistenzialismo che deresponsabilizza. Il problema fondamentale è innescare il circolo virtuoso dello sviluppo (educazione, cultura, impresa, lavoro e produzione, redistribuzione). Ripensare il lavoro in una società postindustriale richiede parametri nuovi.. un massiccio investimento in ricerca, tecnologia e formazione accompagnato dall’offerta di maggiori opportunità ai giovani talenti e dalla lotta all’inefficienza… Un Paese che non punta sulla formazione e sulla ricerca, cioè sul proprio futuro, è destinato al declino. E l’Italia è in ritardo su entrambi i fronti… Nel lavoro evoluto si apprende, mentre rimanendone fuori si accumulano ritardi nel sapere che poi diventano incolmabili. Un altro fattore da coltivare per superare l’emergenza educativa è quello delle competenze degli adulti, sviluppare l’istruzione e la formazione nell’arco di tutta la vita. Il sistema formativo deve conoscere ed analizzare i cambiamenti che avvengono nel sistema produttivo, e quindi tradurre tali conoscenze in un miglioramento professionale continuo, partendo dall’intelligenza del lavoro, dove valgono i talenti, le capacità, la responsabilità e l’impegno. Consumo La diffusa immagine negativa del consumo e del consumatore è un retaggio del passato, quando i beni scarseggiavano e il consumo veniva considerato un’ostentazione di ricchezza. Oggi si alimenta anche di un’impropria equivalenza tra consumo e consumismo indotto dalla capacità persuasiva di un mercato troppo carico di merci. Per uscirne, necessita un ragionamento sereno sulle dinamiche che sottendono le scelte di consumo, sulle responsabilità che ciascuno deve assumersi ed anche sulla possibilità di orientarle in modo innovativo e virtuoso, quindi la sua assunzione come problematica educativa. 9 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 10 C M Y CM MY CY CMY K La famiglia e la scuola, cioè le principali agenzie di socializzazione, poco si sono preoccupate di affrontare il consumo come campo in cui impegnare seriamente le proprie energie... non c’era a questo proposito un sapere da trasmettere da generazione a generazione… così gli esperti dei consumi sono diventati inequivocabilmente i giovani e in particolare le giovani donne; sono soltanto loro che potrebbero eventualmente mostrare nuovi modi di consumare. Gradualmente, alla società gerarchica sembra essersi sostituita una società di pari, in cui nessuno si assume la responsabilità di dire agli altri cosa si dovrebbe fare... Inquesto clima di incertezza una risorsa inaspettata potrebbe essere la forza dell’esempio, il quale può trascinare senza pretendere di essere l’unico, può essere valido trasversalmente, in ambiti culturali diversi… Ciò che sembra impossibile agli adulti e ancor più agli anziani, prigionieri dei propri stereotipi e delle proprie abitudini, può essere immaginato dai più giovani; invece che cercare di ripescare negli assoluti della tradizione, si può forse cercare di comporre in modo inusitato elementi di diverse tradizioni culturali. Prospettive Ci si prospetta una nuova possibilità. Che non si debba scegliere in modo drastico tra l’opzione etica e quella estetica, che la scelta del bello in cui siamo stati allevati non debba necessariamente essere una scelta egoista; che i consumi, nuova frontiera della cittadinanza, servano… anche a trovare un nuovo rapporto con gli altri, una nuova socialità e una nuova moralità… È, questa, una sfida diretta a tutte le componenti sociali… riconosce ai consumatori un peso consistente nell’orientare i consumi e, implicitamente o esplicitamente, invita i produttori a tenerne conto. La società dei consumi sta cedendo sotto i colpi delle emergenze, che ne rivelano l’intrinseca debolezza… ma le emergenze sono anche segni dei tempi, da cui dobbiamo lasciarci educare… In effetti, è inseguire insensatamente il desiderio ciò che ha portato alla crisi… L’unica via d’uscita è consumare meglio, perfezionare la propria competenza di consumatori. E forse ricostituire una riserva, di nuovo a tutti i livelli, non sprecando le risorse scarse e di tutti, come l’acqua e l’energia. I consumi responsabili sono un fenomeno in crescita, (ma) le risposte individuali non bastano di fronte ai problemi e alle paure del nuovo secolo …si deve trovare una convergenza tra interesse privato e interesse pubblico… Il cosiddetto