FOCUS CLINICI DIABETE Il diabete è una patologia conseguente a un deficit funzionale delle cellule β delle insule pancreatiche. Può essere di tipo 1 o giovanile, insulino-dipendente, o di tipo 2, insulino-indipendente, dovuto a ridotta attività periferica dell’insulina. È caratterizzato da iperglicemia a digiuno, con o senza glicosuria (presenza di elevate quantità di glucosio nelle urine). I sintomi principali sono rappresentati da: iperglicemia, glicosuria, poliuria, polidipsia, diminuzione del peso corporeo nonostante l’iperfagia, chetosi, acidosi e coma. La carenza di insulina determina una riduzione dell’assunzione di glucosio da parte delle cellule di molti tessuti, con conseguente sua minore utilizzazione e aumento della liberazione in circolo di glucosio da parte del fegato (aumentata gluconeogenesi epatica e ridotta proteosintesi muscolare), cui conseguono iperglicemia (superiore a 160-180 mg/100 ml) e i sintomi sopraelencati. Per la diagnosi di diabete viene usato in clinica un test (curva da carico di glucosio per via orale), tramite il quale si somministra al paziente un’elevata quantità di glucosio per via orale, per poi determinare, nelle 2-3 ore successive, i valori di glicemia. La terapia del diabete consiste nella somministrazione di insulina sottocute o di antidiabetici orali. Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. FOCUS CLINICI CONTROLLO ORMONALE DELL’OMEOSTASI MINERALE Tre ormoni diversi partecipano sinergicamente al controllo dell’omeostasi minerale: il paratormone (PTH), la calcitonina e la vitamina D. Questi ormoni hanno come organi bersaglio principali il tessuto osseo, l’intestino e il rene (Fig. 1). Del ruolo del paratormone (PTH) e della calcitonina si è già parlato nel testo di questo capitolo, cui si rimanda. La vitamina D è una vitamina liposolubile, che si forma nelle cellule epiteliali dell’epidermide umana in seguito all’esposizione al sole. Distinguiamo la vitamina D2 (o ergocalciferolo) e la vitamina D3 (o colecalciferolo), che propriamente si forma nella cute; una quota di vitamina D viene introdotta con la dieta. La produzione endogena è in genere sufficiente ai bisogni dell’organismo ma, in caso di necessità, può essere assunta con la dieta. La vitamina D di origine esogena, essendo una sostanza liposolubile, viene assorbita nell’intestino in presenza di sali biliari. L’irradiazione con raggi UV trasforma il 7deidrocolesterolo in vitamina D, che passa in circolo. Giunta nel fegato, la molecola viene idrossilata in posizione 25. segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. FIGURA 1 Calcitonina, paratormone (PTH) e loro funzioni, correlate al mantenimento del livello ematico di calcio. (Da: Scanlon e Sanders, 2003.) segue Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Il 25-idrossicalciferolo circola legato a una globulina plasmatica, che ne rallenta l’inattivazione. A livello renale una successiva idrossilazione rende la molecola totalmente attiva, con formazione di 1,25-diidrossicalciferolo o calcitriolo o vitamina D3. Essa esplica un’azione biologica più potente rispetto a quella della vitamina D2. Questo ormone agisce sull’intestino, promuovendo l’assorbimento di calcio e fosfato; sull’osso, collaborando da una parte con il paratormone nel favorire il passaggio in circolo del calcio, e dall’altra stimolando l’attività degli osteoblasti per i processi di formazione di nuovo osso; agisce infine sul rene, favorendo il riassorbimento, a livello tubulare, di calcio e di fosfato. Nello scheletro è depositata la maggior quantità di calcio e di fosfato, mentre nei liquidi extracellulari ne troviamo meno del 2%. L’equilibrio dinamico dei due compartimenti, la deposizione e il riassorbimento dei minerali nell’osso proseguono per tutta la vita, garantendo l’omeostasi minerale. Quest’ultima viene attuata mediante il mantenimento di un rapporto ottimale tra l’assorbimento intestinale dei minerali, assunti con la dieta, e la loro escrezione renale. Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. FOCUS CLINICI PATOLOGIA DELLE PARATIROIDI L’ipoparatiroidismo si verifica in seguito ad asportazione accidentale delle paratiroidi durante intervento chirurgico di tiroidectomia; in questo modo i livelli plasmatici di calcio si abbassano e, al di sotto di determinati valori (7 mg/100 ml), compaiono i tipici segni dell’ipocalcemia sino alla tetania. Quest’ultima è caratterizzata da contrazioni muscolari spontanee e dal tipico spasmo dei muscoli del braccio, con flessione del polso e del pollice ed estensione delle altre dita (mano da ostetrico). L’iperparatiroidismo può verificarsi, invece, per neoplasie delle paratiroidi con secrezione di PTH. Tutto ciò porta a marcato riassorbimento osseo (osteite fibrosocistica di Recklingausen), con indebolimento marcato delle ossa per presenza di tumefazioni e distorsioni varie. La calcemia è elevata, mentre la fosfatemia è bassa, con deposizione di sali di calcio a livello corneale e renale. L’elevata calcemia è accompagnata da astenia, nausea e vomito, associati a insufficienza renale. Un iperparatiroidismo “secondario” è presente nelle condizioni in cui la calcemia è cronicamente bassa, quali rachitismo e nefropatie croniche. In questo caso l’ipertrofia delle paratiroidi è di tipo compensatorio. Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. FOCUS CLINICI PROSTAGLANDINE Le prostaglandine sono sostanze simil-ormonali, prodotte da tutte le cellule dell’organismo a partire dai fosfolipidi della membrana cellulare. Differiscono dagli ormoni propriamente detti, poiché non circolano nel sangue, ma esercitano la loro azione localmente, nel sito di produzione. Se ne conoscono vari tipi, indicati con la sigla PG seguita da una lettera dell’alfabeto (per esempio, PGA, PGG ecc.). Le prostaglandine svolgono un ruolo di primaria importanza come mediatori dell’infiammazione, interagiscono nei meccanismi del dolore, nella coagulazione del sangue, nei meccanismi vasomotori, nella secrezione delle ghiandole digestive e nella contrazione uterina. Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. Noè Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.