FOCUS CLINICI
ANEMIZZAZIONE ACUTA E CRONICA
L’anemia consiste in una riduzione della quantità di emoglobina (anemie emolitiche,
quali per esempio l’anemia falciforme o la talassemia) o di eritrociti nel sangue. Può
essere conseguente a una emorragia o all’incapacità del midollo osseo di produrre
una quantità adeguata di eritrociti, a causa di alterazioni neoplastiche, infettive o in
seguito a esposizione a radiazioni. Ne è un esempio l’anemia aplastica dovuta, nella
maggior parte dei casi, a una distruzione midollare operata da farmaci, radiazioni,
agenti tossici o, in minima parte, da neoplasie. È caratterizzata da una diminuzione
armonica di elementi della serie rossa, bianca e delle piastrine. Altre cause di anemia
cronica sono rappresentate da:
• deficit di acido folico, tipico dei soggetti malnutriti e alcolisti cronici, e corretto
dall’assunzione per via orale di acido folico;
• deficit di vitamina B12 (anemia perniciosa), che causa una ridotta formazione
midollare di eritrociti nuovi e deriva spesso da un’inadeguata produzione di fattore
intrinseco a livello gastrico, con mancato assorbimento di questa vitamina.
L’anemizzazione acuta è quasi sempre secondaria a una perdita ematica massiva
dovuta a emorragia legata a traumi, interventi chirurgici maggiori, ulcere gastriche,
neoformazioni intestinali, e può rappresentare l’epifenomeno di neoplasie o patologie
infiammatorie croniche.
Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè
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FOCUS CLINICI
MALATTIA EMOLITICA NEONATALE
È possibile che durante la gravidanza, un feto di gruppo A o B immunizzi una
madre di gruppo 0, mediante il passaggio transplacentare di antigeni fetali, con
successiva produzione di anticorpi della classe IgG, in grado di attraversare la
placenta in senso contrario e di raggiungere gli eritrociti fetali.
Al momento della nascita, la reazione antigene-anticorpo che si sviluppa
(incompatibilità AB0), provoca la malattia emolitica del neonato, ovvero una
emolisi grave, che produce nel feto lesioni severe a carico del sistema nervoso
centrale.
È anche possibile che una donna Rh-negativa concepisca con un uomo Rhpositivo, nel qual caso il feto può essere Rh-positivo. Al momento del parto, gli
eritrociti fetali Rh-positivi entrano nel torrente circolatorio materno, determinando
la produzione di anticorpi anti-Rh che, in una eventuale successiva gravidanza,
possono attraversare la placenta raggiungendo il feto. In questo caso, se il
nascituro è Rh-positivo, a causa della reazione antigene-anticorpo, i suoi globuli
rossi vanno incontro a emolisi. Tutto ciò può essere evitato somministrando alla
madre, subito dopo il parto, una singola dose di globulina anti-D.
Il quadro della malattia emolitica neonatale è caratterizzato da ittero cutaneo,
secondario a intensa emolisi, che può causare lesioni anche a livello dei gangli
della base, a causa della bilirubina che in essi si deposita.
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TROMBOSI
La trombosi consiste nella formazione di coaguli ematici all’interno dei vasi
sanguigni, nel momento in cui coesistono condizioni patologiche, quali:
rallentamento della velocità ematica, lesioni dell’endotelio vasale e alterazioni della
crasi ematica.
Il coagulo che si forma prende il nome di trombo e si presenta friabile, poco
elastico, a superficie irregolare e aderente alla parete vasale lesa. Dal trombo si
può distaccare un frammento, l’embolo, che migra attraverso il circolo sanguigno,
andando a occludere vasi di differente calibro, in base al suo diametro. Nel periodo
post-mortem il sangue va incontro a coagulazione massiva e i coaguli, in questo
caso, si presentano elastici, non friabili, lisci e non aderiscono alla parete vasale.
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FOCUS CLINICI
PATOLOGIE DELLA COAGULAZIONE
Oltre alla trombosi e all’embolia, esistono dei disturbi ereditari della
coagulazione, primo tra tutti l’emofilia. Questa malattia è un’alterazione su base
ereditaria, abbastanza rara, che colpisce il sesso maschile, dovuta a una
produzione insufficiente di una o più proteine plasmatiche implicate nel processo
della coagulazione.
La forma più comune è l’emofilia A causata dall’assenza del fattore VIII,
oggigiorno sintetizzato mediante tecniche ricombinanti e somministrato
periodicamente ai pazienti. Questi ultimi necessitano anche di emotrasfusioni di
sangue e della somministrazione notturna di fattori chelanti il ferro.
Un tipo più comune di alterazione emocoagulativa è rappresentato dalla
diminuzione del numero delle piastrine (trombocitopenia), caratterizzata dalla
predisposizione al sanguinamento in diversi distretti corporei. Questi disordini si
manifestano su base ereditaria o in seguito a distruzione midollare da farmaci,
neoplasie ed esposizione a radiazioni.
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FOCUS CLINICI
PLASMAFERESI
La plasmaferesi è una tecnica che consiste nel salassare ripetutamente il
soggetto e nel reiniettare successivamente in circolo la parte corpuscolata del
sangue, sospesa in soluzione fisiologica. In questo modo è possibile ottenere il
plasma sanguigno da utilizzare per eventuali trasfusioni, mentre l’emoglobina non
subisce alcuna variazione. I protidi plasmatici subiscono una diminuzione, che
viene però subito tamponata con la ricostituzione rapida delle proteine, a spese di
quelle tissutali, così come avviene durante il digiuno prolungato.
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