political consumerism non si serve delle armi tradizionali della politica, ma si impegna attraverso i consumi, in negativo, con il boicottaggio, o in positivo, acquistando prodotti in grado di dimostrare una corretta provenienza. È ovviamente rilevantissimo il ruolo delle istituzioni, politiche, religiose, culturali, e chi vi è impegnato deve rendersi conto della sua responsabilità, ma nello stesso tempo… è determinante riconoscere la circolarità della responsabilità educativa… incominciamo a renderci conto che non riusciremo mai a cavarcela da soli, confidando soltanto nel principio del piacere. Dobbiamo riscoprire gli altri; vedere in essi non soltanto un limite, ma anche una sorta di impegno per la nostra libertà. 10 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 11 C M Y CM MY CY CMY K nostra è la società non più del villaggio globale, bensì del Mass media Lateatro globale, in cui tutti siamo attori coinvolti nella vita degli altri. Questo grazie anche ai social networks, a cui i giovani fanno sempre più ricorso, allacciando relazioni non sempre prive di pericoli, ma anche costruendo comunità relazionali basate su interessi o riferimenti culturali comuni. Siamo tutti immersi nella civiltà della comunicazione, un’attività che condivide con l’educazione il riferimento alla natura relazionale dell’uomo. Famiglia, scuola e comunità cristiana devono diventare consapevoli dell’ambivalenza educativa dei media, che, utilizzando non più solo gesti, parole parlate e scritte, ma anche bit, onde elettromagnetiche e immagini digitali, possono assecondare e sostenere il processo educativo, ma anche renderlo più arduo e rischioso. La più cruda realtà ci mostra come le verità che si affermano nell’opinione pubblica dipendano largamente dal potere dei media…che funzionano come opinion leader all’interno del sistema… di promuovere, fin quasi a imporre, certe idee, temi, parole d’ordine, interpretazione degli eventi… Colpisce il fatto che i media siano capaci di parlare quasi esclusivamente il linguaggio delle emozioni… Si diffonde una cultura delle emozioni che spesso non sollecita alcuna riflessione che consenta di valutarle, dirigerle e renderle più consapevoli. Il corrispettivo è una disabitudine al giudizio e all’esercizio del senso critico, che riguarda anzitutto la scuola, ma anche i mezzi di informazione. La delegittimazione della figura dell’adulto è il più inavvertito, ma forse il più grave effetto di interferenza sulla relazione educativa… L’esposizione televisiva, tanto più se precoce, estesa e solitaria… mostra al bambino anzitempo non solo la facciata, ma anche il “retroscena” spiacevole del mondo degli adulti… prima che sia in grado di elaborare adeguatamente il disincanto che ne consegue… In una simile condizione i genitori, gli insegnanti e gli altri educatori, anche quelli più attenti e meglio intenzionati, si trovano spiazzati, perché la televisione produce una sorta di socializzazione anticipata alla disillusione e alla sfiducia che porta i bambini a dubitare degli adulti e dei modelli di valore e di comportamento che essi propongono. Prospettive In realtà nei media si incontrano sempre due libertà e due volontà autonome, quella dell’emittente di decidere i contenuti e i messaggi, quella del destinatario che dispone della facoltà di connettersi e di esporsi ai messaggi dell’emittente… il punto decisivo non è il fascino dei media, ma la credibilità degli adulti, con tutta la concretezza di rischio, di fatica, di sacrificio che comporta e che, sola, rende possibile e persuasiva l’educazione. Vi sono alcune importanti opportunità che possono essere inserite in un progetto positivo: la socializzazione in rete non è verticale, da una generazione all’altra, ma è largamente orizzontale, tra gli appartenenti alla nuova generazione… le nuove tecnologie possono favorire il 11 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 12 C M Y CM MY CY CMY K riconoscimento e la valorizzazione delle competenze dei più giovani da parte degli adulti… le nuove tecnologie possono infine facilitare una maggiore apertura alle forme di partecipazione civica e democratica. Le istituzioni formative e scolastiche sono anch’esse coinvolte. Se il problema chiave resta quello della credibilità dell’insegnante… uno strumento (tra gli altri) che la scuola può mettere a