Aggiornamento in Tema di Bisfosfonati - Vol. III n 3 - Dicembre 2002 - Reg. Trib. di Milano n° 84 del 07/02/2000 - Medicom Italia srl - Via Ressi 10 - Milano - Dir. Resp. Bruno P. Pieroni - Sped. abb. post. 45% - art. 2 - comma 20/B - Legge 662/96 - Filiale di Milano - Stampa: Lineadue - Marnate (VA) AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B IS FOS FONATI GRUPPO ITALIANO PER LO STUDIO DEI BISFOSFONATI IN QUESTO NUMERO Bisfosfonati 2000-2002 The Amino Bisphosphonate Ibandronate Prevents Calciphylaxis in the Rat at Doses that Inhibit Bone Resorption Bisphosphonates alendronate and ibandronate inhibit artery calcification at doses comparable to those that inhibit bone resorption The effect of bone remodeling inhibition by zoledronic acid in an animal model of cartilage matrix damage Effect of bisphosphonates on cartilage turnover assessed with a newly developed assay for collagen type II degradation products VOL. III N° 3 DICEMBRE 2002 AGGIORNAMENTO I N T E M A D I B I S F O S F O N AT I Gruppo Italiano per lo Studio dei Bisfosfonati PRESIDENTE Dr. Leonardo Sartori Ricercatore Clinica Medica I Dipartimento di Scienze Mediche e Cliniche Università di Padova via Giustiniani, 3 33128 Padova VICE PRESIDENTE Dr. Bruno Frediani Responsabile Centro Osteoporosi Istituto di Reumatologia Università di Siena 53100 Siena MEMBRI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO Prof. Silvano Adami Professore Associato di Reumatologia Centro Ospedaliero Clinicizzato Università di Verona 37067 Valeggio sul Mincio (VR) Dr. Daniele Costi Dipartimento di Medicina Interna e Scienze Biomediche Università di Parma via Gramsci, 14 43100 Parma Prof. Gaetano Crepaldi Responsabile Clinica Medica I Dipartimento di Scienze Mediche e Cliniche Università di Padova via Giustiniani, 3 33128 Padova Prof. Paolo Filipponi Professore Associato Malattie del Ricambio Dipartimento Medicina Clinica Patologia e Farmacologia Policlinico Monte Luce via Brunamonti, 1 Università di Perugia 06122 Perugia Prof. Giovanni La Montagna Unità Operativa Reumatologica II Università di Napoli 80100 Napoli Dr. Sandro Giannini Clinica Medica I Dipartimento di Scienze Mediche e Cliniche Università di Padova via Giustiniani, 3 33128 Padova Prof. Claudio Marcocci Professore Associato di Endocrinologia Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo Università di Pisa via Paradisa, 2 56124 Pisa (Segretario Gibis) Prof. Domenico Maugeri Professore Associato di Geriatria Centro per la Prevenzione e Cura dell’Osteoporosi Azienda Ospedaliera “Cannizzaro” via Messina, 829 95125 Catania Prof.ssa Ombretta di Munno Professore Associato di Reumatologia Dipartimento di Medicina Interna Sezione di Reumatologia Università di Pisa via Roma, 67 56126 Pisa (Segretario Gibis) Prof. Giovanni Minisola Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia Azienda Ospedaliera “San Camillo - Forlanini” via Portuense, 332 00148 Roma Prof. Ernesto Palummeri Direttore del Dipartimento di Gerontologia Ente Ospedaliero - Ospedali Galliera corso Mentana, 10 16128 Genova Prof. Mario Passeri Dipartimento di Medicina Interna e Scienze Biomediche Università di Parma via Gramsci, 14 43100 Parma Dott. Alfredo Scillitani Divisione di Endocrinologia Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo 71013 Foggia REVISORE DEI CONTI Dott.ssa Sonia Cristallini Endocrinologa Libero professionista A.S.L. n°1 Città di Castello Ospedale di Umbertide 06019 Perugia Dott. Corrado Guidi Geriatra Comune di Lucca 55100 Lucca Dott. Ferdinando Silveri Reumatologo Dir. Medico I° livello Clinica Reumatologica dell’Università di Ancona 60035 Ospedale di Jesi (Ancona) A CURA DEL GIBIS email: [email protected] www.gibis.org AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I C OLOPHON COMITATO SCIENTIFICO DI REDAZIONE CAPO REDATTORE Prof. Silvano Adami, PhD Professore Associato di Reumatologia Centro Ospedaliero Clinicizzato Università di Verona 37067 Valeggio sul Mincio (VR) BOARD Prof. Giampiero Pasero, PhD Direttore Cattedra di Reumatologia e Istituto di Patologia Medica Università di Pisa Via Roma, 67 56126 Pisa Prof. Mario Passeri Dipartimento di Medicina Interna e Scienze Biomediche Università di Parma via Gramsci, 14 43100 Parma Dr. Sergio Rosini Direttore Centro Ricerche Farmacologiche Abiogen Pharma 56125 Pisa EDITORE Medicom Italia S.r.l. Via A. Ressi, 10 20125 Milano - Italia Tel. 02 6709956 - Fax 02 6709959 e-mail: [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE Bruno Pieroni 1 Registrazione del Tribunale di Milano n. 84 del 07/02/2000 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o archiviata in un sistema di recupero o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, fotoriproduzione, memorizzazione o altro, senza il permesso scritto da parte dell’Editore. L’Editore non si assume nessuna responsabilità di prodotto, negligenza o altrimenti, oppure uso od operazione di qualsiasi metodo, prodotto, istruzione o idea contenuti nel materiale di cui trattasi. A causa del rapido progresso della scienza medica, l’Editore raccomanda la verifica indipendente delle diagnosi e del dosaggio dei medicinali. Questo numero di Aggiornamento in Tema di Bisfosfonati è stato stampato in 6.000 copie. 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AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I COLOPHON ......................................................................................................... 1 EDITORIALE: BISFOSFONATI 2000-2002 Paolo Filipponi, Sonia Cristallini, Giancarlo Policani ........................................ 3 ABSTRACT Sezione A .......................................................................................................... 15 Sezione B .......................................................................................................... 19 AGGIORNAMENTO DELLA LETTERATURA ............................................................. 22 INDICE PER AUTORE ............................................................................................ 25 CALENDARIO CONGRESSI .................................................................................... 27 Le affermazioni e le dichiarazioni espresse negli articoli sono quelle degli autori e non necessariamente quelle dell’Editore. Nonostante sia posta grande cura nella compilazione degli articoli, non sempre è possibile evitare qualche errore (nell’elaborazione dei dati). Ciò premesso, e anche in vista dei rapidi sviluppi della scienza medica, si raccomanda al lettore di condurre indipendentemente le proprie indagini e/o ricerche, per quanto riguarda i metodi diagnostici, le somministrazioni delle dosi ecc. L’Editore declina ogni responsabilità per (la correttezza di) tale materiale e non garantisce né assicura o appoggia alcun prodotto o servizio pubblicizzato in questa pubblicazione per il quale, inoltre, si ritiene sollevato da qualsiasi responsabilità per eventuali rivendicazioni inoltrate dai produttori. 2 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I E DITORIALE BISFOSFONATI 2000-2002 Paolo Filipponi, Sonia Cristallini, Giancarlo Policani Umbertide (PG), U.O. di Medicina CROMAL (Centro Osteoporosi e Malattie dell’Apparato Locomotore) Premesse I bisfosfonati (BPs) sono una famiglia di farmaci utilizzati da oltre 30 anni nel trattamento di vari disordini del metabolismo minerale. Analoghi del pirofosfato (1), i BPs hanno un’elevata affinità per la fase solida del fosfato di calcio, ai cui cristalli si legano, ostacolandone la crescita. Somministrati a elevato dosaggio (5-10 mg P/kg di peso corporeo) essi inibiscono il processo di mineralizzazione allo stesso modo del pirofosfato. A differenza di questo, però, sono resistenti all’idrolisi enzimatica. Il rischio di osteomalacia, consistente con i primi BPs, soprattutto etidronato, è stato del tutto superato con le nuove molecole, attive a dosaggi dell’ordine di mg/kg di peso corporeo. Oggi i BPs vengono classificati in 2 grandi gruppi, con differente meccanismo d’azione: - i composti contenenti un gruppo aminico, N-BPs; - e quelli, sintetizzati per primi e molto vicini come struttura al pirofosfato, privi di un gruppo aminico, i Non-N-BPs. Il potenziale terapeutico è legato alla capacità di inibire il riassorbimento dell’osso, sia spontaneo sia indotto da vari agenti, come il PTH e le citochine: per tale proprietà sono utilizzati nella terapia di svariate affezioni caratterizzate da un eccessivo riassorbimento osseo, come l’iperparatiroidismo (primitivo e secondario), la malattia ossea di Paget, la malattia neoplastica dello scheletro e l’osteoporosi (2). Ed è proprio a motivo della diffusione di tale condizione morbosa e della capacità dei bisfosfonati di prevenire le fratture da fragilità che si è sviluppato, attorno a questa classe di farmaci, un enorme interesse, sia scientifico sia commerciale. Il potere anti-riassorbitivo dei diversi analoghi varia da 1 a oltre 5000 volte ed è in gran parte riferibile alla differente struttura della catena laterale. In Italia sono in commercio etidronato, clodronato, pamidronato, neridronato, alendronato e risedronato. L’acido zoledronico, o zoledronato, è disponibile per uso ospedaliero nel trattamento delle metastasi scheletriche. Altre molecole sono in una fase di sperimentazione per valutarne il potenziale terapeutico in condizioni patologiche (olpadronato, ibandronato, icadronato, cimadronato). Farmacocinetica e meccanismo d’azione La persistenza dell’effetto Le superfici sottoposte ad attivo riassorbimento costituiscono il target specifico dei BPs e ciò consente di sottrarre all’azione di questi agenti le zone di osso in fase di 3 AGGIORNAMENTO TEMA IN DI B I S F O S F O N AT I quiescenza. L’affinità per la fase minerale dell’osso è diversa per i vari BPs, (zoledronato > alendronato > ibandronato > risedronato > etidronato > clodronato) (3): ciò potrebbe parzialmente giustificarne la differente potenza anti-riassorbitiva. Poiché i BPs vengono incorporati nella matrice ossea, l’emivita è molto lunga, tanto da essere calcolata in alcuni anni. È stata suggerita una tendenza variabile dei differenti analoghi ad accumularsi nell’osso e ciò sarebbe funzione delle caratteristiche fisico-chimiche delle singole molecole, prima fra tutte l’affinità per i cristalli di idrossiapatite (HA): risedronato, ad esemio, avrebbe un’emivita ossea più breve di BPs con maggiore affinità per l’HA, come zoledronato o alendronato (3). Sebbene dei BPs incorporati nella matrice non si conosca la rilevanza biologica, a questa quota di farmaco, rimasta “sepolta” nell’osso, vengono attribuiti, di volta in volta, azioni utili o misfatti, a seconda delle opportunità. È noto che la saturazione dell’uptake scheletrico impiega alcuni anni, in funzione del turnover osseo; tuttavia l’effetto anti-riassorbitivo è rapido a instaurarsi, raggiunge il suo plateau nell’arco di pochi mesi, oltre il quale non si ha un ulteriore effetto, nonostante che, con il proseguire della terapia, continui l’accumulo del farmaco a livello scheletrico. Dunque la quota di BPs che rimane inglobata nella matrice neoformata, non sembra esercitare un effetto aggiuntivo a quello esplicato dal farmaco in terapia. Ciononostante, al farmaco inglobato nella matrice ossea sono stati attribuiti 2 fenomeni: la “persistenza dell’effetto” e il rischio di una soppressione del turnover osseo prolungata, indesiderata e non controllabile. La persistenza dell’effetto fa riferimento al mantenimento di una BMD stabile per molti mesi dopo la sospensione di una terapia con N-BPs: questo fenomeno, descritto soprattutto con alendronato, sembra dipendere sia dalla durata del trattamento sia dalla posologia globale di farmaco assunta (4) (Figura 1). Molti considerano utile il prolungarsi dell’effetto antiriassorbitivo, in quanto consente di mantenere nella norma il rimodellamento osseo per un lungo periodo dopo l’interruzione di un trattamento con N-BPs: esso potrebbe consentire, ad esempio, l’impiego di schemi di terapia ciclica. Altri, al contrario, temono che il persistere dell’effetto anti-riassorbitivo possa % BMD 10 stop % Ntx stop 20 0 ALN, 20 mg/die ALN, 10 mg/die placebo placebo 0 -5 -100 1 Figura 1. Persistenza dell’effetto 2 Da: Stock JL, 1997 4 3 anni stop stop AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I condizionare una prolungata soppressione del rimodellamento: se il turnover viene mantenuto costantemente soppresso, l’osso sarebbe incapace di riparare il danno da fatica, il cui accumulo può esitare in un aumento della fragilità scheletrica. Il prolungarsi dell’effetto anti-riassorbitivo dei BPs è stato riferito all’azione del farmaco inglobato in precedenza nella matrice dell’osso, che verrebbe “dissepolto” durante la fase di riassorbimento degli osteoclasti (Oc). Tuttavia non è mai stato dimostrato con certezza che questo meccanismo sia reale: oltretutto, recenti osservazioni suggeriscono che il prolungarsi dell’effetto anti-riassorbitivo dei BPs potrebbe dipendere da meccanismi che nulla hanno a che vedere con l’accumulo dei BPs nella matrice ossea. I BPs competono tra di loro per l’accesso all’interno degli Oc Anni fa si pensava che gli Oc fossero l’unico e specifico target cellulare dei BPs, e che l’azione anti-riassorbitiva fosse da riferire esclusivamente all’inibizione dell’attività Oc. In realtà possono essere interessate tulle le cellule della linea monocitico – macrofagica, come pure le cellule tumorali, gli osteoblasti (Ob) e le cellule stromali (St). L’inibizione dell’attività Oc ne presuppone la captazione e l’internalizzazione, probabilmente per endocitosi: il successivo passaggio dai vacuoli endocellulari al citoplasma, la sede nella quale essi esercitano l’azione inibitoria dell’attività Oc, sembra coinvolgere un sistema di trasporto di membrana attivo, nei confronti del quale i vari BPs competono l’un l’altro (5). Clodronato, ad esempio, è in grado di ridurre la captazione Oc degli amino-BPs (N-BPs), come alendronato o ibandronato e quindi di ostacolarne l’azione anti-Oc. Non è ben chiaro quale possa essere la rilevanza di tale fenomeno: certamente non è ipotizzabile l’idea di impiegare due BPs con differente meccanismo d’azione anti-Oc (ad esempio, un Non-N-BPs e un N-BPs) con l’obiettivo di sfruttarne il possibile sinergismo in condizioni patologiche sostenute da un’attività Oc esuberante, come nel Paget resistente al trattamento o nei pazienti con una forma aggressiva di malattia neoplastica dello scheletro. I BPs stimolano la produzione osteoblastica di osteoprotegerina A carico degli Oc è stata dimostrata l’interferenza con una serie di meccanismi intracellulari, inclusi la produzione di enzimi lisosomiali e quella di idrogenioni, coinvolti nel processo di riassorbimento dell’osso. Il meccanismo preminente sembra essere, tuttavia, l’induzione dell’apoptosi Oc, e ciò presuppone l’interferenza dei BPs con processi metabolici vitali per queste cellule (Figura 2). I Non-N-BPs, come clodronato, sono trasformati in un analogo non idrolizzabile dell’ATP. Gli N-BPs si inseriscono nella via del mevalonato e ostacolano la sintesi del farnesil- e del geranilgeranil-pirofosfato. In tal modo essi prevengono la prenilazione delle proteine (6) e quest’azione potrebbe coinvolgere alcune chinasi (p70S6) che esercitano azione anti-apoptosica (7). La p70S6 è attivata da citochine che favoriscono la differenziazione e l’attività Oc come il M-CSF, il TNF, il sRANKL: la soppressione di questa chinasi da parte degli N-BPs potrebbe costituire il meccanismo mediante il quale questi farmaci inducono l’apoptosi Oc, contribuendo all’effetto anti-riassorbitivo globale. L’osteoprotegerina (OPG), una proteina di origine Ob, è un potente inibitore del RANKL: la produzione di questa proteina viene potenziata in colture cellulari dagli N-BPs (8) e questo potrebbe costituire un meccanismo aggiuntivo mediante il quale questi agenti favoriscono l’apoptosi degli Oc. 5 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I L’azione dei BPs sugli Ob non si esaurisce sulla produzione di OPG; varie segnalazioni documentano un effetto, peraltro transitorio, di stimolo della differenziazione dei pre-Ob in cellule attive in senso osteosintetico (sintesi di collageno tipo 1 e produzione della fosfatasi alcalina) (9). Non è chiaro il meccanismo cellulare mediante il quale i BPs influenzano la differenziazione e l’attività Ob, così come è incerta la rilevanza biologica di tale fenomeno. È stato ipotizzato che anche in questo caso sia coinvolta la via del mevalonato, ma ciò non spiega l’azione di stimolo sulla differenziazione dei pre-Ob esercitata anche da NonN-BPs, come clodronato. Persistenza dell’effetto o lunga durata dell’effetto? Figura 2. BPs: meccanismi dell’azione anti-riassorbitiva Mentre l’azione cellulare dei BPs esita in un accorciamento della vita funzionale degli Oc, risulta sempre più evidente che l’effetto anti-riassorbitivo globale dipende anche dalla riduzione della frequenza di attivazione di nuove BMU. È verosimile che l’attivazione di nuove BMU sia sotto il controllo di elementi cellulari deputati a Turnover Apoptosi Oc BPs OPG Attività cellulare? segnali sistemici CKs St OPG Ob Rimodellamento orientato a fini metabolici Rimodellamento orientato a fini biomeccanici Apoptosi Oc Ot ATP Prenilazione Apoptosi Oc BPs BPs segnali locali (stress meccanico, microcrack) 6 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I modulare il rimodellamento osseo in risposta al variare dello stress meccanico o delle esigenze metaboliche dell’organismo; e si ritiene che nel far ciò, siano sollecitati da segnali locali o sistemici (Figura 2). I candidati più autorevoli a svolgere questo compito sono gli Ob e le cellule St. Alcuni BPs, le molecole più recenti e dotate di maggior potenza, sono in grado di ridurre il turnover osseo per un lungo periodo di tempo dopo una singola somministrazione di farmaco. Un’unica somministrazione di acido zoledronico (Zol), 4 mg/IV, sopprime il turnover osseo per almeno 1 anno (durata del follow-up) (10) (Figura 3). È interessante osservare che gli effetti sul turnover osseo e sulla BMD sono sovrapponibili, sia che la posologia globale di 4 mg venga somministrata in una sola volta, sia che venga frazionata in quattro somministrazione da 1 mg ogni 3 mesi. Ciò non è compatibile con un’azione inibitrice diretta degli Oc, poiché con la somministrazione annuale sfuggirebbero all’effetto tutte le BMU che entrano in funzione dopo l’unica somministrazione del farmaco. Inoltre è rocambolesco spiegare quest’azione con la liberazione di farmaco accumulatosi a livello osseo, dal momento che i soggetti Figura 3. BPs e turnover osseo a. % L 1-4 BMD 10 Zln, 4 mg/anno Zln, 1 mg/3 mesi Placebo 0 -5 6 12 mesi Da: Reid IR et al., 2002 b. % Ctx 10 % L 1-4 BMD Ner, 150 mg/3 mesi Ner, 25 mg/15 gg Placebo 0 0 -5 -50 12 12 24 Da: Filipponi P et al., 2002 7 24 mesi AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I trattati erano alla loro prima assunzione di BPs e, quindi, privi di scorte intrascheletriche. Dunque è ragionevole pensare a un’azione a livello di differenti sistemi cellulari, come gli Ob e le cellule St. La lunga durata dell’effetto anti-riassorbitivo non è esclusiva di Zol, poiché è stata decritta anche per alendronato (Aln) (11) e per neridronato (Ner). Quest’ultimo BPs, in commercio in Italia in fiale da 25 mg con l’indicazione osteogenesis imperfecta, è un N-BPs con una potenza anti-riassorbitiva simile a quella di pamidronato. Ner, 150 mg/ogni 3 mesi, in somministrazione unica o frazionata in dosi da 25 mg/2 settimane, produce gli stessi effetti sul turnover osseo e sulla BMD in un gruppo di donne in post-menopausa, affette da osteoporosi (12). Dunque, la persistenza dell’effetto potrebbe essere ricondotta a una prolungata inibizione dei sistemi cellulari che controllano la frequenza di attivazione delle BMU piuttosto che alla liberazione del farmaco sepolto all’interno del tessuto osseo nel corso delle precedenti fasi del trattamento. Rimane da chiarire quali siano i meccanismi mediante i quali i BPs penetrano all’interno di bersagli cellulari differenti da elementi della serie monocitico-macrofagica, così come rimane da delucidare il meccanismo d’azione cellulare. È noto, tuttavia, che i BPs possono interferire con l’attività di cellule differenti da quelle ritenute target classici, ad esempio, l’epitelio del tratto gastroenterico e gli Ob. Se la somministrazione ciclica documenterà un effetto protettivo sulle fratture analogo a quello della terapia continuativa, questi schemi terapeutici potrebbero divenire una valida alternativa alla somministrazione giornaliera o settimanale dei BPs orali. La prolungata soppressione del turnover osseo sembra essere tipica degli N-BPs e/o dei BPs più potenti: con clodronato (Cd) il turnover osseo tende a tornare verso i valori basali se la stessa posologia globale di 1800 mg/6 mesi viene somministrata in un’unica soluzione rispetto a modalità terapeutiche che prevedono, tra una somministrazione e la successiva, intervalli più brevi (17). Con la somministrazione unica, inoltre, non si ottengono gli stessi incrementi della BMD. I BPs possono causare accumulo del danno da fatica? Mentre non vi è dubbio che la somministrazione ciclica dei BPs, garantita dalla lunga durata dell’effetto anti-riassorbitivo, possa costituire una modalità terapeutica più comoda, il prolungarsi dell’azione soppressiva del turnover osseo è guardato con sospetto a motivo della difficoltà a controllare prontamente l’azione del farmaco nel caso si rendesse opportuno uno stop alla sua azione. Il rapporto tra turnover e resistenza meccanica è caratterizzato da andamento a “U” rovesciata, poiché la resistenza dell’osso si deteriora, sia quando il turnover è soppresso, sia quando è esagerato. Di certo un turnover accelerato, come accade in menopausa e nei vecchi, è nocivo poiché aumenta la porosità dell’osso e causa un deficit di mineralizzazione: nessun dubbio, quindi, sull’utilità di ridurre il turnover. Tuttavia, un turnover estremamente ridotto impedisce la rimozione dell’osso vecchio e la riparazione del danno da fatica, e anche ciò è controproducente. Gli effetti di un turnover troppo pigro sono stati studiati in primis negli animali. Cani nei quali è stata indotta una marcata riduzione del turnover mediante la somministrazione per circa 1 anno di Cd, a un dosaggio equivalente a 250-500 mg/die nell’uomo, (vale a dire 8 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I 30 volte superiore a quella impiegata negli abituali schemi terapeutici), presentano un accumulo del danno da fatica associato a un incremento delle fratture. Nel cane la somministrazione di dosi elevate di N-BPs può indurre un incremento del danno da fatica: dosi più di 5 volte superiori a quelle suggerite per l’uomo, riducono il turnover osseo del 60-70%, e ciò si associa a un incremento dei microcrack. Ciononostante, anche con questi dosaggi, i principali parametri relativi alla biomeccanica dell’osso non risultano significativamente alterati, ma soprattutto non si osserva in questi animali una maggiore incidenza di fratture (14). Il messaggio insito in tutto ciò è che non è lecito suggerire rischi connessi all’impiego di posologie elevate che inducono alterazioni del rimodellamento che mai potrebbero essere raggiunte con gli schemi terapeutici suggeriti per l’uomo. Se mai ve ne fosse bisogno, questi dati indicano che i farmaci che noi impieghiamo sono molto potenti e che il loro uso deve seguire regole ben standardizzate e non affidate ai limiti, talora incontrollabili, dell’umana fantasia. Ad esempio, la digitale può trasformarsi da farmaco salvavita in farmaco letale se assunto a dosi troppo elevate. Sette anni di terapia con Aln (tale è la durata attuale del follow-up con questo farmaco) mantengono immutati gli effetti sulla riduzione del rischio di frattura (15): dunque, un trattamento prolungato con questo farmaco (e presumibilmente con altri BPs) non esercita effetti avversi sulla biomeccanica dello scheletro. Tuttavia l’effetto protettivo sulle fratture raggiunge rapidamente un suo plateau sul quale si mantiene nonostante il proseguire del trattamento. Dunque i BPs rimuovono solo alcune componenti della fragilità ossea: i meccanismi aggiuntivi che favoriscono le fratture scheletriche rimangono operanti. I BPs sono farmaci intelligenti? È stato ipotizzato che dell’intero processo di rimodellamento che si svolge sul nostro scheletro solo una parte, meno della metà, sia finalizzato (targeted) alla riparazione del danno da fatica e ad aggiornare la microarchitettura dell’osso. Il resto del rimodellamento non è orientato a fini biomeccanici, ma avrebbe finalità metaboliche, volte a mantenere nella norma il bilancio minerale (Figura 2) (16). L’attivazione di siti di rimodellamento volti a finalità biomeccaniche è regolata dagli osteociti (Ot), in grado di percepire un carico meccanico abnorme o l’accumulo di danno da fatica e il conseguente prodursi, nelle immediate vicinanze, di microcrack. Questi eventi provocano l’apoptosi degli Ot e la liberazione di mediatori che, attraverso il sistema canalicolare, segnalano alle cellule di superficie la necessità di ristrutturare quel segmento scheletrico. Gli Ot in pratica controllerebbero solo la quota di rimodellamento finalizzato alla competenza biomeccanica dell’osso e ciò indicherebbe che questo tipo di rimodellamento sfrutta un sistema di controllo indipendente da quello volto al mantenimento dell’omeostasi minerale. I BPs, in quanto in grado di favorire l’apoptosi degli Ot, avrebbero un’azione di stimolo su questa quota finalizzata del rimodellamento (Figura 2). La loro azione inibitrice si esplicherebbe solo sul rimodellamento non finalizzato: ed è questa frazione che verrebbe accelerata in condizioni parafisiologiche, come il deficit estrogenico, o patologiche, come l’iperparatiroidismo, il Paget o la malattia neoplastica dello scheletro. Questi aspetti di fisiopatologia del rimodellamento osseo sono oggetto di attività di ricerca, di speranze e di risultati controversi (17). Essi pongono un 9 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I interrogativo: è realmente possibile che i farmaci che utilizziamo siano in grado di operare un intervento terapeutico selettivo, come suggerito da Parfitt? BPs e fratture:l’efficacia nei maschi e nell’osteoporosi da cortisone L’osteoporosi e le fratture correlate sono divenute frequenti anche nei maschi. Aln, a una posologia di 10 mg/die ha determinato, nel corso dei 2 anni di followup, un incremento del 5,3 e del 2,5% della BMD lombare e del collo del femore (18). Ciò si è associato a una riduzione dell’88% delle fratture radiologiche spinali mentre il calo delle fratture non vertebrali è stato dell’ordine del 20-30%, un dato che non ha raggiunto la significatività statistica probabilmente a motivo delle piccole dimensioni del campione studiato. L’esposizione prolungata a dosi moderate-elevate di corticosteroidi causa frequentemente, e in tempi assai brevi, un’osteoporosi sintomatica con fratture dopo un trauma modesto. Il problema ha enorme rilevanza clinica a causa dell’uso diffuso dei corticosteroidi nel trattamento di un’ampia serie di patologie: si stima che l’incidenza di fratture da fragilità indotta da una posologia di 7,5 mg/die di prednisone somministrata per lungo tempo causa fratture nel 30-50% dei pazienti. In un gruppo di oltre 500 pazienti, sia maschi che femmine, in terapia corticosteroidea cronica, la somministrazioe di 5 mg/die di risedronato (Ris), associato a supplementi di calcio, ha determinato un incremento della BMD di circa il 2% a fronte di una perdita dell’1% nei soggetti in terapia con solo calcio (± vitamina D): ciò è risultato associato a una riduzione di circa il 70% del rischio di fratture vertebrali (19). La precocità nell’esprimere l’intero potenziale protettivo nei confronti delle fratture, molto prima che si raggiunga il massimo effetto sulla BMD, suggerisce che l’azione dei BPs sulle fratture implichi meccanismi alternativi al guadagno della massa ossea. La riduzione del turnover indotta da questi agenti favorisce una migliore mineralizzazione del tessuto osseo neoprodotto, e ciò ha indubbi vantaggi sulla resistenza dell’osso. Inoltre, a un turnover più basso, sono assai meno probabili i fenomeni perforativi a carico delle trabecole, soprattutto nei soggetti che ospitano una massa ossea ridotta e quindi trabecole assai sottili (20). La precocità dell’effetto protettivo, d’altronde, non è esclusiva dei BPs ma è comune a tutti i farmaci anti-riassorbitivi. I BPs in oncologia Il razionale dei BPs in oncologia è tuttora volto a ostacolare la progressione della malattia neoplastica dello scheletro. Accanto al mieloma, che per la sede della neoplasia e per le caratteristiche delle cellule tumorali vede lo scheletro come bersaglio inevitabile, il cancro della mammella e quello della prostata sono i tumori che per la loro incidenza e per la frequenza con la quale metastatizzano allo scheletro sono stati oggetto di numerosi studi volti a valutare il potenziale terapeutico dei BPs. È ormai assodato che questi agenti rallentano la progressione della malattia neoplastica dello scheletro in quanto si oppongono al riassorbimento Oc indotto dalle cellule tumorali. 