Torronificio Scaldaferro storia di una dolcezza lagunare FOTO DI TORRONIFICIO SCALDAFERRO V enezia, la luna e tu… bel titolo per il film che Dino Risi girò nella laguna più bella d’Italia e non solo. E chissà se nel 1958, quando il film fu girato, i protagonisti e il cast tutto avranno avuto l’ottima idea di chiedere della cosa più dolce e buona da trovare a Venezia? Ce lo auguriamo veramente perché in tal caso qualunque veneziano doc avrebbe risposto di recarsi in Ca’ Tron, al civico 31 a Dolo e chiedere della famiglia Scaldaferro che a Venezia e non solo, vuol dire torrone. Anzi Mandorlato. Immaginiamo come avranno spiegato la strada per raggiungere il laboratorio Scaldaferro, allora, “La prima a sinistra, poi trova una piazza e poi… sentirà un profumo inebriante di mandorle, impastate con cinque tipi di miele e poi l’albume d’uovo e la musica generata dal ticchettio delle spatole che lavorano sui piani di marmo la massa di torrone ancora da cuocere e il rumore delle impastatrici che lavorano senza sosta”. Indicazioni sensoriali più che stradali, per buona pace dell’inventore dei navigatori. La storia del mandorlato Scaldaferro inizia quasi cento anni fa, esattamente nel 1919 quando Marco aprì un piccolissimo laboratorio nel paese di Mira. E se buon sangue non mente, seguirono la stessa strada i figli Bianca e Germano fino ad arrivare ai giorni nostri che vedono a capo dell’azienda di famiglia i nipoti del capostipite e cioè Pietro e Marco. Il Torronificio Scaldaferro di oggi, tolto il passaggio generazionale che ha visto un cambio di guardia necessario, non differisce molto da quello che il nonno Marco aprì nel 1919 per l’impostazione aziendale che ancora vede nella famiglia la colonna portante, ma anche e soprattutto per la lavorazione del torrone che è la stessa di novantatre anni fa. Probabilmente qualche macchinario in più ha velocizzato dei passaggi ma gli ingredienti sono gli stessi di sempre, scelti maniacalmente con cura e precisione, così come la forma del Mandorlato - il prodotto simbolo del torronificio - che è rimasta la stessa dall’inizio: una montagna di nuvole bianche color perla, disposte vicine e diso- L’AZIENDA DI VALENTINA VENTURATO Gli abbinamenti con i vini Alla produzione del classico e storico Mandorlato, si sono aggiunte delle limited edition, ben sette. Ecco con cosa vi consigliamo di abbinarle, sono vini dolci da uve appassite o surmature che sono caratterizzati da una dolcezza spiccata, necessaria per sposare un torrone, figlio di miele e frutta secca. Torrone friabile al miele nespolo e mandorle Loazzolo Vendemmia Tardiva Piasa Rischei Forteto della Luja L’intensa nota floreale tipica del rarissimo miele di nespolo trova nel Piasa Rischei il giusto contraltare, per l’articolata florealità del vino. E le mandorle, declinate in mille modi, non mancano nel vino. Torrone friabile al miele iodato di barena e mandorle Passito di Pantelleria Ben Ryé Donnafugata I sentori marini iodati del torrone, frutto di un rarissimo miele ottenuto dalle piante di limoniun che in estate fioriscono sulla barena, terra che emerge in laguna di Venezia durante la bassa marea, sposa perfettamente l’ampio bouquet del Ben Ryé, che racconta anche di mare, Pantelleria e mandorle. Torrone friabile al miele di mandorlo e mandorle siciliane Campania Bianco Privilegio Feudi di San Gregorio Un torrone che racconta la mandorla in tutte le declinazioni, dal fiore al confetto, alla pasta di mandorle, basato su un miele raro, non disponibile tutti gli anni. Le stesse percezioni si trovano nel patrimonio organolettico del vino. CUCINA&VINI 31 L’AZIENDA Torrone friabile alle nocciole Piemonte Igp e miele di rosmarino Colli Orientali del Friuli Picolit Dorigo Un miele raro e tutto italiano, figlio di una fioritura di fine inverno, quando pochissime api sono al lavoro. Gli intriganti toni di macchia mediterranea, erbe officinali e nocciole sono un patrimonio organolettico che torrone e vino condividono. Torrone friabile al pistacchio di Bronte DOP con miele di coriandolo Recioto di Soave Vicentini Un torrone intenso negli aromi che sposa note floreali intense e diverse con l’aroma spiccato di pistacchi e il frutto candito e in bocca aggiunge una vaga vena piccante dovuta al particolare miele. Il vino ha ampiezza, florealità e frutto al naso, ma anche la grassezza gustativa per sposare il leggero piccante. Torrone friabile al miele di ciliegio e mandorle pugliesi Calabria Moscato Passito Cantine Viola Torrone intenso di mandorla e di nocciola e fiori di ciliegio, con nuance anche di frutto, trova in questo Moscato un vino che racconta anche e in modo delicato di frutti rossi, con tanta mandorla. Torrone friabile al miele di arancio e pepe Sechuan Alto Adige Bianco Vendemmia Tardiva Mervin Cantina Burggräfler Un torrone diverso, che fonde leggiadri profumi floreali di zagara con una speziatura articolata, figlia dei gusci di bacca di Sechuan. E il vino non è da meno, forte di fiori e intenso nella sua ampia declinazione speziata. 