disposizione degli studenti è la costruzione di una competenza comunicativa quale parte integrante del loro bagaglio culturale…. Le famiglie restano però l’ambito primario della relazione… Ciò implica la capacità di utilizzare una pedagogia delle “difese esterne”, cioè una vigilanza e un’attenzione sull’esposizione dei più piccoli a contenuti inadatti e pericolosi, ma soprattutto una pedagogia delle “difese interne” attraverso l’accompagnamento e la condivisione della visione e dell’ascolto. Per dare strumenti efficaci a questa preoccupazione educativa, parrocchie, associazioni, movimenti e gruppi di impegno civico possono realizzare iniziative di formazione… sul rapporto con i media e un loro utile uso nell’ambito del sistema delle relazioni familiari… anche dar vita ad azioni di risposta concertata quale strumento di pressione sulle istituzioni e sulle organizzazioni mediali, fino al boicottaggio di prodotti e canali che si reputino lesivi di valori irrinunciabili o irrispettosi delle proprie convinzioni morali e religiose. Spettacolo Gli adolescenti della nostra epoca postmoderna tendono a far coincidere senso e sentimento: si nutrono di emozioni che ricercano sempre più forti e coinvolgenti, forse per sconfiggere noia e solitudine. Pensano di poterlo fare con i media e con le emozioni che i media sanno suscitare soprattutto nella loro dimensione spettacolare. Si vede come il problema dell’educazione delle nuove generazioni abbia a che fare con una situazione inedita. Si tratta, oggi, di generazioni sottoposte a intensissime culturalizzazioni. Questo non solo perché il livello medio di scolarità si è molto alzato, ma soprattutto a causa della fruizione intensiva dei media a cui i bambini prima e poi gli adolescenti, i giovani e gli adulti sono sottoposti sin da tenera età. Se il cinema ha la funzione di battistrada e di elaborazione di storie, temi e personaggi “nuovi”, la televisione, nel sistema dei media, ha la funzione di diffusore universale, soprattutto grazie alla sua capacità di raggiungere con enorme facilità, in casa, praticamente l’intera popolazione di un paese… L’impatto della televisione è continuo e profondo, agisce soprattutto a lungo termine come una sorta di “ambienti di cultura”che coltiva atteggiamenti di fondo – per esempio fiducia o sfiducia, soddisfazione o insoddisfazione – incide sulle relazioni familiari (la televisione come fonte di dialogo o di scontro), sulle dinamiche di previsione del proprio futuro (speranza o pessimismo, paura o audacia), di decodifica di situazioni reali in cui ci si viene a trovare. Il racconto cinematografico e televisivo tende a incentrarsi sul punto di vista di un personaggio, sul suo vissuto, sulle sue emozioni trovando sempre 12 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 13 C M Y CM MY CY CMY K motivi per giustificare il comportamento del protagonista… Il risultato è che si rischia di formare personalità che sono frastornate dall’insieme di scelte contraddittorie a cui hanno assistito… che non sanno come gerarchizzare i punti di vista, come ordinare i valori, come vivere entro un orizzonte unificante che dia senso al proprio percorso esistenziale. Prospettive Ci attende quindi una generazione di menti aperte, con molti meno pregiudizi… ma non in grado di dimostrare profondità nelle valutazioni, di comprendere davvero che cosa è importante nella vita e che cosa no, di confrontarsi realmente con tutte le durezze e le asperità dell’esistenza; una generazione portata ad assaggiare di tutto, ma tentata dalla paura di rendere irrevocabili le proprie scelte, di compiere passi impegnativi, di assumere legami che richiedano stabilità e pazienza. È quello che è stato chiamato il rischio di una “esperienza senza verità”. Che cosa significa dare una risposta educativa a tutto questo? Significa anzitutto che ogni dimensione formativa deve oggi assumere un’intensità, una durata e anche una qualità, una capacità di trasmettersi in modo affascinante e convincente notevolmente maggiori di quanto non fosse necessario in passato… Si chiede una formazione di qualità elevatissima e che sia anche umanamente coinvolgente. Anche nello studio dei media, non bisogna cadere nel tecnicismo secondo il quale l’essenziale sarebbe insegnare l’uso delle tecnologie. Ben vengano anche questi aspetti, ma l‘essenziale