10 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I Due aspetti relativi al potenziale terapeutico dei BPs in oncologia sono oggetto di intensa attività di ricerca: i BPs sono in grado di opporsi al processo di metastatizzazione ? Essi posseggono attività citotossica diretta sulle cellule neoplastiche? Una letteratura ormai ampia supporta il ruolo di varie metallo-proteinasi (MMPs) nel processo di metastatizzazione: i BPs inibiscono l’attività di numerose MMPs, probabilmente grazie alla loro capacità di chelare i cationi (tra cui il Ca++) necessari per l’attività di questi enzimi (21). L’effetto anti-metastatico dei BPs potrebbe dipendere dall’inibizione delle MMPs, necessaria alle cellule neoplastiche per abbandonare il tumore primitivo, guadagnare il circolo ematico e attivare i processi di distruzione tissutale a livello dei siti di metastatizzazione. Inoltre, una recente segnalazione assegna a Zol un effetto anti-angiogenetico, un’azione evidente anche a livello extrascheletrico (22). Sono numerose le segnalazioni di un’azione citotossica diretta dei BPs sulle cellule tumorali appartenenti a varie linee cellulari di cancro della mammella umano: risultati positivi in termini di induzione dell’apoptosi cellulare sono stati ottenuti sia con clodronato e pamidronato sia con i più recenti e potenti BPs come ibandronato e acido zoledronico (23, 24). Sono stati prodotti 3 trial volti a valutare il ruolo dei BPs come terapia adiuvante nel cancro della mammella: alcuni di essi hanno fornito risultati contrastanti. Un ampio studio sul Cd orale, controllato verso placebo, ha evidenziato una significativa riduzione dell’incidenza di metastasi scheletriche e un incremento della sopravvivenza a 3 anni (25). I BPs nella malattia ossea di Paget. La resistenza ai BPs La malattia ossea di Paget costituisce un campo di applicazione classico dei BPs, di cui è ben documentata l’efficacia nel sopprimere, possibilmente normalizzare, l’anomalo turnover osseo del tessuto pagetico. È ormai accertato che la normalizzazione del turnover è essenziale affinché il tessuto osseo recuperi la sua normale struttura lamellare e riguadagni una buona competenza biomeccanica: in tal modo è possibile ostacolare la progressione delle complicanze della malattia pagetica. Quasi tutti i BPs sono stati saggiati nel trattamento della malattia ossea di Paget, secondo i più vari schemi posologici. Gli schemi terapeutici abitualmente impiegati prevedono un trattamento iniziale, somministrato in un arco temporale limitato, seguito da eventuale ritrattamento in caso di recidiva. Purtroppo nei vari studi, le caratteristiche della popolazione in studio risultano molto differenti, sia in termini di estensione, di attività della malattia, sia per quanto attiene eventuali pregressi trattamenti: per tali motivi è difficile un confronto sull’efficacia dei vari BPs. La resistenza ai BPs è un fenomeno ben noto nel Paget: essa può essere presente fin dall’inizio, ma più spesso si presenta nel corso della malattia, in occasione dei cicli di ritrattamento. I meccanismi responsabili della resistenza delle cellule pagetiche ai BPs non sono conosciuti. È ipotizzabile che la popolazione Oc nel tessuto pagetico non sia biologicamente omogenea e che nel corso di ripetuti cicli di terapia vengano isolati ceppi non sensibili all’azione dei 11 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I BPs. È stato suggerito che un trattamento del Paget di tipo continuo, simile a quello adottato nella terapia dell’osteoporosi, possa consentire di evitare o rallentare la comparsa di resistenza ai BPs (26). I BPs nell’osteogenesis imperfecta È un termine sotto il quale vengo inclusi una serie di difetti genetici che si esprimono con un deficit quantitativo o qualitativo della sintesi del collageno tipo 1. L’osteogenesis imperfecta (OI) presenta un’espressione fenotipica assai variabile, ma caratterizzata sempre da un aumento della fragilità delle ossa. Essa va da forme gravissime, letali in utero o subito dopo il parto, a forme più lievi, che consentono una lunga sopravvivenza e che, nella loro espressione più tipica, si manifestano con un’estrema tendenza alle fratture atraumatiche. Tra i farmaci impiegati nel trattamento di tale condizione, i BPs sono quelli che hanno fornito i migliori risultati. Un recente studio del gruppo del professor Adami ha valutato l’efficacia di Ner, 2 mg/kg ogni 3 mesi, in un gruppo di 81 pazienti di ambo i sessi, 52 dei quali di età superiore ai 20 anni, per lo più affetti da OI tipo I. Il trattamento ha prodotto un sensibile incremento della BMD, soprattutto nella fascia di età più giovane, e ciò si è accompagnato a un dimezzamento dell’incidenza di fratture rispetto al periodo di pretrattamento (27). Sulla base di questi dati, Ner è stato registrato (ed è in commercio) in Italia per il trattamento dell’osteogenesis imperfecta (Abiogen Pharma). Conclusioni Nel tirare le fila delle novità sui BPs emerse in questi ultimi 2 anni mi colpisce l’enorme mole di dati prodotti dal fervore dell’attività di ricerca, soprattutto dalla ricerca di base. Molti dati sono sorprendenti, hanno quasi del miracoloso: man mano che la ricerca definisce il profilo farmacologico di questi agenti, essi assumono sempre più le sembianze di “farmaci intelligenti”. Alcuni aspetti mi sembrano tuttavia incontestabili e credo facciano ormai parte delle certezze su questi agenti: 1. Essi costituiscono un’arma assai efficace per dimezzare il rischio di frattura nelle donne in post-menopausa. Dimezzare, non azzerare, dovremo sempre ricordarlo ai nostri pazienti. 2. L’osteoporosi è divenuta una triste realtà anche per i maschi: sembrava scontato, ma abbiamo avuto la dimostrazione che i BPs (Aln ne ha l’evidenza) sono efficaci nei maschi come nelle donne. 3. Numerose affezioni “minori” del metabolismo minerale possono giovarsi di questi agenti: tra queste vi è stato il primo studio italiano, il più vasto presente in letteratura, che ha documentato l’utilità dei BPs (Ner ne ha l’evidenza) nell’osteogenesis imperfecta. 4. Abbiamo finalmente preso coscienza che le fratture sono un grave problema nei pazienti in trattamento corticosteroideo cronico e che i BPs (Ris ne ha la migliore evidenza) sono un valido mezzo per prevenire l’osteoporosi da cortisone. Ma il trattamento deve essere tempestivo. 5. Fin dalla loro nascita i BPs sono stati guardati con sospetto a motivo della loro 12 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I naturale tendenza ad accumularsi nell’osso, il che potrebbe causare un eccessivo invecchiamento dello scheletro. Credo che ormai la ricerca clinica abbia ampiamente dimostrato che l’uso corretto di questi farmaci è totalmente esente da questo rischio. 6. È ormai assodato che i BPs, soprattutto gli N-BPs e le molecole più potenti, sono in grado di controllare il turnover osseo per un periodo di tempo molto lungo, non giustificabile con un’azione diretta di questi farmaci sull’attività Oc. Si sta aprendo la strada all’impiego ciclico dei BPs per via parenterale, IV, con indubbi vantaggi per la tollerabilità, per la compliance dei pazienti e, si spera, per i costi della terapia. 7. Credo che l’impiego dei BPs, come terapia adiuvante in oncologia, debba essere ulteriormente e attentamente valutato prima di proporne l’uso generalizzato nei pazienti con neoplasie osteotrope. È assai probabile che la ricerca sui BPs in oncologia avrà un enorme sviluppo nel prossimo futuro. Bibliografia 1. Fleisch H. Bisphosphonates. History and expperimental basis. Bone 1987; 8: 23-28 2. Fleisch H. 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Suppressed bone turnover by bisphosphonates increases microdamage accumulation and reduce some biomechanical properties in dog rib. J Bone Miner Res 2000; 15: 613-620 13 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I 15. Tonino RP et al. Skeletal benefits of alendronate: 7-year treatment of post-menopausal osteoporotic women. Phase III Osteoporosis Treatment Study Group. J Clin Endocrinol Metab 2000; 85: 3109-3115 16. Parfitt AM. Targeted and nontargeted bone remodelling: relationship to Basic Multicellular Unit origination and progression. Bone 2002; 30: 5-7 17. Burr DB. Bisphosphonate treatment suppresses not only stochastic remodeling but also targeted repair of microdamage. Calcif Tissue Int 2001; 69: 281-286 18. Orwoll E et al. Alendronate for the treatment of osteoporosis in men. N Engl J Med 2000; 343: 604-610 19. Wallach S et al. Effects of risedronate treatment on bone density and vertebral fracture in patients in corticosteroid therapy. 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Il razionale di questo utilizzo terapeutico era la capacità dei bisfosfonati di bloccare la crescita dei cristalli contenenti sali di calcio, proprietà che aveva condotto allo sviluppo di queste molecole come softener nei detersivi. È stato sempre ritenuto che l’inibizione delle calcificazioni ectopiche fosse mediato da meccanismi chimico-fisici per cui erano necessarie concentrazioni locali di bisfosfonati molto elevate. Queste premesse hanno sempre fatto ritenere che per questa attività terapeutica fosse preferibile utilizzare bisfosfonati poco potenti e con una forte capacità di bloccare la mineralizzazione ossea come etidronato. I due lavori sperimentali di Price e collab. indicano che l’inibizione delle calcificazioni, sia vascolari, sia dei tessuti molli a opera dei bisfosfonati si verifica a dosaggi farmacologici pari a quelli in grado di inibire il riassorbimento osseo, configurando un meccanismo d’azione sicuramente non riconducibile a un’azione chimico fisica. Questi risultati incoraggiano l’avvio di nuovi studi sulla prevenzione delle calcificazioni ectopiche utilizzando i più nuovi e potenti bisfosfonati. The present experiments were carried out to test the hypothesis that there is a common underlying biochemical mechanism that accounts for the different kinds of soft tissue calcification observed in animals that are treated with toxic doses of vitamin D. In previous studies we showed that lethal doses of vitamin D cause extensive calcification of arteries, lungs, kidneys, and cartilage, and that doses of the amino bisphosphonate ibandronate that inhibit bone resorption completely inhibit each of these soft tissue calcifications and prevent death. In the present experiments we have examined the effect of ibandronate on an entirely different type of calcification, the calciphylaxis induced by administration of a challenger to rats previously treated with sub-lethal doses of vitamin D. These studies show that ibandronate doses that inhibit bone resorption completely inhibit artery calcification as well as, in the same rat, the calciphylactic responses to either subcutaneous injection of 300 mg FeCl3 or intrascapular epilation. Since the vitamin D-treated animals had dramatically increased levels of bone resorption, and concurrent treatment with ibandronate normalized resorption, these results support the hypothesis that soft tissue calcifications in the vitamin Dtreated rat may be linked to bone resorption. The ability of ibandronate to inhibit all vitamin D-associated calcifications in the rat cannot be explained by an effect of ibandronate on serum calcium, since serum calcium remained 30% above control levels in the vitamin D-treated animals that also received ibandronate. 