La mente nel corpo II Giacomo Romano Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali Università degli Studi di Siena, a. a. 2008/2009 Corso di Filosofia della Mente, II parte 05/12/08 SCUOLA SUPERIORE SANTA CHIARA E DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA E SCIENZE SOCIALI Via Valdimontone, 1 Siena Cattedre di Filosofia del Linguaggio e di Filosofia della Mente Mercoledì 17 dicembre ore 10 Meeting Room il Prof. Alva Noë University of California Berkeley terrà una conferenza dal titolo: “Why you are Not Your Brain and Other Lessons from the Biology of Consciousness” 2 L’antisimbolismo del Connessionismo Nel Connessionismo i simboli non svolgono alcun ruolo Nel Connessionismo il significato (rappresentazione) è funzione dello stato complessivo del sistema Nel connessionismo l’interazione dinamica tra i nodi reticolari spiega la genesi della semantica 3 Simboli ed emergenza Ma qual è il rapporto tra dimensione reticolare (sub-simbolica) ed espressione rappresentazionale (simbolica)? “… noi vediamo i simboli come una descrizione ad alto livello di proprietà che sono in definitiva inserite in un sistema fondamentale distribuito.” (VTR: p. 128) Cognitivismo e connessionismo sarebbero due prospettive differenti sui medesimi fenomeni! 4 Due facce della stessa medaglia? Il Cognitivismo rappresenterebbe una descrizione (interpretazione) delle competenze di un sistema cognitivo in termini di esecuzione di inferenze basate su regole simboliche Il Connessionismo descriverebbe le prestazioni dello stesso sistema in termini subsimbolici 5 Un ragionevole compromesso? Per VTR con la codificazione dei processi cognitivi del Cognitivismo “… i simboli non vengono presi alla lettera; essi sono considerati come descrizioni macroscopiche approssimative di operazioni i cui principi regolatori risiedono a un livello subsimbolico.” (p. 129) 6 Un’utile via di mezzo La prospettiva di VTR consente di spiegare le origini di una rappresentazione simbolica chiaramente Una caratterizzazione simbolica è sempre relativa alle proprietà e peculiarità della rete dalla quale è implementata e della qualle riflette la storia 7 L’arcipelago della mente Data l’impossibilità di caratterizzare la mente come un’entità o un processo unico qualcuno (Jackendoff, Minsky, Papert) ha cominciato a proporne una versione composita in molte agenzie funzionali La mente sarebbe costituita da un insieme di componenti isolati connessi tra loro in base ad una architettura mista 8 Parallelismi poco ortodossi Anche con la teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali sembra comparire una sorta di parcellizzazione della mente Tutta via anche conformandosi ai principi di questa teoria è assai discutibile che si giunga a perdere il senso del sé La struttura policentrica della mente sarebbe sempre l’oggetto di indagine di un agente relativamente definito 9 L’origine codipendente del senso del sé Il buddhismo avrebbe individuato una struttura circolare di schemi abituali interdipendenti su cui si genera il senso del sé: si tratta della ruota della vita La ruota del karma (genesi psicologica causale) potrebbe spiegare (in termini pratici) le modalità di generazione spontanea dell’esperienza quotidiana 10 La ruota del karma Divenire Nascita Attaccamento Decadimento/morte Desiderio Ignoranza Sensazione Azione della volizione Contatto L’ignoranza dell’assenza del sé è il fattore causale originario Coscienza Complesso Sei sensi psicofisico 11 Il karma della vita quotidiana Dalla ruota del karma deriverebbe ogni tipo di sedimentazione delle nostre (+ o erronee) abitudini psicofisiche Ogni fase del karma si sviluppa nei termini di elementi irriducibili (unità di esperienza irriducibili, o dharma, che hanno come protagonisti il soggetto/oggetto) Parallelo con il pensiero occidentale? 12 Meditazione e liberazione Con la pratica della meditazione per la consapevolezza e la presenza si dovrebbe riuscire a liberarsi dai vincoli generati dalla ruota del karma Tuttavia a questo punto la possibilità di trovare delle affinità tra lo stile del pensiero buddhista, per quanto complesso e sofisticato, e gli studi cognitivi, è dubbia 13 Abhidharma ed emergenza Il mondo in cui nel pensiero buddhista si guarda all’esperienza come se fosse generata da un sé impersonale è comparabile con l’idea dell’emergenza Il problema è che la scienza cognitiva emergentista non riesce a dare un senso al sé che in qualità di agente un soggetto cognitivo avverte spontaneamente 14 L’impasse della scienza cognitiva La scienza cognitiva è arrivata a determinare una mente senza un sé, ma di fronte a questa idea non sa come comportarsi Il buddhismo, con la pratica della presenza e della consapevolezza riesce a spiegare il senso del sé come generato dall’atteggiamento di attaccamento 15 Un problema strutturale “Nella tradizione dell’esame dell’esperienza effettuato in modo presente e il-limitato, l’iniziale realizzazione concettuale della mente senza un sé è approfondita fino al punto in cui essa viene compresa in modo personale e diretto.” (VTR: p. 155) MA CHE SIGNIFICA “COMPRENDERE LA MENTE IN MODO PERSONALE E DIRETTO”? 