è sempre insegnare a rispondere alle grandi domande dell’esistenza… Accanto a questo si pone il problema di una formazione di eccellenza per quei giovani che hanno le qualità e la sensibilità per essere leader nel loro contesto scolastico, universitario, cittadino, professionale o ecclesiale; formazione ancora più necessaria se il loro impegno professionale è nei settori della comunicazione, dove le problematiche etico-antropologiche sono quasi sempre all’ordine del giorno. Per i genitori, di fronte a una generazione nuova che utilizza media e applicazioni a loro sconosciuti, il rischio è quello di chiamarsi fuori, di dire “io non ne capisco niente”. Invece no: il dialogo sull’uso dei media, il confronto su quanto i figli vedono, sentono, scrivono, ricevono è assolutamente fondamentale, non solo perché i figli non si perdano nel mare delle proposte (e dei rischi) di questi mondi virtualmente infiniti, ma anche per qualificare e dare “realtà” al dialogo stesso tra le generazioni, tra genitori e figli. Sport Qualsiasi pratica sportiva affrontata con serietà ripropone su un piano simbolico la realtà della vita, che è impegno, sacrificio, lotta, sofferenza, ma anche gioia, speranza, soddisfazione e felicità. Ogni partita, anche a solo livello amatoriale, è una sfida che può essere vinta o persa. La sconfitta, però, non è mai definitiva: si può trovare sempre la forza per un’altra sfida, per un’altra occasione, elaborando la vittoria 13 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 14 C M Y CM MY CY CMY K o la sconfitta per poi tornare a confrontarsi, proprio come nella vita di ogni giorno. L’attività sportiva è mezzo per uno scopo più alto: assicurare il dominio della nostra libertà sul corpo. Se diventa un fine di per sè, si distacca da una visione adeguata della persona umana e risulta esposto ad ogni degradazione. È questa la ragione vera di una presenza dei cristiani nel mondo dello sport: prendersi cura della persona umana, evitando ogni forma di strumentalizzazione. Il problema centrale della promozione sportiva… è riuscire ad educare alla conoscenza di se stessi e degli altri. Si tratta di promuovere, attraverso la pratica sportiva, una persona capace di intendere la vita e di districarsi nei meandri dell’esistenza con un appropriato bagaglio conoscitivo, culturale e relazionale. Da questo punto di vista lo sport non è finalizzato a se stesso, ma alla persona… È faticoso costruire… uno sport capace di accogliere i volti delle persone: i bravi e i meno bravi, abili e disabili, i cosiddetti campioni e le “scamorze”. Un po’ come tutta la società, anche lo sport si interroga oggi su quali debbano essere i suoi principi guida e su come testimoniarli… Le ragioni della crisi sono soprattutto di natura etica e antropologica. La ricerca a tutti i costi del successo conduce a comportamenti sleali, tentativi di corruzione, inganni, volontà di prevalere a ogni costo sull’altro giocatore fino a ricorrere stabilmente al doping e agli anabolizzanti per riuscire a superare i propri limiti. Prospettive La grande sfida culturale della nostra epoca sarà quella di ripartire da un’idea precisa di quale uomo e quale società civile vogliamo promuovere con lo sport… Per essere socialmente significativo, deve diventare principio generativo di relazioni, stile di vita, comportamento, dialogo, partecipazione, cittadinanza attiva… L’anelito di ogni giovane è la ricerca della felicità, è la ricerca di un benessere interiore. È in questo anelito che si trova la radice della valenza educativa dello sport. Allenare che cosa, oltre il corpo e con il corpo? Anzitutto allenare il desiderio; allenare cioè, dentro di noi, quella capacità, quella forza misteriosa, quella curiosità a essere dei ricercatori per avere chiara la meta. Il desiderio innesca la ricerca. Se lo sport non allena il desiderio è un semplice esercizio muscolare. Quando si gioca o si pratica uno sport è soprattutto il corpo a parlare. Siamo entrati dentro il tempo del postumanesimo, in cui il corpo è diventato un macchina… Corpi “usa e getta”. Se ci convinciamo che il corpo è oggetto, diventa poi facile convincerci che l’uomo stesso sia un oggetto. L’oggetto è funzionale a qualcosa e quando si usura lo si ricicla e lo si butta. Così accade anche per l’atleta. Ognuno di noi, invece, è un corpo animato, impastato