15 ABSTRACT Bisphosphonates alendronate and ibandronate inhibit artery calcification at doses comparable to those that inhibit bone resorption Price PA, Faus SA, Williamson MK Department of Biology, University of California, San Diego, USA ARTERIOSCLER THROMB VASC BIOL 2001; 21(5): 817-24 The present experiments were carried out to test the hypothesis that artery calcification is linked to bone resorption by determining whether the selective inhibition of bone resorption with the bisphosphonates alendronate and ibandronate will inhibit artery calcification. Artery calcification was first induced by treatment of 42-day-old male rats with warfarin, a procedure that inhibits the gamma-carboxylation of matrix Gla protein and has been shown to cause extensive calcification of the artery media within 2 weeks. These experiments revealed that ibandronate (0.05 mg. kg(-1). d(1)) and alendronate (0.1 mg x kg(-1) x d(-1)) completely inhibited calcification of all arteries and heart valves examined after 2 and 4 weeks of warfarin treatment. A 10-fold lower dose of alendronate reduced artery calcification by 50% (P<0.005). These bisphosphonate doses are comparable to those that inhibit bone resorption in rats of this age. More rapid artery calcification was induced by treatment with warfarin together with high doses of vitamin D, a procedure that causes extensive artery calcification by 84 hours. Alendronate and ibandronate again completely inhibited calcification of all arteries and heart valves examined. The subcutaneous doses of alendronate and ibandronate necessary to inhibit artery calcification are comparable to the daily subcutaneous doses of these drugs that have previously been shown to inhibit bone resorption in rats of the same age, with 50% inhibition of artery calcification at 20 microg alendronate x kg(-1) x d(-1) and at 1 microg ibandronate x kg(-1) x d(-1) x Bisphosphonate treatment did not affect serum calcium and phosphate, and so the inhibition of artery calcification cannot be due to a simple lowering of the serum calcium phosphate ion product. We conclude that bisphosphonates inhibit the calcification of arteries and heart valves at doses comparable to the doses that inhibit bone resorption. These results support the hypothesis that artery calcification is linked to bone resorption. The mechanism of this linkage remains to be established, however, and an alternative explanation for the present results is also considered. COMMENTO EDITORIALE The effect of bone remodeling inhibition by zoledronic acid in an animal model of cartilage matrix damage Muehleman C, Green J, Williams JM et al. Department of Anatomy, Rush Medical College, Chicago, Illinois, USA OSTEOARTHRITIS CARTILAGE 2002; 10(3): 226-33 Molti studi indicano che i bisfosfonati hanno una spiccata affinità per il tessuto osseo sub-condrale infiammato e ciò ha rappresentato il primo razionale per un loro utilizzo nella prevenzione dell’osteoartrite. Molti altri studi, inclusi quelli di Muelheman e di Lehmann, Objective: The purpose of this work was to test the effect of 16 ABSTRACT sembrano suggerire un effetto diretto e verosimilmente di “condroprotezione”. Malgrado l’impressionante numero di studi sperimentali in questo senso, nuovi trial clinici specifici non sono stati avviati: la comunità scientifica è infatti in ansiosa attesa dei risultati dello studio con risedronato, attesi per la fine del 2003. inhibition of bone remodeling, through the use of the bisphosphonate, zoledronic acid, on cartilage matrix damage in an animal model of cartilage matrix damage. Design: New Zealand white rabbits were divided into four groups for treatment purposes: (1) untreated controls; (2) injected into one knee joint with the cartilage matrix degradation enzyme, chymopapain; (3) injected into one knee joint with chymopapain and also given subcutaneous injections of the bisphosphonate, zoledronic acid, three times per week until sacrifice at either day 28 or 56 postchymopapain-injection; (4) received only the zoledronic acid injections. At sacrifice, the knee joints were examined grossly and histologically, and biochemically for proteoglycan content. Urine samples were analysed, at intervals, for levels of collagen cross-links which are biochemical markers of cartilage and bone. Results: Animals receiving both intraarticular chymopapain injections and subcutaneous zoledronic acid injections displayed a significantly lower degree of grossly and histologically detectable cartilage degeneration on the tibial articular surfaces (the articular surface displaying the greatest degree of degeneration) than did animals only receiving the chymopapain injections. In addition, urinary levels of collagen cross-links for bone and cartilage were significantly higher in those animals only receiving chymopapain injections. Conclusions: The bone resorption observed after chymopapain injection into the rabbit knee joint can be inhibited through the use of the bisphosphonate, zoledronic acid. Furthermore, zoledronic acid does not increase the level of cartilage degeneration and appears to provide some level of chondroprotection in this model. Effect of bisphosphonates on cartilage turnover assessed with a newly developed assay for collagen type II degradation products Lehmann HJ, Mouritzen U, Christgau S et al. Centre for Clinical and Basic Research, Ballerup, Denmark Osteometer Biotech A/S, Herlev, Denmark ANN RHEUM DIS 2002; 61(6): 530-3 Background: Animal studies of arthritis have suggested that bisphosphonates may have chondroprotective abilities. Objective: To evaluate the effect of bisphosphonate treatment on cartilage degradation. Methods: Type II collagen is almost exclusively localised in cartilage, where it is the major structural component of the tissue. Hence fragments derived from this protein should represent a specific index for cartilage degradation. The urinary concentration of collagen type II C-telopeptide degradation products (CTX-II) was measured by a new immunoassay (enzyme linked immunosorbent assay (ELISA). The serum concentration of collagen type I C-telopeptide degradation products (CTX-I), a marker of bone degradation, was also measured by ELISA. Participants: Two groups were studied. The alendronate 17 ABSTRACT group included 63 healthy postmenopausal women aged 45-54 randomly allocated to receive three years’ treatment with 1 mg, 5 mg, 10 mg, or 20 mg alendronate daily or placebo. In the third year the women receiving 20 mg were switched to placebo. The ibandronate group included 119 women at least 10 years after the menopause aged <75 randomly allocated to receive 12 months’ treatment with 0.25 mg, 0.5 mg, 1.0 mg, 2.5 mg, or 5 mg ibandronate daily or placebo followed by 12 months without treatment. Results: 20 mg of alendronate and 2.5 and 5 mg of ibandronate treatment produced significant decreases in urinary CTX-II to about 50% of baseline. The level reached after three months of treatment remained practically constant during the following 12-36 treatment months. When treatment was withdrawn CTX-II values returned towards baseline. Serum CTX-I also decreased rapidly within three months, but to a level of about 30% of baseline. Conclusions: The urinary excretion of CTX-II, a new marker of cartilage degradation, decreases significantly in response to bisphosphonate. This suggests that bisphosphonates may have chondroprotective effects in humans. By measurement of CTX-II it should be possible to monitor the effects of drugs that potentially inhibit cartilage destruction. 