16 Il nichilismo della scienza cognitiva Per VTR la scienza cognitiva se non adotta una pratica della presenza e della consapevolezza come quella buddhista non può che assumere una posizione nichilista nei confronti dell’esperienza L’atteggiamento buddhista riuscirebbe a farci superare i nostri pregiudizi nei confronti del sé 17 Le quattro prospettive 1. 2. 3. 4. Il sé c’è (ma non si riesce ad identificare) Il sé non c’è (identificato con altro) Il sé non c’è ma si avverte (SC) Il sé non c’è perché impariamo a non avvertirlo In realtà VTR con l’invito al buddhismo sembrano suggerire una terapia che ci possa liberare dalla falsa illusione del sé 18 La forza dell’attaccamento al sé Con la terapia buddhista si dovrebbe quindi giungere ad eliminare a monte la questione del sé, perché si dovrebbe giungere a non avvertirlo più Questa forma di liberazione dal sé tuttavia non sembra affatto facile, perché nella tradizione occidentale l’attaccamento al sé è ancor più radicato che in altre tradizioni 19 Realismo e rappresentazionalismo* L’idea, il senso del sé per VTR ha origine in una concezione metafisica sbagliata Si tratta dell’assunto per cui ci sono delle proprietà intrinseche, che la mente sarebbe in grado di rappresentare Questo paradigma rappresentazionale propone una prospettiva distorta di ogni processo cognitivo 20 Dubbi sulla “rappresentazione” 1. 2. Quale valenza può avere il concetto di “rappresentazione”? Debole: un semplice significato pragmatico, privo di connotazione ontologica o epistemologica; Forte: un significato costitutivo per una teoria della conoscenza (cognizione) che si fonda su tale concetto 21 Il paradigma rappresentazionale 1. 2. 3. Nella seconda accezione il concetto di “rappresentazione” implica: Un mondo definito e pre-esistente al soggetto cognitivo, quindi distinto rispetto al soggetto cognitivo L’identificazione della cognizione come fenomeno che fa parte di questo mondo, ma in una prospettiva interna al soggetto La determinazione del comportamento e della cognizione sulla base delle rappresentazioni del mondo, interne al soggetto 22 Un realismo rappresentazionale moderato Questo concetto di “rappresentazione” consente di indulgere nei confronti della relativa approssimazione della nostra conoscenza del mondo per corrispondenza Le scienze cognitive così diventano uno strumento per lo studio della conoscenza a prescindere dai suoi eventuali fondamenti a priori e normativi 23 Un presupposto dogmatico: il mondo esterno Una concezione del genere tuttavia parte da un assunto dogmatico fondamentale: che ci sia un mondo esterno indipendente caratterizzato da proprietà sostanziali Ma in che cosa consistono i processi rappresentazionali che si sono individuati negli stati mentali? Come possono, in quanto rappresentazioni, implementarsi? 24 Informazione e cognizione L’ipotesi classica è che i processi cognitivi veicolano l’informazione estratta dal mondo e la elaborano; segue l’azione Ma questa ipotesi non fa i conti con le modalità di estrazione dell’informazione: con dei mezzi che fanno parte del mondo! Sono mezzi operazionalmente chiusi: tali che “… il risultato dei … processi coincida con quegli stessi processi.” (VTR: p. 170) 25 Sistemi operazionalmente chiusi “Il punto fondamentale è che tali sistemi non funzionano attraverso rappresentazioni. Invece di rappresentare un mondo indipendente, essi producono un mondo come dominio di distinzioni inscindibile dalla struttura incarnata dal sistema cognitivo.” (VTR: p. 170) Questo presupposto fa vacillare l’idea di un mondo indipendente! 26 L’ossessione del fondazionalismo Ma perché si fatica ad accettare l’idea della chiusura operazionale cognitiva? Forse perché il rappresentazionalismo offre un appiglio alla forte esigenza di dotare la conoscenza di un fondamento Alternativamente, si concepisce come fondazione della conoscenza ora il mondo (realismo dogmatico), ora la mente 27 La via di mezzo antifondazionalista La contrapposizione tra soggetto e oggetto deve invece essere superata, consentendo di superare l’esigenza di trovare un fondamento La strada è quella della via di mezzo della scuola Madhyamika di tradizione buddhista, che insegna di abbandonare la tendenza all’attaccamento ad un fondamento con l’esperienza quotidiana 28