d’anima, un corpo denso di tensioni e appassionato alla vita, un intreccio di amore e di eternità… Per questo occorre educare alla corporeità, incentrata nel riconoscimento, accettazione e valorizzazione del proprio “essere corpo”… La necessità, pertanto, è quella i sviluppare adeguate modalità espressive e motorie che diventino comunicazione, azione e relazione. Lo sport ha bisogno di educatori e non di prestatori d’opera. È soltanto agli educatori sportivi che possiamo chiedere di mettersi al servizio di un diverso progetto sportivo. Dobbiamo chiedere loro di essere ben di più che i maestri di un gesto tecnico o gli allenatori di una capacità fisica. Il segreto per vincere questa gara risiede in cinque azioni fondamentali: accogliere, orientare, allenare, accompagnare e dare speranza. 14 Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 15 C M Y CM MY CY CMY K Occorrono società sportive non chiuse in se stesse: dinamiche, sempre in ascolto dei bisogni umani ed educativi del territorio, aperte alla collaborazione con le altre realtà educative (famiglie, scuole, parrocchie, ecc.), …luoghi di incontro e di amicizia, e le cui attività sportive, culturali e associative si offrano come autentiche esperienze di vita, la cui centralità risieda nell’aiutare ogni atleta a dare il meglio di se stesso. Accompagnare, essere compagni di strada, fare un pezzo di strada insieme. Un ragazzo, un giovane ha bisogno di un adulto che dica: “Va avanti, lotta, dà tutto te stesso, non aver paura: io ci sono!”. Molte volte non c’è bisogno nemmeno di esserci fisicamente, basta sapere di non essere soli, basta sapere di non essere traditi, basta sapere che c’è qualcuno, che c’è un adulto, nella propria vita… Educare alla speranza è davvero il filo rosso che deve tenere unite tutte le azioni e ci invita a essere coerenti. Il cammino verso la riconquista dell’educazione può essere rappresentato con una immagine che ne riassume il fine e gli sforzi: fare carovana per affrontare insieme il deserto da attraversare, ossia la situazione del momento con la sua desertificazione di responsabilità genitoriale ed educativa. La carovana è l’antica forma del pellegrinaggio con alcune caratteristiche: - è comunità, desiderio di incontrare e lasciarsi incontrare: camminando insieme ci si unisce, si diventa popolo attraverso il calore dei compagni di strada e la meraviglia dell’imprevisto; - è stile di vita: in essa si impara a conoscere e ci si lascia conoscere, mettendosi reciprocamente in ascolto e servizio per superare insieme le difficoltà del cammino; - è futuro: è andare “verso” non solo come luogo geografico, ma come realtà esistenziale fatta di incontri, ascolto, comunicazione reciproca di idee e di progetti, abbandono di false certezze, apertura al nuovo;. - è creazione: costruisce ponti, favorisce l’unione negli impegni, fa comunità di progettazione, di realizzazione, di verifica; - è gioia, crescita: gente diversa percorre la stessa strada, vive le stesse emozioni, affronta gli stessi sacrifici, vive la gioia delle stesse conquiste comunicandosi la forza di parlare (l’annuncio) e la forza di non tacere (la denuncia); - è sognare lungo tutto il percorso: ogni sogno intermedio raggiunto è gioia, è forza, è invito a continuare a sognare con speranza maggiore; - è presenza, non assenza dalla storia: è percezione, scoperta della realtà che si incontra, sua assunzione e proiezione nel futuro; - è aiuto e servizio reciproco, senza gelosia: un modo di essere e stare insieme che si costruisce e si realizza grazie a tutti. - è condizione interiore: la condizione dell’uomo che non fa clamore, chiasso, ma progetta e opera nella reciproca comunicazione. E allora incamminiamoci, in carovana, con convinzioni forti e prassi storica, o per dirla con l’Assistente nazionale dell’Aimc don Giulio Cirignano, con una grande idea di Chiesa, una robusta idea di laico, un’ adeguata idea di realtà secolare. Sfida educativa opuscolo#5F42D6 24 08 2010 11:55 Pagina 16 C M Y CM MY CY CMY K Fam es r p Im Scu o m u ons a rocchinofotoincisione iglia ola Com Cris unità tian a Lav oro C Ma d e m ss Sp ia co a t t e rt Spo Associazione Italiana Maestri Cattolici Centro nazionale Clivo di Monte del Gallo, 48 - 00165 Roma tel. 06 634651 2 3 4 - fax 06 39375903 e mail: [email protected] - web: www.aimc.it lo