18 ABSTRACT SEZIONE B Questa sezione riporta una serie di abstracts selezionati dal capo-redattore, senza commento editoriale. Short-term intravenous therapy with Neridronate in Paget’s disease Adami S, Bevilacqua M, Broggini M et al. Department of Rheumatology, Valeggio S/M, University of Verona, Italy CLIN EXP RHEUMATOL 2002; 20(1): 55-8 Aims: To describe the effects of two consecutive intravenous infusions of aminohexane bisphosphonate (neridronate) in patients with active Paget’s disease of bone. Methods: The study population included 83 patients, aged 41 to 85 years, randomized to 4 cumulative doses of neridronate (25, 50, 100, 200 mg) given over 2 days, with a follow up of 180 days. The baseline serum alkaline phosphatase activity was at least 10% above the upper limit of the laboratory range. The response to treatment was assessed by changes in the serum total alkaline phosphatase (primary end point of the study), bone alkaline phosphatase and Ntelopeptide urinary excretion. Results: All neridronate doses significantly suppressed the biochemical indices of disease activity. The nadir of total alkaline phosphatase levels ranged from -16 % to -57.5% of pretreatment values in the four groups, with a dose-response relationship that was apparent even between the two highest doses. The proportion of patients still maintaining a partial response (decreases in serum total alkaline phosphatase >25%) at the 6 month follow-up was also related to the dose: 98%, 67%, 57%, 21% in the patients given 200, 100, 50, 25 mg respectively. The proportion of responders in terms of bone alkaline phosphatase and N-telopeptide excretion changes was similar. Bone pain attributed to Paget’s disease was significantly reduced. A typical acute phase reaction (fever and/or arthromyalgia) occurred in 16 out of 83 patients. Conclusions: We conclude that all of the neridronate doses tested here were well tolerated and effective in decreasing, in a dose-related manner the bone turnover parameters of Paget’s disease. The highest dose (200 mg) resulted in the normalization of the markers of disease activity in more than 60% of the patients. Elimination of intravenously administered ibandronate in patients on haemodialysis: a monocentre open study Bergner R, Dill K, Boerner D et al. Klinikum der Stadt Ludwigshafen GmbH, Ludwigshafen, Germany and HoffmannLaRoche, Grenzach-Wyhlen, Germany NEPHROL DIAL TRANSPLANT 2002; 17(7): 1281-5 Background: Ibandronate is an inhibitor of osteoclast-mediated bone resorption. This therapeutic effect is utilized in the treatment of osteoporosis and metastatic bone disease. The effect of ibandronate in patients on haemodialysis with renal osteopathy has not been studied since the pharmacokinetics of ibandronate under haemodialysis are unknown. Methods: We analysed the removal of ibandronate from the plasma by haemodialysis in 12 chronic haemodialysis patients suffering from end-stage renal disease (ESRD). After intravenous administration of 1 mg ibandronate, the plasma 19 concentration of ibandronate was determined in plasma samples drawn before entering (inflow) and after passing through (outflow) the haemodialyser, and in the dialysate at 1, 2, 3 and 4 h during the first haemodialysis session, and after 1 and 4 h during the second and third dialysis sessions. Results: The back-extrapolated initial ibandronate plasma level was 38.9±15.9 ng/ml; this decreased during first haemodialysis (after 4 h) to 4.9±0.9 ng/ml and after two subsequent haemodialysis treatments to 0.38±0.16 ng/ml. Ibandronate concentration was reduced by 47% with every passage through the dialyser. The total decrease of ibandronate plasma concentration during the first 4 h of haemodialysis was 78% of plasma peak levels. The ibandronate dialysis plasma clearance was determined at 92±19 ml/min. The total amount excreted at the first dialysis using the recovery rate measure was 364±98 microg and using the mean difference in inflow/outflow (arteriovenous) concentration (A-V difference method) it was 371±132 microg. About 36% of the total amount of ibandronate administered (1 mg) was removed by the first dialysis treatment. Conclusion: Ibandronate was efficiently removed by haemodialysis. After three haemodialysis sessions the ibandronate plasma levels were close to quantification limit. One monthly dose of 1 mg ibandronate would not result in elevated plasma levels in patients with ESRD on haemodialysis treatment three times a week. In haemodialysis patients, ibandronate should be administered after the haemodialysis session. ABSTRACT The bisphosphonate ibandronate promotes apoptosis in MDA-MB-231 human breast cancer cells in bone metastases Hiraga T, Williams PJ, Mundy GR et al. Division of Endocrinology and Metabolism, Department of Medicine, The University of Texas Health Science Center at San Antonio, USA CANCER RES 2001; 61(11): 4418-24 Bisphosphonate (BP), a specific inhibitor of osteoclasts, has been widely used as a beneficial agent for the treatment of bone metastases in patients with breast cancer. It is well recognized that BP reduces osteolysis by promoting apoptosis in osteoclasts. However, recent animal and human data suggest that BPs not only reduce osteolysis associated with metastatic breast cancer, but also decrease tumor burden in bone. The mechanisms by which tumor burden is decreased following BP administration are unknown. Here we examined the effects of the BP ibandronate on MDA-231 human breast cancer cells in bone metastases in a wellcharacterized animal model of bone metastasis. Ibandronate, which was administered (s.c. daily; 4 microg/mouse/day) after bone metastases were established, inhibited the progression of established osteolytic bone metastases as assessed by radiographic analysis. Histological and histomorphometrical examination revealed that ibandronate reduced osteoclastic bone resorption, with increased apoptosis in osteoclasts. Furthermore, ibandronate also significantly decreased the MDA-231 tumor burden, with increased apoptosis in MDA-231 breast cancer cells in bone metastases. In contrast, ibandronate failed to inhibit MDA-231 tumor formation with no effects on apoptosis in MDA-231 breast cancer cells in the orthotopic mammary fat pads. These data suggest that the effects of ibandronate on apoptosis in MDA-231 breast cancer cells are restricted in bone in which ibandronate selectively deposits. Consistent with these in vivo results, a relatively high concentration of ibandronate (100 microM) increased caspase-3 activity and induced DNA fragmentation in MDA-231 breast cancer cells in culture. Moreover, a caspase inhibitor, zVal-Ala-Asp-fluoromethyl ketone, blocked ibandronateinduced DNA fragmentation in MDA-231 cells, suggesting an involvement of caspase-3 in ibandronate-induced apoptosis. Our results suggest that BP suppresses bone metastases through promotion of apoptosis in metastatic cancer cells as well as in osteoclasts. However, it still remains open whether BP has direct anticancer actions in vivo. Intravenous zoledronic acid in postmenopausal women with low bone mineral density Reid IR, Brown JP, Burckhardt P et al. Department of Medicine, University of Auckland, New Zealand N ENGL J MED 2002; 346(9): 653-61 Background: Bisphosphonates are effective agents for the management of osteoporosis. Their low bioavailability and low potency necessitate frequent administration on an empty stomach, which may reduce compliance. Gastrointestinal intolerance limits maximal dosing. Although intermittent intravenous treatments have been used, the optimal doses 20 and dosing interval have not been systematically explored. Methods: We studied the effects of five regimens of zoledronic acid, the most potent bisphosphonate, on bone turnover and density in 351 postmenopausal women with low bone mineral density in a one-year, randomized, doubleblind, placebo-controlled trial. Women received placebo or intravenous zoledronic acid in doses of 0.25 mg, 0.5 mg, or 1 mg at three-month intervals. In addition, one group received a total annual dose of 4 mg as a single dose, and another received two doses of 2 mg each, six months apart. Lumbar-spine bone mineral density was the primary end point. Results: There were similar increases in bone mineral density in all the zoledronic acid groups to values for the spine that were 4.3 to 5.1 percent higher than those in the placebo group (P<0.001) and values for the femoral neck that were 3.1 to 3.5 percent higher than those in the placebo group (P<0.001). Biochemical markers of bone resorption were significantly suppressed throughout the study in all zoledronic acid groups. Myalgia and pyrexia occurred more commonly in the zoledronic acid groups, but treatmentrelated dropout rates were similar to that in the placebo group. Conclusions: Zoledronic acid infusions given at intervals of up to one year produce effects on bone turnover and bone density as great as those achieved with daily oral dosing with bisphosphonates with proven efficacy against fractures, suggesting that an annual infusion of zoledronic acid might be an effective treatment for postmenopausal osteoporosis. ABSTRACT The bisphosphonate, zoledronic acid, induces apoptosis of breast cancer cells: evidence for synergy with paclitaxel Jagdev SP, Coleman RE, Shipman CM et al. YCR Department of Clinical Oncology, Division of Biochemical and Musculoskeletal Medicine, Weston Park Hospital Sheffield, University of Sheffield Medical School, Sheffield, UK BR J CANCER 2001; 84(8): 1126-34 Bisphosphonates are well established in the management of breast-cancer-induced bone disease. Recent studies have suggested that these compounds are effective in preventing the development of bone metastases. However, it is unclear whether this reflects an indirect effect via an inhibition of bone resorption or a direct anti-tumour effect. The breast cancer cell lines, MCF-7 and MDA-MB-231 cells were treated with increasing concentrations of the bisphosphonate, zoledronic acid, for varying time periods, in the presence or absence of paclitaxel. The effects of zoledronic acid were determined by assessing cell number and rate of apoptosis by evaluating changes in nuclear morphology and using a fluorescence nick translation assay. Zoledronic acid caused a dose- and time-dependent decrease in cell number (P< 0.001) and a concomitant increase in tumour cell apoptosis (P< 0.005). Short-term exposure to zoledronic acid was sufficient to cause a significant reduction in cell number and increase in apoptosis (P< 0.05). These effects could be prevented by incubation with geranyl geraniol, suggesting that zoledronic acid-induced apoptosis is mediated by inhibiting the mevalonate pathway. Treatment with zoledronic acid and clinically achievable concentrations of paclitaxel resulted in a 4-5-fold increase in tumour