La mente nel corpo II Giacomo Romano Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali Università degli Studi di Siena, a. a. 2008/2009 Corso di Filosofia della Mente, II parte 01/12/08 Meditazione ed esperienza ► La meditazione servirebbe a vivere l’esperienza in modo differente rispetto a come di solito facciamo ► Lo scopo della pratica buddhista è “di divenire attenti, di vivere ciò che la propria mente sta facendo nel suo svolgimento, di essere presenti con la propria mente.” (VTR: p. 47-48) 2 La presenza e la consapevolezza dell’esperienza ► Nella prospettiva buddhista la nostra mente, di solito, nell’esperienza quotidiana, non è né presente né consapevole; corpo e mente non sono strettamente coordinati ► Le tecniche shamatha (di concentrazione) e vyspashyana (di comprensione) [p. 48] combinate danno luogo alla pratica della consapevolezza e della presenza (ex.) 3 La presenza e la consapevolezza per gradi dell’esperienza 1. 2. Percezione della divergenza tra noi stessi e la nostra esperienza, ricoperta dalla patina dell’atteggiamento astratto quotidiano nella non presenza La meditazione verrebbe ad interrompere questa dissociazione tra mente e corpo e ad aprire una prospettiva più ampia [?], di spazialità mentale (ex. parole e frase) 4 2 strade per la presenza e la consapevolezza 1. 2. ► un progressivo allenamento della mente, alla stregua di un allenamento muscolare, per strutturarsi una liberazione della mente da impalcature artificiali per tornare al suo stato originale Questa pratica ci avvicinerebbe alla nostra esperienza 5 Buddhismo e teoresi ► La pratica della presenza e della consapevolezza non è finalizzata al rifiuto dell’attività teoretica, ma, almeno in linea di principio, solo ad una sua incarnazione ► La dimensione incarnata favorirebbe l’inclusione del soggetto stesso nella prospettiva della formulazione di domande rispetto alla mente e al suo status 6 Un’applicazione della prospettiva incarnata: il problema mente/corpo distinzione cartesiana tra res cogitans e res extensa sarebbe il frutto di una riflessione disincarnata dovuta all’atteggiamento astratto quotidiano: perché nella nostra quotidianità siamo abituati a dissociare gesti e atti dal corrispondente flusso del pensare, che è sempre presente ma mascherato ► La 7 Le fasi della riflessione incarnata ► Si può imparare a praticarla alla stregua di una abilità, al fine di raggiungere una unità mente-corpo indissolubile ► Questa tecnica però deve essere esercitata spontaneamente, senza che dietro al suo esercizio si possa individuare finalità ► Se si impara a concepire l’attività riflessiva come una attività sempre incarnata, non si potrà vedere la distinzione mente/corpo 8 Il buddhismo come forma di materialismo? ► “Il problema mente-corpo non è semplicemente una speculazione teorica, ma è in origine un’esperienza pratica, vissuta, che implica l’unione di tutta la propria mente con il corpo. La teoria è solo una riflessione su quest’esperienza” (Yuasa Yasuo in VTR: p. 55) ► Forse il buddhismo riflette il pragmatismo 9 La pratica della consapevolezza e della presenza come sperimentazione ► 1. 2. Questa pratica si può considerare come una forma di sperimentazione se: Non si identifica con una forma di introspezione (ché non è una forma di consapevolezza della mente) Non si riconosce come una forma di attività che determina lo status della mente o vi riflette a posteriori Intesa come forma di sperimentazione tale pratica è da considerarsi la controparte dei risultati di alcuni studi cognitivi … dopo averne ripercorso la parabola storica 10 Preistoria del Cognitivismo 1943-1953:l’incubazione cibernetica: 1. Impiego della logica matematica; ► 2. Creazione degli elaboratori d’informazione; 3. Teoria dei Sistemi; Teoria dell’Informazione; Sistemi auto-organizzati Studio esplicito dei processi mentali 4. 5. ► 11 La cibernetica come scienza della mente ► 1943: “A Logical Calculus of the Ideas Immanent in Nervous Activity” (McCulloch & Pitts) - la logica matematica per studiare l’attività mentale: il neurone come elemento di base della macchina deduttiva del cervello ► 1953: Jerry Wiesner, collaboratore di Norbert Wiener, dopo aver ricevuto una lettera, tronca ogni rapporto con McCulloch 12 La nascita della scienza cognitiva ► 1956 – due incontri: Dartmouth, Cambridge ► L’intelligenza è assimilabile ad un calcolo, ergo è definibile come computo di rappresentazioni simboliche ► L’intelligenza si fonda sulle capacità rappresentazionali di un agente ► Il problema è il rapporto tra rappresentazioni e stati fisici 13 L’informazione materiale ►I simboli sono delle entità fisiche dotate di un valore semantico ► Il calcolo è un’operazione sui simboli fisici che deve procedere in conformità al loro valore semantico ► Un computer rispetta il valore semantico seguendo la dinamica della struttura (fisica) dei simboli (la codificazione sintattica) 14 Irriducibilità del simbolico al fisico Il valore dei simboli, per quanto realizzati fisicamente, non coincide con la loro implementazione fisica ► 3 livelli: 1. Implementazione fisica; 2. Codificazione sintattica; ► 3. Caratterizzazione semantica 15 La sintesi cognitiva ► La cognizione è “un’elaborazione dell’informazione come computazione simbolica, una manipolazione di simboli secondo regole precise” (VTR: p. 67) ► Ogni sistema fisico che è in grado di riprodurre e combinare simboli la può implementare ► I simboli fisici rappresentano il mondo reale e sono funzionali alla risoluzione di problemi 16 Effetti e prospettive del Cognitivismo ► Intelligenza Artificiale (problem solving) ► Neuroscienze (cervello come elaboratore) ► Psicologia (superamento del Behaviorismo) ► Psicoanalisi (rappresentazione delle pulsioni) ► Ma qual è l’approccio cognitivista all’esperienza? ► Si tratta di una prospettiva sub-personale e che presuppone la frammentarietà dell’IO 17 Anti-soggettivismo cognitivo ► Per un approccio cognitivista i processi cognitivi non possono essere coscienti ► La coscienza* è stata bandita dai cognitivisti nello studio della mente ► Se la mente si studia a livello sub-personale non si può prenderne in considerazione l’aspetto cosciente: la cognizione risulta astratta rispetto ad ogni senso del sé 18 Cognitivismo e senso del sé ► ► ► Nell’idea di un soggetto conoscente è implicito il senso del sé; ma che cosa è? Che lo si consideri un insieme di tutti gli stati mentali oppure uno specifico stato mentale, “In entrambi i casi il nostro senso del sé è messo in dubbio, poiché generalmente noi supponiamo che essere un sé significhi avere una “prospettiva” unificata e coerente un punto di vista stabile e costante dal quale pensare, percepire e agire. In realtà, quest’impressione di avere (di essere?) un sé sembra così irrefutabile, che il metterla in dubbio o il negarla – anche se a farlo è la scienza – ci colpisce come un’assurdità (VTR: p. 76) [Ma questa è forse un’argomentazione a favore del sé?] 19