32 CUCINA&VINI mogenee, adagiate una a una su un letto di cialda, impreziosite da mandorle bianche e tonde esclusivamente italiane. Gli ingredienti Un prodotto per essere buono, ma veramente, non può prescindere dalla scelta degli ingredienti che i signori Scaldaferro fanno seriamente. Partiamo dalle mandorle. Quelle scelte per il mandorlato si chiamo “cinqueacinque” nome singolare senza dubbio, dovuto alla pianta che le genera e dal modo, perché pare che nascano a gruppi di cinque o più. Provenienti dal Sud Italia e raccolte alla metà di agosto, vengono sottoposte a un triplice controllo e conseguente calibratura per cercare e raggruppare quelle più simili per forma e grandezza e procedere con un’omogenea tostatura a caldo. Mai amare, grandi due centimetri circa, bianco panna, tenere e friabili all’esterno e dure e croccanti all’interno, assolutamente le migliori per un prodotto unico nel suo genere. Altro ingrediente principe è certamente il miele e per realizzare il Mandorlato è necessaria una miscela ottenuta con delle varietà molto pregiate come il miele di barena e quello di arancio. Il miele di barena viene prodotto nelle zone lagunari come per altro indica il nome, in quanto le barene sono le terre emerse a ridosso e all’interno della laguna. Questo miele si caratterizza per un sapore leggermente amaro, con forti note minerali e un colore rosso scuro, il suo sapore è simile a quello di Corbezzolo, senza averne le persistenti note amare e lascia al palato una piacevole percezione salata. Il miele di arancio invece non è di produzione locale ma esclusivamente nelle zone della Piana di Ribera e nella Piana di Catania; è particolarmente indicato nella miscela perché si “sposa“ facilmente con gli altri mieli che la compongono, ha note fresche e fruttate persistenti anche dopo la cottura e contrasta il sapore dolce dello zucchero. Altro pilastro fondamentale nella lavorazione del torrone è l’albume d’uovo. La famiglia Scaldaferro usa quello provenienti da uova italiane o francesi, di galline allevate a terra e alimentate solo con vegetali biologici e sotto stretto controllo veterinario. L’albume viene selezionato in base alla razza, al contenuto proteico, al colore e alle caratteristiche di alta montabilità. Una volta scelto viene poi, pastorizzato e liofilizzato all’origine e poi reidratato in laboratorio, mantenendo tutte le qualità e caratteristiche organolettiche. Certamente non può mancare lo zucchero, che è a velo bianco o anche di canna nelle lavorazioni limited edition. E poi c’è la vaniglia in bacca il cui aroma è chiaramente percettibile anche solo odorando il mandorlato, che viene aggiunta alla fine della lavorazione insieme allo zucchero a velo. La lavorazione del Mandorlato Scaldaferro Abbiamo visto che per realizzare il Mandorlato Scaldaferro occorrono pochi ingredienti ma di ottima qualità perché a fare il grosso del lavoro è la sapiente lavorazione di queste materie prime per ottenere un prodotto che nulla ha in meno di un’opera d’arte. Si parte con l’amalgamare insieme le mandorle tostate e il miele, in seguito si aggiunge lo zucchero e infine l’albume d’uovo montato a neve fino a far diventare il composto bianco, cremoso e soffice. Il composto ottenuto viene fatto cuocere molto lentamente e a cottura completata, l’impasto viene lavorato a mano, posato in fiocchi uno a uno e subito incartato a caldo, per preservarne intatti aroma e fragranza. Il procedimento di lavorazione, che prevede una cottura di ben dieci ore non riscontrabile nei torroni industriali, rende il Mandorlato Scaldaferro friabile e immediatamente riconoscibile, caratterizzandosi per una montatura “a spuma” e per la colorazione leggermente ambrata. Altra caratteristica inimitabile del Mandorlato Scaldaferro è la posatura a mano perché ogni stecca di mandorlato viene infatti posata fiocco per fiocco su di un letto di cialda un passaggio assolutamente fondamentale che assicura friabilità e volume.