cell apoptosis (P< 0.02). Isobologram analysis revealed synergistic effects on tumour cell number and apoptosis when zoledronic acid and paclitaxel were combined. Short-term treatment with zoledronic acid, which closely resembles the clinical setting, has a clear antitumour effect on breast cancer cells. Importantly, the commonly used anti-neoplastic agent, paclitaxel, potentiates the anti-tumour effects of zoledronic acid. These data suggest that, in addition to inhibiting bone resorption, zoledronic acid has a direct anti-tumour activity on breast cancer cells in vitro. Bisphosphonate treatment inhibits the growth of prostate cancer cells Lee MV, Fong EM, Singer FR et al. Gonda Research Laboratories, John Wayne Cacer Institute, Santa Monica, California, USA CANCER RES 2001; 61(6): 2602-8 The presence of skeletal metastases in patients suffering from cancer leads to a variety of clinical complications. Bisphosphonates are a class of drugs with a potent bone resorption inhibition activity that have found increasing 21 utility in treating and managing patients with metastatic bone disease. Several clinical trials have demonstrated that bisphosphonates have clinical value in the treatment and management of skeletal metastases derived from advanced prostate cancer. Currently, the mechanism(s) through which bisphosphonates exert their activity is only beginning to be understood. We have studied the effects of bisphosphonate treatment on the growth of prostate cancer cell lines in vitro. Treatment of PC3, DU145, and LNCaP cells with pamidronate or zoledronate significantly reduced the growth of all three cell lines. Using flow cytometry, pamidronate treatment (100 microM) was shown to induce significant amounts of cell death in all three cell lines studied. In contrast, treatment with zoledronate (100 microM) did not induce cell death, instead exerting dramatic effects on cell proliferation, as evidenced by a major increase in cells present in the G0-G1 and S phase. Although both drugs reduced prostate cancer cell growth in the presence of serum, zoledronate was more potent under these conditions, disrupting growth at doses as low as 25 microM in the presence of 5% fetal bovine serum. These results raise the intriguing possibility that the observed clinical utility of bisphosphonates in managing skeletal metastases may in part derive from direct inhibition of prostate cancer cell growth in the bone microenvironment. AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I A GGIORNAMENTO DELLA L ETTERATURA Numero 3 - Dicembre 2002 Questo aggiornamento della letteratura elenca i lavori riguardanti i bisfosfonati pubblicati negli ultimi mesi sulle più importanti riviste scientifiche internazionali. 7. Bisphosphonates for cancer patients: why, how, and when? Body JJ, Mancini I S UPPORT C ARE C ANCER . 2002; 10 (5): 399-407 8. Novel therapeutic options for osteoporosis. Biskobing DM, Novy AM, Downs Jr R C URR O PIN R HEUMATOL . 2002; 14 (4): 447-52 9. Bisphosphonates influence the proliferation and the maturation of normal human osteoblasts. Fromigue O, Body JJ J E NDOCRINOL I NVEST . 2002; 25(6):539-46 I lavori sono numerati in ordine progressivo. 1. 2. Synthesis, characterization and biodistribution of bisphosphonates Sm-153 complexes: correlation with molecular modeling interaction studies. Neves M, Gano L, Pereira N et al. N UCL M ED B IOL 2002; 29 (3): 329-38 Paget’s disease of the spine and its management. Hadjipavlou AG, Gaitanis LN, Katonis PG et al. E UR S PINE J 2001; 10 (5): 370-84 3. The effect of the bisphosphonate ibandronate on breast cancer metastasis to visceral organs. Michigami T, Hiraga T, Williams PJ et al. B REAST C ANCER R ES T REAT 2002; 75 (3) :249-58 4. SB 242784, a selective inhibitor of the osteoclastic V-H+ATPase, inhibits arterial calcification in the rat. Price PA, June HH, Buckley JR et al. C IRC R ES . 2002; 91 (6) :547-52 5. Bisphosphonates: biological response modifiers in breast cancer. Paterson AH C LIN B REAST C ANCER 2002; 3 (3): 206-16 6. 10. Total administered dose of ibandronate determines its effects on bone mass and architecture in ovariectomized aged rats. Bauss F, Wagner M, Hothorn LH J R HEUMATOL . 2002; 29 (5):990-8 11. Bisphosphonates in the treatment of metastatic breast cancer. Body JJ J M AMMARY G LAND B IOL N EOPLASIA . 2001; 6 (4): 477-85 12. Effects of long-term intravenous ibandronate therapy on skeletal-related events, survival, and bone resorption markers in patients with advanced multiple myeloma. Menssen HD, Sakalova A, Fontana A et al. J C LIN O NCOL . 2002; 20 (9): 2353-9 13. Bisphosphonates for prevention of postmenopausal osteoporosis. Ravn P D AN M ED B ULL . 2002; 49 (1): 1-18 Highly potent geminal bisphosphonates. From pamidronate disodium (Aredia) to zoledronic acid (Zometa). Widler L, Jaeggi KA, Glatt M et al. J M ED C HEM . 2002; 45 (17): 3721-38 14. Bisphosphonates for breast cancer. Pavlakis N, Stockler M C OCHRANE D ATABASE S YST R EV . 2002; (1): CD003474 22 AGGIORNAMENTO DELLA 15. Association between pharmacokinetics of oral ibandronate and clinical response in bone mass and bone turnover in women with postmenopausal osteoporosis. Ravn P, Neugebauer G, Christiansen C B ONE . 2002; 30 (1): 320-4 L E T T E R AT U R A 25. Ibandronate decreases bone disease development and osteoclast stimulatory activity in an in vivo model of human myeloma. Cruz JC, Alsina M, Craig F et al. E XP H EMATOL . 2001; 29 (4): 441-7 26. Structure-activity relationships for inhibition of farnesyl diphosphate synthase in vitro and inhibition of bone resorption in vivo by nitrogencontaining bisphosphonates. Dunford JE, Thompson K, Coxon FP et al. J P HARMACOL E XP T HER . 2001; 296 (2): 235-42 16. Ibandronate treatment decreases the effects of tumor-associated lesions on bone density and strength in the rat. Kurth AA, Kim SZ, Sedlmeyer I et al. B ONE . 2002; 30 (1): 300-6 27. Use of zoledronate to treat osteoblastic versus osteolytic lesions in a severe-combinedimmunodeficient mouse model. Lee YP, Schwarz EM, Davies M et al. C ANCER R ES . 2002; 62 (19): 5564-70 17. The amino bisphosphonate ibandronate prevents vitamin D toxicity and inhibits vitamin D-induced calcification of arteries, cartilage, lungs and kidneys in rats. Price PA, Buckley JR, Williamson MK J N UTR . 2001; 131 (11): 2910-5 28. The role of bisphosphonates in breast cancer management: review article. Pickering LM, Mansi JL C URR M ED R ES O PIN . 2002; 18 (5): 284-95 18. Ibandronate: a comparison of oral daily dosing versus intermittent dosing in postmenopausal osteoporosis. Riis BJ, Ise J, von Stein T et al. J B ONE M INER R ES . 2001; 16 (10): 1871-8 29. American Society of Clinical Oncology clinical practice guidelines: the role of bisphosphonates in multiple myeloma. Berenson JR, Hillner BE, Kyle RA et al. J C LIN O NCOL . 2002; 20 (17): 3719-36 19. Adjuvant bisphosphonate therapy: the future. Paterson AH S EMIN O NCOL . 2001; 28 (4 S UPPL 11): 81-5 30. Novel antiangiogenic effects of the bisphosphonate compound zoledronic acid. Wood J, Bonjean K, Ruetz S et al. J P HARMACOL E XP T HER . 2002; 302 (3): 1055-61 20. Dosing regimens and main adverse events of bisphosphonates. Body JJ S EMIN O NCOL . 2001; 28 (4 S UPPL 11): 49-53 31. Novel approaches to the management of bone metastases in patients with breast cancer. Hortobagyi GN S EMIN O NCOL . 2002; 29 (3 S UPPL 11): 134-44 21. Should bisphosphonates be the treatment of choice for metastatic bone disease? Coleman RE S EMIN O NCOL . 2001; 28 (4 S UPPL 11): 35-41 32. Adaptive dose finding for phase I clinical trials of drugs used for chemotherapy of cancer. Potter DM S TAT M ED . 2002; 21 (13): 1805-23 22. Analysis of skeletal-related events in breast cancer and response to therapy. Lo Russo P S EMIN O NCOL . 2001; 28 (4 S UPPL 11): 22-7 33. An investigation of bone resorption and Dictyostelium discoideum growth inhibition by bisphosphonate drugs. Szabo CM, Martin MB, Oldfield E J M ED C HEM . 2002; 45 (14): 2894-903 23. Effect of ibandronate on bone loss and renal function after kidney transplantation. Grotz W, Nagel C, Poeschel D et al. J A M S OC N EPHROL . 2001; 12 (7): 1530-7 34. Zoledronate once-yearly increases bone mineral density - implications for osteoporosis. Doggrell SA E XPERT O PIN P HARMACOTHER . 2002; 3 (7): 1007-9 24. New advances in the biology and treatment of myeloma bone disease. Berenson JR S EMIN H EMATOL . 2001; 38 (2 S UPPL 3): 15-20 23 AGGIORNAMENTO DELLA 35. Distinct mechanisms of bisphosphonate action between osteoblasts and breast cancer cells: identity of a potent new bisphosphonate analogue. Reinholz GG, Getz B, Sanders ES et al. B REAST C ANCER R ES T REAT . 2002; 71 (3): 257-68 L E T T E R AT U R A 44. Early detection of bone metastases in a murine model using fluorescent human breast cancer cells: application to the use of the bisphosphonate zoledronic acid in the treatment of osteolytic lesions. Peyruchaud O, Winding B, Pecheur I et al. J B ONE M INER R ES . 2001; 16 (11): 2027-34 36. Treatment of malignant hypercalcaemia. Hurtado J, Esbrit P E XPERT O PIN P HARMACOTHER . 2002; 3 (5): 521-7 45. Zoledronic acid versus pamidronate in the treatment of skeletal metastases in patients with breast cancer or osteolytic lesions of multiple myeloma: a phase III, double-blind, comparative trial. Rosen LS, Gordon D, Antonio BS et al. C ANCER J. 2001; 7 (5): 377-87 37. The bisphosphonate zoledronic acid impairs membrane localisation and induces cytochrome c release in breast cancer cells. Senaratne SG, Mansi JL, Colston KW B R J C ANCER . 2002; 86 (9): 1479-86 46. A microcosting analysis of zoledronic acid and pamidronate therapy in patients with metastatic bone disease. DesHarnais Castel L, Bajwa K, Markle JP et al. S UPPORT C ARE C ANCER . 2001; 9 (7): 545-51 38. Bisphosphonates inhibit stromelysin-1 (MMP-3), matrix metalloelastase (MMP-12), collagenase-3 (MMP-13) and enamelysin (MMP-20), but not urokinase-type plasminogen activator, and diminish invasion and migration of human malignant and endothelial cell lines. Heikkila P, Teronen O, Moilanen M et al. A NTICANCER D RUGS . 2002; 13 (3): 245-54 47. Bisphosphonates and nephrocalcinosis in a rabbit leg lengthening model: a histological and therapeutic comparison. Williams PR, Smith NC, Cooke-Yarborough C et al. P HARMACOL T OXICOL . 2001; 89 (3): 149-52 39. Bisphosphonates pamidronate and zoledronic acid stimulate osteoprotegerin production by primary human osteoblasts. Viereck V, Emons G, Lauck V et al. B IOCHEM B IOPHYS R ES C OMMUN . 2002; 291 (3): 680-6 48. Bisphosphonates for osteoporosis. Review D RUG T HER B ULL . 2001; 39 (9): 68-72 49. The effects of MMP inhibitors on human salivary MMP activity and caries progression in rats. Sulkala M, Wahlgren J, Larmas M et al. J D ENT R ES . 2001; 80 (6): 1545-9 40. Myeloma interacts with the bone marrow microenvironment to induce osteoclastogenesis and is dependent on osteoclast activity. Yaccoby S, Pearse RN, Johnson CL et al. B R J H AEMATOL . 2002; 116 (2): 278-90. 50. Safety and efficacy of bisphosphonates beyond 24 months in cancer patients. Ali SM, Esteva FJ, Hortobagyi G et al. J C LIN O NCOL . 2001; 19 (14): 3434-7 41. Multiple myeloma: present and future. Hussein MA, Juturi JV, Lieberman I C URR O PIN O NCOL . 2002; 14 (1): 31-5 51. Zoledronic acid. Cheer SM, Noble S D RUGS . 2001; 61 (6): 799-805 42. Conventional treatment of hypercalcemia of malignancy. Davidson TG A M J H EALTH S YST P HARM . 2001; 58 S UPPL 3: S8-15 52. Preclinical studies with zoledronic acid and other bisphosphonates: impact on the bone microenvironment. Mundy GR, Yoneda T, Hiraga T S EMIN O NCOL . 2001; 28 (2 S UPPL 6): 35-44 43. Advances in the biology and treatment of myeloma bone disease. Berenson JR. A M J H EALTH S YST P HARM . 2001; 58 S UPPL 3: S16-20 53. Zoledronic acid in cancer patients with bone metastases: results of Phase I and II trials. Berenson JR S EMIN O NCOL . 2001; 28 (2 S UPPL 6): 25-34 24 AGGIORNAMENTO I NDICE Questo indice elenca in ordine alfabetico gli Autori dei lavori citati nella sezione Aggiornamento della Letteratura. Il numero a lato rimanda al lavoro di riferimento. IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I PER AUTORE Downs Jr R Dunford JE 8 26 E Emons G Esbrit P Esteva FJ 39 36 50 F Fontana A Fromigue O 12 9 Gaitanis LN Gano L Getz B Glatt M Gordon D Grotz W 2 1 35 6 45 23 June HH Juturi JV 4 41 K Katonis PG Kim SZ Kurth AA Kyle RA 2 16 16 29 L Larmas M Lauck V Lee YP Lieberman I Lo Russo P 49 39 27 41 22 M Mancini I Mansi JL Markle JP Martin MB Menssen HD Michigami T Moilanen M Mundy GR 7 28, 37 46 33 12 3 38 52 N Nagel C Neugebauer G Neves M Noble S Novy AM 23 15 1 51 8 O Oldfield E 33 P Paterson AH AUTORI A Ali SM Alsina M Antonio BS 50 25 45 G B Bajwa K Bauss F Berenson JR Biskobing DM Body JJ Bonjean K Buckley JR 46 10 24, 29, 43, 53, 8 7, 9, 11, 20 30 4, 17 H C Cheer SM Christiansen C Coleman RE Colston KW Cooke-Yarborough C Coxon FP Craig F Cruz JC 51 15 21 37 47 26 25 25 I D Davidson TG Davies M Des Harnais Castel L Doggrell SA 42 27 46 34 J Hadjipavlou AG Heikkila P Hillner BE Hiraga T Hortobagyi G Hortobagyi GN Hothorn LH Hurtado J Hussein MA Ise J 2 38 29 3, 52 50 31 10 36 41 18 Jaeggi KA Johnson CL 6 40 25 5, 19 INDICE Pavlakis N Pearse RN Pecheur I Pereira N Peyruchaud O Pickering LM Poeschel D Potter DM Price PA R Ravn P Reinholz GG Review Riis BJ 14 40 44 1 44 28 23 32 4, 17 13, 15 35 48 18 PER AUTORE Rosen LS Ruetz S 45 30 S Sakalova A Sanders ES Schwarz EM Sedlmeyer I Senaratne SG Smith NC Stockler M Sulkala M Szabo CM 12 35 27 16 37 47 14 49 33 T Teronen O Thompson K 38 26 26 V Viereck V von Stein T 39 18 W Wagner M Wahlgren J Widler L Williams PJ Williams PR Williamson MK Winding B Wood J 10 49 6 3 47 17 44 30 Y Yaccoby S Yoneda T 40 52 AGGIORNAMENTO IN TEMA DI B I S F O S F O N AT I C ALENDARIO C ONGRESSI 7-9 novembre 2002. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Barcellona, Spagna Third International Meeting on Social and Economic Aspects of Osteoporosis and Osteoarthritis Segreteria Organizzativa: YP Communication. Boulevard Kleyer, 108, 4000 Liege, Belgium Tel. +32 - (4) - 254-1225, Fax +32 - (4) - 254-1290 e-mail: [email protected] 31 dicembre 2002 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Svezia 29th Scandinavian Congress on Rheumatology Segreteria Organizzativa: Medicalconferences, The Silk Mill House, 196 Huddersfield Road, Meltham, W. Yorks HD7 3AP, United Kingdom Tel. +44 0 1484 854575, Fax +44 0 1484 859464 e-mail: [email protected] 4-6 febbraio 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lione, Francia 12th Advanced Training Course on Osteoporosis Segreteria Organizzativa: IOF. 71, Cours Albert Thomas, 69447 Lyon, France Tel. +33 - (4) 7291 4177, Fax +33 - (4) 7236 9052 [email protected] http://www.osteofound.org 12-15 febbraio 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Los Angeles (CA), USA ISCD Annual Scientific Meeting Segreteria Organizzativa: ISCD Headquarters. 2025 M Street, NW, Suite 800, Washington, DC 20036-3309 Tel. +1 - (202) - 367-1132, Fax +1 - (202) - 367-2132 e-mail: [email protected] http://www.iscd.org 15-18 febbraio 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Davos, Svizzera 2nd International Workshop on the Genetics of Bone Metabolism and Disease Segreteria Organizzativa: European Calcified Tissue Society. PO Box 4, Dursley, Glos GL11 6YL, UK Tel. +44 (0) 1453 549929, Fax +44 (0) 1453 548919 e-mail: [email protected] http://www.ectsoc.org 6-8 marzo 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Torino, Italia 3rd International Congress on Glucocorticoid Induced Osteoporosis (GIO 2003) Segreteria Organizzativa: A. Angeli, E. Canalis, A. Giustina. Symposium, Via Gozzano 14, 10073 Cirie, Torino, Italy Tel. 011 - 921-1467, Fax 011 - 922-4992 e-mail: [email protected] http://www.symposium.it/gio2003 24-27 marzo 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Glasgow, UK BES 2003 - EEnd Joint Meeting of the British Endocrine Societies Segreteria Organizzativa: Society for Endocrinology, 17/18 The Courtyard, Woodlands, Bradley Stoke, Bristol BS32 4 NQ, UK Tel. +44 1454 642200, Fax +44 1454 642222 27 CALENDARIO CONGRESSI 31 marzo 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dresda, Germania Microdamage in Osteoporosis, Bone Quality and Remodelling Segreteria Organizzativa: Professor Clive Lee. Department of Anatomy, Royal College of Surgeons in Ireland, St Stephen’s Green, Dublin 2, Ireland Tel. 353 1 402 2264, Fax 353 1 402 2355 e-mail: [email protected] - http://www.anat.mu-luebeck.de/anatcong.html 2-5 aprile 2003. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Genova, Italia Second International Conference on Osteoporosis in Men Segreteria Organizzativa: Dr. Gerolamo Bianchi. c/o Aristea, Salita di Santa Caterina, 4, 16123 Genova, Italy Tel. 010 - 583 224, Fax 010 - 553 1544 e-mail: [email protected] 8-12 maggio 2003. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Roma, Italia 30th European Symposium on Calcified Tissues - ECTS 2003 Segreteria Organizzativa: Calcified Tissue Society. P.O.Box 4, Dursley GL11 6YL, UK Tel. +44 - (1453) 549929, Fax +44 - (1453) 548919 e-mail: [email protected] - http://www.ectsoc.org 14-17 maggio 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Losanna, Svizzera 5th International Symposium on Nutritional Aspects of Osteoporosis Segreteria Organizzativa: Madeleine Rueger c/o AKM Congress Service, Clarastrasse 57, P.O.Box, 4005 Basel, Switzerland Tel. +41 - 61 - 686 7711, Fax +41 - 61 - 686 7788 e-mail: [email protected] 3-7 giugno 2003. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Osaka, Giappone 1st Joint Meeting of the International Bone and Mineral Society (IBMS) and the Japanese Society for Bone and Mineral Research (JSBMR Segreteria Organizzativa: Ms. Keiko Nishimoto (JSBMR) or Mr. Thomas Reiser (IBMS) c/o JSBMR, Keihanshin Fudosan Yodoyabashi Bldg. 4th Floor, 4-4-7 Imabashi, Chuo-ku, Osaka-shi, Osaka 530-0047, Japan - or - IBMS, 2025 M Street, NW, Suite 800, Washington, DC 20036, USA Tel. +81 (6) 6221-5933 (JSBMR) - o - +1 (202) 367-1121 (IBMS), Fax +81 (6) 6221-5939 (JSBMR) - o - +1 (202) 367-2121 (IBMS) e-mail: [email protected] (JBMR) - or - [email protected] (IBMS) http://www.IBMS-JSBMR2003.org 10-13 giugno 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sunshine Coast, Queensland, Australia International Conference on Metabolic Bone Disease 2003 Segreteria Organizzativa: Ivone Johnson c/o ANZBMS, Macquarie Street, Sydney, NSW, 2000, Australia Tel. +61 (2) 9256-5405, Fax +61 (2) 9241-4083 e-mail: [email protected] - http://www.racp.edu.au/anzbms 18-21 giugno 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lisbona, Portogallo Annual European Congress of Rheumatology Segreteria Organizzativa: Medicalconferences, The Silk Mill House, 196 Huddersfield Road, Meltham, W. Yorks HD7 3AP, United Kingdom Tel. +44 0 1484 854575, Fax +44 0 1484 859464 e-mail: [email protected] 19-22 giugno 2003. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Philadelphia (PA), USA 2003 Annual Meeting of the Endocrine Society Segreteria Organizzativa: The Endocrine Society. 4350 East-West Highway, Suite 500, Bethesda, MD 20814-4410, USA Tel. +1 (301) 941-0200, Fax +1 (301) 941-0259 e-mail: [email protected] - http://www.endo-society.org 22-26 giugno 2003. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bath, UK National Osteoporosis Society 9th Bath Conference on Osteoporosis Segreteria Organizzativa: Jackie Brown. National Osteoporosis Society, Camerton, Bath BA2 0PJ, UK Tel. +44 (0) 1761 471771, Fax +44 (0) 1761 471104 e-mail: [email protected] - http://www.nos.org.uk 28